Candy Candy

"Incontro nel vortice" di Alys Avalos, Traduzione della più famosa fanfiction di Candy in lingua spagnola

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*Kiar@*
view post Posted on 9/6/2011, 17:23     +1   -1




CAPITOLO XI
LE PAROLE PIÙ DIFFICILI DA DIRE



Patty si sedette al tavolino da toeletta guardando la sua immagine riflessa nello specchio italiano. Osservò le sue guance che arrossivano mentre, sotto la scollatura del vestito giallo di seta, il suo petto era ancora scosso dall’agitazione. Sollevò la mano inguantata verso il viso, percependo sotto il tessuto i battiti del suo cuore ancora in tumulto. Era come se un uragano incontrollabile l’avesse invasa dal di dentro.
Si tolse i guanti per guardarsi le mani con occhi sognanti. Sulla sinistra il bianco splendore di una gemma preziosa volgeva verso di lei il suo sguardo complice. Si lasciò sfuggire un sospiro profondo mentre un sorriso radioso le si disegnava sul viso. In quel momento dei timidi colpi alla porta risvegliarono Patty dalle sue fantasticherie.
- Chi è? – domandò, un po’ infastidita dall’intromissione.
- Sono io, Annie – rispose una voce gentile – Per favore Patty aprimi, dobbiamo parlare!
La giovane sorrise, sollevata nello scoprire che il visitatore era Annie, l’unica persona che avrebbe voluto vedere in quel momento. Era impaziente di condividere con l'amica le sue meravigliose novità.
Quindi si alzò di scatto e corse ad aprire la porta.
- Oh, Patty! – ansimò Annie non appena fu entrata in camera e Patty ebbe chiuso la porta assicurandosi che nessuno avesse potuto disturbarle. - Devi raccontarmi tutto, ragazza! Di cosa avete parlato? Lui cos'ha detto?
Le due amiche si sedettero sul grande letto e si presero le mani senza riuscire a spiccar parola per alcuni istanti.
- Dai, Patty, dimmelo! – insistette Annie.
- Ah, Annie, non so da dove cominciare! – disse Patty con voce rotta dall’emozione e con il viso illuminato da un lampo di gioia.
- Comincia col dirmi di quest’anello! – fece l'amica prendendole la mano tra le sue.
- Non è bellissimo? – chiese Patty mentre il bagliore del diamante danzava tra le pupille dei suoi occhi.
- Oh si, è di una bellezza assoluta e ha la forma di un cuore! – commentò Annie ridacchiando nervosamente - Non avrei mai pensato che Tom avesse gusti così raffinati! Ma adesso, cara, dimmelo: come si è dichiarato? Voglio sapere tutto!
Patty arrossì violentemente e abbassò lo sguardo imbarazzata. Il suo cuore stava ricominciando a battere furiosamente al solo ricordo del momento in cui Tom aveva finalmente trovato il coraggio di confessarle i suoi sentimenti e di chiederle di sposarlo. Albert era in visita alla villa di Lakewood e la zia Elroy aveva organizzato un ricevimento in suo onore a cui era stato invitato anche Tom. Nel corso della serata lui e Patty si erano allontanati dal resto degli ospiti per fare due passi nel roseto.
- Annie – cominciò a spiegare Patty – mai avrei pensato di potermi sentire ancora così. Credevo che non sarei più riuscita ad amare di nuovo, ma stanotte … mi ha preso le mani tra le sue e mi ha detto quanto mi ama … e io …
- Si? … Patty…? – la incitò Annie, godendo della felicità dall’amica.
- Ho capito che provo lo stesso per lui! Ho capito di amarlo anch'io e non posso più nasconderlo!
- E lui cos’ha detto? – chiese Annie, avida di conoscere anche i più piccoli dettagli.
- Oh, lui era così nervoso! - rispose Patty ridendo – All’inizio quasi balbettava, ma alla fine mi ha detto che si era innamorato di me fin da quando ci siamo incontrati la prima volta alla Casa di Pony.
- Lo sapevo, lo sapevo! – disse Annie con aria trionfale, stringendo forte un cuscino per l’emozione. – Ma dimmi, cos’è successo dopo?
- Mi ha chiesto se potevo pensare a un povero orfano come lui in un modo diverso dalla semplice amicizia…
- Ha detto così quello stupido?
- Ha cominciato a dire non so che stupidaggini sulla mia classe e sulle sue origini.
- E cosa gli hai risposto? – domandò Annie incuriosita.
- Gli ho detto che non m’importava nulla di queste cose e lui è rimasto senza parole!
- Aaaaaah! – gridò Annie mordicchiandosi le unghie.
- Allora io … gli ho detto … – Patty esitò.
- Che cosa? – chiese Annie fremente.
- Che lo amo – disse finalmente Patty nascondendo il viso tra le mani.
- Oh Dio! Oh Dio! – esclamò Annie con voce esultante – Sono così felice per te! Dimmi … come te l’ha chiesto?
Patty alzò il volto e Annie vide che era ancora di più in fiamme.
- Mi ha preso le mani così – cominciò Patty prendendo le mani dell’amica – e mi ha chiesto se desideravo sposarlo, poi ha tirato fuori una scatoletta dalla giacca e mi ha fatto vedere l’anello … e poi …
- Si? - disse Annie chiedendosi come mai l’amica fosse così esitante e stesse di nuovo sfuggendo con lo sguardo.
- Oh Annie! Io … - rispose Patty, ma non riuscì a continuare senza coprirsi il volto con le mani – Ho lasciato che mi baciasse! – disse finalmente buttandosi tra le braccia dell’amica.
Annie la accolse con tutta la sua tenerezza, ma era anche turbata dalla confessione di Patty. Ricordava bene come, nel periodo in cui le ragazze studiavano alla Royal St.Paul School, le suore le avevano insegnato una lista interminabile di cose che una signorina doveva e non doveva fare. Forse la regola più eclatante di tutte era stata quella che diceva chiaramente che una damigella non ammetteva mai il bacio di un cavaliere che non fosse il suo legittimo sposo, o meno che il bacio non fosse sulla mano. Inoltre Annie ricordava bene una conversazione che aveva avuto con Patty e Candy in quel pomeriggio autunnale, dopo la lezione.
Le ragazze avevano discusso quella lista di regole, una a una, e Candy si divertiva a burlarsi di ogni prescrizione, finché non arrivarono alla storia del bacio. Annie aveva ammesso di trovare quella regola molto giusta, e Patty era stata d'accordo. Candy invece si era limitata a sorridere con un’espressione sognante negli occhi verdi, e dopo un po' aveva detto con tono di sfida, mentre si sdraiava sul letto: "Suor Gray parla così perché non è mai stata innamorata!"
Annie ricordò che quella era stata l’ultima conversazione che le tre ragazze avevano condiviso prima dell'incidente con Terence nella stalla.
- Pensi che abbia sbagliato? – le chiese Patty ancora tra le sue braccia.
- Beh, suppongo che tu stia pensando alla lista di regole di Suor Gray, non è vero? – insinuò Annie prendendo le mani di Patty e guardandola in viso.
- Ehm … beh si, un po’… - ammise Patty guardando l'amica negli occhi.
- Sai Patty? – disse Annie dubbiosa – Dopo tanti anni mi sono resa conto che tutte quelle regole sono difficili da mettere in pratica. Ricordi come Candy se ne faceva beffe?
- Oh si! Me ne ricordo come se fosse ieri! - rispose Patty sorridendo - Una settimana dopo quella lezione fuggì dal collegio!
- Proprio così! – disse Annie soffocando una risata a quei ricordi - Per poco a Suor Gray non è preso un colpo dopo quello scandalo!
Le due giovani cominciarono a ridere a crepapelle fino a piegarsi in due. Per un po' la conversazione rimase interrotta dal fluire dei ricordi comuni. Le risate si smorzarono poco a poco e il dialogo proseguì.
- Dopo tutte le cose azzardate che ha fatto Candy nella sua vita - osservò Annie – non credo che un bacio innocente sia così grave.
- Patty ridiventò seria. – Devo ammettere che è stato …
- Come? – chiese Annie curiosa.
- Piacevole! – rispose Patty timidamente.

:heart of rose:



Quella notte, nella solitudine della sua stanza, guardando le stelle, Annie Brighton si chiese come mai, in tutti quegli anni che durava la loro relazione, Archie non avesse mai tentato di baciarla. Un brivido freddo percorse improvvisamente la sua anima, lasciandola inspiegabilmente abbattuta.

:rosy heart:



Tra tutte le più belle mattine estive mai sorte sul pianeta Terra, quella che accolse Terence Granchester un certo giorno di luglio poteva dirsi la più incantevole e benedetta in tutta la storia umana. Il giovane stava presso la finestra e, osservando come l'aurora tingeva il cielo dei suoi colori più fulgidi, ascoltava la voce del suo cuore.
La sua mente rievocava tutte le diverse emozioni che aveva sperimentato nella vita e, dopo un’attenta riflessione, concluse che quello che sentiva in quel momento era un miscuglio di sentimenti che mai aveva provato in precedenza, nonostante la sensazione di déjà-vu che lo pervadeva.
Aveva trascorso quasi quattro anni nella disperazione più cupa e profonda, pensava, e all’improvviso s’imbatteva nella possibilità di essere felice. Si stava forse ingannando, o era davvero tutto reale?
Ricordò la sua malinconica infanzia, costellata di lunghe domeniche in cui tutti i bambini del collegio ricevevano la visita dei genitori e uscivano con loro. Tutti tranne lui, naturalmente. Quel bambino, per natura vivace ed entusiasta come era stato all’età di tre anni, quando viveva ancora a New York, si era lentamente chiuso in se stesso nel severo collegio, in quelle noiose domeniche trascorse nella nostalgia e nell’attesa dell’agognata apparizione del padre che veniva a portarlo in giro per Londra. Ma quel sogno cos’ vivo non si era mai fatto realtà, e alla fine quel bambino era scomparso lasciando al suo posto un ragazzo più grande, dal cuore indurito, che non aveva fiducia in nessuno.
L’ultimo amico che riusciva a ricordare era un ragazzo della sua età che aveva conosciuto da piccolo a New York. In seguito, quand’era in collegio, suo padre gli aveva chiesto di non fraternizzare con i suoi compagni di scuola, nel timore che il ragazzo potesse confidare a qualcuno il segreto delle sue origini, cosa che si doveva mantenere nascosta per non rovinare l'onore della famiglia. Ansioso di compiacere suo padre, il giovane Terence aveva obbedito al duca, guadagnandosi una fama di tipo strano e ombroso. Nonostante questo, man mano che il tempo passava, si era reso conto che qualunque cosa avesse detto o fatto, mai sarebbe riuscito a ottenere le attenzioni di suo padre. Alla fine aveva deciso che stava bene nella solitudine in cui si trovava, e per anni aveva chiuso le porte del suo cuore, in una specie di protesta per l’inspiegabile abbandono di cui era oggetto.
Ma l’anno in cui aveva conosciuto Candy le cose erano cambiate radicalmente. Lei era apparsa nel momento in cui si sentiva l’essere umano più infelice della terra, per mostrargli che qualcuno poteva ancora volergli bene. Le ci era voluto del tempo, ma a poco a poco quella vivace ragazzina aveva fatto saltare i chiavistelli del suo cuore finché ogni porta si era spalancata, e lui si trovava finalmente esposto alla luce dell’amore. Ma l’amore che lei aveva risvegliato in lui era qualcosa di nuovo, diverso da tutto quello che avesse mai provato in precedenza. Stare accanto a lei e parlarle non era mai abbastanza, sentiva l'impellente bisogno di tenerla tra le braccia, di sentire la pelle vellutata delle sue mani ogni volta che poteva prenderle tra le sue, e di suggere dalla sua bocca i sapori più dolci.
A quei tempi egli tentava sempre un seppur minimo contatto, ma lei era sempre così sfuggente e ritrosa che spesso lui perdeva la pazienza. Ma dopo tutto doveva ammettere che quel modo di flirtare era stato irresistibilmente delizioso, e ogni volta che ricordava quel periodo riconosceva che non avrebbe potuto essere migliore.
In seguito c’era stata quella lunga separazione e l’inizio di quegli anni di nostalgia. Ma erano tempi di aspettative stimolanti, e ogni mattina Terry si alzava pensando che un giorno l’avrebbe rivista. Anni dopo si era stupito della sua stessa sicurezza nel credere che anche Candy lo ricordasse ancora con affetto. Sarebbe stato logico pensare che lei potesse aver dimenticato il suo vecchio compagno di collegio, e avesse sostituito il suo ricordo con un nuovo amore, ma nel suo cuore regnava la certezza della condivisione dei suoi sentimenti da parte di lei.
Quando finalmente si erano rivisti e avevamo cominciato a scambiarsi promesse d’amore per lettera, Terry trascorse un periodo come mai avrebbe potuto immaginarlo. Era come un misto di ansia ed eccitazione, forse era quanto di più vicino alla felicità avesse mai sperimentato. Ma purtroppo quello stato di grazia non era destinato a durare. Le pene della sua infanzia si erano rivelate insignificanti e futili in confronto al dolore che aveva dovuto affrontare dopo l'incidente di Susanna.
Erano stati quasi quattro anni nella notte più oscura, tra gli alti e bassi delle montagne russe della depressione. I chiavistelli del suo cuore si suggellarono tutti nuovamente, e lui arrivò a cristallizzarsi in quella tristezza. In quello stato della mente il cuore non correva alcun rischio di essere ferito, per il semplice motivo che era già morto. Se in lui restava qualche traccia di vita, questa era stata assassinata il giorno in cui aveva ricevuto notizia del presunto fidanzamento di Candy. Non esisteva alcun modo per ferirlo ancora.
O almeno, questo era ciò che aveva pensato fino al giorno in cui Candy era riapparsa nella sua vita. Allora la depressione e le notti insonni erano tornate e lo avevano condannato per mesi a quelle infelici condizioni psicologiche. Infine un giorno si era risvegliato in una grande stanza tutta bianca e una volta ancora la sua vita era cambiata inaspettatamente. Tante cose sembravano ripetersi, e nello stesso tempo tutto era nuovo e diverso.
Era uno strano miscuglio di sensazioni contraddittorie. Poteva godere del piacere di averla accanto, proprio come in collegio, e nello stesso tempo tormentarsi con l’interrogativo “mi ama, non mi ama”. Sentiva di nuovo il bisogno ardente della sua vicinanza fisica, irresistibili scherzi amorosi aleggiavano nell'aria, e le speranze si erano rinnovate. Proprio come in passato... ma nel contempo era tutto diverso, e quella differenza lo tormentava.
La prima volta c’era un rivale morto che poteva essere, per questo motivo, facilmente battuto. Al contrario, adesso il suo rivale era vivo e sano e, cosa peggiore, quell’uomo aveva molti vantaggi su di lui: non era costretto a letto, poteva muoversi liberamente e poteva avvicinarsi a lei in qualunque momento. Ma il punto più importante era che Yves non aveva niente di cui farsi perdonare, tra lui e Candy non era mai successo alcunché di triste, non lo si poteva incolpare di niente. Terry riteneva che lui invece, ammesso che fosse riuscito ad avere una nuova possibilità con Candy, avrebbe dovuto per prima cosa ottenere il suo perdono. Ma trovare il coraggio per farle una simile confessione era per lui la cosa più difficile.
In primo luogo era consapevole che la sua ansia abituale avrebbe potuto tradirlo in qualunque momento. Aveva desiderato Candy per tanto tempo, e averla ora così vicina era una tentazione cui era difficile resistere. Le cose gli erano sempre andate male in tema di amore. I giorni del collegio erano stati tempi di scoperta, ma non erano i più adatti per trovare appagamento alle sue pulsioni, entrambi erano troppo giovani e lei era sempre stata timida ed evasiva. Dopo di allora, quando si erano rivisti a New York, i suoi sensi di colpa erano stati più forti del desiderio, e lui non aveva osato avvicinarsi a lei, consapevole che crearsi nuovi dolci ricordi avrebbe reso ancora più terribile l’imminente separazione. E aveva avuto ragione, quell’ultimo abbraccio sulle scale dell’ospedale lo straziava ancora.
Ma ora era di nuovo lì, quel desiderio travolgente e, con sua grande inquietudine, la sua forza era più grande che mai. Ed era tutta colpa di quella ragazza perché era così... così diabolicamente bella! Come ci si poteva aspettare che un uomo si comportasse come un cavaliere ogni volta che una donna così lo aiutava a raggiungere la sedia a rotelle e lui poteva abbracciarla così da vicino?
“Oh, mio Dio! Come può l’estasi essere così vicina all’inferno?” si disse aggrottando le sopracciglia a quell’idea.
Ma ora la mattina era splendida quasi quanto la donna del suo cuore e la certezza che lei sarebbe stata da lui in pochi minuti era un’attesa talmente dolce da esser certo che nessun’altra mattina era mai stata sublimemente bella come quella. Non poté evitare di sorridere.
- Non è di grande conforto vedere come il sole riappare anche oggi all’orizzonte? – disse una voce femminile dietro di lui. – Buon giorno! – sussurrò Candy. Fu come se il mondo avesse fermato il suo giro inesorabile solo per loro due.
- Buon giorno – rispose lui ricambiando il sorriso e sentendosi quasi annegare nei verdi specchi d’acqua degli occhi della ragazza.
- Come sei arrivato fino a lì? – domandò lei divertita dalla marachella del giovane.
- Beh, io … - balbettò Terry che non aveva una spiegazione pronta di come aveva lasciato il letto per raggiungere la finestra.
- Dai, Terry - rise lei – non hai commesso alcun crimine, però devi stare ancora attento a come ti muovi. Adesso vieni qui, ti aiuto a tornare a letto – concluse tendendogli la mano.
Gli si avvicinò e il giovane le posò un braccio sulle spalle cercando di alzarsi con un piede solo. Quella era la prassi di cui entrambi avevano goduto in silenzio nei giorni precedenti, da quando Candy era tornata a lavorare nel padiglione in cui si trovava Terry. Sempre lei arrossiva leggermente e il suo cuore cominciava a battere con maggiore intensità in quei brevi istanti, mentre lui aspirava con voluttà il profumo della ragazza. In questa maniera entrambi scoprivano come la loro reciproca vicinanza aveva mantenuto il suo calore confortante. L’incantesimo durava finché lui si sedeva e doveva staccarsi da lei, non avendo più scuse per restarle abbracciato. Ma quella beata mattina fu diverso. Forse fu l’effetto dell’aurora, o forse della luce che creava raggi dorati sui capelli di Candy, o forse perché qualche volta non è possibile far tacere il richiamo del cuore. Quella volta lui la trattenne un attimo di più tenendola per le braccia. Lei cercò di ritirarsi, ma lui non la lasciò. La giovane temette che lui potesse sentire il furioso battito del suo cuore.
Terry la guardò negli occhi sperando di trovare in quelle profondità color smeraldo un segnale che gli desse la forza per rivelarle quello che aveva nel cuore. Ma subito il tumulto dei suoi timori lo sopraffece, impedendo alla sua mente di cogliere gli evidenti sentimenti negli occhi della ragazza.
- C’è qualcosa che non va? – chiese lei senza poter liberare le braccia.
- È solo che ... - mormorò lui.
- Che cosa? – domandò Candy in un sussurro.
- Stavo pensando che ... - cominciò a spiegare mentre il suo cuore diceva "pensavo che sono innamorato di te come non mai”.
- Pensavi che… - lo incalzò lei cercando di capire quello che voleva dirle.
- Che mi sento così bene stamattina che potrei anche ballare – rispose il giovane, confessando i suoi pensieri solo in parte.
Candy sorrise dolcemente.
- Credo che per questo dovrai aspettare ancora, Terry.
- Allora … - continuò lui, mentre la vicinanza così ravvicinata tra loro gli consentiva di assaporare l’inebriante alito di lei – quando starò bene … ballerai con me? Voglio dire, tanto per ricordare i vecchi tempi – la pregò con un po’ d’ansia nella voce.
Candy abbassò lo sguardo, temendo che i suoi occhi potessero rivelare il tumulto della sua anima.
- Certamente, Terry - mormorò cercando di ritirare le sue mani, ma lui le trattenne ulteriormente.
- Promettimi che lo farai – chiese lui in tono fermo, fissando il suo penetrante sguardo blu in quello di lei.
- Lo prometto, Terry – rispose Candy – ma adesso lascia che ti porti la colazione. Va bene?
- Si, molto bene – rispose lui, e finalmente la lasciò andare.
Poco lontano, un paio d'occhi grigi osservavano la scena, indecisi se provare collera o dolore.
“Maledetto americano! Crede di saperne una più del diavolo! Gli è fin troppo facile ottenere la sua attenzione essendo suo paziente. Ma ho anch’io i miei assi nella manica” pensò Yves, aggiustandosi la cravatta e preparandosi per la giornata di lavoro.
L’anziana donna delle pulizie, che era nel bel mezzo del suo lavoro e aveva osservato in silenzio la scena da entrambe le parti, sorrise dentro di sé.
“Le bel Américain, un; le gentil médecin, zéro”.
(Bell’americano uno, gentile dottore zero).

:heart of rose:



L’ospedale Saint Jaques aveva sede in un vecchio edificio del sedicesimo secolo, con muri spessi e severi, lunghi corridoi e un giardino interno circondato da colonne doriche. Al centro c’era un placido ciliegio che fioriva puntualmente l’estate di ogni anno, allietando con la sua floreale presenza quell'angolo incantevole e proiettando la sua fresca ombra sulle poche panchine dislocate attorno al giardino.
Quel pomeriggio, terminato il turno, Candy si sedette in una di quelle panchine, del tutto esausta per la sfiancante routine, ma anche troppo eccitata per andare nella sua stanza. La vista del fogliame imbiancato dell’albero ebbe un effetto calmante sulla giovane, proprio quello di cui aveva bisogno per dare sollievo alle sue continue inquietudini.
Osservando attentamente l’albero di fronte a lei, Candy pensò che arrampicarcisi sarebbe stata una buona idea, ma la modesta altezza del ciliegio la fece desistere da quella tentazione.
- “Al mio prossimo permesso andrò in un luogo aperto dove possa arrampicarmi su un albero grande” disse a se stessa.
- Interrompo i tuoi sogni? – chiese dietro di lei una gentile voce maschile che Candy riconobbe immediatamente.
- Assolutamente no – rispose sorridendo a Yves che era a pochi passi da lei, con il camice bianco appoggiato con noncuranza sulla spalla. Il giovane medico aveva appena terminato il suo turno e stava per uscire. La dolce luce dorata del tramonto si rifletteva sui suoi capelli corvini e proiettava lampi iridescenti sulle sue pupille grigie.
- Posso farti compagnia allora, anche se solo per poco? – chiese avvicinandosi alla giovane.
Candy fece cenno di si con la testa, temendo segretamente questo nuovo incontro con il giovane che, da quando Terry si trovava nei paraggi, era diventato più intraprendente nei suoi approcci. D'altro canto non poteva fargliene una colpa perché sapeva bene che Yves era consapevole del forte ascendente che il giovane attore esercitava su di lei e questo, ovviamente, aveva risvegliato la gelosia del medico.
Yves si sedette accanto a Candy e osservò l’albero per un po’, senza sapere come cominciare.
- Candy – disse finalmente – hai pensato al mio invito?
Candy evitò istintivamente lo sguardo insistente di Yves e abbassò gli occhi. La verità era che non aveva avuto il tempo sufficiente per pensare all’invito del giovane medico, tanto presa era stata la sua mente dal pericolo costante della vicinanza di Terry.
- Beh io … io … non so ancora se quel giorno sarò libera – disse usando la prima scusa che le passò per la testa.
- È una cosa che puoi verificare, no? – suggerì Yves con un sorriso comprensivo – Io farò il doppio turno per tre giorni per essere libero tutto il giorno.
- Oh! Non dovresti affaticarti in questo modo – commentò la bionda, che sapeva per esperienza personale quanto difficile e stancante potevano essere i doppi turni – Non vorrei che arrivassi ad ammalarti – disse sinceramente preoccupata per la salute del suo amico, mentre gli toccava amichevolmente il braccio.
Il giovane medico si sentì come ardere il braccio a quel contatto, e dovette lottare con tutte le sue forze contro l'impulso di abbracciare la ragazza.
- Forse non sarebbe una cattiva idea ammalarmi – disse Yves con tristezza – magari così avrei da te le stesse attenzioni che hai per Granchester – concluse in tono quasi di rimprovero.
Candy fu sorpresa delle quelle parole, ma non seppe come rispondere a quell’insinuazione.
- Posso chiederti una cosa? – continuò Yves.
- Che cosa? – rispose Candy temendo quello che avrebbe potuto sentire.
- È vero che tu e Granchester siete vecchi amici? – chiese il medico, che non ne poteva più di dibattersi nei dubbi.
Candy guardò Yves diritto negli occhi, sorpresa dell’informazione di cui il giovane era in possesso, e indovinando con certezza da chi poteva averla avuta.
- Te l’ha detto Terry, non è vero? – chiese in tono indagatore.
- Così adesso è Terry, eh? – rispose in tono caustico – Allora è chiaro che diceva la verità.
- Beh, si – rispose Candy un po’ infastidita dal tono di Yves – Ci siamo conosciuti a scuola da adolescenti. Non è da adesso che lo chiamo Terry, tutti i ragazzi a quel tempo lo chiamavano così, e questo è tutto - ammise.
A quella reazione Yves si pentì del suo commento pungente e subito cercò di adottare un atteggiamento di scusa.
- Candy – cominciò – non avevo intenzione di intromettermi nella tua vita. Scusami se ti ho detto qualcosa che ti ha dato fastidio. È solo che non riesco a ignorare il modo in cui ti guarda. Credimi, quegli sguardi verso di te non sono quelli di un vecchio amico.
La giovane rimase sbalordita da quell'affermazione. Era un'assoluta sorpresa che qualcuno oltre a lei si fosse reso conto delle continue galanterie che Terry le rivolgeva.
- Non dovresti prendere Terry tanto sul serio – disse Candy dopo un po’ e con un velo di tristezza nella voce – Lui è fatto così, sta solo cercando un modo per prendere in giro chiunque abbia vicino. Gli piace scherzare con tutti e probabilmente sta scherzando anche con te.
- Le sue stupide abitudini non m’interessano – disse Yves corrugando le sopracciglia – ma mi spiacerebbe che ti facesse del male in qualunque maniera.
La bionda lo guardò provando simpatia per suoi i sinceri sentimenti verso di lei. Tuttavia Candy era conscia di quanto tardi fosse perché qualcuno si preoccupasse di evitarle di essere ferita. La ragazza non aveva conosciuto altro stato d'animo da quando aveva rotto con Terence.
- Grazie Yves – disse alzandosi – Starò bene, non preoccuparti per me. So bene che Terry sta solamente giocando per distrarsi finché sta all’ospedale. Non c’è niente di serio in tutto questo, ma adesso devo andare a riposare un po’, e tu dovresti fare lo stesso. Va a casa e stai un po’ con la tua famiglia.
Il giovane si alzò dalla panchina per offrire il braccio alla ragazza. In pochi istanti era così vicino a lei che Candy poteva sentire il ritmo agitato del suo respiro.
- Candy, per favore – la pregò con voce affannata - dimmi che penserai al mio invito per i festeggiamenti della Presa della Bastiglia.
- Lo farò Yves – rispose lei mentre cercava di liberarsi dalla mano di lui – Á demain – disse sorridendo.
- Á demain – rispose Yves guardando la giovane che spariva nei corridoi - Á demain, mon amour – disse dentro di sé.

