Candy Candy

"Incontro nel vortice" di Alys Avalos, Traduzione della più famosa fanfiction di Candy in lingua spagnola

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*Kiara*
view post Posted on 25/5/2013, 13:24 by: *Kiara*     +2   +1   -1




CAPITOLO 15
PARTE 3.1
A CASA



Una spessa coltre di neve ricopriva il paesaggio mentre una limousine avanzava lentamente all’orizzonte. Fuori dalla finestra il paesaggio era soleggiato, i raggi si riflettevano sulla neve tra gli alberi. Un’anziana sedeva in una sedia a dondolo con un ricamo tra le mani, creando figure complesse con precisi movimenti dell'ago tra un punto e l'altro. Sapeva che le restava poco tempo e doveva lavorare a ritmo sostenuto se voleva finire quel lavoro per il giorno prefissato.
Dal corridoio si udì un rumore di passi femminili e un secondo dopo qualcuno si affacciò sulla porta con eccitazione.
- Vieni avanti, cara – chiamò l'anziana, e una giovane dai capelli neri legati in una coda di cavallo con nastri di seta entrò nella stanza.
- Miss Pony! – disse la ragazza a corto di fiato per l'emozione - Sta arrivando! L'auto ha appena svoltato la curva!
- Mio Dio Annie! Ne sei sicura? – chiese la donna gettando da parte il suo ricamo.
- Certo! Venga con me, Miss Pony! Andiamo a riceverla! – disse la brunetta porgendo la mano delicata all’anziana che la afferrò con un gesto nervoso. Le due donne uscirono dalla stanza e si diressero verso l’ingresso principale.
- Stai bene, Annie? - chiese miss Pony sentendo la mano della giovane tremare.
- Sono solo un po’ nervosa. Non so se riuscirò a fingere che tutto vada bene tra Archie e me – confessò.
- Non preoccuparti, bimba mia – disse Miss Pony cercando di animarla - Noi ti aiuteremo. Io e Suor Maria siamo molto orgogliose del tuo coraggio.
Annie assentì, grata in cuor suo per l’appoggio di Miss Pony.
All’esterno si era già radunata una piccola folla. I bambini più grandi aiutavano i piccoli a salire sulla recinzione per vedere meglio l’auto lussuosa che si stava avvicinando. Suor Maria osservava la scena in silenzio, stringendo un fazzoletto come se volesse spremerlo. Miss Pony ed Annie si unirono al gruppo e l’anziana si pulì gli occhiali sul grembiule, tentando di distinguere la piccola macchia rosa che, sporgendo da un finestrino dell’auto, ondeggiava nel vento come una bandierina.
Quando la vettura si avvicinò, Miss Pony vide che la bandierina era un lembo di chiffon attorno a un elegante cappello sopra una testa bionda, i cui ricci volteggiavano anch’essi nell’aria.
- Suor Maria, è la nostra Candy! – gridò Miss Pony mentre la sua voce veniva coperta dalle acclamazioni e dai gridolini che si levavano per salutare i nuovi arrivati. Una giovane donna elegantemente vestita di rosa e grigio uscì dal veicolo, aiutata da un giovane dai capelli castani e dal portamento distinto.
Dall’auto uscirono poi due uomini biondi, ma anche quando i bambini li salutarono con calore, era ovvio che quella mattina il centro dell’attenzione era la giovane bionda dai brillanti occhi verdi che baciava ogni guancia arrossata che le si porgeva con innocente affetto. Alcuni bambini non l'avevano mai vista prima, poiché erano entrati nella casa di Pony durante il periodo di lontananza di Candy, ma avevano ascoltato ogni sorta di racconto sulla sua vivacità e il suo coraggio, incancellabili nella memoria di chiunque avesse frequentato l'orfanatrofio.
Quando Candy ebbe salutato ogni bambino, corse verso l’ingresso dove l’aspettavano gli abbracci di tre donne, le cui preghiere le avevano sempre dato forza nei momenti difficili passati in Francia. Rivedere quei visi sorridenti, quegli sguardi affettuosi che le erano mancati terribilmente, era quasi un sogno: quei cari e indimenticabili volti che aveva amato fin dall’infanzia erano lì, a salutarla e a dirle “Benvenuta a casa, Candice White”.
- Candy! – gridò Miss Pony con voce rotta dall’emozione, facendo un passo avanti. La giovane corse verso l’anziana con le lacrime negli occhi color smeraldo.
