Candy Candy

"Incontro nel vortice" di Alys Avalos, Traduzione della più famosa fanfiction di Candy in lingua spagnola

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*Kiar@*
view post Posted on 11/3/2012, 23:41 by: *Kiar@*     +1   -1




CAPITOLO XIV - CONTINUAZIONE



La prima raffica fredda di settembre sollevò le foglie secche del giardino degli Andrew, facendole volteggiare in graziosi circoli e portandole lontano dagli alberi da cui erano cadute. Il rumore degli zoccoli di un cavallo si fece sentire in lontananza nell’immensa proprietà. Lo scalpiccio ritmico si avvicinava sempre più e finalmente la sagoma del cavallo si rese visibile mentre scendeva una collina. Un uomo biondo, in costume da equitazione nero e stivali di pelle, cavalcava uno stallone arabo correndo attraverso il prato. I lunghi capelli chiari volavano nel vento assieme ai lembi della sciarpa di seta che portava al collo. Gli occhi azzurri brillavano di un'espressione appassionata, piena d’indignazione e collera repressa.
In prossimità delle stalle il giovane biondo tirò le redini per rallentare il passo dell’animale fino a farlo fermare. Uno stalliere corse ad aiutare il padrone e, un minuto più tardi, l'uomo vestito di nero camminava lentamente verso la villa, mentre un tumulto di pensieri si agitava nella sua mente.

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“Un linciaggio!” ripeteva Albert “Come può essere possibile! Qui nell’Illinois! In America, quella che si suppone essere la terra della libertà e della speranza! Quanto possono far cadere in basso la violenza e l’intolleranza?”.
L’uomo andò nella sua camera a togliersi gli abiti. Scosse i capelli dorati con energia ed entrò nella sala da bagno, dove una vasca piena di acqua tiepida lo stava aspettando. Un bagno caldo dopo una lunga cavalcata aveva sempre avuto un effetto calmante sul suo animo. Ma quel giorno l'indignazione che provava era talmente profonda da non riuscire a trovare l’abituale sollievo, mentre il suo corpo tonico e muscoloso s’immergeva nel liquido caldo.

Quel giorno Albert aveva letto nei giornali che, nel sud dell’Illinois, un gruppo di estrema destra aveva linciato un immigrato tedesco perché accusato di essere contro la partecipazione degli Stati Uniti alla guerra. Per il giovane milionario, che in quel periodo aveva seguito con preoccupazione crescente la politica di repressione attuata dal governo, quelle notizie erano la goccia che faceva traboccare il vaso.
A causa del particolare momento storico l’amministrazione del Presidente Wilson aveva creato diverse istituzioni che controllavano la produzione e dirigevano l’economia al fine di sostenere le spese di guerra. Da un’ altra parte il governo cercava di guadagnare il favore dell'opinione pubblica principalmente in due modi. Mentre una massiccia campagna pubblicitaria esortava i cittadini ad appoggiare l'esercito, una serie di leggi e restrizioni censurava e sopprimevano qualunque segnale di dissenso verso le disposizioni governative.
Se i risultati dell'amministrazione Wilson in campo economico erano decisamente positivi, la libertà di espressione era seriamente minacciata dalle leggi sullo spionaggio e la sedizione. Ma non era solo l’opposizione dichiarata alla guerra a essere censurata. Da quando era iniziata la Rivoluzione Russa, i partiti nordamericani di destra e di centro temevano la diffusione del comunismo in America e, pertanto, il partito socialista e i suoi simpatizzanti venivano perseguiti. In generale qualunque tipo di pubblico dissenso verso le politiche del governo era severamente sanzionato con il carcere e i cittadini venivano indotti a denunciare vicini e conoscenti in caso di sospetto di sedizione. La stampa era tenuta a pubblicare soltanto le notizie sul successo delle forze alleate e sui fatti eroici dell'American Expeditionary Force.
Tale clima aveva risvegliato antichi rancori razziali e tendenze ultranazionaliste. Gli immigrati tedeschi, irlandesi ed ebrei venivano apertamente perseguitati, scacciati e rifiutati, al punto che la discriminazione divenne una pratica legale per il bene della guerra e della nazione. La libera espressione veniva condannata nei circoli intellettuali, e gli studenti universitari dovevano fare attenzione alle idee che esprimevano se non volevano essere espulsi. Il leader umanista Eugene V. Debs, un uomo che Albert stimava profondamente, era stato incarcerato proprio in quei giorni per le sue idee e condannato a una detenzione di dieci anni. E come se tutto questo non fosse bastato, quella mattina i giornali davano la notizia del linciaggio.
Albert, uomo che credeva nella libertà delle idee e nei metodi non violenti, era estremamente infastidito da quegli eventi. Era convinto che se un governo non era disposto ad ascoltare le opinioni del suo popolo, anche se contrarie alle disposizioni ufficiali, era destinato al fallimento. E temeva che anche le misure di Wilson a salvaguardia dell’economia non sarebbero state sufficienti a evitare il crollo che prima o poi la guerra avrebbe provocato.