:rosy heart:



Era già molto tardi. Non sapeva com’era potuto succedere, ma all'improvviso si trovava ancora nel giardino dell'ospedale, seduta nella panchina proprio di fronte al ciliegio. I suoi capelli biondi erano sciolti e cosparsi sulle spalle, la luna piena brillava sui suoi ricci dorati. Si guardò e con grande smarrimento si accorse di indossare soltanto una camicia da notte molto leggera e sostenuta solo da due sottili spalline che le rivelavano completamente le spalle bianche e tonde.
- È una notte splendida, non credi? – sussurrò una voce maschile.
La giovane sussultò al suono della voce di Yves accanto a lei.
- Ma mai splendida quanto te, mia cara – disse lui audacemente, riducendo la distanza tra loro con un semplice impulso del suo corpo.
- Yves … - biascicò lei, non riuscendo a raccapezzarsi di quelle maniere così impudenti in quel giovane solitamente amabile e riservato.
- Tu devi capire che la pazienza di un uomo ha i suoi limiti – mormorò lui prendendo tra le mani il viso di Candy e la costringevano a guardarlo direttamente negli occhi – Ho tanto bisogno di te! – disse, e questa volta la reazione della ragazza non fu rapida quanto le mosse di Yves. Prima che potesse dire qualcosa le labbra del giovane erano già sulle sue tempestandole di soffici e delicati baci.
Candy tentò di sfuggire all’abbraccio di Yves, ma lui rispose trattenendola con maggior forza. Tentò anche di spingerlo via con violenza, ma il suo corpo sembrava non rispondere ai suoi ordini. Era paralizzata tra le braccia di Yves. Dentro di lei emozioni di vario tipo esplodevano selvaggiamente in tutte le direzioni. Candy si sentiva confusa dalle proprie reazioni, avrebbe voluto sfuggire dalle braccia del giovane sentendo di commettere un grave errore. Ma all’improvviso il suo olfatto fu assalito da un dolce profumo di lavanda, un calore familiare avvolse il suo corpo e un dolce sapore di cannella, che non aveva mai potuto dimenticare, reclamò la sua bocca, mentre il bacio aumentava d’intensità, e quando l’uomo le aprì le labbra per esplorarla dentro la bocca diventò uno scambio più intimo e profondo. La giovane si rese conto che le sue reazioni stavano cambiando e si scoprì a godere di quell’incontro. Da un netto rifiuto era passata a un abbandono totale. Il bacio, iniziato come una carezza delicata sulla sua bocca, un innocente incontro di labbra, si era trasformato in una possessione appassionata con cui l'uomo stava bevendo la sua stessa anima. Nello stesso tempo tutto quello che sembrava sbagliato era scomparso, e tutto sembrava andare meravigliosamente bene.
Candy si abbandonò a quell’abbraccio, le sue braccia si allacciarono attorno al collo del giovane, le sua dita si addentravano tra quei capelli castani, si strinse a quel corpo con una frenesia che non aveva mai conosciuto prima. Aveva atteso per moltissimo tempo quel bacio che si stava consumando lentamente per istanti che sembravano eterni, finché le labbra dell’uomo si separarono dalle sue e lei poté guardare in quelle pupille blu. E in quel momento si rese perfettamente conto che le braccia che la stringevano non erano quelle di Yves. Il bacio appassionato, a cui si era istintivamente arresa, aveva un sapore differente, un sapore che conosceva bene.
-Lo vedi, Candy? – disse Terry con voce vellutata – dopo tutto questo tempo sei ancora mia, solo mia … anche nei tuoi sogni, mia dolce ragazza lentigginosa.
Candy si svegliò di soprassalto dal sogno. Poteva appena respirare mentre il battito alterato del suo cuore marciava a un ritmo pericoloso, come un motore fuoribordo. Tutto il suo corpo era madido di sudore e i capelli erano umidi e arruffati, in completo disordine.
La giovane si alzò dal letto con un’occhiata alla sua silenziosa compagna di stanza, temendo di averla svegliata. Ma Flanny, che stava dormendo tranquilla come un angelo, era completamente estranea ai fuochi artificiali che esplodevano nella mente di Candy quella notte. La bionda aprì la finestra nella speranza che la brezza notturna potesse soffocare le preoccupanti fiamme che il sogno aveva attizzato dentro di lei. Ma questo non bastò.
"Dio mio!" pensò sentendo l'aria estiva sulla pelle "È stato come se Terry mi avesse davvero …”. Ma non riuscì a completare la sua idea. “Andiamo Candy, controllati o domani mattina non riuscirai neanche a guardarlo in viso!” rimproverò se stessa.
E con quest’ultimo pensiero decise di farsi una doccia per raffreddare i suoi fremiti.

:heart of rose:



Mentre l’acqua fresca scorreva sul corpo di Candy, disegnando i contorni delicati della sua figura, un’altra anima inquieta lottava contro demoni occulti e le emozioni più assillanti. I modi con cui la nostra mente rivela i suoi segreti durante le misteriose ore del sonno cambiano di sfumatura e accento in dipendenza di molti fattori. I fuochi inconfessabili che si erano accesi in Candy durante i suoi sogni, non erano che pallide ombre comparati alle immagini che assalivano la mente di Terry nelle sue scarse ore di sonno. Purtroppo il giovane era abituato al tormento di quei sogni che lo ingannavano soavemente con apparenti piaceri iniziali, ma che sempre terminavano come incubi maligni.
Si sentiva immerso in un'incredibile profonda dolcezza, come se calde onde lo cullassero sanando magicamente le ferite del suo cuore e, all’improvviso, non c’era più né passato né futuro, né tantomeno verità o menzogna, né dolore né sconfitta, solo un presente paradisiaco in cui l'anima vibrava a una cadenza ipnotizzante, in sincronia con i movimenti ritmici del corpo; sensazioni elettriche di pelle nuda che arrivava alla volatile superficie di una vasca piena di nettare e petali di rosa, con la rosa stessa tra le braccia, tremando in un abbraccio interminabile. Fiamme dorate dappertutto, voci soffuse proferivano bisbigli amorosi, il suono di un gemito lontano echeggiava nelle orecchie, e così seppe che c’era qualcosa di simile al cielo sulla Terra. Solo per sentire, un secondo dopo, la voce amata gridare un nome che non era il suo.
Il nome monosillabico lo trafisse come una daga nel cuore e si ritrovò una volta ancora catapultato all'inferno, risvegliato da un sogno tanto perfetto che aveva perfidamente aspettato l’ultimo istante per rivelare tutto il suo veleno di incubo. Terry si svegliò maledicendo il suo subcosciente che non gli consentiva un godimento puro nemmeno quando dormiva. Si mise a sedere sul letto e con la mano sinistra cercò di versarsi un bicchier d’acqua dal recipiente sul comodino.
Il freddo liquido gli scese per la gola placando i battiti irregolari del suo cuore, ma senza addolcire il sapore amaro dell’incubo in cui lei chiamava il nome di un altro uomo.
"Odioso francesino!” pensò gettandosi pesantemente sul cuscino “Dovevi rovinarmi il più bel sogno che avessi fatto da anni! Per questa maledetta notte non riuscirò più a dormire”.
Alzò gli occhi e guardò la pallida luna dietro le nuvole notturne.
“Oh Candy!” sospirò “Cosa devo fare perché ti innamori di nuovo di me?”

:heart of rose:



A volte i fantasmi che tormentano la nostra anima durante la notte scompaiono alle prime luci dell’aurora, e al cospetto dello splendore del mattino le nostre paure battono in ritirata per far posto a nuove speranze. Nonostante la notte irrequieta che aveva trascorso, Terry salutò la luce del nuovo giorno con ottimismo quando una bianca figuretta apparve sulla porta della camerata.
Sapendo di essere l’ultimo a ricevere l’assistenza della giovane infermiera aspettò il suo turno in silenzio osservandola nel suo lavoro quotidiano. Candy salutava sempre affabilmente ognuno dei suoi pazienti, controllava il rapporto medico, somministrava i medicinali, cambiava le lenzuola con cura estrema, prendeva la temperatura, ed eseguiva tante altre piccole incombenze, sempre valorizzando ogni sua azione con un sorriso o con qualche parola di conforto e incoraggiamento. Era a conoscenza della vita privata di ogni paziente, domandava loro se avevano ricevuto notizie dalla famiglia, li aiutava a scrivere lettere se non erano in grado di farlo da sé, e ascoltava attentamente le storie che i soldati le raccontavano volentieri.
Terry avrebbe potuto guardare Candy per l’eternità, sempre affascinato dalla spontaneità naturale della giovane, dalla luce nei suoi occhi e dal suo perenne sorriso.
“Più ti guardo, Candy, più ti amo” pensava.
Proprio di fronte al letto di Terry c’era un paziente nuovo, un giovane della sua stessa età che aveva riportato ferite terribili dall’esplosione di una granata. Le fiamme avevano bruciato ogni centimetro della sua pelle dal petto alle cosce. Era stato un vero miracolo che fosse sopravvissuto all'esplosione, ma forse la morte sarebbe stata un destino migliore in un caso simile, tanto terribili sembravano essere le sue sofferenze.
Candy si rivolgeva a quel paziente con una dolcezza particolare. Era chiaro che i soli momenti lieti di cui quel povero giovane godeva in quei tristi giorni erano quelli in cui l’angelo biondo lo visitava, gli cambiava i bendaggi con la più tenera delle attenzioni, gli lavava ogni ferita e le cospargeva di unguento. All’orribile vista di quella pelle martoriata dalle ustioni Terry non poteva controllare il suo raccapriccio, ma Candy restava impassibile e con le mani continuava diligentemente il suo lavoro mentre la sua voce non cessava di conversare per distrarre l'attenzione del paziente.
Terry si sentiva un po’ geloso nel vedere la dolcezza con cui Candy trattava il suo vicino, ma quel sentimento era tenero e innocente perché sapeva che la bontà di Candy era un bene nato per essere condiviso. Il giovane sapeva che non poteva avere il monopolio di una simile grazia, almeno finché non fosse coinvolto Yves ... quella era una faccenda completamente differente.
- Buongiorno ragazza lentigginosa – disse quando Candy finalmente si avvicinò al suo letto.
Candy trattenne il suo nervosismo quando si sentì chiamare esattamente come nel sogno della notte prima. Ma dopo aver respirato a fondo riuscì a riunire le forze per continuare i suoi compiti. Quella mattina aveva buone notizie per il giovane attore. Lentamente tolse i bendaggi dalla spalla destra di Terry e toccò la pelle attorno alla cicatrice.
- Ti fa male? – chiese tastando leggermente la zona.
- Come può una carezza far male? – insinuò Terry con occhi ammiccanti.
- Terry, sii serio! – lo rimproverò lei – Cerca di alzare il braccio, allora – gli ordinò in tono autoritario.
Il giovane obbedì ed eseguì docilmente le istruzioni, ma senza che il sorriso malizioso abbandonasse il suo viso.
- Allora, dottoressa, qual è la sua diagnosi? – chiese dopo che lei ebbe terminato la sua ispezione, desiderando segretamente che quel contatto fisico non avesse mai termine.
- Non è la mia diagnosi, ma quella di Yves – disse lei osservando il rapporto medico.
- In questo caso, che dice l’eminente medico? – chiese Terry ironico.
- Che puoi iniziare a usare le stampelle per brevi momenti. Non farai danni alla spalla a meno che non ne abusi – rispose lei sorridendo.
- Intendi dire che posso liberarmi della sedia a rotelle? – domandò visibilmente contento della novità.
- Proprio così. Infatti, se vuoi, oggi pomeriggio, quando avrò finito il mio turno, potrò accompagnarti in giardino per provare le stampelle. Sei stato chiuso tra queste quattro pareti per più di un mese, è ora che prendi un po’ d’aria fresca, non credi?
- È la miglior proposta che abbia ricevuto da molto tempo – rispose lui sorridendo.
- Si, è un bel po' che sei qui – disse lei mentre un’idea le veniva in mente – Di sicuro, Terry, in tutto questo tempo non hai scritto a nessuno. Non hai a nessuno a cui mandare lettere in America? Non scrivi a tua madre?
Per la prima volta Terry non seppe che dire, ma in quel momento un anziano medico che stava visitando un altro paziente chiamò Candy, salvando il giovane dalla necessità di dare spiegazioni.
- Adesso devo andare, ma tornerò nel pomeriggio. Va bene?
- È un appuntamento, allora – rispose lui strizzandole l’occhio.


CONTINUA



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*Kiar@*
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CAPITOLO XI - Continuazione



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- Questo posto è incredibilmente bello – disse Terry mentre il suo sguardo percorreva il giardinetto pieno di gelsomini, viole del pensiero, petunie e timide calendule, illuminate dalla luce dorata del tramonto – Mai avrei immaginato che esistesse un angolo come questo in un edificio tanto severo.
La ragazza che lo accompagnava sedeva in una delle panchine di pietra e contemplava le dolci ombre che il ciliegio proiettava sul selciato. Era un pomeriggio placido e ventilato. Le fragranze floreali si mischiavano tra loro e penetravano i sensi e la mente vagava tra suggestioni piacevoli. Terry guardò le guance colorite della giovane accanto a lui e inevitabilmente il suo pensiero corse alle sensazioni segrete di cui aveva goduto la notte prima, in sogno ... prima che tutto diventasse un incubo, naturalmente.
Candy si voltò e per una frazione di secondo i loro occhi s'incontrarono. Gli sguardi rimasero fissi l'uno nell'altro, catturati delle loro luminosità acquose. Il giovane e la ragazza erano sorpresi dalla loro incapacità di controllare la tensione elettrica tra loro. Tuttavia, con grande sforzo, Candy finalmente riuscì a rompere l’incanto con le parole.
- Bene, credo che dovresti cominciare a esercitarti – disse alzandosi in piedi e prendendo le stampelle posate sulla panca – È ora di abbandonare la sedia a rotelle, vieni qua, ti do una mano.
Con entrambe le mani Terry prese quella che Candy gli porgeva per mettersi in piedi. Un minuto dopo il giovane stava provando a camminare con le stampelle, mentre la ragazza lo seguiva un passo indietro.
- Così va molto meglio – commentò, godendo di quella nuova sensazione d’indipendenza.
- Non esagerare, Terry! – lo richiamò l’infermiera, rendendosi conto che il giovane attore stava andando pericolosamente più veloce. – Prenditela con calma.
Ma Terry non ascoltò le raccomandazioni della ragazza e continuò ad avanzare finché una delle stampelle non s'incastrò sul lastricato facendogli perdere l'equilibrio. Candy corse prontamente a sostenerlo prima che cadesse.
- Che deliziosa scusa per un altro abbraccio! – pensò Terry quando sentì le braccia di Candy cingergli la vita, e immediatamente le sue mani si serrarono attorno al corpo della ragazza.
Si appoggiò al ciliegio con il dorso attraendo Candy verso il suo petto finché entrambi si ritrovarono serrati l’uno contro l’altra, in una posizione molto compromettente. Terry poté aspirare il dolce profumo dei capelli della giovane, una nuvola di ricci dorati che quando chinava un po’ la testa gli sfiorava il mento, mossa dalla brezza vespertina.
- Non è la prima volta che stiamo così, vero? - le mormorò all'orecchio provocandole un brivido in tutto il corpo.
Candy si abbandonò all’abbraccio di Terry, assaporando il tepore e l’estasi imbarazzante di quelle braccia che le circondavano la vita. Era da molto, molto tempo che non gli stava così vicino, e avrebbe voluto che la malia del potere ipnotizzante che il giovane aveva su di lei durasse per sempre. Sentiva un desiderio quasi irrefrenabile di appoggiare la testa sul suo petto, ma ... poteva fidarsi di lui così tanto da confidargli i suoi sentimenti? Erano gli stessi che provava lui? O forse era solo uno dei suoi giochi? Il rumore di alcuni passi provenienti dal corridoio le impedì di prendere una risoluzione in quel momento. Si affrettò a liberarsi dall'abbraccio del giovane, nel timore di essere sorpresa in un simile atteggiamento con uno dei suoi pazienti.
- Per favore, Terry – riuscì a dire staccandosi da lui – per una volta almeno, prova a stare attento a come ti comporti - lo pregò indietreggiando di un passo. Il giovane annuì, maledicendo la sua incapacità di parlare.
“Perché è tutto così difficile?" pensava mentre riprendeva a muoversi "È come se le mie mascelle fossero immobilizzate e io non riuscissi a trovare il coraggio per confessarle quello che provo. Ah, mio Dio! Mi sto comportando peggio di un adolescente!”
Per un po’ Candy continuò a camminare dietro di lui. Ben presto Terry prese confidenza con le stampelle, tanto che l’infermiera gli consigliò di sospendere l’allenamento, non era una buona idea affaticarsi tanto il primo giorno.
Si sedettero sulla panca di pietra a osservare le ultime luci del tramonto che coloravano il cielo estivo, mentre una pallida luna crescente faceva capolino nel firmamento, al seguito della stella della sera. Rimasero in silenzio per lunghi istanti, senza capire come mai l’ora del crepuscolo li soggiogava sempre in quel modo ogni volta che si trovavano assieme, come se la magia del legame che li univa fosse più potente che mai in quella misteriosa ora del giorno.
Candy non poté evitare di pensare ad altri tramonti che avevano condiviso in passato, e subito la sua mente tornò a quell’indimenticabile estate che avevano trascorso insieme, in un tempo più allegro e spensierato, così diverso da quello che stavano passando allora, gravido del peso dell’età adulta appena raggiunta e della triste storia d’incontri e separazioni che avevano vissuto nel corso degli anni.

Per una di quelle strane connessioni tessute dalla rete dei ricordi, Candy si ricordò in quel momento della domanda a cui Terry non aveva risposto quella mattina. Decise allora che l'occasione era propizia per porla di nuovo.
- Terry – cominciò, rompendo il silenzio.
- Eh?... – biascicò lui, ancora sotto la suggestione di quella specie di trance.
- Perché non hai scritto a tua madre? – gli chiese senza tergiversare, guardandolo con occhi inquisitivi.
Il giovane si voltò a guardarla, sentendosi brutalmente strappato alle sue piacevoli meditazioni. Tra tutti gli argomenti che avrebbe potuto affrontare, era proprio quello di cui meno desiderava discutere. Inoltre Candy era certamente l’ultima persona sulla Terra che avrebbe scelto per farlo, sapendo già a priori che quella ragazza persuasiva l'avrebbe avuta vinta.
- È una faccenda che non ti riguarda – rispose sfuggendo allo sguardo insistente della giovane, nel timore che se avesse continuato a guardarla lei sarebbe riuscita a carpirgli i segreti più intimi.
Nonostante la sua riluttanza, il cuore lo costrinse a ricordare quella questione irrisolta che aveva lasciato dietro di sé a New York l’anno precedente.

:heart of rose:



Quando Terry era tornato in America dopo i funerali di suo padre, dopo i giorni che aveva passato in Scozia, sua madre lo aveva invitato a cena una certa sera. Madre e figlio non si vedevano da mesi. Terry era stato molto preso dal suo Amleto, dalla malattia e dalla morte di Susanna, e infine dal suo viaggio in Inghilterra, mentre Eleanor, a sua volta, era stata impegnata in una tournée nell’ovest del paese.
La serata era trascorsa in un’atmosfera rilassata, non si erano parlati molto, ma quella era la maniera con cui madre e figlio comunicavano abitualmente, esprimendosi più con i silenzi che con le parole. Era come se i lunghi anni di separazione che avevano dovuto subire durante l’infanzia di Terry li avesse aiutati a sviluppare un linguaggio silenzioso. Tuttavia, in quel muto dialogo, Eleanor sentì che il giovane soffriva ancora nonostante la sua calma apparente, come già era successo tempo addietro.
Conosceva bene la causa del dolore del figlio, ma non riusciva a capire come mai non facesse nulla per liberarsi di quel fardello così pesante. Per molto tempo Eleanor aveva tenuto la sua opinione dentro di sé, conoscendo bene la tendenza di Terry a nascondere a tutti, lei inclusa, i suoi sentimenti. Ma quella sera percepì in lui una tristezza così grande che non riuscì a trattenersi.
- Terry – osò finalmente dire – Posso chiederti una cosa?
- Si – aveva risposto il figlio bevendo acqua dal suo bicchiere.
- Per quanto tempo pensi di portare ancora il lutto? – gli chiese indicando l’abito nero indossato dal giovane.
- Non sono in lutto, madre – rispose Terry alzandosi da tavola, temendo che la donna si permettesse ad accennare alla questione di cui non era disposto a discutere. - Mi vesto di nero perché mi piace.
Si sedette sul grande sofà del salone, sperando che l’attrice non perseverasse nell’argomento, ma le sue speranze si rivelarono presto vane.
- Allora, Terry - continuò lei – Quanto aspetterai prima di riprendere la tua vita? È ora che ti lasci alle spalle i tristi ricordi di Susanna, non trovi? – gli chiese posandogli la mano sulla spalla e sedendosi accanto a lui sull’elegante canapè.
- Diciamo che ho dei nuovi progetti, se ti riferisci a questo – rispose lui senza guardare direttamente negli occhi color verdazzurro di sua madre.
- E questi progetti includono forse l’amore? - si azzardò a chiedere l'attrice.
Come se fosse stato trafitto in una ferita ancora aperta Terry scattò in piedi per dirigersi verso la finestra, incapace di calmarsi e sentendosi assediato dalla preoccupazione di sua madre.
- No, madre, i miei piani non includono l’amore – aveva risposto malinconicamente guardando distrattamente oltre i vetri della finestra.
- Terry – la donna aveva esitato, ma poi aveva trovato il coraggio di esprimere il suo pensiero – Hai mai pensato a cercarla …?
- Non so di chi stai parlando – aveva risposto Terry con violenza, volgendo il viso per lanciare a sua madre uno dei suoi furiosi sguardi minacciosi.
Eleanor Baker era di norma una donna amabile dalle maniere gentili, ma aveva già compiuto un grande sforzo per trovare il coraggio di parlare con suo figlio, e ora che aveva iniziato era decisa a continuare quella conversazione fino alle estreme conseguenze.
- Lo sai bene, Terry, di chi sto parlando – disse in un tono energico che raramente usava fuori dal palcoscenico – Lo sai bene, perché non c’è altra donna a cui pensi all’infuori di lei.
- Non intendo continuare questa conversazione, madre – affermò lui, ancora padrone di sé stesso. Non aveva alcuna intenzione di ricorrere alla dolorosa spiegazione del fidanzamento di Candy, convinto, nel fondo del suo cuore, che le pene non confessate fossero meno dolorose, fingendo che non esistessero.
- Io invece credo che dovremmo parlarne ora – insistette Eleanor.
- Per favore, madre, ti prego di capire! – rispose il figlio col suo ultimo residuo di pazienza.
- Capire? – chiese l'attrice stupita – Mi sono sforzata di capire e di rispettare le tue decisioni in passato, anche se ho sofferto terribilmente nel vederti così devastato. Ho provato a rispettare il tuo insano senso del dovere, ho persino fatto del mio meglio per accettare il tuo fidanzamento.
- Susanna non ti è mai piaciuta, vero? – aveva detto lui, cercando disperatamente di sviare la conversazione.
- No, non mi è mai piaciuta, questo è vero - aveva risposto lei con aria seria - Nessuno che ti faccia soffrire in quel modo potrebbe piacermi, figliolo. Non sono il tipo di madre possessiva, Dio lo sa che ti lasciai andare quando tuo padre mi promise che con lui avresti avuto un futuro migliore. Non sarà certo ora che sei adulto che diventerò gelosa. Se fossi stato innamorato di Susanna sarei stata la prima ad appoggiare e ad approvare il tuo fidanzamento con lei, esattamente come avevo approvato il tuo legame con ...
- Taci! – gridò Terry senza permetterle di fare il nome che lo tormentava come un pugnale conficcato nel cuore – Non pronunciare quel nome! Mai!
- Ma Terry! – insistette la donna mentre i suoi lineamenti delicati assumevano l'aspetto della confusione e del dolore - Non capisco perché devi punirti in questo modo quando potresti prendere un treno per Chicago e andare a raggiungere la tua felicità. Io so che tu pensi ancora ... . .
- Basta così, madre! – gridò il giovane mentre l’ira invadeva il suo volto in un modo che sua madre non vedeva da anni – Ho detto che non voglio parlarne perché non ha senso farlo. Il passato è passato e ora intendo andare avanti, e nel mio futuro vedo soltanto questo - concluse estraendo dalla giacca una carta che porse a sua madre.
Eleanor lesse il documento non credendo ai suoi occhi. Quando alzò lo sguardo i suoi bellissimi occhi blu erano pieni di lacrime e la sua mano tremante lasciò cadere il pezzo di carta al suolo.
- Figlio mio, che cosa hai fatto? – disse in preda a un misto di rabbia e dolore – Perché vai verso la morte quando è la vita che devi cercare?
- Mi sono arruolato per difendere questo paese che ho adottato come mio, perché è anche il tuo, perché sono nato qui ed è qui che ho trovato la mia strada – rispose Terry con veemenza – Ma vedo che non approvi il mio patriottismo. Sembra proprio che non approvi nessuna delle mie decisioni! – aggiunse in uno scoppio d’ira.
- Come potrei approvare questa follia?! – singhiozzò Eleanor disperata – Come osi chiedere a una madre di accettare che il suo unico figlio vada in guerra? Sei crudele Terry, molto crudele! – concluse piangendo per l'amarezza.
- Vuol dire che il mondo sarà migliore se io scompaio – aveva replicato con acredine, mentre si dirigeva verso la porta d’ingresso cercando le chiavi dell’auto nella tasca.
- Dove vai, Terry? – chiese la donna quasi gridando, quando capì che il giovane se ne stava andando.
- Abbiamo finito di cenare, e dal momento che devo partire la prossima settimana ho molte cose da sistemare prima di quel giorno.
- Aspetta un momento, Terry! – aveva gridato Eleanor rincorrendolo fino ad afferrargli il braccio - Perché pensi solo a correre verso la distruzione, Terry, figlio mio?
- Perché qui dentro – aveva risposto lui toccandosi il petto – sono già morto, madre. Chi lo sa? Magari questa guerra darà un nuovo senso alla mia vita.
- Non posso accettarlo, ti stai sbagliando, Terry, ti stai sbagliando di grosso! – rispose sua madre tra i singhiozzi – Stai andando nella direzione opposta! È verso Candy che devi andare!
Il nome era stato finalmente pronunciato. Quelle due brevi sillabe penetrarono nelle orecchie di Terry, e la furia repressa durante la discussione alla fine esplose.
- Ti avevo detto di tacere! – urlò liberandosi delle mani di sua madre che ancora gli trattenevano il braccio – Quando imparerai a rispettare le mie decisioni? Non hai la minima idea delle cose che sono successe. Non hai il diritto di farmi prediche!
- Ho il diritto e l’obbligo di farti capire i tuoi errori, figliolo! – aveva detto l’attrice in un ultimo tentativo di appellarsi al buon senso di Terry.
- Arrivi in ritardo di qualche anno, madre! - rispose causticamente - Addio!
E con quelle ultime parole aveva lasciato la casa, balzando sull’auto, sordo alle preghiere di sua madre e cieco al suo stesso dolore.


