CAPITOLO XII
OCCASIONI PERDUTE
Iriza Legan si stirò nel suo enorme e morbido letto. I suoi capelli castano rossiccio erano cosparsi sulla seta del cuscino. Aspirando profondamente la giovane sentì la fragranza legnosa che Buzzy aveva lasciato sulle lenzuola e sulla sua pelle. Gli occhi marrone della giovane scintillarono di piacere al ricordo della notte precedente, trascorsa tra le braccia dell'uomo. Buzzy era, senza ombra di dubbio, il migliore amante che avesse mai avuto.
Un discreto bussare alla porta annunciò l’arrivo della sua colazione e la ragazza si mise a sedere per ricevere la cameriera. Era quasi mezzogiorno e Iriza era terribilmente affamata. Una giovane dall’uniforme nera e grembiule bianco entrò nella camera recando un grande vassoio. Frutta, un po' di fiocchi d’avena, pane tostato accompagnato da marmellata di more e succo d’arancia, componevano la colazione della signorina. A lato del vassoio un giornale e un tabloid dedicato alle celebrità attendevano il loro turno per allietare la giovane con succosi pettegolezzi.
Iriza prese il tabloid in una mano e il succo d’arancia nell’altra, senza dedicare la minima attenzione alla ragazza che la serviva, la signorina Legan non ringraziava mai i domestici per il loro servizio. Rivolgeva loro la parola solo per dare ordini. All’improvviso i suoi occhi color caffè furono attratti dalla foto di un attraente giovane in prima pagina.
“Terence Granchester … Morto in battaglia?” era l’insinuante titolo sotto la fotografia.
Iriza posò il bicchiere a un lato e si mise a leggere avidamente le notizie. L’articolo spiegava che a un anno dalla partenza per la Francia nessuno sapeva più nulla del giovane attore, nemmeno il suo socio e amico Robert Hathaway, e neppure sua madre. Il giornalista avanzava l’ipotesi che Granchester potesse essere stato fatto prigioniero, o che fosse morto in battaglia.
“Questa è una buona notizia per Neal” pensò Iriza sorridendo perfidamente. "Quanto a te, caro Terry, mi dispiace, ma te lo sei meritato, sei stato così stupido! Ah, Candy, sei proprio una maledizione per gli uomini che ami …! Muoiono tutti! Sei una vera iattura!”
Quella stessa mattina, ma qualche ora prima, William Albert Andrew stava già lavorando nel suo ufficio e aspettava suo nipote Archibald, che stava cominciando a inserirsi negli affari di famiglia. Il giovane magnate, vestito di un impeccabile abito grigio con cravatta a papillon, stava leggendo con grande interesse le pagine finanziarie dei giornali. Fuori era una splendida giornata di sole, e il giovane avrebbe volentieri ceduto alla tentazione di tralasciare i suoi doveri per farsi una cavalcata nelle sue vaste proprietà di Chicago. Ma se voleva raggiungere presto il suo obiettivo, doveva lavorare senza sosta. Albert vedeva con chiarezza che la fine della Grande Guerra era vicina, e quindi la porta che lo avrebbe condotto alla libertà stava per aprirsi.
Prima di concentrarsi sul lavoro Albert aveva letto con un certo divertimento l’articolo di un certo tabloid che George gli aveva portato, ritenendo che una certa notizia potesse interessare il suo capo. I brillanti occhi azzurri del giovane risero a quelle righe sensazionalistiche. Aveva ottime ragioni per non credere alle speculazioni che venivano espresse in quell’articolo.
In un cassetto della scrivania, in cui conservava una pila di lettere scritte da una mano femminile, c’era una nuova missiva, arrivata dalla Francia appena qualche giorno prima, in cui la sua protetta gli raccontava tutto sul suo sorprendente nuovo incontro con Terence. Sapeva quindi che il suo vecchio amico non solo era vivo, ma era nelle migliori mani in cui potesse esser capitato. Tuttavia, siccome Candy gli aveva chiesto di mantenere il riserbo riguardo alla presenza di Terry in ospedale, Albert non aveva fatto cenno al curioso accadimento con nessuno.
