Candy Candy

"Incontro nel vortice" di Alys Avalos, Traduzione della più famosa fanfiction di Candy in lingua spagnola

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cristina.fly
view post Posted on 17/6/2008, 00:25     +1   +1   -1




:rose rosa: ...segue
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Non era certo quella che si può definire una bella giornata. Aveva piovuto tutta la mattina e sui marciapiedi erano rimaste una serie interminabile di pozze d’acqua. Sotto il grigio cielo estivo la città aveva un aspetto malinconico che però ben si combinava con lo stato d’animo dei suoi abitanti. Erano trascorsi più di tre anni dall’inizio di quella guerra e il paese era ormai stanco di sopportare dolore e lutti. Nonostante questo triste scenario, Yves si stava godendo il suo giorno libero ed era uscito com il suo cane per una passeggiata. L’animale, un grosso pastore tedesco che non aveva ancora un anno, camminava nervosamente al suo fianco.

Yves si sedette su una delle panchine del parco, pensando ai cambiamenti che aveva subito la capitale francese dall’inizio della guerra. Parigi era ancora la regina delle grandi città ma, sebbene i suoi edifici fossero rimasti intatti, l’atmosfera era drammaticamente cambiata. C’erano soldati ovunque, la gente camminava per strada silenziosa, con un’espressione preoccupata. Anche nel quartiere latino (2) l’ atmosfera solitamente effervescente sembrava aver perso la sua abituale vitalità. Era evidente che la possibilità che l’esercito tedesco invadesse la bella e ricca ciittà, orgoglio di tutta la nazione, era un fantasma che aleggiava nella mente di tutti.

L’enorme cane si drizzò sulle zampe con un movimento improvviso, che distolse il giovane dalle sue elucubrazioni. Prima che egli potesse reagire, l’animale era già fuori dal suo controllo, all’inseguimento di un gatto giallo. Dall’altra parte della strada il felino correva con tutte l’energia delle sue quattro zampe, per sfuggire ad una zuffa di cui non sarebbe di certo uscito il vincitore.

Yves aveva tolto il guinzaglio cosicché non ebbe altra scelta che correre dietro al suo cane, che ignorava completamente gli accorati richiami del suo padrone. Un momento dopo i tre corridori erano fuori dal parco e si dirigevano verso una strada vicina, davanti ai pedoni che li guardavano divertiti. All’altro lato della medesima strada, una ragazza si era fermata a comprare un gelato in un chiosco ambulante. Il disperato gatto vide nel carretto dei gelati un buon rifugio e, prima che la giovane potesse capacitarsi di quello che stava accadendo, il cane e il gatto le stavano correndo attorno. I due animali fecero cadere a terra la malcapitata che si rimase avvolta nel guinzaglio del grosso cane. Nel frattempo il gatto, intravedendo la propria salvezza, fuggì rapidamente.

- Mon Dieu, oh, mon Dieu! - Esclamò Yves avvicinandosi alla ragazza - Je suis desolé, mademoiselle, je...(3)-

Ma in quel momento, rendendosi conto che gli occhi più verdi che avesse mai visto lo stavano guardando con simpatia, senza ombra di fastidio, rimase per un attimo paralizzato, non sapendo cosa dire in nessuna delle lingue che conosceva.

- ça va bien, Monsieur (4) - Rispose lei, in un francese poco fluido.

- Come si sente, signorina? - Riuscì infine a dire lui, mentre offriva una mano alla giovane.

- Oh, parla inglese! - Notò lei, con piacevole sorpresa.

- Sì, signorina, però, per favore... Si sente bene? Non potrei mai perdonarmelo... Volevo dire, è stata tutta colpa mia. Vede, il cane... temo sia mio. -

- L’avevo capito dal modo in cui la guarda... Ma non si preoccupi, sto bene, anche se non posso dire lo stesso per il mio gelato! - Disse ridendo la giovane.

- Se mi permette, sarei felice di comprargliene un altro. Credo sia il meno che possa fare per tutto il fastidio causatole da questo stupido cane - Aggiunse il giovane medico, con un’occhiataccia verso il suo pastore tedesco.

- Accetto volentieri, ma solo se mi promette che non si arrabbierà con questo cucciolone. - Disse lei sorridendo, ed egli ricambiò il sorriso, cercando di mantenere il controllo sulle proprie emozioni.

Oh, mio dio” pensó Yves, “É lei! Non può essere... Non può essere... Avevo immaginato che sarebbe stato differente... Qualcosa di più... romantico? Ma che sto dicendo? Devo essere impazzito... Dai, stupido...pensa in fretta a cosa fare!”

Yves pagò il gelato all’ambulante e questi gli sorrise rendendosi conto, dal leggero tremore delle sue mani, di quanto il giovane fosse nervoso.

- Voila, Monsieur (5) - disse il gelataio e, sussurrando per non essere udito dalla giovane, aggiunse: - Vous avez de la chance aoujourd’hui! (6)-

- Merci - Disse Yves, senza sapere cosa rispondere al commento dell’uomo.

- Ecco qua, signorina - esclamò infine, rivolgendosi alla giovane che, come i nostri lettori avranno senz’altro immaginato, altri non era che Candy.

- Grazie, signor...-

- Bonnot, Yves Bonnot, Mademoiselle - aggiunse lui.

- Io sono Candice White Andrew, ma tutti mi chiamano Candy - disse lei, porgendogli la mano che le restava libera. In quel momento Candy pensò che il giovane aveva un bel sorriso.

- Piacere -

Un attimo dopo la coppia e il cane importuno camminavano insieme lungo la stretta via. Yves menzionò di essere medico all’ ospedale Saint Jaques e si finse sorpresa quando Candy gli disse che lavorava come infermiera nello stesso luogo. A questo punto la conversazione si fece più sciolta, ed Yves seppe che lei era originaria di un luogo a nord degli Stati Uniti, che si era diplomata infermiera l’anno in cui era scoppiata la guerra e che, grazie a Dio, era single. Da parte sua, egli le disse che aveva sempre vissuto a Parigi e che aveva studiato medicina alla Sorbona, laureandosi proprio l’anno prima. Candy seppe anche che Yves viveva con i genitori e che era il minore di quattro figli. I suoi fratelli erano già tutti sposati. Oltre lui, c’era un altro figlio maschio che era tenente nella marina francese.

- Mi piacerebbe fare qualcosa per farmi perdonare l’incidente di oggi - disse lui, dopo aver pensato per un po’ al modo in cui strapparle un appuntamento

- Perché lasci che ti mostri la città? Sono sicuro che ancora non hai avuto tempo per vederla ed è un peccato, perché la nostra è la città più bella del mondo.-

- Mi piacerebbe, però...- Candy guardò il suo orologio - Cielo! Sono veramente in ritardo. La verità è che una delle mie colleghe mi ha invitato a conoscere oggi la sua famiglia, e stavo proprio dirigendomi a casa sua, quando il tuo cane...- e a questo punto Candy scoppio a ridere - Bene, credo che il resto tu lo sappia -

- Già, capisco... allora sarà per un altra volta - concluse egli deluso.

- Certo. Ad ogni modo, grazie per la chiacchierata. Immagino ci vedremo in ospedale, uno di questi giorni - disse lei mentre gli porgeva la mano per salutarlo.

- Certamente!- replicò lui, e poi, tra sé: “Puoi starne certa!”
La ragazza si allontanò velocemente, lasciando dietro di sé un uomo praticamente sulle nuvole, con affianco un grosso cane.


