Candy Candy

"Incontro nel vortice" di Alys Avalos, Traduzione della più famosa fanfiction di Candy in lingua spagnola

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*Kiara*
view post Posted on 12/12/2013, 23:26 by: *Kiara*     +1   -1




CAPITOLO 15
PARTE 3.2
A CASA



Dopo qualche minuto Charles Ellis bevve un altro sorso di caffè e con disappunto constatò che ormai era freddo. Si chinò sulla macchina per scrivere per rileggere l'ultima frase e per la centesima volta si chiese se avrebbe passato tutta la vita a fare lo stesso lavoro inutile. Lavorava per il New York Times e ne era orgoglioso, ma occuparsi della sezione spettacoli non rappresentava la sua idea di carriera interessante. Aveva trent'anni ed era troppo ambizioso per passare il tempo a inseguire donne arroganti, stelline volubili e celebrità effimere. Amava l’arte, ma sognava di fare grandi cose nella sezione politica.
Borbottò una maledizione e continuò a dattilografare con dita veloci, gettando di tanto in tanto un'occhiata agli appunti. Un altro giovane uomo si avvicinò alla scrivania e, rendendosi conto che Ellis, concentrato nel lavoro, non si era accorto di lui, picchiettò sulla superficie di legno con una matita.
- Che c’è, Ruddy? – chiese Ellis senza distogliere lo sguardo dal foglio.
- Ho le informazioni che cercavamo – rispose Ruddy con un bagliore negli occhi verdi.
- Ah no! Di nuovo quel ragazzino presuntuoso! Dobbiamo proprio occuparcene ancora? – chiese Ellis infastidito.
- Temo di si! – affermò il rosso Ruddy, scuotendo le spalle.
- Ma come sai che sarà qui domani mattina? – chiese Charles cancellando un errore nella pagina.
- - Mi ha appena chiamato un mio amico di Chicago. Il ragazzino presuntuoso, come lo chiami tu, sarà qui più o meno alle dieci.
- Ma quando ce ne libereremo? – sospirò Charles stirandosi - Quest’incubo dura da anni!
- Non lamentarti Charlie – obiettò il fotografo – È per merito della prima intervista che lui ti ha concesso che hai questo lavoro.
- Lo so … ma ricorda che intervistare quello scorbutico arrogante non è un compito molto piacevole – ribadì Ellis pulendo gli occhiali con un fazzoletto.
- - Ma tu devi essere nelle sue grazie, visto che non si lascia intervistare da nessun altro.
- Allora, la prima volta è stata una questione di fortuna. Ero nel posto giusto e il tipo era abbastanza sbronzo. E comunque non aveva detto molto - spiegò Ellis – Poi è diventata una specie di abitudine. Si era ricordato di me e di quella prima volta e mi ha riconosciuto in mezzo agli altri giornalisti.
- Ma domani ci saranno tanti dei nostri alla stazione. Non ha rilasciato una sola parola alla stampa da quando è rientrato dalla Francia … e in più c’è quella donna che lo accompagna. Tutti vogliono sapere chi è.
- Come se dovesse importarmi delle storie di quel ragazzino, quando potrei occuparmi di molte altre notizie interessanti – fece Ellis sprezzante.
- Sbaglio, o dici sempre che ti piace come lavora? – chiese Ruddy curioso.
- Non è questo il punto. È un attore dotato, non lo nego, ma è troppo difficile da trattare! - sbottò Ellis esasperato.
- Dai, Charlie, fatti coraggio. E va a letto presto, dovremo essere là prima che arrivi il treno.
- Va bene, sarò là – borbottò Ellis tra i denti, mentre Ruddy si allontanava dall’ufficio.