“Questo conflitto condurrà a una voracità economica senza precedenti”, pensava giocherellando con il sapone. “Quando la guerra terminerà, i paesi Alleati cercheranno di fare in modo che i paesi della Triplice Alleanza paghino per le perdite procurate dalla guerra, ma questi non avranno i soldi sufficienti per pagare i debiti e saranno costretti a chiedere prestiti internazionali ... e dove troveranno questo denaro?” La sua mente poteva fornirgli una sola risposta: “Da noi, i banchieri nordamericani, è ovvio! Apparentemente è un affare vantaggioso … ma nel lungo termine potrebbe essere un’avventura pericolosa … Devo parlare con Archie di tutto questo, prima di lasciare gli affari della famiglia nelle sue mani".
Quest’ultimo pensiero gli fece dimenticare per un attimo le preoccupazioni politiche e sociali per ricordargli di una questione di famiglia che doveva risolvere molto presto e che aveva deciso di affrontare quello stesso giorno.
“Archie, Archie! Non vedo l’ora di vedere la tua faccia quando ti dirò le novità”, e con quest’ultimo pensiero Albert s’immerse nuovamente nell’acqua cercando di lavare via le sue apprensioni. Un secondo dopo un discreto bussare alla porta lo fece tornare alla realtà.

- Signor Andrew – disse la voce di George – il signor Cornwell l’attende nello studio.
- Digli che sarò da lui in un minuto – rispose il giovane uscendo dalla vasca.

Da uomo pratico qual era, non gli ci vollero che pochi istanti per esser pronto nel suo abito impeccabile e nelle scarpe stile Oxford. Con i biondi capelli ancora leggermente umidi e con passo lesto e sicuro, Albert si diresse attraverso l’elegante corridoio verso lo studio. Una noiosa giornata di affari complessi e importanti decisioni da prendere attendeva i due giovani milionari, ma in quel momento le transazioni finanziarie non costituivano la principale preoccupazione nella mente di William Albert Andrew.
Quando entrò nello studio Archie stava leggendo alcuni rapporti sulla situazione del mercato azionario che George gli aveva portato. Zio e nipote si salutarono con la consueta pacca sulla spalla e ben presto si ritrovarono concentrati nel lavoro. Mentre Albert istruiva dettagliatamente Archie sugli affari familiari, assicurandosi di trasmettergli tutti i sobri principi che caratterizzavano il suo personale stile d’amministrazione, l’uomo più giovane ignorava che dieci anni dopo, nel decennio della Grande Depressione, quelle istruzioni avrebbero salvato la fortuna degli Andrew dalla bancarotta totale.
Vorrei che dessi un’occhiata a questo – disse Albert passando al nipote alcuni documenti.
Archie esaminò le carte e alcuni secondi dopo, portò la mano alla fronte e spostò una ciocca color sabbia dagli occhi colmi di stupore e riprese a leggere con maggior attenzione. Una volta che fu certo di aver inteso bene il contenuto del documento, alzò lo sguardo verso lo zio con un’espressione inquisitrice.