- Miss Pony, Miss Pony! – gridò Candy nel vento invernale – Sono io, Miss Pony! Candy! Sono tornata! – ripeteva tra i singhiozzi precipitandosi tra le braccia della donna, sentendosi ancora la bambina di un tempo, che si risvegliava da un incubo e trovava conforto tra le braccia della mamma.
- Bambina mia, bambina mia! – singhiozzava Miss Pony abbracciandola con tenerezza.
- Candy, piccola bricconcella! – la chiamò Suor Maria, e Candy aprì le braccia per includere la religiosa nell'abbraccio.
- Suor Maria! Miss Pony! Le mie madri! Le mie care madri! – fu tutto quello che Candy riuscì a dire, sentendo che il dolore esisteva nel mondo solo per poter godere meglio i momenti felici che si condividono con le persone care.
Le tre donne rimasero abbracciate a lungo, finché tutte le lacrime trattenute per quasi due anni non finirono per sgorgare liberamente. Poi Miss Pony si scostò dalla ragazza per osservarla meglio. La vedeva più alta e sottile. I giorni di duro lavoro l’avevano sicuramente un po’ provata, il leggero pallore delle guance accentuava la carnagione straordinariamente chiara. Tuttavia conservava ancora l’atteggiamento vivace e il colore acceso delle labbra anzi, una nuova luce sfavillante nelle pupille verdi, che le due donne non avevano mai visto prima, la rendevano ancor più attraente, tanto da emanare un'aura di giovinezza e ottimismo che non poteva non contagiare chi le stava accanto.
- Sei così bella ed elegante, bimba mia! – fu tutto quello che l'anziana riuscì a commentare, mentre la snella figura di una giovane bruna si avvicinava al trio.
- Annie! La mia cara Annie! – disse Candy andando ad abbracciare l’amica d'infanzia.
La ragazza abbracciò Candy quasi con disperazione, pensando che quel momento tra le braccia della migliore amica le concedeva la scusa perfetta per dare libero sfogo alla sua tristezza. Annie pianse apertamente, sentendo di aver ritrovato la fonte di forza ed energia che le era mancata per tanto tempo. Ma questa volta non intendeva riversare le sue pene sulle spalle di Candy come in passato, anzi intendeva tenerle per sé e affrontarle da sola. Sentire la presenza di Candy accanto a sé e piangere con lei solo per un istante le dava un senso di liberazione di cui aveva estremo bisogno per trovare il coraggio di continuare il percorso che si era prefissa.
- Ah, Candy! Mi sei mancata tanto! Eravamo tutti preoccupati per te, ragazza testarda che non sei altro! – disse Annie ridendo e singhiozzando, incollata al collo dell’amica.
- Non provare a rimproverarmi, Annie! Non volevo assolutamente farvi soffrire. È solo che dovevo essere là, non sapevo per quanto, ma avevo un appuntamento con il destino a cui non potevo mancare. Tu mi capisci, vero? – chiese Candy cercando di guardare Annie negli occhi.
- Si Candy – ammise Annie con un sorriso timido che le illuminò il viso come un raggio di sole in un giorno di pioggia. – Sono così felice che non posso smettere di piangere!
- Andiamo, non metterti a piangere come sempre ed entriamo in casa. Ho portato regali per tutti! - disse la bionda sorridendo e tutti la seguirono all’interno della Casa di Pony. Il grosso cane che Candy aveva ereditato dal suo primo paziente, nonostante l’età avanzata, saltava tra le gambe di tutti mostrando la gioia di ritrovare dopo tantissimo tempo l’unica padrona che riconosceva.

:heart of rose:



Il Natale alla Casa di Pony non era mai stato così perfetto agli occhi di Candy fin dai tempi in cui lei, Annie e Tom vivevano lì. Miss Pony e Suor Maria le sembravano uguali a come le ricordava prima di partire per la Francia, con in più dipinta in viso la gioia straordinaria di vedere i figli più cari riuniti tutti assieme. Albert era raggiante e traspirava sollievo e soddisfazione da tutti i pori, cosa che rendeva Candy profondamente felice. Quello stesso giorno il signor Cartwright e Jimmy si unirono al gruppo e la giovane fu piacevolmente sorpresa di vedere come quel ragazzo stava crescendo rapidamente tanto da sembrare un adulto. Anche Patty, Tom e nonna Martha arrivarono in mattinata. Ma il culmine della felicità per Candy era essere accanto all'uomo che amava, oltre alla nuova speranza che cominciava a sentir crescere dentro di sé. Era solo un presentimento, ma a stento riusciva a trattenere la sua gioia.
