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UOMINI

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pochelentiggini
view post Posted on 17/12/2010, 17:11     +1   -1




Di uomini ce ne sono tanti in giro per il mondo e in questo raccontino ne ho colti due, per caso.

UOMINI

“È il momento. Te la senti? Sei sicuro di volerlo fare?” disse Leo, alzando la testa e facendo scorrere lo sguardo sulla parete di roccia, fino alla cima, fino alla nuvola che copriva il sole.
“Sì, sono pronto. Ricordati della seconda insenatura sulla sinistra, mentre sali”.
Ezio assicurò la corda al moschettone, facendolo scattare un paio di volte, poi indietreggiò per permettere all’amico di iniziare l’ultimo tratto della scalata.
Leo soffiò sul ciuffo che gli ricadeva sugli occhi e affondò la mano nel sacchetto di magnesite appeso alla vita. Sfregò i polpastrelli tra loro e cercò la presa sulla lastra di roccia.
La via era ben segnalata e i loro muscoli sembravano non risentire della fatica delle arrampicate degli ultimi giorni.
Raggiunsero la cima in meno di tre ore.
Vedere il mondo da lassù ridimensionava la vita.
L’ordinario era rimasto a fondo valle, in basso, avvolto dalla nebbia.
Leo ringraziò Iddio di essere con Ezio, non avrebbe retto da solo a quel successo. La cima lo avrebbe schiacciato, gli avrebbe fatto conoscere la profondità della solitudine, lo avrebbe fatto piangere. Mentre lo pensava, si accorse che le guance ispide della barba di una settimana erano bagnate, stava piangendo.
Avrebbe voluto spiegare a Ezio perché il respiro continuava a spezzarsi in petto, ma non lo fece. Non lo sapeva spiegare neanche a se stesso.
Si abbracciarono e si sentirono profondamente liberi.
Liberi dallo zaino che era stato incollato alle loro schiene per ore; liberi dagli esami che non avevano dato nell’ultimo semestre; liberi dalla visita di reclutamento nella Folgore, a Pisa, che aspettava Ezio di lì a dieci giorni; liberi dagli amici del bar del calcetto che sicuramente avevano ordinato due birre per loro e, altrettanto sicuramente, se le erano già scolate; liberi dalla perfezione di Vanessa, una ragazza che solo uno stupido non avrebbe sposato, come diceva la madre di Leo quando parlava della fidanzata del figlio.
Ezio sapeva che la madre di Leo aveva ragione: Vanessa aveva vinto un concorso regionale di bellezza, stava per laurearsi in fisica e aveva rinunciato a una borsa di studio in Finlandia per non allontanarsi da Leo.
Era proprio la perfezione di Vanessa che aveva convinto Ezio, una mattina di cinque settimane prima, a scaricare da internet i modelli di richiesta di arruolamento.
Leo non diede tregua a Ezio per giorni, voleva sapere il motivo per cui l’amico aveva deciso di fare domanda, e quell’escursione in montagna rappresentava una scommessa. Ezio aveva promesso di dirglielo se fossero riusciti a raggiungere le tre vette della vallata in una settimana, insieme.
Ezio voleva arruolarsi per scappare.
Aveva bisogno di provare a se stesso quanto già sapevano tutti: che era un atleta, che i muscoli del suo corpo avevano sviluppato grande resistenza alla fatica, che aveva una forte volontà e carisma, che avrebbe potuto diventare anche quello che non voleva essere.
Avrebbe fatto carriera nell’esercito e avrebbe reso il colonnello Verbani, suo padre, un uomo fiero del figlio.
Leo sapeva quanto poco Ezio stimasse il colonnello e non aveva creduto neanche per un istante che volesse arruolarsi per seguire le orme paterne; credeva esistesse un altro motivo e voleva saperlo. Sperava di saperlo. Temeva di saperlo. Era terrorizzato al pensiero di saperlo.
Ora, in quell’abbraccio sulla cima della montagna, era venuto il momento di conoscere il perchè.
Ezio si scostò, afferrò la testa di Leo e vi premette contro la fronte, forte. Si morse il labbro inferiore, respirando a stento e sapendo che non era colpa dell’altitudine.
Appoggiò la bocca su quella di Leo e lo baciò.
Leo era quindici centimetri più basso di Ezio, ma gli assestò una spinta così violenta al petto da farlo indietreggiare e cadere per terra.
“Che cazzo fai?” gli urlò, buttandosi su di lui e afferrandolo per la maglietta.
Ezio tentò di nuovo di baciarlo e Leo gli sferrò un pugno sullo zigomo. Avvertì un forte dolore alla mano e se la portò al petto. Ezio rimase di spalle, avrebbe potuto facilmente atterrarlo con un solo colpo, ma gli era riconoscente per averlo colpito; il sangue che gli scendeva sul labbro gli sembrò purificargli la mente.
Leo aveva il fiatone, respirava con difficoltà.
“Sei meglio di me in tutto. Hai avuto il coraggio di fare quello che io ho desiderato per mesi” disse, cadendo sulle ginocchia e nascondendo la testa tra le mani.
Ezio si avvicinò e l’abbracciò, poggiando il viso sporco di sangue sopra i suoi capelli.
“Forse io potrei non presentarmi alla visita e tu potresti parlare a Vanessa. Forse potremmo partire… oppure restare” sussurrò Ezio all’orecchio di Leo.
“Non avrò mai abbastanza coraggio e tu mi odierai per questo”. Leo non riusciva a smettere di piangere, era da anni che non lo faceva, non ricordava l’ultima volta, prima di salire su quella cima.
Ezio lo guardò negli occhi e disse: “Questa vetta è la più alta che abbiamo mai scalato. Non eravamo abbastanza allenati per farlo, ma ci siamo riusciti lo stesso perché, tutto a un tratto, è diventata la cosa più importante. Possiamo scalare altre vette, insieme. Ce la possiamo fare, se lo vogliamo”.
Ezio tornò ad abbracciare con forza Leo, che aveva preso a tremare in modo incontrollato; sentiva i suoi denti battere gli uni contro gli altri.
“Sento freddo. Sento un grande freddo” disse Leo contro la maglietta di Ezio.
Il sole sparì dietro il Monviso e le spire del vento li avvolsero in una penombra gelida.
Non avrebbero dovuto salire l’ultimo tratto del pendio quel pomeriggio, sapevano che era troppo tardi e che sarebbe stato sensato farlo l’indomani. Ma avrebbero perso la scommessa, avrebbero perso il momento giusto.
Ezio abbracciò Leo ancora più forte, chiuse gli occhi e si chiese se sarebbero sopravvissuti alla notte.



 
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view post Posted on 17/12/2010, 18:12     +1   -1

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Edited by Pupavoice - 22/5/2011, 18:53
 
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view post Posted on 22/5/2011, 16:16     +1   -1
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Un racconto ...sorprendente!
Mentre leggevo credevo in maniera presuntuosa di sapere il perchè della fuga di Ezio, innamorato della fidanzata dell'amico e convinto di allontanarsi da qualsiasi tentazione...
Il titolo stesso induce a pensare ad un classico clichè che accomuna il genere maschile in schemi precostituiti, invece tu hai pennellato "il caso di due uomini" capaci di coraggio, dignità e (parafrasando la trama) di grandi altezze.
 
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2 replies since 17/12/2010, 17:11   42 views
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