Candy Candy

LA FUGA, E se Candy fosse riuscita a incontrare Terence prima che partisse per l'America...?

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view post Posted on 23/5/2013, 21:14     +1   -1
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Ciao a tutti.

Vi posto una cosina che ho scritto, sperando che vi piaccia.

Buona lettura.




LA FUGA

Capitolo I

Il senso di solitudine invadeva il suo animo come la nebbia fitta nei più grigi giorni di Londra. La sua tristezza le era insopportabile, lei sempre così solare, allegra e sorridente, eppure non riusciva a scrollarsi di dosso quella sensazione di opprimente malinconia che le era compagna ormai da giorni.
Ripensava a tutto quello che era successo. All’infido tranello di Iriza, alla reazione brusca, esagerata di suor Grace, alla sua punizione ingiusta, alle urla disperate quanto inascoltate di Terence. E ripensava a quanto fosse stato dolce sentire la musica della sua armonica mentre lei era confinata in quella lugubre, tetra, orribile prigione.
Ad un tratto sentì il rumore della serratura della porta che si apriva e apparve suor Margaret che le disse: - Signorina Andrews, presto, si sbrighi. La madre superiora ha deciso che può tornare nella sua stanza.

- Ma… come mai? Non dovevo restare qui finché non fosse venuto qualcuno a prendermi e portarmi via? – chiese Candy sorpresa.

- Non so… io eseguo solo gli ordini. Su, ora mi segua. La porterò nella sua stanza e domani tornerà a scuola.

La ragazza seguì la suora con aria perplessa. Si chiedeva chi o cosa avesse fatto cambiare idea alla madre superiora, le pareva impossibile che ci avesse ripensato così repentinamente.
Finalmente raggiunse la sua camera e improvvisamente una profonda stanchezza la invase. Decise di fare una doccia e di riposarsi un po’ prima di cena.
Stava per sdraiarsi sul letto quando qualcosa attirò la sua attenzione. Il suo sguardo si posò su un foglio di carta bianco posato a terra sotto la porta d’entrata della stanza.

Lo prese e subito riconobbe la calligrafia minuta, nervosa ma elegante di Terence. c’era scritto: “Cara Candy. Ho deciso di partire per New York per trovare il mio futuro. Non posso più restare qui al college. Spero che sarai felice. Addio. Terence.”
Appena letto il biglietto sentì le lagrime sgorgare dagli occhi. Lasciò cadere il messaggio e si nascose il viso tra le mani, singhiozzando. Fino ad allora non si era resa conto di quanto fosse importante per lei, di come si sentisse sola e persa senza di lui. Lo amava, questa era l’unica cosa che riusciva a capire, e non poteva permettere che se ne andasse così, senza parlargli, senza avergli confessato i suoi sentimenti, ciò che sentiva nel suo cuore.

Decise di fare qualcosa, qualsiasi cosa. Le venne in mente un’idea, era più una speranza, una sottile speranza a cui si aggrappava disperatamente. Prese la corda sul balcone della sua stanza, ne legò un’estremità ad un albero vicino, salì sul parapetto e tenendosi con tutte e due le mani si lanciò in aria verso la stanza di Terence e atterrò sul davanzale di fronte camera sua. Sbirciò dentro la stanza, vide la luce filtrare dalle tende. Sospirò speranzosa. Forse il ragazzo era ancora là. Prese coraggio e bussò al vetro della porta-finestra.

- Terence! Terence! Sono io, Candy. Aprimi, presto! –

Vide il viso sorpreso di Terence che si affacciava, per poi aprire e chiederle: - Ehi, Tuttalentiggini! Che ci fai qui? Non hai paura che ti vedano le suore…? –

- Non m’importa nulla di essere scoperta! Dimmi piuttosto perché vuoi partire, lasciare il college? ? –

Il ragazzo si fece da parte per farla entrare e poi chiuse la porta-finestra tirando le tende. I due si guardarono per un tempo indefinito, poi Terence si girò e continuando a fare la valigia le disse: - Non ho più nulla da fare qui. Ho deciso di seguire il mio istinto, la mia vocazione e diventare un attore. - le spiegò, non potendole svelare il patto che aveva fatto con suor Grace. Infatti non poteva dirle che aveva promesso di andarsene se la superiora avesse lasciato Candy al college. Si sentiva morire al pensiero di lasciarla ma non poteva fare altrimenti, non poteva permettere che la espellessero dalla scuola, lei sola e troppo giovane per cavarsela con le sue sole forze.