La mattina seguente Charles Ellis e Rudolph O’Neal aspettavano alla stazione ferroviaria, ma come il secondo aveva previsto, non erano certo gi unici giornalisti a trovarsi lì. Il marciapiede era pieno di inviati della stampa, tutti pronti con macchine fotografiche, luci e blocchi per gli appunti. Il treno era in ritardo, pertanto la folla era nervosa e annoiata, sebbene situazioni del genere non fossero rare nel loro lavoro.
Finalmente il treno arrivò alle dieci e trentacinque e i passeggeri cominciarono lentamente a scendere. I giornalisti attesero pazientemente finché non apparve l’uomo che stavano aspettando. Soprabito nero, abito scuro, espressione arrogante, rivolse alla folla uno sguardo azzurro e freddo, poi si chinò verso la giovane donna dall’abito verde scuro che teneva sottobraccio e le mormorò qualcosa all’orecchio. Il viso della donna era nascosto da un velo di tulle che adornava il cappello.
Poi la coppia s’incamminò lungo il marciapiede seguita da due uomini che portavano i bagagli, e dal gruppo di giornalisti che cominciava a tempestarla di domande. L’uomo camminava con disinvoltura senza curarsi di rispondere alle domande, mentre i flash delle macchine fotografiche investivano lui e la sua accompagnatrice. Come il resto dei colleghi Ellis spingeva quelli che aveva davanti ogni volta che ne aveva la possibilità, gridando qualche domanda, mentre Ruddy faceva di tutto per ottenere una buona foto.
Il gruppetto arrivò a una via dove un’auto era in attesa. L’autista aprì la portiera ma, prima che la donna potesse salire, il giovane si voltò e si rivolse ai giornalisti.
- Qual era la domanda signori? – chiese con nonchalance, come se non avesse compreso molto bene.
- Quando la vedremo ancora sul palco, signor Granchester?
- Cos'è andato a fare nell'Illinois?
- Chi è la signora che la accompagna?
Il giovane fece un lieve sorriso che spiazzò i giornalisti, che si aspettavano reazioni brusche e arroganti da parte dell'attore.
- Mi è andata bene, sono solo tre domande – L'uditorio si fece muto - La prima: reciterò in un nuovo lavoro il prossimo febbraio, ma al riguardo dovete chiedere a Robert Hathaway. Seconda: sono stato in Illinois per un motivo normalissimo, trascorrere le feste con alcuni amici. Quanto alla signora che mi accompagna - per un attimo fissò la giovane che posava la mano sul suo braccio - mi onora con l'essere mia moglie. E questo tutto signori - Subito dopo aiutò la donna ad accomodarsi sul sedile dell'auto e la seguì immediatamente, ignorando la valanga di domande che seguiva.
L’auto cominciò a muoversi lentamente tra la calca. Gli inviati della stampa continuavano ad assieparsi contro il veicolo, pur sapendo di non poter ottenere molte altre informazioni in quel momento. Improvvisamente il finestrino dell'auto si abbassò proprio in faccia ad Ellis che colse l'occasione per rivolgere un'altra domanda alla donna all'interno.
- Il suo nome, signora, per favore!
La giovane sollevò il velo con grazia, consentendo al giornalista di vedere gli occhi verdi e il luminoso sorriso.
- Candy – rispose semplicemente, poi l’auto accelerò allontanandosi dal gruppo.
Ellis e O’Neal si fermarono per recuperare il fiato, ormai provati dallo sforzo di spingere, correre e gridare nello stesso tempo.
Sei riuscito a fotografarla, Ruddy? – chiese Ellis con voce strozzata.
- Ma certo! Appena in tempo, quando ha scoperto il viso, decisamente molto bello. Il ragazzaccio presuntuoso ha buon gusto - rispose il fotografo sorridendo.
- Molto bene. Di corsa in ufficio - disse il giornalista ignorando l'ultimo commento del compagno.
- Sai Charlie – commentò ancora Ruddy avviandosi verso il punto dove Charles aveva lasciato la sua Ford T - non ci crederai, ma io credo di averla già vista.
- Sul serio? Dove? Verrebbe fuori un articolo incredibile se avessimo i dettagli sulle sue origini.
- Credo faccia parte di un’importante famiglia di Chicago – disse Ruddy grattandosi la nuca e cercando di ricordare il periodo in cui aveva lavorato in quella città.
- Ma sei sicuro? - fece Ellis eccitato mentre avviava il motore
- Lasciami solo controllare le mie carte. Devo avere qualche foto della ragazza che ho in mente. Potremo confrontarla.
- Benissimo. Andiamo a casa tua a vedere.
- Ehi! Voglio prima mangiare qualcosa! Non ho fatto tempo a far colazione! – protestò Ruddy.
- Scordatelo. Dobbiamo avere l’articolo pronto per il supplemento – disse seccamente Charlie.
- Maledizione! Che lavoro di merda!