Era impossibile assistere all’incantevole scena che si svolgeva nella casa senza avvertire il calore e la felicità domestica che permeava ogni cosa. Le donne parteciparono tutte alla preparazione del cenone. Miss Pony infornò la sua famosa torta di Natale, Suor Maria preparò il suo ripieno speciale per i tacchini che Candy sacrificò con mano ferma e decisa. Annie preparò l’insalata, Patty un delizioso purè di patate e l’arzilla nonna Martha si occupò del punch con il risultato di mettere troppo brandy, rendendo la bevanda troppo forte per le signore.
Nel pomeriggio le tre ragazze decorarono l’albero di Natale che Albert aveva portato da Lakewood. Con l’abituale agilità Candy salì su una sedia e da lì sul camino per coronare la punta del pino con una stella luminosa, mentre le amiche la guardavano divertite. Più tardi tutta la compagnia si riunì nel salotto per ascoltare i racconti della bionda infermiera su una giovane e caparbia collega dagli occhi scuri che aveva trovato la sua strada in Francia, su un medico coraggioso che aveva salvato la vita di una ragazza in una buia trincea, e su un camion rimasto bloccato nella neve.
Accanto alla giovane Terry ascoltava in silenzio, mentre varie paia d’occhi infantili lo osservavano con gelosia. I bambini più grandi mal digerivano l'idea che la loro Candy si era sposata, e ancora stavano meditando se avrebbero dovuto o meno accettare nella famiglia di Pony quel nuovo membro il cui atteggiamento esprimeva un’innata distinzione, simile a quella del signor Cornwell, ma con un tratto di superbia in più.
Ma da quegli essere intuitivi che da sempre sono, i bambini non tardarono a percepire quei forti fili invisibili che univano la loro beniamina a quell'uomo, e poco a poco compresero che non avrebbero mai potuto respingere qualcuno che amava Candy con tanta evidente intensità. Il ghiaccio si ruppe definitivamente quando la giovane disse ai bambini che Terence aveva combattuto al fronte, informazione che fu accolta da sguardi attoniti , specialmente quello di Jimmy, e seguita da una raffica di domande a cui il giovane aristocratico fu lieto di rispondere. Terry era un narratore naturale e seppe scegliere mentalmente quei dettagli di realtà che potevano essere interessanti e non eccessivamente crudi per il giovanissimo uditorio. Ben presto bambini e adulti si ritrovarono catturati dal racconto, ammaliati dalla voce espressiva dell’oratore che sapeva bene come comunicare al cuore della gente e sedurla con una varietà di modulazioni.
Tutti erano talmente presi dai racconti di Candy e Terry che soltanto Annie notò Archie mentre si allontanava dalla stanza con un’ombra di dolore in volto. La giovane bruna sospirò impercettibilmente e si sforzò di concentrarsi nuovamente nella conversazione. Nonostante la propria pena aveva deciso che era meglio lasciare Archie a combattere da solo i suoi demoni.
Il giovane camminò distrattamente lungo lo stretto corridoio di legno, con le mani sprofondate nelle tasche. Mentalmente ricordò i vari momenti in cui Candy aveva manifestato apertamente il suo affetto verso il marito. La giovane coglieva ogni occasione per guardare Terry con occhi pieni d’amore, regalargli un sorriso speciale, ridere come se condividesse con lui dei segreti che poteva comunicare solo con lo sguardo quando pensava che nessuno la osservasse, rivolgendosi a lui con tenerezza e talvolta con un accenno di passione. Da parte sua il giovane attore non perdeva l’occasione di prenderle una mano o di rubarle un bacio veloce a cui seguiva un sorriso della ragazza.
Le viscere di Archie fremevano di gelosia e dolore a tutte queste dimostrazioni pubbliche di affetto, ma inconsciamente, a ogni nuova conferma dell’amore di Candy verso Terry, il giovane milionario cominciava a sentire che una grande barriera cresceva separandolo sempre di più da quella donna così perdutamente innamorata di un altro uomo. Ciononostante il dolore al petto era sempre così forte che era a stento riusciva a mantenere un atteggiamento stoico.