(2) Il quartiere ritrovo delgi artisti e degli studenti.
(3) Traduzione: - Sono desolato, signorina, io...-
(4) Trad.: - Sto bene, signore -
(5) Trad. - Ecco a lei, signore -
(6)Trad. - Ha fortuna, oggi! -



continua....


Bene, qui termina il primo capitolo. Che ne dite? Vi piace?

A presto,

Cri :rosa:


 
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cristina.fly
view post Posted on 19/6/2008, 19:11     +1   -1




Buonasera a tutti, forumelli...

Sto traducendo il secondo capitolo della storia di Alys. Purtroppo. a causa dei miei tanti impegni, dovrete aspettare ancora un pochino... ;)

Mi piacerebbe tanto sapere la vostra prima impressione sulla fanfic.

So di avervelo già chiesto ma, anche nell'ottica di proseguire con il lavoro di traduzione, il vostro giudizio è per me veramente importante. :mizia:

Ringrazio tutti coloro che mi hanno dedicato un po' del loro tempo scorrendo le righe di questa storia...

A presto,
Cri :mille bolle blu:

 
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cristina.fly
view post Posted on 1/7/2008, 01:05     +1   -1




:rose rosa: Ciao a tutti! Eccovi la prima parte del secondo capitolo. Da leggere tutta d'un fiato...



Capitolo II

Le lettere di Candy


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Nei giorni successivi alla partenza di Candy, Albert ebbe il duro compito di comunicare alla famiglia la cattiva notizia. Dopo una lunga riflessione, si decise infine a chiamare i suoi parenti più stretti (inclusi i Leagan e Annie) per metterli al corrente dell’accaduto.

Quando entrò nello studio dell’immensa dimora di Chicago trovò già tutti ad attenderlo. La zia Elroy aveva preso posto su una raffinata poltrona di pelle, la sua preferita in quella stanza. Vicino a lei, seduti su di un lussuoso divano blu indaco, c’erano Archie ed Annie. Iriza e sua madre erano una accanto all’altra su di un gran sofà, che faceva pendant con il resto dell’arredamento, giusto accanto ad un’ enorme finestra coperta da un pesante tendaggio di seta. Il signor Leagan e Neil erano in piedi vicino alle due donne; l’impazienza era dipinta sul volto del padre mentre il figlio aveva lo sguardo perso nel vuoto, oltre i vetri della finestra. Iriza era intenta a sistemarsi i capelli e a rimirarsi nello specchio del suo portacipria; dopo tutto una ragazza non deve perdere l’occasione di colpire favorevolmente il più potente degli Andrew, che per di più era anche un uomo molto affascinante.

- Mi compiaccio di vedervi tutti - Esordì Albert mentre cercava di farsi coraggio.

- Bene, permettimi di dirti che ho annullato una appuntamento molto importante, spero quindi che questa riunione ne valga la pena. - esclamò il signor Legan.

- Cercherò allora di essere breve - replicò Albert a suo zio.

- Prima vorrei però sapere perché Candy non è stata invitata a questa riunione - Domandò Archie, non riuscendo a celare del tutto la nota d’ irritazione nella sua voce, - Sai bene che anche lei è fa parte della famiglia -

- Solo in termini legali - sottolineò Iriza con finta noncuranza.

- Bene - esclamò Albert ignorando il commento della giovane - C’è una ragione molto importante per cui Candy non è qui con noi. E questa nostra riunione è stata convocata proprio per informarvi di qualcosa che la riguarda.-

In quel momento Neil si ridestò dai suoi pensieri e i suoi occhi chiari fissarono Albert con particolare attenzione. Albert prese posto nella sua poltrona, dietro a una grande scrivania di legno, e invitò gli uomini ancora in piedi ad accomodarsi. Poi rimase per un momento in silenzio, pregando Dio di trovare il coraggio per cominciare.

- Il fatto è - esordì infine- che Candy vivrà fuori Chicago per un certo periodo -

- Cosa? - esclamo Annie, prendendo per la prima volta la parola quel pomeriggio - Non mi ha mai detto nulla circa un suo trasferimento. -

- Ahi ahi, sembra che la nostra Candy sia piena di sorpresa - aggiunse Iriza con un sorriso beffardo.

Ancora una volta Albert ignorò la perfida ironia nella voce della giovane Leagan e continuò il suo discorso.

- La verità è che Candy non ha detto niente su questo neppure a me. -

- Ma perché avrebbe fatto una cosa simile?- Domandò Archie con la preoccupazione dipinta sul viso.

- Apprezzerei molto che tutti voi manteniate la calma dinnanzi alle cose che sto per comunicarvi - Disse Albert serenamente.

- Perché dovremmo mantenere la calma, William Albert? - Domandò la signora Leagan parlando per la prima volta - È forse tanto importante che Candy si sia trasferita?-

- Vedete, zia ed amici, Candy ha lasciato Chicago perché ha deciso di arruolarsi nell’esercito come infermiera volontaria.-

Un suono muto uscì dalla bocca di Annie ed Albert tacque di nuovo per recuperare le forze.

- In questo momento Candy è gia in viaggio verso la Francia.-

Albert si trattenne allora per vedere la reazione di tutti, segretamente sollevato di aver già comunicato la parte peggiore delle novità.

- Cosa vuoi dire con questo? - Disse Neil con tono irritato e stringendo i pugni con forza - Non starai dicendo che Candy è in viaggio verso la morte proprio come Stear? -

- Calmati Neil - Interruppe il signor Leagan quando si rese conto della rabbia di suo figlio.

- No, padre, non mi calmerò - esclamò il giovane e poi, rivolgendosi ad Albert, aggiunse - Perché non hai fatto nulla per impedire questa idiozia? No sei forse il suo tutore e protettore? -

- E infatti lo sono.- Rispose Albert con tutto l’autocontrollo di cui disponeva - Ma Candy non ha parlato a nessuno dei suoi piani e può muoversi molto rapidamente, quando vuole. -

- Sei un disastro William Albert! Non so come tu possa essere a capo della famiglia! -Rispose con frustrazione Neil, quasi sul punto di colpire Albert. E sicuramente lo avrebbe fatto se suo padre e il leggero stato di ebrezza in cui si trovava, non glielo avessero impedito.
Il silenziò regno nella stanza per alcuni secondi che parvero interminabili. Si udivano solo i sommessi singhiozzi di Annie. La ragazza si era coperta il viso con le mani mentre Archie, totalmente estraniato da ciò che lo circondava, era rimasto immobile, senza riuscire a consolarla.

- Quella ragazza è una maledizione per la nostra famiglia!- Disse la zia Elroy rompendo il silenzio.

- Questo non è vero, zia. - Replicò Albert con fermezza - Non mi vergogno della decisione di Candy ma sono oltremodo orgoglioso del suo valore e della sua nobiltà. Candy ha agito da grande donna qual è, e noi dobbiamo accettare la sua decisione, anche se questo ci duole profondamente.
Vi ho fatto chiamare perché ho pensato che avevate diritto di esserne informati e perché voglio che le cose siano chiare: Candy è diretta in Francia per la salvezza dei nostri uomini al fronte e se la stampa o chicchessia mi domandassero qualcosa su questo, io ne parlerei con orgoglio. Se voi provate vergogna, questo dimostra quanto siate ciechi davanti alla stessa virtù.

- Non continuerò ad ascoltarti - disse Neil - Se non provi a fermarla tu, lo farò io.