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Nella residenza dei Legan il veglione di Capodanno era appena terminato. Nella sala dei ricevimenti e in giardino regnava il più assoluto disordine, dappertutto erano coriandoli e stelle filanti. Lo champagne aveva fluito liberamente nei bicchieri, e come logica conseguenza tonnellate di spazzatura e corpi in stato di incoscienza di qualche invitato si alternavano sul pavimento.
Iriza si svegliò molto tardi, ben oltre mezzogiorno, con un terribile mal di testa che le martellava le tempie. Si sollevò a sedere sul letto, allungò una mano per suonare un campanello e immediatamente comparve la cameriera con l’infuso che la padrona era solita prendere per i postumi di una sbornia. Iriza guardò la propria immagine riflessa nello specchio e ricordò di aver aspettato invano Archie tutta la notte. Il giovane non si era mai fatto vedere e quest’affronto l’aveva messa nel peggiore degli umori. Aveva passato ore ad agghindarsi per apparire al massimo del suo splendore e tentare la conquista del cugino, che da quando era libero, nonché membro più potente della famiglia, era il suo nuovo obiettivo.
“Mio caro Archie, sei quello che io chiamo un partito eccellente. Non mi arrenderò tanto facilmente. Questo è stato solo il primo tentativo” pensò, alzandosi dal letto per indossare la vestaglia di seta. Poi, con una copia del New York Times in una mano e un bicchiere di infuso nell'altra, uscì dalla camera. - Felice anno nuovo, fratello – disse ad alta voce irrompendo nella camera di Neal ancora avvolta nell’oscurità.
- Non potresti parlar piano? – rispose una rauca voce maschile proveniente dal letto.
- Dai, Neal, svegliati e prendi un po’ di questo – rispose lei sedendo sul letto e porgendo il bicchiere di tisana al fratello che accettò di buon grado – È arrivato il 1919. Sarà il mio anno fortunato, vedrai. Mi sposerò molto presto.
- È quello che hai detto l’anno scorso – rispose Neal ironicamente.
- Stupido! – bofonchiò Iriza – dovresti pensare anche tu a sposarti.
Senza rispondere il giovane restituì alla sorella il bicchiere vuoto, si alzò e andò verso la stanza da bagno. Alzò il volto verso lo specchio e ancora una volta lo stesso pensiero gli corse alla mente. La guerra era terminata da quasi due mesi ma ancora non aveva alcuna notizia di Candy. Ne aveva accennato ad Albert, ma lo zio era stato piuttosto evasivo. “Dove sarà?” continuava a chiedersi, e quell’incertezza lo faceva impazzire.
Cercò di richiamare alla mente l’immagine sempre più evanescente degli occhi della ragazza. Ancora tre mesi e sarebbero stati due anni dall’ultima volta che l’aveva vista. Se il ricordo dello sguardo andava via via dileguandosi, non era purtroppo così per i sentimenti più vivi che mai che la giovane ancora gli ispirava. Strofinandosi energicamente con l’asciugamano si chiese per la milionesima volta come si poteva odiare e amare una donna nello stesso tempo con tanta intensità.
“Sei un idiota malato e ossessionato!” si disse fra sé guardandosi allo specchio. "Forse” si rispose in una sorta di dialogo interiore, mentre la sorella continuava a cicalare nella stanza accanto “ma la colpa è tutta sua. Respingendomi non ha fatto altro che stuzzicarmi ancora di più. Quando tornerai t’inseguirò fino alla morte, Candy. Con Albert lontano sarà tutto più facile”.
Completamente estranea ai pensieri del fratello, Iriza leggeva tranquillamente il giornale, saltando distrattamente di articolo in articolo, finché un paio di foto sul supplemento non richiamarono la sua attenzione. Riconoscendo le persone delle immagini impallidì violentemente.
- Maledetta bastarda! – gridò con voce stridula – Ha ottenuto quello che voleva alla fine, quell’orfana morta di fame!
- Ehi! Che cos’hai Iriza? – chiese Neal infastidito dalle grida della donna – Ti avevo chiesto di parlare piano. Ho un’emicrania terribile.
- Vuoi sapere che cos'ho? – continuò Iriza nello stesso tono – Leggi qui quello che ha fatto la tua cara bastarda. Ha avuto molto da fare, questo è evidente – disse la donna mettendo il giornale in mano al fratello.
Neal lo prese con mani tremanti e gli occhi gli caddero sull’immagine di Candy elegantemente vestita al braccio di Terence. Il viso era coperto dalla veletta del cappello, ma non c'era alcun dubbio sull'identità della donna, che appariva sorridente in primo piano in un’altra foto.
“Due ‘enfants terribles’ uniti dal destino. Terence Granchester sorprende tutte le ammiratrici sposando segretamente un’eccentrica ereditiera di Chicago” era il titolo di testa.
- Non può essere vero! – gridò Neal scagliando violentemente il giornale sul pavimento – Come ha potuto farlo? Miserabile! – disse rivolgendosi alla sorella che camminava furiosamente da un lato all’altro della camera.
- Di cosa ti stupisci, fratello? È sempre stata una vera strega! Deve aver trovato Terry solo, vulnerabile …
- Mi riferivo a quel bastardo di Terence! – ringhiò Neal.
- Non cambia niente! Sono due miserabili bastardi! – tagliò corto la donna gettandosi su un divano – Dovevo essere io al suo posto! – sibilò con amarezza – Ti rendi conto di cosa significa questo?
- Certo! Quell’inglese idiota va a letto con la donna che voglio! – proferì Neal in preda all’ira.
- Non m’importa un accidente! – gridò Iriza furiosa per la mancanza di comprensione del fratello - Il padre di Terence è morto un paio d'anni fa e non gli ha lasciato solo una parte del patrimonio, ma anche un titolo nobiliare! Adesso l’orfana della Casa di Pony è una Lady! Dovevo esserlo io! … Neal, che stai facendo? – chiese vedendo il fratello formare freneticamente un numero al telefono.
- Chiamo Buzzy per farmi portare un'altra dose. Credo di averne bisogno.
- Digli anche che stanotte sono disponibile. Devo scordarmi di tutto questo!
- Prendi un whisky sorella. Per un po’ ti farà bene – le offrì il giovane versando preparando due bicchieri. Neal sapeva che quella soluzione era effimera.