“Riuscirò mai a superare questo sentimento, Candy? … Quest’amore che la vita ha reso proibito … Quest’amore non corrisposto che non mi ha portato che patimento e ricordi dolci e amari e che ora mi ripaga con l’indifferenza? …” pensò, poi sospirò profondamente per recuperare le forze e rientrò nella sala.

:heart of rose:



Tre nuovi invitati si presentarono inaspettatamente prima di cena. Si trattava di Martin Stewart e due uomini più anziani, uno di piccola statura, con una barba canuta e un’espressione serena, l’altro alto e un po’ sovrappeso. Terence e Albert, che parevano gli unici a non essere sorpresi di quella visita, presentarono i nuovi arrivati.
- Il signor Stewart era il legale di mio padre e ora amministra il mio piccolo patrimonio in Inghilterra – spiegò Terence con semplicità – Gli ho chiesto di venire in America per sistemare alcuni miei affari, ma anche per aiutarmi in una certa questione di cui non ho avuto modo di occuparmi in precedenza. Per favore Candy, non guardarmi così – disse il giovane notando l'espressione perplessa della moglie – Non è esattamente di affari che voglio parlare oggi, ma di te e di me. Albert ha ritenuto fosse una buona idea sistemare le cose qui in presenza di tutti voi, cari amici.
- Ancora non capisco, Terry – rispose la giovane.
- Bene, come tutti sapete – continuò Terry prendendo le mani di Candy tra le sue – questa giovane signora accanto a me mi ha concesso l’onore di diventare mia moglie qualche mese fa, ma il nostro matrimonio a Parigi è stato solamente religioso. Anche se delle convenzioni sociali non m’importa molto, ho pensato fosse bene sposarsi anche civilmente. Ecco perché questi signori sono qui con noi. Allora Candy, vorresti sposarti con me secondo le leggi britanniche e americane?
Gli occhi di Candy assunsero un'espressione dolcissima a queste parole, ma nello stesso tempo la giovane ammutolì, non sapendo come reagire a quella proposta inaspettata.
- Candy! Si suppone che tu dica si! – disse Suor Maria col il tono di rimprovero che le era caratteristico.
A quel richiamo la giovane rise di cuore, contagiando tutto il gruppo. Qualche minuto dopo il matrimonio fu celebrato nella stessa sala. I ragazzi si divertirono a guardare le donne che reagivano tutte con lacrime e sospiri alle frasi di rito pronunciate dal Giudice di Pace. Miss Pony e Suor Maria stentavano ancora a credere a ciò a cui stavano assistendo. Con la mente volavano a quei tempi in cui una Candy di appena quattro anni faceva rumorose irruzioni in quella stessa stanza dove ora stava per firmare il suo atto di matrimonio.
- Miss Pony, non le sembra ieri quando era una cosina piccola piccola? – sussurrò la suora all’orecchio dell’anziana.
- E guardi adesso! È una donna adulta! – rispose Miss Pony tra i singhiozzi.
Mentre le due donne si abbandonavano ai ricordi, l’uomo barbuto continuava il suo discorso. I piccoli occhi si rivolsero alla giovane di fronte a lui e, col suo tono monocorde, chiese:
- Signorina Candice White Andrew, accetta il signor Terence Graham, Conte di Granchester, barone di Suffolk e Lord di Eastwood come suo legittimo sposo?
Candy aggrottò stupita il sopracciglio, rivolgendo uno sguardo interrogativo all’uomo al suo fianco.
- Avevo dimenticato di dirti questi dettagli di me. Ti spiegherò poi – le sussurrò Terry all’orecchio – Ma adesso, per favore, dì solo si – la implorò con un viso talmente buffo che Candy non poté trattenere un sorriso.
- Certo che lo accetto – rispose finalmente rivolgendosi al funzionario che cominciava a sentirsi in imbarazzo di fronte a quella coppia che si scambiava sussurri misteriosi in un momento tanto solenne.
La cerimonia continuò senza altri intoppi e i certificati furono firmati. Più tardi i tre uomini furono invitati a unirsi alla cena di quell'originale famiglia, invito che fu accolto con piacere: lavorare durante le feste era doppiamente faticoso e l'occasione di un buon pranzo non poteva esser persa. Il signor Stewart, uomo che non avrebbe rinunciato alle formalità neanche in mezzo a un terremoto, approfittò del momento immediatamente successivo alla cerimonia per felicitarsi con i novelli sposi.