- Sbaglio, o questo significa la fine della nostra compartecipazione con la Legan & Legan? – chiese incredulo.
- Proprio così – assentì Albert con un lieve sorriso – Come questi documenti saranno firmati i nostri affari in società con i Legan saranno felicemente conclusi.
- Ammetto che l'idea di non vedere più la faccia dei nostri “cari cugini” nei consigli d’amministrazione non mi dispiace, ma … la partecipazione in quella compagnia non era vantaggiosa anche per gli Andrew? – chiese Archie scettico.
- Solo in apparenza – rispose Albert – Erano loro ad avere più vantaggio dalla compartecipazione, e io ho pensato che un giorno avremmo rimpianto una simile alleanza.
- Cosa intendi dire? – chiese Archie sollevando dubbioso un sopracciglio.
- Ho sempre provato un certo imbarazzo all’idea che in futuro Neal erediti la fortuna dei Legan. Dubito seriamente che possa essere un uomo d’affari abile come suo padre e temo che negli anni possa essere un problema anche per i nostri stessi interessi. Così, da quando ho preso il controllo delle nostre compagnie, ho seguito una strategia pianificata per dissociarmi dai Legan sempre di più. Qualche azione oggi, altre la settimana successiva e così via fino a ora. Spero che domani firmino questi documenti e finalmente saremo liberi e sicuri, il che è piuttosto importante, dato che Neal compirà ventuno anni molto presto.
- Ci è costata molto questa mossa? – domandò Archie, ancora dubbioso.
- In realtà non molto, se consideriamo quello che ho appena scoperto – spiegò Albert passando ad Archie una grande busta gialla.
- Che cos’è?
- Certi comportamenti di Neal mi hanno insospettito, così ho chiesto a George di far sorvegliare il tuo “caro cugino”. Quello che tieni in mano è un rapporto dettagliato sulle recenti attività di Neal e Iriza. Si viene a scoprire che tutti e due hanno relazioni frequenti con soggetti di dubbia reputazione in questa città - spiegò con calma Albert, mentre accarezzava un quieto levriero accasciato al suo fianco.
- Ma si tratta di delinquenti! – esclamò Archie terminando di leggere il rapporto.
- In un certo senso si, ma sono talmente abili che le forze dell’ordine non hanno mai avuto niente in mano per incriminarli.
- Dirai tutto a mio zio? – chiese Archie allarmato.
- Si, ma dubito che crederà a questo rapporto. Si è sempre rifiutato di vedere come sono realmente i suoi figli. Ma in ogni caso, se Neal e Iriza dovessero continuare a invischiarsi con i loro nuovi amici, non dovremo temere che possano danneggiare gli interessi della nostra famiglia. Se i Legan si azzardassero ad agire oltre la legalità, mi spiacerà molto per Sarah, ma temo che né tu né io potremo aiutarli a evitare le conseguenze delle loro azioni.
- Puoi star sicuro che io non muoverò neanche un dito, Albert. Ci sono cose di cui non li potrò mai perdonare. Sono contento che tu abbia sistemato le cose per tempo – commentò Archie soddisfatto.
- Anch’io, ma adesso lascia che ti illustri la nuova società immobiliare che ho appena acquisito ... - Albert continuò a parlare di lavoro e per un po’ i due uomini si concentrarono nell’esame di una lunga lista di voci in entrata e in uscita, senza tralasciare le considerazioni critiche di Albert sulla politica del governo.

Un paio d'ore più tardi entrò nello studio una cameriera con il tè che Albert aveva ordinato. Zio e nipote lasciarono il lavoro da parte per prendersi una pausa. Mentre si divertiva a lanciare dei pezzi di biscotto allo snello levriero, dentro di sé Albert cercava il momento più adatto per riferire ad Archie le notizie arrivate dalla Francia. Non riuscendoci, cercava di divagare parlando degli avanzamenti degli Alleati in Francia e in Italia, discorsi ai quali Archie, visibilmente distratto, rispondeva con monosillabi.