:rosy heart:



Terence aveva lasciato l’America senza rivedere sua madre, fraintendendo le sue ragioni e ritenendola ancora incapace di comprenderlo; rimpiangeva l’unica anima che avesse conosciuto in grado di giungere al suo cuore come nessuno aveva mai saputo fare. E tuttavia, a quel tempo, credeva che persino Candy gli avesse voltato le spalle, sposandosi con un altro uomo. La cosa peggiore era non poter incolpare nessuno per una simile disgrazia all’infuori di sé stesso. Era stato lui a lasciarla andare.
Terry non aveva scritto una sola riga a sua madre in tutto il tempo in cui era stato in Francia, e nei primi mesi si era deliberatamente rifiutato di pensarci. Ciononostante, da quando l’inverno precedente aveva rivisto Candy, non aveva più potuto ignorare il ricordo dell’ultima discussione con Eleanor. Non poteva dimenticare con quanta insistenza l’attrice l’aveva pregato di cercare Candy, e naturalmente ora si sentiva terribilmente stupido nel rendersi conto che sua madre aveva avuto ragione.
Il giovane però non era mai stato un campione nella difficile arte del chiedere perdono, quindi non era riuscito a trovare il coraggio di scrivere una lettera per esprimere il pentimento per il suo comportamento, riconoscendo i suoi errori. E adesso, l’unica persona sulla faccia del pianeta che avesse il potere di fargli fare quello che aveva fino allora evitato, stava per scoprire i suoi peccati.
- Terry – insistette Candy – Mi ascolti?
- Ah, si … - rispose balbettando mentre la voce della ragazza lo riportava alla realtà.
- Allora rispondi alla mia domanda – disse l'infermiera in tono deciso, fissando Terry con il fuoco verde delle sue pupille - Perché non hai scritto a tua madre?
- Diciamo che non ho avuto tempo – rispose senza pensare a quel che stava dicendo e rendendosi conto immediatamente dopo quanto sciocca era quella scusa.
- Evidentemente mi credi stupida, Terry! – lo rimproverò Candy visibilmente irritata – Sei stato a letto per più di un mese e mi dici che non hai avuto tempo? Potresti spiegarmi da quando sei diventato così ingrato e arido con tua madre?
Dentro di Terry una voce gridava forte “Andiamo! Arrenditi! Sai bene che ha ragione!”. Ma il suo orgoglio si eresse con maggior fierezza gridandogli ”Se cedi adesso, finirai con lo scrivere quella lettera questa notte stessa, ed è quello che non vuoi fare. O si?”
- Vedo che non sei cambiata per niente, Candy – rispose infine con un sorriso di scherno – sei sempre la solita impicciona che ho conosciuto. Potresti occuparti degli affari tuoi invece di giocare sempre alla dottoressa del cuore?
- Ma senti un po’! – rispose lei con il sangue che cominciava a ribollirle nelle vene – Neanche tu sei cambiato molto! Sei sempre lo stesso ragazzino egocentrico e presuntuoso che tratta sua madre come se la poveretta fosse fatta di pietra! Non ti viene in mente che forse starà soffrendo l’incredibile, temendo che ti sia capitato il peggio?
- Non sai nulla delle cose che sono successe tra me e lei! Non hai nessun diritto di parlarmi così! – esclamò incollerito – E così sarei solo un ragazzino presuntuoso? E allora mi spieghi che cosa avresti visto una volta in un tipo come me, tanto da farmi credere che un po’ di me t’importasse?
- È proprio quello che mi sto chiedendo anch’io, Terence! – rispose Candy in tono tagliente alzandosi in piedi, inconsapevole di come le sue ultime parole l’avevano ferito. – Pensavo che in tutto questo tempo fossi un po’ maturato, ma vedo che mi sbagliavo. Bene, se vuoi passare il resto della tua vita allontanandoti da quella donna meravigliosa che è tua madre, fa come ti pare, stupido! – e con quest’ultima frase gli diede le spalle e si avviò verso l’ingresso dell’ospedale.
- Hei, infermiera lentigginosa - gridò Terry stizzito – Mi lasci qui? Come torno al letto?
- Conosci la strada! – rispose lei mentre spariva nei corridoi, lasciando dietro di sé un giovane in preda al peggiore dispetto della sua vita.

:heart of rose:



“Come può essere così stupido!” pensava Candy il mattino seguente mentre giocherellava con la colazione, senza decidersi a mangiarla veramente. “Dopo tutti questi anni ancora non riesce a capire che ha una madre meravigliosa. Se solo sapesse … ma non glielo posso dire. Non posso!”
La mente di Candy volò indietro di tre anni, quando aveva visto Terry lavorare con un teatro ambulante. Era completamente ubriaco e molto lontano dall’essere il brillante attore che lei sapeva poteva essere. Il solo ricordo di quell’occasione la faceva sentire profondamente triste e avrebbe voluto fermare i suoi pensieri per non affrontare quelle immagini, ma il motore del suo cuore era già avviato e non obbediva ai suoi ordini.
Sentiva ancora quella disperazione oscura, l’impotenza, la frustrazione e si, anche un certo tipo di senso di colpa incomprensibile. Aveva visto con i suoi occhi quello che il suo cuore si rifiutava di credere, il patetico spettacolo di un giovane deplorevolmente devastato e vergognosamente perduto nell’alcolismo, nemmeno l’ombra dell'attore eccezionale che era stato fin dall’età di diciassette anni.
All’incredulità e alla negazione aveva fatto seguito un senso di delusione, e per qualche istante si era sentita tradita dall’uomo che amava. Nonostante la sua promessa di essere felice stava distruggendo la sua carriera e la sua vita nel fondo di una bottiglia di whisky scadente. Come aveva potuto farlo? … Ma il risentimento non poteva albergare a lungo in un cuore pieno d’amore e poco tempo dopo stava incolpando il destino per aver costretto tutti e due ad affrontare un simile dilemma. Candy era persino arrivata, in quei momenti, a chiedersi se quella volta là a New York aveva preso la decisione giusta.
E ancora quel complesso groviglio di sentimenti non era terminato lì: come in uno scatenato carosello il suo dolore si era mutato in ira verso il pubblico irrispettoso che fischiava il disperato attore. Qualche istante dopo si era compiuto il miracolo e il suo Terry era tornato in sé, recitando come solo lui sapeva fare. Quel suo incredibile gesto aveva dato alla giovane il coraggio di fare un passo indietro e uscire dal teatro prima che le sue forze venissero meno e potesse cedere all’impulso di andargli a parlare a spettacolo terminato. Non era il caso di avere un altro incontro dolce e amaro nello stesso tempo, che sarebbe sicuramente terminato in una nuova separazione. Candy era assolutamente sicura che la sua relazione con Terry era stato solamente un sogno dal quale entrambi si erano risvegliati. I sogni svaniscono e la cruda realtà viene a sferzarci il viso. Questa era la dura lezione che la vita le aveva insegnato più volte, ad ogni nuovo e sfortunato gioco del destino.
Era stato allora che aveva visto Eleanor Baker. La povera donna aveva lasciato New York per seguire suo figlio nel suo folle vagabondare, nella speranza di trovare il modo di aiutarlo a uscire da quell’incubo in cui era volontariamente sprofondato. Tuttavia Eleanor non aveva trovato la forza di affrontare il giovane, temendo di essere respinta a causa del suo totale rifiuto ad essere aiutato da chiunque. L’attrice pensava che, se Terry si fosse reso conto che sua madre era al corrente della sua caduta, ne sarebbe stato talmente addolorato, e la sua vergogna sarebbe stata tanto grande che aveva preferito limitarsi a seguirlo e assistere alle sue performance ogni sera, senza mai trovare il modo concreto di aiutarlo.
Ma in quell’occasione le cose erano andate diversamente, e nell’oscurità la donna aveva scoperto la ragione del repentino cambiamento di suo figlio mentre era sul palco. Proprio lì, in piedi tra la moltitudine, c’era una figura femminile dai dorati ricci indisciplinati che Eleanor non avrebbe mai dimenticato. L’attrice aveva compreso immediatamente, ancora meglio dei due giovani, quello che era successo in teatro.
Candy ricordava chiaramente il suo colloquio con l’attrice alcuni minuti dopo l'esibizione di Terry. Non poteva scacciare dalla sua testa con quanto fervore Eleanor aveva insistito nell’idea che Terence avesse visto la giovane bionda nella penombra del teatro. La madre di Terry era convinta che fosse stata la presenza di Candy a ispirare l’improvviso cambiamento nel giovane, ma la ragazza non dava credito a quella congettura.
“Anche se non l’ha vista con chiarezza” aveva detto l’attrice “il mio ragazzo deve aver capito in quel momento che la donna che ama davvero è lei, Candy”.

La giovane non riuscì a evitare due lacrime che silenziosamente scesero sulla colazione, mentre ricordava quelle parole sulle labbra della madre di Terry. Come desiderava che potessero essere vere, ora che la vita li aveva avvicinati una volta ancora! Ma la reazione di Terry alle sue domande della sera precedente l’aveva convinta di non essere importante per lui come lo era nel passato.
“Ah, signora Baker!” pensò con tristezza “Ho paura di non conoscere affatto Terry nonostante gli anni. A volte è così dolce e un minuto dopo diventa una fortezza inespugnabile che non riesco a penetrare. E quelle ombre di amarezza e malinconia nel fondo dei suoi occhi quando crede che non lo stia vedendo? Cosa significano? Perché deve essere sempre così enigmatico? Se solo riuscissi a dirgli quanto era preoccupata sua madre quell’occasione … forse così potrebbe capire quanto profondamente starà soffrendo per lui adesso … Ma non posso dire a Terry che l’avevo visto in quel teatro, in quelle condizioni. Proverebbe vergogna, imbarazzo … Non posso parlargliene!”
La giovane posò a lato la forchetta con un gesto che esprimeva una visibile frustrazione, ma un attimo dopo una ferma risoluzione prese forma nella sua mente.
“Se non le scrive lui lo farò io!” si disse, ricordando che la madre di Terry le aveva lasciato il suo indirizzo, lo conservava ancora in un'agendina che portava sempre con sé. "E come spiego a una madre che suo figlio non le vuole scrivere?" si chiese. "Dovrò mentire ancora ... Ah, Terry, se solo tu non fossi così difficile!” pensava, con la guancia arrossita posata sul palmo della mano sinistra e con un'espressione triste nei bellissimi lineamenti.
- Come mai così triste stamattina? – chiese una familiare voce maschile alle sue spalle.
Candy alzò lo sguardo per incontrare due pupille color grigio chiaro che la guardavano con profondo affetto.
- Pensavo solo che a volte il nostro lavoro è un po’ deludente – mentì a Yves, che sorrideva di fronte a lei.
Il giovane sedette sul posto vuoto accanto a Candy e sistemò il suo vassoio della colazione sulla tavola.
- Non dirlo a me! – rispose con un riso soffocato – È proprio per questo che dobbiamo trovare il modo di distrarci e dimenticare, anche solo per un momento, tutte le pesanti responsabilità che la medicina ci costringe a portare sulle spalle, non lo credi? – aggiunge sorridendo.
- Hai ragione! – ammise la ragazza con un'inflessione triste nella voce.
- E allora … cosa mi dici a proposito del mio invito? – domandò il medico con naturalezza – Il 14 giugno è tra due giorni e non mi hai ancora fatto sapere niente.
Candy aveva pensato in varie occasioni all’invito di Yves e in un certo senso si sentiva restia ad accettarlo. Nel fondo del suo cuore sapeva che più tempo dedicava all’incerto rapporto con lui, più probabilità di ferirsi avrebbero avuto entrambi alla resa dei conti. Prima che Terry riapparisse nella sua vita in quella notte invernale, quando il destino l’aveva condotta all’accampamento americano, Candy immaginava che, nonostante il suo cuore spezzato, una remota possibilità di una relazione con Yves c’era. Ma da quella notte Candy non riusciva a pensare a nessuno che non fosse Terence. La sua presenza all’ospedale era un promemoria quotidiano dei perenni sentimenti che lui le ispirava, una prova costante della sua incapacità di amare un altro uomo. Eppure non poteva fare a meno di sentirsi sola e sperduta; le confuse emozioni che esplodevano in lei quando era vicino a Terry, per quanto conturbanti fossero, non la aiutavano a diminuire la sua angustia. Al contrario, la compagnia di Yves le aveva sempre portato pace. Forse, se almeno si fosse allontanata per un giorno, avrebbe potuto riordinare un po’ le idee prima di affrontare la spinosa questione di Terry e sua madre ...
- D’accordo Yves – disse con voce esitante – ho pensato che potrebbe essere una buona idea accettare il tuo invito.
- Davvero? – esclamò il giovane senza nascondere la sua contentezza.
- Si … ehm … in effetti, però …
- Però?
- Stavo pensando che potrebbe essere una buona idea portare Flanny con noi perché, vedi … . .
- Che cosa? – chiese interdetto il medico, mentre sul suo volto si disegnava un’espressione d’incredulità.
- Vedi, Yves – cominciò a spiegare incerta Candy – Flanny ha lavorato molto duramente negli ultimi tempi, ha fatto spesso il doppio turno, e finalmente il 14 avrà il giorno libero come me, e proprio l’altro giorno mi ha confessato quanto le piacerebbe uscire. Io non le ho detto che tu mi avevi invitata, e quindi … in un certo senso io … - continuò in tono titubante studiando l'espressione sul volto del medico – stavo pensando che noi … voglio dire, Flanny e io, potremmo venire con te … Sei d’accordo?
Uscire con Flanny Hamilton come chaperon non era esattamente l’idea che Yves aveva di un appuntamento. Si sentiva deluso dalla proposta di Candy. D’altro canto, se si fosse rifiutato di portare Flanny con loro, la tanto sospirata uscita con Candy avrebbe potuto non effettuarsi mai, perché se la giovane avesse assecondato il suo innato spirito altruista, avrebbe finito col passare la giornata con "la povera Flanny" invece di uscire con lui ... e c'era sempre e comunque il pericolo della corte di Granchester ... No! Quella era un’ottima opportunità per accaparrarsi l’attenzione di Candy e distrarla dall’odioso ricain.1
- Credo sia una buona idea – disse Yves una volta che la sua mente ebbe finito di ponderare quelle considerazioni – Invita anche lei, e se accetta partiremo attorno alle 11 o le 12 per mangiare qualcosa insieme da qualche parte del Quartiere Latino, poi andremo alla festa per cominciare a divertirci … che te ne pare?
- Mi sembra ottimo! – disse Candy recuperando il sorriso, dimenticandosi per un attimo delle preoccupazioni su Terry e sua madre – Grazie Yves, sei un tesoro di amico! – lo complimentò alzandosi da tavola.
Dottore e infermiera uscirono dal refettorio dell'ospedale per continuare il loro lavoro. Per il resto della mattinata avrebbero affrontato la tragedia rinnovata dei feriti e dei morti, ma nel fondo dei loro cuori si agitavano preoccupazioni diverse dall’insensatezza della guerra. E comunque le angosce di Candy e di Yves erano ben differenti le une dalle altre.

:rosy heart:



La mattina del 14 giugno era splendida e soleggiata, ma Terry non poteva apprezzarne la bellezza come, allo stesso modo, non poteva trovar pace dopo il suo ultimo litigio con Candy. Nei quattro giorni che erano seguiti i suoi contatti con la ragazza erano stati freddi e scostanti. Contrariamente alla sua giovialità abituale, Candy gli aveva rivolto a malapena due parole e, siccome lui non usava più la sedia a rotelle, la vicinanza fisica tra loro era ormai praticamente nulla. Così il giovane si trovava con un corpo che reclamava a gran voce anche il più lieve contatto e un'anima che implorava di vedere ancora il sorriso di Candy. Purtroppo lui sapeva perfettamente qual era il rimedio per porre fine alle sue angustie, il problema era che non era disposto ad ammettere la sconfitta scrivendo una lettera ed esprimendo tutto il rammarico per il suo rude e riprovevole atteggiamento nella sera in cui avevano discusso in giardino.
L’orgoglioso giovane non poteva immaginare che caro prezzo avrebbe dovuto pagare per la sua arroganza finché non vide Julienne entrare nella camerata al posto di Candy.
- Buon giorno signor Granchester, come sta? – chiese la donna nel suo musicale accento francese.
- Dov’è Candy? – fu l’unica risposta al saluto di Julienne. L’infermiera non poté trattenere un timido sorriso di meraviglia davanti alla veemenza del giovane.
- Si rilassi, signor Granchester! – rispose con una risatina – L’infermiera preferita da tutti si è solo presa un giorno libero. So che può suonare strano, ma anche le infermiere zelanti come Candy hanno bisogno di tirare un respiro ogni tanto – spiegò mentre controllava il rapporto medico.
- Vedo – disse Terry con un accento di delusione così profondo che il cuore di Julienne si commosse fino al midollo.
“Se sapesse cosa sta facendo Candy adesso, mi sa che questo pover’uomo scoppierebbe a piangere o avrebbe un accesso di collera” pensò mentre serviva la colazione. “Ma pensandoci bene se lo merita, è così testardo” concluse, ricordando quello che Candy le aveva raccontato riguardo al loro ultimo litigio.
Julienne terminò le sue incombenze con il giovane aristocratico e proseguì con la routine quotidiana, lasciando Terry alle sue fosche rimuginazioni.
Il giovane cercò di fare una siesta mattutina, ma il tentativo fu infruttuoso, poi provò a leggere il giornale per seguire i movimenti degli Alleati nel Fronte Occidentale, ma non riuscì a concentrare l’attenzione nella lettura; finalmente decise di alzarsi per dare un’occhiata attraverso la finestra, nel tentativo di trovare qualcosa che lo distraesse. Si sarebbe reso conto ben presto che quella non era stata una buona idea.
Proprio qualche minuto dal momento in cui il giovane si era seduto alla finestra la scena che si presentò ai suoi occhi includeva due giovani donne in abiti bianchi e ampi cappelli di paglia che salivano su un’auto decapottabile. Poté distinguere i capelli castani sulle spalle di una delle ragazze, ma l’ombra di un ramo non gli permetteva di vederla chiaramente. Poi vide un uomo dai capelli scuri seduto al sedile del guidatore e immediatamente riconobbe Yves in un’impeccabile abito beige. Un brutto presentimento assalì il suo cuore e guardò meglio la seconda giovane. Stavolta la luce le illuminò la testa nel momento in cui lei si tolse il cappello per usarlo come ventaglio, scoprendo una capigliatura dorata acconciata in una coda di cavallo che le arrivava fino alla vita. Era Candy!
All’improvviso la sgradevole realtà gli balzò davanti agli occhi: Candy, la sua Candy, il 14 luglio, giorno della festa più importante di Francia, stava uscendo con il detestabile francesino!
In preda a un attacco di collera premette con dita estremamente nervose il bottone per chiamare l'infermiera di turno. Un minuto dopo Julienne accorreva da lui e gli chiedeva se aveva bisogno di qualcosa.
- Si, signor Granchester? In che cosa posso aiutarla? - disse nel suo tono amabile.
- Per favore, potrebbe spiegarmi, come se fossi un bambino di sei anni – cominciò il giovane, calcando ogni parola con un accento di disgusto – cosa diavolo ci fa Candy fuori laggiù nell’auto di Yves Bonnot? – chiese indicando la finestra.
Julienne spalancò i chiari occhi color del miele, mentre dentro di sé rideva alla reazione di Terry.
Mon Dieu! Il est tellement jaloux!” (Mio Dio! È proprio geloso!)
- Beh, ehm …. – balbettò, senza sapere come rispondere a tale domanda – Ho sentito dire che Flanny e Candy sarebbero andate a vedere i festeggiamenti del 14 luglio con Yves. Credo stiano andando ora a “La Rive Gauche”. È un giorno di festa, non lo sa? – aggiunse nel tono più innocente possibile.
- Porco demonio! Lo so benissimo che è un giorno di festa! – gridò incollerito – Quello che voglio sapere è perché esce con quel maledetto mangiarane!!!2
- Signor Granchester!!! – gridò Julienne scandalizzata dal linguaggio del giovane – Le ricordo che capisco la sua lingua abbastanza da non tollerare le sue espressioni volgari, e se lei si riferisce a Yves con quel soprannome spregiativo perché è francese, allora mi sento offesa anch’io! – concluse indignata.
Terry dovette riconoscere di aver permesso al suo temperamento di superare ancora una volta i limiti della prudenza, e provò una grande vergogna per il suo atteggiamento.
- Le porgo le mie scuse Madame Boussenières – disse chinando il capo – Non era mia intenzione offendere la sua sensibilità. Temo che il mio carattere mi tradisca troppo frequentemente. Può scusare la mia maleducazione? - la pregò con una voce così sincera che Julienne non poté fare a meno di perdonarlo.
- Sta bene, signor Granchester, accetto le sue scuse, purché non succeda più. Per quel che riguarda Candy, non credo sia il caso di fare tutto questo putiferio. È solo uscita con degli amici nel suo giorno di libertà. Le consiglio di approfittare di questo tempo per riflettere un po’ - si azzardò a suggerirgli, sorprendendolo con questo commento. - Adesso, se non ha più bisogno di me, devo continuare il mio lavoro - concluse, e finalmente lo lasciò solo.
Moi, je te comprends maintenant, Candy. Il est presque impossible se résister à ce jeune homme! (Adesso si ti capisco, Candy. È quasi impossibile resistere a questo giovanotto!)” pensava Julienne allontanandosi.
La giovane donna si lasciava alle spalle un aristocratico frustrato e con il morale a terra, intento a imprecare contro il suo stesso orgoglio e a consumarsi lentamente tra le fiamme della gelosia più feroce.
La donna delle pulizie, che anche quella volta aveva assistito a tutta la scena, rise segretamente pensando:
Gentil médicine, un; bel Américain, un: match nul
(Gentile dottore uno, bell’americano uno. Pareggio).
L’anziana alzò lo sguardo dal suo strofinaccio e vide che il giovane prendeva carta e penna dal cassetto del comodino e cominciava a scrivere. Rimase a lungo intento in quell’occupazione finché non ebbe terminato la lettera. Una volta finito, come se quel compito avesse richiesto tutte le sue forze, si coricò e cadde addormentato.

:heart of rose:



La stessa situazione dei giorni precedenti si ripresentò la mattina seguente quando Candy entrò nella camerata di Terry. La giovane lo salutò con freddezza, concentrando la sua attenzione sul rapporto medico e rivolgendosi a lui con monosillabi. Dio sapeva quanto era difficile per lei ostentare indifferenza verso l’uomo che amava, ma era ben determinata a costringerlo ad ammettere la sconfitta e a decidersi a scrivere a sua madre. Ancora non aveva idea di quanto rapidamente efficaci fossero già stati i suoi sforzi.
Approfittando della finta preoccupazione di Candy per la sua cartella clinica, Terry studiò con attenzione le linee del suo viso. Si sentiva ancora tremendamente geloso di Yves, che aveva potuto godere della meravigliosa compagnia della giovane per un giorno intero, ma se doveva essere onesto con sé stesso non poteva che ammettere che era stata tutta colpa del suo brutto carattere. Lui stesso era sorpreso di come aveva sopportato la freddezza di Candy per una settimana, ma non era più disposto a reggere quella situazione per il resto della sua vita. Era infatti più che pronto a fare la pace con la ragazza. Quindi, respirò a fondo e si decise a parlare.
- Candy – cominciò.
- Si? – fu la sola risposta della giovane che fissava il termometro come se fosse la cosa più importante del mondo.
- Avrei bisogno di un favore – disse Terry nel suo tono più dolce, tanto da abbattere, inconsapevolmente, le prime difese delle barricate di Candy.
- Che genere di favore? – chiese la bionda cercando di nascondere il suo turbamento.
- Ho bisogno che qualcuno vada a spedire una lettere per me – rispose nello stesso tono vellutato.
Gli occhi di Candy distolsero l’attenzione dallo strumento che teneva ancora tra le mani, per posarsi direttamente, per la prima volta dopo giorni, sul viso del giovane. Lo sguardo formulò una domanda muta che Terry intese immediatamente.
- Si, - ammise apertamente - ho scritto a mia madre, come mi hai suggerito. – Attese la reazione della giovane alle sue parole e questa non si fece aspettare molto. In pochi secondi le ultime barriere si erano sciolte come muri di ghiaccio, ed era tornata la dolce Candy che conosceva da sempre e che lo guardava con occhi colmi di bontà.
- Oh Terry, sono così felice che tu abbia cambiato idea! - rispose quasi cantando - Dov'è la lettera?
- Nel cassetto – rispose lui indicando il comodino con il pollice destro.
La giovane fece per afferrare la maniglia del cassetto, ma mentre la sua mano si posava sul mobile, e prima che potesse aprire, la mano di Terry intercettò la sua con una presa calda e forte.
Candy – mormorò – Io … io vorrei anche scusarmi – disse con difficoltà.
La giovane infermiera comprese immediatamente quale sforzo terribile costavano al suo amico quelle parole, e le accettò con uno sguardo talmente affettuoso che Terry non poté restare indifferente.
- Avevi ragione tu, Candy – continuò, incoraggiato dall’atteggiamento di lei – sono un ragazzino presuntuoso e troppo orgoglioso per scrivere a mia madre per dirle quanto sono pentito di essere stato crudele con lei quando ho deciso di arruolarmi nell'esercito. Era preoccupata per me e io avevo preso la sua angoscia per disapprovazione.
- Va bene, Terry – disse Candy che segretamente godeva del contatto di lui sulla sua mano, quel contatto che le era terribilmente mancato nei giorni precedenti - non devi darmi spiegazioni su quello che è successo tra te e tua madre.
- Io credo di si invece – continuò lui – e credo anche di dover chiedere il tuo perdono per esser stato così cafone con te l'altra sera. Tu cercavi solo di aiutarmi, come fai sempre, e io ti ho trattata in modo irrispettoso. Potrai mai perdonarmi? - le chiese con occhi imploranti, prendendo con ardore le mani di Candy tra le sue.
Se prima di quest’ultima supplica la giovane fosse stata ancora contrariata, dopo quel modo in cui la guardava Terry finì con l'arrendersi definitivamente.
- Anch’io sono stata villana con te dicendoti quelle cose … che non pensavo veramente – rispose con un sorriso triste – Ti perdono se anche tu mi perdoni. Siamo intesi? – disse cercando di scherzare per dissipare l’atmosfera di profonda intimità che stava per sopraffarli.
- Siamo intesi. Ecco la lettera – rispose lui traendo la busta dal cassetto e consegnandola alla giovane che se la mise semplicemente in tasca, continuando il suo lavoro.
- Dimmi una cosa – chiese Terry qualche minuto dopo mentre Candy, seduta su una sedia vicina, scriveva qualcosa sul rapporto medico.
- - Che cosa?
- Cosa avresti fatto se non avessi scritto quella lettera? – chiese maliziosamente.
La giovane si alzò in piedi tenendo la cartella sotto il braccio e rivolse a Terry un sorriso smagliante.
- La domanda giusta non è “cosa avrei fatto” – rispose cominciando lentamente ad allontanarsi – ma piuttosto “che cosa ho fatto”.
- E che cosa hai fatto, Candice White? – chiese Terry cogliendo lo sguardo furbo di Candy.
- Ho scritto io a tua madre tre giorni fa, Terry – rispose la ragazza senza preamboli.
Terry rimase del tutto perplesso a quella risposta, cercò per qualche istante di trovare il modo migliore di replicare alla faccia tosta della giovane, ma dalle sue labbra uscì solo una domanda.
- E come hai fatto a spedire la lettera? Come facevi ad avere l’indirizzo di mia madre? – chiese confuso.
- Questi, mio caro – rispose Candy uscendo dalla camerata con il più luminoso dei suoi sorrisi - sono segreti di ragazze.
Terry si lasciò sfuggire un profondo sospiro guardando la giovane che spariva oltre la porta. Si lasciò ricadere con la testa sui cuscini mentre una dolce sensazione di sollievo gli invadeva l'anima e la mente. La verità era che non gli importava come Candy avesse ottenuto l’indirizzo di sua madre. Non si curava del fatto che lei si fosse nuovamente intromessa nella sua vita inviando una lettera senza la sua autorizzazione. Era soltanto compiaciuto nel rendersi conto della preoccupazione di Candy nei suoi confronti. Quello che contava davvero era che in quel momento le barriere tra loro erano state definitivamente abbattute ... Non era stato tanto difficile, dopo tutto ... Se solo fosse stato altrettanto facile confessare che lo screzio che avevano avuto giorni prima non era l'unica cosa di cui si pentiva ... Ma ... come si fa a dire all'ex fidanzata che sei tremendamente pentito di averla lasciata andare? Come si fa a confessare che non hai mai potuto superare la perdita?