Il giovane, muovendosi con la rapidità che gli permetteva il suo stato di ebrezza, lasciò a quel punto la stanza, sbattendo violentemente la porta.

- Neil! - Gridò la signora Leagan visibilmente alterata - Ritorna qui immediatamente!-

- È troppo tardi, zia, non potrà fare nulla. Ho già provato per conto mio. - disse Albert- presto si renderà conto che in questa storia abbiamo le mani legate. Lascialo andare.

La signora Leagan sospirò rassegnata e cercò istintivamente lo sguardo del marito per trovarvi appoggio.

- Ora vi ringrazierei se mi lasciaste solo con Annie ed Archie - chiese Albert rivolgendosi alla zia Elroy e ai Leagan

- Certamente caro Albert, non c’è problema.- Replicò Iriza con una strana espressione sul viso.

È forse...felice?” si domandò Albert tra sé. Perché senza dubbio il volto della giovane si era illuminato nel momento in cui aveva inteso che la sua antica rivale era partita per un paese lontano. Nel suo animo oscuro Iriza Leagan era felice.
Come sono fortunata! - pensava- con un po’ buona sorte, una pallottola vagante mi libererà della sua maledetta presenza una volta per sempre”.

I Leagan e la Signora Elroy uscirono in silenzio dalla stanza. Solo quando i tre amici rimasero nella stanza completamente soli Archie manifestò quello che aveva trattenuto nel cuore fino a quel momento.

- Cosa abbiamo intenzione di fare, Albert?- Disse il giovane con voce irata, manifestando disperazione in ognuna delle sue parole. -Ti rendi conto di quello che questo potrebbe significare? Non sai le cose terribili che la gente soffre in guerra? Tremo al loro solo pensiero...-

- Lo so molto bene, invece. Ci sono passato anch’io. Te ne sei dimenticato? - Rispose Albert con veemenza, senza più riuscire a mantenere il controllo.

- Ma Candy è una donna! Ti rendi conto che potrebbe essere...- Archie si trattenne, terrorizzato dalla terribile scena che per un attimo ebbe davanti agli occhi. Portandosi una mano al volto, si sfregò nervosamente la fronte e dopo una breve pausa aggiunse: -Mio Dio! La sola idea mi gela il sangue!- borbottò.

- Basta, Archie, per favore! - Gridò Annie, lasciando che i singhiozzi le uscissero liberamente dalla gola, con tutta la pena che aveva nel cuore. - Oh Albert, tutto questo è colpa mia, è colpa mia- Disse tra le lacrime.

- Cosa vuoi dire, Annie?- domandò Albert pieno di compassione per l’evidente dolore della fragile giovane.

- Io sono la sua migliore amica... Ho sbagliato a non comprendere le sue intenzioni, avrei dovuto leggerle negli occhi. Avrei dovuto capire tutto da come mi guardava e da come mi ha stretta forte l’ ultima volta che l’ho vista...Ma sono stata cieca...Io...Io...Avrei potuto trattenerla, in quel momento. -

- Stupidaggini, Annie! - gridò Archie con insolita irritazione - Mai niente e nessuno è riuscito a fermare quella sciocca ragazza. Niente e nessuno. Dimmi, per caso hai potuto trattenerla quando lasciò la St. Paul school? Ti disse qualcosa riguardo i suoi piani? No, certo che no, non lo fece e anche se lo avesse fatto non sarebbe servito a nulla, perché nessuno di noi ha mai avuto il potere di persuaderla!

- Archie! - Gridò Annie singhiozzando ancora più forte.

- Ora basta, Archie! – Disse con fermezza Albert, sorpreso dalla reazione del giovane.

- È chiaro che nessuno di noi potrà mai fare qualcosa del genere. - Continuò Archie freneticamente, ignorando le parole di Albert - E sai perché, Annie? Beh, perché su questo maledetto pianeta sono nate solo due persone in grado di trattenere Candy dal fare questa specie di stupidaggini ma disgraziatamente una delle due è morta da più di sette anni e l’altra... Dio solo o sa! Quel bastardo se ne sta sano e salvo a New York senza che gliene importi un accidente di quello che accade a Candy, mentre gli altri...-

- Basta ho detto! - gridò Albert.

Archie si trattenne spaventato dale sue stesse parole e lasciò la stanza senza dire altro. Annie, che era rimasta in piedi per un momento, si gettò sul divano singhiozzando e le sue lacrime erano le più amare che Albert avesse mai visto.
Il giovane biondo si avvicinò alla fragile bruna e posò la sua mano sulla spalla di lei.

- Per favore, Annie, smetti di piangere. - sussurrò lui - Archie non voleva dire realmente quello che ha detto. È solo molto confuso per tutta questa faccenda. Sono sicuro che stava pensando a Stear. Teme che lo stesso destino possa toccare a Candy, ma io non sono d’ accordo con lui. La situazione di Candy è diversa, lei è un’infermiera, non un soldato.

- Però anche le infermiere militari muoiono - riuscì a dire Annie tra i singhiozzi.

- Ho già preso le mie precauzioni per la sua sicurezza. - Disse Albert

- Sul serio? Che cosa vuoi dire? - Domando Annie incuriosita.

- Te lo dirò non appena torna Archie. Ora lasciami andrò a cercarlo.

E Albert uscì dalla stanza lasciando la ragazza a piangere sola. Trovò Archie in un balcone della stanza accanto. Il giovane aveva lo sguardo perso nel lontano orizzonte.

- Archie? -

- Albert - rispose l’interpellato, visibilmente mortificato per il suo comportamento di poco prima - Io... mi dispiace. Non so cosa mi sia successo. È solo che è così difficile affrontare tutto ciò. - Balbettò Archie amaramente

- Non pensi sia difficile anche per me? - domandò Albert lasciando trasparire un po’ della sua disperazione. - Candy è la mia pupilla e io la amo profondamente. In tutti questi anni è diventata la persona a me più vicina. Dopo la morte di mia sorella non ricordo nessuno tanto importante per me.

- Sono sicuro di questo. So bene quello che Candy significa per te... Ma, Albert, quello che io sento è differente...Io...-

- Shhh!- disse Albert toccandosi le labbra con un dito e abbassando la voce fino a che diventò un sussurro che solo Archie poteva udire. - Lo so. Ci sono sentimenti che un uomo deve custodire nel profondo del suo cuore e non deve permettere che escano mai. Non deve confessarli neppure a se stesso, perché ciò renderebbe le cose più difficili. Le parole che hai detto ad Annie, di là nel mio studio, non avrebbero mai dovuto essere pronunciate.

- Tu credi che Annie... - Domandò Archie.

- No non preoccuparti. È troppo preoccupata ad autoaccusarsi per la partenza di Candy per rendersi conto di ciò che sta succedendo. Ora entra in quella stanza e torna ad essere il fidanzato affettuoso che sei sempre stato. Annie ha bisogno di te ora più che mai. Candy vorrebbe che le cose vadano in questo modo.-

I due rientrarono in silenzio nello studio di Albert con il peso delle loro paure ad opprimere loro i cuori.

Riunitisi i tre, Albert spiegò ai suoi amici quali erano le precauzioni che egli aveva preso per proteggere Candy nonostante la distanza.

