Candy Candy

New York Story

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nannetta70
view post Posted on 17/4/2010, 13:26     +1   -1




CITAZIONE (SempresoloTerry @ 17/4/2010, 10:47)
Se non fosse stato per te io non avrei mai avuto la possibilità di leggerle.....

Se non fosse stato per Voi, io non avrei mai avuto l'entusiasmo di tradurle e postarle.

Grazie a Te, adorabile Cettinin :ribbon heart:
 
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janthomas
view post Posted on 17/4/2010, 16:37     +1   -1




Ti ringranzio anch'io per il tuo ottimo lavoro di traduzione, sono sicuro che sarà un ottima ff. :bravo:
Continua nella tua opera e sicuramente i lettori/trici di questo forum saranno conquistati da questa ff :mizia:
 
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nannetta70
view post Posted on 19/4/2010, 17:44     +1   -1




Oggi che per noi forumelli è un giorno di festa, quale modo migliore per festeggiare la nostra amica Terenciana con un intenso, inebriante, fragrante, conturbante profumo di rose e colonia agli aromi orientali...(o lavanda, se ci piace di più) ;)....

Auguri Lisa. :rose rosa:

Capitolo Primo

Parte Seconda





Passarano i giorni e i mesi fino a che un anno arrivò alla sua fine. Michie e Faith continuarono la loro frenetica vita da studenti tra le forti emozioni degli esami finali, le feste del fine settimana, la agitata vita sentimentale della giovane peruviana e la interminabile lista di questioni in sospeso di Faith, che non si stancava mai di ingerirsi nella vita di tutti con il desiderio sincero di comporla, non sempre con i migliori risultati, ma questo sì, con le migliori intenzioni.

Michie e Faith si erano già abituate alla "stanza del tesoro", che era diventata lo studio condiviso da entrambe e dove trascorrevano lunghe ore preparando le loro lezioni e i lavori scolastici. Nonostante la familiarità che sviluppiamo intorno a cose che con il tempo diventano ogni giorno quotidiane e familiari, Faith continuava a sentire una strana attrazione verso la stanza e tutto ciò che vi era in essa. Tuttavia, non riusciva a capire la ragione di quello strano sentimento che la rapiva di volta in volta quando stava in quel posto, specialmente se si trovava da sola.

Inoltre, fin dal primo giorno in cui era entrata in quello studio chiuso, per un motivo a lei sconosciuto ed in una condizione così sui generis, la bionda giovane aveva cominciato a soffrire di una sorta di attacco di nostalgia, quei momenti strani in cui l'anima sembra staccarsi dal corpo, aliena a tutta la realtà, per abbandonarsi ai cari ricordi, sogni angoscianti, o tristezza occulta. La cosa curiosa era che in questi momenti Faith non si sentiva se stessa e viveva per alcuni secondi immagini che poteva vedere solo nella sua mente e che non poteva capire.

La scena del giovane che scendeva le scale si ripeteva più e più volte, lasciandola sempre con quella sensazione di profonda malinconia che le opprimeva il petto, come se avesse perso per sempre qualcuno di importante e amato. Dopo essere rientrata da quella nostalgia, la giovane donna trascorreva diversi giorni depressa e si riprendeva solo per la gran forza di volontà che aveva e per quella instancabile energia che la spingeva a preoccuparsi degli altri più di se stessa. Michie notò in più di una occasione la tristezza della sua amica, che lei interpretò come preoccupazione per sua madre e si limitò a farle compagnia e ad insistere ad uscire e divertirsi per allontanare i nuvoloni mentali che affliggevano Faith.
Tuttavia, quel cielo scuro sembrava solo aumentare la sua ombra e le visioni si succedevano con sempre maggiore frequenza, sempre con gli stessi risultati. Finalmente, una notte, le cose presero una piega inaspettata.

Michie era uscita con uno studente di legge, che aveva appena conosciuto ad una festa e Faith era rimasta a casa per terminare un lavoro per il suo corso di scienze psicomotorie. L'appartamento era completamente sommerso nel silenzio e si sentiva solo il rumore della pioggia sui vetri e i colpetti dei tasti del computer di Faith, mentre lei lavorava freneticamente nello studio.
Fu allora che accadde. Un lampo illuminò la stanza con maggiore luminosità della lampada che Faith utilizzava, e immediatamente dopo, la stanza intera rimase al buio, mentre la ragazza si rammaricava per l'ennesima volta nella sua vita di non avere una fonte alternativa di alimentazione che le consentisse di continuare il lavoro nonostante il blackout.

La giovane si alzò a tentoni dalla scrivania dove stava lavorando, che altro non era che quella che avevano trovato nella camera dalla prima volta che avevano scoperto la stanza nascosta. Tuttavia, quando stava tentando di camminare verso la cucina per cercare una candela, l'energia elettrica si ristabilì e lei corse immediatamente al computer per vedere quanti file su cui stava lavorando si erano potuti salvare.

Con sua grande gioia non si era persa una sola riga, ma questa buona notizia passò in secondo piano quando gli occhi stupiti della giovane arrivarono alla fine della pagina alla quale stava lavorando per rendersi conto che, per quanto misterioso e folle sembrasse, c’era un’ultima riga, più precisamente un paio di parole che lei non aveva scritto.

Stropicciandosi gli occhi, andò a leggere sullo schermo del monitor, non volendo accettare ciò che era evidente. Così di fronte a lei, nello stesso carattere in cui stava scrivendo, si poteva leggere chiaramente:

"Il doppio fondo del cassetto destro"

Faith pensò che fosse sul punto di diventare pazza e in un ultimo tentativo di recuperare il giudizio cancellò quel messaggio che sembrava un brutto scherzo di Michie, ma poiché la ragazza non era nella stanza, era impossibile che lei fosse l'autore di un tale messaggio .
La giovane bionda scosse i capelli cercando di chiarire i suoi pensieri e con le dita nervose tentò di continuare a scrivere. Tuttavia, dopo pochi minuti le dita non rispondevano più. Al contrario, i suoi occhi sembravano essersi inchiodati sul cassetto destro della scrivania e senza riuscire a resistere oltre, la ragazza lo aprì togliendo tutti gli oggetti che si trovavano all'interno di esso con ansia comprensibile.
'Il doppio fondo del cassetto destro"
Ripeteva a se stessa mentre tirava fuori matite, carta, graffette, fermagli e altri oggetti fino a quando il cassetto fu ripulito.
"Il doppio fondo del cassetto destro"
Con mani tremanti palpò il fondo del cassetto fino a quando la punta delle dita sentirono una fessura in uno dei lati del cassetto. Fece pressione con l'indice e il legno cedette facilmente per rivelare il contenuto leggermente polveroso di quel secondo fondo.
Nascosto forse per molti anni, riposava un libro di pelle con grandi pagine. La ragazza lo prese fra le sue mani e subito la visione di altre mani più grandi e dai movimenti energici che scriveva sopra le pagine di quel libro le venne in mente. La visione si interruppe e lei fu presa da un grande ansia che la portò a pulire il libro con un telo che Michie usava per pulire lo schermo del monitor e che era a portata di mano.
Faith immediatamente aprì il libro e si rese conto che era precisamente una specie di libretto, che sulla prima pagina aveva scritta a mano una poesia in inglese che recitava così:

Fermate gli orologi,
tagliate i fili del telefono
e regalate un osso al cane, affinché non abbai.
Faccia silenzio il pianoforte,
tacciano i risonanti tamburi,
che avanzi la bara,
che vengano gli amici dolenti.
Lasciate che gli aerei volteggino nel cielo
e scrivano l’odioso messaggio:
Lei è morta.
Guarnite di crespo
il collo bianco dei piccioni
e fate che il vigile urbano
indossi lunghi guanti neri.
Lei era il mio Nord, il mio Sud
era l’Oriente e l’Occidente,
i miei giorni di lavoro,
i miei giorni di festa,
era il mezzodì, la mezzanotte,
la mia musica, le mie parole.
Credevo che l’amore potesse durare per sempre:
Era un’illusione.
Offuscate tutte le stelle,
perché non le vuole più nessuno.
Buttate via la luna,
tirate giù il sole,
svuotate gli oceani e abbattete gli alberi.
Perché da questo momento niente servirà più a niente.



