Candy Candy

OMNIA AMOR VINCIT

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view post Posted on 29/8/2012, 17:42     +1   -1
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Come promesso eccovi il perchè ora si corre a Chicago ;)



CAPITOLO 16


Cara Candy,
spero tu stia bene e che il tuo soggiorno in Florida ti abbia dato quella tranquillità necessaria per fare chiarezza nel tuo cuore. Qui va tutto bene, i bambini ci impegnano sempre tantissimo come tu ben sai, ma del resto sono la ragione della nostra vita.
Candy cara è arrivata questa lettera che ti invio della tua collega Flanny, ho pensato che fosse una cosa importante. Bambina, mi raccomando riguardati. Suor Maria ed io preghiamo sempre per la tua felicità. Ti auguriamo di trovarla presto, lo meriti.
Con affetto Miss Pony.




Cara Candy,
bene come vedo non ci sei in ospedale, lo sapevo che facevi l’infermiera solo per hobby! Sto scherzando mi hanno detto che sei stata licenziata e che sei tornata a casa ad occuparti dei tuoi bambini.
Ti starai chiedendo come mai ti scrivo dato che non siamo mai state tanto amiche, ebbene Candy quando ero al fronte è arrivato un soldato americano che mi ricordava tanto uno di quei ragazzi con cui siamo uscite il nostro primo giorno a Chicago. Ora è qui al Santa Joahnna. Il poverino non ricorda nulla, non sa come si chiama, da dove viene.
Ti chiedo di venire se puoi, in primo luogo per confermare se si tratta o meno del tuo parente e se così fosse chi meglio di te potrebbe prendersene cura, hai già avuto un paziente senza memoria. A presto Candy.
Flanny.



“Oh mio Dio Candy, potrebbe essere….”
“Si Patty, sarebbe un miracolo!”
“E se invece la tua amica si fosse sbagliata, se si trattasse di una crudele coincidenza”.
“Dobbiamo correre il rischio Patty”.
“Candy non so se ce la faccio, il dolore sarebbe troppo grande se non fosse lui”.
“Patty, smettila! Ricordi che cosa mi hai detto quando sono arrivata qui a proposito di Terence?”
“Si”
“Bè allora andiamo a prenderci la nostra seconda possibilità”.
“Oh Candy…” Le due ragazze si abbracciarono e piansero lacrime di gioia, di speranza e di paura.


Patty era stata agitata durante tutto il viaggio, Candy aveva dovuto faticare molto per tranquillizzarla.
Appena arrivati alla stazione di Chicago, Patty si sarebbe voluta recare direttamente in ospedale, e Candy ancora una volta dovette impegnarsi parecchio per convincerla che non era una buona idea.
Quando la carrozza si fermò davanti alla casa di Annie ed Archie, Candy fece un’ultima raccomandazione a Patty: “mi raccomando Patty, è meglio non dire nulla per il momento, Annie è incinta e per Archie…, bè meglio non dargli false speranze, d’accordo?”
“Si Candy, faremo come dici tu”.
“Su sorridi e andiamo”.
Quando Annie vide le due amiche scoppiò in lacrime e corse ad abbracciarle.
“Siete bellissime! Come sono felice di rivedervi! Non vi nascondo che sono stata un pò gelosa quando Candy mi ha scritto che sarebbe venuta a trovarti Patty, sarei voluta venire a stare con voi, ma il mio stato non me l’ha permesso”.
“Oh ci sei mancata tanto!” disse Candy stringendo le mani dell’amica. “Come sta il mio piccolo nipotino?” chiese poi poggiando una mano sul ventre gonfio di Annie.
“E’ un monellino, di giorno dorme e di notte tira calci tenendomi sveglia. Patty non hai detto una parola, stai bene?”
“Oh si, sono solo stanca”.
La porta si aprì ed entrò Archie, sempre bellissimo ed elegante. Quando vide la cugina il suo volto s’illuminò: “Candy! Che bellissima sorpresa!” Candy corse ad abbracciarlo. “Fatti vedere”, l’allontanò per guardarla meglio, “sei incantevole, il sole della Florida ti ha fatto veramente bene. Ma… Patty ci sei anche tu, che bello riaverti qui con noi”.
“Si Archie è bello anche per me”.
Durante la cena Patty fu molto silenziosa e pensierosa, Annie ed Archie non ci fecero molto caso perché erano abituati a vederla taciturna e triste da quando Stear non c’era più, invece per Candy era diverso, Patty era cambiata negli ultimi mesi, era sempre sorridente, sembrava avesse ritrovato la voglia di vivere. Si chiese se fosse stato un errore metterla al corrente del contenuto della lettera di Flanny, del resto la sua collega poteva anche essersi sbagliata e se così alla fine fosse stato quali sarebbero stati i danni psicologici per Patty? <oh Candy ultimamente non ne fai una giusta!> pensò tra se.
“Annie dai suonaci qualcosa, come ai vecchi tempi, ti va?”
“Si Candy”.
Restarono ancora per un po’ tutti insieme, poi Patty, con la scusa di essere stanca, si ritirò nella sua camera. Anche Archie, intuendo che le due amiche volessero restare un po’ da sole, si ritirò.
“Candy su raccontami come è andata, hai preso una decisione? Chi sposerai Albert o Terence?”
“Annie credo sia più giusto che ne parli prima con loro, non credi?”
“Ma Candy…”
“Dai non fare così” le si sedette accanto e le circondò le spalle con il suo braccio “posso solo dirti che ho deciso, finalmente so quello che voglio per me”.
“Candy sono così felice per te”.
Restarono ancora un po’ a parlare fino a quando la stanchezza suggerì che era giunto il momento di andare a letto.
 
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view post Posted on 30/8/2012, 14:28     +1   -1
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CITAZIONE (piccoletta76 @ 30/8/2012, 14:51) 
Ma io non avevo nessuna intenzione di uccidere Miss Pony, pensavo solo potesse star male ed aver bisogno della sua infermiera preferita! In fondo anche in Final Story mi pare di capire che se la cavi :)
No no no Miss Pony non si tocca, 180, 250, 400 anni qualche volta le permetto di ammalarsi ma di morire NO! :)
:risata:

non mi riferivo a te Piccoletta, era solo una battuta alla risposta di lady, che poi capirai più in là nel prosieguo della storia. :tesoro:
Eccovi un altro capitolo, non credo riuscirò più a postare così velocemente, anche se mi sento ispirata, continuo :pc:
Bacini, bacetti, bacioni. :giusy: :giusy: :giusy:




CAPITOLO 17

Cara Candy,
quando riceverai questa mia lettera io sarò già in viaggio per l’Inghilterra. Lo so che ti avevo detto che sarei rimasto a lungo a New York, ma una notizia di estrema importanza mi ha indotto a cambiare i programmi. Sono contento che tu e Patty abbiate deciso di tornare a Chicago prima di venire a New York, credo che Annie apprezzerà la vostra compagnia ed anche Archie, non lo dice per paura di ferire sua moglie, ma credo senta molto la tua mancanza.
Spero che al mio ritorno tu sia a New York ad aspettarmi e spero, se questo viaggio va come spero, di avere anche io qualcosa di bello da dirti. Ti amo piccola.
Albert


Che cosa mai di così importante aveva spinto Albert a intraprendere un viaggio così lungo, non si trattava di un affare, altrimenti l’avrebbe detto, era molto strano…Mah, era meglio recarsi in ospedale e verificare l’identità del soldato senza memoria.
“Candy, stai andando in ospedale senza di me?”
“Oh Patty scusami, ma è meglio che vada da sola”.
“No, voglio venire con te, non ce la faccio Candy, mi sembra di impazzire”.
Candy si avvicinò all’amica e le carezzò la guancia.
“Povera cara, immagino cosa stai passando, ma per il bene del paziente è meglio che non veda troppe persone insieme, io sono un’infermiera e mi presenterò come tale”.
“Ma Candy…”
“Se è lui, correrò subito da te, te lo prometto”.
“Va bene, Candy. Ah Candy, se Annie mi chiede dove sei, cosa le dico?”
“Che sono andata a trovare le mie amiche infermiere. A dopo Patty”.

Quando la carrozza la lasciò davanti al Santa Joahnna, Candy restò ferma per qualche minuto a guardare quella struttura così familiare: quante cose erano successe lì, era diventata un’infermiera professionale, aveva imparato molto, aveva curato tante persone, aveva stretto delle amicizie: Judy, Natalie, Eleonor e… Flanny. Chissà se erano ancora tutte lì.
“Salve sono Candy Andrew, cerco Flanny Hamilton”.
“Un momento signorina”.
Dopo un pò “Candy sei proprio tu?”
Candy si voltò, era Flanny! Non era cambiata, più alta, sempre i capelli neri raccolti in una coda e il suo sguardo freddo nascosto da un paio di occhiali. Candy avrebbe voluto abbracciarla, ma si trattenne, Flanny non amava questo tipo di smancerie, le si avvicinò e con gli occhi lucidi le prese le mani: “Flanny sono così felice di rivederti, sono stata tanto in pena per te”.
Anche Flanny per un attimo sembrò turbata e quasi contenta di vederla, “anch’io Candy sono contenta di vederti, ti trovo bene, sei cresciuta”.
“Dici? Tu sei diventata davvero alta”.
“Si. Candy vieni andiamo dal paziente”.
“Va bene”. Il cuore di Candy pulsava forte nelle sue orecchie al punto che pensò lo sentisse anche Flanny.
“Ecco è qui”.
“Dammi la cartella Flanny”.
“Ma Candy…”
“Vedi sotto il soprabito ho indossato la divisa, così crederà che sono un’infermiera, non vorrei si turbasse troppo”.
Flanny restò senza parole, quella sbadetella era diventata propria una brava infermiera.
La stanza era in penombra, forse dormiva ancora, allora Candy si diresse verso la finestra e tirò via le tende.
“Oh la luce! Mi da fastidio! La mia testa…” l’uomo si portò le mani alla testa.
Candy era rimasta ferma dinanzi alla finestra, non aveva bisogno di voltarsi e guardarlo, quella voce…mai avrebbe potuto dimenticarla, si era di Stear! Due lacrime le scesero giù per le gote, doveva ricomporsi, non poteva far trapelare la sua emozione, per lui molto probabilmente lei era una sconosciuta, vederla turbata l’avrebbe indotto a chiedersi chi fosse e ciò avrebbe potuto provocargli mal di testa.
“Su non si lamenti, è una bella giornata, misuriamo la temperatura e la pressione”.
“Ma tu non sei Flanny”.
Candy si avvicinò al letto, le mani le tremavano, tra poco avrebbe guardato negli occhi il suo caro Stear.
Mio Dio! Era davvero un miracolo! A parte qualche cicatrice Stear sembrava essere quello di sempre, se non fosse stato per quell’aria smarrita nel suo sguardo. Dovette ricorrere a tutte le sue forze per ricacciare indietro le lacrime e darsi un tono professionale, ma, nonostante i suoi sforzi, non riuscì a frenare la sua mano che questa già era sulla guancia di lui ad accarezzarla. Entrambi si guardarono con aria perplessa, lui perché era rimasto colpito dal gesto della nuova infermiera e lei perché non si era accorta di quel forte impulso che l’aveva indotta quasi inconsapevolmente a quel gesto fuori luogo.
“Bene non è accaldato come pensavo…” buttò lì una pietosa scusa e poi uscì.
Flanny era lì che la guardava con aria interrogatoria, come a dirle “e allora?”
“E’ lui, è Stear!”
 