Durante il suo soggiorno in Africa, Albert aveva conosciuto un giovane ufficiale francese suo coetaneo. Avendo molte cose in comune erano diventati buoni amici.
Anni dopo, quando Albert ebbe recuperato la sua memoria, cercò di mettersi in contatto con il suo vecchio amico ed i suoi sforzi furono ricompensati. Ora, infatti, i due erano regolarmente in contatto. Il giovane soldato risultò essere poi il nipote del maresciallo Ferdinand Foch, un uomo che avrebbe ricoperto un ruolo decisivo nel conflitto. Perciò Albert aveva già scritto al suo amico per chiedergli di usare l’influenza dello zio al fine di evitare che Candy prestasse servizio in un’equipe medica destinata alla prima linea di fuoco. L’amico di Albert aveva risposto immediatamente con la formale promessa che la signorina Candice White Andrew avrebbe sempre fatto parte del personale medico d’istanza in un ospedale Parigi e che non sarebbe mai stata inviata in nessun tipo di missione al fronte. Con questa speranza Annie y Archie provarono un po’ di sollievo e trovarono il coraggio necessario per leggere la lettera di saluti che aveva lasciato Candy.

In quel momento essi non potevano immaginare che né le relazioni di Albert né l’influenza del maresciallo Foch avrebbero impedito a Candy di andare incontro al suo destino.

Continua...

Edited by cristina.fly - 2/7/2008, 00:18
 
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cristina.fly
view post Posted on 5/7/2008, 12:23     +2   +1   -1




:rose rosa: ...segue

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29 giugno 1917

Caro Albert,

Siamo finalmente arrivati a Parigi. Questa è la prima lettera che posso spedire da quando ho lasciato l’America. Sono sicura che hai avuto molti problemi a causa mia. Non deve essere stato facile comunicare a tutti la mia decisione. Mi dispiace aver lasciato sulle tue spalle tale responsabilità, ma non mi è riuscito di trovare nessun' altro che assolvesse a questo compito meglio di te.

Spero che tu comprenda le mie ragioni, anche se so che ti mancherò almeno quanto mi mancate tu e i miei cari amici. Ricordi quando sei partito per l’Africa? Era qualcosa che sognavi da sempre. Qualcosa che dovevi fare per poter continuare a vivere. La mia decisione di venire in Francia è della stessa natura. Io dovevo venire qui. È come se fossi nata per questo. Con ciò non intendo dire che qui io stia facendo straordinarie, credo solo che questo sia il luogo dove ora debba stare. Ho già trovato molte ragioni per essere qui, sai?

Non è così orribile come la gente dice. Tutti sono molto gentili con me. Il lavoro è duro, ma sono tutti tanto partecipi al dolore presente nell’ospedale, che i buoni sentimenti si manifestano negli animi delle persone con più facilità. Lavoriamo molto perché il personale è insufficiente per curare tutti i feriti che arrivano ogni giorno dal fronte occidentale. Siamo però ricompensati quando ci rendiamo conto di essere riusciti a salvare un vita.

C’è una cosa che mi rattrista profondamente: la frequenza con cui si eseguono amputazioni. A volte credo che i medici decidano di tagliare una gamba o un braccio troppo in fretta. È così triste vedere degli uomini, alcuni dei quali molto giovani, soffrire terribilmente al rendersi conto di non possedere più uno dei loro arti. Ricordo che l’anno scorso partecipai ad un convegno medico all’ospedale Johns Hopkins e che un gruppo di medici stava sperimentando una nuova terapia, chiamata “irrigazione”, per salvare un arto dall’imminente amputazione. In quella circostanza riportarono buoni risultati e io sto aspettando l’occasione giusta per suggerire di adottare qui quel trattamento. Purtroppo non sarà facile, perché i medici non si fidano mai delle infermiere quando si tratta di decidere la terapia.

Passando ad argomenti più piacevoli, devo dirti che ho reincontrato una ex compagna di studi. Ricordi Flanny, allieva con me alla scuola per infermiere? Anche lei è qui! E indovina… é la capo infermiera! Non è incredibile? So che una volta ti dissi che noi due non andavamo molto d’accordo, ma sono sicura che ora i nostri rapporti miglioreranno. Sono consapevole che è un’anima solitaria e mi piacerebbe molto essere sua amica. Incrocia le dita per me!

Per favore, dì ad Annie che Parigi è esattamente come lei una volta me la descrisse. La città è tanto bella da lasciare senza fiato. Purtroppo non ho molto tempo per visitarla ma ogni due settimane ho un giorno libero, che in realtà sono solo dieci ore. Impiegherò questo tempo per vedere tutto, visto che pare che questa guerra durerà ancora per un po’. Avrò così l’opportunità di conoscere bene Parigi.

Siccome sono molto occupata, non credo che avrò tempo per scrivervi molto spesso. La mia prossima lettera sarà per Annie, poi scriverò ad Archie, dopo a Miss Pony e suor Maria e infine di nuovo a te, cosicché sii paziente e tutti voi raccontatevi ciò ve scrivo nelle mie lettere. Ma per favore non dire niente ad Annie circa le amputazioni di cui ti ho parlato. Non vorrei rattristarla con queste cose.

Con affetto

Candy

P.S.
Ho compiuto diciannove anni il mese scorso, durante il viaggio. Non dimenticarti di farmi il regalo di compleanno e conservalo incartato per il mio ritorno.


Continua....

Edited by cristina.fly - 5/7/2008, 15:42
 
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view post Posted on 5/7/2008, 14:29     +1   -1

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Cara Cristina.fly, che lettera appassionata ha scritto Candy ad Albert!
Non vedo l'ora di leggere le emozioni di lui quando gli arriverà, ma soprattutto sono sicura che la capirà come solo lui sa fare anche se la lontananza di lei lo fa star male.
Ma essendo stato lui uno spirito libero comprenderà la scelta che Candy ha fatto proprio perchè è una scelta spinta dal forte senso del dovere.

Quando arriva Terence?
Lo so, lo so, ci vuole ancora un pò e poi arriverà com'è nel suo stile.

Grazie per il tuo lavoro, ti invidio perchè sei a Barcellona (io sono stata solo a Loret de Mar)!

Fai un bagno nello splendido mare spagnolo anche per me?

Baci

 
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cristina.fly
view post Posted on 6/7/2008, 08:55     +1   -1




image Ciao, Pupavoice!

Questa storia mi piace talmente tanto che per me è un piacere rileggerla per l'ennesima volta e tradurla...

Se qualche volta capiti da queste parti, magari facciamo un tuffo insieme...

A presto!
 
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cristina.fly
view post Posted on 6/7/2008, 10:04     +1   -1




:rose rosa: ...segue

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6 Agosto 1917

Cara Annie,

Questa è una lettera che no so come iniziare. Albert mi ha raccontato la tua reazione alla notizia della mia partenza. Annie, non c’è motivo per cui tu debba sentirti in colpa!

Non avresti potuto cambiare questa mia decisione in nessun modo. È qualcosa che dovevo fare e non mi pento di nulla, sebbene mi piacerebbe che tu non soffra per questo.

Ci sono molte cose positive qui, più di quelle che tu possa immaginare, credimi. Sto conoscendo persone fantastiche, sotto tutti i punti di vista. C’ è una ragazza molto gentile, di nome Julienne, con la quale divido la stanza. Avrà nove-dieci anni più di noi, pensa che è già sposata. Suo marito sta combattendo al fronte e lei ha deciso di offrirsi volontaria. È un’ottima infermiera. Sin dal primo momento è stata molto gentile nei miei confronti, ha un grande sense of humor e si sta sforzando di imparare l’inglese solo per parlare con me. Non ti sembra carino, da parte sua? Io sto cercando di imparare un po’ di francese, ma temo di non avere una buona pronuncia.