La giovane riconobbe la poesia ricordandola nella lezione di letteratura al liceo, ma mai prima come in quel momento, le era sembrata così desolatamente triste. All'improvviso era come se il pozzo dei suoi sentimenti più angosciosi e amari si fosse aperto per mostrare tutte le sue pene nascoste, comprese quelle che lei ignorava di portare dentro l'anima. Le lacrime le risalirono agli occhi e avrebbe voluto lasciare la stanza, e gettare nel fuoco quello strano libro, il cui solo contatto sembrava sottometterla ad uno stato di lutto inspiegabile e irrazionale, ma una strana forza la costrinse al contrario a continuare a leggere ciò che era scritto nelle pagine che seguivano.

Nella seconda pagina, con la stessa calligrafia decisa e dai tratti lunghi, era scritta una data: 2 luglio 1923.

Faith allora sentì un tuffo al cuore. Affannosamente cercò il fermacarte a forma di piramide che lei aveva conservato dal giorno in cui avevano scoperto la "stanza del tesoro". Non appena trovò l'oggetto metallico tra i libri e le carte che erano sparsi sulla scrivania, la ragazza si rese conto che effettivamente le date alla base della piramide e in quel libro coincidevano.
Quasi senza respirare, la ragazza volse di nuovo gli occhi al libro e continuò a leggere il contenuto scritto sotto quella data, mentre l'anima, nonostante la sua condizione eterea, sembrava screpolarsi lentamente mentre lei leggeva ciascuna di quelle parole che formavano insieme un lungo testo, alla cui lettura lei non riuscì a sottrarsi.

"In questo universo caotico la certezza arriva una sola volta, non importa quante vite uno sia capace di vivere. La mia certezza è arrivata subito ed è stata così assoluta, tanto indiscutibile, tanto imperativa che mai da quella notte, sono stato capace di negarla. Questa forza mi ha accompagnato sempre, come unica verità pura e completa che ho vissuto. Oggi, che la mia certezza è sicurezza totale del fatto che il resto della mia vita sarà un interminabile lutto, inizio questo diario per la semplice necessità di raccontare a qualcuno o a qualcosa, la tristezza infinita che mi travolge.

"Una volta amai e fui amato, ma oggi questo è solo un ricordo dolce di un passato lontano. Oggi tutto quello che ho è la solitudine e il dolore perenne di aver perso per sempre colei che ancora è nel mio cuore. Oggi, che ritorno alla prigione della mia anima, i miei occhi hanno visto ciò che non avrebbero mai immaginato di testimoniare, la bara coperta di fiori bianchi che discendeva lentamente portandola via per sempre, strappandola da questo mondo che mai la meritò e mai le poté offrire ciò che lei meritava.

Mille morti io avrei potuto sopportare al suo posto, mille proiettili avrei voluto che trafiggessero il mio corpo e non il suo, mille gioie io le avrei dato, ma nessuno di questi desideri ho mai potuto vedere realizzati. Oggi è già troppo tardi, e mi sento vecchio quando ho appena ventisei anni.
Non ne posso più. So di essere maledetto, ma non capisco il perché di questo castigo che fa si che tutto quello che tocco si trasformi in polvere, infelicità, disordine. Può l’onore essere un peccato? A questo punto io non so cosa pensare, o dire ... so solo che lei è morta e che è tutto inutile. Tuttavia, devo andare avanti perché la vita è ora il castigo che merito, peggiore anche della morte stessa.

Oggi abbiamo seppellito il suo corpo, la sua anima, ne sono certo, sta già in una dimensione più felice, ma anche così il mio cuore brucia di pena per lei, perché, come diceva Auden, lei era il mio Nord, il mio sud, il mio Est e il mio Ovest, la mia giornata di lavoro e il mio riposo domenicale, il mio mezzogiorno, la mia mezzanotte, la mia parola e il mio canto ed è andata via per sempre da questo mondo. Non so com’è che ancora respiro.


Arrivando a questa riga, gli occhi verdi della ragazza aprirono la ruota delle loro lacrime totalmente, e la ragazza lanciò completamente il libro per correre in camera sua. Faith si gettò sul letto singhiozzando senza fermarsi e così continuò a piangere fino a che non si fece giorno e Michie tornò dal suo appuntamento trovando la sua compagna di stanza in un mare di lacrime.
- Ma che succede, Faith? - Disse la ragazza spalancando i suoi occhi marroni mentre abbracciava la sua amica.
- Oh, Michie - rispose la ragazza con voce rotta - è successo qualcosa di orribile. Lei è morta, e lui. . . lui era molto triste, come se fosse morto dentro.
- Lei, lui? - Domandò Michie confusa aggrottando le sopraciglia - Dio, Faith spiegati! Di chi stai parlando?
- Il ragazzo delle visioni, Michie, quello del libro, quello della stanza, - disse Faith visibilmente sconvolta confondendo ancora di più la sua amica.
- Faith, aspetta, di che libro, di che stanza e di che visioni stai parlando?

La giovane bionda si portò le mani alla fronte con la consapevolezza che la sua amica non avrebbe potuto capire niente a meno che, con calma, le spiegasse tutto quello che era successo. Così, nonostante la sua commozione, riunì le forze per chiarire la situazione. In questo modo raccontò per la prima volta alla sua amica la visione di quel giovane dai capelli castani di cui non poteva vedere il volto, e del modo in cui aveva scoperto il diario nel doppio fondo del cassetto.
Michie rimase molto sorpresa di tutto quel racconto, ma dopo il primo shock, la natura scettica la costrinse a trovare un significato agli eventi narrati da Faith.

- Aspetta un attimo, Faith – disse, dando alla sua amica un fazzoletto che aveva trovato nella scrivania a fianco al letto - Chi ti ha detto che il giovane delle tue ... allucinazioni, è lo stesso uomo che scrisse questo diario e che visse in questo appartamento, a quanto pare negli anni venti?
- Beh ... Io - balbettò Faith senza trovare una risposta coerente - ho immaginato che lo fosse. . . tutto coincide. . . Inoltre, io così. . . - si fermò.
- Tu così che, Faith? - insistette Michie guardando la sua amica negli occhi.
- Mi dispiace - fu tutto ciò che la ragazza riuscì a dire quasi in un sussurro.