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view post Posted on 31/8/2012, 07:02     +1   +1   -1
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Buongiorno care, poichè oggi non so se posso esserci all'appuntamento, ho deciso che cmq non potevo mancare. Vi auguro una buona giornata. ;)


CAPITOLO 18

“Flanny vuoi raccontarmi come è andata, sono due anni che è finita la guerra”.
“Si credo sia giusto che tu sappia come sono andate le cose. Vieni Candy facciamo due passi”.
Passeggiarono un po’ in silenzio, Candy intese che Flanny aveva bisogno di raccogliere le idee e tornare con la mente a ricordi sicuramente dolorosi.
“E’ stato spaventoso Candy”.
“Posso immaginare, ma sicuramente la realtà deve essere stata qualcosa di inimmaginabile”.
“Si gli orrori che siamo stati costretti a vedere sono indescrivibili”.
“Mi dispiace Flanny per non essere stata abbastanza forte da venire con te”.
Flanny sorrise “tu avevi chi aveva bisogno di te qui, io invece…”
Scese di nuovo il silenzio, poi Flanny riprese: ”ero al fronte quando arrivò Stear, non lo riconobbi immediatamente, il suo volto… bè puoi immaginare… le ustioni…”
“Ma ora il suo volto, a parte qualche cicatrice sembra quello di un tempo…”
“Si ora…ma appena arrivò al campo era sfigurato. Aveva lesioni interne e un grave trauma cerebrale. Il quadro era davvero serio, pensavamo che non avrebbe superato la notte. Invece la sua tempra è più forte di quanto possiamo immaginare. Così decidemmo di operare per bloccare l’emorragia interna. Furono giorni duri, è stato tra la vita e la morte, subentrò anche la febbre, sai le condizioni igieniche non erano le migliori. Ma sorprendentemente ha superato anche questo scoglio. Poi si è risvegliato, e ci siamo accorti che aveva perso la memoria. Ci è sembrato il male minore, le ustioni sul viso e sul corpo erano tali che prima o poi l’avrebbero ucciso sia dal dolore sia per le infezioni che sicuramente sarebbero subentrate, non eravamo attrezzati per la loro cura. Ma ancora una volta Stear è stato forte: ha sopportato il dolore con grande dignità e fortunatamente le lesioni non si sono infettate. Quando è stato possibile siamo stati trasferiti all’ospedale di Parigi”.
“Siamo…”
“Si Candy, l’ho accompagnato, l’ho assistito notte e giorno, da quando è arrivato al mio campo, non ci siamo mai più separati”. Flanny aveva una strana luce negli occhi, che si fosse…no, non poteva essersi innamorata di Stear!
“Flanny… tu e Stear…”
“No Candy! Che vai a pensare! Lo sai che sono professionale, non potrei mai avere una storia con un mio paziente!”
“Scusami Flanny, non volevo offenderti, è solo che …ti vedo diversa…più dolce se me lo consenti”.
Flanny rise, “si Candy mi sono innamorata, ma non di tuo cugino, ma è grazie a lui che ho conosciuto Paul…”
“Flanny sono felice per te! E’ qui?”
“No purtroppo è in Inghilterra”.
“Mi dispiace, ma come mai non sei con lui? Ti ricambia vero?”
“Si Candy anche lui mi ama, ma ci siamo dovuti separare…la vuoi sentire o no questa storia?”
“Si scusami…”
“Dove eravamo rimasti…si a Parigi. E’ qui che ho conosciuto Paul. Sai lui è un medico, precisamente un chirurgo maxillo-facciale, suo padre il Dr. H. Gilles già dal 1915 ha praticato la chirurgia maxillo-facciale al Queen’s Hospital nel Regno Unito. Lui era venuto a Parigi proprio per prestare soccorso in tal senso ai tanti sfigurati dalle bombe. E dopo la fine della guerra credimi gli ospedali erano pieni di militari con questo tipo di problema. Le ustioni di Stear, però, erano piuttosto complesse, Paul non aveva l’esperienza necessaria per eseguire da solo gli interventi necessari a ridargli un aspetto quanto più vicino possibile a prima dell’incidente. Per cui ci siamo presi cura di lui fino a quando non è stato in grado di viaggiare per l’Inghilterra. Al Queen’s Hospital Stear ha subito diversi interventi per avere l’aspetto che ha ora. E’ stato dopo che ho cominciato ad avere sospetti sulla sua identità. Ne ho parlato con Paul e abbiamo deciso che era il caso che lo riportassi in America e che ti contattassi”.
“Grazie Flanny, la mia famiglia ed io non ptremmo mai ringraziarti abbastanza per quello che avete fatto tu e il dr. Gilles”.
“Non devi ringraziarmi, abbiamo fatto solo il nostro lavoro, e Stear ha dato una mano alla scienza facendo da cavia”.
“Mi chiedevo, appunto, che ruolo ha avuto Stear in tutta questa storia”.
“Bè all’inizio era disorientato e angosciato più per il fatto di non ricordare chi fosse che per il suo aspetto, è chiaro che quando gli abbiamo prospettato la possibilità di migliorare il suo volto non ci ha pensato su due volte, ha accettato immediatamente. Gli abbiamo spiegato che avrebbe dovuto affrontare diverse operazioni dolorose e rischiose, e che la convalescenza sarebbe stata lunga, lui ha risposto:<cosa ho da perdere? Sono il signor Nessuno. Può darsi che con una faccia nuova qualcuno mi riconoscerà>. E’ così è stato, l’ho riconosciuto io”.
“Lui cosa sa? Come hai fatto a portarlo in America?”
“Gli abbiamo detto la verità, che forse conoscevo un membro della sua famiglia”.
“Quindi prima avrei potuto dirgli chi ero”.
“No hai fatto bene. Di questo dobbiamo parlare prima con il dottor Leonard”.
“Un’altra cosa Flanny. Come lo chiamate?”.
“Carl”.
“Bene, andiamo dal dott. Leonard”.
 
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CITAZIONE (candy76 @ 3/9/2012, 08:24) 
Eccomi qua a commentare questa bellissina storia!!!!
Italia74 complimenti per questa tua ff cosi originale anche se all'inizio mi hai fatto prendere un colpo perchè pensavo che Candy avesse dimenticato Terence ma poi finalmente a capito che ama e amera sempre Terry.
Mi piace anche che Steas è vivo così anche Pattty puo essere di nuovo felice. :angel 1:

Grazie cara Candy76.:wub:

Eccovi un altro capitoletto. Baci. :giusy:



CAPITOLO 19

“Candy, finalmente! Sono stata in ansia tutta la mattina, ebbene?”
“Si Patty, è lui, il nostro Stear è vivo!”
“Oh Candy….”
Patty si lanciò tra le braccia di Candy e pianse, questa volta lacrime di gioia. Il destino era stato crudele con lei in passato, portandole via il suo amato Stear, ma ora si era riscattato, le aveva ridato il suo amore, le aveva restituito la vita.
“Vieni Patty dobbiamo dirlo ad Archie ed Annie”.

“Cosaaaaaaaaaaa?”
“Oh mio Dio!!!” Annie si era lasciata cadere sul sofà, era bianca cadaverica. Archie era rimasto come folgorato. Candy raccontò loro tutta la storia che le aveva raccontato Flanny.
“Ora Stear è al Santa Joahnna, Flanny l’ha portato lì dall’Inghilterra, ha rimediato un ricovero con la scusa che durante il viaggio aveva avuto una febbre alta. In realtà Stear sta bene, può tornare a casa, rimane il problema della memoria. Io credo che la riacquisterà circondato dall’amore di tutti noi”.
“Voglio andare da lui”disse Archie.
“Anch’io”, gli fece subito eco Patty.
“Il dottor Leonard ha suggerito che sia prima io a presentarmi e a raccontargli della sua vita, della sua famiglia, poi dopo potrete vederlo”.
“Va bene Candy”.
“Si facciamo come dici tu Candy”.

“Carl, posso entrare?”
“Ah è lei”.
Stear era in piedi d’avanti alla finestra e la guardava come anni prima Albert, Candy conosceva bene quella sensazione, era deprimente non essere riconosciuti da chi si vuole bene. E Stear la guardava come se fosse stata un’estranea.
“Vorrei parlarti, vieni a sederti qui vicino a me”.
Stear fece come gli aveva chiesto Candy, sembrava un tantino diffidente.
“Scommetti che indovino chi sei?”
“Davvero? Ci sto”.
“Sei la mia parente amica di Flanny”.
“Indovinato, ma era troppo facile, sapevi che c’era la possibilità che Flanny avesse ragione, quindi se vuoi vincere la scommessa, devi dirmi chi sono per te”.
“Sei la mia fidanzata? Non mi ricordo di te, ma sei così carina, non mi dispiacerebbe”.
“Ma Stear…” disse Candy arrossendo.
“Così mi chiamo Stear”.
“Si, Cornwell. Appartieni ad una delle più importanti famiglie di Chicago, gli Andrew. Io non sono la tua fidanzata, sono tua cugina anche se in realtà sono stata adottata proprio grazie a te, tuo fratello Archie e tuo cugino Anthony. Ci vogliamo molto bene, siamo molto legati”.
Candy non ce la fece più e scoppiò in lacrime, poi si lanciò tra le braccia di uno Stear piuttosto sorpreso: “Oh Stear non puoi immaginare quanto mi sei mancato”. Candy ora singhiozzava, Stear intenerito dall’affetto di quella strana ragazza, le accarezzò i capelli e le disse: “ su non fare così Candy…”
Candy alzò la testa per guardare Stear che ancora più sorpreso di lei disse: ”Chi è Candy?”
“Sono io, ma non ti ho detto come mi chiamavo…oh Stear ti sei ricordato il mio nome, ma è meraviglioso!”
Ritornò ad abbracciarlo.
“Si ma non ricordo niente altro, mi sento la testa scoppiare…”
“Stear non sforzarti, riposati ora, vedrai che piano piano la memoria tornerà”.
“Mio fratello e mio cugino quando li potrò vedere?”
“Domani, ora riposati”. Gli baciò la fronte e uscì.
I suoi amici avevano bisogno di lei, doveva rimandare la partenza per New York, doveva avvertire Albert dell’accaduto, sicuramente si sarebbe precipitato a Chicago, e Terence, era sicura che ne sarebbe stato felice, anche se ciò avrebbe significato ritardare il loro incontro.
 
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view post Posted on 4/9/2012, 12:31     +1   -1
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Salve care amiche, eccomi all'appuntamento quotidiano, vi auguro una buona giornata e speriamo che il seguito vi piaccia. :P



CAPITOLO 20


New York

“Terence, Terence, ah sei qui!” Terence si era rifuggiato sul tetto per starsene un po’ tranquillo durante la pausa dalle prove, quella mattina la portinaia le aveva consegnato una lettera di Candy, aveva aspettato con ansia quella sosta per poterla leggere in santa pace. Candy le mancava tanto, era solo grazie al suo lavoro che riusciva ad affrontare le giornate senza di lei. I giorni trascorsi in Florida erano stati indimenticabili, dolci ricordi che gli tenevano compagnia durante le notti insonni quando il pensiero che lei potesse scegliere Albert gli impediva di prendere sonno.
“Karen, che succede?”
“Dobbiamo riprendere, su vieni”. A Karen non era sfuggita la lettera che Terence aveva con cura riposto in tasca. “Notizie di Candy? Quando arriva?”
“Non tanto presto, il fidanzato di Patty, Stear, sembra miracolosamente sopravvissuto all’incidente aereo dove si pensava avesse perso la vita anni addietro in guerra, ed ora è tornato, ma ha perso la memoria, per cui Candy ha deciso di rimanere un pò a Chicago per stargli vicino”.
“Non può restare Patty?”
“Candy ha già esperienza di questi traumi, anche Albert durante un incidente in Italia ha perso la memoria e Candy lo ha aiutato a recuperarla, sapevi che hanno vissuto insieme?”
“No, non lo sapevo”. Gli occhi di Karen si velarono per un attimo, a Terence non sfuggì quell’ombra di tristezza nello sguardo della sua amica.
“Karen, Albert ti piace tanto, vero?”
“Bè…si…si vede molto?”
Terence rise “Credo se ne siano accorte anche le pietre. State passando molto tempo insieme ultimamente”.
“Si, Albert mi porta alle feste mondane a cui è costretto a partecipare, così evita l’attacco delle donne da marito che cercano di accalappiarlo, ma Candy è sempre tra noi, credo l’ami molto”. Karen deglutì il nodo che le era salito in gola, non voleva che Terence capisse quando stesse male per questo amore non corrisposto, poi riprese: “E tu Terence cosa credi farà Candy?”
Terence restò in silenzio per un pò, poi rispose: “sono sicuro che la mia signorina tuttelentiggini tornerà da me, non l’ha detto mai chiaramente, ma tra noi le cose non sono cambiate, lo sento”. Karen desiderava ardentemente che Terence avesse ragione, solo così avrebbe potuto avere una possibilità di conquistare il cuore di Albert. Del resto loro due stavano bene insieme, una volta uscita Candy di scena, forse Albert avrebbe potuto guardarla come una donna da amare, e non più soltanto come una cara amica.
“Terence, Karen vi presento la signorina Julie O’Connor, reciterà con noi”. Robert Hathaway si avvicinò con una ragazza bionda dagli occhi azzurri, che guardava Terence con adorazione.
La giovane disse: ”E’ un onore per me lavorare con due attori del vostro calibro, spero di imparare tanto da voi”. Porse loro la sua delicata mano, nello stringere quella di Terence arrossì leggermente.
Quando si furono allontanati, Karen sussurrò a Terence: “Sembra la copia spiaccicata di Susanna, stai attento, già una volta un paio di occhioni azzurri ti hanno incastrato”.
“Che stai blaterando Karen?”
“La O’Connor, non vedi come ti fissa?”
“Karen che vai a pensare”.
“Sei proprio ingenuo Terence, quella è cotta di te”.
Terence non sentì le ultime parole di Karen perché si era già diretto sul palcoscenico.

Dopo le prove Terence non vedeva l’ora di tornarsene a casa, era stanco, forse quella notte avrebbe fatto una bella dormita e chissà avrebbe sognato la sua tarzan tuttelentiggini. Si stava recando verso l’uscita del teatro quando: “signor Grandchester, aspetti”. Terence si voltò sorpreso, cosa voleva Julie O’Connor, si chiese.
“Signor Grandchester, domani sera la mia famiglia darà un ricevimento per conoscere tutta la compagnia, spero mi farà l’onore di partecipare”.
“Se Robert ritene che dovremmo esserci, allora ci sarò”.
“Grazie”. Terence la salutò con un cenno della mano e andò via.