- Mi stai ascoltando? – chiese l’uomo più anziano cercando di richiamare l’attenzione del nipote.
- Eh? … Ah si, i democratici … in ogni caso, credo che voterò per i repubblicani – fu la brusca risposta di Archie mentre sorbiva il tè.
- Archie! Di questo abbiamo parlato parecchi minuti fa. Ti stavo parlando della guerra. Che succede?
- Scusami Albert … è solo che stavo pensando ad Annie e … - il giovane esitò e cambiò di posizione nella poltrona di cuoio in cui sedeva.
- Lo vedo … non c’è bisogno che mi spieghi – rispose Albert, cercando di minimizzare l’imbarazzo di Archie.
- Grazie … in effetti, credo di non averti ancora ringraziato abbastanza per l'appoggio che mi hai dato in questa faccenda, specialmente con i signori Brighton - rispose il giovane, sorridendo timidamente.
- Di niente, Archie. Era il minimo che potessi fare come capofamiglia – disse semplicemente Albert.
- Si, ma capisco che non sia stato molto semplice affrontare il signor Brighton. È sempre stato un uomo amabile ed educato, ma questa rottura lo ha turbato molto e tu hai trattato la cosa con molta delicatezza. Mi rincresce tantissimo averti coinvolto in una situazione così imbarazzante ... - aggiunse Archie con sincerità.
- Non dirlo neanche. Lo sai che rispetto e appoggio sempre le tue decisioni. Ma non mi hai ancora detto quali sono i tuoi progetti da uomo libero - disse Albert, intravedendo la possibilità di iniziare il discorso che era ancora reticente a fare.
- Beh, coltivo delle speranze … ma dovrò rimandare i miei piani alla fine della guerra … anche se è molto difficile aspettare … - ammise il giovane con gli occhi color ambra che brillavano di una luce speciale, mentre si alzava in piedi in un impulso pieno di energia.
- Speranze? Ti prego, Archie, non vorrai dire … - chiese Albert visibilmente allarmato alle parole e al tono del nipote.
- Si, Albert. So che pensi non abbia alcuna possibilità, ma ho deciso di tentare il tutto per tutto e quando Candy tornerà a casa comincerò a corteggiarla ufficialmente. E non intendo arrendermi quando lei all’inizio mi respingerà per riguardo ad Annie, lotterò per il suo amore, non importa quanto tempo ci vorrà – disse animatamente Archie.
- No, non lo farai! – disse Albert risoluto.
- Cosa intendi dire? Vuoi impedirmi di cercare la mia felicità? Hai appena detto che rispetti le mie decisioni … Perché non questa? – fece Archie, confuso dalla reazione dello zio e amico.
- No, Archie, non voglio impedirti di cercare la tua felicità, è solo che ...
- Intendi forse corteggiarla tu, senza curarti dei vincoli che ti uniscono a lei? – insinuò il giovane, seccato dalla disapprovazione di Albert.
- Che diavolo stai dicendo, Archie? – lo rimproverò Alberto offeso. Subito dopo riacquistò l’equilibrio e la calma che gli erano usuali e si scusò con il nipote.
– Ti scuso perché non sei in te ... Desidero con tutto me stesso che trovi la donna che ti renda felice, ma temo che tu non possa nemmeno pensare in questo senso a Candy, perché lei adesso è …
- Che cosa? – fece Archie con gli occhi che fiammeggiavano.
- Siediti Archie. Ieri ho ricevuto una notizia. L’avrei comunicata questa settimana a te e a tutti i nostri amici … - disse Albert, cercano di riportare la situazione alla normalità.
- Cos’è successo a Candy? Sta bene? Ti prego non dirmi che … - indagò Archie stringendo disperatamente Albert per le spalle.
- No, Archie! Calmati! Lei sta bene. Probabilmente sta meglio di noi due messi assieme – si affrettò a spiegare Albert.
- E allora, che cosa mi impedisce di parlarle dei miei sentimenti?
- Archie, per favore … ho avuto delle notizie dalla Francia … - disse Albert con voce calma, prendendo una busta dallo scrittoio – In questa lettera Candy mi informa di una decisione importante che ha preso. Infatti, a guerra finita, che sarà sicuramente molto presto, Candy non tornerà a vivere a Chicago.
- Ma perché? – fece Archie terribilmente confuso.
- Archie, mi aspetto che tu reagisca da quel gentiluomo che sei ... quando Candy tornerà andrà a vivere a New York.
- E perché dovrebbe andare a New York? Non conosce nessuno là … - per qualche istante gli occhi di Archie vagarono nel vuoto cercando una spiegazione che mettesse ordine ai suoi pensieri, ma un attimo dopo un lampo di collera e incredulità brillò nel suo sguardo - A parte ... No! ... Non vorrai dirmi che ha deciso di cercare quel figlio di puttana a cui non importa nulla di lei! - esplose.
- Innanzi tutto, apprezzerei molto che non insultassi un mio amico – replicò Albert con fermezza - In secondo luogo, ascoltami bene Archie, sei nel giusto se pensi che tutto questo abbia a che fare con Terence, ma non nel modo che stai pensando. Forse non lo sai, ma quando gli Stati Uniti entrarono in guerra, Terence si arruolò nell'esercito. Il resto è stato opera del destino. Candy e Terry si sono rivisti in Francia, e … - riuscì finalmente a dire Albert, in pena perché sapeva che stava per dare un dolore al giovane.
- E come è successo? – indagò Archie con voce tremante.
- Mi risulta che Terence sia stato ferito e inviato nell'ospedale in cui lavora Candy. L'ha assistito in convalescenza.
- Ma certo! – gridò Archie scattando in piedi in un impeto d’ira e cominciando a camminare nervosamente per la stanza – E il bastardo ha approfittato della situazione! Che gioco sporco!
- Archie! – esclamò Albert, che non sapeva più cosa dire.
- Vedo che stai già dalla sua parte. Ma se credi che stavolta me ne stia zitto da parte come in passato, tu e Granchester vi sbagliate di grosso! Vuoi che mi comporti da gentiluomo? Allora lasciami dire che sono stanco di essere un gentiluomo! Lotterò per l’amore di Candy e non fa alcuna differenza se adesso è la sua fidanzata, perché non se la merita! – concluse Archie in tono acceso, sollevando il braccio in un gesto di minaccia.
- È questo il problema, Archie! Non è la sua fidanzata! – rispose Albert, preoccupato per il tono che aveva preso la conversazione.
- Cosa significa?! – chiese Archie con voce rotta dall’ira, e l’altro comprese che era arrivato il momento di dire la parte peggiore delle novità.
- Archie … Candy e Terry si sono sposati. Candy è Lady Granchester adesso, e quando tornerà vivrà con suo marito a New York. Dovrai accettarlo, ti piaccia o no.