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- “Due enfants terribles uniti dal destino” - lesse ad alta voce Terry ridendo e reggendo una tazza di tè – Davvero divertente questo Ellis! Gli piacciono i titoli altisonanti!
- Conosci chi ha scritto l’articolo? – chiese Candy mentre cercava di sistemare i riccioli indomabili. La coppia si trovava sul letto e aveva appena terminato la colazione.
- Si, lo conosco da molto tempo. È un brav’uomo, anche se temo di averlo fatto impazzire tutte le volte che mi ha intervistato. Ma è l’unico giornalista di cui mi fido – rispose fissando la giovane donna al suo fianco, giudicandola incantevole nel suo negligé color glicine.
- E si può sapere perché? – chiese Candy curiosa appoggiando il mento sulla spalla del marito.
- Diciamo che una volta ha avuto la correttezza di non pubblicare delle cose che avevo detto in un momento in cui ero completamente ubriaco – rispose Terry abbandonandosi alle carezze della moglie sul collo.
- - È stato bello da parte sua!
- Si, ma adesso vedo qualcosa di molto più bello – rispose posando la tazzina vuota e il giornale sul comodino - Vieni qui! - le ordinò dolcemente aprendole le braccia. Candy non lo fece aspettare.
- Buon Anno! – disse la giovane rotolandosi con lui tra le coperte.
- E anche buon anniversario – rispose Terry tra i baci.

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Si avvicinava la fine di febbraio e Terence, ormai prossimo a ricomparire sulle scene, era sempre più nervoso e irritabile. Avrebbe esordito in una commedia, genere che non aveva approfondito tanto quanto la tragedia, e si sentiva oppresso da un fastidioso senso di insicurezza. Eppure Robert Hathaway e gli altri colleghi erano più che soddisfatti di lui. Benjamin Maddox, un nuovo macchinista turbato dai violenti scatti d'ira del giovane attore, chiese un giorno come riuscivano a sopportare un temperamento simile.
Oh no! Questo non è niente! – rispose un suo collega – Avresti dovuto vederlo prima! Allora si che era un inferno! Non gli andava mai bene niente. Adesso è molto più tranquillo. È un po’ nervoso per la prima, ma gli passerà.
- Allora mi rallegro di non averlo conosciuto prima! – rise Benjamin.
Ma i membri della compagnia Stratford non erano i soli a notare miglioramenti nel carattere del giovane. Chi ne godeva di più era il personale di servizio di casa sua. Non solo il loro padrone era più garbato, ma soprattutto non dovevano più trattare direttamente con lui, specialmente nei suoi momenti peggiori.
Era interessante vedere come una piccola donna, la giovane signora Granchester, sapeva tenere il controllo della situazione con mano gentile. Nonostante la sua inesperienza come padrona di casa, Candy si era prontamente adattata alla nuova vita e, con atteggiamento aperto, dimostrò di voler imparare dai cinque addetti al servizio, considerandoli suoi pari e compagni di lavoro. I servitori sentirono subito il cambiamento e, come facevano sempre tutti, si arresero al carisma di Candy, ben felici nel rendersi conto che da quel momento avrebbero trattato con quella simpatica giovane invece che con lo scorbutico marito.
Bess e Lorie, rispettivamente cuoca e cameriera, conoscevano bene la curiosa routine. Il giovane signor Granchester tornava a casa lanciando maledizioni verso qualcosa che al lavoro non era andato come doveva. La sposa lo salutava con un sorriso, ignorando la collera del marito, e il furore cominciava lentamente a placarsi. In silenzio poi l'uomo andava verso il suo studio e per un po' rimaneva solo, finché la moglie gli portava personalmente il tè, esonerando la cameriera da quel temibile compito. I servitori non si curavano di quello che avveniva dentro quella stanza, l’importante era il risultato e, alla fine del misterioso processo, il giovane padrone compariva in sala da pranzo più tranquillo e perfino cortese.
In quei giorni, orami frequenti , in cui Terence era di buon umore, i servitori scoprirono che il padrone poteva essere una persona molto piacevole. Era evidente che la signora Granchester sapeva come muovere le fila del cuore del marito.
- È commovente vedere come la ama! – commentò un giorno in cucina Bess con Lorie.
- È vero – sorrise la cameriera - credo di non averlo mai visto innamorato prima.
E così passavano i giorni al civico 25 di Columbus Drive.
In quel periodo Annie fece visita all’amica per raccontarle della sua rottura con Archibald. Candy non poteva credere al modo di reagire della vecchia amica. Dapprincipio si sentì molto preoccupata per Annie, ma la giovane bruna sembrava così sicura ed entusiasta dei suoi nuovi progetti che Candy finì per rendersi che l’amica d’infanzia era molto maturata e pronta a prendere in mano le redini della sua vita.