FINE CAPITOLO XI



1 - Nome spregiativo con cui i francesi si riferiscono agli americani. [N.d.A.]
2 - Frog Eater: termine spregiativo con cui gli inglesi delle classi basse indicano i francesi (www.thefreedictionary.com/Frog+eater) [N.d.T.]


Edited by *Kiar@* - 11/7/2011, 18:45
 
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view post Posted on 13/7/2011, 06:46     +1   -1

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Grazie Kiara per tutto il lavoro che hai fatto :singer: ma Terence geloso quanto è bello? :punk:
A presto
Danda
 
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view post Posted on 13/7/2011, 07:55     +1   -1
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Bellissimo questo capitolo, solo Candy riesce a far ragionare Terence, lo conosce cosi' bene......


Grazie,grazie, grazie,......e grazie ancora!
 
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*Kiar@*
view post Posted on 7/8/2011, 08:53     +1   -1




CAPITOLO XII
OCCASIONI PERDUTE




Iriza Legan si stirò nel suo enorme e morbido letto. I suoi capelli castano rossiccio erano cosparsi sulla seta del cuscino. Aspirando profondamente la giovane sentì la fragranza legnosa che Buzzy aveva lasciato sulle lenzuola e sulla sua pelle. Gli occhi marrone della giovane scintillarono di piacere al ricordo della notte precedente, trascorsa tra le braccia dell'uomo. Buzzy era, senza ombra di dubbio, il migliore amante che avesse mai avuto.

Un discreto bussare alla porta annunciò l’arrivo della sua colazione e la ragazza si mise a sedere per ricevere la cameriera. Era quasi mezzogiorno e Iriza era terribilmente affamata. Una giovane dall’uniforme nera e grembiule bianco entrò nella camera recando un grande vassoio. Frutta, un po' di fiocchi d’avena, pane tostato accompagnato da marmellata di more e succo d’arancia, componevano la colazione della signorina. A lato del vassoio un giornale e un tabloid dedicato alle celebrità attendevano il loro turno per allietare la giovane con succosi pettegolezzi.

Iriza prese il tabloid in una mano e il succo d’arancia nell’altra, senza dedicare la minima attenzione alla ragazza che la serviva, la signorina Legan non ringraziava mai i domestici per il loro servizio. Rivolgeva loro la parola solo per dare ordini. All’improvviso i suoi occhi color caffè furono attratti dalla foto di un attraente giovane in prima pagina.

“Terence Granchester … Morto in battaglia?” era l’insinuante titolo sotto la fotografia.

Iriza posò il bicchiere a un lato e si mise a leggere avidamente le notizie. L’articolo spiegava che a un anno dalla partenza per la Francia nessuno sapeva più nulla del giovane attore, nemmeno il suo socio e amico Robert Hathaway, e neppure sua madre. Il giornalista avanzava l’ipotesi che Granchester potesse essere stato fatto prigioniero, o che fosse morto in battaglia.

“Questa è una buona notizia per Neal” pensò Iriza sorridendo perfidamente. "Quanto a te, caro Terry, mi dispiace, ma te lo sei meritato, sei stato così stupido! Ah, Candy, sei proprio una maledizione per gli uomini che ami …! Muoiono tutti! Sei una vera iattura!”

:rosy heart:



Quella stessa mattina, ma qualche ora prima, William Albert Andrew stava già lavorando nel suo ufficio e aspettava suo nipote Archibald, che stava cominciando a inserirsi negli affari di famiglia. Il giovane magnate, vestito di un impeccabile abito grigio con cravatta a papillon, stava leggendo con grande interesse le pagine finanziarie dei giornali. Fuori era una splendida giornata di sole, e il giovane avrebbe volentieri ceduto alla tentazione di tralasciare i suoi doveri per farsi una cavalcata nelle sue vaste proprietà di Chicago. Ma se voleva raggiungere presto il suo obiettivo, doveva lavorare senza sosta. Albert vedeva con chiarezza che la fine della Grande Guerra era vicina, e quindi la porta che lo avrebbe condotto alla libertà stava per aprirsi.

Prima di concentrarsi sul lavoro Albert aveva letto con un certo divertimento l’articolo di un certo tabloid che George gli aveva portato, ritenendo che una certa notizia potesse interessare il suo capo. I brillanti occhi azzurri del giovane risero a quelle righe sensazionalistiche. Aveva ottime ragioni per non credere alle speculazioni che venivano espresse in quell’articolo.

In un cassetto della scrivania, in cui conservava una pila di lettere scritte da una mano femminile, c’era una nuova missiva, arrivata dalla Francia appena qualche giorno prima, in cui la sua protetta gli raccontava tutto sul suo sorprendente nuovo incontro con Terence. Sapeva quindi che il suo vecchio amico non solo era vivo, ma era nelle migliori mani in cui potesse esser capitato. Tuttavia, siccome Candy gli aveva chiesto di mantenere il riserbo riguardo alla presenza di Terry in ospedale, Albert non aveva fatto cenno al curioso accadimento con nessuno.

"Spero solo che sappiano approfittare di questa meravigliosa opportunità” pensò il giovane con un sorriso ottimista.

:heart of rose:



Una donna di mezza età, in uniforme da governante, entrò con passo agitato nell’enorme camera. Nella stanza, sopra un elegante letto a baldacchino e coperta da un pizzo delicato e da lenzuola di seta, una donna bionda di circa quarant’anni riposava con un libro tra le mani.

- Signora, signora! – diceva la donna concitata – Non ci crederà! Santo cielo!

- Che succede, Felicity? – chiese la donna sul letto, allarmata dalla veemenza della domestica.

- Due lettere, signora! Dalla Francia! – rispose l'altra ansimando.

Il volto di Eleanor Baker si illuminò al suono della parola Francia. L’attrice si alzò di scatto e con un movimento nervoso afferrò le carte dalle mani di Felicity. Si! Era vero! Le bastò vedere per una frazione di secondo la prima delle due buste per capire che si trattava di una lettera di suo figlio. Dopo un lungo anno di silenzio! Dopo tutte le lacrime che aveva versato ogni notte pensando che poteva essere morto! Dopo tutte le volte che si era vista costretta a ignorare le domande insistenti dei giornalisti! Dopo tutte quelle voci che aveva dovuto sopportare, quelle voci che speculavano sulla possibile morte del giovane attore! … Finalmente aveva tra le mani una lettera dalla Francia!



- Non legge la lettera, signora? – chiese Felicity, commossa e sinceramente preoccupata per il figlio della padrona.

Senza rispondere in modo percettibile la donna prese la lettera di suo figlio e aprì la busta con dita nervose. I suoi occhi iridescenti divorarono con ansietà ogni parola mentre le lacrime scendevano sulle sue guance.

- Come sta il giovane signor Granchester? – chiese ansiosamente la domestica – Sta bene, signora?

- È stato ferito – rispose l’attrice soffocando un grido.

- Santo Cielo! Santo Cielo! – esclamò Felicity spaventata.

- Ma ora sta guarendo, Felicity! Dice che sta bene! – disse Eleanor, poi rimase in silenzio per un po’. Le lacrime continuavano a bagnarle il viso.

- Che altro dice, signora? – chiese la governante con tutta la confidenza che le davano più di vent’anni di servizio presso la signora Baker. Felicity, più che una domestica, era stata un'amica e una spalla su cui piangere per la famosa attrice. Le era stata accanto nei difficili giorni della gravidanza, come anche quando Eleanor aveva sofferto la perdita di suo figlio, e aveva continuato a stare con lei nei lunghi anni di solitudine che l’attrice aveva dovuto patire a causa della fama di cui godeva. - Per favore, signora, vuole farmi morire di crepacuore? Cosa dice ancora?

- Ah, Felicity! – disse la donna singhiozzando apertamente – Mi chiede perdono! Dice che gli dispiace molto essere partito nel modo in cui l’ha fatto e se ne vergogna! Non posso credere a quel che leggo, Felicity!

- Ah, signora! – disse ancora la governante con il cuore in gola – Lo sapevo che suo figlio è un bravo ragazzo, prima o poi avrebbe riconosciuto di essere stato ingiusto con lei.

- Lo so che Terry è un bravo ragazzo! Ma a volte è così testardo e terribilmente orgoglioso come suo padre! Non avrei mai pensato che avrebbe riconosciuto il suo errore, ma grazie a Dio l’ha fatto. Lodato sia il suo nome perché mio figlio è sano e salvo – concluse la donna piegando la lettera e riponendola nella busta dopo averla riletta varie volte.

- Ma signora - obiettò Felicity – Cosa c’è nell’altra lettera? Di chi è?
La donna bionda prese la missiva tra le grandi mani bianche, e quando vide il nome del mittente i bellissimi occhi blu le uscirono praticamente dalle orbite. Senza rispondere alle insistenti domande della domestica, Eleanor aprì la seconda lettera con lo stesso nervosismo e ne lesse il contenuto a una velocità sorprendente una, due e tre volte, prime di riuscire a emettere una parola per informare la sua curiosa amica.

Eleanor portò la mano destra alla fronte, ancora incredula di quello che aveva già letto più volte. Il suo stupore era pari soltanto alla sua gioia.

- Per favore, signora, abbia pietà di me e mi dica tutto – implorò Felicity al limite della resistenza.
- Mia cara Felicity, ora più che mai credo nel destino - disse l’attrice. – Questa lettera è la spiegazione del pentimento di Terry. C'è una sola persona in questo pianeta che può avere quest'effetto su di lui. Dio benedica la creatura che ha scritto questa lettera. Hai idea di chi è?
- No!
- La donna che è nel cuore di Terry.

:rosy heart:



Dopo la battaglia sulla Marna in giugno, tutto cominciò ad andare nel verso sbagliato per i tedeschi. Un’epidemia di influenza attaccò le truppe e la disperazione fece il resto. Ma il generale Ludendorff era un uomo che non si arrendeva facilmente, ragion per cui preparò una nuova offensiva in due direzioni, una su Reims e l'altra sulle Fiandre. Nonostante ciò il generale Foch fu informato dei piani del nemico in anticipo, e attaccò i tedeschi prima che questi potessero mobilitarsi. Fu l’ultima occasione che Ludendorff ebbe per intraprendere un’azione offensiva. Per il resto dell’anno avrebbe dovuto soffrire il potente contrattacco delle forze combinate britanniche, francesi e americane, in sinergica azione aggressiva capitanata da Ferdinand Foch.

L’obiettivo degli Alleati per l’estate 1918 era quello di ridurre le linee tedesche in tre punti. Uno sulla regione del fiume Marna, un altro sul fiume Somme, alcune miglia a sud di Arras, e il terzo su Saint Mihiel, vicino a Verdun. All’inizio dell’autunno i nomi di Arras e Saint Mihiel avrebbero avuto per le orecchie di Candy un significato speciale che lei non avrebbe mai sospettato.

Nel mese di luglio e fino all’inizio di agosto l’armata americana e quella francese combatterono valorosamente e con grande successo per scalzare il nemico dalla regione della Marna. I tedeschi ripiegarono verso il nord, e per la prima settimana di agosto la minaccia sulla capitale francese faceva ormai parte della storia. Parigi era fuori di sé per l’euforia e i paesi alleati sentirono, per la prima volta in quattro anni, che la vittoria era vicina. Il 6 di agosto Ferdinand Foch fu nominato Maresciallo di Francia.

:heart of rose:



Un uomo alto, vestito di nero, camminava lungo i corridoi dell’ospedale portando una grande borsa e guardandosi intorno, come se stesse cercando qualcosa in particolare. Gli occhi scuri brillavano con vivacità e i suoi passi erano decisi e sicuri. Nella mano sinistra teneva un foglio cui dava un'occhiata di tanto in tanto, mentre controllava i numeri di ogni camerata a cui passava accanto. Quando arrivò all'A-12 si fermò immediatamente e, con un breve sorriso sulle labbra, entrò.
L’uomo alto e barbuto passò attraverso il corridoio tra i letti, fino ad arrivare alla fine della camerata. Seduto accanto a un grande finestrone, con i piedi appoggiati con noncuranza su un comodino, un altro uomo era assorto nella lettura di un giornale.

- Sembra che le cose vadano bene per gli Alleati nel Fronte Occidentale, non è vero sergente? – domandò l’uomo vestito di nero. Al suono di quella voce profonda l’uomo che leggeva alzò lo sguardo dal giornale per vedere in viso quello che aveva parlato.

- Padre Graubner! Che bella sorpresa! - salutò Terry con un largo sorriso, togliendo i piedi dal tavolino e cercando di alzarsi con movimenti lenti.

- No, no, Terence! – si affrettò a dire l’uomo più anziano – resta dove sei, devi stare attento a come ti muovi, figliolo.

Senza prestare attenzione alla premura del sacerdote, Terry prese un bastone che stava appoggiato al muro accanto a lui e con movimenti fieri si mise in piedi per salutare l’amico.
- Come può vedere, padre - spiegò allungando la mano a Graubner - sto piuttosto bene per essere qualcuno che stava per abbandonare questo mondo. Zoppico ancora un po', ma passerà anche questo. Perdoni la mia mancanza di cortesia e si sieda – disse il giovane indicando la sedia e sedendosi sul letto.
- Davvero impressionante! – rise il sacerdote sedendosi e appoggiando per terra il borsone che aveva portato – Tra tutte le cose che ho visto in questa guerra, il tuo recupero è una delle più belle. Sono veramente felice di vederti sano e salvo.

- Anch’io sono contento, padre – sorrise Terence – ma mi dica, che ci fa a Parigi? La credevo ancora al fronte.
Il viso del religioso si fece improvvisamente serio, mentre si lasciava sfuggire un sospiro.
- Beh, figliolo – spiegò – probabilmente sto diventando vecchio, tutto qui. Il nostro perspicace dottor Norton ha trovato qualche problemino nel mio cuore e ha inviato una lettera ai miei superiori riferendo tutto! Quell’invadente di un dottore! – si lamentò l’uomo - Mi hanno fatto immediatamente rientrare, e in questo momento staranno tentando di decidere quello che si farà di me, dato che la medicina dice che non posso andare in giro per il Mediterraneo.
- Mi spiace sentire questo – disse Terry preoccupato.
- Non dispiacerti, Terence – rispose il prete scrollando il capo – Forse sarà un bene per me fermarmi … Chi sa? Magari si decideranno a darmi finalmente una parrocchia, dopo tutti questi anni di vagabondaggio di qua e di là – aggiunse sorridendo – Ma non sono qui per parlare di me. I tuoi superiori stavano per inviarti le tue cose e io mi sono offerto di portartele personalmente, è tutto qui dentro – disse indicando il borsone.
I grandi occhi chiari del giovane attore si volsero verso l’oggetto postato sul pavimento e un raggio di luce brillò sulla loro superficie blu per la gradevole sorpresa.

- Vedo che sei contento di ritrovare la tua roba – commentò padre Graubner, compiaciuto di essersi reso utile – Allora, dopo tutta la fatica che ho fatto per te, Terence – scherzò – posso sapere cosa c’è in quella borsa? Pietre?
Il giovane rise allegramente alla battuta del sacerdote, poi gli chiese aiuto per aprire il borsone.
- Lasci che le faccia vedere, padre – disse Terry, sorridendo come un bambino che scarta un regalo di Natale.
Il giovane infilò la mano nella borsa cercando ansiosamente qualcosa, finché non sentì con piacere una superficie liscia. Le dita accarezzarono un oggetto metallico, con il sollievo della scoperta di non aver perduto un piccolo tesoro. Una volta sicuro che il suo talismano musicale era al suo posto, il giovane trasse un libro, poi un secondo, un terzo … Ben presto la superficie del letto fu ricoperta da una serie di copioni teatrali e da una cartella di pelle con un mucchio di fogli, alcuni in bianco, altri imbrattati da un’elegante calligrafia maschile.
Il sacerdote guardò i copioni con occhi stupiti.

- Stai studiando tutte queste opere, Terence? – chiese Graubner, meravigliato di tutta quella selezione.

- Beh no, soltanto uno o due personaggi di ciascuna – rispose il giovane con naturalezza.

- Uno o due! – disse Graubner sempre più stupito – devi avere una memoria prodigiosa!

- È una cosa che in un attore si dà per scontata, padre – rispose semplicemente Terry – non ci si può permettere il lusso di dimenticare una sola battuta, specialmente quando si ha a che fare con il teatro classico. Inoltre si suppone che un attore abbia un repertorio ampio, più parti sappiamo a memoria, meglio è.

- Vedo - disse il prete osservando ogni titolo – Ah, Rostand! – esclamò, lieto di aver trovato un autore francese – Non mi dirai che vuoi interpretare il ruolo di Cyrano. Non credo sia molto adatto a te …

- Perché no? – chiese Terry divertito dall’interesse del sacerdote per il suo secondo argomento preferito.

- Ehm … temo che tu sia troppo bello per quella parte … credo che il tuo naso manchi di ... di dimensioni, oserei dire - rise l'uomo.

- Lei è troppo divertente, padre! – sorrise il giovane mostrando i denti bianchi perfetti. – Però si stupirebbe nel vedere i miracoli che un buon trucco può fare su di un attore dal naso piccolo come me.
I due uomini continuarono a guardare i copioni ridendo e scherzando.
- La Donna del Mare e Brand di Ibsen, Giulio Cesare di Shakespeare, Una Donna Senza Importanza di Wilde – leggeva l’uomo più anziano – Vedo che ti piacciono la critica sociale e la tragedia - commentò.
Terry scrollò le spalle con nonchalance.
- Ah, Salomè! – esclamò Graubner con il viso sognante – Ricordo quando Oscar Wilde presentò quest’opera a Parigi molto tempo fa, la grande Sarah Bernhardt recitava nel ruolo principale. Fu l’apoteosi, specialmente perché Wilde si era preso l’onere di scrivere il manoscritto originale in francese!

- Fu presente alla prima, padre? – domandò Terry interessato. Per un po' la conversazione proseguì su quell'evento storico.

- Sa, padre – aggiunse Terry più tardi – io non avevo intenzione di portare tutta questa roba con me in Francia, ma il mio direttore e socio mi ha praticamente costretto a farlo. Credo fosse il suo modo personale di dirmi che sperava che io tornassi.
- Allora deve apprezzare il tuo lavoro – suggerì Graubner.

- Si, ed è anche un buon amico - aggiunse Terry ricordando la bontà di Robert Hathaway – Fu l’unica persona a credere in me quando non ero che un signor nessuno.

- Capisco … Ehi! E questo cos’è? La Bisbetica Domata? – chiese il sacerdote confuso – Quest’opera si discosta in pieno dal tenore delle altre.

- L’ha scelta Robert – ammise Terry sorridendo – Ha detto che il ruolo di Petruccio sarebbe perfetto per me, anche se allora l’idea non mi convinceva molto … ma adesso … è diverso – aggiunse con una scintilla negli occhi – Adesso credo che non mi dispiacerebbe l’idea di recitare in una commedia …

- Però! – ridacchiò padre Graubner – Che succede, Terence? Sei proprio cambiato in questi due mesi.

- Allora, padre – disse Terry volgendo lo sguardo verso l’entrata della camera – è pronto a conoscere le ragioni del mio cambiamento improvviso? … Padre? … Ha mai visto un angelo? – chiese in un sussurro carico d’intesa.

- Certo che no! - sorrise il sacerdote intrigato - Non credo di essere abbastanza santo per godere di una simile grazia.

- Molto bene – disse Terry divertito – allora si prepari, perché questo tipo di opportunità è concessa molto di rado agli occhi umani – aggiunse indicando l’entrata.

Sulla soglia, in uniforme azzurra e grembiale bianco, con gli inconfondibili capelli biondi legati in uno chignon, c’era Candice White che, muovendosi con naturalezza, avanzava spingendo il carrello del pranzo.
Anche a distanza padre Graubner comprese con una sola occhiata chi era quella giovane. La descrizione che Terence ne aveva fatto nella trincea oscura, nella notte precedente la battaglia sulla Marna, era stata così precisa che non fu difficile per il sagace sacerdote riconoscerla, nonostante non l’avesse mai vista prima in vita sua.
- Si tratta forse … - balbettò l’uomo senza riprendersi dallo stupore.
- Si padre – rispose Terry con una punta di orgoglio – È il mio angelo!
- Che coincidenza stupefacente! – fu la prima cosa che Graubner riuscì a dire, ma un secondo dopo si corresse – Ma forse non è stata una coincidenza …

Finalmente l’infermiera raggiunse il letto di Terry scoprendo, con sorpresa, che il suo paziente aveva un visitatore … un sacerdote! Tra milioni di uomini!

- Buon pomeriggio – salutò Candy sorridendo, chiedendosi cosa mai potesse avere a che fare Terry con quel sacerdote.

- Buon pomeriggio, signorina! – rispose Graubner con il suo abituale tono amabile.

Terry intuì la confusione di Candy e trovò meravigliosamente incantevole il viso perplesso della giovane, ma nonostante il piacere che gli dava il contemplare l’espressione della ragazza, si affrettò a spiegare la situazione.

- Candy, ti presento il mio amico, padre Graubner. Ho avuto l’onore di conoscerlo al fronte, era presente in battaglia … con uno stile tutto suo personale, naturalmente – disse Terry.

- Capisco – rispose Candy con uno sguardo d’intesa. Durante la sua esperienza nell’ospedale da campo la giovane aveva familiarizzato con molti sacerdoti e reverendi che prestavano servizio al Fronte, quindi cominciò a capire la situazione. Tuttavia risultava ancora difficile per lei capacitarsi di come Terry avesse potuto fare amicizia con un sacerdote, non essendo mai stato un fervente cristiano. - Mi chiamo Candice White Andrew - si presentò.

- Erhart Graubner, mi fa davvero molto piacere conoscerla, signorina Andrew.

La giovane e il sacerdote si strinsero la mano e una corrente di reciproca simpatia si stabilì immediatamente tra i due. Candy comunque non trascorse molto tempo con i due uomini poiché aveva altre mille cose da fare prima che il suo turno terminasse. Così li lasciò nuovamente soli a continuare la conversazione che era stata interrotta dall’arrivo della ragazza.
- Che ne pensa, padre? – fu la prima cosa che chiese Terry una volta che Candy fu sparita.
- Um Himmels Willen! – rispose l’uomo sorpreso – Mio caro amico, ti confesso che se avessi trent’anni di meno e facessi un mestiere diverso, non starei certo qui a consigliarti su come conquistare la ragazza, ma penserei a come averla per me! – concluse con un sorriso furbo sulle labbra.

- Non me lo dica! – sorrise Terry con un sorriso sornione – È precisamente quello che qualcuno sta già facendo: cercare in tutti i modi di allontanarla da me!

- Ah, già! – rispose il sacerdote – Anche il giovane dottore bazzica da queste parti.

- Peggio ancora! – aggiunse Terry frustrato – Per colmo di sfortuna è il mio dottore! Solo a me poteva capitare!

- Andiamo, andiamo, Terence! – commentò Graubner cercando di far coraggio al giovane – quest’atteggiamento non ti porterà a niente. Non va tutto così male. Di fatto, trovarti qui accanto a lei è più che un miracolo. E poi, ho un’altra sorpresa per te.

- Che cosa?

- Beh, mi domandavo se per caso ti mancasse quel meraviglioso anello di smeraldo che avevi sempre con te.

- Come può vedere – spiegò Terry mostrando al sacerdote la mano nuda – qualcuno deve averlo rubato mentre ero incosciente.

Il sacerdote guardò il giovane con un’espressione soddisfatta sul viso barbuto.
- Ti sbagli, figliolo – puntualizzò Graubner - sono stato io a togliertelo, prevedendo che qualcuno più debole di me potesse cadere in tentazione. Volevo trovare un modo sicuro per inviartelo, ma dato che sono qui sono felice di consegnartelo con le mie mani. - Così dicendo l’uomo portò la mano destra verso la tasca interna del suo sacco ed e ne trasse il prezioso che consegnò immediatamente al suo proprietario.
- Mille grazie, padre! – rispose Terry con gratitudine – Mi mancava davvero questo piccolo oggetto. Significa molto per me, in un certo senso.
- Credo di aver appena visto i due occhi che sicuramente hanno ispirato il capriccio di avere un tale gioiello.
- Mi ha di nuovo scoperto, padre – rispose Terry con un sorriso enigmatico.

:rosy heart:



Era uno di quei giorni soleggiati di agosto a Parigi. Nel parco a un paio di isolati dall’ospedale Saint Jacques, una giovane vestita di bianco camminava lentamente con le mani affondate nelle tasche della gonna. Nonostante il cappello di paglia che le riparava il viso dai raggi solari, si poteva vedere chiaramente che era triste. Un complesso flusso di emozioni si agitava nella sua anima, nuovi sentimenti che mai aveva sperimentato prima la tormentavano con forza implacabile.