Candy non riusciva a capire, si sentiva smarrita e disperata, doveva convincerlo a rimanere a qualunque costo!

- Aspetta… io… io non voglio che tu vada via! Non pensi a me? Cosa farò da sola in questa scuola… -
- Sola??? Ma tu non sei sola! Hai i tuoi amici, hai Albert… - la interruppe lui girandosi sorpreso a guardarla. Davanti a sé vedeva una ragazzina impaurita, confusa, con una gran voglia di piangere e non capiva perché. Perché voleva che restasse? Dopotutto, quando l’aveva baciata qualche giorno prima, lei aveva reagito malissimo, schiaffeggiandolo.

Candy gli si avvicinò e gli prese una mano. Si guardarono, come per annullarsi reciprocamente l’uno nell’altra, poi lui le chiese sommessamente: - Ti dispiace così tanto che io vada via? Cosa vuoi veramente da me, Candy? –

- Venire con te – gli rispose d’impeto. Si sorprese lei stessa delle sue parole ma ormai l’aveva dette, lasciando Terence basito, non potendo credere a quanto aveva sentito. Dopo un momento di silenzio le disse: - Come pensi ce la caveremmo? Io ho solo diciassette anni, non ho niente da offrirti, non ho un lavoro, ho rinunciato all’aiuto e al nome di mio padre… e tu sei troppo giovane per affrontare la vita…


- - Io ho sempre affrontato la vita da sola e non ho paura di fare una traversata per mare. Se è per il biglietto del viaggio non preoccuparti, ho qualcosa da parte… - lo interruppe lei convinta. – Una volta arrivati ci cercheremo un lavoro, almeno i primi tempi… e poi c’è sempre tua madre, sicuramente ci darà una mano… -

- Hai pensato a tutto, eh? Mi spieghi però perché dovrei portarti? A che titolo? Non certo come mia sorella… o forse vorresti essere la mia fidanzata? – la canzonò Terence, strizzandole l’occhio. Aveva capito i reali sentimenti della ragazza ma voleva che fosse lei a confessarglieli.

Candy arrossì violentemente e fu tentata di sferrargli un pugno sul viso ma poi vide che si era fatto serio e si stava avvicinando pericolosamente a lei. Poi, con un gesto improvviso, le mise un braccio intorno alla vita, appoggiò le sue labbra sulle sue e iniziò a baciarla. Prima fu uno sfiorare delicato, uno sfarfallio delizioso di labbra, poi lui divenne più incisivo, più incalzante, come se avesse atteso quel momento da lungo tempo. I suoi baci diventavano sempre più passionali e irruenti, Candy fu travolta da un turbinio di sensazioni mai provate, incapace di resistere a quel fiume in piena lo lasciava fare, sentendosi come una farfalla che svolazzava felice tra i fiori.

Poi Terence si fermò, spaventato dalle emozioni che stava provando, da quello che poteva succedere. La guardò e sorrise per l’aria sognante che aveva lei. Infine le disse: - Ascolta piccola testarda. Io ti porterò con me ma ad una condizione; che manterremo le distanze, ci comporteremo come due fratelli, almeno fino a quando non ci sistemeremo… -.

- E dopo? – chiese lei ansiosa.
- Dopo… Cosa vorresti che facessi, Candy? – le domandò speranzoso.
- Io… io… ti amo, ti amo con tutta me stessa e voglio stare con te per sempre! – sbottò Candy tutto d’un fiato.
- Anch’io ti amo, da impazzire, Candy! – le confessò lui, tendendole le braccia e abbracciandola forte.

Qualche ora dopo salivano sulla nave che li avrebbe portati verso una nuova vita insieme o così speravano.