Michie gettò a Faith uno sguardo di dolce rimprovero chiedendosi se fosse possibile che la stanchezza per gli esami finali la stessa turbando al punto da farle dire e sentire cose senza senso. Dopo tutto, Faith si sforzava sempre il doppio degli altri per poter conservare la sua borsa di studio.
- Guarda, ora facciamo una cosa - disse finalmente la giovane bruna - Prendi un tè che ho intenzione di prepararti, esattamente come faceva mia nonna in Perù e con questo dormirai molto bene. Domani andrai in biblioteca a finire questo lavoro lontano da questa strana stanza. Dopo vedremo cosa fare con il libro misterioso che ti ha fatto tanto male.
Faitn, che si sentiva tanto stanca come se avesse faticato ai lavori forzati con Ben Hur, non trovò altro da fare che obbedire a Michie, prendere il tè, e cercare di dormire. Anche se questo non riuscì a farlo così bene come avrebbe voluto. L'immagine dello stesso giovane uomo tornò a disturbarla in sogno.

Trascorsero dei giorni prima che Faith e Michie si avventurassero a esaminare il libro dalla copertina rigida che avevano abbandonato su uno scaffale della libreria. Tuttavia, nonostante le proteste di Michie, Faith riprese il libro fra le sue mani e lesse ad alta voce per la sua compagna di stanza. Così, sentendosi accompagnata da un’amica, poteva essere un po' meno difficile continuare questa lettura, che sembrava alterare tanto la ragazza bionda.
In questo modo le ragazze appreso che, in effetti, colui che aveva scritto il diario così pieno di passaggi desolati era stato il proprietario di quell’appartamento all'inizio del ventesimo secolo. Pare che si fosse trattato di un uomo colto, non solo per il fatto dei libri che aveva accumulato nella sua libreria, ma anche per la scrittura perfetta e perfino poetica nel suo diario, che Michie apprezzò moltissimo.

In quelle pagine l’uomo accennava al fatto che si era dedicato ad un'attività artistica che non era molto chiara alle ragazze, ma che senz’altro aveva avuto a che fare con il teatro perché menzionava molte volte le prove, sere di debutto, critiche giornalistiche e cose del genere. Tuttavia, le giovani non riuscivano a dire con certezza se l'autore del libro fosse stato un commediografo, regista o un attore, perché lui parlava solo vagamente del suo lavoro

Pareva fosse stato sposato, perché spesso parlava di "sua moglie" che sembrava essere stata sempre inferma, o forse era disabile, perché l'uomo menzionava che con loro viveva un'infermiera che si prendeva cura di lei. Curiosamente, questi riferimenti erano pochi e contrastavano enormemente con le volte in cui lo scrittore parlava di "lei", una donna il cui nome lui non scriveva mai, ma che tanto Michie quanto Faith poterono capire che si trattava di una persona diversa dalla moglie. L’altra donna che lui sembrava amare in modo quasi ossessivo, era stata sepolta il 2 luglio del 1923, data in cui lui aveva iniziato il diario.


L'uomo non scriveva sul diario ogni giorno. A quanto pare, era piuttosto uno spazio per versare le sue tristezze e dove mescolava indiscriminatamente passato e presente. In questo modo disordinato, Michie e Faith si sforzavano di capire come quest’uomo avesse conosciuto, essendo ancora molto giovane, una ragazza di cui si era perdutamente innamorato, ma da cui si era dovuto separare per ragioni che non spiegava mai chiaramente, ma che avevano a che fare con la "moglie".
Il diario continuava interminabile, raccontando scene di vita quotidiana e della donna con cui viveva e per la quale lui pareva professare un sincero affetto più simile ad un sentimento fraterno. Leggendo più avanti si resero conto che l'autore e sua moglie avevano tentato senza successo di avere dei figli e poi, nonostante i loro tentativi, era stata negata loro l'adozione di un piccolo, a causa “dell’impedimento di mia moglie" - spiegava lui - la quale cosa chiariva sempre di più alle ragazze che la moglie dell'artista aveva patito qualche tipo di disabilità fisica.

Ma questi erano i mali minori in un’anima che sembrava stare a metà, morta in vita, in movimento per inerzia in ogni riga che scriveva e dove, neppure per un solo istante, sembrava essere priva di una profonda nostalgia di "lei".
Michie e Faith impiegarono giorni e giorni a leggere il diario e nonostante il pragmatismo della prima, anche la giovane peruviana finì in lacrime in più di una occasione mentre dipanavano la storia che durava per diverse centinaia di pagine.
"L'artista" - come iniziarono a chiamarlo tra loro due - si ero sposato molto giovane, a quanto pare a ventuno anni e mosso più da un senso di lealtà e dovere che per amore, al quale, lui diceva più volte, aveva dovuto rinunciare per "onore".

Si era separato da "lei" per sposarsi con quell’altra ragazza che divenne sua moglie e che lo amava teneramente, senza per questo riuscire mai a prendere il posto di quell’altra donna assente. "Lei" era morta, apparentemente di un modo violento che lui non aveva mai chiarito, alcuni anni dopo il matrimonio dell'artista.
Dopo essersi separato da "lei" l’artista diceva che l’aveva rivista solo una volta. Il pomeriggio, Faith e Michie, leggendo quel passo, sentirono che la fonte delle loro lacrime si esauriva per sempre. Ecco quello che lessero:

Al mio arrivo a Chicago non potei evitare quel terribile nervosismo che cominciò a invadermi il petto da quando misi piede in quella stazione, nella quale l’attesi invano una mattina. Il cuore usciva dal petto nel sapere che lei viveva ancora in quella città e che in quel momento forse io stavo respirando la sua stessa aria. Ben presto mi sorpresi a cercare il suo volto nella folla in strada, mentre l’auto avanzava, o nei pochi luoghi pubblici che mi lasciarono vedere in quei giorni. Tuttavia, i miei occhi non poterono incontrarsi con quegli indimenticabili occhi verdi e io non sapevo se sentirmi deluso o sollevato, perché ero ben consapevole che un incontro sarebbe stato più doloroso che piacevole. E nonostante questa certezza, man mano che trascorreva quella interminabile settimana, la mia anima si consumava in una crescente ossessione di vederla, vederla anche se fosse un momento, di nascosto, senza che lei notasse la mia presenza. Ma il lavoro e quella dannata folla di giornalisti, ammiratori e curiosi che assediavano l'hotel dove soggiornavamo non mi permise di fare nulla.

Finalmente terminò il nostro impegno a Chicago e poiché era l'ultima tappa che la compagnia avrebbe fatto durante il tour, il giorno della presentazione finale cominciarono le mie vacanze, proprio quando il telone si era abbassato per l'ultima volta. Tutti i compagni decisero di tornare a New York per incontrarsi con le loro famiglie e per cominciare il periodo di riposo, magari viaggiare con loro in qualche parte del paese o cose simili. Avevo promesso a mia moglie che non appena tornato l’avrei portata in California per conoscere il Pacifico, idea che l’aveva entusiasmata molto. Volevo concederle quel capriccio perché mi sentivo un po'in colpa per la tensione che aveva caratterizzato il nostro rapporto nel corso dell’ultimo anno. Così che presi quel treno per tornare a casa insieme ai miei colleghi, ma il mio cuore si rifiutava di lasciare Chicago così presto e senza aver ottenuto ciò che desiderava.