Quella mattina Terence arrivò in ritardo alle prove, non sarebbe dovuto andare al ricevimento a casa di Julie O’Connor, non era amante delle serate mondane, tutta gente falsa che elargisce sorrisi a destra e manca, ma che non si fa scrupolo a criticarti appena volti le spalle. Si sentiva nauseato. Il risultato era stato una noia mortale e la stanchezza che ora sentiva per esssere andato a letto tardi e un pò brillo, senza una buona dose di alcol non avrebbe potuto sorridere e reggere tutte quelle persone ripugnanti dell’alta società newyorkese. Ripensò al ballo a casa dello zio di Karen in Florida, quando c’era lei anche le cose che detestava di più finivano per sembrargli piacevoli. Mentre usciva dal camerino per raggiungere il palcoscenico, sentì la voce di Karen che lo chiamava; quando la ragazza lo raggiunse, Terence notò che era alquanto agitata.
“Che ti prende Karen, sembra che tu abbia visto un fantasma!”
“Hai visto il giornale di oggi?”
“No perché?”
“Parlano di te e di una certa signorina O’Connor, immortalati in una equivocabile foto”.
“Cosaaaaaaa, fammi vedere”. Le strappò il giornale di mano e mentre leggeva il suo sguardo diventava sempre più duro. Terence strinse il giornale tra le mani e corse alla ricerca di Julie.
“Terence dove vai?” Karen lo seguì, quando Terence era arrabbiato poteva essere pericoloso, non voleva essere nei panni di quella ragazzetta, anche se la piccola streghetta se la meritava una bella lavata di testa.
“Julie che cosa significa questo” tuonò Terence, piazzandole il giornale sotto il naso.
“Non capisco…”
“Non capisci, te lo spiego io. Per farti pubblicità hai pensato di dare una festa con la compagnia e vendere alla stampa una mia foto con te, scattata di nascosto, sei furba occhi d’angelo, ma caschi male con me. Ora vieni con me al giornale e smentisci questa falsità”.
Terence l’aveva preso per un braccio e quasi la trascinava. Julie era allibita, non si aspettava una reazione tanto violenta, forse aveva esagerato.
“Terence non sono stata io…” cercò invano di difendersi.
“Ah si? E chi è stato?”
“Non lo so forse qualcuno della servitù”.
“Raccontala ad un altro”.
“Cosa succede qui?” Robert Hathaway interruppe la discussione.
Karen gli raccontò l’accaduto. “Terence perché te la prendi tanto. Del resto sei un personaggio famoso, non è la prima volta che i giornali dicono menzogne su di te”. Disse Hathaway.
“Si ma ora…” Terence non continuò, cosa poteva dire <c’è una persona che potrebbe crederci?> Certamente non poteva dire <la mia fidanzata potrebbe prendersela a male>, Candy non era la sua fidanzata. Furioso lasciò il teatro. Non voleva che Candy leggendo quell’articolo si facesse delle strane idee e arrivasse a pensare che lui non volesse più aspettarla. Doveva avvertirla, le avrebbe spedito un telegramma.
 
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CITAZIONE (Bridget95 @ 5/9/2012, 13:19) 
Ero rimasta due capitoli indietro, ma me li sono proprio guastati fino in fondo.

Però cara Italia74, ci lasci sempre sul più bello!!!! :odyssea:

Sei bravissima anche nel creare la giusta suspence.
:giusy: :giusy: :giusy:

Grazie Bridget, ma chiamami solo Italia, è questo il mio nome, 74 mi fa ricordare quanti anni ho e...tu non puoi capire sei ancora tanto giovane, bè non mi sento tanto grande quanto in realtà sono, diciamo così. Ciao cara. :tesoro:


Eccomi all'appuntamento quotidiano, spero di non deludervi, kiss kiss :giusy:



CAPITOLO 21

Candy non avrebbe mai dimenticato l’incontro di Stear con Patty ed Archie: era avvenuto la mattina seguente al giorno in cui aveva raccontato a Stear chi fosse in realtà. Il dottor Leonard aveva ritenuto non necessario trattenerlo ulteriormente in ospedale, per cui l’aveva dimesso, finalmente poteva tornare a casa. Quando la macchina aveva imboccato il cancello di villa Andrew, Candy aveva osservato Stear, sembrava un tantino nervoso. Arrivati dinanzi all’ingresso scesero, lui si fermò un attimo soffermandosi a guardare la maestosità della sua casa, sembrava sorpreso dal lusso, quasi un tantino imbarazzato. Candy sorrise, Stear le era sempre apparso semplice e poco interessato agli agi che il suo nome gli assicuravano, molto diverso in questo da suo fratello e persino da Anthony, rispetto a quest’ultimi era meno ricercato nel vestire ed aveva modi un pò più grossolani. Da questo punto di vista l’aveva sentito più simile a lei, badavano più alla sostanza che alla forma tipi come loro. Comprendeva ciò che forse Stear stava pensando in quel momento: aveva lasciato la disperazione e la povertà che generalmente seguono una guerra per ritrovarsi nel lusso più sfrenato, era plausibile che potesse sentirsi disorientato. Candy gli prese la mano per infondergli coraggio e gli disse: “Andiamo”.
In quel preciso istante il portone si aprì e comparvero Archie, Patty ed Annie. Patty si avvicinò lentamente, quasi come se avesse avuto paura che un passo falso l’avrebbe fatto sparire. Quando si ritrovò dinanazi al suo Stear con gli occhi pieni di lacrime e con mani tremanti, gli accarezzò il viso con un impercettibile tocco, poi ritrasse per un momento la mano come se si fosse scottata, quante volte l’aveva sognato, ma al risveglio la cruda verità le aveva dilaniato l’anima, chiuse gli occhi per una frazione di secondo, l’accarezzò di nuovo, quando li riaprì lui era lì che la guardava teneramente pur ignorando chi elle fosse, non poteva fare a meno di sentirsi turbato di fronte a quella ragazza con gli occhiali. Poi entrambi spinti da un incontrollabile impulso si abbracciarono, i corpi scossi dai singhiozzi. Anche Candy, Annie ed Archie piansero.
Quando si staccarono Stear fu il primo a parlare: “Tu devi essere Patty, non mi ricordo di te, mi dispiace, ma il mio cuore ha sussultato quando ti ho vista, credo che lui ti abbia riconosciuta”.
“Oh Stear…” Patty non riusciva a parlare tanta era l’emozione.
“Tu devi essere il mio fratellino”, disse poi rivolto ad Archie, il quale si buttò tra le sue braccia dando libero sfogo a tutto il dolore che aveva dovuto tenere dentro per mantenere quel contegno pieno di grazia e dignità che si addice ad un giovane del suo rango. A Candy Archie non era mai sembrato così vero e spontaneo come in quel momento. Poi fu la volta di Annie, che come suo solito piangeva senza riuscire a dire una parola.
Da quel giorno erano passate due settimane, pensò Candy mentre sorseggiava il suo caffè, erano successe tante cose: l’incontro con la zia Elroy, la festa di benvenuto con tutta la famiglia, ad eccezione di Albert che pareva stesse per fare ritorno dall’Inghilterra. Stear si era ben presto ambientato, sembrava che non si fossero mai lasciati, anche se il fatto di non ricordare era fonte di grande turbamento per lui. Piccoli ricordi pian pianino sembravano affiorare: Candy una mattina aveva trovato Stear vicino alla casetta sull’albero nel parco di villa Andrew, quando gli aveva chiesto cosa stesse facendo lì, lui aveva risposto con quel suo sorriso gioviale: “ricordi Candy la notte che avete trascorso qui tu ed Annie?”
“Stear.. tu.. ricordi..”
“Si. Stavo facendo una passeggiata per il lago e all’improvviso mi sono affiorati alla mente immagini di me, te, Archie ed Annie in costume da bagno che ridevamo e scherzavamo schizzandoci. Poi l’immagine di una casetta in legno sull’albero, così seguendo l’istinto mi sono ritrovato qui”.
“Oh Stear ma è stupendo, vedrai che così come hai ricordato quella splendida giornata trascorsa insieme, ricorderai il resto un pò alla volta”.
“Lo spero Candy, una vita senza ricordi è davvero triste, credimi”.
Candy posò la sua mano sul braccio di Stear. “Posso immaginare Stear, i ricordi sono parte di noi”.
Per il resto era tutto ancora oscuro. Ci voleva tempo, questo era quello che Candy gli ripeteva quando lui si mostrava triste ed ansioso per la sua amnesia.
Candy quella mattina era stata la prima ad alzarsi, non riusciva a dormire, faceva piuttosto caldo. Se ne stava in giardino a fare colazione mentre ripensava agli avvenimenti di quelle ultime settimane. All’improvviso fu attratta da una foto sul giornale, sembrava Terence, oh mio Dio era proprio Terence che sorrideva ad una giovane donna. Prese il giornale e lesse avidamente l’articolo:
Terence Grandchester, giovane stella del teatro, ha incontrato un nuovo amore? Dopo la scomparsa della sua compagna Susanna Marlowe, il giovane artista non si era visto più in dolce compagnia. La somiglianza con la defunta attrice è sconvolgente, che il giovane Grandchester abbia trovato in Julie O’Connor, attrice emergente, la degna sostituta del suo perduto amore?
Chi era Julie O’Connor? E perché Terence le stava sorridendo? Si era forse stancato di aspettarla e si era trovato un nuovo amore? No, non poteva essere, Terence era innamorato di lei, le aveva detto che l’avrebbe aspettata per sempre, lei si fidava di lui, doveva essere una trovata pubblicitaria. Tuttavia non poteva fare a meno di provare una morsa allo stomaco, proprio non sopportava la visione di Terence vicina ad un’altra. Comunque stavano le cose era giunto il momento di andare a New York e mettere fine a quell’assurda situazione che si era venuta a creare tra lei, Terence ed Albert. Era giunto il momento di andare a riprendersi la sua seconda possibilità di essere felice.
 
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CITAZIONE (Bridget95 @ 6/9/2012, 13:29) 

Cara Italia, non farti ingannare dal numero 95, è solo una data con un particolare significato, ma sono della classe 1967 per cui ti capisco benissimo!!!

:molto triste:
[/QUOTE]

Bene, ma noi siamo ragazzine dentro questo è quello che conta, non è vero Bridget? :sorrisone:

Per te e le altre care amiche a cui piace questa storia:


CAPITOLO 22

Oramai era tutto pronto, tra qualche giorno sarebbe stata a New York. Se da un lato Candy era eccitata ed emozionata di cominciare la sua nuova vita con Terence, dall’altra era triste e amareggiata per il dolore che stava per infliggere al suo adorato Albert. Sicuramente Albert si sarebbe allontanato da lei e questa era la cosa che più l’addolorava, sarebbe stata dura senza di lui, oramai era parte integrante della sua vita, ma si rendeva conto che era inevitabile, lei poteva capire ciò che avrebbe provato Albert, e come lei anni addietro aveva preso le distanze dalla fonte del suo dolore, così avrebbe fatto Albert, non poteva certo biasimarlo, la vicinanza non lo avrebbe aiutato a dimenticare. Candy sapeva di non essere pronta ad una separazione da lui, ma non poteva più rimandare, aveva temporeggiato abbastanza, era tempo di far chiarezza.
“Candy allora te ne vai”, Stear interruppe i suoi pensieri.
“Si Stear devo andare a New York, ho una cosa molto importante da fare”.
“Si tratta di Terence, vero?”
“Stear ma…tu come fai…”
“Candy me ne hai parlato tu non ricordi? L’aerplano in Scozia, sono io lo smemorato o sbaglio?”
“Si è vero, scusami Stear, speravo ti fossi ricordato di lui. E poi ho tanti pensieri per la testa…”
“Si me ne sono accorto, sei più distratta del solito”.
“Stear non essere impertinente”.
“Scusa Candy, mi mancherai”.
“Anche tu caro, ma ti lascio in ottime mani. Patty ti ama molto, saprà prendersi cura di te meglio di me. E poi ci sono Archie ed Annie, tra un pò diventerai zio, sarai tanto impegnato che ti dimenticherai di me”.
“No non potrei mai Candy, ma ci rivedremo presto suppongo, non credo che vogliate aspettare ancora per sposarvi, indovinato?”
Candy arrossì, “penso tu abbia ragione”. Si abbracciarono, entrambi sapevano che anche se distanti la loro profonda amicizia sarebbe stata sempre un posto dove rifugiarsi nei momenti di desolazione.


Più tardi Candy si recò al Santa Joahnna, voleva salutare Flanny.
“Così te ne vai a New York”.
“Si Flanny, io e Terence siamo stati già troppo tempo lontani”.
“Ti capisco Candy, anche a me manca molto Paul”.
“E tu, cosa farai ora, Flanny?”
“Bè sto pensando seriamente di trasferirmi in Inghilterra, sai Paul mi ha chiesto di andare a lavorare con lui. Del resto qui oramai sono sola, con la mia famiglia i rapporti non sono dei migliori, avranno sempre il mio sostegno, ma credo che il loro affetto sarà solo un’utopia per me. Poi tu te ne vai a New York proprio ora che stavamo diventando amiche, mi dici che resto a fare a Chicago?”
“Segui il tuo cuore Flanny, ho imparato a mie spese, che niente ti può gratificare se accanto non hai l’amore della tua vita”.
Restarono a parlare ancora un pò, poi si salutarono con la promessa di scriversi spesso.