C’è anche un ragazzo molto gentile che ho conosciuto qualche giorno fa, un giovane medico dell’ospedale. Si chiama Yves ed è un ragazzo molto dolce. Sai, l’ho conosciuto per un piccolo incidente capitatomi per strada. Il suo cane rincorreva un gatto e mi ha fatto cadere. È stata un situazione molto comica, adesso che ci ripenso. È strano che lavorando nello stesso ospedale non avessi visto Yves prima. Dopo di quell’episodio l’ho incontrato spesso, abbiamo anche lavorato insieme occupandoci di un paio di pazienti. È veramente un bravo medico... Ah, nel caso in cui la tua testolina stia già pensando a qualcosa di romantico, ti confermo che Yves è molto gentile e tutto il resto ma che NON NUTRO ALCUN INTERESSE PER LUI, cosicché dimentica qualunque cosa tu possa già aver immaginato.

Ora devo andare perché il mio turno sta per iniziare e Flanny si arrabbierà con se arrivo tardi. Spedirò questa lettera domani. Per favore, leggi la prossima lettera che scriverò ad Archie.


Ti voglio bene.


Candy



Continua...
 
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view post Posted on 6/7/2008, 13:14     +1   -1

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"Ah, nel caso in cui la tua testolina stia già pensando a qualcosa di romantico, ti confermo che Yves è molto gentile e tutto il resto ma che NON NUTRO ALCUN INTERESSE PER LUI, cosicché dimentica qualunque cosa tu possa già aver immaginato"

bè essendo Annie una grande sognatrice è probabile che si farà molti castelli in aria, mah .................... tanto poi arriva Terence!?
Ciao Cristina.fly, grazie per questo stralcio del romanzo di Alys.
A presto.
 
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cristina.fly
view post Posted on 14/7/2008, 23:14     +1   -1




:rose rosa: ...segue

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24 Settembre 1917



Caro Archie,



L’infermiera Candice White Andley, orgoglioso membro dell’ AEF (American Expeditionary Forces) si compiace di informarla, signore, di essere viva e vegeta.

Suona molto formale? Spero di no, perché non lo sono mai stata. Non si confà alla mia personalità.

Negli ultimi tempi le cose sembrano andare un po’ meglio per le forze alleate. Ma questo devi già saperlo dai giornali. Io ero appena arrivata qui quando è cominciata la grande offensiva per riconquistare le Fiandre, o “Flandres” come le chiamano qui in francese. Da allora migliaia di feriti sono stati trasportati al nostro ospedale. Non solo, parte del personale è stato designato per un spedizione volta a curare i feriti direttamente sul campo di battaglia. Nonostante gli sforzi delle truppe inglesi e francesi, la regione è ancora sotto il controllo tedesco ma molti credono che gli Alleati stiano concentrando le loro forze per tentare un grande attacco nello stesso punto. Speriamo tutti che questo faccia finalmente arretrare l’esercito tedesco, permettendo così di liberare della regione.

I nostri ragazzi, intendo i nostri soldati, non sono ancora realmente entrati in azione, dando solo qualche supporto a Belfort. Tuttavia, man mano che il tempo passa, i nostri uomini stanno arrivando penetrando nella regione, cosicché Parigi (la città dove mi trovo) è molto ben protetta. Con l’aiuto del Cielo, tutto questo finirà prima di quanto io creda e sarò di ritorno a casa, vedrai! Perciò non ci sono motivi per preoccuparsi per me.

Al contrario, devi concentrare tutte le tue forze nel prenderti cura di Annie. Ha un animo fragile e ha bisogno che tu le sia accanto ora più che mai. Quando tornerò tutti sorrideremo ripensando a questi giorni e io vi racconterò tutte le cose divertenti che mi sono accadute qui.

Un’altra cosa. Ricorda che tra tre mesi è Natale. Per favore, chiedi ad Albert del denaro per comprare qualcosa per Annie da parte mia. Scegli qualcosa di bello e lussuoso, ma comunque elegante..

Bene, confido nel tuo buon gusto.


Con affetto,



Candy.





________________________________________



1º Ottobre 1917



Care Miss Pony e suor Maria,



Questa è la prima lettera che vi scrivo da quando ho lasciato l’America sei mesi fa. So che non è giusto scrivere così di rado, ma i miei doveri qui non mi consentono di farlo con più frequenza. Voi mi avete insegnato che l’aiuto a coloro che ne hanno bisogno viene prima di tutto, e qui c’è così tanta gente che necessita di conforto e soccorso che, semplicemente, non posso fermarmi.

Non voglio che vi preoccupiate per me. Io sto veramente molto bene ma, per favore, pregate per tutte queste persone che ogni giorno muoiono tra le mie braccia. A volte non posso fare niente per loro se non recitare una delle preghiere che mi avete insegnato e piangere in frustrante silenzio. Voi, che siete sempre state vicine a Dio, chiedetegli che fermi questa follia. Non riesco a comprendere come gli uomini possano farsi del male gli uni agli altri in un modo tanto orribile. È indignante!

A volte sento il desiderio di correre a casa, di tornare da voi America. Ma poi capisco che il mio posto ora è qui. Le persone hanno bisogno di me come i bambini della Casa di Pony hanno necessità di voi. Non ho detto a nessuno come mi sento per tutto questo dolore che mi circonda e che cresce ad ogni nuovo paziente che conosco. Vi chiedo, ancora un volta, di non preoccuparvi per me e di non dire niente di queste cose tanto tristi, ma di pregare per tutte queste persone che soffrono.

Molti credono che a Nord stia per iniziare un attacco imponente. Molti camion con giovani soldati hanno attraversato la città diretti alla frontiera settentrionale, al confine col Belgio. Quando pensate a me, pensate anche a tutti qui ragazzi che forse non torneranno a casa. Ma io prometto che torneerò. Qualcosa dentro di me mi fa essere sicura di ciò.

Ho saputo che Patty dopo l’estate è tornata a Chicago. Per favore, dite ad Annie che l’abbracci da parte mia. Quella ragazza è tanto generosa che sono sicura stia lì solo per far compagnia ad Annie. Patty ha un gran cuore. Potreste per caso invitare tutti quanti alla Casa di Pony per Natale, così da festeggiare con Annie, come ai vecchi tempi? Ne sarebbero tutti felici, soprattutto Annie. Ho già inviato ad Albert istruzioni affinché provveda a tutto il necessario per la festa e ai giocattoli per i bambini.

Con tutto il mio affetto,

Candy




- Mia dolce bambina - Disse la Miss Pony asciugandosi le lacrime dopo aver finito di leggere la lettera. - Lei è là, lontano, lavorando giorno e notte, soffrendo per chissà quali carenze che non confessa, ma non può fare a meno di pensare agli altri. -

- È la Candy di sempre, ma ogni volta migliore, più forte ed affettuosa. -

Replicò la religiosa a Miss Pony, con misto di orgoglio e tristezza

- Sì, dobbiamo essere orgogliose di lei! -

- Miss Pony , - domandò suor Maria, mentre un’ombra velava i suoi occhi chiari - non sente qualcosa di strano?-

- Cosa vuol dire, sorella? -

Miss Pony e suor Maria avevano lavorato insieme per così tanti anni e avevano vissuto così tante situazioni difficili che ognuna percepiva il minimo cambiamento d’umore dell’altra. Il tono della voce della religiosa era carico di paura e questo non piacque per nulla a Miss Pony.