Non appena raggiungemmo la prima stazione del nostro viaggio di ritorno non potei resistere di più a quell’impulso, così chiesi a Robert di prendersi cura del mio bagaglio e di spiegare a mia moglie che sarei arrivato uno o due giorni più tardi. Utilizzai come pretesto l’aver dimenticato qualcosa in albergo, e poiché era importante per me, non volevo lasciarlo al caso, senza cercare di recuperarlo da solo. Sapevo che era una povera scusa e forse mia moglie avrebbe sospettato, ma all'improvviso non me ne importava niente. In questo modo presi il primo treno di ritorno a Chicago e già prigioniero di un’urgenza irrazionale, mi diressi al suo vecchio indirizzo, sperando che forse il padrone di casa mi avrebbe potuto dar conto della sua attuale dimora.

Per mia gioia in quel momento, e mio grande dolore dopo, il padrone di casa in realtà sapeva dove lei fosse. Non viveva più a Chicago, ma in orfanotrofio, il che cambiava molto le cose. Se la volevo vedere sarebbe stato difficile farlo senza che lei non mi notasse e poi avrei dovuto recarmi in Indiana, e deviare un poco la strada di ritorno a New York. Tuttavia, in quel momento non ero disposto a rinunciare al mio tentativo, così presi il treno a La Porte, fino al luogo in cui non ero più tornato dalla mia adolescenza.
Perché tutti questi pazzi sforzi? Perché rischiare la mia già precaria relazione con la mia sfortunata moglie? Perché propiziare un incontro che forse a "lei" sarebbe risultato sgradevole? Erano le domande che mi facevo interiormente, a cui il cuore poteva solamente rispondere che sarebbe stato solo per vedere i suoi occhi, quegli occhi che lei si rifiutò di farmi vedere per l’ultima volta quella notte. Volevo anche vedere il suo sorriso e verificare personalmente che fosse felice, dopo tutto questo tempo. Volevo, devo ammetterlo, vedere com’era diventata una donna e portare con me questo ricordo perché facesse nuova parte dei miei sogni, l'ultima roccaforte di una gioia furtiva che mi rimaneva in questa squallida esistenza. Ora, nonostante la gioia egoista che questo incontro mi avrebbe lasciato, non smetto di pentirmi di essermi lasciato andare ai miei impulsi.

Giunto sul luogo, affittai l’auto di un commerciante lasciandogli come cauzione il mio orologio d'oro. E con questo sgangherato Model T mi diressi all’orfanotrofio. Quando stavo a meno di un chilometro di distanza, lasciai la macchina alla cura del proprietario di una fattoria vicina e continuai il viaggio a piedi, forse sperando di poter raggiungere senza essere visto e così di riuscire a guardarla senza che lei se ne rendesse conto.
Erano circa le cinque del pomeriggio quando arrivai sul posto e per mia fortuna i bambini erano usciti nel cortile per giocare. Li osservai per un po'dalla collina vicina, respirando l'aria profumata di quel luogo per il quale lei provava tanto affetto. Poco dopo uscì anche l’anziana direttrice dell'orfanotrofio, e insieme a lei la donna che io desideravo vedere, anche se da lontano. In quei momenti non riuscivo a trovare altra parola per definirla che non fosse bella, tanto bella come sempre e ancor più di quanto io ricordassi. Più bella ancora nell'ignoranza della propria bellezza, perché ero sicuro che, come prima, lei continuava ancora a non essere consapevole di quanto fosse bella e quanto terribilmente fatali potessero essere i suoi sguardi per un uomo.

La osservai a lungo mentre giocava con i bambini e per un attimo non potei fare a meno di pensare ai bambini che avremmo potuto avere insieme e che io avrei amato da morire se la vita non fosse stata tanto avversa. Ero così immerso in queste considerazioni agrodolci, che non mi resi conto che i bambini cominciarono a rincorrersi verso collina. Osservando il gruppo che correva verso di me, cercai di nascondermi nei cespugli vicini e non so in quale momento persi la ragione ancora di più e invece di ritirarmi quando ancora poteva farlo, rimasi lì, mentre lei e i bambini salivano verso l'alto.

Ben presto il gioco si era spostato all’ombra di alberi centenari e io mi persi nella gioia di averla ancora più vicina e poter comprovare che in fondo, quella donna nel fiore dei suoi venticinque anni continuava ad essere una bambina dispettosa capace di entusiasmarsi e ridere delle cose più semplici della vita. Ero così assorto che non mi accorsi della presenza di un animale che mi guardava con sospetto, fino a quando era ormai troppo tardi e quel grosso cane era già appuntato ai miei pantaloni, ringhiando furiosamente mentre un paio di occhi verde malva mi guardavano con stupore.

Alla fine, il cane annusò la mia presenza, iniziò a latrare e presto mi tenne prigioniero, non passò molto che i bambini se ne accorsero e lei si avvicinò ai cespugli scoprendomi. Dopo questo si succedettero le ovvie spiegazioni in mezzo ai saluti forzati. La gioia che avevo visto sul suo volto mentre giocava con i bambini, ignara della mia presenza, sparì in un istante per dar luogo ad una giovane visibilmente nervosa che non sapeva cosa dire. Mi sentii profondamente in colpa per essere stato la causa del suo imbarazzo e un po' triste a pensare che forse la mia presenza le era sgradevole. Forse mi serbava rancore ed io non potevo darle torto. . . Tuttavia, non riuscivo a credere che in lei potessero albergare questo tipo di sentimenti per alcuno, anche se si trattasse di un miserabile come me.

Dopo i primi saluti le presentai la debole scusa che ero andato a farle visita, come se tacitamente non avessimo mai deciso che era meglio non vederci più. Forse costretta dalla situazione, lei mi invitò in casa e anche se io avrei voluto scappare in quel momento, sapevo che, date le circostanze, avrei dovuto seguire il gioco. Così, dovetti trascorrere le due ore seguenti a parlare con le due signore che gestivano l'orfanotrofio, mentre cercavo di imprimere nella mia memoria l'immagine di quella giovane donna avvolta in un abito color pesca che rimase in silenzio per la maggior parte del tempo, contrariamente alla sua abitudine di parlare sempre troppo. Era cambiata tanto, o meglio, non desiderava parlare con me? Non so se i miei occhi mi tradirono prima in quel momento, davanti alle due gentili signore, ma la verità è che non riuscivo a distogliere gli occhi dal quel volto arrossato e quei capelli ricci che lei portava sciolti sulle spalle. Se prima avevo pensato che il mio cuore non potesse più sentire nulla, è bastato vederla di nuovo per capire che la sua sola presenza mi metteva in uno stato tale di turbamento emotivo che poco ci mancava che il petto mi esplodesse.

La suora, che sembrava essere la più perspicace delle due signore, deve aver finito per leggere nel mio volto ciò che le parole dovevano tacere. Nel mezzo della conversazione, e dopo essersi resa conto che tutti evitavamo l'argomento, la suora non esitò a chiedermi semplicemente:

"E sua moglie, è in buona salute?"

Non ebbi altra scelta che rispondere nel modo più naturale possibile, tentando di portare la conversazione in un'altra direzione. Ma nonostante i miei sforzi, la buona donna aveva ottenuto quello che voleva, farmi notare che qualunque fossero le mie intenzioni con quella visita inaspettata, nessuno di noi, soprattutto io, potevo dimenticare l'esistenza di mia moglie e i legami che mi univano a lei. Ancora una volta il mio maledetto destino, soprattutto quando notai che un ombra appariva in quel bel viso che io amavo tanto, e ancora continuo ad amare con la stessa intensità. Per caso a lei doleva la separazione tanto quanto a me? Non potevo fare a meno di chiedermelo, non sapendo se questo dubbio fosse motivo di gioia o di tristezza.