(Continua)
 
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view post Posted on 16/6/2013, 18:13     +1   -1
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Capitolo II

LA TRAVERSATA
(prima parte)


I due ragazzi avevano acquistato i biglietti a Southampton, prenotando unna cabina con due letti, per risparmiare, sulla prima nave in partenza per New York. Erano stati fortunati perché una piccola nave passeggeri partiva quella sera stessa. Si erano presentati come due cugini, perché a Candy gli era venuta l’idea di farsi passare per maschio.

Si era fatta prestare alcuni vestiti da Terence di qualche anno prima, quando lui era meno alto e slanciato. Se li era provati e aveva costatato che le stavano bene. Poi aveva accorciato i capelli e li aveva raccolti in un berretto a visiera. Quando Terence l’aveva vista non si era potuto trattenere dal farsi una risata, dicendole che sembrava proprio un ragazzaccio, rimediando un bel pugno sullo stomaco. Dopo però si erano messi a ridere insieme, con gioia e allegria.

Quando si erano presentati in biglietteria avevano dato nomi falsi: Terence si era presentato come Alexander Granger e Candy aveva detto di chiamarsi Daniel Anderson. Questo per evitare di essere rintracciati dal padre di lui, il duca di Granchester, o dalla famiglia di lei, i Williams.
L’impiegato li aveva guardati sospettoso, intuendo che quei due ragazzi avevano qualcosa da nascondere ma non poteva fare niente. Dopotutto avevano pagato regolarmente e non c’era nessun avviso di persone scomparse.

Terence guidò Candy fino alla porta della loro cabina suggerendole di prepararsi per la cena, per poi scendere nel salone. Entrati dentro accesero la luce e si guardarono intorno. La stanza era arredata sobriamente, con mobili semplici ma funzionali. C’erano due lettini in mogano, spaziosi e comodi, una scrivania con sedia, un armadio e una cassettiera con specchio, sempre in mogano. In un angolo c’era un separè e in un altro una porta che dava nel bagno. C’era anche un camino che in quel momento era spento. Terence si avvicinò ad esso e inginocchiandosi preparò la legna per accenderlo. Mentre faceva ciò si girò verso Candy e le disse:

- Candy, mentre io accendo il camino tu potresti andare a cambiarti in bagno. Dopo ci andrò io. Che ne dici? –
- Oh, sì, va bene. Ma… cosa mi metto? Non posso certo indossare un vestito da sera…! .
- Perché no? Mettiti lo smoking che ti ho dato. Dovrebbe starti benissimo! – la canzonò lui, guardandola con un sorriso beffardo.
- Spiritoso! – lo rimbeccò Candy, andando verso la valigia e rovistandovi dentro. Quando ebbe trovato ciò che cercava lo prese e corse in bagno. Quando ne uscì, mezz’ora dopo, Terence rimase a bocca aperta. Davanti a lui c’era un perfetto ragazzo biondo, con due magnifici occhi verde smeraldo, vestito impeccabilmente e i capelli tirati in una corta coda di cavallo. Il cuore del ragazzo fece un balzo vedendo quanto fosse bella e seducente nonostante l’aspetto mascolino dei vestiti. S’impose di non correre a baciarla e stringerla a se, anche se ne aveva una voglia pazzesca.

- Ehi! Vuoi forse farmi concorrenza, signor Anderson? Attento alle ragazze, stasera! – le disse, sapendo di farla arrabbiare. Lei fece il broncio ma poi sorrise divertita.

Quando scesero in sala da pranzo tutti si voltarono a guardare quella strana coppia di ragazzi; uno longilineo, snello, bello da morire, con uno sguardo magnetico che ti scavava dentro: l’altro biondo, lentigginoso, con due occhi meravigliosi e lineamenti delicati, quasi femminili.

I due presero posto ad un tavolo appartato e ordinarono un cottage pie, un roast beef, un syllabub e un plum cake, tutto innaffiato con del buon vino italiano. Alla fine Terence volle una bottiglia di champagne per brindare alla loro nuova vita.

- Candy, vuoi brindare al nostro futuro? – le chiese sorridendole.
- Certo. Non farmi bere troppo però, non reggo molto bene l’alcool. – gli disse preoccupata.
- Io sono un gentiluomo! Non ti fidi di me? - le ribatté, fingendosi offeso.
- Ma certamente, Terry! – fece lei mortificata.
Ma, nonostante i buoni propositi, bevvero più del dovuto e alla fine si sentivano un po’ intontiti, con la testa che girava fluttuante.

