Candy Candy

"Incontro nel vortice" di Alys Avalos, Traduzione della più famosa fanfiction di Candy in lingua spagnola

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*Kiar@*
view post Posted on 29/4/2011, 23:01     +1   -1




CAPITOLO X
I GIOCHI FORTUITI DEL DESTINO



Te voilà, comme en rêve
les anges, quelquefois, se rencontrent sur terre.


Alain Boublil e Jean-Marc Natel1



Frenetica era una parola che non bastava a descrivere appieno la giornata di Flanny Hamilton, ma lei era abituata al duro lavoro dell’ospedale da campo. Migliaia di feriti avevano ricevuto le cure mediche in quei due giorni di battaglia, e tuttavia erano ancora di più i soldati che stavano aspettando il loro turno per il primo soccorso, lottando tra la vita e la morte. Flanny era esausta, ma le restava ancora un’ultima incombenza prima che il suo turno terminasse: doveva apporre le etichette ai 150 pazienti che formavano la lista dei casi delicati. Non appena sarebbe giunto il treno, quegli uomini sarebbero stati inviati ai vari ospedali di Château-Thierry e di Parigi.
La giovane bruna prese la cassetta con le etichette e un quaderno con la lista dei pazienti che dovevano partire quello stesso pomeriggio. Era un lavoro di routine, ma Flanny era sempre consapevole dell'importanza di quel semplice compito. Qualunque banale errore poteva avere conseguenze mortali se il paziente fosse stato inviato all’ospedale sbagliato.
La giovane iniziò il suo lavoro con la consueta precisione, senza guardare i feriti direttamente in viso e limitandosi a dare un'occhiata ai nomi sulle etichette e ai dettagli dei rapporti medici. In una simile situazione un'infermiera non poteva permettersi il lusso di avere un rapporto di tipo personale con i pazienti, altrimenti non avrebbe potuto reggere a quell’esperienza … A dire il vero forse c’era un’infermiera, che Flanny conosceva bene, capace di far bene il suo lavoro pur lasciandosi coinvolgere emozionalmente dai pazienti, specialmente quando ne morivano in continuazione, ma lei non era questo tipo di eroina della medicina e preferiva restare entro i sicuri confini dell’autocontrollo e della razionalità.
Nonostante i suoi rigidi principi non poteva evitare di provare una stretta al cuore di tanto in tanto quando, avvicinandosi a un paziente, si rendeva conto che il caso era senza speranza. Erano molto rare le occasioni in cui la giovane alzava lo sguardo per guardare il paziente negli occhi.
In quel momento Flanny aveva davanti a sé un soldato con tre ferite da arma da fuoco. Non ci volle molto tempo alla giovane infermiera per rendersi conto che probabilmente l’uomo non sarebbe sopravvissuto. Uno dei proiettili era penetrato tra le costole in direzione del cuore. Aveva già visto in precedenza che spesso, in casi di quel tipo, il paziente non arrivava in tempo all’ospedale e moriva durante il tragitto.
Fu allora che, come mossa da una forza estranea, la giovane alzò gli occhi e guardò l’uomo. Flanny non dimenticava mai una faccia, nemmeno se sfigurata dalla polvere, dal fango e dal sangue che ricopriva tutto quel corpo, e immediatamente lo riconobbe.
- "Oh, mio Dio!” pensò “Povera Candy! La vita è davvero crudele con te!”
Flanny osservò il nome del soldato e dell’ospedale cui era stato assegnato. “Terence G.Granchester, Ospedale Saint-Honoré” era scritto sull’etichetta.
Flanny Hamilton era senza dubbio l’infermiera più efficiente del mondo. Sapeva bene come doveva fare il suo lavoro e mai metteva in discussione il giudizio dei suoi superiori, ma quel giorno, contrariamente si suoi più stretti principi etici e professionali, fece qualcosa che mai avrebbe pensato di poter fare: cambiò l’etichetta e scrisse su di una nuova “Terence G.Granchester, Ospedale Saint Jacques”.
“Non so se ti meriti quest’opportunità, amico” pensò “Ma Candy sicuramente si”.
Poi riprese il suo lavoro con velocità e attenzione.
“Ho ancora da mettere l’etichetta a 76 pazienti” disse a sé stessa.

:rosy heart:



Se Flanny stava lavorando a ritmo serrato nell'ospedale da campo, a Parigi Candy non era meno indaffarata. A ogni ora arrivavano nuovi pazienti e le sale operatorie non erano sufficienti per affrontare il numero di interventi che si dovevano effettuare uno dopo l’altro. Candy stava prestando assistenza in chirurgia da ormai cinque ore, e quello era solo l’inizio di un lungo turno di dodici ore, forse di più.
- Candy, c’è un nuovo paziente nella sala accanto – ordinò Yves, i cui occhi grigi accusavano la grande stanchezza causata dal lavoro lungo e faticoso – Tre pallottole, una vicino al polmone destro, la seconda vicino al cuore e la terza nella gamba destra. Ho bisogno che tu lavi le ferite e lo prepari immediatamente per l’intervento, rischiamo di perderlo se non gli togliamo subito quelle pallottole.
- Bene - rispose la giovane con voce inespressiva, e subito si diresse verso il luogo dove giaceva il paziente.
Fin dal mattino Candy agiva come se si trovasse in un altro mondo, i suoi movimenti erano meccanici, il suo sorriso aveva qualcosa di sbiadito e i suoi occhi tradivano delle ombre, ma nella frenetica agitazione di quel giorno tutti erano talmente occupati da non notare minimamente l'inusuale stato d'animo della giovane.
Candy non riusciva a liberarsi dalla sensazione di paura che l’incubo della notte precedente le aveva lasciato. Era una sorta di vuoto inconfessabile, un orrore muto che le attanagliava l’anima, ma nonostante quelle fosche inquietudini la giovane sapeva che il suo dovere non poteva aspettare che lei si sentisse meglio, quindi continuò a lavorare come sempre mentre dentro di sé lottava per dominare i suoi timori inesplicabili.
Entrò nella stanza, dove l’aspettava il corpo privo di sensi. Prese un vassoio con acqua e sapone in una mano e le forbici nell’altra, poi appoggiò il tutto su una tavola vicino alla lettiga. Un attimo dopo la giovane volse lo sguardo e in una sola frazione di secondo ebbe la risposta a tutti i perché dei suoi incubi.
Quel che Candy sentì nel suo cuore in quel breve istante andava al di là dei suoi timori più terrificanti. Lavorava come infermiera militare da ormai un anno, e in tutto quel tempo aveva sopportato con stoicismo gli spettacoli più sanguinolenti dei corpi mutilati e ustionati, ma nonostante tutto l’orrore che aveva visto le sue gambe non avevano mai vacillato, la sua mano non aveva mai tremato, mai, nemmeno una volta. Ma quando Candy riconobbe Terence Granchester nell’uomo che giaceva in stato d’incoscienza di fronte a lei, con il torso che continuava a sanguinare copiosamente nonostante le bende, si sentì come se la fine del mondo fosse arrivata.
Candy credette di svenire nel momento stesso in cui una voce diceva dentro di lei "Non può essere!" La giovane portò una mano alla bocca sentendo le lacrime che cominciavano a scorrerle sul volto. Dentro di sé un dolore atroce le trafiggeva il cuore con la forza più possente che avesse mai dovuto sopportare.
“Non posso farlo!” pensò indietreggiando e abbandonando le forbici sulla tavola, ma prima che potesse fare un altro movimento una rauca voce femminile le risuonò nella memoria.
“Dimentica di essere una donna! Adesso sei un’infermiera! Ricordalo bene, signorina Sbadatella!" diceva la voce della signorina Mary Jane nella sua mente. “Hai un lavoro da fare! Non farmi pensare che istruendoti ho sprecato il mio tempo! Adesso prendi quelle forbici e prepara quest’uomo per l’intervento”.
Come se l’anziana direttrice parlasse davvero dentro di lei, Candy assentì con la testa in silenzio e con mano sorprendentemente ferma prese le forbici cominciando a tagliare l’uniforme del soldato. La ragazza piangeva silenziosamente, mentre le sue dita toglievano i pezzi di tela che coprivano le ferite sul petto muscoloso del giovane. Con movimenti rapidi Candy svestì l'uomo finché non fu completamente nudo, poi continuò il suo muto lavoro lavando via con attenzione la polvere e il sangue secco da tutta la pelle del paziente che già ardeva di febbre.
Se Terence non fosse stato privo di sensi e gravemente ferito, la situazione sarebbe stata estremamente imbarazzante per la giovane, ma in chirurgia Candy aveva visto morire troppi uomini per ferite anche meno impressionanti di quelle di Terry, sicché nel suo cuore non c’era posto in quel momento per altri sentimenti che non fossero di immensa paura. Proprio come la voce di Mary Jane le aveva ordinato, per alcuni istanti Candy aveva smesso di esser una donna e non era nient’altro che un’infermiera con un solo disperato scopo: salvare una vita.
- Ti prego Signore, ti prego! – supplicava continuando a preparare il suo prezioso paziente. “ Non togliergli la vita! Non a lui! Non m’importa se morirò sola, non m’importa se dovrò passare la vita lontano da lui. Non mi lamenterò se dovesse essere innamorato di un’altra. Ti prometto che non penserò a me stessa. Tutto quel che voglio è che lui sia vivo, sano e salvo. Se si salva non chiederò altro” pensava la giovane con gli occhi color smeraldo che tremavano dietro le lacrime.
Candy coprì il corpo di Terry lasciando scoperte solo le parti che Yves doveva operare. Subito dopo si asciugò le lacrime ed emise un profondo sospiro.
- Sto facendo un lavoro – ripeté a se stessa mentre preparava gli strumenti.