L'altra signora capì le mute intenzioni della sua compagna e prendendo l'iniziativa continuò commentando sul fatto di quanto fugace fosse il tempo e quanto velocemente i bambini crescessero.

- Non posso fare a meno di osservare lei e questa ragazza, - commentò la vecchia - sembra ieri, quando eravate solo dei ragazzini, e vedo già che lei è diventato un uomo di successo e capo famiglia, e presto anche lei prenderà i voti matrimoniali.

In quel momento i miei occhi cercarono quelli di lei e si incontrarono senza rimedio. In loro potei leggere ciò che effettivamente era certo. Lei stava per sposarsi. Mi sentivo così stupido in quel momento! Morendo in vita per qualcuno che stava per essere la moglie di un altro, a cui io non potevo reclamare nulla per il fatto di essere anche io sposato con un'altra donna, per essere stato io colui che aveva deciso questo destino. Ma la catena delle mie disgrazie quel pomeriggio non finì lì. Dalla conversazione, soprattutto condotta dalle due anziane signore, seppi che il promesso sposo in questione altri non era che l'uomo che una volta mi aveva salvato la vita e che ancora io consideravo mio amico.

Come mai prima mi resi conto che sono un uomo di natura gelosa ed egoista. In quel momento la mia prima reazione interiore fu di rabbia e rancore verso l'uomo che avrebbe goduto di ciò che io non avrei potuto avere e di lei, i cui occhi sembravano dire in silenzio che sentiva ancora qualcosa per me, mentre programmava un matrimonio per offrire la sua vita a uno che non ero io. Tuttavia, presto la mia rabbia ritornò su di me, sapendo chiaramente che, mentre quel buon amico mio poteva offrirle la stabilità e un amore sincero, io avevo dato la mia parola ad un'altra donna. Come allora sentire altra cosa che non fosse gioia nel sapere che lei finalmente avrebbe raggiunto la felicità? Non era questo che volevo, che lei fosse felice? Chi meglio di lui per farlo, quando sapevo molto bene che si trattava di uno degli uomini più onesti e buoni che io avessi mai conosciuto? Tuttavia, non potevo evitare la tristezza di sapere che alla fine della storia saremmo stati doppiamente separati per il resto della nostra vita.

La conversazione continuò su altre questioni, ma non riesco più a ricordare cosa ho detto. Ero così sconvolto con tutte le emozioni vissute in quei momenti. Al crepuscolo mi scusai dicendo che dovevo camminare ancora a piedi fino al luogo dove avevo lasciato la macchina, e l’anziana ebbe la cattiva idea di suggerirle di accompagnarmi fino a quella fattoria vicino al veicolo che loro stesse utilizzavano. Quello di cui avevo meno bisogno era di essere lasciato solo con lei. Tuttavia, le signore sembravano desiderare che si avvicinasse quel momento, per concederci l'opportunità di darci un ultimo saluto, dopo averci costretti a ricordare durante la conversazione che entrambi avevamo impegni e lealtà a cui non potevamo dare le spalle.

Visibilmente turbata, lei si vide costretta ad accompagnarmi e non mi meravigliai di vedere che disponesse di una macchina di lusso per il trasporto, con il fidanzato che aveva. Salutai le signore e iniziammo il breve viaggio sentendomi terribilmente nervoso. Ancora posso ricordare parola per parola la conversazione che abbiamo avuto in macchina.
- Sono felice di aver ricevuto la tua visita, - mi disse lei, rompendo l’imbarazzante silenzio e io mi resi conto che le sue parole erano sincere.
- Io, la verità, non pensavo di venire qui. È stata una decisione che ho preso all'ultimo momento - confessai nel mezzo, incoraggiandomi un poco.
- Capisco. Però ad ogni modo è stato bello vederti- mi rispose senza distogliere gli occhi del parabrezza.

Ancora una volta il silenzio ci circondò e per alcuni minuti feci rigirare la domanda che mi bruciava nell’anima. Sapevo molto bene che non dovevo farla, avevo già commesso abbastanza follie quel giorno, ma ancora mi mancava la più stupida di tutte, e anche la più indimenticabile.

- Non avevo idea del tuo imminente matrimonio con Albert – commentai, senza avere il coraggio di guardarla in faccia, preferendo disperdere la vista nel paesaggio buio.
- Beh, - cominciò lei e potei sentire che le tremava la voce - noi siamo sempre stati molto vicini l'uno all'altra. . . le cose. . . sono avvenute gradualmente. Lui mi ha chiesta in matrimonio un paio di mesi fa e io ho accettato. Tutto qui.
- Sarai la moglie di un magnate - dissi cercando di alleggerire l'atmosfera pesante - io stesso non riesco a realizzare che lui sia l'erede degli Andley.
- Come sei venuto a conoscenza della vera identità di Albert? - Mi chiese portando la linea, che la conversazione prendeva, verso luoghi meno pericolosi.
- Dai giornali, molto tempo fa - le dissi, dimostrando che nonostante i miei sforzi non riuscivo a smettere di pensare a quello - Suppongo che ora la tua vita cambierà molto.

- In parte, sì - disse lei, con una punta di tristezza che avrebbe potuto nascondere agli altri, ma non a me. - Però lui mi ha promesso che mi permetterà di stare lontana dagli obblighi sociali. Tu sai che non mi sono mai sentita molto bene in questo mondo.
- La signorina Tuttelentiggini, continuerà ad essere una ribelle anche se è una signora importante, suppongo, - commentai, lasciando scappare un lieve sorriso, a ricordare il passato che abbiamo condiviso. Almeno questo né mia moglie né il suo fidanzato avrebbero potuto mai portarcelo via.
- Come un rispettabile attore che conosco, - rise lei per la prima volta nel pomeriggio e un calore mi invase l’anima all'improvviso. Lei continuava a sorridere ottenendo lo stesso effetto confortante.
- Immagino che tu abbia ragione, in fondo saremo sempre gli stessi pazzi ragazzini, anche. . . - esitai e preferii tacere.
- Anche che cosa? - chiese lei, e a volte penso che non avrebbe dovuto fare quella domanda.

So bene che avrei dovuto stare zitto o inventare una risposta evasiva, ma a quel punto, dopo tante emozioni vissute nelle ore precedenti il mio cuore non avrebbe più potuto aspettare e soffrì di un attacco di improvviso di franchezza.

- Anche se l'anima ora reca in sè tanti dolori indelebili - le dissi guardandola direttamente e lei frenò all'improvviso, e senza dire una parola uscì dalla macchina. Io la seguii senza pensare a nulla più che alle
lacrime che avevo potuto osservare nei suoi occhi.
- Perché sei venuto? - mi disse lei, dandomi la spalle, quando sentì la mia presenza - Non ti rendi conto che tua moglie potrebbe scoprirlo e interpretare male le cose?
- Io ... - balbettai imbarazzato - Mi rendo conto che ho sbagliato, ma ero così vicino. . . Non ho potuto resistere alla tentazione di vederti. Inoltre, non avevo neppure progettato di farmi notare, mi sarei accontentato di vederti senza che tu ti rendessi conto, ma il tuo cane ha cambiato i miei piani.