Di ritorno a villa Andrew Candy non trovò nessuno, che strano era il suo ultimo giorno a Chicago ed i suoi amici invece di trascorrerlo con lei, erano spariti.
“Signorina Candy, i signori Cornwell e la signorina O’Brien la stanno aspettando, la prego di venire con me”.
“Si George, ma dove andiamo?”.
“Abbia pazienza signorina, presto capirà”.
Candy era felice, i suoi amici non l’avevano dimenticata, avevano organizzato una sorpresa per lei, non stava nella pelle dalla curiosità.
Quando imboccarono il cancello delle rose di villa Andrew a Lakewood Candy emise dei gridolini di gioia, improvvisamente si sentiva euforica, nuovamente una ragazzina.
“Candy sei arrivata!” Archie la stava aspettando sull’uscio della porta. “Prego signorina da questa parte”.
Sulle scale la stava aspettando Annie, bella più che mai nel suo abito di chiffon celeste, “Candy su vieni, devi cambiarti”. Annie trascinò Candy nella sua camera dove le fece indossare un abito in satin rosa pesca dal corpetto senza spalline e una gonna a trapezio con l’orlo in stile bubble; sul corpetto, come pure sulla gonna, vi erano appliques floreali in organza bianche.
“Candy questo vestito si chiama Primavera, quando l’ho visto ho pensato a te, sembri proprio la reginetta dei fiori, sei bellissima!”
Candy era senza parole, davvero si sentiva una regina con quello splendido vestito.
“Annie, grazie”.
“Stasera sarai la regina di questa piccola festa, non ci sarà né Terence né Albert, ma ci siamo noi i tuoi amici di sempre. Candy tu sei sempre stato un sostegno per ognuno di noi, ora tocca a noi prenderci cura di te. Sono sicura che a New York sarai felice, ma ricorda qui ci sarò sempre io se avrai bisogno di un’amica. Ti voglio bene”. Si abbracciarono forte.
“Su andiamo ora, gli altri ci stanno aspettando”.
“Hai ragione Annie, andiamo”.
Quando entrarono nella sala da pranzo, Candy trovò lì ad accoglierla, oltre Patty, Stear ed Archie, Miss Pony, Suor Maria, Tom e Jimmy.
“Miss Pony, Suor Maria che gioia rivedervi!” Candy corse incontro alle sue care mamme con le lacrime agli occhi. “Ma i bambini?”
“Non ti preoccupare Candy, da quando sei partita ci stiamo facendo aiutare dalla figlia del signor West, il vicino di Tom, sai ha preso un diploma in puericultura e sta facendo esperienza con i nostri bambini”. La tranquillizzò Miss Pony, elegantissima in un abito di seta blu, sicuramente un regalo di Annie.
“Poi è una cara amica di Tom…” aggiunse Suor Maria con un tono che lasciava intendere una certa allusione.
“Tom, non mi hai detto che avevi una ragazza?” l’ammonì Candy con fare scherzoso.
“Ma … Jenny ed io … siamo soli amici…”
“Si si ci crediamo Tom”, disse Jimmy dando una pacca sulla spalla dell’amico.
Tutti risero di fronte ad un Tom alquanto imbarazzato. La cena si svolse nell’armonia più totale, tutti sorridevano e chiaccheravano affabilmente. Candy pensò che se ci fossero stati anche Albert e Terence, avrebbe avuto vicino tutte le persone a cui teneva di più. Chissà forse un giorno sarebbe successo e lei sarebbe stata completamente felice. Ben presto venne il momento del commiato, Candy era triste, sapeva che sarebbe passato parecchi tempo prima che si fossero rivisti di nuovo.
“Candy spero tu sia felice”, le disse Miss Pony al momento dei saluti.
“Lo sono”, disse Candy con una voce non molto convincente.
“Sei sicura, bambina mia, non mi sembri molto convinta”.
“No no, sono sicura della mia scelta, è solo che…non vorrei che la mia felicità significhi sofferenza per qualcun altro”.
“Lo so, cara, ma purtroppo è inevitabile”, la baciò sulla fronte e poi salì sul furgone di Tom.
“Candy pregherò sempre per te, sii felice”.
“Grazie Suor Maria, vi scriverò spesso”.
“Ehi Candy mi raccomando non fare troppe stragi di cuore a New York”, le gridò Jimmy dal furgone ormai in moto.
“Jimmy… ma cosa dici?”.
“Bè cara tutti abbiamo subito il tuo fascino, Jimmy lo sa bene, si preoccupa per qualche poverino newyorkese che cadrà ai tuoi piedi”.
“Smettila Tom…”, Candy colpì l’amico con un leggero pugno.
“Candy ha già il suo principe azzurro, che, se lo conosco bene, non permetterà a nessuno di avvicinarsi a lei”.
“Archie!”
“Dai Candy non ti offendere, sai che ho detto la verità, quel bellimbusto sarebbe capace di stendere un poveretto solo per aver osato guardarti”.
“Magari è vero, ma perché lui ama tantissimo Candy, trovo molto tenera la sua gelosia”, intervenne Patty, che oramai aveva imparato a conoscere Terence.
“Ti voglio bene Candy, mi raccomando sii felice”, disse poi Tom facendosi serio.
“Anche tu Tom, ti voglio bene anch’io”. Candy non potè far a meno di piangere mentre il furgone si allontanava.
“Ragazzi volevo ringraziarvi per questa bellissima sorpresa, sono davvero commossa”.
“Candy non devi ringranziarci, noi ti vogliamo bene e meritavi un saluto speciale per la tua partenza, chissà quando ti rivedremo ora che…”
“Archie” Annie intervenne fermando il marito che stava per dire qualche altra cosa poco carina su Terence. Ad Archie proprio non andava giù che Candy ritornasse con quell’arrogante di Terence, è vero lei non l’aveva detto chiaramente, ma lui l’aveva capito, quando Candy si riferiva a lui nei racconti della sua vacanza in Florida i suoi occhi brillavano di una luce intensa. “Siamo stanchi forse è meglio andare a letto”.
Più tardi nella sua stanza Candy stava ripensando alla splendida serata che aveva trascorso, quando sentì bussare alla sua porta. Era Patty.
“Candy scusami per l’ora, ma stasera non abbiamo avuto molte occasioni di stare da sole”.
“Si è vero”.
“Volevo ringraziarti Candy per quello che hai fatto per me”.
“Patty ma io non ho fatto nulla”.
“Non è vero, tu hai reso possibile due miracoli: il primo è stato aiutarmi ad uscire dalla profonda depressione in cui ero caduta dopo la perdita di Stear, il secondo è stato riportarlo a me, se tu non fossi stata amica di Fanny molto probabilmente Stear non sarebbe più tornato”.
“Ma di questo non devi ringraziare me, Patty ma te stessa per la forza che hai avuto nel risollevarti e per il ritorno di Stear, era scritto che accadesse”.
“Ti voglio bene Candy, sei per me quella sorella che non ho mai avuto”.
“Anch’io Patty te ne voglio tanto”. Si abbracciarono forte, negli ultimi mesi si era instaurata una forte intesa tra le due amiche rendendole più unite che mai. La separazione sarebbe stata più dolorosa del previsto per entrambe.
L’indomani di buona ora partirono tutti per Chicago, Archie aveva degli impegni di lavoro e Candy avrebbe dovuto ultimare i bagagli, dato che nel primo pomeriggio aveva il treno per New York.
Ancora una volta fu Stear ad accompagnare Candy alla stazione.
“Mi raccomando Stear non farmi altri brutti scherzi, quando ritornerò vorrò trovarti qui e mi auguro che la tua memoria sia tornata”.
“Non preoccuparti Candy, non ho intenzione di andare in nessun posto, non metterò mai più in pericolo la mia vita, è stato stupido e non ho tenuto conto del dolore che la mia decisione ha provocato”.
“Oh Stear…” Candy non potè fare a meno di piangere alle parole di lui.
“Fai buon viaggio e mi raccomando, stavolta sii felice”.
“Lo sarò, te lo prometto”.
Il treno partì e Stear rimase a salutare Candy fino a quando il treno scomparve.
Intanto a villa Andrew, Annie stava guardando la posta: “Oh Patty guarda è arrivato un telegramma di Terence per Candy, bè vorrà dire che quello che aveva da dirle glielo dirà di persona”.






 
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CITAZIONE (cate_maggio @ 10/9/2012, 12:09) 
CITAZIONE

ma come???? ha il sogno della sua vita - e di moltissime forumelle- davanti che gli dice una roba del genere e lei non sa cosa rispondergli?????? PER FAVERE DATELE UNA BOTTA IN TESTA E SVEGLIATELA DA STO TORPORE!!!!

Che bello l'incontro tra Stear e Patty.....

Julie O’Connor.....E NO EH!!! fa che ci sia un riflettore anche per lei ma che la schiacci completamente e non parliamone più!


Mi sono messa in pari!

Bravissima, Italia!

:risata: :risata: :risata: hai ragione Cate questa Candy è matta, come si fa, però hai visto Albert? Bè un pò di incertezza è d'obbligo :sorrisone: . Comunque grazie :giusy:

Ed ora ecco un altro capitoletto.




CAPITOLO 23

Candy era arrivata solo da qualche minuto e già si sentiva ansiosa, sarebbe voluta correre subito da lui, ma forse non era il caso, dopo un così lungo viaggio aveva bisogno di un bel bagno ristoratore e poi non poteva presentarsi a Terence vestita in maniera così anonima, desiderava che il loro incontro fosse memorabile, avrebbe indossato uno degli abiti che Annie le aveva aiutato a scegliere per l’occasione, in verità Annie le aveva fatto completamente rinnovare il guardaroba: “Candy ora che vivrai a New York dovrai essere alla moda”, le aveva detto quando lei si era opposta all’idea. Ora era felice di aver seguito il consiglio della sua amica, voleva essere carina a tutti i costi, Julie O’Connor era molto bella, chissà se a Terence piaceva davvero come era scritto sul giornale. Non voleva nemmeno pensarci, ora doveva concentrarsi a farsi così bella da far scomparire tutte le Julie O’Connor che miravano al suo Terence.
Con questi pensieri giunse a villa Andrew.
“Signorina Candy non l’aspettavamo”, disse Amanda la governante.
“Si, è stata una decisione improvvisa. Il signor Andrew è tornato?”
“No è ancora in viaggio”.
“Grazie Amanda”.