"Perché continuo a ingannarmi?" pensava Candy mentre vagava pigramente nel parco circondato da querce. “Per quanto mi sforzi di ignorarlo lui mi tiene in pugno! Al suo minimo cenno lo seguirei in capo al mondo … Ah, Terry, quanto ti amo!”
La giovane emise un sospiro malinconico e si sedette in una delle panchine di ferro all'ombra del fogliame verde di un'antica quercia.
“Ricordo ancora quanto accanitamente ho tentato di dimenticarti, Terry. Ho riempito la mia vita di tante cose da arrivare alla fine della giornata completamente esausta. Solo così potevo evitare quelle lunghe notti in cui il tuo pensiero non cessava mai di martellarmi in testa. Il mio lavoro, i miei amici, tutti mi hanno aiutata molto ad affrontare la vita dopo la nostra rottura, ma in fondo al mio cuore io sapevo di essere incompleta, che qualcosa dentro di me era vuoto … sterile … morto … in mezzo a una solitudine terribile. La mia povera Annie aveva tentato tante volte di trovarmi un ragazzo tra tutti quelli che conosceva, però … io proprio non posso stare con un altro uomo … mi sento così … a disagio. Come l’altro giorno, quando sono uscita con Yves. È stata un’idea azzeccata far venire anche Flanny con noi. Non so cosa avrei fatto se non ci fosse stata. Ma con te, Terry, è tutto diverso! Ogni parola che ci scambiamo, ogni sorriso, i nostri sguardi, mi fanno sentire come se avessi terminato un lungo viaggio e fossi finalmente arrivata a casa … ma tu, Terry, sei tutto un enigma!”

“Mi sento morire per colpa tua … e tu sembri non fare altro che giocare. Solo un paio di mesi fa mi sentivo ottimista e pensavo che forse potevamo avere una seconda possibilità … e tu sei stato davvero dolce con me … ma non capisco cosa stai aspettando, Terry! Se solo le tue labbra pronunciassero quelle due piccole parole, mi getterei tra le tue braccia senza esitare! Il mio cuore muore per sentire dalla tua voce che mi ami ancora, che nonostante la distanza hai sempre pensato a me, come io ho sempre pensato a te. Anche quando ti credevo perduto ... Ma tu non fai che menare il can per l'aia e io non so cosa fare con te … Terry, non ce la faccio più ad andare avanti così!”

“E queste strane emozioni dentro di me … di certo non mi aiutano! Proprio non so cosa mi succede quando sei vicino a me. Anni fa, in collegio, ho sempre negato con tutte le mie forze l'attrazione che provavo per te, e non ho saputo accettarla finché non hai abbandonato l’Inghilterra. E ancora, tutto quello che provavo allora e dopo, quando ti ho rivisto a New York, impallidisce davanti a questi sentimenti nuovi e confusi che assalgono il mio cuore fino al midollo. Terry, Terry! Se la mia anima brucerà al fuoco dell’infermo sarà solo colpa tua! Oh, mio Dio, Terry, perché sei così sconvolgente?”
La sua mente non poteva dimenticare quello che era successo qualche ora prima. Candy stava aiutando un suo paziente, rimasto cieco a causa di una bomba all’iprite, a scrivere una lettera alla sua famiglia in Canada. Il letto del paziente era molto vicino a quello di Terry e, dalla sua posizione, la giovane poteva vedere l’attore intento a studiare in silenzio i suoi dialoghi. Era una calda mattina d’estate e Terry si era tolto la camicia.

- Scriva anche - dettava il paziente - che ho ricevuto tutte le cose che mi hanno inviato ...
- Certamente – disse Candy in un sussurro mentre i suoi occhi vagavano su quei muscoli ben definiti illuminati dalla luce del mattino. Braccia lunghe e forti tra le quali si sarebbe abbandonata con piacere, spalle larghe, vita snella, pelle abbronzata che poteva sfiorare quando era il momento di cambiare le bende, la leggera cicatrice sulla spalla destra, ricordo delle tre pallottole ... e quelle labbra che si muovevano soavemente mentre memorizzava i dialoghi, labbra che, inconsapevolmente, facevano rimescolare l'agitato cuore della giovane. Fu in quel momento che sentì come una fitta al petto.

“Tra un attimo guarderà verso di me!” pensò Candy, messa in allarme da quella connessione intima che aveva con lui, anche se non arrivava a riconoscerla.

Abbassò gli occhi proprio una frazione di secondo prima che il giovane aristocratico dirigesse il suo guardo blu verso di lei. La ragazza finse di essere completamente concentrata sulla lettera che stava scrivendo.

Si sentì le mani tremare mentre cercava disperatamente di sostenere la penna. Il potere dello sguardo dell'uomo su di lei non le permetteva di controllare la sua ansietà.

- Leonard - disse nervosamente – potrebbe scusarmi? Oggi non mi sento molto bene. Potremmo terminare questa lettera domani? – supplicò, e prima che il giovane potesse aprir bocca Candy era uscita dalla camerata e correva attraverso i corridoi dell’ospedale. “Cosa mi sta succedendo?” pensava, sentendosi le guance arrossire violentemente. “Voglio fuggire, e nello stesso tempo … non posso fare a meno di immaginarmi tra le sue braccia!”

Seduta sulla panchina solitaria, Candy ancora una volta richiamava alla mente il ricordo di tutte le volte in quei tre mesi in cui lui l'aveva abbracciata con la scusa della gamba ferita. La giovane rivisse le emozioni, il profumo, il calore, la certezza del suo polso alterato. Poiché si sentiva già vinta dai suoi stessi sentimenti, non oppose resistenza al flusso dei suoi ricordi che la portava inevitabilmente alla memoria segreta di quel bacio.

“Sei anni fa … Sei anni, e ancora lo sento sulla pelle, come se fosse passato solo un istante!" sospirò, mentre con la punta delle dita si sfiorava delicatamente le labbra. "Eravamo soltanto due ragazzini, allora" pensò chiudendo gli occhi, mentre la curiosità femminile ardeva dentro di lei con interrogativi inquietanti. “Mi domando … come bacerai adesso” si spinse a pensare, meravigliandosi della sua stessa audacia “E ancor di più … mi chiedo cosa proverei a vivere accanto a te, ho provato a immaginarlo tante volte … come sarà condividere con te ogni piccola gioia, ogni prova difficile, i tuoi successi e le tue sconfitte, tutte quelle piccole manie che so che tu hai? … La tua ossessione per l’ordine, la tua passione per l’equitazione, il tuo amore per la poesia, la tua abitudine di comprare migliaia di camicie bianche, di ogni stile e tessuto, e quella tua incomprensibile e incrollabile mania di prendermi in giro … Certamente lo faresti fino alla morte, ma sono sicura che mi divertirei enormemente … Come sarà aspettarti ogni sera, stare sempre con te a tavola … e nel tuo letto … Come ci si sente a risvegliarsi tra le tue braccia, Terry?” sospirò estasiata, ma subito un’ombra oscurò i suoi occhi di malachite “Ma uno di questi giorni abbandonerai l’ospedale e forse non ti rivedrò mai più … ma che cos’hai, Terry, tu che sei il solo che fa esplodere dentro di me questo calore che invade il mio corpo e mi fa piombare nella più grande confusione? Perché mi fai sentire così felice e così disperata nello stesso tempo?”
“Santo Cielo, Candy, stai diventando pazza!” si rimproverò, assaporando la dolce brezza sotto la quercia.

:heart of rose:



Tra la posta erano arrivate alcune lettere dall'America quella mattina, ma Candy decise di tenerle in tasca per leggerle con tranquillità una volta terminato il suo turno. Nel corso della mattinata gettò ripetutamente l'occhio sulla tasca, e più di un'occasione fu tentata di aprire quelle buste prima del tempo, ma tuttavia non cedette all'impazienza.
Alla fine della lunga giornata di lavoro la giovane corse verso la sua panchina favorita nel giardino interno dell’ospedale per divorare le notizie portate da quelle missive. I grandi occhi verdi brillarono di gioia mentre assaporava la dolcezza dei forti legami che la univano ai suoi amici più cari e alla sua famiglia adottiva al di là dell’oceano. Ogni riga era per la ragazza una conferma che non importava quanto lontana da casa potesse trovarsi, un pezzetto delle rive del lago Michigan sarebbe sempre rimasto presente nel suo cuore.
- Buone notizie? – chiese una voce maschile alle sue spalle, e Candy non ebbe bisogno di voltare la testa per vedere di chi si trattava.
- Si, notizie da casa – rispose sorridendo dolcemente – Vuoi sentirle? – chiese, decidendosi finalmente a guardare gli occhi verdeazzurro rivolti verso di lei.
Terry, in camicia azzurro pastello e pantaloni beige, era fermo di fonte a lei, appoggiandosi leggermente a un bastone. Candy pensò che il giovane sembrava aver recuperato quasi totalmente la salute, e non poté evitare di sentire una fitta al cuore nel ricordare che questo comportava una separazione sempre più vicina.
Il giovane sedette accanto a lei e guardò con curiosità una busta grande ornata di un elegante sigillo sul recto.
- Suppongo che quella sia di Albert – disse, sorridendo nel ricordare il vecchio amico che non vedeva da anni.
- Hai indovinato – rispose Candy sollevando il sopracciglio sinistro e confermando il sospetto di Terry.
- Che cosa dice? – chiese il giovane attore.
D'un tratto Terry guardò Candy negli occhi, e la ragazza fu sopraffatta da un senso di déjà-vu. Non aveva fatto quella stessa domanda a proposito di una lettera di Albert tanto tempo prima?
- Molte cose – cominciò a spiegare, cercando di controllare i battiti furiosi del suo cuore – Sai una cosa, Terry? Sono stata preoccupata per Albert negli ultimi due anni – disse, confidandogli un segreto che aveva tenuto per sé stessa per molto tempo. In un certo senso volgere la conversazione sul suo caro tutore la aiutava a dimenticare altri sentimenti più inquieti che si agitavano dentro di lei.
- Perché? – chiese Terry, tentando anche lui di allentare la tensione – C’è qualcosa che non va?
- Una cosa si – sospirò Candy con tristezza – Albert non è felice della sua vita!
- Non gli piace fare l'uomo ricco e potente, non è così? - suggerì Terry scuotendo la testa in segno di intesa.
- Proprio così. Sono tre anni che Albert affronta le sue responsabilità di capo famiglia, ma per lui è stato quasi un inferno. Anche se non si è mai lamentato io so che dentro di lui sente di aver tradito tutto quello in cui credeva.
- Conosco questo sentimento – mormorò Terry con voce talmente bassa che Candy poté appena sentire le sue parole – È così triste vedere come la vita distrugge i nostri sogni di gioventù ... tutte le speranze che una volta credevamo invincibili – aggiunse con una nota di dolore.
- Non parlare così, Terry – rispose subito Candy - Io credo ancora che si possa lottare per i propri sogni, anche in mezzo alla tempesta! Non importa quanto gli altri sostengano che non abbia senso continuare a lottare, dobbiamo sempre batterci per realizzare le nostre aspirazioni più care.
Il giovane la guardò, mentre un sorriso si dipingeva nel volto maschile. La ragazza manteneva sempre inalterato il potere di illuminargli la vita.
- Forse dovresti dirlo ad Albert – suggerì.
- In questo momento non ha bisogno dei miei consigli – continuò Candy raggiante – In questa lettera mi confida che presto, quando la guerra sarà finita, metterà gli affari di famiglia nelle mani di Archie e di George. Così lui potrà correre incontro ai suoi sogni in Africa, o forse in India.
- Mi fa piacere sapere questo – disse Terry con sincerità – per lo meno il nostro amico vivrà per realizzare il sogno che in passato mi ha confidato. Per essere onesto, Candy, mi rincresce un po' aver perso i contatti con Albert in tutti questi anni. Sono stato davvero ingrato con lui.
- Non è mai troppo tardi per riavvicinarsi a un amico – rispose lei sorridendo – Perché non gli scrivi?
- È una buona idea – rispose lui ricambiando il sorriso – Dove vive adesso?
- Nella residenza degli Andrew, a Chicago.
- Tu vivi con gli Andrew? – chiese curioso.
- No, Terry, vivo per conto mio, nello stesso appartamento che una volta condividevo con Albert – rispose la giovane con una punta di orgoglio nella voce.
- Come mai la tua severa e aristocratica famiglia ti permette di vivere da sola? – le domandò, in parte scherzosamente e in parte ammirando lo spirito indipendente della sua amica. Candy era un’inesauribile fonte di sorprese per lui.
- Albert mi concede tutta la libertà di condurre la mia vita come più mi piace – rispose con naturalezza e sorridendo al ricordo del suo amico più caro, nonché tutore.
- Siete arrivati a essere amici molto intimi, vero? – insinuò lui con una piccola fitta di gelosia nel suo cuore. Dentro di lui, Terry rimproverò sé stesso per aver permesso che quei sentimenti contro un caro amico come Albert si annidassero nella sua anima, anche se solo per un istante.
- Certo che si – rispose Candy, pensando a tutto il passato comune che univa la sua vita a quella di Albert – Abbiamo condiviso molte cose. È stato per me un consigliere e una spalla su cui piangere nei momenti più difficili della mia vita. È molto di più che un tutore! Credo sia il fratello maggiore che non ho mai avuto e penso che lui provi lo stesso per me – spiegò con lo sguardo rivolto verso il cielo, il cui colore le ricordava gli occhi azzurro chiaro di Albert.
- Immagino che ti mancherà quando finalmente lascerà l’America – suggerì Terry con voce nostalgica.
- Si. Ma comunque preferisco saperlo felice e soddisfatto lontano da casa che imprigionato in una vita arida facendo cose che detesta – rispose con fervore.
- Molto saggio da parte tua, anche se a dirlo è un’incorreggibile ficcanaso come te – tentò di scherzare il giovane per alleggerire il tono serio della conversazione.
- Non incominciare! – lo sgridò lei, stando al gioco.
- E dai, dimmi piuttosto: chi ti manda questa lettera con questa disgustosa busta azzurra profumata alla violetta? – chiese il giovane prendendo con due dita una lettera e coprendosi il naso con l’altra mano, come se il profumo della busta gli desse la nausea.
- Ridammela subito! – strillò lei ridendo, e con un rapido movimento recuperò la lettera dalle mani del giovane – È una lettera di Patty.
- Ah, capisco, la cicciottella con gli occhiali ha una predilezione per le violette, le stanno proprio bene, devo dire, timida com’è - scherzò Terry, divertito.
- Smettila, stupido! – ridacchiò Candy – Quante volte te lo devo dire che Patty non è cicciottella?
- Va bene, va bene … Adesso, signora cronista, potrebbe dirmi quello che la distinta e giovane damigella, sole di bellezza, le racconta nella sua lettera? – disse l’attore chinando scherzosamente il torso a mo’ di riverenza.
- Beh, ti sorprenderà sapere che … - disse Candy ignorando lo sguardo beffardo di Terry - Patty sta per sposarsi! Ha conosciuto il mio amico Tom e si sono innamorati! Non è romantico?
- Tom è quel ragazzo che è cresciuto con te e che possiede una fattoria? – chiese il giovane, stupendo Candy con la sua memoria prodigiosa.
- Esatto! È incredibile che te ne ricordi! Credo di averti parlato di Tom si e no una volta! – disse, senza nascondere la sua sorpresa.
- È stato all'ippodromo, mia cara. Quella volta che vinsi la scommessa - ricordò lui maliziosamente, e improvvisamente ebbe un'idea - A proposito! Non mi hai mai pagato quella scommessa. Per quanto mi ricordo avevi promesso che mi avresti lustrato gli stivali. In camera ne ho giusto un paio nel caso volessi ancora onorare il tuo debito – disse scoppiando in un riso irrefrenabile.
- Come se intendessi farlo! – rispose Candy con dignità, alzando il nasetto verso il cielo.
- A ogni modo, mi fa piacere sapere che Patty si è lasciata il passato alle spalle – disse lui dopo un po’, notando che Candy, che stava ancora giocando a fare l’offesa, non accennava a rivolgerli la parola se lui non lo faceva per primo.
- Anche a me – rispose Candy in tono più dolce – Se la guerra finirà presto assisterò a due matrimoni quando tornerò a casa! – aggiunse entusiasta.
- Due matrimoni? - chiese Terry curioso – Si sposa anche il damerino?
- Lo spero – disse Candy, prendendo una terza busta color lilla – Qui Annie mi racconta della laurea di Archie, vedi? Credo che lui le proporrà di sposarlo uno di questi giorni. Annie sarà la ragazza più felice della Terra! Mi pare di vederla con l’abito da sposa che ha sempre sognato! – sospirò.
- Oh, Dio! Archie è davvero un uomo fortunato! Ha una laurea, viene messo alle redini di un'immensa fortuna, cosa che credo gradirà moltissimo dato che è sempre stato un tipo borghese, e per finire si sposa con la donna che ama! - disse Terry con un'ombra di tristezza nella voce.
- Se lo merita davvero – puntualizzò Candy in uno slancio di affetto verso il suo caro cugino – Nell’adolescenza tutti e due abbiamo sofferto molto per la perdita dei parenti che amavamo di più. Perdere Stear, poi, è stato particolarmente duro per Archie. Adesso che le cose sembrano andargli finalmente bene, e che si sistemerà con Annie, non posso che essere molto felice per tutti e due.

- Suppongo che sia così – mormorò Terry con malinconia – Sai Candy? La gente mi ritiene un uomo di successo, là in America, perché ogni volta che salgo sul palcoscenico il teatro fa il pienone, e alla fine di ogni rappresentazione il pubblico loda il mio lavoro. I giornalisti mi stanno sempre dietro, le mie foto appaiono su riviste, giornali e tabloid, ho una casa confortevole in un bel quartiere alla moda … E come se non bastasse mio padre è morto l’anno scorso e, nonostante tutte le nostre divergenze, alla fine, in qualche modo, ci eravamo riconciliati e lui mi ha lasciato una parte della sua fortuna. Così adesso mi ritrovo a essere quello che la gente chiama un uomo facoltoso. Se volessi potrei smettere di lavorare per il resto della mia vita e vivere dignitosamente, ma ho comunque una brillante carriera. Alcuni direbbero che sono un uomo fortunato, e tuttavia invidio i tuoi amici Tom e Archie perché presto avranno la sola cosa che fa la felicità di un uomo ... una sposa da amare e che ti ama, e una propria famiglia – concluse in tono triste.

Candy era sorpresa di quell’improvviso scatto di sincerità da parte di Terry. La giovane fu molto dispiaciuta di apprendere della morte del duca, ma la tristezza nella voce di Terry, che denunziava la sua disillusione nei riguardi della vita, l’addolorava ancor di più. La sua mente cercò in fretta una ragione per l’infelicità del giovane e, stranamente, riuscì a trovarne una sola.
- Ti manca Susanna, non è vero?- gli chiese, guardando il ciliegio. La giovane si vergognò in segreto dell'inaspettata fitta di gelosia che aveva provato nell'interpretare la tristezza di Terry. Era difficile per lei riconoscere di essere gelosa di una morta. Per la prima volta capì come doveva essersi sentito lui riguardo ad Anthony.

Terry, da parte sua, era più che stupito della reazione di Candy. Come poteva non vedere che non era Susanna la donna del suo cuore?
- Vorrei poterti dire che mi manca … come dovrebbe mancare a un uomo la donna che si suppone amasse ... - rispose dopo un momento di silenzio - e certamente mi dispiace molto per la sua morte, Candy, ma ... .

- Ma … - lo incoraggiò a proseguire.
- Non sono quel fidanzato devastato e nostalgico che molta gente crede – confessò lui con voce roca – Io … io non mi sono mai innamorato di Susanna. Se mi fossi sposato con lei non sarei stato più felice di quanto lo sono ora. Ti posso solo dire che mi manca la sua amicizia.
Candy distolse lo sguardo che teneva fisso sul ciliegio e guardò direttamente nei grandi occhi blu di Terry, come se stesse cercando una risposta ai dubbi che le assalivano il cuore. La rivelazione che lui aveva appena fatto le aveva stravolto gli schemi che si era mentalmente costruita negli anni precedenti, a partire dalla loro separazione. All’improvviso, quello che aveva creduto bianco era diventato nero.
- Non guardarmi come se fossi un mostro, Candy! – disse Terry credendola scandalizzata per la sua confessione. – Prima mi vergognavo sempre della mia incapacità di amare Susanna. Adesso ho capito che non siamo padroni del nostro cuore, tutto qui. Non sono contento che sia morta, ma la verità è che il nostro matrimonio sarebbe stato un fallimento. So che posso sembrarti spietato, ma questa è la verità. Ti confesso che ho avuto bisogno dell’aiuto di qualcuno molto più saggio di me per vedere finalmente la mia relazione con Susanna da un punto di vista più obiettivo.
Candy, ancora ammutolita per la sorpresa, ricordò allora l’unica conversazione che aveva avuto con Susanna. Rivisse il ricordo delle cose che erano state dette e delle promesse che si erano scambiate.
“Io ho mantenuto la mia promessa” pensò “Ho versato lacrime di sangue, ma l'ho mantenuta! Mi sono fatta da parte! E tu, Susanna, avevi promesso di farlo felice ... Cos'è successo poi? ... Abbiamo forse contribuito tutte e due a rendere la sua vita infelice? Alla fine, è stato forse tutto un errore?"
- Candy! – disse Terry, riportandola di nuovo alla realtà - Mi stai ascoltando?
- Eh? Uhm, si … – balbettò confusa.
Prima che Candy potesse reagire Terry le aveva preso la mano sinistra tra le sue.
- Non stare male per Susanna, Candy – sussurrò lui – È morta in pace con sé stessa e con il resto del mondo. Io ho fatto tutto quello che era in mio potere per farla felice. Forse non ci sono riuscito in tutti gli aspetti, ma ti posso assicurare che ho fatto del mio meglio. Adesso ho la coscienza libera dal senso di colpa che provavo a causa dell'incidente. E, per quel che mi riguarda, io sto … sto bene adesso. A volte tutto è stato molto difficile, ma oggi ho delle speranze … - Terry si fermò per un istante, sentendo che era finalmente arrivato il momento di aprire il suo cuore a Candy.

- Signorina Andrew! – la chiamò una voce proveniente dal corridoio. Candy sobbalzò, rompendo tutto l’incanto del momento. – C’è bisogno di lei nella sala delle emergenze subito!
Candy balzò in piedi di scatto. Si scusò e corse immediatamente verso l’interno dell’ospedale, mentre Terry rimaneva in giardino maledicendo la sorte che gli aveva sottratto l'occasione perfetta per aprirsi con la giovane.


CRYING IN THE RAIN

Crying in the rain
I’ll never let you see
The way my broken heart
Is hurting me.
I’ve got my pride
and I know how to hide
all the sorrow and pain.
I’ll do my crying in the rain….
If I wait for a cloud in the sky,
you won’t know the rain’s
from the tears in my eyes.
You’ll never know
that I still love you so,
though the heart aches remain
I’ll do my crying in the rain
1

1

The Everly Brothers




CONTINUA




1 - Io non ti lascerò mai vedere / il modo in cui il mio cuore è spezzato / ho il mio orgoglio e io so come nascondere / tutta la mia tristezza e il dolore / mischierò il mio pianto alla pioggia / Se aspetto una nuvola nel cielo / tu non saprai che la pioggia sono le lacrime nei miei occhi / non saprai mai che ti amo ancora tanto / Anche se le angosce restano / farò del mio pianto pioggia. (www.paroly.com/it/t/the-everly-brot...ics/traduction/)


Edited by *Kiar@* - 7/8/2011, 10:07
 
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fantastico chappy!!!! Grazie Chiar@!!!! Forse nel prox chappy troverò finalmente la scena che tanto desidero leggere...Terry fatti avanti!!!! Non vedo l'ora di leggere il seguito... :)
 
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view post Posted on 8/8/2011, 18:53     +1   -1
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S T U P E N D O !!!!!!!!


M I L L E M I L L E G R A Z I E !!!!!!!!!!!!


S E I I M P A G A B I L E !!!!!!!!!!!!
 
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view post Posted on 10/8/2011, 09:49     +1   -1
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grazie kiar@ che meraviglia...attendocon ansia la sospirata dichiarazione
 
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*Kiar@*
view post Posted on 15/8/2011, 10:00     +1   -1




CAPITOLO XII - CONTINUAZIONE



Era uno di quei tranquilli pomeriggi estivi in cui il calore fa entrare i sensi in letargo, e le persone tendono a ridurre al minimo le attività cercando invece sollievo in qualunque angolo fresco possibile. Annie Brighton sedette in una delle panchine di ferro nella serra di sua madre. Indossava un vestito leggero color azzurro chiaro, con inserti di pizzo spagnolo e una cintura di raso bianco attorno al vitino di vespa. Aveva con sé il suo ricamo e un libro per passare il tempo in attesa della consueta visita del suo fidanzato. Tuttavia c’era qualcosa nell’atmosfera di quel giorno che le impediva di sentirsi a suo agio.
Dal giorno in cui Patty le aveva confidato il suo primo bacio a Tom, la giovane brunetta non cessava di interrogarsi sulla sua relazione con Archibald. Nella sua mentre riviveva il suo primo incontro con il giovane milionario, avvenuto ai tempi della sua pubertà. Lo aveva visto la prima volta a una festa in casa dei Legan. In quell’occasione Archie aveva rivolto tutte le sue attenzioni a Candy. Un paio d’anni dopo, in collegio, Archie era nuovamente interessato a Candy, ignorando completamente la ragazza dai capelli scuri. Nonostante la sua resistenza, Annie doveva ammettere che, se non fosse stato per l’intervento di Candy, Archie non sarebbe mai diventato il suo fidanzato e questa certezza, che non l'aveva mai disturbata in precedenza, ora cominciava a inquietarla.

“Cosa sarebbe successo se Candy non si fosse fatta da parte? Se poi non si fosse innamorata di Terry?" si domandava Annie con ansia. “E Archie … mi avrebbe fatto la corte se Candy non avesse fatto da cupido tra noi?”
La ragazza si lasciò sfuggire un sospiro profondo mentre si serviva del tè ghiacciato. Il liquido freddo le rinfrescò la gola, ma la sua mente era ancora tormentata da pensieri foschi.
“In tutti questi anni in cui stiamo stati uniti, Archie è sempre stato molto gentile con me” pensava, “ma a volte lo sento distante, come se dentro di lui si agitassero pensieri che non riesco ad afferrare. Molto spesso, quando siamo soli, i suoi occhi si perdono nel nulla come se stessero cercando qualcosa … o qualcuno … Una volta quei momenti erano rari e lui interrompeva sempre le sue divagazioni con un sorriso e qualche chiacchiera spiritosa. Ma ultimamente Archie è sempre più distratto, e a volte triste. Ah, Archie, cosa ti sta succedendo?”