Archie rimase muto e paralizzato, mentre le parole di Albert si conficcavano nella sua mente sempre più in un’eco dolorosa, risuonando ripetutamente, trafiggendolo al petto come spade, fino a spezzargli il cuore in mille pezzi. Strinse istintivamente i pugni e sentì che le mascelle si contraevano impedendogli di proferire alcunché. Prima che Albert potesse dire o fare qualcosa, il giovane corse via precipitosamente, sbattendo la porta dietro di sé. Albert sapeva che in momenti simili un uomo ha bisogno di restare solo per dar libero sfogo alle lacrime che l'orgoglio impedisce di mostrare in pubblico. Così lasciò andare suo nipote, pensando che una buona dose di solitudine potesse aiutarlo a sopportare meglio il colpo appena inferto.
Archie corse attraverso i lussuosi corridoi e arrivò alla sua stanza. Una volta sicuro di essere solo, cadde sulle ginocchia piangendo in silenzio.

Candy, amore mio, cos’hai fatto?! – disse tra le lacrime – Tu, sempre così dolce e comprensiva quando si tratta degli altri … ma così insensibile verso il mio amore per te! Perché sei così cieca davanti alla mia passione? Perché continui a ferirmi? ...
Tra i singhiozzi la sua mente ripercorse immagini del passato. “Ti ho amata per tanto tempo! Fin dalla nostra infanzia! E c’è sempre stato qualcun altro! Sempre! Quando hai preferito Anthony io l’ho accettato, amavo troppo tutti e due. Mi comportavo correttamente nonostante l’ardore della giovinezza, ho tenuto nascosti i sentimenti che avrei tanto voluto rivelarti ... e poi ... il nostro caro Anthony è morto dandoci un immenso dolore ... avevo pensato che era meglio lasciarti il tempo di dimenticare con l’aiuto delle tue madri. Credevo ingenuamente che più tardi, quando i nostri cuori avessero superato quella perdita, finalmente avresti potuto rivolgere il tuo amore verso di me. Invece doveva apparire quell’uomo venuto dall’inferno, solo per portarti più e più volte dell’altro dolore, e io non ho avuto il cuore di dirti di no quando mi hai chiesto di occuparmi di Annie ... ma cosa mi passava per la testa?”

Il giovane si alzò e andò verso uno scrittoio vicino alla finestra. Prese un cofanetto di legno, lo aprì con mano malferma e prese una delle lettere che aveva conservato per un anno. Aspirò il profumo della busta mentre nuove ondate di rimorso gl’invadevano l’anima.
“La rosa ha un dolce profumo” pensò con le lacrime che gli scorrevano sul viso "ma ha anche delle spine che possono pugnalare il cuore di un uomo. E adesso, mia magnifica rosa, hai dato la stoccata finale alla mia povera anima, gettandoti tra le braccia di quell'ignobile bastardo che non ha mai saputo apprezzare quello che vali! In passato, quando mi ero reso conto che lui ti aveva perduta, potevo sopportare il peso di non essere amato da te, perché sapevo che nessun altro aveva il tuo amore, ma stavo soltanto ingannando me stesso”.