:heart of rose:



L’operazione fu lunga e drammatica. Più volte Yves pensò che il paziente non sarebbe sopravvissuto a causa della gran quantità di sangue che aveva perso, ma nonostante il suo pessimismo il giovane medico continuò a lottare per la vita di quell’uomo, senza poter immaginare che era quella del suo rivale la vita che stava salvando. La prima pallottola era penetrata attraverso la spalla del giovane, raggiungendo l’area esattamente sopra il polmone destro. Fortunatamente l’organo era rimasto intatto e, nonostante il muscolo fosse danneggiato e l’estrazione del proiettile avesse richiesto parecchi minuti, Yves pensò che il paziente aveva delle buone probabilità di guarire da quella ferita dopo una lunga convalescenza.
Ma la seconda pallottola aveva perforato le costole dal lato sinistro e si trovava troppo vicina al cuore. Quando Yves si rese conto che avrebbe dovuto cercare il proiettile in una zona così delicata fece un gesto di sconforto, ma subito una mano leggera che si posò sulla sua spalla gli infuse una fiducia inaspettata.
- Ce la puoi fare – sussurrò Candy – Dobbiamo estrarre quella pallottola, o ci lascerà prima che faccia giorno.
Yves annuì, e con la mano insinuò ancora una volta il suo strumento nel petto del paziente. Questa volta trovò subito l’oggetto di ferro che cercava e lo estrasse; in quello stesso momento le due infermiere che lo assistevano sospirarono di sollievo.
La terza ferita era la meno complicata, la pallottola aveva penetrato di poco il muscolo della gamba destra, e dopo pochi punti di sutura il problema era risolto.
Una volta che le pallottole estratte giacquero inoffensive nel vassoio di metallo, il giovane medico si affrettò a pulire l'area circostante alle ferite e a suturarle con rapidi punti. Nonostante l’intervento potesse dirsi pienamente riuscito, la sopravvivenza del paziente non era ancora garantita. Solo se avesse superato la febbre che sicuramente l’avrebbe assalito durante la notte il dottore avrebbe potuto azzardare una diagnosi ottimistica. Esisteva anche la possibilità d’infezioni a posteriori, e le pulsazioni cardiache non erano regolari. In altre parole, il caso restava critico.
- Candy - chiamò Yves uscendo dalla sala operatoria – vorrei che ti occupassi di lui questa notte, finché non si sveglierà dall'anestesia. Pensi di poterlo fare? Voglio dire, so che sei stanca e tutto il resto, ma credo che il paziente possa avere delle crisi durante la notte e preferirei che ci fosse qualcuno vicino ad assisterlo.
- Non preoccuparti Yves, avrò molta cura di lui - – rispose Candy dolcemente e con il primo vero sorriso di quella giornata. Se Yves avesse saputo il vero significato delle parole della giovane infermiera, forse si sarebbe rammaricato della richiesta che aveva appena formulato.
Candy si accinse a seguire le disposizioni di Yves ringraziando segretamente Dio per averle dato l’opportunità di stare accanto a Terry in un simile momento. Mentre la giovane stava ancora scrivendo sulla cartella clinica, Yves si fermò un attimo a guardare il viso del paziente e per un momento qualcosa dentro di lui gli disse che aveva già visto prima quell’uomo. Tuttavia non ricordava dove. Senza poter dire con precisione come aveva conosciuto il paziente, si limitò a uscire dalla stanza senza aggiungere altro. Candy rimase sola con Terry che dormiva profondamente sotto l'effetto dell'anestesia.

:rosy heart:



Candy sedette su una sedia accanto al letto di Terry. Le ombre della notte avvolgevano il padiglione silenzioso e soltanto i timidi raggi lunari che s’infiltravano attraverso il finestrone rompevano la completa oscurità del luogo. Ora il giovane stava dormendo serenamente e il respiro pareva regolare. Alla luce argentata della luna Candy osservò il suo profilo delicato, e per la prima volta in quella notte provò un tuffo al cuore. L’infermiera che qualche istante prima in sala operatoria aveva mantenuto tutto il suo sangue freddo scompariva, per lasciare il posto alla donna innamorata.
Candy era consapevole che l’avvenenza di Terence, per quanto conturbante fosse, non era la vera causa dei forti sentimenti che da sempre provava per lui. La ragazza era sempre stata circondata da giovani attraenti, ma tra tutti soltanto quel ragazzo altezzoso, che in quel momento si dibatteva tra la vita e la morte, era stato capace di catturare il suo cuore con quello strano miscuglio di nobiltà, spirito ribelle e dolcezza nascosta. Perché Candy sapeva bene che, nonostante l’arroganza del suo atteggiamento esteriore, Terry poteva essere sorprendentemente tenero e affettuoso se si sentiva abbastanza sicuro da esprimere i suoi veri sentimenti.
“Ha sempre paura di essere ferito” pensava, mentre con la mano prendeva quella di lui che giaceva inerte sulle lenzuola bianche. “Per favore, Terry, combatti per la tua vita. Hai ancora tanto da dare. Ho sempre immaginato un futuro brillante per te! Per favore, Terry! Vivi per conquistarlo!” sussurrò chiudendo gli occhi, mentre una lacrima solitaria le scendeva sulla guancia.
La giovane aveva da molto tempo rinunciato ai suoi sogni di un futuro condiviso con lui, e anche sapendo che le ragioni che li avevano divisi in passato non sussistevano più, Candy riteneva che quei sogni non avessero alcuna possibilità di rinascere. Lì, nella camerata avvolta nel sonno, mentre le sue dita accarezzavano dolcemente la grande mano del giovane, la ragazza pensava che in effetti non sapeva molto di quel Terry all’inizio dell’età adulta che dormiva serenamente vicino a lei. Che progetti aveva? C’era una donna nei suoi pensieri? Era forse innamorato di qualche fortunata giovane di cui ignorava il nome?
Ma poi Candy pensò che queste cose non avevano alcuna rilevanza, perché sapeva che in fondo al suo cuore lui sarebbe sempre stato il suo Terry, e l’unica cosa davvero importante in quel momento era che lui sopravvivesse quella notte e potesse continuare la sua vita. Se lei non era destinata a condividere quella vita non importava, la sua priorità era di vederlo felice.
L’orologio nella tasca di Candy suonò, ricordando alla giovane che era ora di prendere la temperatura e di fare una nuova iniezione. Era solo l’inizio di una lunga notte.
La febbre ricominciò dopo la mezzanotte. Candy distolse gli occhi dal libro che stava leggendo quando il suo orecchio attento sentì che il suo paziente più caro cominciava a muoversi lentamente nel sonno. Subito prese un secchio d’acqua e un panno da porre sulla fronte del giovane. A quei tempi, in cui la penicillina non era ancora stata scoperta, le infezioni che provocavano febbre non potevano essere controllate facilmente. Quello che la scienza medica poteva fare in quei casi era tentare di abbassarla con analgesici come l’aspirina, o magari usare il chinino per certe infezioni e infermità come la malaria. Ma oltre a questo, non c’era nient’altro che si potesse fare.
Candy cominciò a disperare nel rendersi conto che dopo due ore la febbre non accennava a diminuire, al contrario era ancora più alta e Terry stava sudando moltissimo. La giovane sostituì l’acqua con il ghiaccio e sedette accanto a lui, pregando in silenzio. Fu allora che le parve di sentire la voce del giovane che cercava debolmente di chiamare qualcuno per nome.
“La febbre lo sta facendo delirare” pensò. “Che cosa starà tentando di dire?”
Candy avvicinò l’orecchio alle labbra di Terry e nel suo cuore esplosero milioni di scintille quando comprese che stava chiamando lei. I suoi occhi si riempirono di lacrime, non sapeva se doveva sentirsi triste o felice. Riuscì solo a tenere saldamente la mano di lui tra le sue e a sussurrargli all’orecchio le parole più tenere che la sua bocca potesse profferire.
- Terry, Terry! Sono io Candy. Non aver paura, amore mio, sono con te. Per favore, per favore, lotta contro questa febbre! Lotta per la tua vita! Non so cosa farei se ti succedesse qualcosa di male. Ho già perso tante persone care! Per favore, non farmi vivere quest'orrore un'altra volta! – mormorava tenendo la mano di Terry e massaggiandogli la fronte con un cubetto di ghiaccio.
Rimase così a lungo, continuando a parlargli dolcemente nell’oscurità della stanza, finché il sonno del giovane ritornò regolare e tranquillo. A poco a poco la febbre diminuì d’intensità e Candy ritirò la borsa del ghiaccio. Con la più tenera attenzione rimosse le lenzuola madide e asciugò delicatamente il corpo di Terry. Le prime luci dell'aurora cominciavano a dissipare le ombre della notte quando Candy sedette di nuovo sulla sedia e, prima di tornare al libro che aveva lasciato sul comodino, il suo sguardo si posò ancora sul giovane che dormiva profondamente.
“Starai bene … amore mio” pensò riprendendo la lettura.