- Milord, Milady, vogliate gradire le mie più sincere congratulazioni – disse in tono cerimonioso, con un cortese cenno del capo.
- Grazie mille signor Stewart, ma per favore, mi chiami Candy, come fanno tutti i miei amici – rispose la giovane porgendo amabilmente la mano all’uomo.
- Oh no, Milady! – rispose l’uomo con enfasi – Servo la famiglia Granchester fin dai miei anni giovanili, e prima di me lo faceva mio padre. Non potrei mai rivolgermi a nessuno dei suoi membri con una simile confidenza. Vi prego di scusarmi, ma ora siete la Contessa di Granchester, e sempre mi rivolgerò a voi con tutto il dovuto rispetto, Milady – concluse con un sorriso affabile, baciando la mano della sposa.
Candy sospirò rassegnata, ma nella tarda serata, quando lei e Terry si ritrovarono soli, diede libero sfogo alla sua allegria. Nell’intimità della stanza risero e si burlarono del povero signor Stewart e del suo eccessivo senso della forma, fino a ritrovarsi senza fiato e con lo stomaco dolorante.
- Credi la zia Elroy mi accetterà, ora che sono contessa? – chiese Candy tra le risa.
- Forse, sempre che non le secchi che io sia un indecente attore – rispose Terry tra le risa convulse, mentre si toglieva giacca e cravatta.
- Oh no, Milord! Come potrebbe Sua Altezza essere indecente? – si burlò la donna sciogliendo i capelli che le ricaddero sulle spalle come una cascata bionda e riccia.
- Ha ragione, Milady. Il nome della mia famiglia dovrebbe bastare a par passare questi due matti scatenati per una coppia rispettabile – scherzò Terry prendendo di sorpresa la moglie tra le braccia.
- Eppure, credo che in questo momento Sua Altezza non abbia intenzioni molto decenti – disse la giovane con un risolino, sentendosi slacciare il corpetto e accarezzare le spalle scoperte.
- Le mie intenzioni con te sono sempre state più che legittime – affermò il marito deliziandosi lo sguardo con la vista generosa della scollatura della bionda.
- Le mani e gli occhi contraddicono le parole.
- La signora contessa permette a suo marito di amarla, stanotte? – le chiese lui sorridendo, stringendola ancor più stretta a sé e sfiorandole le guance con l’alito.
- Ci sono dei bambini nella stanza accanto! – ribatté lei, sentendosi venir meno sotto le carezze.
- Ma noi cercheremo di essere molto silenziosi – suggerì Terry posando le labbra su quelle di lei. La muta reazione a quel bacio gli fece capire che la sua proposta non stava per essere rifiutata.
Terry finì di sbottonare il corpetto mentre una mano femminile spegneva l’unica luce che illuminava la camera. Il resto della scena fu discretamente coperto dalle ombre della notte.

:rosy heart:



La timida luce lunare era appena percettibile attraverso i vetri della finestra nella penombra della modesta cameretta. Il silenzio era interrotto soltanto da un respiro dolce e ritmico e ogni tanto dal sopito rumore di un corpo che si rigirava tra le coperte. Terence stava seduto sul letto in posizione rilassata, vigilando il sonno della moglie.
I ricci ribelli di Candy erano sparsi sul cuscino e sulle spalle nude, in un delizioso disordine che non poteva smettere di ammirare. Sulla pelle e nel fondo dell’anima perdurava ancora il dolce calore dell’ultimo scambio amoroso. La sensazione era talmente piacevole che, per stanco che fosse, non riuscivva a prender sonno. Gli occhi non si staccavano dalla donna addormentata accanto a lui, cercando di immaginarne i sogni. Rise di sé stesso e della sua possessività che gli facevano desiderare di essere incluso nelle immagini oniriche di lei.
Il giovane pensò che non aveva mai trascorso un Natale bello come quello che aveva appena passato in quel piccolo luogo tra i monti. Dell'infanzia non aveva ricordi felici, e quei pochi erano nebulosi e imprecisai. All’improvviso questo non aveva più alcuna importanza, perché ora la vita sembrava averlo compensato di tutto. Era ben deciso a creare nuovi ricordi con tutti quelli che amava, ricordi caldi, nitidi e indimenticabili.