Candy sorrise soddisfatta, l’immagine riflessa nello specchio era proprio niente male. Aveva scelto di indossare un top rosso a giro maniche con collo alla coreana che terminava con una morbida sciarpetta annodata a lato e una gonna bianca con pois neri che metteva in evidenza la sua snella figura, aveva raccolto i capelli in un morbido chignon dal quale fuoriuscivano alcuni riccioli ribelli che le adornavano il bel viso.
Candy decise di andare direttamente in teatro, sicuramente Terence si trovava a lavoro. Una volta arrivata s’imbatte proprio in Julie O’Connor, era ancora più bella dal vivo.
“Chiedo scusa, sa dove posso trovare Terence Grandchester?”
“Posso sapere chi lo cerca?” Julie fissava Candy con uno sguardo indagatore.
“Sono Candy Andrew, una sua amica”.
Julie trasalì, era la ragazza di cui Terence era innamorato, aveva sentito il suo nome, origliando una conversazione tra Terence e Karen, doveva impedire che si incontrassero.
“Mi dispiace Terence è impegnato in una intervista con un giornalista”.
“Va bene l’aspetterò”.
<tenace questa Candy> pensò Julie, <devo assolutamente metterla fuori gioco>. “Mi dispiace credo ne avrà per molto, sa dopo l’intervista abbiamo la prova generale, domani sera c’è la prima. Ma se vuole può lasciargli un biglietto, sarà mia premura farglielo avere, sa Terence ed io siamo abbastanza intimi, dopo le prove sicuramente ceneremo insieme come al solito, magari potrebbe unirsi a noi”.
Candy impallidì, <terence ed io siamo abbastanza intimi>, allora non era una trovata pubblicitaria, la giovane attrice non avrebbe avuto nessun motivo di mentirle, lei non era una giornalista, o forse si sentiva minacciata da lei? No, Julie non poteva sapere chi fosse o si? Candy memore di quello che era successo anni prima con Susanna a Chicago quando era andata a cercare Terence, non si fece intimorire, non era possibile che Terence avesse una relazione con quella ragazza, aveva continuato ad amarla per tutti questi anni, non avrebbe mai potuta sostituirla in poche settimane. Un forte impulso di mettere al suo posto quella intrigante di una attricetta si impossessò di Candy, che non riuscì proprio a trattenersi.
“Strano Terence non mi ha mai parlato di lei, le garantisco che noi veramente siamo abbastanza intimi, al punto che io porto un anello di fidanzamento al dito, comprenderà bene che Terence, pur impegnatissimo, sicuramente desidererà dedicare cinque minuti alla donna che intende sposare, non crede? Spero non le dispiaccia, ma ritengo non sia il caso di cenare insieme stasera, sa.. è tanto che io e Terence non ci vediamo, capirà che vogliamo …come dire…stare un pò da soli”. Candy orgogliosa e giuliva, si voltò e s’incamminò decisa a trovare Terence, lasciando una Julie esterrefatta e senza parole, si era aggiudicata il primo round visto la faccia piena di disappunto e verde dalla bile dell’attrice. Non avrebbe mai più permesso che insulse macchinazioni si frapponessero tra lei e Terence, non credeva ad una sola parola di quella O’Connor, tuttavia non poteva evitare di sentire una morsa di gelosia attanagliarle lo stomaco.
Si aggirava per il corridoio già da un quarto d’ora senza sapere dove andare, c’erano diverse porte ma non osava addentrarsi in nessuna, meglio evitare qualche spiacevole situazione, non c’era neppure qualcuno a cui chiedere informazioni. All’improvviso una delle porte si aprì e ne fuoriuscì Karen.
“Karen!”
“Candy, sei arrivata, che bello poterti rivedere!”
“Sono felice anch’io di rivederti Karen. Allora ti sei presa cura dei miei due uomini? Da quando ho potuto constatare di Terence ti sei occupata poco. Prima ho avuto il dispiacere di incontrare la signorina O’Connor”.
“Oh Candy non crederai a quello che hanno scritto i giornali? Terence era furioso”.
“Bè sai un pò ci sono rimasta male, del resto le cose tra me e Terence sono rimaste in sospeso, ma in realtà non ci ho creduto, anche se poco fa la signorina in questione ha cercato di convincermi del contrario, ma l’ho sistemata per le feste, non credo ci riproverà”.
“Oh Candy sei davvero formidabile!”
“Sai dove posso trovare Terence?”
“Si, è sul tetto. Quando ha un pò di tempo libero se ne va lassù, credo che stare all’aria aperta l’aiuti a rilassarsi, nessuno osa disturbarlo, l’unica che si può avvicinare sono io, comunque non mi nasconde il fastidio che quest’invadenza gli provoca. Ma so per certo che sarà felice di condividere il suo angolo di pace con te”.
Candy, mentre saliva i gradini che l’avrebbero condotta sul tetto, aveva il cuore a mille, tra breve l’avrebbe rivisto e finalmente sarebbero stati liberi di amarsi. Quando fu lassù rimase un attimo ferma a guardarlo, lui se ne stava sdraiato con gli occhi chiusi a farsi accarezzare dal dolce venticello che soffiava. Terence si era accorto della presenza di qualcuno, aveva sentito l’inconfondibile rumore del passo femminile, così senza scomporsi disse: “Karen che c’è questa volta, lo sai che non mi piace essere disturbato nei momenti di pausa”.
“Bene bene come siamo pretenziosi, del resto una stella come te è abituato a far rispettare i suoi capricci, non è così?”
“Eh?” Terence sobbalzò al suono di quella voce a lui tanto nota e cara, no non poteva essere, era lei, la sua Tarzan Tuttelentiggini gli stava di fronte con le mani sui fianchi e la sua aria di disappunto stampata in faccia. Terence non riuscì a muoversi. Fu lei che si avvicinò, si inginocchiò accanto a lui e con una mano gli scostò una ciocca ribelle dal viso, poi con voce rotta dall’emozione gli disse: “dirò ad Albert che non posso sposarlo, che sei tu che amo”. Terence fu invaso da una gioia indescrivibile.
“Oh Candy”, disse prendendole il capo e portandolo al petto. “Ho avuto tanta paura che questo momento non sarebbe mai arrivato. L’idea di perderti di nuovo mi ha tolto il sonno, non avrei potuto sopportarlo, non dopo aver avuto un assaggio di cosa potremmo essere insieme”.
“E’ quello che ho pensato anche io, mi dispiace per il dolore che sto per dare ad Albert, ma non sarebbe giusto concedergli solo una parte di me, perché lui merita qualcuna che si doni a lui completamente anima e corpo, come io mi donerò a te, amore mio”. Candy arrossì per la sua audacia, sperava tanto che Terence non avesse frainteso le sue parole, non intendeva essere così sfacciata, ma era troppo tardi, sul viso di Terence era già stampato il suo sorrisino impertinente: “E’ un invito mia dolce signorina tuttelentiggini?”
“Io… non volevo dire…”
Terence non lasciò che Candy finisse di spiegarsi, si impadronì delle sue labbra, dapprima timidamente, poi con una bramosia via via sempre più crescente. Lei non potè far altro che abbandonarsi al meraviglioso vortice di emozioni che stare tra le sue braccia le procurava. Quando si staccarono erano entrambi senza fiato, ma felici e commossi. Restarono a lungo lì a terra abbracciati a parlare e a baciarsi, poi Terence dovette tornare alle prove. Accompagnò Candy a prendere una carrozza dandole appuntamento per cena.
Candy se ne tornò a villa Andrew sperando che la sera giungesse presto.
 
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Eccomi all'appuntamento. Vi abbraccio forte forte. :giusy:



CAPITOLO 24

Quando Candy entrò nel salottino dove la governante aveva fatto accomodare Terence, questi rimase sbalordito, era bella da mozzare il fiato, il suo cuore non poteva fare a meno di sobbalzare ogni qualvolta lei gli si presentava d’avanti, che fosse vestita semplicemente o da sera come in quel preciso momento.
Per l’occasione Candy aveva optato per un semplice tubino nero aderente, senza maniche, lungo fin sotto il ginocchio, con scollatura ovale, aveva messo le perle regalatele da Annie e lasciato sciolti i capelli che le scendevano morbidi sulle spalle. Terence sentì un irrefrenabile impulso di prenderla tra le braccia e baciarla, tuttavia prevalse il suo autocontrollo, le si avvicinò e s’inchinò a baciarle la mano, poi mentre l’aiutava ad indossare il leggero soprabito le sussurrò all’orecchio con voce roca: “Sei molto affascinante tuttelentiggini, dovrò fare ricorso a tutto il mio selfcontrol per tenere le mie mani lontano da te stasera”.
Candy rabbrividì, quella semplice allusione le aveva provocato una sensazione così intensa da farle mancare l’aria. Terence dal canto suo si chiedeva se Candy fosse consapevole dell’effetto che un suo semplice sorriso aveva su di lui, il potere che lei esercitava da sempre su di lui diventava sempre più forte con il passare del tempo, oramai Terence sapeva che sarebbe stato per sempre in balia di quei meravigliosi occhi verdi.
“Candy ricordi l’ultima volta che sei stata a trovarmi a New York?”
“Come potrei dimenticarlo Terence, avrei voluto non sai quanto, ma…”
“Scusami Candy” la interruppe lui, “non mi riferivo alla nostra separazione, dimentichiamola vuoi?”
“Si amore, certo ora che siamo insieme non ha più importanza”.
“Sono d’accordo. Ricordi che ti sei lamentata del nostro incontro troppo poco romantico?”
“Si in effetti l’avevo sognato …diverso”.
“Bè amore mio, stasera mi farò perdonare, te lo prometto”. Terence ammiccò un sorrisino malizioso, Candy si chiese divertita che cosa avesse in mente.
Si fermarono davanti ad un palazzo elegantissimo nell’Upper East Side, Terence scese e andò ad aprire la portiera a Candy.
“Buonasera signor Grandchester”, si avvicinò il portiere che prese le chiavi dell’auto di Terence.
“Buonasera Robert”.
Candy rimase un attimo perplessa, pensava che Terence abitasse in una casa con giardino, più adatta ad una paralitica. Come se le avesse letto nel pensiero, Terence disse: ”dopo la morte di Susanna ho venduto la casa dove abitavo con lei, non avrei mai potuto continuare a vivere là, i ricordi della disperazione e dell’oppressione che ho vissuto lì dentro per aver rinunciato all’unica donna che poteva rendermi felice mi avrebbero tormentato, volevo voltare pagina, lasciarmi tutto quanto alle spalle, così ho preso in affitto un appartamento in questo palazzo, nell’attesa di mettere casa su con te, mia dolce scimmietta”.
Candy sorrise. Lui la prese per mano e disse: “Andiamo”.
“Pensavo andassimo a cena in un posto romantico”, protestò lei.
“E quello che stiamo facendo, ti fidi di me?”
“Certo”.
“Allora andiamo”.
Quando entrarono nell’appartamento, Candy rimase molto colpita non tanto per l’ordine che regnava, Terence le aveva raccontato di non avere personale fisso in casa e che era la moglie del portiere che si occupava delle faccende domestiche e dei pasti, ma dal tocco personale del giovane attore che si percepiva osservando l’ambiente. Anche un occhio poco attento avrebbe avvertito la mancanza di una presenza femminile, gli unici suppellettili erano libri e dischi, l’arredamento essenziale e un mobile bar ben assortito ne era un ulteriore conferma.
“Candy vieni”. Terence la prese per la mano e la condusse fuori sulla terrazza. Candy rimase senza parole per lo stupore: vi era un tavolo apparecchiato con una tovaglia di broccato color avorio, un centrotavola di rose rosse, un candelabro d’argento a tre bracci, piatti di porcellana, posate d’argento e bicchieri di cristallo. Piccoli punti luce sparsi tutt’intorno e una musica soft di sottofondo creavano un’atmosfera intima e soffusa.
“Ti piace mia principessa?”
“Terence… io…è meraviglioso”. Le lacrime cominciarono a salirle agli occhi.
“Chiedo scusa signor Grandchester, quando vuole sono pronto per servire la cena”. Furono interrotti dall’arrivo del cameriere che Terence aveva assunto per quella sera.
“Grazie Bernard, siamo pronti”.
Durante la cena i due ragazzi non poterono fare a meno di provare una sensazione di intimità ed armonia, era stupendo poter passare un pò di tempo da soli, la voglia di stare bene insieme era talmente tanta!
“Domani sera ci sarà la prima, verrai?”
“Sicuro, non vedo l’ora di rivederti recitare, lo sai che sono la tua fan numero uno”.
“Si ed anche la più carina”.
“Ci sarà anche Julie O’Connor?”
“Si…a proposito Candy, spero tu non abbia dato adito a quello che hanno scritto i giornali”.
“No, solo che credo lei tenga a te davvero”. Gli raccontò che cosa era successo quando si era recata in teatro a cercarlo. Terence rise di gusto.
“Candy, lo sai che mi piaci tanto quando sei gelosa?”
“Io gelosa, ma cosa dici, è che non sopporto chi usa questi espedienti meschini per ottenere quello che vuole”.
“Sei diventata tutta rossa, dai ammettilo sei gelosa di Julie”.
“E va bene si sono gelosa di Julie e di tutte le altre che ti vorrebbero avere”. Candy era tutta rossa in viso sia per la rabbia che per la confessione che aveva appena fatto a Terence. Non era ancora abituata a manifestargli i suoi sentimenti, era una cosa nuova tra loro, in passato avevano dato per scontato l’amore che provavano l’uno per l’altra, ora sembrava che entrambi avessero bisogno di esternarlo.
Terence si fece improvvisamente serio, i suoi occhi esprimevano tutto l’amore che aveva dentro.
“Candy ti va di ballare?”
“Si certo”.
Quando Terence la prese tra le braccia, Candy sentì che la testa cominciava a girarle per la vicinanza improvvisa con il suo corpo atletico e muscoloso.
“Mi…mi piace questa musica”, balbettò tremando.
"Mmm." Quanto gli piaceva l'aroma di rosa del suo profumo! Con apparente noncuranza, Terence la strinse ancora più vicino a sé, affondandole le labbra tra i capelli. Del tutto impreparata, Candy sentì un flusso di calore infiammarle la pelle.
Terence si fermò di colpo, i caldi occhi blu fissarano quelli smeraldini di lei che con i loro bagliori lo ipnotizzavano sempre di più, poi la baciò con gentilezza, lei inalò il suo respiro nella propria bocca, gli passò le braccia intorno al collo e ricambiò il bacio. Le labbra di lui si fecero più esigenti, e la sua lingua si spinse in lei. Un attimo dopo le baciava il collo, le orecchie, la pelle intorno alla scollatura dell'abito. I sensi di Candy si destarono in quel modo che lei aveva scoperto per la prima volta quella sera al ballo in Florida. Quando le sue morbide curve aderirono al corpo di lui, Terence si sentì bruciare di desiderio, forse la cosa più saggia sarebbe stato accompagnarla a casa e augurarle la buonanotte, meglio farlo subito, anzi.
“Credo sia meglio che ti riaccompagni”, disse Terence con riluttanza.
“Anch’io”.
Arrivati a villa Andrew, “Buonanotte, Terence” mormorò Candy, persa nell'azzurro dei suoi occhi. E quando si alzò in punta di piedi per sfiorargli le guance in un bacio di saluto, le sue labbra si scontrarono con quelle di lui, un brivido di piacere le percorse la schiena, lasciandola senza fiato.
Terence sentì qualcosa di inspiegabile esplodergli dentro, l’afferrò e le catturò le labbra, lei gli passò le sue dita tra i capelli, un’improvvisa ondata di piacere lo avvolse a quel contatto, dovette fare uno sforzo immane per distaccarsi da lei.
“Tarzan Tuttelentiggini tu mi hai stregato!”
Lei rise, gli cacciò la lingua e fuggì via. Terence rimase a guardarla, a volte le sembrava la stessa ragazzina di un tempo, ma quella sera si era reso conto anche di quanto fosse donna e quando gli piacesse averla tutta per sé.

 
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view post Posted on 13/9/2012, 15:44     +1   -1
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[QUOTE=candyforever,13/9/2012, 15:11 ?t=62792423&st=165#entry512963660]
CITAZIONE (italia74 @ 12/9/2012, 15:56) 
Italia!!! Ma perché hai fatto prevalere il senso dell'onore su quello della passione? Mi associo a Ladyna, come sempre: hot, hot, hot! Bis, bis, bis!

Bravissima!!!!! :susi:

Come vedi, anche se in mezzo al trasloco, i tuoi aggiornamenti non me li posso proprio perdere!!!! :tesoro: :mizia: :giusy:

grazie Candy, ti capisco, due anni fa ho cambiato casa anche io, mi sono detta mai più, i traslochi sono qualcosa di allucinante. Baci. :giusy:


Ed eccovi un altro capitoletto.