:heart of rose:



Poteva sentire distintamente l’aroma di rosa nell'aria che respirava. Era una fragranza dolce che invadeva i suoi sensi con accenti inebrianti. Conosceva bene quel profumo, ne era stato ammaliato tempo addietro, in quei giorni in cui la vita era più luminosa e spensierata.
- “È il più bel sogno che abbia mai fatto in tanti anni” pensò. “È come se lei fosse davvero vicina a me! Per favore, non voglio svegliarmi adesso!”
Si trattenne dall’aprire gli occhi finché il gentile tintinnio di un metallo contro un altro non lo costrinse a farlo. Il giovane non sapeva che il sogno stava per iniziare nel momento in cui avrebbe nuovamente aperto gli occhi alla luce del giorno. Un’esile figura in abito bianco era in piedi vicino a lui dandogli le spalle. Una piccola mano di porcellana reggeva un flaconcino di cristallo mentre l'altra riempiva una siringa ipodermica. Era una donna.
Era ancora sotto l’effetto di un forte analgesico e i suoi sensi erano ancora intorpiditi. Ciò nonostante avrebbe riconosciuto la linea di quella spalla e le dolci curve di quei fianchi anche nella nebbia più fitta. Inoltre il profumo che lo aveva risvegliato non era svanito con il sogno. Era proprio lei.
La ragazza si girò sostenendo la siringa con entrambe le mani. I suoi profondi occhi di malachite rimasero per un istante focalizzati sullo strumento, poi abbassò il suo sguardo verde fino a incontrare un paio d’occhi blu che la fissavano con immensa sorpresa.
- Terry! – esclamò, scossa da un’intensa emozione – Ti sei svegliato!
Candy s’inginocchiò presso il letto regalando nel contempo a Terry un sorriso splendente e particolare che aveva solo per lui. Con la mano cercò istintivamente quella del giovane, e dovette fare un grande sforzo per trattenersi dall’abbandonandosi all’emozione del momento e abbracciarlo.
- Terry! – riuscì solo a dire trattenendo le lacrime.
- Sei proprio tu? – domandò lui con voce roca, non ancora convinto di non stare sognando.
- Certo che sono io! – rise lei nervosamente – Non vedi le mie lentiggini?
- Tantissime! – disse lui accettando lo scherzo e raccogliendo tutte le sue forze per sorridere. Tentò di sedersi, ma un dolore acuto al petto lo fece immediatamente desistere.
- Non muoverti! – disse subito Candy tenendolo dolcemente per le spalle – Hai appena subito un triplice intervento. Per un po’ non dovrai alzarti dal letto.
Il giovane sentì ardere la pelle delle spalle al tocco di Candy, ma era una sensazione così incredibilmente piacevole che subito sollevò una mano e la posò su quella di lei, trasmettendole inconsapevolmente delle ondate di calore tanto che la ragazza, a sua volta, sentì la pelle fremere. Fece un passo indietro, turbata dalla profonda emozione che l’aveva travolta.
- Per favore Terry – disse, cercando di controllare il turbinio del suo cuore - promettimi che collaborerai con noi per guarire.
- Sono messo tanto male? – chiese il giovane con curiosità.
- Sei stato colpito da tre proiettili – rispose lei con tono professionale, dissimulando il violento battito del suo cuore – Sei stato molto fortunato che nessuno abbia raggiunto organi vitali, però le tue ferite sono profonde e ti ci vorrà un bel po’ prima di poterti muovere liberamente. Adesso lascia che ti faccia quest’iniezione. Sei d’accordo? – concluse prendendo la siringa che aveva posato sulla tavola in un vassoio di metallo.
Candy ebbe bisogno di tutta la sua concentrazione per prendere il braccio di Terry e praticare la puntura con polso fermo, nonostante le gambe che le tremavano senza sapere se scappare o rimanere. Da parte sua, Terence era completamente stordito dalla stupefacente realtà di esserle accanto e sentire le mani di lei sul suo corpo. Non poteva credere alla sua sorte neanche vedendo con i suoi occhi il suo angelo di fronte a lui. Terry era abituato ad affrontare i colpi bassi della fortuna, ma ora quella fantastica coincidenza che lo aveva portato da Candy era un gioco del destino così felice cui non riusciva a dar credito, ancora dubitava che tutto stesse succedendo veramente.
“Devo esser morto ed essere in paradiso” pensò per un secondo, ma poi la puntura di un ago gli ricordò che si trovava ancora tra i mortali. “Dopo tutto, credo di esser vivo. E allora … questa è l’opportunità della mia vita” fu il suo ultimo pensiero prima di ricadere addormentato.

:rosy heart:



Candy si fermò fino all’arrivo di Yves per aggiornarlo personalmente sulle reazioni del paziente, e sarebbe rimasta ancora accanto a Terry se il dottore non avesse molto insistito perché si prendesse un po’ di riposo. La giovane lasciò il padiglione con un po’ di reticenza, ma ad ogni passo verso la sua stanza sentiva di camminare sollevata dal suolo. Quando arrivò alla camera si buttò sul piccolo letto, e dopo un sospiro profondo le lacrime cominciarono a sgorgare inondandole il viso e lasciandole sulla pelle una sensazione di fresco. Quelle non erano lacrime di angoscia, questa volta nel suo cuore non c'era spazio per altri sentimenti che non fossero un'immensa gratitudine al cielo per aver salvato la vita di Terry, e una deliziosa sensazione d’inquietudine che l’aveva avvolta dal momento in cui il suo paziente aveva posato la mano calda sulla sua.
La giovane si portò la mano che Terry aveva toccato fino alla guancia umida e, chiudendo gli occhi, abbozzò un sorriso sognante, come non ne faceva da più di tre anni. Candy aveva quasi dimenticato quel dolce calore che nasceva dal cuore, lo stesso calore che si sprigionava da tutti i suoi pori fino a invaderla dalla testa ai piedi. Con quella piacevole sensazione la giovane cadde in un sonno profondo e tranquillo.
Solo quando più tardi un leggero bussare alla porta la svegliò, Candy riemerse dalla terra dei sogni dove si era rifugiata.
- Vieni – disse sbadigliando, sapendo bene che a bussare non poteva essere che Julienne. Quando la donna entrò nella stanza trovò una Candy sorridente che si stirava come una gattina, con le guance e le labbra vivacemente colorite e un viso luminoso che irradiava felicità. Julienne, che non aveva mai visto la sua amica con un'espressione così, non poté evitare di provare una grande curiosità.
- Sembra che tu abbia fatto sogni meravigliosi – insinuò con un sorrisetto furbo.
- No, non ho fatto sogni – rispose Candy alzandosi e sorridendo emozionata – però stanotte mi è successa una cosa meravigliosa.
- Che cosa? – fece Julienne, chiedendosi se Yves avesse qualcosa a che fare con quel sorriso splendente di Candy.
La bionda guardò verso la finestra dando le spalle a Julienne.
- Credevo che sarei morta… Prima ho passato le ore più spaventose della mia vita - cominciò in tono serio - ma questa mattina il sole mi ha travolto con il suo calore e mi sono resa conto di essere la donna più felice della terra! - concluse guardando in faccia la sua amica.
- Candy, potresti spiegarmi con parole più semplici? – chiese Julienne, estremamente confusa dalle suggestive, ma niente affatto chiare parole di Candy.
- Ah, Julie! – fece Candy eccitata, mettendosi a sedere accanto all’amica e prendendole le mani tra le sue. – Lui è qui! Stanotte ho creduto che stesse per morire e ho avuto tanta paura, ma stamattina la febbre era tutta passata ed era cosciente. Sono sicura che guarirà presto e ...
- Aspetta un momento, Candy – la interruppe la collega aggrottando le sopracciglia – Chi è lui?
Solamente in quel momento Candy si rese conto che stava parlando di Terence con qualcuno che lo aveva visto si e no un paio di volte. Probabilmente l’amica non ricordava nemmeno il nome del giovane, per non parlare del fatto che Julienne non poteva avere la minima idea di quello che lui significava per lei, o almeno, questo era ciò che pensava Candy.
- Ehm, io stavo parlando di ... - balbettò - dell'uomo che ci ha riaccompagnato a Parigi.
Nella mente di Julienne tutta una serie di informazioni frammentate di colpo s’incastrarono l’una con l’altra, e improvvisamente poté comprendere il significato del cambiamento nel viso di Candy.
- Capisco. Quell’uomo senza cuore è apparso di nuovo - disse finalmente la bruna allargando le braccia.
- Cosa intendi dire con “quell’uomo senza cuore”, Julie? – domandò Candy, sorpresa dal commento acido della collega.
La donna guardò fisso Candy, poi la prese per le spalle sorridendole con complicità.
- Mia cara amica – cominciò a spiegare – Ci vuole una donna per comprenderne un’altra. Non è stato difficile per me capire che tu non hai conosciuto quell’uomo per la prima volta l’inverno scorso. Vi conoscevate bene già da prima, e non solo, sono sicura che è lui l’uomo il cui ricordo ti fece piangere quella notte in cui Yves tentò di baciarti. È proprio lui l’uomo crudele che ti ha spezzato il cuore anni fa? O mi sbaglio?
Candy rimase senza parole per qualche istante, stupefatta per l’intuito di Julienne e senza sapere come rispondere a una domanda così diretta.
- No… no, è proprio così – balbettò la giovane – voglio dire … si, è lui … ma non è …
Julienne incrociò le braccia guardando Candy con un sorriso incredulo.
- Candy! – esclamò con tono di rimprovero.
- Beh, io voglio dire – tentò di spiegare Candy – Si, io... lo conoscevo, e ... - esitò - io l'ho amato ... avevamo dei progetti ... ma poi ... ci lasciammo e allora ...
- Lo vedi che è un uomo senza cuore? – insistette Julienne – un uomo che lascia andare una donna come te deve essere un vero stupido.
- Ah, Julie! – ribatté Candy – sei già la seconda persona che me lo dice, ma la verità è che la colpa è stata delle circostanze. Non sua.
- E tu, come tutte le bambine buone e sciocche del mondo, sei ancora pazzamente innamorata di lui, vero? – rispose Julienne.
Candy abbassò lo sguardo torcendo le labbra in un grazioso broncio. Per un po’ non disse nulla.
- Ah, Julie! Quanto hai ragione! – confessò alla fine arrendendosi.
La giovane raccontò sommariamente all’amica del passato che condivideva con Terry e le cause della loro separazione. Julienne fu profondamente commossa da quella triste storia, e quando Candy terminò non poté trattenere le lacrime.
- Non so come hai fatto a sopportare tutto questo – disse singhiozzando – Se fosse successo a me e a Gerard la donna che ora vedi qui sarebbe morta di dolore.
- Anch’io pensavo che sarei morta – disse Candy con la tristezza negli occhi – ma poi il tempo passa e tu continui a vivere. I giorni diventano mesi e all’improvviso ti sorprendi a contare gli anni passati dall’ultima volta che sei stata tra le sue braccia – continuò malinconicamente.
- Ma ora sembra che la vita stia dando una nuova possibilità a voi due, non ti pare? – disse Julienne cercando di animare l'amica.
- Non ho idea di quello che possa sentire per me … ma ... - balbettò la bionda.
- Ma?
- Beh, io sono molto felice di sapere che starà bene e che potrò aiutarlo a guarire – concluse Candy con aria pensosa.
- Oh, Candy! – disse Julienne sollevando le sopracciglia – Credo proprio che dovresti pensare di più a te stessa, ragazza! Approfitta della situazione! – aggiunse con un pizzico di malizia nella voce.
- Cosa vuoi dire? – chiese innocentemente la bionda.
- Mon Dieu, piccola! – esclamò la donna cominciando a perdere la pazienza davanti all’ingenuità di Candy – È il tuo paziente. Avrai molte occasioni per stare con lui, parlargli, condividere delle cose. Anche intime. Sai bene che tra paziente e infermiera c’è una specie di relazione fisica - aggiunse insinuante.
Candy sbarrò gli occhi sempre di più mentre cominciava a capire le parole di Julienne. Il ricordo della notte precedente le tornò improvvisamente alla memoria e pensò a come si sarebbe sentita se Terry fosse stato cosciente mentre lei lo preparava per l’intervento.
- Il bagno con la spugna! – disse impallidendo.
- Si, è un buon esempio – commentò l’altra con disinvoltura – non potrà lasciare il letto per parecchi giorni e …
- Non posso farlo! – gridò Candy mentre il suo viso da bianco come un lenzuolo diventava rosso carminio.
- Andiamo, Candy! – sorrise Julienne – lo hai fatto centinaia di volte con molti pazienti.
- No, tu non capisci! – strillò la bionda – Io non posso farlo … con lui … è diverso … sarebbe così … così … imbarazzante!
- Dai, Candy, sii ragionevole - la rimproverò Julienne - sei la sua infermiera, fa parte dei tuoi compiti nei primi giorni del suo ricovero! Non fare la sciocchina! – concluse, divertita dall'orrore dipinto sul viso di Candy.
- E allora non sarò la sua infermiera! – concluse bruscamente la giovane mordendosi le unghie con nervosismo – Mi farò sostituire.
- Ma Candy ...!
- Si, è proprio quello che farò! – decise la giovane cercando di pensare lucidamente nonostante l'ansietà cui era in preda. Era convinta che quella fosse la soluzione migliore. Ma non aveva fatto i conti con i piani di Terry.