Lei si mise a ridere tra le lacrime e si voltò a guardarmi. Era più bella ancora con quelle lacrime che mi confessavano un affetto che le sue labbra non osavano accettare. Ancora una volta avrei dovuto stare zitto, ma la ruota delle mie passioni girava di vita propria senza lasciarmi pensare a quello che facevo.

- Dimmi, per favore - la pregai avvicinandomi lentamente, - dimmi che lo ami come una volta hai amato me.
- Perché vuoi sentire questo? - mi sfidò lei - In ogni caso io dovrei chiederti se alla fine sei riuscito ad amarla, se sei felice come mi avevi promesso che saresti stato.
- Allora io ti risponderei che non sono bravo a mantenere le promesse, - le confessai ad un solo passo di distanza da lei- Se mi chiedi dei miei sentimenti per lei, io ti direi che la stimo, le sono grato e la tengo in considerazione. . . ma l’amore appassionato e assoluto come quello che ho provato. . . come quello che provo per te. . . Maledetta la mia sorte! . . . mai potrò professarlo per lei. Ho provato per troppo tempo e non ci sono mai riuscito- e nel raccontarle la mia triste verità non potei evitare le lacrime che mi vennero agli occhi mio malgrado. Lei è stata l'unica donna di fronte alla quale ho pianto.


- Oh mio Dio! - Fu tutto ciò che lei riuscì a dire, nascondendo il volto fra le mani e dandomi nuovamente le spalle. - Io non avrei mai voluto renderti infelice. Dio sa che non avrei mai voluto! - singhiozzava lei e non potendo resistere afferrai le sue spalle con le mie mani e appoggiai la mia fronte sul suo capo dorato.
- Non lo hai fatto. Ho ricevuto da te solo i migliori momenti della mia vita - le sussurrai in un orecchio cercando di consolarla, già dimenticandomi del dolore e della gelosia che mi tormentava. - È per questo che sono venuto a vederti, nonostante il mio azzardo non sia opportuno. Avevo bisogno di almeno un altro ricordo. Perdonami per essere venuto a turbare la pace in cui vivi!

Lei rimase immobile e calma per un po', mentre la mia anima anelava un’altra volta nuovi stimoli dinanzi al delicato contatto dei nostri corpi, che, sebbene lieve e apparentemente innocuo, mi invadeva di un calore di cui avevo sentito nostalgia per tanto tempo, ma il cui effetto in me temevo con tutte le mie forze.
- Almeno dimmi che sarai felice con lui - la pregai - dimmi che lo ami allo stesso modo o più di me perché me ne vada tranquillo, anche se la mia anima si spezza nuovamente.

Lei si girò e si gettò tra le mie braccia piangendo inconsolabile, per dirmi tra i singhiozzi.

- Non posso farlo! Vorrei mentirti ma non posso. Una volta ho provato a scriverti una lettera per dirti che tutto era dimenticato, ma non ho avuto nemmeno il coraggio di spedirla. Come dirti ora che sono innamorata dell’uomo che sarà mio marito, quando non è così?
Non sapendo come affrontare i sentimenti così coincidenti che mi esplodevano dentro, mi limitai semplicemente ad abbracciarla con forza, dimenticando per un momento chi eravamo, ripetendo il suo nome più e più volte, nome che ora non ho il coraggio di scrivere, perché vederlo impresso in questa carta sarebbe tanto doloroso come ascoltare la sua voce nuovamente. Voce che non potrò mai sentire di nuovo.

- Gli voglio molto bene - proseguì lei nella sua confessione - ma non come merita. Perché questo amore intenso che si impossessa dell’anima fino raggiungere il midollo, questo amore che rade al suolo la volontà, solo tu me lo ispiri. Ma non può essere, tu sai che non può essere. Almeno credo di essere in grado di renderlo felice, e pregare Dio perché lui non si accorga mai di questo amore che io ancora conservo per te, come anche lei non deve sapere nulla di questo momento - mi disse e le lacrime non smettevano di bagnare i nostri volti.



- Però, amore mio, - la chiamai senza più indugi, disperato nel vederla soffrire in quel modo, - Perché ti sposi con lui allora? io. . . so cosa vuol dire passare la vita con qualcuno che per cui si prova affetto, ma non amore. Non condannarti allo stesso inferno in cui vivo io. Tu devi essere felice, tu. . . - feci una pausa, sentendo che il cuore mi si spezzava di nuovo a sentire anticipatamente il dolore che mi avrebbero provocato le parole che stavo per pronunciare - tu devi. . . . aspettare di incontrare un uomo. . . che ami davvero - le lacrime scorrevano sulle mie guance bruciandomi la pelle come il fuoco mentre l’ansia mi stava soffocando il petto - un uomo che ti faccia dimenticare di me per sempre, che mi strappi dal tuo cuore anche se muoio di gelosia.
- Questo non è possibile! - singhiozzava lei tra le mie braccia - io non posso cancellarti, non posso strapparti dai pensieri! Il giorno in cui uscirai dal mio cuore sarà quando non batterà più, non capisci? Ma. . . io voglio sposarmi, forse tu non capisci. . .

Io la guardai confuso e lei sollevò il viso inchiodando in me gli occhi verdi più tristi che io abbia mai visto.
- Non voglio finire da sola - mi disse alla fine con la stessa tristezza negli occhi - voglio avere dei figli, una famiglia, la stessa che non ho mai avuto. Puoi capire questo?

Ancora non so come la mia anima sopravvisse a queste parole che mi sbattevano in faccia la nostra pungente verità. Ciò che lei più desiderava nella vita io avrei potuto darglielo. . . e alla fine non ero stato capace di farlo. Mi odiai di più da quel giorno.

- Dio, Dio! – le risposi con voce rotta dal dolore - Che errore commisero i nostri antenati perché noi la pagassimo in questo modo? Perché questo amore puro e buono, così intenso che né il tempo né la distanza ha potuto abbattere, è diventato un peccato? Perché non puoi essere la mia donna, quando in fondo sei la sposa del mio cuore. Perché mi sei proibita?

Dopo queste confessioni e tenendola tanto vicino a me non potei resistere all’impulso di baciarla, desiderio incalzante che mi aveva torturato tutto il pomeriggio da quando l’avevo vista da lontano. Con mia gioia e grande dolore, potei constatare che anche lei lo voleva, perché per la prima e unica volta nella nostra vita, lei rispose ai miei baci, senza risparmio di passione nello scambio.

Capisco che abbiamo sbagliato, che non dovevamo e nemmeno avremmo dovuto permettere questa libertà, ma ora che gli anni sono passati, questo ricordo vibra ancora nel mio cuore come uno dei pochi ricordi luminosi della mia vita. Mai le mie labbra toccarono le labbra di una donna con l’abbandono completo con cui la baciai in quella occasione. Non sono più stato in grado di sentire di nuovo niente che si potesse confrontare al momento in cui la mia bocca si incontrò con la sua e l'umidità del bacio invase i miei sensi, insieme a quel dolce sapore, come quello dei fiori di campo. Sono solito pensare che con quel bacio siamo stati ancora più uniti di quanto mai avremmo potuto essere con i nostri coniugi, anche dopo anni di vita coniugale.