Le sue mani posarono la lettera e un paio d’occhi color nocciola incontravano la sua immagine in un grande specchio.
- Tu non mi hai mai guardato! - pianse a voce alta, osservando i suoi bei lineamenti. – Mai, non un solo sguardo a quest’uomo che tante altre donne sarebbero felici di amare! Invece, in tutto questo tempo, hai continuato ad amare … quel maledetto inglese! Ha avuto la sua opportunità una volta, e l’ha perduta! Non dovrebbe avere il diritto di averti ancora! Lui, che io credevo ancora più in disgrazia di me, perché non poteva godere della tua amicizia, lui … ha finito per essere il fortunato possessore dei tuoi affetti più teneri … e delle tue carezze più intime! Se solo tu avessi scelto un altro, questo dolore sarebbe meno atroce! Perché lui, Candy, tra tutti gli uomini al mondo? Lui, che disprezzo tanto per averti fatta soffrire in passato! Lui, che sarà il bersaglio del mio odio da questo giorno in poi, riempirà le mie notti di incubi, me lo sognerò mentre gode del sapore dei tuoi baci, che io non conoscerò mai! ... - gridò, mentre il suo pugno rompeva lo specchio di fonte a lui. – Ah, Candy, Candy mia! Che maledizione mi hai lanciato! – pianse, incurante del dolore alla mano insanguinata.

:heart of rose:



I tedeschi si ritiravano, ma per il Generale Ludendorff non tutto era perduto. Sapeva che, se fosse riuscito a mantenere la sua posizione lungo la frontiera fino all’arrivo dell’inverno, la diplomazia tedesca avrebbe avuto sufficiente tempo e forza di persuasione per negoziare un armistizio più conveniente. Se i poteri della Triplice Alleanza non potevano vincere la guerra, dovevano almeno fare tutti gli sforzi possibili per ottenere condizioni di pace meno svantaggiose. Il piano di Ludendorff, quindi, prevedeva una ritirata lenta, non tutti nello stesso tempo, cercando di conservare le stesse posizioni con meno elementi. Foch aveva compreso le intenzioni del nemico, e decise che doveva fermare la mobilitazione dei tedeschi forzandoli ad arrendersi prima di ritirarsi, così da far loro subire un’umiliazione ancora più grande ottenendo nel contempo risultati più vantaggiosi per la causa alleata. Dopotutto la guerra può essere un grande affare per i vincitori. Il 1919 sarebbe stato un anno di negoziati, e ogni parte voleva essere nella miglior posizione possibile per ottenere il profitto maggiore.

Nei mesi di settembre, ottobre e novembre, gli Alleati organizzarono l’ultima offensiva, quella che li avrebbe portati alla vittoria finale. I fronti principali erano tre: uno nelle Fiandre, lungo la frontiera nord con il Belgio, un altro su Cambrai e San Quintino, l’ultimo su Mézières e Sedán. L’idea era quella di prendere il controllo delle linee ferroviarie usate dai tedeschi per trasportare truppe, attrezzature e approvvigionamenti. Il primo punto che Foch decise di attaccare fu Saint-Mihiel, città qualche chilometro a sud di Verdun: questa missione fu assegnata all’esercito americano che, fin da settembre, avevano posto il loro quartier generale a Vesle. Con l’occupazione del saliente di Saint-Mihiel, e continuando l’avanzata a nord verso il Bosco d’Aragona, gli Alleati avrebbero potuto avere libero accesso da Parigi fino alla regione della Lorena attraverso le linee ferroviarie. La Seconda Divisione fu inclusa in questa missione.

La notte dell’11 settembre 1918 Terence Granchester si trovava nuovamente seduto dentro la trincea del fuoco, in attesa del suo turno per entrare in azione. All’una di notte del 12 settembre la battaglia iniziò con un potente attacco d'artiglieria che durò alcune ore. Lo scenario era dominato dal rumore del vento autunnale e della deflagrazione dei cannoni, assieme a un forte odore di polvere da sparo. Accanto a Terence, un giovane reggeva con dita nervose una mitragliatrice Browning e tremava di paura a ogni detonazione. Era la prima volta che assisteva a un'azione di guerra e Terence non poteva biasimarlo per avere paura. Il giovane attore posò la mano sulla spalla del compagno cercando di confortarlo.