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Archie arrivò a casa Brighton con puntualità britannica. Salutò prima la signora Brighton che stava prendendo il tè con alcune amiche, e una volta compiute queste formalità, il giovane fu accompagnato fino alla serra da una domestica, che regolarmente fungeva da chaperon negli incontri della giovane coppia. Giunti all’edificio di cristallo la cameriera prese il suo posto abituale in una panchina a una discreta distanza, mentre il giovane raggiungeva la ragazza che lo stava aspettando con impazienza.
I chiari occhi color caffè di Annie s’illuminarono d’amore nello scorgere l’elegante giovane che avanzava verso di lei a passo tranquillo. Come sempre, Archie era vestito impeccabilmente da capo a piedi. Un vestito di lino beige chiaro, con una camicia bianca perfettamente inamidata e una cravatta color ocra, costituivano il suo abbigliamento. Ma sotto quell’atteggiamento flemmatico e cavalleresco, un cuore confuso batteva freneticamente, completamente nel panico per il passo che stava per fare.
Il giovane baciò la mano della signorina che, come al solito, arrossì leggermente. Quindi entrambi sedettero sulla panchina di ferro e Annie servì il tè, chiacchierando delle banalità quotidiane. Ma l'aria era gravida di una strana tensione, una sensazione di disagio che Annie non avrebbe saputo descrivere, ma che percepiva chiaramente.

Annie – disse Archie dopo alcuni momenti di silenzio - Vorrei parlare con te di una questione molto importante che è il motivo principale per cui oggi sono qui.
Sul volto della giovane passò un’ombra oscura nell’udire il tono di voce che il fidanzato aveva usato, ma non proferì parola e si limitò ad assentire con la testa per indicargli di continuare.

- Prima di tutto – cominciò il giovane nel tono più affabile che poteva, mentre in realtà si sentiva l’assassino di un uccellino indifeso – devo dirti che penso tu sia una donna meravigliosa, ti porto un affetto e un'ammirazione grandissima …

- Ma … - chiese Annie, già presentendo l’uragano incombente sulla sua vita.

- Io … io negli ultimi tempi sto guardando dentro il mio cuore … - disse Archie titubante – e per delle ragioni che non so spiegarmi – mentì – l’idea di un matrimonio tra noi non mi sembra la cosa migliore … La mia mente è confusa, tormentata … e … e non credo di poterti offrire i miei voti d’amore eterno con tutti questi dubbi nell’anima.
Annie rimase muta con un'espressione d’incredibile serenità dipinta nei bellissimi lineamenti. Ma i suoi occhi tradivano il groviglio di emozioni che esplodevano dentro di lei.

- Mi stai dicendo che vuoi rompere il fidanzamento? - mormorò con il cuore appeso a un filo. Nonostante avesse intuito i dubbi di Archie riguardo alla loro relazione, non poteva credere che il giovane stesse formulando l’ipotesi di una rottura.

- Non esattamente, Annie – rispose Archie pieno di vergogna – È solo che … ti chiedo un po’ di tempo per riflettere … prima di prendere una decisione così importante come quella di sposarci.
La giovane sentì il suo cuore frantumarsi in mille pezzi. Il dolore era così acuto e profondo che, per una ragione incomprensibile, le lacrime non le accorrevano agli occhi. Improvvisamente sembrava che i pezzi di un puzzle trovassero il loro posto preciso, e lei poteva vedere l’immagine completa, un’immagine che in sei anni si era rifiutata di guardare. Annie sentì che la disperazione si stava impadronendo di lei.
- Cos’è che ti fa dubitare, Archie? – chiese con un fil di voce - Voglio dire ... C'è qualcosa di me che non ti piace? ... Per piacere, dimmi se è così ... io ti prometto che mi darò da fare per cambiare ... - lo supplicò in un lamento straziante.

- No, Annie – rispose Archie sentendosi un verme – Non è così, cara … è qualcosa che devo affrontare da solo … Non sarebbe giusto per te che ti sposassi adesso, con tutta questa confusione nel mio cuore … Per favore, cerca di capire che ho bisogno di tempo per pensare.

- Pensare a cosa? – chiese Annie con voce rotta dai singhiozzi, ma con gli occhi ancora asciutti – Questo genere di cose di solito si sentono, non si pensano, no? – domandò alzandosi dalla panchina, senza riuscire più a guardare il giovane in faccia.
- Forse è proprio questo il problema, Annie – si decise a dire Archie – Io non mi sento come dovrei sentirmi.
Questa fu la stoccata più dolorosa nel cuore di Annie. Le sue speranze crollarono definitivamente e nello stesso tempo fu travolta da una collera bruciante. Come osava Archie parlarle così dopo tutto quel tempo? Perché aveva aspettato tanto per dirle la verità? Se tra loro tutto era stato menzogna … perché sostenerla fino all’ultimo momento?
- Vuoi dire che dopo esser stati fidanzati per sei anni – chiese in tono di rimprovero, senza guardarlo negli occhi – quando tutti stanno aspettando di ricevere l’annuncio formale delle nostre nozze, quando tutti i nostri amici e conoscenti a Chicago sanno che sono la tua fidanzata, quando mia madre e io abbiamo già cominciato a ricamare il mio corredo ... proprio adesso ti rendi conto che i tuoi sentimenti verso di me non sono sufficientemente forti da volermi sposare, Archie? Credi che sia giusto quello che mi stai facendo? - chiese con il tono gentile che le era abituale, ma con un accento di risentimento e durezza nella voce.

Il giovane ammutolì, senza poter rispondere alle accuse. Sapeva che la ragazza aveva tutto il diritto di chiedere una spiegazione più seria, ma non trovava il modo di confessarle che il suo amore per un’altra donna era molto più grande e travolgente di quello per la sua fidanzata.
- Perché non mi dici semplicemente che non mi ami più? – disse Annie senza tergiversare, lasciandosi sfuggire un singhiozzo soffocato – Perché non dici che non mi hai mai amata?

- Annie, non è così, mia cara! – cercò di spiegare, ma poiché i suoi sentimenti non erano chiari a lui per primo, non poté continuare.

- Non dire niente, Archie. Suppongo che tu abbia delle spiegazioni da dare ai miei genitori, ma per quel che mi riguarda, io non ti voglio più vedere. Per favore, vattene!
Il giovane abbassò la bionda testa vergognandosi come un ladro e senza poter dire altro, poi si alzò e si allontanò. Rimasta sola, quando non udì più il rumore dei suoi passi, Annie cadde in ginocchio mentre, con mani che tremavano convulsamente, afferrava un cuscino di velluto sopra la panchina. La domestica si avvicinò immediatamente alla giovane dama per aiutarla, ma la ragazza rifiutò ogni conforto. Finalmente i suoi occhi lasciarono sgorgare le lacrime trattenute.

In tutta la serra risuonò il pianto della giovane bruna, che in preda alla disperazione invocava un nome.
Ah, Candy, Candy! – gridò con dolore lancinante – Ho bisogno di vederti, Candy! Ti voglio qui! – Ma solo il silenzio rispose a quel richiamo. Per la prima volta in vita sua, Annie Brighton doveva affrontare una prova da sola.

:heart of rose:



La giovane mise le forbici, un vassoio, una brocca d’acqua, un pettine e un rasoio sul carrello. Il responsabile l’aveva sgridata perché uno dei suoi pazienti non aveva il corto taglio militare previsto dal regolamento. Pertanto era ben determinata a piegare la testardaggine di quel tipo che si rifiutava di farsi tagliare i capelli. Era un compito che tutte le infermiere dell’ospedale svolgevano regolarmente con i loro pazienti.

Camminò lentamente nel corridoio spingendo il carrello, cercando nel contempo di aggiustarsi la cuffia per sistemare i biondi ricci che sfuggivano dall'impeccabile pettinatura. Sapeva che quello che stava per fare non sarebbe stato per niente facile, ma non era disposta a rischiare la sua reputazione professionale a causa di un tizio irragionevolmente ostinato.
La ragazza si avvicinò al letto cercando di riunire tutte le sue forze per restare seria. Lui era lì, tranquillamente seduto sul letto, mentre scriveva qualcosa con rapidi e sicuri movimenti del polso destro. Era completamente vestito, e pareva talmente in forma che Candy non poté non ricordare che Yves Bonnot le aveva detto che il paziente avrebbe presto lasciato l’ospedale. Effettivamente si era quasi del tutto rimesso, il dottore l’aveva anche scritto nel rapporto medico. Entro qualche settimana, forse prima, il giovane avrebbe ricevuto l’ordine di tornare al Fronte.

La ragazza fece scorrere le cortine che separavano il letto dagli altri, e il rumore fece alzare gli occhi dell’uomo dalle sue carte. Guardò la giovane di fronte a lui e, mossi da un istinto naturale, i suoi occhi brillarono di piacere.
- Buongiorno! – salutò con un sorriso.

- Buongiorno - rispose l’infermiera nel tono più serio possibile – Vengo a parlarti di una certa questione, una cosa dovresti aver fatto da tempo.

- Davvero? – rispose lui divertito dall’espressione severa della ragazza, talmente inconsueta su un viso che era abituato a vedere allegro e ottimista.

- È una cosa seria, Terry – disse la bionda, rendendosi conto che ancora una volta il giovane era in vena di scherzi – Devi lasciare che ti tagli i capelli. Ma guardati, ti arrivano al collo! Non sembrerebbe neanche che tu sia nell’esercito.

- No che non lo sono, Candy – rispose lui ridacchiando – Sono in ospedale e non vedo la necessità di tagliarmi i capelli in continuazione. Lascia tutto lì, mi arrangerò dopo – concluse, tornando a occuparsi della cartella che teneva tra le gambe.

Candy incrociò le braccia sul petto seccata, ma non intendeva darsi facilmente per vinta.
- Terence! – lo richiamò, sapendo che chiamandolo con quel nome lui avrebbe capito che non era disposta a giocare – Non sto scherzando! Ho detto che ti taglierò i capelli e lo farò! – dichiarò afferrando forbici e pettine.
Terry osservò la giovane leggendo una ferrea determinazione nei suoi occhi, quindi le rispose con un'occhiata di sfida.

No, non lo farai – rispose balzando in piedi.
Si mise di fronte a lei in tutta la sua altezza. Candy guardò quell'uomo alto e di forte costituzione e capì che non sarebbe stato affatto facile forzarlo a fare qualcosa che non voleva, soprattutto perché era due o tre volte più forte di lei. Pensò che forse sarebbe stata una buona idea cambiare tattica.

- Terry, per favore – lo pregò in tono più dolce – devo davvero farlo.

- Ah! Mi sembra di notare un piccolo cambio nel tuo atteggiamento irritante, ragazza – rispose lui in tono di scherno.

- Non sono io qui a essere irritante – rispose Candy, cominciando a perdere la pazienza.

- Si che sei tu! – rispose il giovane che si stava divertendo un mondo – Allora, che ne dici di metter giù quell’arma pericolosa, che potresti farti male? - disse, e immediatamente afferrò le forbici dalle mani della ragazza con un rapido movimento.
Quando Candy si rese conto che il giovane era riuscito a toglierle le forbici con tanta facilità, maledì sé stessa per non aver tenuto abbastanza conto delle reazioni sempre imprevedibili di Terry.
- Ridammi subito quelle forbici! – gli ordinò.

- Vieni a prenderle tu stessa – la sfidò, alzando il braccio per renderle le forbici irraggiungibili.

- Sei impossibile! – gridò, ma senza riuscire a trattenere un sorrisetto che in qualche modo incoraggiò Terry a continuare nel suo gioco.
Il giovane si bilanciava avanti e indietro per evitare i disperati tentativi di Candy per recuperare le forbici. A vederli sembravano esser tornati gli adolescenti che giocavano nel bosco, inseguendosi tra sorrisi e allegre risate. A un certo punto Candy fece un movimento inaspettato. Fece un salto per raggiungere le forbici scivolando sbadatamente, e prima che l'uno o l'altra potessero fare qualcosa per evitare l'incidente, cadde sopra di lui con tutto il suo peso.
Il giovane barcollò all’indietro ma, nell'intento di evitare un disastro ancora maggiore, cadde sopra il letto che stava alle sue spalle. Riuscì ad ammortizzare la caduta sostenendosi il torso con il gomito sinistro. E fu così che si trovò con Candy tra le braccia, completamente riversa su di lui. Gli si può fare una colpa di ciò che seguì?

Terry guardò gli occhi della ragazza, consapevole della sua confusione. Era adorabilmente seduttiva in quella posa, stordita e nervosa tra le sue braccia. La tentazione di abbracciarla più forte e di baciare quelle labbra che inconsciamente si stavano offrendo nella loro dolcezza voluttuosa, era quasi insopportabile. Doveva fare qualcosa per controllarsi, altrimenti non avrebbe potuto rispondere delle sue azioni. E naturalmente non aveva la minima idea di cosa si agitasse nel cuore di Candy.

E lei era lì. Perduta nel profumo della sua pelle, circondata da quelle braccia che le trasmettevano un senso di completezza. Nel mezzo del suo imbarazzo capiva che non esisteva altro luogo dove potesse sentire la sua femminilità fiorire così pienamente, come poteva succedere solo tra quelle braccia e in quel momento. Ma cosa può fare una ragazza in una situazione così, sentendosi terribilmente spaventata e confusa?
- Per San Giorgio! – riuscì finalmente a dire Terry, cercando disperatamente una via d'uscita da quella situazione sconcertante – I servizi di quest’ospedale sono migliorati notevolmente in pochi mesi! Prima mandano la Strega Malvagia a spaventarmi a morte, e adesso mi ritrovo Riccioli D’Oro tra le braccia!
- Sei un cafone! – esclamò Candy spingendolo via e alzandosi subito in piedi – Non capisco come hai fatto a passare tanto tempo alla Royal St.Paul School e non aver mai imparato l'educazione.
Terry si alzò anche lui con un'espressione furiosa negli occhi. Per Terence Granchester il rifiuto era sempre stato qualcosa di molto difficile da tollerare.
- Andiamo, Candy! Perché devi essere sempre così permalosa? Migliaia di ragazze si ammazzerebbero per essere al posto tuo! Se volessi approfittarne, dovrei solo schioccare le dita e avrei qualunque donna desiderassi – si vantò sfacciatamente.

Fu la fine di tutto. Se Candy aveva un difetto, era l'eccessivo senso della sua dignità. L’espressione sardonica sul viso dell’uomo non fece che peggiorare le cose e presto il carattere impulsivo della ragazza prese il sopravvento.

- Bene, Mister Modestia, continui pure e cominci subito a schioccare le dita, perché ne avrà bisogno! – gridò adirata, prendendogli le forbici dalle mani.
Candy spinse via il suo carrello verso il corridoio sentendo tutti gli occhi curiosi della camerata fissi su di lei. Gli altri pazienti non avevano potuto assistere alla scena, perché lei aveva preventivamente tirato le cortine, ma avevano sicuramente sentito qualcosa del litigio e si stavano probabilmente domandando cosa potesse aver mai fatto Granchester alla giovane infermiera per farla reagire con tale violenza. Come se per Candy non fosse già stato abbastanza l’umorismo nero di Terry, adesso doveva anche sopportare l'ardente rossore sul suo viso che la faceva sembrare un papavero in piena fioritura estiva.

:rosy heart:



Yves Bonnot era abbattuto. Le cose non stavano andando molto bene. Candy era stata evasiva come mai prima d’allora, in compenso l’aveva vista varie volte parlare con il “maudit ricain” con molta familiarità. Ma il peggio era successo qualche giorno prima. Il giovane medico aveva raccolto tutto il suo coraggio per invitare l'infermiera a un ballo di gala che si sarebbe tenuto di lì a poco. Il maggiore Vouillard era stato promosso al grado di colonnello e per festeggiare l'evento stava offrendo una cena con ballo a tutti gli ufficiali , colleghi e amici. L’occasione era molto importante perché Vouillard apparteneva a una famiglia di un certo prestigio, e sicuramente tutta l’alta società di Parigi sarebbe stata presente alla serata.
Disgraziatamente Candy aveva declinato l’invito con il maggior tatto possibile, ma con ferma decisione. Yves era convinto che questo significasse il fallimento di tutti i suoi sforzi. Avrebbe desiderato che Marius Duvall fosse ancora vivo perché lo consigliasse sul da farsi, ma il bravo dottore se n’era andato per sempre, e il giovane doveva affrontare quella situazione da solo.
Come se il suo umore sotto i tacchi non fosse stato sufficiente, il medico aveva ricevuto quella mattina una notificazione che gli destava un’immensa preoccupazione. Il tempo che gli restava per conquistare la sua dama si era ridotto drasticamente.
Yves emise un sospiro sconsolato mentre camminava nel corridoio. Era immerso nelle più tristi divagazioni, a metà strada tra il mondo reale e il suo tetro universo interiore. Fu allora che s’imbatté nella giovane bionda dal viso infuocato e dallo sguardo furioso.
- Buongiorno Yves – pronunciò con uno strano tono che lui non seppe interpretare.
- Buongiorno Candy – rispose, aspettandosi che la giovane proseguisse il suo cammino senza aggiungere alcun commento, come negli ultimi giorni era solita fare.
Ed era sul punto di farlo anche quella volta, se una strana idea non le fosse venuta in mente facendola tornare sui suoi passi.
- A proposito, Yves – disse Candy con un’inflessione di rabbia nella voce – ho ripensato al tuo invito e ho deciso di accettare. Passa a prendermi alle nove. Sarò pronta - aggiunse seccamente, lasciandosi il giovane alle spalle prima che lui potesse dire alcunché.
- Bene! – fu tutto quello che Yves riuscì a rispondere prima che l’infermiera si allontanasse per il corridoio.
Yves rimase immobile per un po’, senza raccapezzarsi bene di quello che era appena successo. Era evidente che la ragazza era stranamente nervosa e irritata, ma allora ... Perché aveva accettato l'invito che prima aveva rifiutato con tanta decisione?
- “Donne” pensò “non le capirò mai. Ma non fa niente. Ha detto che uscirà con me e stavolta giocherò le mie ultime carte”.

:heart of rose:



Era una di quelle rare occasioni in cui i turni di Candy, Julienne e Flanny coincidevano, quindi le tre ragazze si ritrovarono a prendersi un po’ di riposo nello stesso momento. Poterono così condividere una chiacchierata al femminile nell’intimità della stanza di Flanny e Candy, parlando di mille argomenti, futili o profondi che fossero, tipo: Nancy stava forse uscendo con un uomo? Sarebbe mai riuscito il paziente del letto 234 a superare la sua depressione? Non sarebbe stata una bella idea procurarsi uno di quei nuovi cappelli con la piuma azzurra che sembravano andar tanto di moda quell’anno? Forse Gerard aveva scritto a Julienne? Era il caso che Flanny cambiasse pettinatura?

Le infermiere discutevano vivacemente, o almeno era quello che due di loro stavano facendo, perché la giovane bionda stava partecipando alla conversazione senza molto entusiasmo. Aveva ancora in mente il battibecco con Terence di quella mattina.
“È uno stupido sbruffone! Avrebbe meritato una sberla dopo quel commento così volgare! Però ... forse ... sono stata troppo dura con lui ... o no?" pensava con mestizia. "Sono stata io a cadere sopra di lui! Che imbarazzo!” ricordò arrossendo leggermente “E devo ammettere che lui non ha cercato di fare niente mentre eravamo lì sul letto … Se solo non avesse aperto quella boccaccia, io mi sarei scusata e mi sarei alzata immediatamente, e a quest’ora avremmo già dimenticato l’incidente … ma ne sei sicura?” chiese la sua voce interiore, “Ti saresti davvero scordata di averlo avuto così vicino? Il suo profumo così dolce alle tue narici? …" Per un attimo si fermò a odiare sé stessa per essere così perduta nel suo amore per Terence. "Come se davvero m’importasse!” rispose con animo difensivo alla sua voce interiore. “Non m’importa nulla di tutte quelle ragazze che dice di poter avere … che sicuramente ha, in America …”
- Candy! Mi stai ascoltando? – chiese Julienne per l'ennesima volta.
- Si? - rispose Candy distratta.
- Stavamo parlando del ballo di gala offerto dal colonnello Vouillard – rispose Flanny con apparente disinteresse. - Julienne diceva che le piacerebbe andare ...
- Il ballo di gala!!! – gridò Candy coprendosi le guance con entrambe le mani, come se avesse visto un fantasma – Santo Cielo! Che cosa ho fatto??
Solo in quel momento Candy prendeva coscienza delle conseguenze delle sue azioni. Era talmente nervosa a causa dell'incidente con Terry che ancora non si era resa conto di aver accettato l’invito di Yves nel momento culminante della sua rabbia. Che cosa aveva in mente quando gli aveva detto che sarebbe andata al ballo con lui? Anni dopo, più matura e con maggiore esperienza, sarebbe arrivata a riconoscere che in quel momento i suoi demoni interni erano finalmente affiorati alla superficie del suo cuore, facendola agire assecondando un istinto di vendetta non premeditata. Ma la sua mente le aveva giocato un brutto tiro, facendole dimenticare quello che era successo nel resto della giornata, finché la conversazione con le sue amiche non l’aveva costretta ad affrontare la realtà.
- Qualcosa non va, Candy? – chiese Julienne preoccupata – sei improvvisamente impallidita. E cosa stavi dicendo a proposito del ballo?
- Ah, va tutto male! – rispose Candy agitata – Ho fatto la cosa più stupida che potessi fare. Come farò adesso?

- Se ci spieghi cosa è successo forse ti potremo aiutare, non ti pare, Candy? – disse Flanny con il suo usuale tono pacato.

- Mi vergogno di me stessa! – riuscì solo a dire Candy scuotendo vivacemente la testa.

- Calmati ragazza! – la consigliò Julienne dandole un colpetto sulla spalla - e raccontaci quello che è successo.

Candy alzò la testa per rivolgere il suo sguardo verde prima a Julienne, poi a Flanny.

- Ragazze, penserete che sono un mostro – cominciò.
- Andiamo, Candy, nessuno qui penserà che sei un mostro – rispose Flanny, cominciando a perdere la pazienza – Parla, dicci cosa è successo.
- Beh, io … ho bisticciato con Terry stamattina – disse la bionda con uno sguardo triste.
- Quindi niente di nuovo – ridacchiò Julienne, ma vedendo che Candy era davvero in ansia, si sforzò di trattenere la sua ilarità – E qual è stato il problema stavolta, posso chiedertelo?
- Non mi va di parlare di questo adesso, ma è stato proprio a causa di quel litigio che poi ho fatto qualcosa che non avrei dovuto fare – spiegò Candy abbassando gli occhi.
- Dai, Candy, non drammatizzare e dicci esattamente cos’hai fatto – insistette Flanny.

- Io … io ero talmente furiosa con Terry che … quando … - la bionda esitò mentre si sfregava le mani l’una contro l’altra – quando ho visto Yves nel corridoio, subito dopo … non so cosa mi ha preso … io … ho detto a Yves che sarei andata al ballo del colonnello Vouillard con lui – concluse la giovane.

Le due donne guardarono Candy con volti stupefatti. Stentavano a credere a quello che avevano appena ascoltato. Julienne sollevò un sopracciglio mentre una strana luce brillò sul viso di Flanny, mettendo per un secondo Candy in confusione.
- Ma tu avevi già detto a Yves che non saresti andata alla festa con lui, non è così? – chiese Julienne con tono dolce ma fermo – Perché hai fatto questo, bimba mia? – indagò, mentre circondava con un braccio le spalle di Candy.
- Ah, Julie! – pianse la bionda – Non lo so perché … Io ero … così arrabbiata con Terry … e ho sentito … tante cose diverse qui dentro – disse toccandosi il petto – Non ho idea di cosa mi è preso!

La donna più anziana abbracciò Candy sussurrandole parole dolci per calmarla, come se fosse stata una bambina piccola.
- Forse tu, inconsciamente, pensi ancora che potrebbe essere una buona idea dare un'altra possibilità a Yves – suggerì Flanny in tono inespressivo, guardando distrattamente attraverso la finestra – E forse questa è la cosa migliore che potrebbe succedere. Quel Granchester è un attaccabrighe – mormorò con voce quasi impercettibile, mentre un’espressione triste le appariva sul volto abbronzato.
- No, non è così – rispose Candy liberandosi del braccio di Julienne – Sono più convinta che mai che una mia relazione con Yves non funzionerebbe mai.
- Allora stai usando Yves per far ingelosire Terence – suggerì Flanny in tono accusatorio, guardando l’amica direttamente negli occhi.
- No! Non è mai stata questa la mia intenzione … - si affrettò a spiegare la bionda - Non so perché ho detto così a Yves, forse io ... io ... - Candy rimase senza parole, incapace di trovare una spiegazione plausibile al suo comportamento.
- Andiamo, Candy! – disse Julienne cercando di consolare l’amica – Non cercare spiegazioni per i misteri del cuore. Lo hai fatto, ma ora sei pentita. Non è così?

- Oh, si! – assentì Candy – Sarà meglio che annulli quest’appuntamento.
- No, non farlo, ragazza – rispose Julienne in tono autoritario – Se conosco bene Yves a quest’ora avrà già confermato la tua presenza al ballo. Annullare adesso sarebbe molto imbarazzante per lui. Non sta bene fare queste cose in un’occasione così formale.
- Hai ragione, Julie – convenne Candy delusa.
- Ma adesso approfitterai della situazione, Candy? – aggiunse Julienne con un sorrisetto.
- Approfittarne?
- Ma certo! Sfrutta quest’occasione per parlare a Yves con il cuore in mano, e chiarisci le cose tra voi. Tu sei sicura di non essere interessata a un altro uomo che non sia quell'americano cocciuto, non è vero? - continuò la donna.
- Vorrei tanto dirti che non è così, ma … non posso negarlo. Sei nel giusto, Julie.
- E pensi che proveresti lo stesso anche se il signor Granchester non provasse lo stesso interesse per te, vero?
- Hai ancora ragione – rispose Candy sentendosi cadere sulle spalle tutto il peso del mondo.
- Allora è il momento di dire a Yves, una volta per tutte, che non ha alcuna speranza. Soffrirà molto, ma temo che non ci sia altra scelta. Prima si chiariranno le cose tra voi, meglio sarà, non credi anche tu, Flanny? – chiese Julienne all’altra bruna che era rimasta in silenzio per un po’.
- Credo che sia la cosa più corretta da fare, in questo caso - balbettò Flanny.

- Hai ragione, Julie – accettò Candy abbassando la testa – Non so come troverò il coraggio di spezzare il cuore a Yves, ma non ho alternative. D’altro canto, voi due dovete promettermi una cosa.

- Che cosa? – chiesero le due giovani all’unisono.

- Che Terry non sappia mai che esco con Yves.

- Perché no? – chiese Julienne confusa.
- Non voglio usare Yves in nessun modo. Non era mia intenzione. Per favore, promettimi che non lo saprà – la pregò la giovane con la sua voce più persuasiva.

- Le mie labbra sono suggellate – rispose Flanny, incrociando le dita sulle labbra.

- Julie? – insistette Candy con la donna ancora reticente.

- Va bene, va bene! Non dirò niente a quell’uomo senza cuore! Parola d’onore!

- Ah, ragazze, non so cosa farei senza di voi! – disse Candy commossa, abbracciando forte le amiche.