:heart of rose:



Più tardi, quello stesso giorno, Terry si svegliò nuovamente per scoprire che al posto del suo angelo bianco ora c'era un uomo alto con un camice di quel colore. L’uomo stava in piedi accanto al suo letto e scriveva distrattamente qualcosa su una cartella, ma subito percepì lo sguardo che lo osservava. Gli occhi di entrambi gli uomini s’incontrarono, due iridi color grigio acciaio si confrontarono con altre due verdazzurro cangiante, e Yves ricordò improvvisamente chi era in realtà l’uomo che aveva operato la notte precedente. Entrambi rimasero in silenzio per alcuni istanti imbarazzanti, l'uno sinceramente infastidito dalla presenza dell'altro.
- Sembra che le nostre strade si incontrino di nuovo – disse Terry, rompendo per primo il silenzio.
- Sembra di si – rispose Yves freddamente.
- È stato lei a salvarmi la vita? – domandò Terry con un certo sforzo.
- Si, sono il suo dottore, si – rispose Yves cercando con tutte le sue forze di recuperare un contegno professionale. Il giovane medico era seccato con se stesso per la reazione che aveva avuto, e non trovava alcun motivo razionale che giustificasse quel senso di netta avversione che provava verso quell’uomo che aveva visto una sola volta nella sua vita, e solo per pochi istanti. – Mi chiamo Bonnot, Yves Bonnot – disse allungando la mano verso il paziente.
Terry accettò il gesto, ma stringere la mano dell’uomo che aveva di fronte gli costò moltissimo.
- Terence Graham Granchester – disse il giovane guardando Yves dritto negli occhi – sono in debito con lei, Bonnot – ammise, nonostante la diffidenza che provava verso il medico.
- Assolutamente no, sergente – disse Bonnot seccamente – ho solo fatto il mio lavoro. Ha avuto fortuna a sopravvivere all’intervento e alla febbre. Adesso tutto dipenderà dalla sua collaborazione nella cura. Dovrà restare a letto, muoversi il meno possibile e seguire una dieta ferrea – disse Yves in tono impersonale, cercando di dominare l’inspiegabile fastidio.
- Sono sicuro di essere in buone mani – mormorò Terry.
- Grazie - rispose Yves, sorpreso da quello che gli era parso un complimento.
- Mi riferivo alla mia infermiera - disse Terry volutamente pungente.
- Capisco – rispose Yves profondamente disgustato, ma pronto al contrattacco – Se si riferisce alla signorina Andrew sappia che non è la sua infermiera personale, ha molte responsabilità in quest'ospedale e lei dovrà essere accudito anche da altre infermiere.
La risposta caustica di Yves colpì Terry come una scudisciata. "Maledetto bastardo di un francesino" pensò, "Se vuoi la guerra, la guerra avrai".
- Bene, in ogni caso so molto bene nelle mani di chi sto – rispose Terry, rimarcando le parole “molto bene” con un’aria di superiorità e sorridendo malignamente.

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1 - Sei qui / è un sogno! / A volte gli angeli / si incontrano sulla Terra!
Les Miserables - Atto Primo - Le Cœur au bonheur


Continua

Edited by *Kiar@* - 10/8/2011, 16:32
 
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pecorellarosa
view post Posted on 30/4/2011, 12:51     +1   -1




Grazie Kiaretta per il capitolo!!!!
Ero in astinenza da troppo tempo....
Troppo divertente lo scambio di battute tra Yves e Terence....si stanno preparando alla guerra per la conquista del cuore di Candy :risata:
 
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view post Posted on 30/4/2011, 16:18     +1   -1

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image Kiar@, super capitolo al cardiopalmo image

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klimt_1974
view post Posted on 30/4/2011, 17:50     +1   -1




Grazie Kiar@, ora inizia una delle parti della ff che preferisco :laura: :tella:
 
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Perlad'argento
view post Posted on 1/5/2011, 20:17     +1   -1




o mamma che capitolo
 
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view post Posted on 1/5/2011, 21:11     +1   -1
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Che bello, mi sembra di vedere proprio Terry! Grazie, kiara!
 
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view post Posted on 1/5/2011, 21:26     +1   -1
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... E ora viene il bello!!!

BRAVISSIMA KI@RA, OTTIMA TRADUZIONE!!!

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view post Posted on 6/5/2011, 06:06     +1   -1
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Che capitolo splendido!!! :bravo:
Certo che Candy e Terence avrebbero potuto non incontrarsi mai più se non fosse stato per Flanny... :laura:
 
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view post Posted on 6/5/2011, 06:56     +1   -1

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un capitolo stupendo!!!! Finalmnte si sono rincontrati ed è tutto merito di Flanny!!! :)
Grazie Kiar@!!!!
 