Sorrise a quei propositi, poi si rese improvvisamente conto di aver sete. Non vide acqua né accanto a lui né in nessun altro angolo della stanza e decise di andarsela a cercare. Si vestì e uscì cercando in tutti i modi di non far rumore per non interrompere il sonno della giovane. Sperava di trovare facilmente quel che cercava nella cucina di quella casa che non conosceva ancora bene.
Terry ringraziò mentalmente il senso dell’ordine di Miss Pony quando trovò immediatamente una grande brocca d’acqua nella piccola ma ben organizzata cucina. Si versò un bicchiere e con quello stava per tornare alla cameretta quando un rumore proveniente da un’altra stanza attirò la sua attenzione. Seguì quella direzione e si stupì di trovare una sagoma umana accanto alla finestra. Il fuoco era ancora acceso nel camino e il rumore che Terry aveva sentito era quello del legno che crepitava nelle fiamme.
- Niente sonno stanotte, Archie? – chiese all’uomo che ancora non si era accorto della sua presenza.
L’altro si voltò a guardare chi lo aveva apostrofato e quando si rese conto di chi si trattava non poté trattenere un moto di fastidio.
- Non sono affari tuoi – rispose con asprezza. Interrotto nel mezzo dei suoi pensieri, e senza nessun altro testimone, Archie aveva completamente dimenticato le sue maniere educate.
Terry fu sorpreso dalla replica del suo antico compagno di collegio e improvvisamente una serie di occhiate, parole e reazioni trattenute nei giorni precedenti acquistarono senso compiuto, facendogli capire che alcune cose, nonostante il passare degli, anni non erano cambiate.
- Allora scusami se ti ho infastidito – disse semplicemente e stava per andarsene, quando la risposta di Archie lo fermò.
- Infastidirmi? Ma se non hai fatto altro da quando sei comparso nella mia vita.
Terry si voltò a guardare Archie dritto negli occhi color ambra in cui si leggeva uno schietto risentimento.
- Bene Archie – cominciò in tono di sfida – visto che sei dell’umore perfetto per una conversazione, mi piacerebbe sapere se è solo nella mia immaginazione questa … ostilità che hai ultimamente nei miei confronti.
- Il tuo intuito mi stupisce! – rispose Archie sarcastico avvicinandosi all’uomo per guardarlo in faccia. – Dai, Terry, non è un segreto che io non faccia parte del club dei tuoi ammiratori. Scusami se non sono abbastanza sedotto dal tuo carisma, come tutti sembrano essere.
- Pensavo che le nostre divergenze passate fossero ormai dimenticate, ma vedo che mi sbagliavo – rispose Terry sorbendo con nonchalance l’acqua dal bicchiere, appoggiando la schiena al muro.
- Le nostre divergenze, come tu le chiami, si riferiscono sempre a una sola questione, e tu sai bene qual è - fu l’amara risposta.
- Fammi un po’ pensare … - disse Terry fingendo di frugare nella mente – Tutto cominciò quando tu entrasti nella mia stanza senza permesso e la cosa non mi fece piacere, per quel che mi ricordo … ma erano stupidaggini da ragazzini. Non credo che questo ti tormenti ancora, Archie. A dir la verità mi domando ancora quale sia il vero motivo della nostra reciproca antipatia ai tempi della scuola.
- È molto semplice! Tu non la meriti! – rispose Archie con ardore guardando il rivale con disprezzo.
- Molto bene … - fece l’aristocratico in tono ironico – Così, dopo tutto questo tempo, la questione è ancora Candy ... Si è sempre trattato di lei, fin dal principio, solo che allora non avevamo il coraggio di ammetterlo. Almeno adesso siamo abbastanza adulti da affrontare la verità. È un bel progresso.
- Molto divertente! – rispose seccamente il milionario – Per te è tutto uno scherzo, vero? Noi non ci capiremo mai.
- Aspetta. Ti sbagli. Su una cosa siamo perfettamente d’accordo – disse Terry staccandosi dalla parete e avvicinandosi all’uomo dai capelli chiari.
- Davvero? E che cosa?
- Dici che non la merito … su questo concordo. Come potrei meritarla? – ammise il giovane attore per la prima volta in tono serio – ma si da il caso che lei abbia fatto le sue scelte – aggiunse.
- Scelte che non capirò mai! Non posso accettare che la persona che l'ha fatta soffrire tanto stia ora godendo dei suoi affetti più profondi! Hai ferito e umiliato Candy quando hai rotto con lei a causa di un’altra donna! – lo rimproverò il giovane con veemenza – L’ho visto con i miei occhi, e adesso … te ne stai qui come se non fosse successo niente!