Dopo cena decisero di andare a prendere un po’ d’aria fuori, sul parapetto, con la speranza che la brezza marina facesse svanire quel sottile malessere che li tormentava da qualche minuto.
Sul ponte c’era poca gente perché quasi tutti erano nel salone dove c’era un’orchestrina che rallegrava la serata con musica allegra e ballabile.

- Cosa ci fate qui, soli soletti? Non vi piace ballare? – disse una voce femminile alle loro spalle, gentile e carezzevole. Si girarono e videro una bella ragazza dai capelli castani, acconciati all’ultima moda, come anche il suo vestito da sera verde, fasciante. Aveva gli occhi nocciola e un’espressione incuriosita. L’accompagnava una biondina, un po’ più bassa, con occhi marroni e un’aria timida e titubante.
- Ecco… noi… stavamo prendendo un po’ d’aria. Lì dentro si soffoca. – s’affrettò a dire Terence. Aveva notato come lo guardava la ragazza castana e si sentiva in imbarazzo di fronte a Candy, che era diventata rossa di vergogna.
- Oh, certo! C’è troppa gente che balla. Permettetemi di presentarci. Mi chiamo Julia Brenson e lei è la mia amica Lara Turnering. Stiamo andando in America a trovare dei parenti. E voi? -
- Noi… beh, noi andiamo per turismo e lavoro. Io mi chiamo Ter… Alexander e…. lui è mio cugino Daniel. – farfugliò Terence non sapendo come districarsi da quella situazione incresciosa. Candy guardava la scena incapace di profferire parola.
- Mi sembrate molto giovani. Che lavoro fate? – chiese Julia guardando Terence con occhi languidi. Candy sentiva che stava per esplodere dalla rabbia e per poco non le sferrò un pugno, quando sentì chiamare le due ragazze da un giovanotto molto alto e robusto. Julia gli rispose seccata e poi lo presentò come suo fratello. Dopo si scusò dicendo che doveva ritirarsi se non voleva che suo fratello facesse a cazzotti con loro due, essendo molto geloso e possessivo.
- Oh, beh… noi stavamo per ritirarci in cabina. Siamo molto stanchi. – colse la palla al balzo Candy, respirando profondamente e tirando Terence per la giacca verso la cabina. Quando furono entrati tirarono un sospiro di sollievo.

Decisero di andare a letto perché erano sfiniti dalle tante emozioni della giornata. Si baciarono sulla guancia e andarono a letto. Si rigirarono per un bel pezzo nel proprio letto, con una gran voglia di stare abbracciati, ma poi la stanchezza li vinse trasportandoli nelle braccia di Morfeo.

(Fine prima parte)
 
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view post Posted on 19/7/2013, 16:30     +1   -1
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CIAO CARISSIMI.

PER FARMI PERDONARE DEL LUNGO SILENZIO VI POSTO TRE CAITOLI. CONTENTI?

LA TRAVERSATA (seconda parte)

Il sole del mattino fece capolino dall’oblò della cabina, svegliando Terence e Candy dolcemente. Lui si alzò per primo e guardò la ragazza. Le sorrise dandole il buongiorno, a cui lei gli rispose altrettanto gentilmente.
Candy si era seduta sul letto e si stava stiracchiando. Sentiva gli occhi di lui su di sé e ripensò per un attimo alla sera prima, alle due molestatrici, all’imbarazzo provato. Decise di parlarne con Terence.

- Terence, io non voglio più passare un momento imbarazzante come quello di ieri sera, con quelle due arpie… -
- Cos’è, sei gelosa? – scherzò lui. Poi, facendosi serio tutt’a un tratto – sì, hai ragione, anch’io ero sulle spine. Bisogna trovare una soluzione… uhm… senti, facciamo così. Ci faremo portare da mangiare qui in cabina, così non ci vedrà nessuno. –
- E dovremmo starcene tutto il giorno chiusi qui dentro, come due prigionieri? No, Terry, io non ce la faccio, ho bisogno di uscire, di prendere aria! – esclamò Candy spazientita.
- Beh, io un modo per passare il tempo ce l’avrei… - insinuò lui schiacciandole un occhio. Vedendola arrossire si ricompose e continuò: - no, tranquilla, ho promesso che sarei stato bravo e io mantengo sempre le promesse! Piuttosto, non penso che potremo evitare d’incontrare gente, finché saremo su questa nave. Propongo di dividerci durante il giorno. Faremo vite separate, così eviteremo situazioni imbarazzanti. Che ne pensi? –