- Forse è solo la mia immaginazione, ma ascoltavo quella parte della lettera in cui Candy ci chiede di pregare per i suoi pazienti io... - Esordì la religiosa, e a quel punto la sua voce diventò un sussurro - ho sentito qualcosa nel mio cuore che mi diceva che sì, dobbiamo pregare... ma pregare per lei! -

- Suor Maria! -

- La nostra Candy è in pericolo Miss Pony. Io.. posso sentirlo come solo una madre potrebbe fare. - Esclamò la donna piangendo in silenzio.

Il freddo vento dell’autunno entrò nella stanza muovendo i fogli del calendario. Era il primo di novembre. Sulla scrivania di Miss Pony le pagine di un giornale si mossero anch’esse con la raffica improvvisa. In una delle pagine si poteva leggere il titolo: “Una stella è in marcia per combattere per la patria sul fronte francese ”.

...continua



:angel 1:

E qui termina il secondo capitolo. Spero che la storia continui a piacervi. A presto!
 
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view post Posted on 15/7/2008, 09:12     +1   +1   -1

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Grande Cristina.fly, ho letto subito questa ultima parte del 2° capitolo!
Grazie e alle prossime traduzioni!!!
Un beso.....................................
 
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cristina.fly
view post Posted on 15/7/2008, 18:37     +1   -1




Ciao Pupavoice!

Sono felice di ritrovarti sempre qui...

¡Un beso a ti también!
:tella:
 
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cristina.fly
view post Posted on 15/7/2008, 18:54     +1   -1




Ciao a tutti!

Eccoci al terzo capitolo della nostra storia. Alys ha voluto introdurlo con una poesia che io ho provato a tradurre, anche se con risultati piuttosto modesti. :imbarazzo:
Per questo ho deciso di riportare la lirica anche in lingua originale.
Buona lettura!

Cri :rosa:

Capitolo III

Correndo sull’orlo del baratro


Vano affanno
Dissi alla mia mano: strappa le ortiche
che accanto alla fonte
imprigionano il mirto tra le loro spire.
E la mia mano ubbidiente
sin dalle radici strappò le ortiche.
Dissi ai miei occhi: quando verrà Morfeo
di notte bussando alla mia porta,
rifiutate il suo magico filtro
perché se vorrò sognare,
Lo farò da sveglia, restando ben all’erta.
E in quella meravigliosa notte, invece del sonno,
entrò la luna dalla mia finestra aperta.
Dissi alla mia bocca: passero inquieto
che apprendesti quel nome tanto amato,
non ripeterlo più, neppure in segreto.
E il labbro si inumidì restando serrato.
E via di questo passo, la mia ragione comprese
che avrei fatto esattamente
tutto ciò che avrebbe voluto la mia mente.
Dissi al mio cuore; dimentica, dimentica
perché libero voglio vederti da quell’amore.
E allora ahi! Il mio cuore mi disse:
Vano sarà il tuo affanno, vano e senza fine;
non pretendere di combattermi: sarai sconfitta.
Io domino te, io sono quello forte.
Mentre errando vai per la vita,
al giogo di questo amore sempre sarai unita;
se vuoi dimenticare, dammi la morte.

Maria Enriqueta Camarillo


Vano afán

Dije a mi mano: arranca las ortigas
que junto de la fuente
aprisionan al mirto entre sus ligas.
Y mi mano obediente,
de raíz fue arrancando las ortigas.
Dije a mis ojos: cuando venga el sueño
a llamar esta noche aquí a mi puerta,
rechaza su beleño,
que si hoy quiero soñar, lo haré despierta.
Y en esa hermosa noche, en vez del sueño,
la luna entró por mi ventana abierta.
Dije a mi labio: pajarillo inquieto
que aprendiste ese nombre tan amado,
no lo repitas ya ni aun en secreto.
Y el labio enmudeció y está callado.
Y así de aquesta suerte,
como tan claro mi razón advierte
que al punto voy haciendo
todo lo que me place y voy queriendo.
Dije a mi corazón: olvida, olvida,
que libre de este amor ya quiero verte.
Y entonces ¡ay!, mi corazón me dijo:
vano será tu afán, vano y prolijo;
no pretendas luchar, serás vencida,
yo te domino a ti, yo soy el fuerte
mientras vayas errante por la vida,
al yugo de ese amor irás uncida;
si quieres olvidar, dame la muerte

María Enriqueta Camarillo

________________________________________


continua...

Edited by cristina.fly - 23/7/2008, 01:16
 
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cristina.fly
view post Posted on 23/7/2008, 00:07     +1   -1




:rose rosa: ...segue
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Così come sospettavano miss Pony e suor Maria, Candy nelle sue lettere non raccontava nemmeno la metà degli orrori cui stava assistendo.

Il conflitto in Francia era stato sin dall’inizio una guerra di trincea. Erano state costruite trincee dal sud al nord del Paese, lungo le frontiere con il Lussemburgo, il Belgio e l’Austria. Sia la Germania che la Francia avevano lottato ferocemente durante i primi anni di guerra, la prima tentando di occupare il territorio nemico, la seconda cercando di difendersi. Nonostante le sanguinose battaglie, nelle quali migliaia di uomini avevano perso la vita, anche nel corso del 1917 non c’erano stati grandi avanzamenti delle forze in campo. Ambo le parti, gli Alleati e la Triplice Intesa, mantenevano da tempo più o meno le stesse posizioni e le ostilità proseguivano dal 1914. Tutta questa grande area sopra descritta era conosciuta come Fronte Occidentale, uno degli scenari bellici più spaventosi della Prima Guerra Mondiale.

Durante il primo anno di guerra i tedeschi aevano occupato il Belgio senza nessuna difficoltà. Da qui avevano cercato di invadere la Francia e di prendere così il controllo del Mare del Nord, un punto strategico per una futura invasione del Regno Unito, il nemico più potente dei tedeschi prima che gli Stati Uniti entrassero in guerra. La regione delle Fiandre, un’ampia area tra Francia e Belgio, era stata praticamente devastata durante questo tentativo di invasione. Quando Candy arrivò a Parigi, verso la fine del maggio del 1917, ancora una volta stava per iniziare una grande campagna nelle Fiandre.

Il luogo conteso era Ypres, una città belga di una certa importanza. Per quella città già si era combattuto in altre due occasioni, ma con risultati disastrosi per la causa alleata. In giugno i primi attacchi delle forze britanniche ebbero successo conquistando Messines, una cittadina chiave vicino ad Ypres. A quel punto gli alleati iniziarono un attacco massivo nella zona. Nonostante l’ottimismo generale la battaglia risultò estremamente lunga e divenne una vera tragedia che durò mesi.

Per curare le migliaia e miglia di feriti al fronte da Parigi e dalle altre grandi città francesi veniva inviato personale medico presso gli ospedali da campo che si trovavano nei campi di battaglia del Nord. Il drammatico iter era più o meno questo: quando cessava il fuoco, le ambulanze e le equipes di pronto soccorso andavano tra i caduti alla ricerca dei feriti, dopodiché inviavano questi nelle retrovie, in treni appositamente predisposti, verso gli ospedali veri e propri dove avrebbero avuto cure mediche complete. Molte volte il trasferimento durava giorni interi, mentre il personale dell’ospedale da campo, che poteva essere una semplice tenda o un luogo improvvisato tra le macerie di un edificio devastato, continuava a prestare le prime cure ai feriti e persino a realizzare interventi chirurgici con le scarse risorse a disposizione. Molti soldati morivano prima di poter ricevere una qualsiasi cura medica.