CAPITOLO 25

Candy era nella sala della colazione a bere il suo caffè, ne aveva proprio bisogno dopo la notte insonne trascorsa a pensare a quello che era successo tra lei e Terence. Si sentiva così bene con lui accanto, la sera precedente era stata la più bella della sua vita.
“Il signor Andrew è rientrato ieri sera signorina Candy”. Le disse la cameriera che era entrata per servirle la colazione.
“E’ già uscito?”
“No signorina, credo stia ancora dormendo”.
“Grazie, Lucy”. <devo dirglielo non posso più aspettare>.
Quando si ritrovò dinanzi alla stanza di Albert temporeggiò un attimo: tra un pò tutto sarebbe cambiato tra loro, sapeva di non essere pronta a questo, ma non poteva evitarlo ulteriormente.
“Albert sono io Candy”. Nessuna risposta. “Ehi Albert”. Ancora nulla.
Sentì uno strano presentimento: “Albert, apri per favore”.
Candy decise di entrare, era troppo strano che Albert dormisse così profondamente da non sentire i suoi ripetuti colpi alla porta.
“Albert?” chiamò, ma ancora una volta non ottenne risposta. Si diresse verso la finestra per aprire le tende, Albert non era nel suo letto, forse era già uscito senza dire niente a nessuno, alzò le spalle e si voltò per andare verso la porta quando vide…no non poteva essere, Albert era dietro il sofà sul pavimento immobile e privo di conoscenza. “Albert, Albert” gridò “rispondimi, ti prego”. Era vivo, ma febbricitante. Uscì fuori a chiamare aiuto, “aiutatemi, presto Albert sta male”. Subito accorse un cameriere “non si preoccupi signorina, chiamo subito il dottore”. Candy ritornò da Albert, cominciò a fargli degli impacchi con l’acqua fredda, la febbre doveva essere altissima perché il giovane era in preda al delirio. Non appena arrivò il dottore, misero Albert sul letto, dopo di che il dottore prese a visitarlo. Candy era in trepidazione. Il dottore scuoteva la testa mentre visitava Albert il che mise Candy ulteriormente in ansia, sapeva che ciò significava che la cosa era seria. Il dottore, terminata la visita disse: “Mi dispiace signorina, si tratta di spagnola”.
“NOOOOOOOO” gridò Candy.

In ospedale Candy non riusciva a stare ferma, guardava costantemente verso la porta dietro la quale Albert era sparito con medici ed infermiere ore prima, sperando che qualcuno venisse a darle qualche notizia delle condizioni del giovane.
“Candy, Candy” si sentì all’improvviso chiamare. Alzò gli occhi e vide Terence e Karen guardarla preoccupati. Non vedendo Candy dopo lo spettacolo, Terence era andato a villa Andrew per sapere cosa era successo. La governante l’aveva informato che Candy si trovava in ospedale perché il signor Andrew stava male. Vedendo i suoi amici, Candy diede sfogo a tutta la sua angoscia, piangendo disperatamente.
Terence la prese tra le sue braccia e carezzandole i capelli, le sussurrò: ”Non piangere amore, vedrai andrà tutto bene”.
“Terence… Albert… ha la spagnola”, disse Candy tra i singhiozzi. I due ragazzi rimasero raggelati, Karen cominciò a piangere. Nel mentre la porta si aprì e comparve il dottore.
“Signorina Andrew, le condizioni del signor Andrew sono abbastanza critiche, ci sono complicanze cardiache, stiamo facendo tutto il possibile, per il momento possiamo solo aspettare e sperare.”
“Oh mio Dio!” Candy si appoggiò contro la spalla di Terence singhiozzando. Lui la strinse a sé con fare dolce e protettivo.
“Comunque non disperate” continuò il dottore,” il signor Andrew ha una tempra molto forte. Vi aggiornerò se ci sono novità”.
“Grazie dottore” disse Terence, Candy non riusciva a parlare, era come frastornata. Era come una maledizione: le persone a cui teneva di più prima o poi se ne andavano, prima Antony, ora Albert… no Albert non poteva morire, lei non avrebbe potuto sopportarlo. Restarono in silenzio per un lungo tempo, poi Candy sollevato il capo dalla spalla di Terence, disse: “Andate a casa, non serve restare tutti qui, è tardi”.
“ Si “ aggiunse Terence “ Karen vai, resterò io qui con Candy”.
“No vai anche tu, voglio restare sola”.
“Ma Candy…”
“Non capisci, devi stare lontano da me, altrimenti finirà per succedere qualcosa di brutto anche a te, io non potrei…” e ricominciò a piangere. Candy era fuori di sé, Terence la prese nuovamente tra le braccia e fece cenno a Karen di andare. La ragazza, devastata per quello che stava capitando ad Albert, non sarebbe voluta andare, ma sapeva che il suo posto non era là purtroppo, con rammarico disse che sarebbe tornata l’indomani mattina.
Restati soli, Candy alzò lo sguardo verso Terence, carico di paura, e gli disse: “Voglio andare in chiesa, c’è sicuramente una cappella qui in ospedale”.
“Va bene ti accompagno”.
“No resta qui, se il dottore ha qualcosa da comunicarmi perlomeno ci sei tu”.
“Va bene, ti aspetterò qui e se ci sono novità verrò ad avvertirti”.
“Grazie Terence”.
“Candy non devi ringraziarmi, io ti amo, e voglio starti vicino nel bene e nel male, non ti lascerò mai più sola, potrai sempre contare su di me, scimmietta”. Candy sorrise, ma non disse nulla.
Si diresse verso la cappella. Si inginocchiò e cominciò a pregare. <signore ti prego non portarmi via Albert, io non potrei vivere senza di lui, lui è il mio porto sicuro, la mia famiglia, ti prometto che se lo salverai resterò con lui per sempre e rinuncerò a Terence. Ti prego Signore esaudiscimi>.
Candy non sapeva quanto tempo era rimasta lì inginocchiata a pregare, quando sentì una mano appoggiarsi sulla sua spalla, era Terence. Scattò in piedi immaginando ci fossero novità su Albert. Guardò Terence per cercare di capire dal suo viso se si trattava di buone o cattive notizie. Terence le sorrise e Candy sospirò. Si abbracciarono, non ci fu bisogno di parole, Candy sapeva che Albert sarebbe guarito.
“Signorina Andrew la febbre è calata e la situazione cardiaca è migliorata, possiamo dire con assoluta certezza che il signor Andrew è fuori pericolo”.
“Grazie dottore, non sa quanto questa notizia mi renda felice”.
“Ovviamente dovremo tenerlo in ospedale ancora per un pò di tempo e dopo dovrà fare una lunga convalescenza per fare in modo che lo scompenso cardiaco provocato dall’influenza possa pian piano scomparire”.
“Certo dottore, sa io sono un’infermiera, mi prenderò cura personalmente di Albert”.
“Bene per il momento è tutto”. Una volta allontanatosi il dottore, Terence prese tra le sue le mani di Candy e guardandola con amore, le disse: “Aspetteremo che Albert si sia completamente rimesso prima di dirgli di noi. Non sarà facile starti lontana ora, ma l’importante è che Albert stia bene”.
“Terence…non lascerò Albert”.
“Cosaaaa!” Terence sentì come una doccia fredda piombargli addosso. “Candy non dirai sul serio”.
“Temo di si. Non siamo destinati a stare insieme Terence, ogni volta che ci proviamo succede qualcosa di brutto a qualcuno a cui teniamo, la nostra occasione è passata ormai”.
“No non te lo permetterò, non farlo Candy, non di nuovo, non rinunciare a noi perché ti senti in dovere di restare accanto ad Albert. Già una volta abbiamo commesso questo errore e gli effetti sono stati devastanti. Non farmi questo Candy, non lo fare a noi”.
“Siamo abituati oramai a stare l’uno senza l’altro, ce la faremo, vedrai”.
“Ma cosa dici” Terence ora era arrabbiato, prese Candy per le braccia e cominciò a scuoterla. “Dopo l’amore che ci siamo confessati di provare l’uno per l’altro, io non potrò mai essere felice senza di te, non lo sono stato prima non potrei esserlo ora, tu mi condanni all’inferno con questa tua decisione”.
Candy tra i singhiozzi disse: “Non capisci, non posso stare con te, ho promesso…”
“Candy ma Albert sa che il vostro rapporto potrebbe cambiare, infatti ti ha lasciata libera di chiarire i tuoi sentimenti. Sicuramente da uomo intelligente qual è, avrà messo in conto l’ipotesi che la vostra relazione possa finire. Non farti influenzare dagli ultimi avvenimenti, Albert starà bene e capirà, non te ne vorrà, credimi, lo conosco bene”.
“Tu non capisci, io ho promesso di restare con lui…”
“Dannazione Candy non capisco!” bruscamente Terence l’allontanò da sé “vuoi farmi impazzire? Di cosa diavolo parli?”
“Signorina Andrew, il signor Andrew si è svegliato, può andare da lui”, un’infermiera interruppe la conversazione tra Candy e Terence.
“Grazie arrivo subito”. Poi rivoltasi a Terence disse: “Oramai ho preso la mia decisione, non importa se non capisci, avevi promesso di farti da parte se io avessi scelto di voler stare con Albert, ti prego Terence non rendere le cose più difficili”.
“Ma tu ieri hai detto che è me che ami. Se tu non mi amassi non esiterei a lasciarti andare, ma tu mi ami, non è così?”
“Si Terence ti amo e ti amerò sempre, ma è con Albert che passerò il resto della mia vita, addio”.
Si girò e si diresse verso la stanza di Albert.
“Candy” chiamò Terence, ma Candy non si voltò e continuò a camminare.
 
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CITAZIONE (lady oscar @ 13/9/2012, 17:15) 
Lo sapevi ma l'hai fatto lo stesso eh!!!!!
Bando alle ciance!!!! Posta il seguito e ti perdono
:sorrisone:

Va bene ti accontento, basti che mi perdoni.



CAPITOLO 26


Albert giaceva sui cuscini ad occhi chiusi, con l'impressione che decine di martelli l'avessero colpito in tutto il corpo, muscoli ed ossa, ed ora si fossero concentrati nella sua testa, che pulsava di dolore. Non riusciva a pensare con coerenza, ma Candy era ben presente nella sua mente. Aveva le deliziosa impressione che lei si fosse seduta sul suo letto e le tenesse la mano. Sorrise e si girò su un fianco, cercando di sfuggire al dolore.
“Albert”, sussurrò Candy. Lui aprì gli occhi, Candy era a pochi centimetri dal suo viso, l'espressione preoccupata.
“Mi dispiace piccola”.
“Di cosa?”
“Di averti fatto preoccupare, non mi piace vedere quella luce triste nei tuoi bellissimi occhi”.
“Oh Albert!” Candy si accasciò sul letto e cominciò a piangere, liberando tutta la sua angoscia.
Prima che Albert potesse dire qualcosa, bussarono alla porta, era Terence.
Candy non appena lo vide si rialzò e cercò di darsi un contegno. Fu Terence il primo a parlare: “Albert mi fa piacere sapere che ti rimetterai, non sai quanto sono stato in pena per te”. S’interruppe, si vedeva che era provato.
“Grazie Terence, lo so che mi vuoi bene, nonostante tutto, lo stesso è per me”.
“Ora che mi sono sincerato della tua guarigione, posso andare tranquillo, ti lasciò in ottime mani. Tornerò a trovarti se vuoi amico”.
“Certo Terence, quando vuoi”.
Terence si fermò per un attimo a guardare Candy e poi uscì. Candy si sentì morire dentro, se ne era andato, ora l’aveva perso per sempre, ancora una volta il destino crudele li aveva separati, ma questa volta ce l’avrebbe fatta?
“Candy, cosa è successo?”
“Ho detto a Terence che voglio stare con te”. Le lacrime cominciarono a rigare le sue guance contro ogni suo tentativo di fermarle. Albert le prese il viso tra le mani e disse: “Sicura piccola? Non è perché sto male? Non potrei mai accettarlo, mi conosci”.
“No” mentì lei “io non potrei vivere senza di te”, e questo era vero.
“E Terence?”
“Terence è il mio passato, tu sei il mio presente ed il mio futuro”.
“Ti amo Candy”. Lei sorrise e l’abbracciò.