A Candy la cosa non piaceva affatto ma dovette ammettere che non c’erano alternative. Così, se uno era a poppa l’altra\o se ne stava a prua, oppure nel settore di seconda classe. Ognuno aveva fatto delle amicizie che poi commentavano alla sera, nella loro cabina prima di addormentarsi. Se incontravano Julia e Lara inventavano delle scuse plausibili per svignarsela al più presto.
Una mattina Candy si svegliò tutta sudata e accaldata. Terence le toccò la fronte. Scottava.

- Candy, tu scotti! Vado a chiamare un dottore! – e fece per alzarsi ma lei lo trattenne per un braccio.
- No! Aspetta! Ricordo che miss Pony e suor Maria applicavano dei panni bagnati sulla fronte per far calare la febbre. Vai a prendere un fazzoletto o un asciugamani e posamelo sulla fronte. -
- Ma perché non vuoi che chiami il dottore? – le chiese il ragazzo preoccupato.
- Se venisse dovrebbe visitarmi e… scoprirebbe che non sono un ragazzo. Cosa succederebbe allora? – chiarì lei ansimante.

Terence dovette ammettere che non aveva scelta e fece come gli aveva detto lei. Ma più il tempo passava più la febbre aumentava e la ragazza cominciò a delirare, farneticando e chiamando il suo nome. Alla fine non ne potette più e corse a cercare un medico, infischiandosene delle conseguenze.
In tutta la nave sembrava non ci fosse un dottore, Terence era disperato. S’imbattè alla fine in Julia, che vedendolo in quello stato gli chiese cosa avesse.

- Mio… cugino Dan sta molto male. Ha la febbre altissima e delira! Sto cercando un dottore ma non lo trovo! – le disse concitatamente.
- Non preoccuparti. Mio fratello è medico. Andiamo subito a cercarlo. – e corsero subito, trovandolo in salone. La ragazza gli spiegò il problema e lui accondiscese a visitare il malato.

In quel momento la nave iniziò a sballottare fra le onde e il cielo era pieno di nubi nere. Stava arrivando una tempesta.

TUONI E FULMINI

Capitolo III

Quando i tre entrarono nella cabina trovarono Candy-Daniel rannicchiata nel letto, tremante come un pulcino bagnato e con gli occhi lucidi e arrossati.
Subito Henry, il dottore, si precipitò sul malato e cominciò a visitarlo ma dopo poco si arrestò allibito. Non potendo interrogare il\la paziente perché semi incosciente, chiamò Terence che era nel corridoio con Julia, impaziente e timoroso.

- Signor Granger! Che scherzo è questo? Volete prendermi per i fondelli??! Questa è… è… è una ragazza!! – tuonò il medico infuriato.
- Lo so. – rispose Terence con aria rassegnata e afflitta. Sicuramente il dottore aveva ragione ad essere arrabbiato ma ora la cosa più importante era la salute di Candy, per cui continuò: - Mi creda, le spiegherò tutto dopo ma ora… pensi alla ragazza! –
- La signorina ha un brutto febbrone. Bisogna farle scendere la temperatura…. Le darò una medicina per farle scendere la temperatura. – e si mise ad armeggiare nella sua borsa professionale, tirandone fuori una bottiglietta. Ne diede un sorso alla malata e poi fece per rivolgersi a Terence ma qualcosa lo distrasse.