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Annie si fermò a New York soltanto una settimana, poi prese le valigie, salutò i Granchester e il padre che l’aveva accompagnata da Chicago, e salì su una nave per cominciare il lungo viaggio verso l’Italia. Una settimana dopo Albert fece lo stesso, iniziando una nuova avventura che avrebbe cambiato per sempre la sua vita.
Con due delle persone più importanti della sua vita così lontane si sarebbe potuto credere che la felicità di Candy fosse destinata a offuscarsi. Ma non era così, aveva una nuova ragione per continuare a credere in un avvenire radioso, si trattava solo di aspettare il momento giusto per condividere le magnifiche novità che aveva in serbo. L'occasione si presentò una certa sera dopo cena.
- E questo cos’è? – chiese al marito rovistando le tasche di una giacca per mandarla in lavanderia. Terry guardò la busta tra le mani di Candy e non poté trattenere un moto di fastidio.
- Qualcosa che preferirei ignorare – rispose con indifferenza mentre usciva dalla doccia – È un invito per uno di quei ricevimenti tremendamente noiosi di Walter Hirschmann, un vecchio critico ancor più noioso delle sue stesse feste.
- Capisco … devo gettarlo via? – chiese Candy, ma vedendolo esitare intuì che nonostante la repulsione quella festa doveva essere piuttosto importante – O … c’è qualcos’altro che non mi dici?
- Veramente si … - rispose lui allungandosi sul letto – Questo tizio è un critico di cui … diciamo … ho rifiutato parecchi inviti in passato.
- Vuoi dire che lo hai snobbato troppe volte! – disse Candy rimarcando le parole.
- D’accordo, l’ho snobbato, mettiamola pure così.
- E non potrebbe essere dannoso per la tua carriera trattare così un critico importante? – chiese curiosa la giovane.
- Ecco che parli come Robert e mia madre! Chissà perché te ne ho parlato! - fece il giovane.
Candy poteva percepire nettamente quanto Terry fosse combattuto e, nell’intento di rasserenarlo, sedette accanto a lui scostando la ciocca di capelli che gli copriva gli occhi.
È davvero così insopportabile questo Hirschmann? – mormorò con dolcezza – Forse dovresti dargli una possibilità ed evitare altri problemi. Questo non significa che reciterai solo per compiacere lui. Si tratterebbe solo di fargli una cortesia. Non ti dovrai certo trattenere tutta la notte. O si?
Il marito la guardò non molto convinto, ma Candy sentì che era sul punto di arrendersi, così andò avanti e aprì la busta.
- Guarda, l’invito è rivolto anche a me, davvero gentile da parte sua! – disse sorridendo – Dai, Terry! Potrebbe essere divertente, non si sa mai. Dai, dì che accettiamo.
- Ed io cosa ottengo in cambio? – chiese maliziosamente, cominciando a trovare il lato piacevole di tutta la faccenda.
Candy osservò la data dell’invito e scoprì che si accordava perfettamente ai suoi piani.
- Oh oh! Hai visto che la festa è il giorno della prima? – chiese con sorriso accattivante.
- Naturalmente! Quell’esecrabile vecchiaccio vuole vedermi soffrire davanti a lui! Ma non cambiar discorso, dimmi cosa ottengo in cambio.
- Ti farò una sorpresa quella sera, ma non l’avrai finché non saremo di ritorno dalla festa … a un ‘ora ragionevole di modo che i nostri anfitrioni non si sentano offesi – spiegò la giovane.
- Una sorpresa che mi piacerà? – chiese lui dubbioso.
- Ehm ... spero che ti piaccia - rispose Candy. Finalmente Terence accettò il patto, poi dimenticò completamente la questione per dedicarsi a occupazioni di gran lunga più piacevoli.
Arrivò il giorno tanto atteso, e nonostante le ansie di Terry tutto andò alla perfezione. Come sempre il suo talento in palcoscenico abbagliò tutti, il suo Petruccio fu accolto con enorme entusiasmo. Non ne era consapevole, ma la sua recitazione rifletteva una nuova maturità che l’esigente pubblico newyorkese non mancò di cogliere e apprezzare. Quando il sipario si alzò l'ultima volta per permettere agli attori di ringraziare per la prolungata ovazione, Terry alzò lo sguardo verso il palchetto di Eleanor e Candy che raggianti in viso si univano all'applauso. Lo sguardo della giovane incontrò quello del marito rivelandogli tutto l'orgoglio che provava per lui. Le preoccupazioni per la festa di Hirschmann furono temporaneamente dimenticate.
Quella stessa notte Candy scoprì che il giudizio di Terence sul signor Hirschmann era azzeccato: quell’uomo era davvero noioso, snob e affettato, però conosceva molta gente interessante che rendeva vivaci e animate le sue feste. La signora Hirschmann, in opposto al marito una piacevole donna di mezza età forse un po’ troppo giovane rispetto a lui, era irresistibilmente attratta dalla novità di quella stagione di Broadway, in altre parole la giovane signora Granchester. Candy catturò l'attenzione degli invitati dal primo momento in cui mise piede nella sala d'ingresso e verso mezzanotte Terry si era ormai persuaso che la serata era decisamente migliore di come si era aspettato. La coppia ballò a lungo, godendo della libertà di stare vicini in mezzo alla gente. Il giovane attore si scoprì a non guardare con impazienza l’orologio come era solito fare in quel tipo di eventi, quelle rare volte in cui acconsentiva a partecipare. Quando lo fece vide che era ora di rincasare.
Era stata una giornata faticosa e quando a tarda ora arrivarono a casa, Terry si lasciò letteralmente crollare sulla poltrona preferita. La giovane donna sedette al tavolino da toletta per togliere i gioielli. Per un attimo il suo sguardo indugiò sulla collana di brillanti, dono di Capodanno del marito, poi la ripose in un cofanetto. Continuò togliendo le forcine che le sostenevano la pettinatura, liberando a poco a poco i biondi ricci. Seduto accanto al camino Terry osservava divertito il rituale femminile, ammirando il seducente contrasto tra il candore della pelle della moglie e i riflessi di raso nero del vestito merlettato. E tuttavia una domanda lo stava consumando dentro, mentre la lentezza di Candy lo esasperava.
La giovane sembrava ignorare l’impazienza di Terry e continuava le sue occupazioni commentando la festa e lo spettacolo. Il marito rispondeva distrattamente, da una parte tormentato dalla curiosità per la fatidica sorpresa che gli era stata promessa e da un'altra perdendosi nella visione della giovane sposa mentre con gesti naturali si spogliava di fronte a lui. Mai avrebbe voluto far mostra della sua ansia.
Candy entrò in bagno e non ne uscì che alcuni minuti dopo, profumando di rose fresche e indossando una vestaglia bianca. Sostò sull'entrata della camera, osservando Terry ancora in frac, con l'impazienza disegnata sui lineamenti alteri. Rise tra sé pensando che era ormai il momento di liberarlo dalla curiosità che lo tormentava e finalmente andò verso di lui accomodandosi sulle sue ginocchia.
- Allora, vuoi finalmente ripagarmi dell’enorme sacrificio che ho fatto per te stasera?
- Ah, già … - rispose Candy con atteggiamento distratto – È davvero urgente conoscere la tua sorpresa proprio adesso? – chiese divertendosi ai lampi di fuoco che le lanciavano le pupille verdeazzurro di lui.
- Non mi verrai a dire che non ce l’hai! È così? – rispose lui con un moto di delusione, e Candy non poté non pensare quando infantile potesse essere a volte.
- Beh, si e no – sorrise la donna, disfacendogli il nodo della cravatta.
- Adesso basta! Così non va! Ho fatto quello che hai voluto e adesso voglio il mio premio! – insistette, non sapendo se arrabbiarsi o eccitarsi al contatto del viso e del corpo della moglie, e al profumo di fragola del suo alito.
Il giovane osservò il brillio negli occhi color smeraldo della moglie e cominciò a sospettare di esser vittima di un tranello.
- Penso che tu mi abbia mentito! – sbottò deluso.
- Non è vero – sorrise la donna decidendo in quel momento che l'aveva fatto soffrire abbastanza - Ho qui una parte della tua sorpresa, il resto verrà dopo - con queste ultime parole Candy si alzò in piedi e andò verso la toletta, aprì un cassetto e ne trasse una grande busta che porse al marito.
Terry osservò i timbri postali e vide che la busta proveniva dall’Inghilterra. Lanciò uno sguardo interrogativo alla moglie che lo incoraggiò ad aprire la busta. Il giovane attore trovò un manoscritto accuratamente piegato, raffigurante un albero genealogico interminabile che risaliva al 1660, con la nascita di Giorgio I, il primo degli Hannover a giungere al trono d’Inghilterra nel 1714. Il casato dei Granchester era uno dei rami di questa linea che terminava con Richard Granchester e i suoi quattro figli.
- Mio padre insisteva sempre perché imparassi a memoria queste cose – commentò Terry sollevando lo sguardo dal foglio – perché ce l’hai?
- Ho scritto al signor Stewart chiedendogli di inviarmi il tuo albero genealogico.
- Volevi sapere tutto delle mie oscure origini, vero? – scherzò Terry – Però me lo potevi domandare. Sono in grado di raccontarti tutta la storia completa, con i vari Giorgio, Guglielmo ed Edoardo, inclusa la mia prozia, la regina Vittoria, e di quello stoccafisso di mio zio Giorgio V, re di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, Imperatore delle Indie e uomo più noioso sulla faccia della terra. Di sicuro un racconto abbastanza arido l’’avvertì.