Erano passate due settimane da quando Terence se ne era andato. Candy aveva passato tutto il tempo in ospedale vicino ad Albert. Ora stava per essere dimesso, ovviamente non poteva affrontare il viaggio per tornare a Chicago, in quanto era ancora debole, sarebbero rimasti a New York fino a quando Albert non fosse stato in grado di viaggiare, anche se Candy voleva fuggire da quella città, ancora una volta teatro della fine della sua storia con Terence.
Karen era venuta in ospedale ogni giorno, ma mai aveva parlato di Terence, fino a quella sera.
“Oh Candy è come impazzito, beve molto, è solo l’ombra di se stesso, ma quando è sul palcoscenico è impeccabile, spaventosamente bravo. E’ come se proiettasse tutta la sua energia nel recitare fino a sfinirsi per non avere più forza per affrontare la vita vera. Perché Candy? Mi sembrava di aver capito che eravate tornati insieme, che avevi intenzione di lasciare Albert. Non posso credere che la malattia di Albert ti abbia fatto cambiare idea”.
“E’ come se ci fosse una forza oscura che trama contro me e Terence, ogni volta che stiamo per coronare il nostro sogno d’amore succede qualcosa”.
“Dai Candy non essere sciocca, Albert ora sta bene, ha solo bisogno di riposo, è in grado di sopportare il dolore che la verità sicuramente gli darà”.
“No Karen, io non lascerò Albert, non posso”.
“Cosa te lo impedisce?”
“Ti prego Karen, non parliamone più, vuoi?”
“Perdonami Candy se insisto, ma io voglio molto bene sia a te che a Terence, ti ho già detto lo stato pietoso in cui si trova lui, ma tu non sei da meno. Sono giorni che ti osservò, nonostante la tua apparente allegria ed energia, mi sono accorta che sei provata, è come se stessi recitando, non è da te Candy. Credo che anche Albert l’abbia notato perché ti osserva pensieroso anche se non dice niente. Non è così che si sente una donna che ha scelto di sposare l’uomo che ama”.
“Io amo Albert, me ne sono resa conto quando pensavo di perderlo per sempre a causa della malattia, ed è con lui che resterò per sempre”.
“E Terence? Hai detto di amare anche lui”.
“Si. Non lo dimenticherò mai”.
“Credi sia giusto? Non pensi ad Albert, ha diritto ad essere amato completamente da una donna, è un uomo meraviglioso, non credo si accontenterà di dividersi il tuo affetto con Terence”.
“Ora basta Karen. Albert non dovrà proprio dividermi con nessuno. Anche Anthony avrà un posto speciale nel mio cuore per sempre, eppure questo non mi ha impedito di innamorarmi di Terence. Perché mai ora riservare un angolo del mio cuore a Terence dovrebbe impedirmi di amare completamente Albert?”
“Scusami Candy, hai ragione, del resto tu hai un cuore grande, no?
Le due ragazze risero. “Candy, Julie è sempre attaccata a lui, non lo lascia mai, e Terence sembra non disdegnare la sua compagnia, vorrei che tu lo sapessi”. Karen giocò la carta della gelosia per vedere la reazione di Candy. Poteva ritenesi soddisfatta, la notizia aveva sortito il suo effetto, Candy per un attimo era impallidita, ma subito si riprese e disse: “Sono contenta che Terence abbia un’amica, sarà più facile dimenticare”.
Poi disse che sarebbe andata da Albert, così si salutarono. Ci credeva davvero? Voleva che Terence la dimenticasse? Si certo, lei avrebbe sposato Albert, era giusto che anche Terence fosse felice come lei lo sarebbe stata con Albert. Ma quella fitta al cuore continua a persistere.
Nonostante la convinzione con cui Candy aveva asserito il suo amore per Albert e la sua felicità per la nuova probabile storia di Terence con Julie, Karen aveva la sensazione che Candy non fosse completamente sincera, in primis con se stessa, infatti la giovane attrice era sicura che l’amica si fosse autoconvinta che la scelta giusta fosse sposare Albert. Se le cose stavano così prima o poi quei tre avrebbero finito per farsi molto male. Lei da parte sua avrebbe fatto tutto quello che era necessario perché le cose si sistemassero per tutti, compresa se stessa, lei amava profondamente Albert. Sapeva che lui era perdutamente innamorato di Candy, se lei veramente lo ricambiava allo stesso modo come sosteneva, allora Karen avrebbe represso quel sentimento che oramai non poteva più essere chiamato infatuazione, ma se invece era come sospettava e cioè che Candy in realtà amava Terence ma restava con Albert per senso dell’onestà, bè avrebbe lottato per il suo amore. Albert meritava una donna che fosse sua incondizionatamente anima e corpo.

 
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Ciao care, oggi posto un pò prima del solito, spero mi perdoniate per la sofferenza che vi sto infliggendo :P . Vi abbraccio. :giusy:



CAPITOLO 27


Terence era sdraiato sul divano del suo appartamento, un bicchiere di whisky in mano, gli occhi chiusi. Lina Cavalieri cantava in sottofondo, permeando la stanza di un’aria tragica che ben si adattava al suo stato d’animo. Non poteva fare a meno di ripensare al suo ultimo incontro con Candy, la sua bocca ebbe un fremito di disgusto per la mancanza di forza di volontà che aveva dimostrato. Se avesse usato anche solo un briciolo della caparbia determinazione per la quale era noto nel mondo dello spettacolo, forse sarebbe riuscito a farla ragionare, invece si era ritirato sconfitto e non faceva altro che starsene lì a leccarsi le ferite.
Aveva scoperto però che il cuore e la mente erano due forze ben distinte che agivano in modo autonomo, soprattutto se di mezzo c’era quella stupenda, testarda, strepitosamente sexy strega tuttalentiggini. Bevve un sorso di whisky. Aveva ragione Karen non poteva arrendersi così, doveva lottare per il suo amore. Prese la giacca e uscì. Sarebbe andato a villa Andrew, non gli importava che era tardi, Candy doveva ascoltarlo.
Candy continuava a guardare il soffitto, oramai erano molti giorni che la storia si ripeteva, arrivava stanca dall’ospedale, ma quando si metteva a letto il volto angosciato di Terence le ritornava alla mente, allora l’inquitudine si impossessava di lei e l’insonnia predominava.
“CANDY, CANDY, VIENI FUORI, CANDY TI PREGO, HO BISOGNO DI PARLARTI”.
Era la voce di Terence. Candy uscì fuori e lo vide lì sotto con lo sguardo implorante.
“Terence sei impazzito, vuoi svegliare tutta la servitù?”
“Voglio solo parlarti”.
“Va a casa Terence, è tardi”.
“Non me ne andrò finchè non mi avrai ascoltato”.
Candy pensò che forse era meglio assecondarlo. Così scese in fretta senza neppure prendere la vestaglia.
“Andiamo verso il parco, vieni”.
Camminarono in silenzio fino a raggiungere un piccolo lago sito all’interno del parco di villa Andrew. Candy si sedette sul prato, i capelli biondi al chiarore della luna sembravano raggi di sole, i suoi occhi verdi parevano riflettere il colore del prato, l’aria fresca aveva arrossato un pò le sue guance, Terence pensò che non l’aveva mai vista così radiosa. Qualsiasi uomo sarebbe stato colpito dalla sua bellezza, si disse, lui non poteva rinunciare a lei, mai! Le si sedette accanto, inebriandola con il suo aroma maschile, Candy si sentì sopraffatta dalla sua vicinanza. Restarono per un pò in silenzio. Il primo ad interrompere quel silenzio carico di emozione fu Terence.
“E’ bello qui”.
“Si”.
“Candy io non posso stare senza di te”.
I suoi occhi verdi scintillarono. “Davvero?”
“Si, mi sento morire giorno per giorno, io ti amo”. Si voltò a guardarla, lei fece altrettanto.
“Terence, mi dispiace, mi odio per il male che ti sto facendo, credimi vorrei ci fosse un modo per evitarlo, ma purtroppo non c’è”.
“Oh si Candy c’è, basta che tu torni da me”.
Candy si alzò in piedi seguita da Terence. ”Terence, ti prego… oramai ho deciso”.
“Ma Candy avevi accettato di sposare me prima che Albert stesse male, perché hai cambiato idea?”
“Credevo di amare te più di lui, ma quando sono stata lì lì per perderlo ho capito che è con lui che voglio stare”. Candy si odiava in quel momento per la sofferenza che leggeva nei suoi occhi a causa della sua menzogna.
“Quindi è stata una mia fantasia la magia che ho sentito tra noi durante quella serata meravigliosa che abbiamo trascorso insieme”. Terence, un attimo primo dolce e tenero, ora era arrabbiato e il suo tono di voce si era inasprito. Le rivolse uno sguardo accigliato, le cinse la vita con un braccio e l’attirò a sé. “Era tutto falso anche quando ti tenevo stretta tra le mia braccia?”
Sembrava così severo che Candy avrebbe voluto mettersi a piangere. Cercò di divincolarsi, ma lui strinse il suo braccio in una morsa intorno alla sua vita sottile. “Rispondimi Candy, che cosa ero un passatempo nell’attesa che lui ritornasse”.
“Non essere volgare Terence, lo sai che non è così”. Rimandando indietro le lacrime, Candy scosse la testa.
Che cosa stava succedendo? Perché d'improvviso era tutto così sottosopra? Un singhiozzo le sfuggì dalla gola.
«Non piangere.» Soffocando un'imprecazione, Terence l'attirò più vicino. “Scusami Tuttelentiggini, non volevo ferirti, io non voglio altro che la tua felicità, ma tu veramente pensi di poter essere felice con Albert?” Ora lui era tornato amorevole e protettivo, Candy non poteva più reggere quella situazione, sentiva che stava per cedere, l’ultima cosa che voleva era che lui la lasciasse di nuovo, ma non poteva più tornare indietro. Le lacrime le bruciavano gli occhi.
“Terence…ti prego lasciami andare”. E scappò via.
Arrivata nella sua stanza, emise un sospiro triste e rotolò a faccia in giù sul letto nascondendo il viso fra i cuscini per soffocare i singhiozzi disperati, provava un dolore così intenso che credeva non sarebbe mai passato. Pianse per ore fino a quando esausta non si addormentò.
Terence entrò in casa e subito andò verso il mobile bar a versarsi un drink che bevve tutto d’un fiato, poi prese il bicchiere e lo scagliò contro il muro.

 
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Ciao a tutti, purtroppo i miei attuali impegni di lavoro mi stanno impedendo di essere presente ai nostri impegni quotidiani, cmq oggi vi posto la prima parte del cap. 28.
A presto. Bacini. :giusy:



CAPITOLO 28


Era arrivato il momento di lasciare l’ospedale, Albert stava meglio, certo era necessario che stesse ancora per un pò a riposo, ma ben presto sarebbe potuto tornare alla vita normale.
“Finalmente a casa! Non ne potevo più di stare rinchiuso. Questa forzata inattività mi ha snervato”.
Candy rise. “Si Bert, ti capisco, non deve essere facile per uno come te abituato ad una vita frenetica, però in compenso sei stato tutto il giorno con me, che è molto meglio, no?”
“E chi l’ha detto?”
“Albert!!!”
“Scusa amore, ma ultimamente sei un tantino pesante: Albert hai preso le medicine? Su Albert è l’ora del riposino. Albert non pensi che ti stai affaticando molto? Sembri la zia Elroy!”
“Oh scusami tanto caro se mi preoccupo per te”, replicò Candy con aria imbronciata.
“Non volevo offenderti piccola, lo so che lo fai per il mio bene, ma ammettilo sei stata un tantino assillante”.
“Si forse hai ragione”. Gli sorrise.
“Bentornato signor Andrew”. Il maggiordomo e tutta la servitù accolsero Albert con grande calore. Lui li aveva sempre trattati con gentilezza e rispetto ogni qualvolta si recava a New York, era diverso dagli altri della sua famiglia snob e arroganti.
“Grazie Frank, grazie a tutti”. Albert si era commosso, non si aspettava tanta riverenza, per la verità era una cosa a cui non riusciva proprio ad abituarsi, come Candy del resto, erano proprio simili loro due.
“Albert ora è il caso che tu vada a riposarti, ci vediamo a pranzo”.
“Candy ricominci?”
“Oh scusa, ma io ti vedo affaticato”.
“E’ solo la tua immaginazione. Usciamo a fare una passeggiata invece, che ne dici?”
“Va bene”.
Si incamminarono mano nella mano lungo il parco di villa Andrew, era una bellissima giornata soleggiata, l’aria era limpida. Albert osservava Candy, i capelli biondi sembravano raggi di sole e i suoi occhi verdi brillavano di una luce intensa, si sentiva rilassato, assaporando il calore del sole e il piacere di stare accanto alla sua bellissima fidanzata. Arrivarono al piccolo laghetto, Albert si fermò, prese l’altra mano di Candy e l’attirò di fronte a sè.
“Non sai quanto ho desiderato stare solo con te”.
“Ma se siamo stati quasi sempre soli in ospedale”. Candy cercò di divagare, sapeva che Albert stava per baciarla, erano fidanzati non c’era niente di sconveniente e allora perché lei si sentiva come se stesse facendo qualcosa di sbagliato? Albert l’aveva già baciata per ben due volte, a lei era piaciuto, si sentiva attratta da lui, era molto bello e sensuale, ma…ora che aveva conosciuto le emozioni fisiche che Terence era in grado di farle sentire, sapeva che non avrebbe potuto provare niente di simile con nessun altro.
Albert le fece scivolare le mani nei capelli e portò le sue labbra su quelle di lei in un bacio famelico ed esigente. Delicatamente Candy si staccò da lui e guardandolo in quei grandi occhi azzurri, si sentì improvvisamente in colpa, avrebbe voluto provare per Albert quel trasposto che sentiva per Terence, ma purtroppo non era così. L’abbracciò forte quasi come a volergli tacitamente chiedere scusa per non ricambiare la sua stessa passione, Albert ricambiò la stretta, aveva sentito Candy irrigidirsi mentre si baciavano, forse era stato troppo irruento e questo può darsi l’avesse messa a disagio, ma lui la desiderava così tanto!
“Torniamo?”
“Si. Albert?”
“Dimmi Candy”.
“Sei un uomo meraviglioso e bellissimo”.
“Lo so Candy, e sono tuo, pensa quanto sei fortunata”. Scoppiarono a ridere. Candy pensò che loro due stavano davvero bene insieme, si sentiva serena con il suo Albert. Ritornarono mano nella mano verso casa.
Si salutarono dinanzi alle rispettive camere, dandosi appuntamento di lì a breve in sala da pranzo dopo essersi rinfrescati un pò. Candy cercò di fare velocemente, voleva raggiungere la sala da pranzo prima di Albert, non voleva perdersi la sua espressione quando avrebbe visto la sorpresa che le aveva preparato.

