Quest’argomento mi induce ancora a fantasticare…Kiara ha toccato un mio nervo scoperto!!
Volendo prendere spunto dall’idea di Esther che slega Archie dalla morbosità di Annie…vorrei come lei che il suo personaggio dimostrasse più coraggio, più intraprendenza, più amore per il rischio. Per questo mi piace l’idea che si dichiari incautamente a Candy e che pur di non farsi flagellare dall’apatia di Annie, decida di combattere in guerra per riscattare, con l’etichetta del valore, la sua essenza a dire il vero un po’ comodista.
Ma invece della francesina ( che comunque trovo essere decisamente stuzzicante!) vedrei un suo avvicinamento al dolore di Patty, una compenetrazione col suo senso di perdita, un empatico struggimento nella crudezza di una solitudine che vivono entrambi a causa dello stesso lutto. Ne farei nascere un delicato germoglio in cui all’inizio parlano solo lacrime e silenzi ma che cresce sotto l’impeto della stima e del senso di protezione. So che potrebbe apparire quasi oltraggioso pensare che Archie si avvicini alla donna del fratello, ma io invece ne coglierei solo un riflesso costruttivo. Patty e Archie accetterebbero a loro insaputa una sfida del destino riuscendo a vincerne la crudeltà e la stessa ineluttabilità perché con la loro unione farebbero rivivere il sorriso di Stear.
Ed Annie, come vivrebbe questa storia fra l’amato e l’amica?
Per la Sig.ina Brighton ci vuole un uomo che la scuoti e la riprogrammi, un uomo non di nobili natali ma di nobile orgoglio, un uomo capace di dominare con rudezza gli animali, capace di sporcarsi le nude mani con l’humus della terra, fiero e bello da mozzare il fiato nel suo completo rustico da cow-boy, irriverente, sardonico e prepotentemente sicuro di sé, un uomo che odori di muschio e stalla, un uomo che abbia i tratti del volto indecentemente spruzzati dal sole, un uomo che conosce Annie fin da piccolina e che per lei provi uno strano e inspiegabile istinto di protezione misto a un incontenibile desiderio di spogliarla della sua vanità (oltre che delle mille sottanine ricamate, eheheh!).
Un uomo verace nella vita e nei sentimenti: Tom!!!
Narrerei anche di lui alla Saint Paul School, un altro ragazzo americano che viene mandato a studiare presso il prestigioso collegio, più per assumere i toni fondamentali della cavalleria che per scoprire la squisitezza del sapere. Tom che vive gomito a gomito con le sue sorelline, che ne controlla i movimenti, che ne respira la crescita anche romantica. Tom che, nel caso di Candy, ne difenda le ribellioni e l'anticonformismo, nel caso di Annie, ne provochi lo scandaloso rossore. Tom che vive rabbioso il frivolo innamoramento di Annie nei confronti del signorino Archie, che vive deluso e rancoroso il mellifluo atteggiamento di sanguisuga nei confronti di Candy e che per questo decide senza freno di prenderla a schiaffi come un vero fratello maggiore. Tom che, contro ogni aspettativa, si scopre poi perdutamente innamorato di lei, nonostante la confidenziale familiarità, e si programma di espugnarne la fortezza per poterla rivoluzionare e farne bottino.
Annie si ritrova così trascinata da una mascolinità che i canoni aristocratici cui adesso appartiene riterrebbero scandalosa ma che lei, pian piano scopre essere quello di cui il suo cuore, la sua anima, il suo corpo hanno bisogno.
Ci tengo poi a chiarire il mio personalissimo punto di vista sull’intoccabilità della natura di Albert
nella storia. Il punto chiave di questo topic è “Se doveste riscrivere la storia di Candy…cosa cambiereste?”. Bene, ribadisco che, considerando l’andamento narrativo e logistico della storia inventata dalla Mizuki e su cui ipotizziamo di variare qualche intreccio, di Albert lascerei imperturbata la sua perfezione quasi irritante e sicuramente poco stimolante proprio per non alterare il percorso emotivo della stessa Candy. Mi piace pensare che fino alla fine Albert manifesti la profondità del suo spessore lasciando piena libertà alla donna che ama, senza confonderla con imprevisti atteggiamenti di possessività o gelosia, senza in qualche modo tendere ad influenzare la sua anima ferita o calamitare la sua malinconia. Mi piace vedere un comportamento integro, da vero amico e da innamorato disposto al sacrifico nel silenzio e nell’eventuale rinuncia. Mi piace poter pensare che qualsiasi cosa lui abbia fatto fino a quel momento per lei fosse dettata da puro e incontaminato affetto, senza che questo sia stato, anche in misura minima, orientato vero la speranza di ottenerne un riscontro. Mi piace che sopra ogni suo desiderio ci sia la missione della felicità di colei che ama.
E’ vero, come dice Ody, che l’angelo custode Albert è asessuato, è vero, come dice Mrs Manu, che “è troppo bello per esser vero” cioè che la sua perfezione non può riflettere un’immagine concreta e terrena e che nell’ideale perfezione lui non può essere l’amore ideale di Candy, è vero, come dice Lady Terence che la figura di Albert non lascia nulla all’immaginazione del lettore e che il suo “essere una fata al maschile” svilisce ogni attaccamento viscerale al suo personaggio.
E’ vero in un ottica che chiude la battute finali solo sulla scoperta del Principe della Collina senza motivare la direzione in cui Candy decide di proiettarsi. Cioè è sicuramente deludente, per chi ha eternizzato in cuore l’amore tragico di Terence, vedere accanto a Candy un uomo che non ha mai dimostrato di saper amare. E noi donne in primo luogo non possiamo accettare un sentimento senza contornarlo di acceso e devastante batticuore.
Ecco allora che,
solo in un sequel, trasformerei la figura di Albert perché è cosa assai diversa poter scrivere di lui dopo che il sentimento di Candy ha gettato spontaneamente il suo seme in un terreno libero da qualsiasi altra radice ancorata o invadente. In questo modo l’integrità di Albert resterebbe incontaminata e darebbe uno slancio ancor più vibrante alla passione che lo domina.
Allora sì che farei esplodere una soprendente umanità in Albert. Allora sì che trasformerei il suo abbraccio in focosità quasi indecente, allora sì che trasformerei il suo equilibrio in acrobazia, il suo decoro elegante in ardore assai rude, allora sì che farei di lui un uomo dai sensi più forti della ragione. Solo dopo aver consolidato l’idea che Albert alla fine è la scelta di Candy lo farei esplodere in una magnificenza che ha toni di stupefacente virilità. E tutto questo decisamente svincolato da ogni possibile confronto con altre figure maschili perché vorrei che in Candy vivesse l’esclusività del sentimento per l’uomo che ha scelto per la vita.
P.S. Perdonate la lungaggine ma di Candy&Company parlerei senza mai fermarmi...