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*Kiar@*
view post Posted on 15/5/2011, 16:46     +1   -1




CAPITOLO X - Continuazione




Patty O’Brien aveva ricevuto un’altra lettera dai suoi genitori, in cui le chiedevano di tornare in Florida. La ragazza la mise sopra una pila di carte dentro un cassetto dimenticato. Si alzò in piedi lasciando la sedia sulla quale si era seduta per rispondere alla sua famiglia. Ai genitori aveva buttato giù qualche riga appena, solo per dire che sarebbe rimasta con i suoi amici una settimana in più, mentre a sua nonna aveva scritto una lunga lettera piena di dettagli. Patty rifletté che, anche se il suo rapporto con i genitori non era mai stato quello che avrebbe dovuto essere, poteva considerarsi più fortunata di molti altri rampolli dell'alta società perché aveva sempre potuto contare su nonna Martha, suo angelo custode e sua complice negli anni dell'infanzia e dell'adolescenza. Ormai ventenne, Patty considerava ancora l'anziana signora la sua migliore amica e confidente.
La giovane camminò lentamente verso la finestra e la sua vista si perse nella bellezza del roseto della dimora degli Andrew, nei sobborghi di Lakewood. Il paesaggio era come Candy le aveva descritto, forse ancora più bello. Sotto l’abbagliante sole estivo le rose si aprivano in tutto il loro splendore, diffondendo la loro fragranza in tutta la proprietà. Aprendo la finestra per aspirare il dolce profumo che sempre le ricordava Candy, Patty sentì la dolce e calda brezza soffiare delicatamente sul suo viso.
Negli ultimi sei mesi un torrente di nuove e vecchie emozioni aveva cominciato a brulicare nell'anima della giovane dai capelli scuri, e in quella tranquilla mattina soleggiata tutte le sue corde interne sembravano intonare una canzone dai suoni nuovi e inaspettati. La ragazza sorrise e sciolse i capelli che le arrivavano alle spalle come un velo scuro, danzando nel vento estivo.
Patty, Archie e Annie stavano trascorrendo alcuni giorni nella dimora degli Andrew, sotto il vigile sguardo della zia Elroy. Quest’ultimo dettaglio non aveva costituito un ostacolo alle frequenti visite di Tom poiché, nonostante l’incrollabile riluttanza dell’anziana ad abbassarsi a frequentazioni plebee, non poteva dimenticare quanto speciale era stata l’amicizia di quel ragazzo per il suo più caro e perduto nipote, il cui ricordo era sempre vivo nella sua memoria. Quindi, grazie ad Anthony, le visite di Tom erano sempre le benvenute nella magione, specialmente per un paio di scuri e profondi occhi femminili che s’illuminavano ogni volta che all’orizzonte compariva il carro del giovane fattore.
L’amicizia tra Patty e Tom aveva fatto passi importanti rispetto al loro primo incontro nel Natale precedente. I modi semplici e amabili del giovane si armonizzavano bene con il carattere timido e dolce che era il tratto principale della personalità di Patty. Ben presto i due ragazzi arrivarono a confidarsi le loro speranze e i loro sogni per il futuro, così come i ricordi tristi. Tom aveva condiviso con Patty la terribile solitudine in cui aveva vissuto dalla morte di suo padre avvenuta un paio d’anni a causa di un attacco di cuore. Da quel momento il ragazzo si era buttato a capofitto nell’amministrazione della sua fiorente fattoria; presto però il lavoro, che assorbiva il suo tempo dall'alba al tramonto e anche oltre, si era rivelato un conforto insufficiente e la sua anima chiedeva qualcos'altro. Patty, da parte sua, rese Tom partecipe di tutto il dolore che la morte di Stear aveva lasciato nel suo cuore, lasciandolo arido e devastato alla tenera età di sedici anni. La giovane coppia cominciò così a costruire un legame solido e profondo che a poco a poco diventò un sentimento più intenso, nonostante i due ragazzi paressero non rendersene del tutto conto.
Tom era stato il primo ad accettare quella nuova inquietudine del suo cuore, ma non riusciva a trovare una soluzione a un simile problema, così diverso dalle questioni che era abituato a trattare nella sua vita quotidiana di fattore e uomo d’affari. Non si trattava soltanto del tipico nervosismo di un giovane che cerca il modo di confessare i sentimenti che lo turbano, ma di una serie ben più ampia di considerazioni riguardo alla differenza di classe tra lui e la giovane donna di cui si sentiva ormai innamorato.
Non avendo più suo padre a cui poter confidare i suoi dubbi, Tom decise di chiedere consiglio a un uomo da sempre abituato a conciliare le raffinatezze di una famiglia aristocratica con un amore profondo per la natura e la vita semplice. Chi meglio di Albert poteva aiutarlo a far luce nella sua mente confusa? Quindi, in occasione di un viaggio a Chicago per trattare una vendita di bestiame, Tom chiese un appuntamento al giovane magnate per potergli parlare in privato.
- È buffo che tu abbia pensato a me per discutere di questo – rise Albert quando Tom gli parlò del suo problema – Non sono mai stato veramente innamorato e non ho la minima idea di come si faccia a chiedere la mano di una donna – confessò, servendo un bicchiere di cognac all’amico. I due giovani si trovavano soli nel grande studio che Albert usava come suo ufficio principale nella residenza di Chicago.
- Beh, onestamente – biascicò Tom, sentendosi impacciato mentre parlava dei suoi sentimenti – quello che davvero mi preoccupa è la sua reazione. Voglio dire, è una ragazza distinta e la sua famiglia ha posizione, prestigio … Ho paura che non mi accetti.
- Sei un uomo benestante, Tom – commentò Albert sedendosi nella sua sedia di cuoio favorita – non credo che Patty si possa sentire in alcun modo degradata sposandoti. E poi, il denaro è la cosa che conta di meno quando si tratta di un matrimonio. Ciò che importa davvero è l'amore.
- So che non morirò mai di fame, Albert – rispose Tom sorbendo il liquido caldo – ma nonostante la mia stabilità economica non sono un uomo d’alto rango. La rispettabilità del nome che mio padre mi ha lasciato non si discute, ma non ha il prestigio di cui gode il tuo, per esempio. In più so bene di essere sempre un orfano, un trovatello, e queste cose hanno molto peso per la gente della tua classe.
- Ti ho sempre visto come un uomo sicuro di sé, Tom – rispose Albert – non vedo come ti possa considerare tutte queste sciocchezze come un ostacolo. Se lei ti ama, e ho le mie buone ragioni per pensare che sia così, niente si deve intromettere tra voi due.
- Lo credi davvero? – chiese Tom illuminandosi in volto – Credi che lei mi ami?
- Beh, questa è una domanda che devi fare direttamente a lei – rise Albert divertito dall’ansia del suo amico - però si, ho l'impressione che lei provi qualcosa per te.
- E come la mettiamo con la sua famiglia? – insistette Tom ancora dubbioso – Credi che approverà il nostro rapporto nonostante le mie origini?
- Beh… questo è un altro discorso - ammise Albert accarezzandosi lentamente il mento - So che la nonna di Patty sarà sicuramente dalla tua parte, ma non saprei dire molto riguardo ai suoi genitori. Però non credo che tu te ne debba preoccupare eccessivamente. Se Patty ti ama veramente troverà il modo di affrontare le opinioni della sua famiglia, e arriverà anche a mettersi contro di loro se dovessero opporsi categoricamente. E poi, quando finirà la guerra, e spero che questo succeda presto, i signori O'Brien torneranno sicuramente in Inghilterra e questo vi darà l’opportunità di costruire un matrimonio solido e lontano dalle intromissioni familiari.
Gli occhi di Tom brillarono vivacemente mentre ascoltava le parole incoraggianti di Albert. Quella sera il giovane fattore prese il treno per Lakewood con il cuore pieno di speranze rinnovate. Una ferma risoluzione si era sostituita ai suoi dubbi. La mattina successiva si sarebbe presentato una volta ancora alla casa delle rose.

:heart of rose:



Era una magnifica mattina di giugno e il sole con i suoi raggi più brillanti entrava attraverso la finestra raggiungendo il letto di Terence. Sul comodino un vaso di fiori con un giglio solitario diede il buongiorno al giovane quando questi aprì gli occhi sull’ambiente circostante. Si trovava in una grande camerata che condivideva con altri quindici pazienti e l’aria era pregna di un forte odore di antisettico. Una donna vestita di bianco stava prendendo la temperatura al suo vicino di letto.
L’infermiera era incredibilmente magra, aveva un naso enorme, i capelli castano chiari raccolti in un nodo sulla nuca e un paio di gelidi occhi azzurro chiaro. Terry la osservò attentamente per qualche istante. A conclusione del suo esame il giovane stabilì che quella donna doveva avere poco più di trentacinque anni ed era di una bruttezza senza appello. Gli ricordava le immagini de Il Mago di Oz in un volume riccamente illustrato che aveva letto da piccolo.
“E questa chi è, la Malvagia Strega dell’Est?” pensò, e senza potersi trattenere si lasciò scappare un risolino soffocato.
- Ottimo, vedo che è di buon umore – disse la Strega Malvagia con un sorriso faceto – Quindi, dato che sembra star decisamente bene, è ora di cambiare questi bendaggi e di lavarsi, giovanotto – continuò la donna con voce monotona.
Terry la guardò spalancando tanto d’occhi sentendosi infastidito dalla voce nasale dell’infermiera.
- Un momento – disse senza poter dissimulare l’irritazione – Dov’è Candy?
La donna non fu affatto sorpresa di quella domanda, non era certo il primo paziente a insistere per essere seguito dall'infermiera più popolare dell'ospedale. Quindi non fece caso alla richiesta e cominciò a preparare Terry per il lavaggio.
- Ho fatto una domanda e vorrei ricevere una risposta! – disse il giovane in tono di comando -Che diavolo crede di fare, signora? – chiese, preso dall’agitazione, quando la Strega cominciò a svestirlo, e siccome non sembrava badare alla sue proteste, Terry tentò di fermarla afferrandole i polsi.
- Così sei uno di quei ragazzini difficili, eh? – commentò bonariamente la donna liberando con un gesto rapido le mani dalla presa di Terry – Li conosco tutti questi trucchi.
- Dov’è Candy? – domandò ancora una volta Terry, sentendosi diventare del suo umore peggiore.
- Lascia che ti spieghi come stanno le cose qui, figliolo – disse la Strega incrociando le braccia sul petto piatto – Sei in quest’ospedale per riprenderti dai colpi che ti hanno sparato in corpo nel campo di battaglia, ma se credi che questo significhi essere accudito dalle graziose biondine, per la gloria del tuo ego maschile, ti sbagli di grosso. La signorina Andrew è stata assegnata a un altro padiglione. Da oggi sono io qui di turno la mattina, e ora il mio compito è quello di farti un bagno con la spugna. Allora, ti va di collaborare?
- Un che cosa?! – gridò Terry atterrito all’idea – Neanche per sogno, signora! Farò una doccia da solo, mi dica solo dove … - disse tentando di alzarsi, ma di nuovo un dolore lancinante gli trafisse il corpo e lo costrinse a restare disteso.
- Bene, bene! – lo sgridò la donna – Continua ad agitarti così e le ferite si riapriranno così in fretta che dovrò darti degli altri punti, e senza anestesia. Adesso basta con le stupidaggini e lasciami fare il mio lavoro.
L'infermiera approfittò del dolore di Terry per cominciare con le spugnature, mentre un giovane molto frustrato malediceva in silenzio la Malvagia Strega dell'Est, il dannato francesino che credeva responsabile dell'assenza di Candy, e il mondo intero.