- È tutto maledettamente spaventoso – commentò Terry – ma devi controllarti se vuoi sopravvivere.
- Come fa a essere così calmo? – chiese il giovane al flemmatico sergente.
- Sono terrorizzato quanto te, Matthew – rispose Granchester con un leggero sorriso – ma faccio del mio meglio per restare concentrato sul mio obiettivo. Se voglio raggiungerlo devo pensare solo a questo.
- E quale sarebbe?
- Devo restare vivo, Matthew – rispose il sergente con una strana luce negli occhi – C’è qualcuno che conta su questo. Quindi, quando sarò di fronte al nemico, concentrerò tutte le forze per preservare la mia vita e adempiere al mio dovere. In questo momento non ho posto per altri sentimenti. Concentrati nella sola e unica ragione che ti vuole vivo. Pensa solo a questo e mantieni all'erta tutti e cinque i sensi in battaglia.
- E cosa succede se non ci riesco?
- Allora confida nelle preghiere di tua madre, Matthew, perché non credo che Dio ascolti le preghiere di un peccatore come te – scherzò il sergente dando un colpetto alla spalla del giovane per alleviare la tensione.

Alle cinque del mattino la fanteria uscì di trincea. Ancora una volta Terence assistette alla sempre terrificante scena di uomini che si ammazzano l’un l’altro, e di nuovo si macchiò le mani di sangue. Sapeva che non avrebbe mai potuto pulire quelle macchie che sarebbero rimaste impresse sulla sua pelle per sempre; se anche si fosse lavato le mani milioni e milioni di volte avrebbero fatto parte degli incubi che gli avrebbero turbato la coscienza. Eppure un pensiero lo sostenne in quelle ore: doveva restare vivo, e se per farlo doveva uccidere, l’avrebbe fatto. Per la prima volta nella sua vita, sentiva che la sua esistenza aveva un senso.

La battaglia durò quasi ventiquattro ore, ma fortunatamente la resistenza dei tedeschi fu meno strenua di quello che ci si aspettava. Il 13 settembre il saliente era stato preso e poche ore dopo l’esercito americano fu sostituito da forze francesi. Gli americani continuarono l’avanzata verso il Bosco d’Aragona, dove li attendeva un intero mesi di sforzi dolorosi.
In treno verso nord, Terence guardò attraverso il finestrino, mentre con la mano accarezzava il crocifisso che portava al collo. Fissava il contrasto del fogliame sempreverde dei pini sul paesaggio dorato, segno dell’approssimarsi dell'autunno, e subito nella sua mente si affacciò il dolce ricordo degli occhi della sua sposa. Sospirò in silenzio, e ringraziò Dio perché lei era lontana e salva. Nella corrispondenza che aveva mantenuto con Albert nei mesi precedenti il giovane milionario gli aveva confidato di aver disposto le cose in modo da mantenere Candy sempre lontana dal Fronte. Ma se Terence avesse saputo quello che stava per succedere a Parigi, non sarebbe stato tanto tranquillo.

:rosy heart:



Le malelingue possono essere una trappola pericolosa che presto o tardi finisce per catturare la preda desiderata. Mentre Candy lavorava alacremente per lunghi turni, e nel tempo libero pensava all’uomo che amava, pregando per lui con un fervore mai avuto prima, qualcuno si stava prendendo la briga di spargere un velenoso miscuglio di menzogne e fatti reali che trovava terreno fertile in quelle bocche che godevano delle maldicenze. Dopotutto non è affatto difficile andare ai lati oscuri del cuore umano. Basta poco per scoprire le debolezze altrui, che alla lunga possono rivelarsi molto utili per raggiungere i propri scopi.
Candice White Andrew era stata inviata al Fronte a Ypres e poi a Cambrai l’anno precedente, ed era tornata a Parigi in dicembre, proprio qualche giorno prima che il Colonnello Vouillard (allora Maggiore Vouillard) venisse posto alla direzione dell’ospedale. Da quel momento ben cinque diverse equipe mediche erano state inviate in diverse aree lungo il Fronte, ma nessuna di queste aveva incluso la signorina Andrew, nonostante l’infermiera possedesse l’esperienza e l’addestramento necessari.
Quando Candy era tornata dal Fronte era rimasta ammalata per un paio di settimane e, anche se Vouillard presumibilmente ancora non la conosceva, si era comunque molto interessato alla guarigione della giovane e le aveva fatto visita un paio di volte. Certamente questo interesse si poteva interpretare come un gesto di premura verso un’eroina di guerra appartenente a un paese alleato, ma … si trattava solo di questo?
Flanny Hamilton, sempre fredda e distante con tutto il personale di cui era responsabile, aveva improvvisamente cambiato atteggiamento verso Candy Andrew non appena erano rientrate a Parigi. Questo cambiamento si poteva attribuire al fatto che la Andrew le aveva praticamente salvato la vita. Ma come mai questa trasformazione era avvenuta proprio nello stesso momento in cui Vouillard era arrivato al Saint-Jacques? Una coincidenza?
E c’era dell’altro: il dottor Bonnot aveva apertamente corteggiato Candy per più di un anno ma, per quanto si sapeva, lei non aveva mai dato mostra di alcun interesse. Perché mai una ragazza nubile avrebbe dovuto respingere le attenzioni di un uomo come Bonnot, con un futuro tanto promettente, per non parlare della sua avvenenza? C’era forse un amore misterioso che la ragazza doveva tenere nascosto e che le impediva di corrispondere all'interesse di Bonnot?
Durante l’estate, quando i pazienti del padiglione A-12 si erano praticamente ammutinati per riavere la signorina Andrew come infermiera assegnata, Vouillard aveva sistemato il problema rimandando l’infermiera a quel padiglione. Qualcuno aveva pensato che tale provvedimento non era stato molto aderente alla disciplina militare e che la soluzione più adeguata sarebbe stata quella di trasferire l’infermiera in questione a un altro ospedale, una sorta di misura punitiva per i pazienti insorti. Nonostante questo, Vouillard aveva preferito mantenere la signorina Andrew all'ospedale Saint-Jacques.
E infine, negli ultimi giorni, la Andrew era sparita per una notte intera ed era persino arrivata tardi al suo turno il giorno seguente. Eppure l’infermiera Hamilton non aveva intrapreso alcuna azione per punire quel comportamento. Non era piuttosto strano da parte di una capoinfermiera dallo stile rigido come la Hamilton?
Nancy Thorndike sapeva la ragione di tutti quegli strani accadimenti. Aveva lavorato all'archivio dell'ospedale per un mese e, nel corso di quest'incarico, aveva potuto accedere al fascicolo di Candy, scoprendo informazioni molto interessanti. Aveva così scoperto che la ragazza apparteneva a una famiglia molto facoltosa, con relazioni con alti ufficiali dell’esercito francese. Nancy poté leggere le lettere di Foch al Maggiore Legarde, al Maggiore La Salle e al Colonnello Vouillard, con ordini tassativi di tenere la Andrew nelle retroguardie. Questo spiegava le misteriosi dimissioni di La Salle, il direttore che aveva spedito l’infermiera Andrew a Ypres, come anche l’interesse di Vouillard a mantenere Candy lontano dal Fronte.
Nancy unì i vari tasselli e ottenne un quadro completo, comprendendo anche che gli eventi potevano essere interpretati in un altro modo. Le ci volle soltanto qualche chiacchiera con un paio di sue colleghe dalla solida reputazione di pettegole per diffondere l’idea che Erik Vouillard aveva una relazione con Candice Andrew e che cercava di proteggere la sua amante tenendola distante dal campo di battaglia. Sicuramente Flanny Hamilton era al corrente della tresca e questo spiegava il cambio di atteggiamento verso la giovane Andrew quando Vouillard era stato nominato direttore dell’ospedale. Da parte sua Bonnot non poteva competere con il Colonnello che, nonostante fosse di mezza età e sposato, aveva molto di più da offrire alla sua amante rispetto a quello che avrebbe mai potuto dare il dottor Bonnot a colei che sarebbe diventata sua moglie. Decisamente la piccola americana non era così candida e pura.
La voce si propagò con una tale rapidità che in una settimana giunse alle orecchie di Vouillard, che si senti profondamente offeso e preoccupato per sua moglie. Da giovane il Colonnello, come la maggior parte dei militari, non era stato un santo, e Madame Vouillard aveva reagito alle infedeltà del marito con un duro risentimento, cosicché il matrimonio era stato più volte sull’orlo del fallimento totale e della separazione. Fortunatamente il tempo, l’affetto e una buona dose di indulgenza avevano salvato i Vouillard dell’imminente divorzio e nei cinque anni precedenti la coppia era riuscita, non senza grandi sforzi, a ricostruire la fiducia reciproca. Come si può facilmente intuire Vouillard temeva che lo scandalo sulla sua supposta tresca con l’infermiera americana potesse arrivare alle orecchie della sua sposa, infliggendo il colpo di grazia all’ancora fragile relazione. Un'altra preoccupazione di Vouillard era che la sua reputazione professionale potesse essere danneggiata dalle dicerie, specialmente se queste coinvolgevano una giovane donna la cui famiglia era in confidenza con il Maresciallo Foch. Vouillard capì che non aveva scelta: doveva far tacere quelle voci malevole immediatamente.

CAPITOLO XIV - CONTINUA

 
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