Tuttavia, il piacere fu ingannevole, perché nel poco tempo di quello scambio intimo in cui la mia bocca bevve audacemente dalla sua, il corpo realizzò ancora una volta che sarebbe stato sempre incompleto, senza poter consumare mai l’amore che l'anima imprigionava e, davanti a questa certezza, una tremenda amarezza si impossessò di entrambi. Ma l'incoscienza non arrivava al punto di farci perdere del tutto la nozione dei nostri doveri, soprattutto quando le buone signore dell’orfanotrofio ce lo avevano ricordato tanto sottilmente. Quindi, riuscimmo a interrompere l'ultimo bacio e finimmo per salutarci.

- Credo che tu debba andare, prima di pentirci di più per quello che stiamo facendo - mi disse ancora piangendo e con il viso meravigliosamente arrossato dallo scambio passionale che avevamo appena sperimentato.
- Si - balbettai, non sapendo cosa dire in quel momento. Poi voltai la faccia e potei distinguere le luci della fattoria nella quale avevo lasciato l'auto - credo di poter arrivare a piedi, il posto sta solo a pochi metri.
- Bene - rispose lei, voltando lo sguardo.


Mi voltai, non sapendo cosa dire o fare di più, incapace di dire addio. Con il corpo e il cuore intorpidito, camminai per una breve distanza, quando all'improvviso mi accorsi che lei mi chiamava correndo verso di me.

- Aspetta - mi disse agitata quando poté stare nuovamente vicino a me - Devi sapere questo.
- Non è necessario che tu dica di più - le spiegai facendole capire che le confessioni erano già state troppe per un solo giorno.
- Se sei venuto fino a qui, e abbiamo avuto il coraggio di aprire il nostro cuore - disse lei, pronunciando lentamente ogni parola, che ancora risuona nella mia memoria - allora devi sapere che io ti amo. Prima, oggi, domani e sempre. Il cuore mi ha detto che non ci vedremo di nuovo per il resto della nostra vita. Almeno, non da vivi.
- No. . . non dire questo. . . - tentai di interromperla poiché la sua certezza mi doleva ancor più delle sue parole.

- Lo so, questa sarà l'ultima volta - disse prendendomi la mano - Ma ti assicuro che ogni momento dei giorni che mi restano da vivere, il mio cuore batterà con il tuo, all'unisono. Non posso offrirti più di questo, la fedeltà dell'anima.
- E io ti assicuro - le risposi intendendo in un attimo che le sue parole sarebbero state profetiche - di corrisponderti con la stessa lealtà. Tu sarai sempre la donna della mia vita. E se esistessero altre vite, anche se dovessi separarmi da te nuovamente e passare attraverso questo interminabile dolore una e mille volte, sceglierei di ritornare ad amarti.
- Addio - mi disse lei, soffocando un singhiozzo e lasciandomi la mano.
- Addio, amore mio - le risposi, mentre la vedevo allontanarsi con il suo abito dalla vita lunga che svolazzava al vento notturno. Salì in macchina e scomparve per sempre dalla mia vita nell’oscurità della notte.

Avrei voluto correrle dietro e fuggire insieme dando le spalle al destino che ci aveva separati Ma come avrei potuto osare mancare alla nostra parola d'onore, trascinarla, lei che era la cosa più pura della mia vita, in un vita di vergogna, toglierle la possibilità di cercare di raggiungere la stabilità accanto a un uomo che non potevamo tradire, non solo perché era il suo fidanzato, ma anche perché era l'unico amico che ho avuto, e rovinare così i nostri nomi e inquinare le nostre anime? Sapevo che non potevo neppure permettermi di parlare di una cosa del genere, per cui ci lasciammo di nuovo, perdendoci per sempre l’uno verso l’altra, ma capendo che al di là dei nostri doveri, il cuore avrebbe conservato sempre i sentimenti per i quali non esiste alcuna legge. Sentimenti che almeno eravamo riusciti a confessarci grazie a questa mia follia, di cui mi rammarico perché so bene quanto l’ho fatta soffrire, ma che ringrazio per questa opportunità unica di dirci per una sola volta queste due semplici parole che significano tutto: ti amo.


A questo punto Michie, che stava leggendo ad alta voce per Faith, si fermò nel vedere che la sua amica non riusciva ascoltarla tra i singhiozzi che le scappavano dal petto, con un dolore così profondo, come se in quel momento l’avessero avvertita di un evento tanto terribile come la morte di una persona amata. Michie abbracciò la sua amica, piangendo anche lei in silenzio, mentre pensava che forse sarebbe stato meglio non continuare a leggere quel diario che tanto sconvolgeva la sua amica.

Continua

Alys Avalos

Grazie alla mitica Pupa che ha ritagliato l'immagine di Lorely per noi. La prima invece è tratta dall'originale pubblicato su La Biblioteca del Foro Rosa e credo sia di Alys, ma le Terenciane più esperte potranno illuminarci al riguardo.

SPOILER (click to view)
accipicchia, leggere di Terence e Susanna che tentano di avere dei figli mi fa venire i crampi allo stomaco :sick:
 
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miss Freckles
view post Posted on 19/4/2010, 20:03     +1   -1




La seconda parte del primo capitolo è terribilmente toccante... Alys ha descritto in modo magistrale la sofferenza che pervade le anime dei nostri sventurati amanti... :molto triste:
Grazie Nannetta per averci donato la possibilità di leggere in italiano queste soavi e commoventi righe.
 
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abionda79
view post Posted on 19/4/2010, 20:47     +1   +1   -1




Nannetta cara,

cosa dirti!! Sono emozionalmente sconvolta! Fiumi e fiumi di lacrime! Sei stata veramente bravissima a tradurre queste emozioni. Non resistendo all 'impulso di sapere come continua la storia, sono andata a leggerla l'altra volta su un sito francese. Ma potrlo leggere in italiano é stato bellissimo.

La frase ''Perché non puoi essere la mia donna, quando in fondo sei la sposa del mio cuore?'' mi ha letteralmente spezzato il cuore. Un dolore molto profondo, due anime in pena che non trovano pace, un amore unico e impossibile. Almeno sono riusciti a dirsi che si amano e si sono baciati!

Per non parlare dei primi passaggi, quando descrive la morte di Candy e l'inutilitá del continuare a vivere. I sentimenti che descrive sono strazzianti. Leggendoli mi sembra di provare tutte queste emozioni!

Non vedo l'ora di leggere il seguito. Sei veramente bravissima a descrivere questi stati d'animo!!