- Non posso dire di adorare la famiglia di tuo padre – rise nuovamente Candy – ma ti sbagli. Non sono curiosa del tuo passato, volevo invece darti l’albero genealogico come regalo – spiegò riprendendo posto sulle ginocchia dell'uomo - perché è arrivato il nostro turno di contribuire alla discendenza, per quanto tu non sia così orgoglioso del tuo lignaggio. E qui viene l'altra parte della sorpresa.
- Cosa vuoi dire? – chiese il giovane confuso.
- Bene, in quest’albero genealogico c’è ancora posto per altri discendenti – disse la giovane indicando il foglio – Tra qualche mese aggiungeremo un nome al casato dei Granchester. Anche se, essendo figlio nostro, non credo sarà un buon aristocratico.
Il giovane ammutolì mentre le parole di Candy risuonavano nella sua mente faticando ad assumere il loro pieno significato. Guardò il viso della donna memorizzandone l'espressione di quel momento, e infine comprese tutto in un’esplosione di gioia mai provata prima.
- Vuoi dire che … - balbettò.
- Si – sussurrò lei posando la fronte su quella di lui – Saremo genitori! È questo il mio regalo! Congratulazioni per lo spettacolo di stasera, Terence!
- Ma sei … sei sicura?... – balbettò ancora, incapace di afferrare l’idea di esser padre in tutta la sua portata.
- Assolutamente. Il dottore ha confermato i miei sospetti proprio ieri l’altro – spiegò – Allora, sei felice? – indagò, non sapendo bene come interpretare l'espressione dubbiosa di lui.
- Felice? – fece lui cominciando a ridere convulsamente – Non so ancora se ce la farò a reggere tanta felicità, Tuttelentiggini! Sono le più belle notizie che abbia mai ricevuto! - concluse prendendo la moglie tra le braccia facendola dolcemente volteggiare finché entrambi non crollarono sul letto.
- Ehi! – protestò lei tra le risa – Adesso devi stare più attento! - lo rimproverò affettuosamente e Terry la liberò di scatto dall’abbraccio scostandosi, non sapendo come reagire.
- Io … scusami … non sono mai stato … sposato con una donna incinta! – disse allarmato.
- Beh, neanch’io cono mai stata incinta prima d’ora – sorrise Candy rassicurandolo – ma impareremo insieme. Anche se … non c’è nessun bisogno che tu sia tanto “attento”, Terry – disse con fare ammiccante. Terry capì e un secondo dopo un sapore di cannella ben conosciuto invadeva la bocca di Candy.
- Posso chiedere una cosa? – biascicò lui colto da un dubbio nel bel mezzo dell’abbraccio.
- Si.
- - Mi avresti dato queste notizie anche se non fossimo andati alla festa di Hirschmann, non è così?
- Certo! – rise lei smascherata – Te l’avrei comunque detto oggi. Non volevo dire niente prima di essere sicura. Però non sei pentito di esser andato alla festa. O si?
- Non dovrei dartela vinta tanto facilmente, bugiarda impenitente che non sei altro, ma questa notte potrei perdonarti tutto – disse Terry seppellendo per sempre la questione con un altro bacio e Candy rispose slacciandosi la vestaglia, unica copertura sulle sue nudità.
Perduto nell'estasi dell' interscambio sensuale e pervaso dalla gioia tutta nuova del sogno di una famiglia con Candy che si stava avverando, Terry dimenticò completamente le preoccupazioni sulle recensioni che sarebbero apparse sui giornali del giorno dopo, cosa mai successa in una notte seguente a una prima.