:rosy heart:



La bellezza è un’arma, una moneta internazionale, una trappola pericolosa, un potente veleno che spesso acceca la ragione di uomini e donne. Tuttavia la consideriamo un dono e la ricerchiamo, perché è anche la più raffinata delle creazioni della mente umana. Dopotutto la bellezza è dovunque la vogliamo vedere. A volte la possiamo trovare nella quiete di una notte, nelle ali nervose di una farfalla, o nel dolce respiro di un neonato che dorme. Nonostante ciò esiste un ideale collettivo di bellezza, che cambia con il tempo e con la cultura. Quella notte Candy era, senza ombra di dubbio, un perfetto esempio dell’ideale occidentale di bellezza … anche se lei non se ne rendeva conto, sempre preoccupata com’era delle sue lentiggini sul naso, quelle macchiette rosee che conferivano al suo viso una particolare nota di fascino. Ma Candy non aveva la minima idea del potere che possedeva, e tantomeno avrebbe saputo come utilizzarlo.
Il trucco era quasi una novità in quei tempi, era riservato alle attrici e alle donne di facili costumi. In effetti quella moda si diffuse solo dopo la guerra. Sicché Candy, quella sera, usò soltanto la solita cipria e il suo profumo all’aroma di rosa. Ma la giovane era comunque una di quelle rare bellezze nate per essere esibite “al naturale”. Il bianco dell'incarnato delle sue guance di porcellana, ingentilito da un rossore naturale, e il delicato color rosa delle labbra provocanti, non avevano bisogno di alcun artificio per sedurre, e lo stesso poteva dirsi per i profondi occhi verdi che univano lo splendore degli smeraldi alle ombre della malachite.
Candy non sapeva quale vestito sarebbe stato più appropriato per il ballo, ma per le sue amiche non c’era alcun dubbio.
Il vestito verde che hai ricevuto come regalo di compleanno, è ovvio – era stato l’immediato suggerimento di Julienne, e Flanny era stata subito d’accordo, nonostante la sua indifferenza verso la moda e gli altri interessi femminili.
Così Candy, quella sera, provò il vestito che era rimasto relegato in un angolo dell’armadio fin dal momento in cui l’aveva ricevuto la primavera precedente. Con grande orrore scoprì che la scollatura era davvero profonda e in più le spalle rimanevano scoperte. Candy si guardò allo specchio e la sua immagine la fece arrossire. All’età di vent’anni il suo corpo era completamente sbocciato e quel vestito, sotto la seta verde e i pizzi neri, non lasciva gli attributi della giovane all’immaginazione.

- Non posso mettere questo! – disse quasi gridando.

- Certo che puoi! – rispose Julienne mentre sistemava i capelli di Candy.

- Ma …

- Smettila di essere così ridicolmente timida, il vestito è semplicemente magnifico, è un sogno … e non muoverti – la rimproverò la bruna – Sai, credo che dovremmo lasciarti i capelli sciolti. Sono così belli che meritano di esser visti in tutto il loro splendore ... Metterei solo un nastro e delle forcine qui, che te ne pare, Flanny?
- Ah, Julie! Sarà bellissima in qualunque modo! – commentò l’altra brunetta che era occupata a stirarsi l’uniforme.
- Dite così perché siete mie amiche, ma dovreste vedere la mia amica Annie, lei si che è una vera bellezza – disse Candy sorridendo.
- Non discuto con una cieca – rispose Flanny, mostrando la lingua.
Alle nove di sera Candy era pronta. Julienne le aveva prestato una collana girocollo di perle coltivate, con un ciondolo di ossidiana e degli orecchini che facevano pendant, gli unici gioielli di valore che aveva. Un ventaglio di merletto di Bruxelles, contributo di Flanny per l'occasione, scarpette di raso e lunghi guanti bianchi completavano la mise. I lunghi capelli le ricadevano in ricci capricciosi sulle spalle e sulla schiena, brillando come fiamme dorate sotto la luce artificiale della stanza.

Dei colpetti alla porta fecero capire alle tre donne che il momento era arrivato. Ancora titubante Candy guardò le amiche che le lanciarono un’occhiata d’incoraggiamento. Quindi la bionda respirò a fondo e, sollevando con la mano la gonna di seta, si avvicinò alla porta.
- Buonasera Yves – salutò Candy aprendo al giovane.
Il medico rimase per un po’ ammutolito, meravigliato di come un angelo si poteva trasformare in una dea. Fece uno sforzo immenso per focalizzare gli occhi e la mente sul nulla, in modo che il fascino di Candy non turbasse la sua ragione.
- Buonasera Candy – riuscì a dire dopo alcuni momenti di lotta interiore per controllarsi – Mon Dieu, sei incredibilmente bella questa sera! – commentò, senza poter nascondere la sua ammirazione.

- Grazie Yves, anche tu ti presenti benissimo questa sera – gli rispose contraccambiando il complimento con sincerità. - Andiamo? - suggerì, cercando di sciogliere la tensione.

- Certo, buonanotte ragazze – disse Yves offrendo il braccio a Candy che timidamente lo accettò abbassando lo sguardo.

- È davvero una bellezza che non appartiene a questo mondo – commentò Flanny una volta che la coppia fu uscita lasciando le due brune sole nella stanza – Ed è sempre così affettuosa e gentile. Tutti le vogliono bene, dovunque vada … Non potrei mai competere con lei – concluse con una nota di tristezza.

- Ma chère Flanny – esclamò Julienne abbracciando l’amica, conoscendo il terribile dolore in fondo al cuore della giovane.
Nel frattempo un giovane molto fiero camminava al fianco di un'elegante dama lungo i corridoi dell'ospedale, dirigendosi verso l'ingresso principale. Le corsie apparivano vuote e Candy pregava in cuor suo di non incontrare nessuno di sua conoscenza durante il percorso. Ma quella volta le sue preghiere non furono ascoltate. Svoltando l’ultimo angolo, una figura ben nota a entrambi si parò davanti a loro.
- Buonasera, signora Kenwood – Yves salutò con un cenno del capo un’anziana signora in uniforme da infermiera.

- Buonasera dottor Bonnot, Candy! Siete tutti e due meravigliosi questa sera! … Dove state andando? – chiese la signora Kenwood sorridendo curiosa.

- Al ballo di gala del colonnello Vouillard, signora, e la signorina Andrew mi concede l’onore di accompagnarmi – rispose Yves orgogliosamente, mentre Candy si sentiva come se il pavimento sotto i suoi piedi si aprisse per inghiottirla.

- Bene, bene … divertitevi tanto, miei giovani amici, e ballate tutta la notte! – augurò loro di cuore l’anziana continuando per la sua strada, agitando la mano in un gesto amichevole.

Candy proseguì il cammino al fianco di Yves, ma nella sua mente i pensieri cominciarono a susseguirsi freneticamente. Laura Kenwood era l’infermiera più anziana dell’ospedale. Era una dolce e amabile vedova irlandese dal cuore grande, ma con un solo difetto, quello di parlare troppo e di non avere la minima idea di cosa fosse il tatto … ma il peggio era che la signora Kenwood era anche l’infermiera di Terry nel turno di notte. Si, la signora Kenwood era “Mamma Oca”. Candy cominciò a tremare come un’adolescente che teme di essere scoperta dal padre in un appuntamento proibito.

- Va tutto bene, Candy? – chiese Yves aprendo la portiera per far salire la giovane in auto - Sei diventata pallida!
- Io … sto bene … Dev’essere il caldo … Fa molto caldo stanotte, vero? – farfugliò la ragazza.
- Eh, si! Parigi in agosto è sempre così – confermò il giovane sorridendo dolcemente.

:heart of rose:



Era una notte quieta, calda e stellata. Si poteva sentire il canto di un usignolo in lontananza, mentre la luna piena illuminava il padiglione con i suoi raggi argentati. Per qualche ragione che non riusciva a comprendere, Terence Granchester era agitato. Da qualunque parte si rivoltasse nel letto non riusciva a conciliare il sonno. Si tolse la camicia da notte e anche il bendaggio che copriva la sua ferita alle costole. Lesse per un po’, camminò in tondo attorno al letto, guardò fuori dalla finestra e giunse anche, per la prima volta dopo anni, ad avere voglia di fumare. Come reazione tolse dalla sacca la sua vecchia compagna metallica e cominciò a suonare una canzone. Ma niente sembrava funzionare quella notte.

- Ma che cos’ha fatto, signor Granchester? – chiese una grave voce femminile alle sue spalle – Si è tolto le bende … Deve essere pazzo! – lo rimproverò l’anziana in uniforme bianca.
Il giovane girò la testa verso la donna e le rivolse un sorriso di scuse.

- Signora Kenwood – rispose – la ferita è già cicatrizzata, non ha senso tenere ancora il bendaggio. E poi, fa così caldo questa notte.

- Assolutamente no, giovanotto – l’ammonì l’anziana – Anche se la ferita sembra cicatrizzata da fuori, dentro i tessuti possono essere ancora deboli. Deve tenere le bende finché il dottore non la autorizza a toglierle. Perciò, faccia il bravo, e lasci che le rifaccia il bendaggio – disse Laura Kenwood con un sorriso, nel suo tono cordiale.

Terry guardò la donna un po’ seccato per la sua insistenza, ma non se la prese e obbedì.

- È una bella notte, non è vero? – commentò l’infermiera cercando un argomento di conversazione mentre metteva le bende al giovane – Vedo che stanotte non riesce a dormire.

- In effetti no – ammise Terry, intravedendo in un po’ di conversazione una buona alternativa per dimenticare l’inquietudine irrazionale di quella notte.

- Ah, questa guerra è assolutamente stupida! – continuò la Kenwood – Uomini giovani e belli come lei dovrebbero andarsi a divertire, corteggiare le ragazze, godersi la vita, e non andare al Fronte ad ammazzarsi tra di loro, o stare qui a camminare in tondo come leoni in gabbia – sentenziò, soffocando una risata.

- Ha ragione, signora Kenwood – convenne Terry, guardandola con simpatia.

- Si è giovani una volta sola, ragazzo mio – commentò la donna con un profondo sospiro – mi preoccupa molto vedere come si sfruttino uomini della sua generazione in questo conflitto. Però, almeno, questa notte mi sono tirata su di morale. Sa perché, figliolo?

- Posso saperlo? - chiese Terry, cercando di continuare la conversazione.

- Bene, ho visto che almeno un giovane avrebbe trascorso una bella serata, com’è giusto che sia. Vede, mentre venivo fin qui ho incontrato il dottor Bonnot in corridoio. Era vestito in modo formale, veramente impeccabile nella sua uniforme di gala, e andava al ballo del colonnello Vouillard. Per forza era così raggiante, con la giovane che aveva al braccio – sorrise la donna con occhi sognanti – E mi lasci dire che Candy era davvero una visione di bellezza, stanotte … Uhm, credo che il bendaggio sia a posto – continuò in un borbottio – Ecco qui, non se lo tolga più, per favore, e cerchi di dormire, figliolo - terminò in una confusione di parole che Terry poté appena decifrare.

Il giovane aristocratico, che era rimasto sotto shock per alcuni secondi, finalmente riuscì a organizzare i suoi pensieri e, cercando di usare il tono controllato che sapeva fingere bene quando era in scena, prima che l’anziana donna lo lasciasse per tornare al suo lavoro, le chiese:
- Signora Kenwood, lei ha detto che Candy era bellissima stanotte, mentre andava alla festa con Yves Bonnot? Ha detto questo?

- Ma certamente! Avrebbe dovuto vederla, figliolo! Era spettacolare! – rispose la donna candidamente.


:rosy heart:



Qualche ora dopo la signora Kenwood, mentre faceva la ronda, vide che uno dei letti era vuoto. Ma siccome era il letto di Terry, l’anziana non si preoccupò. Dopotutto il paziente era praticamente guarito, e una piccola camminata notturna non gli avrebbe certo fatto alcun male. Inoltre la donna sapeva che quella non era la prima volta che il sergente faceva una cosa del genere.

- “Così giovane e sofferente d’insonnia!" pensò. “Ah, povero ragazzo!”

Dopo questa considerazione la buona signora continuò a controllare lo stato degli altri pazienti.


CONTINUA



Edited by *Kiar@* - 16/8/2011, 12:57
 
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olddreams
view post Posted on 17/8/2011, 20:46     +1   -1




semplicemnte F A V O L O S O !!

povero Terry! così geloso è davvero irresistibile!

GRAZIE !!
 
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view post Posted on 18/8/2011, 18:03     +1   -1

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fantasticooo....immagino che leggeremo presto della gelosia incontrollata di Terence...e penso anche di sapere dove sia andato ..ci sarà una scenata di gelosia, o finalmente i veri sentimenti di Candy e Terence verranno palesati??? Non vedo l'ora di leggere il seguito...complimenti Kiar@, lavoro impeccabile come sempre!!!!:)
 
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view post Posted on 18/8/2011, 19:12     +1   -1

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Gelosone d'un Duca!
No,dico,ma quando si svegliano questi due?Però sono proprio divertenti e commoventi in queste loro schermaglie.
Kiara ,mille grazie x il lavoro che stai facendo .
 
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*Kiar@*
view post Posted on 1/9/2011, 23:42     +1   -1




CAPITOLO XII - CONTINUAZIONE




Luci, risate e musica invadevano il lussuoso salone affollato di uomini in uniforme di gala e donne in eleganti vestiti da sera. Ghirlande verdi e grandi fiocchi con i colori della bandiera francese decoravano il luogo accuratamente illuminato da candelabri multipli. C'era una lunga tavola per il buffet, coperta da una tovaglia impeccabilmente ricamata, sopra la quale troneggiavano vari tipi di tartine e bibite. Lungo il salone camerieri in livrea servivano champagne a galanti cavalieri che orgogliosamente sfoggiavano le medaglie sul petto, e a dame che sventolavano ventagli con civetteria. Sembrava che, nonostante le tensioni che si vivevano in quei giorni al Fronte, la gente si divertisse molto, dimenticando che proprio in quel magico istante di festa, cento chilometri più a nord, gli Alleati stavano combattendo disperatamente nella Quinta Battaglia di Arras per cacciare i tedeschi dal territorio francese.

Un gruppo di signore di mezza età interruppe la conversazione nel momento in cui una giovane coppia entrò nel salone, provocando l’ammirazione generale tra gli invitati. Ogni occhio maschile fu deliziato dalla vista di una giovane dama dall’audace vestito verde che con grazia avanzava al fianco di un giovane ufficiale.
- È quella l’eroina americana – disse una delle signore del gruppo.
La giovane che ha salvato il gruppo che era rimasto bloccato nella neve? – domandò una donna bionda e alta – Devo ammettere che è molto bella.
- Mi domando come fa una semplice infermiera come lei ad avere un vestito così – commentò una terza dama dai capelli bianchi legati in uno chignon, mentre esaminava l’abbigliamento della nuova arrivata attraverso le lorgnette.
- Beh, mio marito crede che provenga da una ricca famiglia americana – spiegò la prima dama, che era nient’altro che la moglie di Vouillard.
- E come fa a saperlo? – indagò la bionda.
- Dice che la sua famiglia ha dei legami con il Maresciallo Foch – rispose Madame Vouillard, orgogliosa di essere in possesso di un pettegolezzo così succoso.
- Sono colpita … e chi è il giovane tenente che l’accompagna? – chiese l’anziana dai capelli bianchi.
- Uno dei medici dell’ospedale militare – rispose Madame Vouillard – Niente male, vero?
- L’americana ha buon gusto! – rise la dama bionda, suscitando l’ilarità generale del gruppetto.

:rosy heart:



Il petto di Yves a stento poteva contenere l’esultanza del suo cuore. Era consapevole che la maggior parte degli uomini presenti al ballo lo guardavano con un pizzico d’invidia, e lui sapeva che il motivo di quegli avidi sguardi maschili era la splendida dama la cui mano poggiava sul suo braccio. Il giovane notò anche che Candy si muoveva con disinvoltura e sicurezza in quell’ambiente dell’alta società. Yves ignorava che la ragazza, pur non amando il protocollo dell’altezzosa élite, ne era allo stesso tempo abituata. La cosa meravigliosa era che Candy aveva saputo conservare la sua freschezza e la sua spontaneità nonostante il rigido ambiente che frequentava dall’età di dodici anni.

La giovane coppia si confuse con gli altri invitati, bevve, assaggiò i cibi, chiacchierò con altri colleghi del personale medico che erano stati invitati, per lo più medici con le mogli o fidanzate. Candy s'impegnò moltissimo per apparire tranquilla e rilassata, riuscendoci bene in apparenza. Ma in cuor suo era molto inquieta, e non riusciva a togliersi un paio di occhi azzurri dalla mente. I pensieri della giovane vagavano senza sosta tra l’uomo che amava, la conversazione che sapeva di dover affrontare quella sera e le parole che avrebbe dovuto a Yves.

- Ti va di ballare? – chiese Yves sorridendo quando l’orchestra cominciò a suonare il primo valzer della serata.

Con un cenno della testa Candy accettò l'invito, posò il bicchiere sulla tavola e mise la mano sul braccio che Yves le offriva. Il giovane medico era raggiante di gioia nel tenere tra le braccia la donna dei suoi sogni, ma durante il ballo cercava anche disperatamente un modo per parlarle in privato. Ciononostante pensò che quella conversazione poteva aspettare ancora un po’, così si dedicò a godere del quel momento, divorando con gli occhi ogni linea della splendida figura di Candy, mentre il suo corpo si abbandonava al dolce piacere della sua vicinanza. Terminato il valzer la coppia ballò la quadriglia, danza che di solito la ragazza apprezzava molto, poi si unirono nuovamente al loro gruppo di colleghi.

A mezzanotte Vouillard fece uno di quei discorsi che a lui piacevano molto, ma che generalmente l’uditorio sopportava con fatica. Ma, trattandosi del direttore dell’ospedale nonché anfitrione della festa, nessuno osò lamentarsi. Il discorso fu interminabile, ma alla fine della tiritera tutti riuscirono a svegliarsi per accogliere le ultime parole di Vouillard con un applauso.

- Grazie, signore e signori - disse Vouillard con un sorriso - Ora, vorrei porgere un particolare ringraziamento alla persona che mi è stata di grande appoggio in quasi tutta la mia vita, mi riferisco a mia moglie Christine. Cara Chris, desidero invitarti a ballare con me una cosa che so piacerti tanto - disse, rivolgendosi alla moglie che ebbe la grazia di arrossire un po' ai complimenti del marito.

Vouillard fece un segno all’orchestra, porse la mano alla sua sposa per aiutarla ad alzarsi e la portò verso il centro del salone. A poco a poco altre coppie cominciarono a unirsi agli anfitrioni.
Yves si voltò verso la giovane al suo fianco e la invitò di nuovo a ballare.

- Credo di essere un po’ stanca – disse Candy, cercando una scusa per evitare un altro valzer nel quale Yves l’avrebbe stretta tra le braccia.

- Ma abbiamo ballato così poco, Candy – insistette il giovane in tono affabile – Come puoi esserti stancata così presto a ballare, quando sopporti tante ore di lavoro in chirurgia?

- Va bene – rispose lei ammettendo la sua gaffe – Però non lamentarti se ti pesto!

La giovane coppia si alzò e raggiunse lentamente il centro del salone. La musica aveva un ritmo vivace, ma allo stesso tempo dolce. Era un valzer romantico ed elegante, con una superba linea melodica. Candy notò che Yves era davvero un ballerino esperto. Proprio quando stava cominciando a godersi il ballo, e l'orchestra stava riattaccando con un altro brano vivace, il suo sguardo fu improvvisamente intercettato da un paio di pupille grigie, nelle quali poté chiaramente leggervi tutto l'amore profondo che il possessore di quegli occhi nutriva per lei. La giovane capì all’istante che dovevano parlarsi al più presto. La situazione che stavano vivendo era ingiusta verso Yves. È sempre meglio affrontare la verità, per quanto dolorosa sia, che vivere una menzogna.

Candy seguì i passi di Yves, decidendo in cuor suo che quello era l’ultimo ballo che avrebbe fatto con lui nella sua vita. Il suo nobile cuore s’intristì a quella prospettiva, sapendo che stava per perdere un amico. I suoi piedi continuarono a seguire la musica finché i violini suonarono l’ultima nota. Per molti anni Candy non avrebbe più rivisto quel sorriso aperto sul volto di Yves.

- Sai che ti dico? Vorrei uscire a prendere un po’ d’aria fresca – disse Candy mentre l’orchestra cominciava a suonare un altro pezzo. La ragazza aveva davvero bisogno di trovare un modo per parlare con Yves in privato, ignorando che il giovane stava cercando di fare lo stesso per dirle cosa aveva nel cuore.
I due giovani uscirono dal salone e andarono sul terrazzo. Fuori la luce delle stelle si confondeva con quella dei lampioni della città addormentata. Una volta che Yves ebbe chiuso la porta dietro di sé i rumori della festa si attenuarono, lasciandoli soli nel silenzio notturno.

Rimasero silenziosi per un po’. Nessuno dei due se la sentiva di cominciare un dialogo che entrambi temevano, anche se ognuno per motivi diversi.

- Yves, voglio ringraziarti per avermi invitata – riuscì a dire Candy, parlando per prima – Mi sto davvero divertendo – aggiunse con sincerità.
- Sono io che ti devo ringraziare per avermi concesso l’onore di accompagnarmi – rispose lui, guardandola con devozione.
La giovane rispose con un timido sorriso, poi un nuovo silenzio imbarazzante regnò tra loro. Candy richiamò alla mente le parole di Julienne e ancora una volta trovò il coraggio di parlare.
- C’è qualcosa che devo dirti – dissero entrambi all’unisono, sorprendendosi per la coincidenza.

Per qualche istante l’uomo e la donna risero all’incidente, prima di decidere chi avrebbe parlato prima.
- Prima le signore, non è vero? – disse Candy cercando di prendere l’iniziativa.

- Questo è vero – ammise Yves – ma per stavolta vorrei scambiare i ruoli e parlare per primo, non ti dispiace?
Candy tacque per un istante interminabile. In fondo all’anima temeva le intenzioni di Yves e avrebbe voluto evitare un'inutile dichiarazione d'amore che avrebbe finito per ferirlo di più. Tuttavia gli occhi del giovane la supplicavano con tale veemenza che lei non poté non assecondare la sua richiesta.
- Vai avanti allora.

Il volto di Yves s’illuminò sotto la luce delle stelle, mentre cercava di raccogliere tutto il suo coraggio per aprire il suo cuore.
Candy – cominciò – È passato quasi un anno della nostra ultima conversazione nel parco. Allora ti avevo promesso che sarei stato tuo amico e ho aspettato con pazienza, per quanto forti fossero i miei sentimenti verso di te. Per tutto questo tempo ho mantenuto la mia promessa, ma adesso alcune circostanze mi costringono a tornare in argomento. Credo sia il momento appropriato per definire il nostro rapporto.
Candy rimase attonita nel costatare che i suoi presentimenti si erano avverati. Sapeva pertanto di dover fermare quella confessione.
- Sono d’accordo – lo interruppe nel tono più dolce che poteva, mentre i suoi occhi fissavano il cielo – Credo sia un buon momento per chiarire le cose tra noi.

- Allora sembra che i nostri sentimenti comincino a coincidere – rispose lui con un timido sorriso, cercando nell’oscurità la mano della ragazza appoggiata sulla balaustra e prendendola teneramente tra le sue.

- Temo che non sia così – rispose Candy dopo un attimo di riflessione, ritirando istintivamente la mano da quelle di Yves – Yves, credo di sapere già quello che stai per dirmi e che non ci sia bisogno di una confessione.

- Ma ci sono delle cose che non sai, Candy – rispose lui con voce un po’ nervosa – Ho ricevuto l’ordine di raggiungere l’ospedale da campo di Arras, devo partire tra un paio di giorni e, prima di andarmene, vorrei sapere se al mio ritorno troverò una fidanzata innamorata ad aspettarmi. E naturalmente spero che questa donna sia tu. Sarei l’uomo più felice del mondo.
Candy distolse lo sguardo, non potendo guardare il giovane direttamente in viso. In vita sua non si era mai trovata in una simile situazione. Ricordò la volta che Archie era sul punto di confessarle i suoi sentimenti alla Royal St.Paul School, ma allora erano soltanto due adolescenti e le circostanze non avevano permesso al ragazzo di completare la sua dichiarazione. Alcuni anni dopo era stato Neal a dichiararle il suo amore, ma la profonda avversione che sentiva per il nemico della sua infanzia le aveva permesso di provare soltanto pietà. La situazione con Yves era molto diversa, pensò, ora era una donna adulta che riceveva la proposta di un amico caro e stimato, e lei sapeva che doveva spezzargli il cuore respingendolo, perdendo anche la sua amicizia.
- Yves, sei un uomo molto buono – disse con voce appena percettibile – ti ammiro e ti apprezzo, ma temo che il mio cuore non possa corrispondere ai tuoi sentimenti - concluse, desiderando che il pavimento si aprisse sotto di lei e la inghiottisse.
- Ma il mio amore per te è così forte da poter coprire la tua mancanza di passione mentre imparerai a corrispondermi – la implorò lui sentendo morire le sue ultime speranze.
Candy volse verso l'alto gli incantevoli occhi già pieni di lacrime, e le verdi pupille scintillarono sotto la luce della luna.

- Non è possibile, mio caro amico – mormorò con voce roca – Il mio cuore è stato ermeticamente chiuso per quattro anni ed è qualcun altro ad avere la chiave. Ho cercato di aprirlo molte volte, ma non vuole obbedire ai miei ordini.

Yves alzò il volto al cielo, facendo un grande sforzo per nascondere le lacrime che gli inondavano gli occhi e la delusione che gli deturpava i lineamenti. Candy notò la tensione sulle sue tempie, dove un muscolo si tendeva per l’ansia repressa.

- Si tratta di Granchester, non è vero? – disse lui con amarezza.
- Yves, per favore, non farti ancora più male – lo supplicò Candy, poco disposta a dare ulteriori spiegazioni.
- È lui ad avere la chiave del tuo cuore, sbaglio Candy? – chiese ancora una volta, quasi gemendo per il dolore – Per favore, Candy, ho bisogno di sapere la verità!

La bionda abbassò la testa, voltandogli le spalle per nascondere il suo volto afflitto. Fece qualche passo sul terrazzo, poi si fermò e, con le braccia incrociate sul petto, confessò:

- Si, sono innamorata di lui. Lo amo da molto tempo. A volte credo di essere venuta in Francia per sfuggire al suo ricordo, ma il destino insiste a rimetterlo sulla mia strada – spiegò – Avrei voluto che le cose fossero state diverse tra te e me, Yves. Ma purtroppo, non posso controllare i miei sentimenti per lui – concluse malinconicamente.

- È un uomo molto fortunato – mormorò Yves con voce tremante – Spero possa farti felice come meriti, Candy.

Finalmente le lacrime di Candy scesero lungo le delicate guance, illuminate dai raggi lunari. La situazione si stava facendo estremamente penosa per lei.
- Non fraintendermi, Yves – tentò di spiegare – Amo Terry, è vero, ma questo non significa che lui corrisponda ai miei sentimenti. Un tempo era innamorato di me, ma è stato in passato. Ora siamo solo amici, e forse così resteremo per il resto della nostra vita. Ma comunque, qualunque cosa senta per me non cambierà quello che io provo per lui. Adesso so che lo amerò fino all’ultimo giorno della mia esistenza – sospirò tristemente.