:rosy heart:



Erano passati cinque giorni da quando Terry si era svegliato la prima volta all’ospedale Saint Jacques. In tutto questo tempo non era più riuscito a vedere Candy. La Strega Malvagia, il cui vero nome era Nancy, continuava a presentarsi nel turno di mattina, Yves lo visitava ogni pomeriggio, ed evitava sempre le domande dirette di Terry riguardo a Candy, una donnina minuta di nome Françoise aveva il turno pomeridiano e la sera una donna quasi anziana terminava il lavoro. Di Candy neanche l’ombra.
Fu la mattina del sesto giorno che Terry si rese conto per la prima volta che il giglio nel vaso di fiori sul suo comodino in tutto quel tempo non era mai appassito. Sua madre aveva una speciale predilezione per quei fiori e Terry ricordava bene quanto erano effimeri. Si chiese come fosse possibile che lo stesso fiore avesse conservato tutta la sua freschezza per così tanto tempo. Nello stesso tempo si accorse che gli altri pazienti non avevano fiori sui comodini. Chi poteva essere a fargli quel piccolo regalo per assicurarsi che avesse sempre un fiore fresco a illuminargli il giorno?
Terry ne dedusse che qualcuno ogni notte sostituiva il giglio mentre lui, nonostante la sua abituale insonnia, dormiva sotto l'effetto degli analgesici. Decise allora che la sera seguente non avrebbe preso le pastiglie che l'anziana infermiera dell’ultimo turno gli dava sempre, così sarebbe rimasto sveglio e avrebbe potuto vedere di chi era la mano caritatevole che gli forniva quel regalo così delicato. La sola idea che quella persona potesse essere Candy lo faceva tremare di gioia.
Finalmente arrivò la sera, il sommesso chiacchiericcio dei pazienti tra un letto e l'altro andò gradualmente acquietandosi mano a mano che i feriti si abbandonavano al sonno. Verso mezzanotte quando il padiglione era avvolto nel silenzio più totale, Terry sentì dei passi femminili che dall’ingresso della camerata si avvicinavano al suo letto. I passi si fermarono improvvisamente di fronte a lui, e Terry udì un sussurro d'acqua che veniva versata in un vaso.
Una mano delicata teneva un giglio fresco, e stava per metterlo nel vaso quando fu intercettata da un’altra mano più grande e forte.
- Ti ho preso con le mani nel sacco, visitatore notturno! – bisbigliò Terry sorridendo a una Candy sbigottita.
- Terry! – esclamò sottovoce la giovane – dovresti essere addormentato!
- E come faccio a dormire se mi lasci solo tutto il giorno? – la rimproverò lui senza lasciarle la mano.
- Io … io … non ti ho abbandonato, Terry – balbettò Candy – è solo che ho tante cose da fare …
- Ma avresti potuto trovare un attimo almeno per dire ciao. O no? – protestò il paziente mentre con il dito pollice cominciava ad accarezzare dolcemente il dorso della piccola mano che tratteneva. Pur essendosi sentito mortalmente ferito per la prolungata assenza di Candy nei giorni precedenti, il fatto che lei si fosse presentata ogni notte per portargli un fiore fresco significava molto per lui, tanto da aver dimenticato ogni risentimento. Inoltre la pelle della ragazza era così morbida e calda al suo tocco che non avrebbe potuto in nessun modo portarle ancora rancore.
- Sono stata molto occupata. Allora Terry, potresti lasciarmi la mano? – lo pregò nervosamente, ansiosa di interrompere quel contatto fisico prima che il giovane si rendesse conto dei brividi che le stava provocando in tutto il corpo.
- No, finché non mi prometti che starai un po’ qui a chiacchierare con me – le rispose lui guardandola con occhi ardenti.
- È mezzanotte passata, Terry! – rispose Candy allibita – Dovresti dormire!
- Si da il caso che non ci riesca. E poi mi sono terribilmente annoiato in tutti questi giorni – insistette lui, trattenendo ancora la mano della ragazza.
- D’accordo, hai vinto – disse lei arrendendosi a decidendosi a guardarlo - ma adesso lasciami mettere il fiore nel vaso.
Con un po’ di reticenza il giovane lasciò la mano di Candy. Nonostante il sollievo, la ragazza percepì anche una sgradevole sensazione di freddo quando la sua pelle perse il contatto con quella di Terry. Mise il fiore nel vaso pensando disperatamente a cosa dirgli per spiegare il suo comportamento. Come aveva deciso fin dal primo giorno, quando Julienne le aveva fatto notare quello che l’assistenza a Terry avrebbe comportato, Candy aveva chiesto di essere assegnata a un altro padiglione. Da allora aveva sempre desiderato tornare a fargli visita, ma temendo di dover rispondere alle domande di Terry sul suo cambio di turno, aveva preferito mantenersi a distanza.
Nonostante le sue paure, la giovane aveva deciso di regalare un fiore a Terry ogni giorno, in modo che avesse qualcosa di bello accanto a lui per illuminare i giorni grigi e noiosi in ospedale. Ma ora che era stata colta in flagrante, non aveva la minima idea di come gestire la situazione.
- Che cos’hai fatto di così importante in tutto questo tempo da non avere neanche un istante per un vecchio amico sofferente? - le chiese Terry scherzosamente, mentre lei prendeva posto su una sedia lì accanto.
- Beh, un sacco di cose – balbettò – Ho lavorato tantissime ore in chirurgia.
- Io invece non ho avuto nulla da fare, a parte annoiarmi e sentire la tua mancanza – la rimproverò con bonarietà, guardandola intensamente – Sei stata molto crudele con questo tuo amico.
- Ma sei stato in ottime mani – si difese lei.
- Ah si, certo! – ridacchiò Terry – La Malvagia Strega dell’Est, la signorina Manine Fredde e la vecchia Mamma Oca, per non parlare del patetico francesino.
- Di chi stai parlando, Terry? – chiese Candy confusa – La Malvagia Strega dell’Est?
- Parlo della dolce Nancy che si ostina a strigliarmi la pelle fino a rendermela tutta rossa e gonfia - si lamentò – Santo Cielo! È la cosa più terribile che mi sia mai capitata! Dovrebbe esserci una legge che proibisce agli ospedali di assumere donne così orrende come infermiere!
- Terry! – esclamò lei visibilmente indignata – Nancy è un’infermiera competente e tu non dovresti chiamarla in un modo così orribile. Quando imparerai a chiamare la gente con i loro nomi veri?
- I nomi veri sono noiosi – rispose lui impertinente – Prendi “signorina Tuttalentiggini” per esempio. Non è decisamente più interessante ed espressivo di Candice?
- Sei impossibile!
- No, ti sbagli mia cara – disse Terry lanciandole un’occhiata di fuoco – Chi è davvero impossibile è il tuo patetico francesino.
- E chi sarebbe, posso saperlo?
- E chi dovrebbe essere, se non quello strazio di dottore che mi tocca sopportare? – rispose Terry in tono amaro.
- Terence! – lo rimproverò Candy con ardore – Yves è un grande medico, e nel caso non ti fosse ancora chiaro, è lui che ti ha salvato la vita!
- Si, questa parte della storia l’ho già sentita, e gli sono grato – spiegò lui un po’ incupito – ma non posso comunque tollerarlo, perché so bene che è stato lui a fare in modo che tu stessi lontano da me.
- Di che cosa stai parlando? – domandò Candy incredula – Come ti è venuta quest’idea così assurda?
- Andiamo, Candy! Mi credi tanto stupido da non accorgermi che il ridicolo francesino sbava per te? – rispose lui cominciando a sentirsi infastidito.
- Non ti permetto di parlare così di Yves. Lui non ha niente a che vedere con il fatto che io non stia lavorando in questa sezione. Il cambio l’ho chiesto io! – affermò Candy, e quando si rese conto di quel che aveva appena detto, era troppo tardi per ritirarlo. Le parole erano state pronunciate.
- Ah si? – disse Terry risentito – Così hai deciso che io ero una specie di lebbroso da cui Sua Altezza doveva tenersi alla larga!
- Non hai capito, Terry! – replicò Candy, che di colpo si ritrovava invischiata nella vecchia abitudine delle schermaglie verbali.
- Ma certo che capisco! Ma ti dico una cosa signorina Andrew: non ti libererai di me così facilmente.
- È una minaccia? – domandò Candy in tono di sfida.
- Prendila come ti pare, ma sentirai presto parlare di me! – concluse Terry incrociando le braccia.
- D’accordo, allora vai e comincia! – disse lei alzandosi e uscendo furiosa dalla camerata.
Una volta uscita dalla stanza Candy si fermò un istante. Il suo viso era rosso per le emozioni contrastanti e il suo cuore batteva all'impazzata. Le parole di Terence le risuonavano nelle orecchie come un’eco insistente.
“La Malvagia Strega dell’Est!”, mormorò senza poter trattenere un sorriso, “Ma dove andrà a prendere tutti questi soprannomi? E questa storia di Yves che sbava per me … È mai possibile che Terry possa essere … che sia … geloso?” Candy scosse la testa ricacciando quell’idea mentre si avviava verso la sua stanza.
Frattanto, nel suo letto, Terry guardava il fiore che la ragazza gli aveva lasciato sul comodino e con un sorriso sulle labbra si addormentò, non prima di aver deciso le sue mosse per il giorno seguente.