- E tu credi che in tutto questo tempo io sia stato in un letto di rose? – rispose Terry difendendosi – Ammetto di aver commesso molti errori in passato, ma non avevo mai inteso ferirla … Ad ogni modo, in retrospettiva, non conta più quello che ho fatto o non fatto, ma il fatto che lei mi abbia perdonato perché mi ama, ed è proprio questo che non puoi perdonarmi, non è così? – aggiunse in tono di sfida.
- Io non l’avrei mai trattata così perché l'amo più della mia vita - rispose l'altro con arroganza.
- E se la amavi tanto perché in passato non hai lottato per il suo amore? – indagò Terry.
- Ho le mie ragioni – rispose Archie schivando lo sguardo di Terry.
- No Archie, non mentire a te stesso. Sii franco per una volta e ammetti la ragione per cui t’impegnasti con Annie invece di lottare per l’amore di Candy – disse l’attore cogliendo il suo interlocutore di sorpresa con quelle argomentazioni.
- Perché me lo chiese Candy! – fu tutto quello che poté dire in sua difesa.
- Bene. E io ruppi con Candy perché lei mi chiese di prendermi cura di Susanna – continuò Terry – Lo vedi che la nostra posizione non è poi così diversa e che io non ho maggiori colpe di te, amico.
Archie tentò di difendersi da quella nuova accusa, ma in fondo comprese che Terry aveva ragione e rimase in silenzio.
- Non mi rispondi, eh Archie? – continuò l’attore in tono più pacato – Mi spiace moltissimo rendermi conto della penosa situazione in cui ti trovi, ma se intendi caricarmi di colpe che non ho, non te lo permetto. Entrambi ci siamo innamorati di lei, abbiamo avuto le nostre opportunità e abbiamo commesso i nostri errori, le cose sono andate in un certo modo e il destino ha favorito me. Ho imparato che l’amore non è una questione di meriti, ma di dare e ricevere – concluse con fermezza.
- È un modo di pensare molto comodo per te! – Archie guardò di nuovo Terry con amarezza.
- - Si, forse risulta comodo, ma non è colpa mia. Devi capire che i fatti semplicemente succedono. Non ho mai inteso farti soffrire con la mia felicità, ma la vita a volte ci porta a questi risultati.
- In ogni caso non chiedermi di essere tuo amico, quando sai cosa penso di te – insistette Archie in tono meno aggressivo.
Per un po' Terry rimase in silenzio. Le ultime parole di Archie gli fecero rimpiangere la sua dura reazione verso di lui. Dopotutto una parte di lui provava simpatia per il dolore del giovane milionario e, dopo una breve pausa, cercò le parole più appropriate da dire.
- Avrei voluto che la situazione fosse stata diversa tra noi – disse finalmente – ma posso dire che spero ancora che le cose cambino un giorno.
- Non posso prometterti niente adesso – replicò Archie con voce roca – ma tu … vedi di farla felice, se non vuoi avere in me un nemico implacabile – concluse volgendo lo sguardo.
- Non hai nessun bisogno di chiederlo. Mi dedicherò a questo ogni giorno della mia vita. Buonanotte Archie – salutò Terry, ritenendo arrivato il momento di porre fine a quella difficile conversazione. Si girò per lasciare la stanza.
- Terence – lo richiamò l’altro, con gli occhi fissi sulle fiamme del camino.
- Si?
- Per favore, fa in modo che lei non sappia nulla dei miei sentimenti - supplicò Archie, ricacciando l’orgoglio.
- Non preoccuparti, il tuo segreto è al sicuro con me, per quel che è in mio potere. Hai la mia parola - rispose con sincerità il giovane attore, rendendosi conto di quanto era stata difficile per Archie quella richiesta.
- Grazie.
Terence annuì, ma prima di avviarsi verso la sua camera decise di aggiungere ancora qualcosa.
- Archie … supera tutto questo … So che da parte mia suona ridicolo, probabilmente sono l’ultima persona al mondo da cui accetteresti un consiglio, ma passare o meno tutta la vita con quest'amarezza dentro dipende solo da te - e con queste ultime parole il giovane bruno uscì dalla stanza lasciando Archie solo con le sue lotte interiori.

CONTINUA

 
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