- Non credo che tu gli sia indifferente, Candy – disse Yves con sincerità – Da uomo riesco a capire i sentimenti di Granchester verso di te. Anche se sarei felice di dirti il contrario, se voglio esser franco con te e con me stesso, devo ammettere che sembra molto innamorato di te. In un certo senso l’ho sentito dalla prima volta che l’ho incontrato, la sera in cui tornasti dal Fronte … Ad ogni modo per me non cambia nulla, dato che l’amore mi è precluso - concluse in tono grave.

Candy si sentì stringere il cuore al quel commento di Yves, e l’animo nobile che la caratterizzava cercò disperatamente delle parole di conforto per l’uomo cui aveva appena involontariamente spezzato il cuore.

- Yves, mi rendo conto che tutto quello che potrei dirti ora suonerebbe vuoto e senza senso – cominciò – Comprendo il tuo dolore perché mi sono trovata in situazioni simili prima, e so cosa si prova ad avere il cuore infranto. Ma nonostante questo, l’amore non ti volterà sempre le spalle … Sei un uomo formidabile e sono sicura che molte donne vorranno essere amate da te e ti ricambieranno con ardore. È solo una questione di tempo.

Il giovane guardò Candy con un sorriso triste. “Non m'importa delle donne di cui parli, Candy” pensava “sei solo tu quella da cui vorrei essere corrisposto”.
- Grazie, amica – rispose, lottando per trattenere le lacrime – Adesso, immagino che vorrai tornare all’ospedale – suggerì, senza guardarla negli occhi.
- Credo sia meglio – rispose lei.

:heart of rose:



“È già mezzanotte passata! Che diavolo sta cercando di dimostrare?”

Il giovane camminava lungo i bui corridoi a passi lunghi e decisi, un chiaro segno del suo recupero fisico, ma anche del suo incontenibile nervosismo. Oltrepassò i padiglioni e le sale operatorie e raggiunse i dormitori del personale. Conosceva bene quel luogo perché nei mesi precedenti aveva fatto lo stesso percorso varie volte all'ora dell'alba. Andava verso la stanza di lei, appoggiava la fronte sulla porta di legno e immaginava di seguire i battiti del cuore della ragazza addormentata. Restava lì in silenzio per alcuni istanti senza tempo, mentre con i sensi dell’anima percepiva il profumo della giovane, il suo calore, il suo sapore e il suono del suo respiro.

Ma quella notte la spedizione non era piacevole come le altre volte. A ogni passo la temperatura del suo corpo saliva e pensieri foschi intossicavano la sua mente. A volte Terence Granchester odiava se stesso. Il suo carattere difficile, la sua insicurezza mascherata da arroganza, le sue ferite interiori non ancora sanate, la sua diffidenza e il suo temperamento appassionato gli avevano sempre creato una buona quantità di complicazioni; anche se il suo lavoro consisteva nel controllare e simulare le emozioni, quando si trattava di Candice White l’autocontrollo andava a farsi benedire e gli impulsi prendevano il sopravvento sulle sue azioni in maniera disordinata.
E adesso era lì, camminava in cerchio lungo il corridoio che portava alla stanza di Candy, guardava in continuazione l’orologio alla parete e andava ripetutamente ai vetri della finestra per accertarsi dell’apparizione di un’auto in lontananza.
“Che cosa sto facendo qui?” si tormentava quando la parte razionale della sua mente affiorava in superficie “ho forse il diritto di intromettermi nella sua vita privata? Cosa sono io per lei? Nient’altro che un amico. Qualcuno che un tempo ha amato, ma che l’ha lasciata per fidanzarsi con un’altra. Che significo per lei adesso? Forse solo il ricordo di un tempo ormai passato che non ha voglia di ricordare. E allora … perché oso stare qui, ad aspettarla come un marito tradito?”. Ma un attimo dopo il suo lato più combattivo insorgeva: “E tutti quegli sguardi allora? E tutte le volte che le ho preso la mano in questi mesi e lei non l’ha ritirata? E i fiori freschi tutte le mattine? E i tramonti a cui abbiamo assistito assieme in giardino? La sua premura per il mio rapporto con mia madre e i centomila dettagli che hanno fatto rinascere in me la speranza? No! Non può cavarsela così dopo tutti i messaggi confusi che mi ha inviato! Mi deve una spiegazione!”
E così continuava camminando in tondo, combattuto tra il restare e l'andarsene, e torturandosi con speculazioni morbose su quello che Candy e Yves stessero facendo quella notte.

:rosy heart:



Un’improvvisa raffica di vento soffiò nella notte annunciando la pioggia imminente. L’auto si fermò di fronte al dormitorio del personale. Una volta che il rombo del motore fu estinto un nuovo spiacevole silenzio regnò tra il giovane medico e la ragazza bionda. Entrambi erano consapevoli che era arrivata l’ora dell’addio, e nessuno dei due sapeva come affrontare la penosa situazione. Senza una parola Yves aprì la portiera e uscì dall’auto, girando attorno al veicolo per aprire la porta a Candy. La giovane accettò la mano offerta dall’uomo, ma una volta scesa si accorse che il giovane non intendeva lasciarla.
- Potesti riconsiderare la tua decisione? – la pregò un’ultima volta, guardandola ardentemente nel fondo delle due lagune verdi dei suoi occhi.

- Per favore, Yves. Ne abbiamo già parlato – rispose lei a disagio.
- Capisco. Perdonami – mormorò Yves con amarezza – Ti vedrò ancora prima della partenza?
- Non credo – rispose Candy con gli occhi fissi per terra – Devo lavorare in chirurgia per due giorni e suppongo che tu sia in permesso, mi sbaglio?
- Si, è così. Forse passerò all’ospedale per salutare i miei pazienti e consegnare un rapporto, ma immagino che sarai occupata – insinuò con voce triste, trattenendo ancora la mano della ragazza – Quindi … credo che questo sia un addio.
- Sí.
- Candy … non vuoi … - esitò, mentre il suo cuore lottava disperatamente tra l’amore altruista per la giovane e la sua passione possessiva – Vuoi che parli con Granchester? Forse potrei dirgli …

- No, per favore! – lo interruppe lei allarmata – Se c’è qualcosa da dire deve essere tra Terry e me ... Magari, alla fine se ne andrà anche lui, come te, e io continuerò la mia vita di sempre - disse liberando finalmente la mano dalla forte presa del giovane.
Candy prese la coda del suo vestito e voltandosi si avviò verso l’ospedale, ma un secondo dopo si fermò e tornò verso il giovane.

- Amico caro – disse commossa – Mi spiace immensamente averti ferito così. Avrei voluto che tra noi fosse stato tutto diverso. Yves … potrai mai perdonarmi per il male che ti ho causato?

- Non hai nulla da farti perdonare, Candy – rispose sinceramente lui – È colpa del destino, della sfortuna, o di questa guerra senza senso … So bene che non volevi farmi male.

Candy rimase senza parole alcuni istanti.
- Addio amico mio e, per favore, abbi cura di te quando sarai al Fronte – gli disse offrendogli la mano.
Il giovane prese la delicata mano femminile e, chinando il torso verso la ragazza posò un bacio sulla mano inguantata. Il bacio durò alcuni secondi, l’ultimo contatto rubato alla donna che non sarebbe mai stata sua. Un istante dopo che le labbra di Yves si erano staccate dalla mano di Candy, piccole gocce di pioggia cominciarono a cadere lievemente.
- Addio Candy. Pregherò per la tua felicità – disse il medico lasciandola andare e seguendola con lo sguardo finché non fu scomparsa oltre la porta posteriore dell’ospedale. Non l’avrebbe più rivista per anni.

Le gocce cominciarono a cadere con sempre maggiore insistenza e Yves rimase sotto il caldo acquazzone estivo lasciando che l’acqua lavasse via le sue pene. Dopo un po’ si mosse e risalì in auto, con la quale sparì a poca distanza sotto una pioggia che aumentava di forza a ogni minuto.
Quando Candy entrò nell’edificio, si rese conto che ancora una volta una persona cara usciva dalla sua vita. Non era innamorata di Yves, ma perdere un amico come lui era terribilmente doloroso. Non poté trattenere una lacrima che si affrettò ad asciugare con il fazzoletto ricamato che teneva dentro il guanto. Fuori la pioggia era sempre più violenta.

:heart of rose:



Un paio d’occhi blu iridescenti avevano osservato la scena d’addio tra Yves e Candy con disperazione. Da quella distanza, non potendo udire le parole che venivano dette e con la mente obnubilata dalla gelosia, il giovane in corridoio percepiva una versione molto diversa delle cose. Il cuore di Terry si consumava nelle fiamme contando i minuti in cui Yves aveva tenuto la mano di Candy, immaginando le tenerezze che poteva averle detto, e pensando che ogni volta che la giovane abbassava la testa era perché inebriata dai complimenti del giovane medico. Poi era sembrato che la bionda se ne andasse allontanandosi di qualche metro, ma soltanto per tornare indietro dove Yves era ancora in piedi, vicino all’auto. Quando l’uomo inclinò il torso verso la giovane il sangue blu di Terry raggiunse il punto di ebollizione. Non ebbe il coraggio di assistere alla visione di qualcuno che non era lui intento a baciare la donna della sua vita, quindi volse lo sguardo e si allontanò dalla finestra, mentre una lacrima solitaria gli scendeva sulla guancia. Il giovane così non vide che Yves aveva soltanto baciato la mano di Candy, la quale era poi corsa verso l'interno dell'ospedale.

Candy salì lentamente le scale, sentiva i piedi pesanti come il suo cuore. Non desiderava altro che arrivare alla sua camera per liberarsi del corsetto, fare una doccia fresca e mettersi a letto per cercare nel sonno un sollievo per la sua tristezza. Ma quando con occhi sbalorditi vide, in piedi nel corridoio, la figura di Terry che l’aspettava, capì che il sospirato riposo non le sarebbe stato concesso.
Il giovane, che in una sola notte aveva sperimentato tutti i tumulti di un cuore afflitto, perse ogni rimasuglio di ragione nel momento in cui vide la meravigliosa carceriera della sua anima avanzare verso di lui. Con lo sguardo percorse la figura curvilinea avvolta nella seta verde della gonna diritta con un breve strascico. A ogni passo poteva sentire il soave fruscio della sottoveste inamidata e, man mano che si avvicinava, il giovane poté distinguere l’audace scollatura enfatizzata da una banda drappeggiata di seta verde scuro che, regalando alla vista le delicate spalle bianche e il petto provocante, fece accelerare allo spasimo le pulsazioni dell’uomo. Dentro di sé Terry maledisse la sarta che strapazzava in quel modo le sue frenesie maschili proprio nel momento in cui l’ultima cosa che voleva era cedere al fascino della donna che lo aveva tormentato per tutta la notte. Immediatamente dopo il giovane pensò che lo stesso effetto che quel vestito rivelatore aveva su lui doveva averlo avuto su Yves e gli altri uomini presenti al ballo, e tale constatazione fu sufficiente per farlo piombare nel peggiore dei suoi umori.
- Si è divertita, signorina Andrew? – chiese sarcasticamente – Ma che stupida domanda da parte mia, è chiaro che si è divertita. Dopo tutto, sono le due del mattino!
Candy guardò l’uomo con occhi colmi di stupore. Cosa stava dicendo? La stava rimproverando per l’ora in cui rincasava? Era rimasto lì ad aspettarla come se fosse suo padre? Era il colmo! Un litigio con Terry, dopo i momenti tesi che aveva appena vissuto con Yves, sarebbe stato la goccia che faceva traboccare il vaso in una notte già estenuante.
- Per favore, Terry – lo pregò cercando di evitare una nuova discussione – ho avuto una giornata molto difficile e non voglio litigare con te adesso – concluse passandogli oltre.
- E chi starebbe litigando, mia cara? – rispose lui seguendola, senza nessuna intenzione di evitarle la sua vendetta – Mi chiedevo soltanto se ti sei divertita a ballare con quel maledetto mangiarane. Non ti ha pestato i piedini?
- Farò finta di non aver sentito quel commento idiota e cafone – rispose lei altezzosa, senza rallentare il passo.

- Forse la signorina dovrebbe preoccuparsi per la sua reputazione – continuò Terry schernendola – Uscire senza chaperon suppongo non sia nello stile americano. Mi domando cosa direbbe la tua tradizionalista famiglia se venisse a sapere quanto liberale stai diventando qui in Francia.

- Già! – rise Candy – Non è divertente come un gentiluomo può vantarsi delle sue arti per conquistare l'attenzione di tante donne con spudorata promiscuità, mentre una signora deve restare pura e intoccabile, sempre sorvegliata da una vecchia chaperon? Per favore, Terry, lasciami in pace! Siamo nel ventesimo secolo!

- Dimenticavo che la nostra è anche femminista! – insistette lui, per nulla disposto a demordere - Ma non è così radicale da respingere l'adulazione di un uomo. Non è così? Quante volte ti ha detto come sei straordinariamente bella questa notte? Migliaia? Il tuo ego sarà sicuramente compiaciuto oltremisura. Dimmi Candy, ti piace far impazzire gli uomini? Ti piace giocare con i sentimenti di quel ridicolo medico francese?
Ormai arrivata alla porta della sua stanza, la giovane rimase in silenzio, visibilmente irritata dalle acide parole di Terry.
- Come ti permetti, proprio tu, dire cose così orribili? – lo sgridò guardandolo in viso con fiamme ardenti di ira nel fondo degli occhi verdi – Mi conosci troppo bene e dovresti essere in grado di capire che non giocherei mai con i sentimenti di Yves.

- Allora è con i miei che stai giocando, mocciosa sfacciata! – rispose Terry, con il corpo e la mente in balia dei demoni della gelosia.

A quel punto non poteva più controllare le sue reazioni. In un impeto di collera la prese violentemente per le spalle, combattendo strenuamente contro i fremiti che percorrevano il suo corpo a causa del contatto con la morbida pelle della donna, e la spinse contro il muro. Posò le mani sulla parete, una ad ogni lato di Candy, di modo che la giovane si ritrovò braccata in una gabbia le cui sbarre erano le braccia di Terry.

Candy rimase immobile, le rapide mosse dell’uomo l’avevano colta di sorpresa. Quella vicinanza le faceva abbassare la guardia malgrado la sua volontà. Lui era lì, con i suoi irresistibili occhi scintillanti di fiamme azzurre e verdi, il suo respiro affannoso le invadeva l’olfatto con essenza di cannella. E in più, tanto per peggiorare le cose, probabilmente a causa del caldo di quella notte, Terry era senza camicia e lei poteva ammirare il suo petto strutturato e le spalle toniche.
“Sono perduta” fu il suo ultimo pensiero coerente, adirandosi con se stessa per la sua debolezza e desiderando di poter tenere la situazione sotto il suo controllo, proprio come lui pareva dominare lei.
Ma niente poteva essere più lontano dalla realtà. Terry era perduto quanto Candy, soggiogato dalla bellezza della giovane, ancora più tentatrice a quella vicinanza.
- È così, Candy? – mormorò – Stai giocando con i miei sentimenti?

- Terry, io ... - farfugliò lei, e il suo cuore parve scoppiare quando lui, con la mano destra, le sollevò il mento per guardarla dritto negli occhi.
Terry chinò il viso e Candy serrò istintivamente gli occhi. Si sentiva sotto l’influsso di una sorta di malia che non le permetteva di pensare. Gli unici rumori udibili erano quelli della pioggia e dell'agitato respiro di entrambi.
Terry guardò le labbra rosa della giovane, evocando il sapore di fragole di bosco che una sola volta aveva assaggiato. Ma subito il ricordo della scena che aveva visto qualche minuto prima attraverso la finestra lo colpì come una pugnalata.
Oh, Candy! - disse con ardore – Voglio cancellare dalle tue labbra ogni bacio francese che hai ricevuto stasera, per sempre.

rovct12



Un istante dopo la sua vista si oscurò e un dolore bruciante sulla guancia lo risvegliò dallo stato di trance, mentre la ragazza lo schiaffeggiava in viso. Con gli occhi pieni di lacrime e l'anima colma d’indignazione, Candy approfittò della confusione di Terry per liberarsi da quella gabbia ed entrare nella sua stanza con un solo rapido movimento. Il giovane si trovò nuovamente solo nel corridoio, pieno di frustrazione per il desiderio di un bacio immediatamente abortito e con il cuore trafitto da un altro rifiuto. Ma il peggio era rendersi perfettamente conto che la sua boccaccia aveva rovinato anche quella nuova occasione.

In camera sua Candy si gettò di corsa sul letto a versare le sue lacrime più amare.

- Come hai potuto dire questo? – disse tra i singhiozzi – Tu che sei l’unico uomo che abbia mai baciato in tutta la mia vita! Stupido arrogante!

Il pianto di Candy si perse nel frastuono del temporale. Il cielo rovesciò i suoi torrenti su Parigi per il resto della notte.

:heart of rose:



Il giorno successivo era il 30 di agosto. Terry non aveva potuto conciliare il sonno un solo istante in tutta la notte e si sentiva l’uomo più miserabile della terra. Sapeva che non avrebbe visto Candy per giorni perché lei gli aveva fatto sapere in anticipo – prima del litigio, naturalmente – che avrebbe dovuto lavorare in chirurgia a tempo pieno. Pertanto la sua disperazione era ancora peggiore. Pensò di andare fino alla stanza di Candy la notte successiva per scusarsi, ma poi cambiò idea. Era ovvio, per lui, che aveva perso la battaglia. Mentre Candy aveva scambiato un tenero addio con Yves la notte precedente, lui non aveva ottenuto che un umiliante schiaffo. Ai suoi occhi non poteva essere più chiaro che il medico francese lo aveva definitivamente sconfitto.
D’altro canto Yves Bonnot non si vide per tutto il giorno. Il medico che lo sostituì non diede nessuna spiegazione e Terry non fece alcuna domanda. Il giorno trascorse lento e pesante. Niente poteva essere peggio di quel silenzio e di quell’incertezza, pensò il giovane; ciononostante il giorno seguente scoprì che poteva andare anche peggio di così.
La mattina dopo ricevette una lettera con il sigillo dell’esercito degli Stati Uniti. Il messaggio diceva semplicemente che avrebbe dovuto raggiungere il suo plotone a Verdun, ed era anche incluso un biglietto del treno per la mattina del 2 settembre, la mattina presto. Gli venivano concessi due giorni di licenza a partire dal 31 di agosto, in pratica quello stesso giorno. Questo implicava dover abbandonare immediatamente l’ospedale.
E così, dopo tre mesi, il suo tempo era scaduto, e aveva sprecato miseramente l’opportunità della sua vita. Con tutto il peso dei rimorsi sulle spalle Terry raccolse la sua roba e, una volta toltisi i bendaggi dal torso, cominciò lentamente a indossare l’uniforme. L’infermiera di turno gli portò delle carte che doveva firmare prima di uscire dall’ospedale, e lui si permise di chiederle di Candy. La donna sapeva solo che la collega era impegnata in chirurgia, e poiché era in corso un intervento difficile, sarebbe stata sicuramente occupata per bel po’.
Dopo un veloce saluto agli altri pazienti, il giovane guardò per l’ultima volta quel luogo che era stata la sua casa per tre mesi e infine, con nel cuore la stessa pena provata sei anni prima nell’abbandonare la Royal St.Paul School, lasciò il padiglione. Ma mentre percorreva i corridoi, passando accanto a una finestra, il suo sguardo corse verso il giardino interno e il ciliegio. Si fermò per un istante, e la sua mente rivide i bei momenti passati in compagnia della donna che amava. Terry si rese conto che in tutto il tempo trascorso a Parigi non era riuscito a trovare il coraggio per dirle quello che provava.

“Sei un vigliacco e uno stupido!” disse a se stesso “Te ne vai via così? La lasci andare di nuovo, senza nemmeno un tentativo?” E un’altra voce dentro di lui gli rispondeva: “Ma avrebbe senso, quando è chiaro che ha preferito lui?” “Dici così per quello che hai visto … o creduto di vedere … ma non l’hai mai chiesto direttamente a lei, o si? Non sarebbe meglio aprire il tuo cuore con lei? Che hai da perdere?” continuava la voce “Potrei ricevere una nuova umiliazione, e non ne posso più di essere respinto …” “Allora fuggi, e che l’orgoglio sia la tua eterna compagnia”.
Quest’ultimo pensiero si conficcò nella mente di Terry e il suo eco risuonò più volte. Non era forse Candy la donna che amava? … L’unica che avesse mai amato? Terry prese lo zaino e con passi decisi andò verso il giardino.
Sedette su una panchina che aveva condiviso con Candy diverse volte, trasse dallo zaino la sua cartella di pelle e cominciò a scrivere una lettera. La mano dell’uomo lavorò a ritmo sostenuto per un po’, finché non ebbe riempito una pagina. Alla fine firmò la lettera e la inserì in una busta.
Non gli fu difficile trovare Julienne Boussenières. L'infermiera fu sorpresa nel vedere il giovane in uniforme, con uno zaino appeso alla spalla.
- Madame – disse Terry – come può vedere sto lasciando l'ospedale. Ho ricevuto l'ordine di partire.

- In questo modo? Voglio dire, così inaspettatamente... - chiese la donna stupita.

- Beh, si sapeva che poteva succedere da un momento all’altro, ma non voglio andarmene senza aver parlato con Candy un’ultima volta. Immagino che capisca cosa intendo dire, Madame.

- Sí, signor Granchester, capisco.

- Mi farebbe quindi il favore di consegnarle questa lettera? È importante. Posso dire, Madame, che in questo momento tutta la mia vita dipende da questo – la pregò, consegnando la busta nelle mani di Julienne.

- In questo caso, signor Granchester, può star sicuro che la dama riceverà il suo scritto.

- Grazie, Madame – disse Terry riconoscente – Spero che suo marito torni presto e le auguro tutto il meglio - aggiunse offrendo la mano a Julienne.
- Le auguro lo stesso, signor Granchester – rispose lei sorridendo.
L’uomo lasciò la mano della donna e si allontanò.

:rosy heart:



Yves Bonnot aveva riflettuto a lungo sull’opportunità di parlare con Terence. Sapeva che Candy non avrebbe approvato, ma lui sentiva il bisogno di rivedere il suo rivale un’ultima volta prima di partire per Arras e dirgli che accettava la sconfitta. Era quasi una questione d’onore. Non poteva partire come un codardo. Disgraziatamente, quando nel pomeriggio arrivò in ospedale gli fu detto che Granchester era stato dimesso. Yves si chiese se Candy e il sergente fossero arrivati a un'intesa, ma poiché non riuscì a vedere nemmeno la giovane bionda, dovette lasciare la città senza sapere com’era andata tra loro. Il suo treno partì da Parigi alle otto di quella sera.

:heart of rose:



Quando Candy tornò nella sua stanza tutto il corpo le doleva terribilmente. Aveva lavorato alacremente per due giorni senza ottenere alcuna gratificazione. Più della metà dei pazienti che avevano subito un intervento erano morti in sala operatoria. La sua frustrazione ara assoluta. Ma quella non era che uno dei motivi del suo avvilimento. L’ultimo litigio con Terry, la notte del ballo di gala, l'aveva moralmente devastata.

La gelosia di Terry era stata così evidente in quell’occasione che la giovane era ormai sicura che lui provava qualcosa di più per lei che l'amicizia … ma le sua parole erano state troppo offensive e Candy serbava ancora un profondo rancore, anche se nello stesso tempo si pentiva della sua reazione violenta. I suoi sentimenti per Terence non erano mai stati privi di complicazione. Giunta nella sua stanza, non voleva altro che dormire profondamente per dimenticare i suoi problemi, almeno per qualche ora.
Candy non immaginava che gli eventi la stavano spingendo ad affrontare il suo destino, invece che sfuggirgli con il sonno. Sopra il suo letto il giovane trovò una lettera vergata da una calligrafia che conosceva molto bene. Quando riconobbe i tratti decisi provò un tuffo al cuore. Con dita tremanti dal nervosismo strappò la busta e cominciò a leggere:

31 agosto 1918

Carissima Candy,

una lettera non è il mezzo migliore per esprimerti il rimorso per il mio comportamento. Ti devo delle scuse formali e spero tu abbia l'amabilità di concedermi l'opportunità di esprimertele di persona, anche se so di non meritarla. Mi azzardo a chiedertelo solo perché so che hai un cuore nobile.

Come saprai già quando leggerai questa lettera, io ho lasciato l’ospedale. Ho ricevuto questa mattina l’ordine di ricongiungermi al mio plotone nel nord e partirò tra un paio di giorni, ma prima di andarmene vorrei tanto rivederti, per dirti quanto mi vergogno di averti trattata in modo così villano. Ribadisco che questo genere di cose deve esser detto di persona.

So che domani avrai un giorno libero, come sempre quando fai il doppio turno in chirurgia. Capisco che sia pretenzioso da parte mia sperare che mi dedichi un po’ di tempo nel tuo giorno libero, ma parto dopodomani e non c'è un altro momento per poterti vedere e parlare. Ho tante cose da dirti, Candy, non soltanto le mie umili scuse, ma molte altre cose che non ho potuto confidarti in tutti questi mesi. È possibile che quello che ho da dirti sia assurdo e futile, ma devo dirlo. Per favore, ti prego, dammi la possibilità di parlare con te.

Tuttavia, se decidessi di averne già abbastanza di me, capirò e accetterò di perdere per sempre la tua amicizia. In questo caso la colpa sarebbe solo mia. Ma benedirò sempre e comunque la sorte che mi ha concesso la gioia di conoscerti e farò tesoro del tuo ricordo fino all'ultimo dei miei giorni.

Se, al contrario, pensi ancora che questo vecchio amico meriti ancora un’ultima occasione, per favore cara Candy, incontriamoci a mezzogiorno nei Giardini di Lussemburgo. Ti aspetterò vicino alla fontana principale, di fronte al palazzo.

Se non verrai all’appuntamento, rispetterò la tua decisione e non verrò più a seccarti per il resto della mia vita. Hai la mia parola.

Tuo per sempre

Terence G. Granchester


FINE CAPITOLO XII




 
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pipistrella
view post Posted on 2/9/2011, 09:32     +1   -1




Oh mamma...il meglio sta per arrivare...... regalozt7
 
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view post Posted on 2/9/2011, 11:02     +1   -1
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S-T-U-P-E-N-D-O!!!!!
Grazie Kiar@ :rose rosa:
E adesso era lì, camminava in cerchio lungo il corridoio che portava alla stanza di Candy, guardava in continuazione l’orologio alla parete e andava ripetutamente ai vetri della finestra per accertarsi dell’apparizione di un’auto in lontananza.


è talmente reale questa scena che mi sembrava di essere lì a camminare con lui,con la stessa ansia,per i corridoi deserti dell' ospedale.
Io spero si incontrino,che non ci metta di mezzo lo zampino il destino un'altra volta, non lo potrei reggere :cry: [IMG=36_3_16] [IMG]
 
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383 replies since 9/6/2008, 11:44   131675 views
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