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Candy terminò il bagno, asciugò accuratamente i lunghi capelli ricci, indossò una camicetta bianca di cotone dai bordi ricamanti che facevano pendant con la gonna rosa che aveva scelto. Il progetto di trovare lavoro in un ospedale o in una clinica era stato momentaneamente accantonato a causa della gravidanza, e Candy pensava che per ora era meglio dedicarsi al ruolo di moglie e madre. Tuttavia non si annoiava per niente, Fort Lee in primavera poteva essere stupendo, e la giovane ne approfittava a piene mani. Dopo aver aiutato Bess e Lorie nelle incombenze domestiche, usciva a passeggiare lungo le rive dell’Hudson e rientrava a casa per dedicare un po’ di tempo a se stessa, prima del ritorno del marito.
Osservò la sua immagine riflessa ammirando la curva crescente del ventre. Le guance avevano completamente recuperato il colore abituale e una nuova luce le brillava negli occhi. Dentro di lei si svolgeva un nuovo dialogo tra lei e la vita che stava per dare alla luce, un dialogo che non comprendeva appieno, ma di cui godeva con tutte le sue forze. Le piaceva molto sedersi nel salotto per ammirare il tramonto sugli stagni che circondavano il vicinato e, contemplando il tranquillo paesaggio attraverso la finestra, si abbandonava al linguaggio silenzioso che condivideva con la sua creatura.