Poichè Flanny Hamilton era in Francia dal primo anno di guerra era ormai una infermiera militare esperta. Flanny aveva prestato il suo servizio in alcune delle grandi battaglie del Fronte Occidentale, incluse Verdun e la prima battaglia della Marna. Recentemente era stata promossa capo infermiera dell’ospedale Saint Jacques, ma in quei giorni difficili nessuno era totalmente escluso dalla possibilità di essere inviato agli ospedali da campo, se ce ne fosse stata la necessita. C’era carenza di personale sanitario e le braccia pronte a collaborare erano sempre bene accette.

Dal suo arrivo in ospedale, i superiori di Candy si erano resi conto che la ragazza aveva la forza e il coraggio necessari per essere un’eccellente infermiera sul campo di battaglia, ma due cose la mantennero lontana da questo incarico. La prima era la forte opposizione di Flanny, che non reputava Candy adatta a questo tipo di lavoro, e la seconda una lettera che aveva ricevuto il direttore dell’ospedale, il Maggiore André Legarde. In quella missiva si raccomandava caldamente, da parte di qualcuno molto influente, che la signorina Andrew fosse esclusa da qualsiasi spedizione al fronte.

Perciò Candy rimase al fianco di Flanny durante i primi mesi della terza battaglia di Ypres. Ciò nonostante la sua vita nell’ospedale non era per niente facile. I feriti arrivavano tutti i giorni con treni che provenivano dalle Fiandre. Molti di loro raccontavano alle loro infermiere gli orrori che avevano vissuto nel campo di battaglia di Ypres e anche se questi racconti inorridivano il cuore sensibile di Candy, la giovane ascoltava attentamente i suoi pazienti. Probabilmente non aveva ancora letto nessuno dei libri che il dottor Freud aveva allora già pubblicato, ma il suo intuito femminile le aveva suggerito quello che il famoso medico aveva scoperto con le sue ricerche: il modo migliore per guariré i mali del’anima è quello di prestare attenzione a tutto quello che una persona a da dire.

- Ti ho mai raccontato di quello volta che ho visto il mio specchio dritto negli occhi? - Domandò un ragazzo inglese mentre Candy gli copriva gli occhi con un bendaggio.


- Il tuo specchio? -


- Sì, in trincea ogni uomo deve sorvegliare un soldato in particolare nel lato nemico. Quello è il tuo specchio. - Spiegò il giovane.


- Ah, ora capisco, immagino che tu debba controllare ogni suo movimento. Non è così? -


- Si, ma... - la voce del giovane assunse un tono triste - temo che da quel momento io non potrò vedere mai più nulla - disse il giovane amaramente.


Il cuore di Candy si spezzò ancora una volta, come sempre le accadeva in situazioni di quel tipo. Il giovane era stato colpito da una bomba all’iperite, un’arma chimica inventata dai tedeschi, che nei casi più fortunati provocava la cecità. E senza dubbio il ragazzo aveva avuto fortuna, perché se fosse rimasto esposto al gas per un tempo maggiore, l’iperite gli avrebbe colpito i polmoni fino a causargli la morte.


- Su, Clark - disse Candy mettendo una mano sulla spalla del ragazzo - Non disperare. Mi hai parlato molto di tua madre. Pensa a come sarà contenta non appena ti manderanno a casa.


- Ma non posso vedere più nulla. Sono un inutile invalido! - Disse l’uomo piangendo.


- Questo non è sicuro. Non stai studiando per diventare avvocato? – domandò Candy dolcemente. - Gli avvocati non hanno bisogno della vista per difendere i loro clienti. Si richiede loro solamente saggezza e senso della giustizia.


- Forse hai ragione... – sospirò lui.


- Certo che ho ragione! Sono la tua infermiera, non dimenticarlo! -


- Non lo farò mai, Candy. Mai. - Rispose il giovane sorridendo per la prima volta.


Candy sollevò il vassoio che stava usando e lasciò il ragazzo per continuare i suoi interminabili compiti. Scene come questa si vedevano tuti i giorni, ma in molti casi i risultati non erano così positivi. Quando la vita di un uomo era ormai in salvo dalla minaccia delle infezioni e della cancrena, la depressione era il principale nemico da vincere, e questo era un lavoro molto difficile in un luogo dove lo scoramento era il compagno quotidiano.


- Ben fatto, petite lapine! - Disse un medico di mezza età che aveva assistito alla scena. – Bisogna curare anche il loro animo. Dopo tutto, sarà l’unica cosa su cui potranno contare quando la guerra sarà finita.-


- Sono d’ accordo con lei, dottor Duvall – replicò Candy sorridendo tristemente.

Marius Duvall era già medico quando il nuovo secolo era iniziato. Aveva una cinquantina d’anni ed era un uomo di mondo. Per quanto riguarda la guerra, aveva molta esperienza, avendo svolto dall’inizio del conflitto ogni genere di compito nel servizio medico militare. Insieme a Flanny aveva prestato il suo servizio in mezzo alle battaglie più terribili e in quelle occasioni imparò ad apprezzare il coraggio della ragazza, anche se era convinto che il suo lavoro non fosse del tutto perfetto, perché mancava di compassione.

Al contrario, la giovane bionda che egli aveva soprannominato "petite lapine", un nomignolo affettuoso molto comune in Francia, era una benedizione per tutti coloro che la circondavano. Egli si compiaceva di lavorare con Candy perché la ragazza aveva il dono di illuminare anche i momenti più bui e in tempo di guerra tali momenti sono molto frequenti.

Duvall era alto e si manteneva ancora in forma. La sua figura imponente poteva sfiorare la cima di una porta senza problemi. Proprio per questo motivo l’uomo era soprannominato "Le Grand Marius". Nonostante la sua mole impressionante, i suoi occhi scuri rivelavano una bontà fuori dal comune e insolita in un uomo con quell’aspetto. Non importava quanto occupato o stanco fosse, egli aveva sempre un sorriso o una parola si conforto per i suoi pazienti. Duvall aveva anche il dono dell’ironia e scherzava spesso su se stesso, sulla sua mole o sulla sua calvizie, pur eseguendo il suo lavoro con grande professionalità.

Era perciò logico che il buon uomo avesse trovato in Candy la sua assistente ideale per la chirurgia.


- Se bisogna fare un lavoro tanto duro, -era solito dire, - allora si ha bisogno di un’infermiera che non prenda se stessa tanto sul serio come prende il suo lavoro-

Duvall era anche un eccellente narratore di storielle e poteva trascorrere ore a raccontare, senza fermarsi, tutta una serie di barzellette e aneddoti divertenti. Di fatto, il poco francese che Candy ascoltò in quei giorni, fu appreso per la maggior parte durante le terribili ore in sala operatoria.

Nonostante la differenza d’età, Duvall e Yves Bonnot erano diventati amici e spesso passavano il tempo insieme, sempre che le loro frenetiche giornate glielo permettessero. Erano invero una strana copia, l’uomo maturo sempre allegro e il giovane più serio e timido.

Duvall aveva notato il palese interesse che Yves nutriva per Candy e lo appoggiava con entusiasmo. Così Marius non perdeva occasione per dare consigli ad Yves sul delicato argomento di avvicinarsi una ragazza che era tanto amabile però allo stesso tempo tanto distante.