:bravo:
 
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pecorellarosa
view post Posted on 19/4/2010, 20:57     +1   -1




nannetta, mio tesoro, lo sai che le tue traduzioni sono impeccabili e meravigliosamente poetiche :laura:
Sei fantastica...continua così :oplà:
Che dire questo capitolo mi lascia una profonda tristezza nel cuore... e un senso di malinconia profonda....
Avrei voluto cambiare il loro destino, come Alys, in molti, casi ha fatto....ma in questa storia, loro sono destinati a soffrire e a stare lontani :triste:
L'idea si Susanna e di Terence insime come coppia...mi fa venire un nervoso ed un nodo allo stomaco.... mi oppongo :plrrrr:
SPOILER (click to view)
a Napoli si direbbe "sciò sciò cicciuè" (Traduzione: via, via civetta)
 
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view post Posted on 19/4/2010, 20:59     +1   -1
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La descrizione di questo incontro è una delle cose più belle che io abbia mai letto......non credevo di essere capace di leggerla di nuovo....
Grazie nannetta
 
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Tinette
view post Posted on 19/4/2010, 21:00     +1   -1




Nannetta mia, che magone: ho le lacrime agli occhi e non è un modo di dire metaforico...:molto triste: :infelice:
Avevo letto in francese questa ff e mi aveva commosso già allora, ma non al punto di piangere: potenza della lingua madre, quella di attraversarti il cuore da parte a parte senza filtri, facendolo sanguinare!
Non mi stancherò mai di ringraziarti :tella:


SPOILER (click to view)
accipicchia, leggere di Terence e Susanna che tentano di avere dei figli mi fa venire i crampi allo stomaco :sick:

[/QUOTE]

A chi lo dici! Il solo pensiero mi è insopportabile... :fleddo:
 
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view post Posted on 20/4/2010, 09:39     +1   -1
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Direi che questo pezzo è veramente il più alto nella produzione di ALYS: si è verificato il seguito che tutti temevamo, Terry e Susanna sposi.
Lui riconoscente, affettuoso, innamorato MAI, straziato nel cuore e nella mente per l'unico amore della sua vita che ha dovuto sacrificare sull'altare del dovere; lei, Susanna, innamorata, sottomessa, legata alla sedia a rotelle, che non si chiede mai dove sia il vero Terry, a lei basta che il suo corpo stia lì con lei, che mente e cuore vadano pure altrove.
Candy alla Casa di Pony, prossima sposa di un caro amico che le è sempre stato vicino.

Dopo 9 anni un nuovo incontro, provocato da lui, ma andato oltre ciò che il cuore si aspettava: gli sarebbe bastato vederla da lontano.
Questa volta il destino è, forse, più generoso, concede loro chiarimenti, dichiarazioni, un nuovo, intenso, vitale bacio, un ultimo consapevole addio, questa volta guardandosi negli occhi, senza quella fretta che a NewYork aveva provocato un'apparente freddezza.

CITAZIONE
Il cuore usciva dal petto nel sapere che lei viveva ancora in quella città e che in quel momento forse io stavo respirando la sua stessa aria.

Tante sono le perifrasi poetiche che l'Autrice propone, ma questa mi fa rabbrividire.

Vorrei riprendere tante altre frasi, ma mi rendo conto che sono troppe; ALYS ha scritto solo dopo aver profondamente amato e compreso i personaggi, tutte le vicende ed i sentimenti da loro vissuti: la scelta, quella notte d'inverno fu di Terry, Candy comprese ed accompagnò gli eventi, l'affetto per Susanna, il dovere ineluttabile, il vivere secondo i dettami dell'onore, Candy buona e generosa, mai una recriminazione per la scelta di Terry, Susanna debole ed incapace di chiedere qualcosa a se stessa, bisognosa di protezione, come farle un torto?

Terry si detesta per la scelta fatta, ma il destino esigeva il sacrificio di quell'amore nato tra adolescenti e continuato a dispetto del tempo, delle incomprensioni, del non detto, del dovere e dell'onore superiori a tutto.

Complimenti Nannetta per la traduzione, sei un asso.
 
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janthomas
view post Posted on 20/4/2010, 10:06     +1   +1   -1




Wow quante lacrime e quanta tristezza in questa seconda parte del primo capitolo! :malato: :infelice:
Complimenti per l'ottima traduzione, sei veramente brava e grazie per tutto questo! :bravo: :bravo:
Aspetto il seguito incuriosito da questo strano legame tra Candy e Faith, alla prossima :mizia:
 
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view post Posted on 20/4/2010, 10:35     +1   -1

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Ciao Dany, eh sì, devo proprio ammetterlo, non avevo capito la potenza di questa storia

Leggendo questa parte di capitolo, improvvisamente è come se fosse esploso un raudo (petardo grosso) e col suo suono mi avesse svegliato dal torpore nel quale avevo letto la prima parte

Non ho più parole per definire la bravura di Alys

Costruire questa storia parallela e sospesa tra il passato e il presente, ha dell'audacia ma produce effetti strepitosi

Anch'io ho versato lacrimucce leggendo l'elogio che Terence fa a Candy defunta così come, quando scrive e racconta la loro storia, su quel diario

L'immagine di Loreley ben si accompagna in quel passo dove, loro sono uniti in un abbraccio appassionato e tanto doloroso, dal quale mai vorrebbero sciogliersi e trovano finalmente il coraggio e il tempo di dirsi una volta per tutte, quanto sia grande il loro amore reciproco image

Susanna appare e scompare come un'attrice non protagonista ma aleggia anche lei su tutto e naturalmente immaginare che i due abbiano consumato il matrimonio farsa ci fa sempre inca....... image

La poesia è da brividi image

Che dirti Dany che non ti abbiamo già detto in passato, per ringraziarti per questo tuo modo di tradurre e rendere alla perfezione i racconti di Alys? Ormai lo sai e non aggiungo altro per il momento

image



P.S.: in questa FF Alys descrive un Terence molto diverso da quello conosciuto nella Trampa; lì sembrava pieno di vigore, arrabbiato e pronto a tutto; qui appare, basandomi sulle prime pagine del suo diario pregne di sofferenza, abbattuto e più malinconico del solito, soprattutto quando piange per la seconda volta di fronte a Lei (spezzando il cuore di noi tutte per la milionesima volta) :cry:

Edited by Pupavoice - 20/4/2010, 11:59
 
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annaloco
view post Posted on 20/4/2010, 14:11     +1   -1




Questa ff è bellissima, lo ribadisco....struggente ma bellissima!
Che dire nannetta.....GRAZIE DI CUORE :darling I love u:
 
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Lady Granchester
view post Posted on 20/4/2010, 17:41     +1   -1




:doll 2: Dany che capitolo struggente . .. Dolce Terry, che profondo dolore. . . povero tesoro mio :doll 2:

Grazie amica mia per averlo dedicato a me :tella:
 
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nannetta70
icon12  view post Posted on 21/4/2010, 18:56     +1   -1







CITAZIONE
Tante sono le perifrasi poetiche che L'Autrice propone

CITAZIONE
Vorrei riprendere tante altre frasi, ma mi rendo conto che sono troppe;

Concordo totalmente, Alys, in questa parte del racconto, ha superato se stessa.

CITAZIONE
La osservai a lungo mentre giocava con i bambini e per un attimo non potei fare a meno di pensare ai bambini che avremmo potuto avere insieme e che io avrei amato da morire se la vita non fosse stata tanto avversa.

Questa frase mi manda in estasi....

Ma chi ha detto che Terry non è un uomo da sposare?
 
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view post Posted on 21/4/2010, 20:37     +1   -1
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CITAZIONE (nannetta70 @ 21/4/2010, 19:56)
CITAZIONE
La osservai a lungo mentre giocava con i bambini e per un attimo non potei fare a meno di pensare ai bambini che avremmo potuto avere insieme e che io avrei amato da morire se la vita non fosse stata tanto avversa.

Questa frase mi manda in estasi....

Ma chi ha detto che Terry non è un uomo da sposare?

Qualcuno che non lo conosce bene image

SPOILER (click to view)
potrei dire che non ha capito un tubo della storia....image ma non lo diròimage

 
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105 replies since 15/4/2010, 19:34   8451 views
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