La nave aveva cominciato a ballare tra le onde e sembrava combattere ferocemente con esse per rimanere a galla, mentre il cielo era squarciato da saette e rimbombi assordanti. Nonostante i richiami alla calma lanciati dal personale di bordo che cercava di tranquillizzare i passeggeri, tutti gli ospiti tentavano di precipitarsi sui ponti in cerca di rassicurazioni.
Il dottor Henry Brenson sentiva il frastuono che proveniva dal corridoio e si precipitò fuori dalla cabina. Vide un fiume di gente che correva impazzita verso l’esterno e decise di salire anch’egli per vedere se c’era bisogno di lui. Sentendosi trattenere per un braccio da Terence, si ricordò della ragazza malata e disse: - Guarirà presto, vedrai. Non farla alzare dal letto. Ora vado a vedere se c’è bisogno di me e quando la tempesta sarà finita mi spiegherai tutto. –

Passarono diverse ore prima che la tempesta si calmasse. La nave sembrava un fuscello sbattuto dal vento e dalle onde. Più volte fu sul punto di soccombere alla furia degli elementi e mandò anche un S.O.S. ad altre navi ma alla fine la burrasca si placò e tornò a navigare in acque più tranquille.

Terence rimase tutto il tempo con Candy. Spiava ogni suo sospiro, ogni suo gesto, ogni suo movimento. Le toccava la fronte, le bagnava le labbra col fazzoletto, le accarezzava la fronte e i capelli con dolcezza, quasi avesse paura a toccarla. Quando vide che dormiva tranquilla e che la febbre era scesa notevolmente, si accorse che non aveva mangiato niente tutto il giorno e il suo stomaco reclamava la sua parte. Così salì in sala da pranzo e si sedette ad un tavolo a ordinare la cena.
Stava per alzarsi dopo aver cenato quando una mano gli si posò su una spalla. Era Henry il dottore che lo guardava con aria interrogativa. Terence allora lo invitò al bar per un drink. Accomodatesi su un divano ordinarono da bere e iniziarono a chiacchierare. Il giovane dai capelli lunghi raccontò la verità al medico che alla fine si fece una gran risata e disse: - Certo che siete proprio coraggiosi e intraprendenti voi due! Forse anche un po’ incoscienti! Però mi piacete. Ma cosa pensate di fare una volta a New York? –

- Non lo so ancora bene. Sicuramente mi cercherò un lavoro, almeno i primi tempi. E poi tenterò di farmi accettare in qualche compagnia teatrale. Quello è il mio sogno! – disse Terence, nascondendogli che era figlio della grande attrice Eleonor Baker.
- Beh, se vuoi una mano, io conosco un regista teatrale che ha una sua compagnia. Si chiama Robert Hathaway e lavora a Broadway. –
- Oh, vi ringrazio, ci penserò. – gli disse Terence, che però voleva farcela da solo, senza raccomandazioni. – Piuttosto, a vostra sorella direte la verità su me e Candy? –
- No, se non lo volete – lo rassicurò Brenson.
- Ecco, per ora preferirei di no. -
- Bene. Qua la mano. Questo sarà il nostro segreto! – e si strinsero la mano calorosamente. Ormai erano diventati amici.

In quel momento suonò la sirena della nave. Stavano per entrare nel porto di New York.

(Fine capitolo III)

NUOVE DECISIONI

Capitolo IV

Era ormai mattina quando la nave attraccò al porto di New York. Tutti i passeggeri scesero sul molo disperdendosi, chi solo, chi con amici o parenti.
Candy si era svegliata fresca come una rosa, la medicina del dottor Brenson aveva fatto miracoli. Terence le aveva spiegato ogni cosa sul dottore ora loro amico e lei si sentiva più tranquilla.
Ora si trovavano sulla banchina, intenzionati a cercarsi una locanda dove alloggiare almeno i primi giorni, quando si sentirono chiamare da Henry. Era con Julia e la sua amica, a pochi metri da loro.

- Eh, ragazzi! Dove andate? Possiamo accompagnarvi? –
- Ehm… no, vi ringrazio. Andiamo da un nostro amico, a Manhattan. – gli rispose Terence guardingo. Preferiva non rivelare i suoi piani.
- Oh, anche noi andiamo da quelle parti! In che zona di Manhattan abita il vostro amico? – chiese Julia curiosa.
- Abita… dalle parti di Lincoln Square – farfugliò imbarazzato, dicendo la prima cosa che gli venne in mente, cioè l’indirizzo di sua madre. Candy lo guardò sbalordita.
- Beh, noi siamo a Midtown. Non siamo lontani. Ad ogni modo ci incontreremo, prima o poi. - disse Brenson, trascinando via la sorella e l’amica. Aveva capito l’imbarazzo dei due ragazzi e non voleva infierire oltre.