- Semplicemente io non riesco a capirla – aveva detto una volta Yves a Marius – lei è sempre così dolce con tutti, me compreso, ma anche così… sfuggente. Non so se riesci a comprendere quello che voglio dire...-


- Più o meno... – rispose Duvall con una risatina soffocata – il problema non è se lei sia o meno gentile con te, bensì il fatto che lei lo è con tutti. Vorresti che lei trattasse te in modo diverso, che avesse per te quelle attenzioni che fanno sentire ad un uomo che egli è speciale agli occhi della sua donna. Dico bene?-


- Si! Hai centrato il punto!- rispose Yves – solo che lei ha lo stesso splendido sorriso per tutti coloro che le sono accanto. Candy ha attenzioni anche per quella dura di Flanny. Ciò non è giusto!


- Uhmmm… io direi che Candy ha il pregio di essere… democratica, credo – disse Duval scherzando ma come vide che la sua osservazione non era gradita al suo amico aggiunse immediatamente: -Sono sicuro che Candy abbia da offrire un amore speciale. Ma chissà, lei... non so, forse ha paura di aprire il suo cuore a qualcuno. Devi essere paziente. Fa' qualcosa di particolare, sorprendila, lascia che le cose accadano.


- Tu credi?- Disse Yves come se stesse parlando tra sé.


...segue

Edited by cristina.fly - 23/7/2008, 14:45
 
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cristina.fly
view post Posted on 28/7/2008, 00:33     +1   +1   -1




:rose rosa: ...segue
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Yves era tanto occupato a cercare il modo di farsi notare da Candy, da non accorgersi minimamente dell’ammirazione che suscitava nel gentil sesso. Dopo tutto egli era un bel ragazzo non ancora venticinquenne e più di una donna avrebbe dato qualunque cosa per conquistarlo. Aveva capelli neri, lucidi come l’ala di un corvo, che soleva portare corti. Sul suo viso, sotto le folte sopracciglia brune, un paio di occhi grigi guardavano il mondo con discrezione. Alto e snello ma anche muscoloso, sicuro nei movimenti e dai modi eleganti, Yves era un vero spettacolo per gli occhi femminili. Ciò nonostante egli non era molto consapevole del suo aspetto e non vi faceva affidamento per catturare le attenzioni di una donna.

Mentre egli, dopo una dura giornata di lavoro, impiegava la maggior parte delle energie residue nel trovare il modo di conquistare Candy, un altro paio di occhi scuri seguivano i suoi movimenti, desiderando segretamente di essere al posto della giovane bionda. Cosicché tra le pareti di quell’ospedale si ripeteva una storia vecchia quanto il mondo. Ah, come sono sciocchi i nostri cuori! Raramente anelano a una conquista troppo facile, come se tutti necessitassimo di un po’ di disperazione e delusione per trovare un senso alla nostra esistenza, che spesso ne sembra priva.

Yves provò gli approcci tradizionali senza molta fortuna. Invitò Candy a visitare la città, ma lei insistette per portare con loro Julienne, la sua compagna di stanza. Un’altra volta le inviò dei fiori, idea che inizialmente ottenne un certo successo, perché ricevere fiori da un uomo giovane e affascinante è sempre lusinghiero per qualunque donna. Candy si sorprese nel ricevere uno splendido mazzo di rose color pesca, legate da un nastro bianco di seta, ma quando le sue colleghe cominciarono a scherzare maliziosamente sulla sua relazione con Yves, ella decise di interrompere l’invio delle rose. Fu così che chiese ad Yves, con il massimo tatto, di non mandarle più fiori. Ella argomentò che quelli non erano giorni in cui la gente potesse spendere il denaro per simili lussi, specialmente quando quei soldi potevano servire per comprare medicine e cibo per le persone colpite dagli attacchi nel nord. Dopo l’incidente, Yves trovò il coraggio per chiedere a Candy un altro appuntamento e forse lei avrebbe acetato, ma dal fronte arrivò un nuovo treno carico di feriti e i piani di Yves dovettero essere rinviati. In poche parole, sembrava che le cose non andassero un granché bene a quel povero ragazzo.

D’altro lato, nonostante i suoi timori e la sfortuna, Yves era riuscito ad instaurare con la ragazza una cordiale amicizia e forse quella era la debole speranza che lo faceva persistere nel cercare di conquistare il cuore di Candy. Julienne, Yves e Candy pranzavano assieme regolarmente e a volte Duvall si univa al gruppo. In quelle occasioni Bonnot indagava come poteva sulla vita di Candy, curioso, come ogni innamorato, di sapere ogni dettaglio della vita della sua amata. L’intensità degli sgardi di Yves verso Candy ara tanto evidente che a volte Juliene si sentiva di troppo, e li avrebbe senz’altro lasciati soli se Candy non le avesse esplicitamnte chiesto di restarle accanto.

Candy era ovviamente consapevole delle intenzioni di Yves ma intendeva ignorarle, perché lo credeva un innamoramento passeggero che col tempo sarebbe svanito. Allo stesso modo comprendeva i momento difficili che Julienne stava attraversando, al pensiero del marito soldato al fronte, e perciò voleva che la giovane donna le stesse accanto. Così le due infermiere e il giovane medico divennero un terzetto noto in ospedale.

- Dicevi che questo Albert è il tuo tutore, vero? – Domandò Yves per la terza volta, desiderando segretamente che l’uomo il cui nome era sempre sulle labbra di Candy, non fosse per lei altro che una sorta di fratello maggiore.

- Esattamente, ma… - e qui Candy si interruppe – Com’è che finiamo sempre per parlare di me e non parliamo mai della tua vita, eh?- disse Candy con un sorrisino malizioso.

- Beh, credo perché la mia vita non sia stata tanto emozionante come la tua. – Rispose Yves cercando di cambiare discorso, ma pensando dentro di sé:”Forse non parliamo mai di me perché tu non provi per me l’interesse che io nutro per te, tesoro mio.”
E man mano che il tempo passava queste conversazioni, piene degli sguardi intensi e sognatori di Yves e dei sorrisi imperturbabili di Candy, divennero una scena frequente in ospedale. Curiosamente, tali conversazioni divertivano Duvall e Julienne, scandalizzavano Flanny e lasciavano Yves totalmente esausto. Alla fine di ottobre, dopo cinque mesi di continua adorazione, Yves non sapeva più che pesci prendere e, come se non bastasse, nuovi eventi stavano per rendere la sua confusione ancora maggiore.


Continua...

Edited by cristina.fly - 28/7/2008, 02:11
 
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Carissima Cristina.fly, che piacere questa mattina trovare un altro pezzettino del romanzo di Alys che tanto mi appassiona!
Grazie per il tuo regalo!
CITAZIONE
Dopo tutto egli era un bel ragazzo non ancora venticinquenne e più di una donna avrebbe dato qualunque cosa per conquistarlo. Aveva capelli neri, lucidi come l’ala di un corvo, che soleva portare corti. Sul suo viso, sotto le folte sopracciglia brune, un paio di occhi grigi guardavano il mondo con discrezione. Alto e snello ma anche muscoloso, sicuro nei movimenti e dai modi eleganti, Yves era un vero spettacolo per gli occhi femminili. Ciò nonostante egli non era molto consapevole del suo aspetto e non vi faceva affidamento per catturare le attenzioni di una donna.

Lo sai, questo Yves comincia a piacermi, almeno fisicamente; gli uomini bruni con gli occhi grigi sono davvero difficili da trovare; spero comunque che la nostra adorata Candy non si faccia conquistare, il suo cuore (come il nostro) è di Terence!
Ti abbraccio e ti chiedo un altro tuffo per me, nel mare di Barcellona!
Baci
 
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