"Spero solo che sappiano approfittare di questa meravigliosa opportunità” pensò il giovane con un sorriso ottimista.
Una donna di mezza età, in uniforme da governante, entrò con passo agitato nell’enorme camera. Nella stanza, sopra un elegante letto a baldacchino e coperta da un pizzo delicato e da lenzuola di seta, una donna bionda di circa quarant’anni riposava con un libro tra le mani.
- Signora, signora! – diceva la donna concitata – Non ci crederà! Santo cielo!
- Che succede, Felicity? – chiese la donna sul letto, allarmata dalla veemenza della domestica.
- Due lettere, signora! Dalla Francia! – rispose l'altra ansimando.
Il volto di Eleanor Baker si illuminò al suono della parola Francia. L’attrice si alzò di scatto e con un movimento nervoso afferrò le carte dalle mani di Felicity. Si! Era vero! Le bastò vedere per una frazione di secondo la prima delle due buste per capire che si trattava di una lettera di suo figlio. Dopo un lungo anno di silenzio! Dopo tutte le lacrime che aveva versato ogni notte pensando che poteva essere morto! Dopo tutte le volte che si era vista costretta a ignorare le domande insistenti dei giornalisti! Dopo tutte quelle voci che aveva dovuto sopportare, quelle voci che speculavano sulla possibile morte del giovane attore! … Finalmente aveva tra le mani una lettera dalla Francia!
- Non legge la lettera, signora? – chiese Felicity, commossa e sinceramente preoccupata per il figlio della padrona.
Senza rispondere in modo percettibile la donna prese la lettera di suo figlio e aprì la busta con dita nervose. I suoi occhi iridescenti divorarono con ansietà ogni parola mentre le lacrime scendevano sulle sue guance.
- Come sta il giovane signor Granchester? – chiese ansiosamente la domestica – Sta bene, signora?
- È stato ferito – rispose l’attrice soffocando un grido.
- Santo Cielo! Santo Cielo! – esclamò Felicity spaventata.
- Ma ora sta guarendo, Felicity! Dice che sta bene! – disse Eleanor, poi rimase in silenzio per un po’. Le lacrime continuavano a bagnarle il viso.
- Che altro dice, signora? – chiese la governante con tutta la confidenza che le davano più di vent’anni di servizio presso la signora Baker. Felicity, più che una domestica, era stata un'amica e una spalla su cui piangere per la famosa attrice. Le era stata accanto nei difficili giorni della gravidanza, come anche quando Eleanor aveva sofferto la perdita di suo figlio, e aveva continuato a stare con lei nei lunghi anni di solitudine che l’attrice aveva dovuto patire a causa della fama di cui godeva. - Per favore, signora, vuole farmi morire di crepacuore? Cosa dice ancora?
- Ah, Felicity! – disse la donna singhiozzando apertamente – Mi chiede perdono! Dice che gli dispiace molto essere partito nel modo in cui l’ha fatto e se ne vergogna! Non posso credere a quel che leggo, Felicity!
- Ah, signora! – disse ancora la governante con il cuore in gola – Lo sapevo che suo figlio è un bravo ragazzo, prima o poi avrebbe riconosciuto di essere stato ingiusto con lei.
- Lo so che Terry è un bravo ragazzo! Ma a volte è così testardo e terribilmente orgoglioso come suo padre! Non avrei mai pensato che avrebbe riconosciuto il suo errore, ma grazie a Dio l’ha fatto. Lodato sia il suo nome perché mio figlio è sano e salvo – concluse la donna piegando la lettera e riponendola nella busta dopo averla riletta varie volte.
- Ma signora - obiettò Felicity – Cosa c’è nell’altra lettera? Di chi è?
La donna bionda prese la missiva tra le grandi mani bianche, e quando vide il nome del mittente i bellissimi occhi blu le uscirono praticamente dalle orbite. Senza rispondere alle insistenti domande della domestica, Eleanor aprì la seconda lettera con lo stesso nervosismo e ne lesse il contenuto a una velocità sorprendente una, due e tre volte, prime di riuscire a emettere una parola per informare la sua curiosa amica.