:heart of rose:



- Che succede dottor Collins? – chiese il maggiore Vouillard quando il medico americano entrò nel suo ufficio in una tranquilla mattina. Il direttore era stato informato di un’emergenza in corso in uno dei padiglioni.
- Ebbene, signore – cominciò confuso l’uomo – temo che ci sia una specie di … di …
- Di che cosa, dr Collins? – domandò Vouillard impaziente.
- Un ammutinamento – balbettò Collins.
- Prego? – fece Vouillard incredulo, aggrottando le folte sopracciglia scure.
- Un ammutinamento, signore - ripeté Collins facendosi pallido – tutti i pazienti del padiglione stanno come scioperando, hanno smesso di seguire le prescrizioni mediche e hanno persino rifiutato il cibo.
In tutta una vita nell’esercito Vouillard non aveva mai sentito una cosa tanto insensata e scandalosa come l’idea di uno sciopero di militari. Il direttore si rizzò sulla sedia grattandosi la nuca.
- Potrebbe dirmi per che cosa stano protestando i pazienti? – domandò appena si riebbe dallo stupore.
- Vedrà lei, signore – cominciò Collins con voce quasi impercettibile, senza sapere chiaramente come spiegare quello che stava succedendo – di fatto, stanno reclamando una certa infermiera.
- Che cosa? – gridò Vouillard.
- Quest’infermiera – continuò Collins – lavorava in quel padiglione qualche tempo fa, poi è stata spostata, e adesso i pazienti la rivogliono indietro.
- E si può sapere chi è quest’infermiera così popolare? – domandò Vouillard irritato.
- La signorina Andrew, signore – rispose il medico.
Vouillard si portò la mano destra alla fronte con un'espressione esasperata, scuotendo incredulo la testa.
- Quella ragazzina mi farà finire in manicomio uno di questi giorni! – esclamò.
- Cosa dobbiamo fare con i pazienti, signore? - chiese Collins esitante.
- Per l’amor del cielo, Collins! – disse il direttore aprendo nervosamente le braccia – non abbiamo tempo per stupidaggini del genere, la signorina Andrew può lavorare in questo o quel padiglione, sempre che sia un posto sicuro. La rimandi dov’era prima e lasci che i pazienti possano bearsi ancora della sua radiosa presenza; ma se dovesse capitare un altro di questi … ammutinamenti, sarò costretto a inviarla in un altro ospedale.

:rosy heart:



Dopo una lunga attesa che a Terence Granchester era parsa eterna, una snella e bianca figura fece la sua apparizione all’ingresso della camerata che il sergente divideva con altri pazienti. Il letto di Terry era in un angolo in fondo all’ampio stanzone, illuminato da una grande finestra. Dalla sua posizione poteva vedere come la figuretta femminile si muoveva lentamente da un letto all’altro salutando i pazienti con un sorriso e rivolgendo a tutti qualche parola d’incoraggiamento. Questa volta il giovane poté gustare fino in fondo quella visione appagante.
I suoi occhi divorarono ogni centimetro di quella silhouette curvilinea avvolta nell’uniforme bianca che le arrivava alle caviglie. La sua mente tornò al passato e ricordò una Candy quindicenne che si cambiava d’abito in un certo pomeriggio di maggio, ma la giovane che adesso aveva di fronte era molto più bella e desiderabile rispetto ai ricordi che serbava. Dentro di sé benedisse la natura che aveva beneficiato la donna che amava di un aspetto tanto conturbante.
Da quella notte in cui aveva scoperto le visite furtive di Candy, lei era ritornata ogni mattina a sostituire il giglio, ma non avevano avuto molto tempo per parlare perché era sempre di fretta. Si limitava a sorridere al giovane e subito se ne andava. Lui aveva pensato tanto alle cose che avrebbe potuto dirle quando ne avrebbe avuto la possibilità, ma quando la giovane bionda si avvicinava al suo letto, Terry si smarriva in una contemplazione ammirata e le sue azioni non obbedivano più alla sua mente.
Le cose non migliorarono quando si accorse che altri pazienti guardavano Candy con la bramosia naturale di un occhio maschile che vede passare una bella donna. Ma non poteva biasimarli, specialmente quando era in debito con loro per l’appoggio che gli avevano dato quando aveva espresso la sua idea per far tornare Candy nel padiglione. Non era stato difficile per quel giovane dall’eloquio persuasivo indurre i suoi compagni a protestare con fermezza per ottenere l’assegnazione della ragazza al turno mattutino al posto della Malvagia Strega dell’Est.
La presenza di Candy nel padiglione, quindi, non era altro che il risultato dell’astuta maniera con cui Terry aveva saputo influenzare la volontà altrui. Poteva essere orgoglioso del risultato, ma quella era soltanto la prima parte del suo piano. Ora doveva cominciare la seconda: neutralizzare il “dannato francesino" era l'obiettivo successivo. A quel proposito Terry ricordò il suo ultimo incontro con Yves e il sangue gli ribollì nelle vene mettendolo di pessimo umore.
- Così ha finalmente ottenuto quel che voleva, sergente – era stata la prima cosa che Yves gli aveva detto il pomeriggio precedente, nel corso della sua visita quotidiana.
- È la dimostrazione che possiamo aver fiducia nei nostri processi democratici e nel potere del popolo. Lei che è francese dovrebbe saperlo, Bonnot – aveva risposto Terry con nonchalance.
- Posso farle una domanda, sergente? – chiese Yves con occhi che lanciavano saette, mentre controllava le ferite di Terry – Cosa le fa pensare che la signorina Andrew abbia il tempo e la voglia di dar retta al suo ridicolo corteggiamento?
- Molto, molto divertente, signor Bonnot – aveva sorriso Terry ironicamente – ma del resto che altro ci si può aspettare da un uomo che ha riposto tutte le sue speranze in un sogno impossibile, aaaah! Che male! – gridò quando Yves lo punse accidentalmente proprio dove la ferita gli doleva di più.
- Cosa intende dire? – chiese Yves sentendo su di sé lo sguardo duro di Terry e ricambiandolo con lo stesso lampo minaccioso.
- Quello che ha sentito, dottore. Ho capito benissimo le sue intenzioni nei riguardi di Candy.
- Che sono sempre state oneste. Non è chiaro se le sue lo siano altrettanto – rispose Yves, sorpreso dalle aperte parole di sfida del suo rivale. – Per come vedo io le cose, lei sta solo cercando di divertirsi nel periodo che deve trascorrere in quest’ospedale. Perciò la avverto, Granchester, non provi a fare il furbo con la signorina Andrew … e da quando la chiama Candy?
Quell’ultima domanda provocò un sorriso di superiorità sul volto di Terry. “Ecco il punto che stavo aspettando”, pensò.
- È una lunga storia, dottore – rispose in tono beffardo – però si sbaglia se pensa che io voglia prendermi gioco di Candy. Al contrario, io e lei siamo vecchi amici.
Yves percepì la punta di veleno nelle parole di Terry. Dentro di sé si chiedeva affannosamente se Candy conoscesse davvero quell’uomo così bene come lui stesso insinuava, ma nonostante il suo stupore riuscì a reagire allo sguardo insolente di Terry.
- Allora spero che si comporti da buon amico e che la lasci in pace - disse freddamente - A proposito, da domani in poi potrà cominciare ad alzarsi e a usare la sedia a rotelle. Potrà anche fare il bagno da solo – erano state le ultime parole di Yves prima di andarsene.
Si, il solo ricordo della conversazione faceva venir voglia a Terry di strangolare il suo dottore, ma la mirabile visione che si stava avvicinando al suo letto gli fece dimenticare ogni livore. Candy lo salutò con un sorriso.
- Buongiorno Terry! – disse dolcemente la ragazza – Come puoi vedere, hai vinto la tua piccola rivoluzione!
Il giovane la guardò cercando qualche traccia di rabbia o risentimento sul suo volto, ma riuscì solo a vedere quell’espressione luminosa e ingenua che da sempre lo affascinava. Aveva pensato di trovarla inviperita con lui a causa del clamore che aveva scatenato per mantenerla come sua infermiera, e in un certo senso era preparato a un nuovo battibecco con la ragazza. Quello che trovò, invece di un paio di sopracciglia corrucciate, furono due occhi verdi amorevoli e tentatori che guardavano dritto nei suoi.
- Te l’avevo detto che avresti sentito parlare di me – disse Terry, rinfrancato dall’atteggiamento amichevole di Candy – però ti pensavo arrabbiata con me.
- Non ne ho motivo – rispose lei, osservando il rapporto medico – Avevo chiesto di essere trasferita a un altro padiglione perché c’erano dei casi interessanti là - mentì con gli occhi fissi sui fogli in modo da nascondere il suo nervosismo – Ma ora quei pazienti sono stati dimessi, quindi non ho nessuna obiezione a tornare qui. Tutto sommato devo ammettere che è stato piuttosto … lusinghiero che tutti voi mi rivoleste qui con tanto fervore - concluse riponendo il rapporto e apprestandosi a dare le medicine a Terry.
La verità era che Candy si sentiva molto più tranquilla a lavorare con Terry, ora che il dottore lo aveva autorizzato ad alzarsi. Poteva essere più autonomo e lei non avrebbe dovuto affrontare situazioni troppo imbarazzanti. Quando aveva ricevuto l’ordine di tornare al suo antico posto Candy era stata ben lieta di quelle disposizioni che le permettevano di stare vicino a Terry per molto più tempo. “Dopo tutto”, aveva pensato, sorprendendosi di sé stessa “Julie potrebbe avere ragione … forse questa potrebbe essere … una nuova possibilità”. Tuttavia non poteva evitare di pensare anche a Yves.
- Immagino che al tuo dottore l’idea non sia piaciuta molto - insinuò Terry sagacemente, mentre osservava con attenzione ogni movimento di Candy.
- Smettila Terry! - lo rimproverò lei mentre cercava di raccogliere tutto il suo coraggio per togliere le bende a Terry sotto lo sguardo penetrante del giovane - Yves non è il mio dottore e non ha nessuna ragione di irritarsi per queste cose.
- Ma lui è pazzamente innamorato di te, non te ne sei resa conto? – insistette lui, in parte perché voleva vedere la reazione della giovane a quel commento, ma anche perché aveva bisogno di continuare a parlare per dissimulare le violente emozioni che le delicate mani di Candy sulla sua pelle risvegliavano in lui, sfiorando lievemente il suo petto nudo come farfalline giocose.
- Non credo che la vita privata di Yves sia affar tuo, Terry – disse lei in tono serio e guardandolo dritto negli occhi per la seconda volta in quella mattina, ma schivando il suo sguardo un attimo dopo. Candy temeva le acquose profondità degli occhi di Terry.
- Lo è nella misura in cui coinvolge la tua, mia cara amica – sussurrò trattenendo una volta ancora la mano di Candy tra le sue.
- Ma neanche la mia vita privata ti riguarda – rispose bruscamente lei riuscendo a liberare la mano dalla presa di Terry. – In ogni caso, però, devi sapere che Yves per me è solo un amico e d’ora in avanti vorrei che smettessimo di parlare di lui. Okay? - disse in tono imperioso.
Terry era più che soddisfatto delle ultime parole di Candy. Era riuscito a sapere quello che voleva: non c'era nessun impegno tra loro, contrariamente a quello che aveva immaginato in quella notte invernale. Padre Graubner era nel giusto, dopo tutto: c’era speranza. Il giovane si sentì come se un miele dolcissimo colasse nella sua bocca per scivolare fino al cuore. Se non fosse stato ferito, si sarebbe sicuramente alzato in piedi e si sarebbe messo a ballare dalla gioia. Tuttavia, ritenendo di aver già fatto abbastanza pressione su Candy per essere il primo giorno, si adeguò docilmente alle richieste autoritarie della giovane.
- D’accordo, parola d’onore, non più una parola sul francesino – disse alzando la mano destra.
- Il suo nome è Yves – rispose lei con severità.
- Bene, non una parola su … di lui – rispose Terry col più innocente dei suoi sorrisi, ma ancora restio a chiamare il giovane medico con il suo vero nome.
Candy ricambiò il sorriso, sapendo che la mania di Terence di affibbiare un soprannome a qualunque essere umano che incrociasse il suo cammino era un’abitudine troppo radicata per dileguarsi a un suo semplice ordine. Ma non le importava più di tanto, in fondo quello era solo un dettaglio di Terry che lei accettava affettuosamente quanto i suoi pregi.