CONTINUA...
 
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view post Posted on 21/9/2012, 15:32     +1   -1
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Ciao ragazze l'influenza mi ha permesso di ultimare il capitolo che ora vi posto.
Vorrei chiedere scusa alle Albertiane, non avrei voluto che Candy si comportasse male proprio con Albert, che è adorabile. Ma l'ho pensata così, non posso più tornare indietro. Mi giustifico così: la mia Candy non è perfetta, come quella della Miz, è una ragazza normale come noi, che a volte, nonostante la buona fede, commette errori. Chi di noi può dire di non aver fatto qualche sciocchezza nella sua vita? Spero non me ne vogliate. Baci. :giusy:


CONTINUAZIONE CAP. 28

Dopo circa una mezz’oretta Albert era pronto e bellissimo nei suoi pantaloni di lino bianco e la camicia dello stesso tessuto celeste. Bussò diverse volte alla porta di Candy, ma non ottenendo alcuna risposta, si avviò verso la sala da pranzo. Quando aprì la porta sentì forte e chiaro un gran: “SORPRESA!!!”
Davanti a lui, oltre a Candy, c’erano Archie, Annie, Patty e…Stear! In Albert si agitarono in pochi minuti sentimenti diversi, dallo stupore iniziale, passò alla gioia di rivedere i suoi nipoti, alla commozione di ritrovarsi di fronte a Stear. Albert corse ad abbracciarlo e lacrime di felicità inumidirono i suoi splendidi occhi di cielo.
“Stear ragazzo mio, non puoi immaginare quanto sono felice di riabbracciarti, non ho potuto neppure piangere la tua morte, non essendomi ancora presentato alla famiglia, ma…scusami, sono stato troppo precipitoso, ricordo bene come era difficile stare dietro a tutte le chiacchiere di Candy quando non ricordavo nulla”.
“Non preoccuparti Albert o preferisci che ti chiami zio, io ricordo tutto ormai”.
“Ma è meraviglioso Stear!” Candy corse ad abbracciarlo. “Quando è successo? Perché non mi avete detto niente?”
“Volevamo farti una sorpresa Candy”, intervenne Patty.
“Chiedo scusa signor Andrew, c’è la signorina Kleis”, Frank, il maggiordomo entrò ad annunciare l’arrivo di Karen.
“Falla accomodare Frank”. Disse Albert.
Karen aveva approffittato della pausa pranzo per andare a villa Andrew a dare il suo bentornato a casa ad Albert. Aveva portato per l’occasione una deliziosa cheesecake ai frutti di bosco.
“Non sapevo che eravate riuniti tutti qui oggi, sono solo passata per un salutino”.
“Grazie Karen, uhm non vedo l’ora di mangiarne un pò, devi restare con noi a pranzo”. Candy si diresse verso la giovane attrice per prendere il cartoccio.
“Non vorrei disturbare…siete tutti della famiglia..”
“E tu è come se lo fossi” intervenne Albert. Il cuore di Karen sussultò nell’udire quelle parole. Quanto avrebbe voluto che fosse realmente così!
Il pranzo procedette allegramente, tutti erano rilassati e visibilmente contenti, ad un certo punto Albert suonò il cucchiaio contro il bicchiere per attirare l’attenzione dei presenti su di sé.
“Un attimo di attenzione prego”, porse la mano a Candy affinchè si mettesse in piedi affianco a lui.
“Io e Candy abbiamo deciso di sposarci”. Nella sala cadde il silenzio. Archie, Annie, Patty e Stear erano meravigliati dall’annuncio, anche se Candy non l’aveva detto espressamente, sembrava che la sua scelta sarebbe stata Terence. Candy impallidì, si era cacciata in un grosso pasticcio, come fare ad uscirne senza ferire l’unica persona che l’aveva sempre amata e sostenuta? Albert restò un tantino sconcertato dalle facce sorprese dei presenti, possibile che Candy non avesse parlato con nessuno della sua decisione mentre era a Chicago? Un brivido di paura gli attraversò la schiena, forse che non era lui la sua scelta all’epoca? No, non poteva essere, Candy non gli avrebbe mai fatto una cosa simile.
Il primo a parlare fu Archie. “Ma è meraviglioso, ho sempre sperato che succedesse, dobbiamo brindare”.
“Si auguri e lunga vita ai futuri sposi”. Aggiunse Stear. Tutti i presenti alzarono i calici per augurare le felicitazioni alla coppia. Le ragazze corsero ad abbracciare Candy, ad eccezione di Karen, che rimase a sorseggiare il suo champagne pensierosa.
“Albert come mai sei andato a Parigi? Non avevamo nessun affare lì che a me risulti”. Chiese Archie a suo zio. Da quando Candy gli aveva detto della sua partenza per la Francia, si era sempre chiesto cosa avesse spinto il capo degli Andrew a lasciare l’affare che stava curando a New York così improvvisamente.
“E’ vero Albert, non me l’hai mai detto, né io te l’ho chiesto per la verità, avevamo altro di cui occuparci”. Aggiunse Candy.
“Credo vi debba una spiegazione: ho ricevuto un telegramma dal signor O’Brien, che si trovava a Parigi per affari, dove mi comunicava di aver intravisto in ospedale, dove si era recato per farsi curare un’ustione su di una mano provocatosi rovesciando una tazza di the bollente, un ragazzo che somigliava a Stear, con un certo dott. Gilles. Così mi sono recato lì per fare delle indagini”.
“Mio padre? Ma come è possibile se Stear è stato curato in Inghilterra?” Disse Patty.
“Si è possibile. Prima di tornare in America, siamo ritornati all’ospedale di Parigi, dove il dott. Gilles ha tenuto una serie di convegni sulle tecniche adottate in chirurgia estetica, ed io l’ho accompagnato come prova vivente dei benefici risultati ottenuti da tali cure”. Raccontò Stear.
“Ma Flanny non mi aveva detto niente”. Disse Candy.
“Forse ha ritenuto che non fosse importante”.
“Albert che cosa hai scoperto a Parigi?” Chiese candy curiosa.
“Quando sono arrivato il dott. Gilles e Carl, così lo chiamavano, erano partiti. Ho chiesto informazioni su di lui, e ho scoperto che aveva avuto un incidente aereo dove era sopravvissuto per miracolo, il dott. Gilles aveva curato le sue ustioni e ora il ragazzo stava bene, un unico neo: non ricordava nulla del suo passato. Ho setacciato tutte le riviste scentifiche che parlavano del dott. Gilles con la speranza di trovarvi una foto del ragazzo e quando è successo ho capito che si trattava di Stear. Così mi sono imbarcato per l’Inghilterra, ma al mio arrivo Stear era già partito per l’America. Non mi è rimasto altro da fare che tornare anch’io in America, in modo tale da organizzare subito le sue ricerche. Quando mi sono ripreso e mi hai raccontato del ritorno di Stear, mi sono sentito rilassato. E’ stata una fortuna che ti sia imbattuto proprio in Flanny, Stear”.
“Si, gliene sarò grato per sempre”.
“Anche noi”. Aggiunsero in coro Patty, Archie e Candy.
Annie andò a riposarsi, l’avanzare della gravidanza la faceva sentire sempre più spesso stanca.
Karen dovette tornare in teatro: “Vi aspetto tutti domani sera alla mia festa di compleanno”. Disse prima di accomiatarsi dai suoi amici.
Gli uomini si ritirarono nello studio, Albert voleva essere informato su gli ultimi sviluppi degli affari di famiglia da cui era rimasto lontano da molto tempo a causa della sua malattia. Candy e Patty rimasero sole.
“Finalmente sole. Candy ma cosa hai combinato?”



 
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view post Posted on 24/9/2012, 13:01     +1   -1
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CITAZIONE (cate_maggio @ 24/9/2012, 11:42) 
Albert si merita tutta la felicità del mondo e Candy prima di prendere decisioni affrettate dovrebbe soffermarsi su ciò che è meglio per le persone che ama nel lungo termine. Adesso con la storia del voto farebbe la felicità di Albert nell'immediato, ma poi? quando lui si accorgerebbe che lei ama Terence, e se ne accorgerebbe! come rimarrà? e così facendo gli preclude la possibilità di essere veramente felice con una persona che lo ama totalmente. kAREN. Alber non è come Susanna: non si può accontentare di un affetto. merita un Amore! Grande!

Candy smettila di voler far contenti sempre tutti, perchè alla fine fai sempre e solo pasticci di proporzioni biblici!!!!

ah....Italia...posta presto che sono in pensiero per Terence......

CITAZIONE
uno cerca di fare sempre la cosa giusta ma non sempre si riesce, errarum umanum est

Sì ma perseverare è diabolico! Lady Oscar! Sailor! qui sono tutte troppo brave.....mi aiutate a spiegare a Candy che è 30 anni che fa caz...Ops!...

dai Italiuccia...pensaci tu!!!

:risata: :risata: :risata: sei forte Cate! Si non ti preoccupare tutto si sistemerà, abbi pazienza. :giusy:


Eccovi un nuovo aggiornamento, non mi linciate per favore abbiate pietà e pazienza ;)



CAPITOLO 29


“Candy, avevo capito che venivi qui a New York per stare insieme a Terence, invece torno e ti trovo fidanzata con Albert, e di questo niente, neppure un accenno nelle tante lettere che ci siamo inviate. Vuoi spiegarmi?”
“Oh Patty!” Candy si lanciò tra le braccia dell’amica e diede sfogo a tutta la frustazione provata da quando aveva lasciato Terence. Patty aspettò che l’amica si fosse calmata, poi si sedettero e Candy le raccontò tutto, della decisione di stare con Terence, della meravigliosa serata trascorsa a casa sua e di come si era sentita disperata quando Albert era stato in pericolo di vita. Le raccontò anche delle sue preghiere e della sua promessa al Signore.
“Candy! Ma il Signore non baratta! Mi meraviglio di te!”
“Credi che non lo sappia Patty, non ero lucida in quel momento, avevo paura di perdere Albert e quando si è in preda al terrore si fanno cose stupide. Se solo avessi aspettato a dire ad Albert che volevo sposare lui…”
“Terence come l’ha presa?”
“Malissimo, ovviamente. Ha cercato di farmi cambiare idea, una sera me lo sono perfino trovata sotto la finestra della mia camera disperato, mi ha implorato di non rinunciare al nostro amore, ma io non gli ho dato speranze”. Candy si portò le mani al viso.
“Candy tu devi dire ad Albert la verità, non puoi condannare te, Terence e forse lo stesso Albert all’infelicità”.
“Non posso Patty. Quando Albert è stato meglio, ho cominciato a prendere coscienza di aver agito d’impulso, mossa dall’emotività scatenata dalla situazione, ma Albert era così felice che non me la sono sentita di dirgli la verità. Anche Karen ha cercato di dissuadermi, ma io sono stata irremovibile, mi sono autoconvinta che sposare Albert è quello che volevo. Se, infatti, Terence non fosse tornato, io ora sarei sua moglie e sarei felice ne sono sicura, io voglio molto bene ad Albert, sto bene insieme a lui”.
“Candy, anche io forse, se Stear fosse morto davvero, un giorno avrei trovato qualcun altro da amare, ma lui è tornato, ed anche Terence, non puoi non tenerne conto. Si anche io penso che tu ed Albert potreste essere felici, vi ho visti insieme c’è un’intesa strordinaria, ma ho visto anche te e Terence, e credimi Candy quello che vedo è qualcosa di raro ed unico, molte persone vivono l’intera vita senza mai conoscere un amore intenso e profondo come quello che si legge nei vostri occhi quando siete insieme”.
“Patty come posso fare questo ad Albert, non potrò essere felice con Terence sapendo che la mia gioia sarà la sua sofferenza”.
“Lo so che non è facile Candy, ma pensaci bene prima che sia troppo tardi”.

I sei ragazzi passarono una bellissima serata tutti insieme, Albert cucinò per loro come ai tempi della sua convivenza a Chicago con Candy. Sembrava che il tempo non fosse passato, erano ancora i ragazzi pieni di fiducia nel futuro di allora. Candy aveva ripensato continuamente alle parole di Patty. Se ci fosse stato Terence al posto di Albert molto prabilmente non si sarebbe respirata la stessa aria distesa e gioviale, tra Terence ed Archie non c’era mai stata simpatia, Annie poi era sempre stata intimorita da lui e sicuramente Albert avrebbe evitato le occasioni di incontrare lei e Terence per molto molto tempo. Lei amava i suoi amici, avrebbe potuto rinunciare a loro per amore di Terence? Con Albert avrebbe avuto una vita più serena sicuramente. Forse il destino era stato più perspicace di lei e le aveva dato una spinta per farle prendere la più giusta decisione: avrebbe sposato Albert e avrebbe detto addio per sempre a Terence.

 
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