vyon



Un riccio ribelle sfuggì al nastro rosa che sosteneva i capelli in una coda di cavallo, e distrattamente lo scostò dalla fronte. Sospirò ricordando che tra qualche giorno sarebbe stato il suo ventunesimo compleanno. Sapeva che la vita avrebbe avuto in serbo per lei ancora molte cose, alcune belle altre meno, ma in quel sereno pomeriggio si sentiva talmente appagata che tutte le pene che il futuro avrebbe potuto portarle apparivano insignificanti al suo cuore fiducioso.
Teneva tra le mani la posta della settimana. Notizie dall’Italia, dalla Nigeria, dalla Francia, da Chicago, da Lakewood e dalla Casa di Pony, tutte recanti auguri per il suo compleanno. Ogni riga le recava l’amore di quelle persone che per lei erano estremamente care e importanti. Lesse nuovamente le lettere una per una, spiegando alla sua creatura chi era ognuna di quelle persone. Poi prese la copia di un nuovo copione teatrale posata su una vicina mensola. Cominciò a leggere ...
Incontri di Terence Graham Granchester

FINE




E qui termina il corpo principale della fan fiction. Ma come probabilmente la maggior parte di voi sa, Alys Avalos ha scritto ben quattro epiloghi di questa meravigliosa novella, praticamente un seguito ... e chi legge per la prima volta vuole sapere di più sulla vita insieme di Candy e Terence, perchè il matrimonio non è un punto d'arrivo, ma un punto di partenza! E naturalmente siamo curiosi di conoscere il destino ancora incompiuto di Albert, Annie, Archie, Flanny, Yves ... e naturalmente, cosa ci sarà in quel copione, "Incontri"? beh ci arriveremo. Un po' alla volta ... il viaggio è sempre appassionante. GRazie a chi ha collaborato e collaborerà ancora con me, grazie per il supporto che mi avete dimostrato fin qui e grazie soprattutto dell'infinita pazienza per i miei "tempi". E grazie soprattutto ad Alys, la cui fan fiction, nonostante gli anni, ancora riesce a incantare :giusy: :giusy: :giusy: Kiara
 
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