:heart of rose:



Era già notte fonda quando Candy rientrò nella sua camera. Era stata una giornata pesante, aveva lavorato lunghe ore in corsia e aveva fatto del lavoro straordinario in chirurgia. La giovane aveva saputo che Flanny sarebbe tornata a Parigi il giorno seguente e questa notizia l’aveva messa di buon umore. Non vedeva l’ora di riabbracciare la vecchia amica, la stanza che condividevano era molto vuota senza di lei.
Candy aprì la finestra alla brezza notturna. Era una splendida e stellata notte d'estate. Dall’alto le luci scintillanti del firmamento sembravano salutarla giocando scherzose con la superficie brillante dei suoi occhi verdi.
La giovane si era sciolta i capelli che le ricadevano fino alla vita in una cascata dorata di ricci capricciosi. Candy si portò le mani alla nuca affondando le dita nella folta chioma. La notte era calda, forse troppo calda perché le sue inquietudini provocate dalle emozioni della giornata potessero trovar pace nel suo cuore. Non poteva dimenticare né quel paio d’occhi chiari che la fissavano con uno sguardo così seducente, né i muscoli saldi del petto e delle braccia del giovane. Era impossibile ignorare con quanta insistenza lui cercava di sfiorare la sua pelle e come ogni sua frase fosse sempre impregnata di affetto. Era possibile che dopo tutti quegli anni, dopo tutto quel tempo in cui era stato con Susanna, avesse ancora dei sentimenti per lei? O si stava soltanto burlando di lei?
“È famoso, ha una carriera brillante, ed è così terribilmente attraente" pensò. “Tantissime donne gli daranno la caccia, ora che sanno che è libero. Sono sicura che la maggior parte di quelle donne sono molto più belle e sofisticate di quanto potrei mai essere io. Potrà mai avere ancora dell'affetto per questa semplice infermiera che ai tempi del collegio è stata la sua fidanzatina? … Eppure è il mio nome che ha chiamato nel delirio…”
Candy abbassò gli occhi e il suo sguardo cadde su un biglietto che qualcuno aveva lasciato sul comodino. Riconobbe subito la calligrafia di Yves sulla busta.
Aprì la lettera e ne lesse il contenuto:

Cara Candy,
Mi faresti l’onore di accettare il mio umile invito? Mi piacerebbe portarti a vedere i festeggiamenti dell’anniversario della Presa della Bastiglia.
Ci saranno fuochi artificiali e un ballo.
Te lo chiedo in anticipo, così potrai pensarci con calma.
Sempre tuo
Yves


Candy sospirò stendendosi sul letto mentre con il bordo del biglietto si accarezzava il mento. Si chiedeva cosa stesse pensando il suo cuore.

FINE CAPITOLO X



Edited by *Kiar@* - 16/5/2011, 19:05
 
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klimt_1974
view post Posted on 15/5/2011, 22:48     +1   -1




Grazie ancora di cuore Kiar@, sei un mito! Le tue traduzioni sono sempre impeccabili! Questa poi è una delle mie parti preferite. Aspettavo da tempo di potermela godere nella nostra lingua. :tella: :bravo: :mizia:
 
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view post Posted on 16/5/2011, 08:46     +1   -1

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Grazie moltissime Ki@ra.

Lo leggerò tutto d'un fiato. Non so come tu faccia ad essere così veloce. Grazie ancora.
 
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*Kiar@*
view post Posted on 16/5/2011, 18:45     +1   -1




CITAZIONE (klimt_1974 @ 15/5/2011, 23:48) 
Questa poi è una delle mie parti preferite. Aspettavo da tempo di potermela godere nella nostra lingua.

E si può immaginare perchè. Alys ha voluto ricreare le vivaci schermaglie tra Candy e Terence che ci hanno fatto innamorare di loro, quei finti e infuocati bisticci con cui mascheravano una passione nascente che avevano paura di ammettere.
Da ragazzini era paura e insicurezza, da adulti... ancora di più! :blending heart:
 
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Perlad'argento
view post Posted on 16/5/2011, 20:18     +1   -1




grazie vedere terry battagliero è bellissimo :wub: :laura: :darling I love u:
 
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view post Posted on 17/5/2011, 12:21     +1   -1

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Grazie Kiara. Bellissimo questo capitolo, mi sembra di vederli Candy e Terence che bisticciano....Terence geloso poi è strepitoso.....questo capitolo mi fa proprio sognare, un pò come quando rileggo nel manga la parte del college.....
Danda
 
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383 replies since 9/6/2008, 11:44   131671 views
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