Rimasti soli, Candy e Terence tirarono un sospiro di sollievo e, caricando le loro valigie su una carrozza, si fecero portare a Broadway. Girarono in lungo e in largo tutto il quartiere e alla fine videro un cartello con scritto “affittasi” esposto su un portone di un caseggiato non molto antico, situato in Upper East Side, non lontano dal viale dei teatri. Decisero di provare a chiedere l’appartamento.
Il cartello indicava di rivolgersi al pianoterra ed essi entrarono e bussarono alla porta indicata. Aprì loro una signora sui cinquant’anni, piuttosto robusta, con occhi chiari e capelli rossi. Aveva una faccia rubiconda e simpatica e quando vide i due ragazzi provò empatia e tenerezza.

- Ci scusi signora. Abbiamo visto il cartello che dice che si affitta un appartamento. Vorremmo vederlo. – le disse il ragazzo bruno con un sorriso. Terence aveva deciso di sfoderare tutto il suo charme pur di vedere la casa.
- L’appartamento è al secondo piano. E’ ammobiliato. Il proprietario abita a Chicago e non si vede mai. Per il pagamento dovete rivolgervi ad una banca. Di solito è affittato da attori che lavorano nei teatri qui vicino. Anche voi siete attori? Mi sembrate tanto giovani! – disse la donna osservandoli attentamente.
- Ehm… sì. Siamo solo agli inizi. Veniamo dall’Europa e pensiamo di restare qui per un po’. - disse Terence, che voleva spiegare il perché del suo accento straniero.
- E la signorina? E’ una parente? – domandò la signora guardando Candy che aveva tolto i vestiti da uomo, optando per un vestito di lanina leggera azzurra col soprabito e cappello a cloche coordinati.
- Sì… è mia cugina. Siamo cresciuti insieme, siamo come fratelli. Lei è sola al mondo e me ne devo occupare io. - affermò lui con convinzione.
- Mi sembrate due bravi ragazzi. Vi mostrerò l’appartamento. – si decise la signora salendo le scale e aprendo la porta dell’appartamento con la chiave che aveva nella tasca del grembiule.

L’alloggio era piccolo ma confortevole. C’era una camera da letto, un cucinino con soggiorno e un bagno. Ai due ragazzi piacque subito e dissero che lo prendevano anche se il prezzo non era molto conveniente. La signora li lasciò soli per parlare meglio fra di loro sul da farsi. Si guardarono intensamente, poi Terence disse:

- Bene. Ora che abbiamo un tetto sulla testa dobbiamo sistemare alcune cose. Anzitutto cercherò un lavoro… -
- Anch’io voglio cercarmi un lavoro – lo interruppe Candy ansiosa.
- Va bene tesoro, io non te lo impedirò. Ma ci tengo a precisare che voglio regolare al più presto la nostra posizione. Senti, mi è venuta un’idea. Ora devo lasciarti per qualche ora. Tu intanto chiedi in giro se cercano qualcuno per un lavoro, quello che vuoi tu, che più ti piace. E poi fai un po’ di spesa, dobbiamo pur mangiare! – terminò lui facendo per andarsene. Ma una mano lo bloccò.
- Ma dove vuoi andare? Perché non posso venire con te? – gli chiese Candy spazientita.
- Non preoccuparti, tornerò presto. Entro stasera sarai mia moglie! – sentenziò Terence, e sparì lasciando Candy esterrefatta.
 
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view post Posted on 3/5/2014, 10:48     +1   -1
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Ciao Mapi, visto i contenuti un po' espliciti delle scene erotiche ho spostato gli ultimi capitoli pubblicati in sezione Hot FF.
Puoi continuare a pubblicare qui gli altri capitoli e sull'altro topic gli eventuali hot.
Un abbraccio
 
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view post Posted on 3/5/2014, 22:07     +1   +1   -1
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GRAZIE ESTHER, FARò COSì

UN BACIO.
 
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Peccato dopo tutto questo tempo non avete concluso la storia era veramente carina
 
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