Eleanor portò la mano destra alla fronte, ancora incredula di quello che aveva già letto più volte. Il suo stupore era pari soltanto alla sua gioia.
- Per favore, signora, abbia pietà di me e mi dica tutto – implorò Felicity al limite della resistenza.
- Mia cara Felicity, ora più che mai credo nel destino - disse l’attrice. – Questa lettera è la spiegazione del pentimento di Terry. C'è una sola persona in questo pianeta che può avere quest'effetto su di lui. Dio benedica la creatura che ha scritto questa lettera. Hai idea di chi è?
- No!
- La donna che è nel cuore di Terry.
Dopo la battaglia sulla Marna in giugno, tutto cominciò ad andare nel verso sbagliato per i tedeschi. Un’epidemia di influenza attaccò le truppe e la disperazione fece il resto. Ma il generale Ludendorff era un uomo che non si arrendeva facilmente, ragion per cui preparò una nuova offensiva in due direzioni, una su Reims e l'altra sulle Fiandre. Nonostante ciò il generale Foch fu informato dei piani del nemico in anticipo, e attaccò i tedeschi prima che questi potessero mobilitarsi. Fu l’ultima occasione che Ludendorff ebbe per intraprendere un’azione offensiva. Per il resto dell’anno avrebbe dovuto soffrire il potente contrattacco delle forze combinate britanniche, francesi e americane, in sinergica azione aggressiva capitanata da Ferdinand Foch.
L’obiettivo degli Alleati per l’estate 1918 era quello di ridurre le linee tedesche in tre punti. Uno sulla regione del fiume Marna, un altro sul fiume Somme, alcune miglia a sud di Arras, e il terzo su Saint Mihiel, vicino a Verdun. All’inizio dell’autunno i nomi di Arras e Saint Mihiel avrebbero avuto per le orecchie di Candy un significato speciale che lei non avrebbe mai sospettato.
Nel mese di luglio e fino all’inizio di agosto l’armata americana e quella francese combatterono valorosamente e con grande successo per scalzare il nemico dalla regione della Marna. I tedeschi ripiegarono verso il nord, e per la prima settimana di agosto la minaccia sulla capitale francese faceva ormai parte della storia. Parigi era fuori di sé per l’euforia e i paesi alleati sentirono, per la prima volta in quattro anni, che la vittoria era vicina. Il 6 di agosto Ferdinand Foch fu nominato Maresciallo di Francia.
Un uomo alto, vestito di nero, camminava lungo i corridoi dell’ospedale portando una grande borsa e guardandosi intorno, come se stesse cercando qualcosa in particolare. Gli occhi scuri brillavano con vivacità e i suoi passi erano decisi e sicuri. Nella mano sinistra teneva un foglio cui dava un'occhiata di tanto in tanto, mentre controllava i numeri di ogni camerata a cui passava accanto. Quando arrivò all'A-12 si fermò immediatamente e, con un breve sorriso sulle labbra, entrò.
L’uomo alto e barbuto passò attraverso il corridoio tra i letti, fino ad arrivare alla fine della camerata. Seduto accanto a un grande finestrone, con i piedi appoggiati con noncuranza su un comodino, un altro uomo era assorto nella lettura di un giornale.
- Sembra che le cose vadano bene per gli Alleati nel Fronte Occidentale, non è vero sergente? – domandò l’uomo vestito di nero. Al suono di quella voce profonda l’uomo che leggeva alzò lo sguardo dal giornale per vedere in viso quello che aveva parlato.
- Padre Graubner! Che bella sorpresa! - salutò Terry con un largo sorriso, togliendo i piedi dal tavolino e cercando di alzarsi con movimenti lenti.
- No, no, Terence! – si affrettò a dire l’uomo più anziano – resta dove sei, devi stare attento a come ti muovi, figliolo.
Senza prestare attenzione alla premura del sacerdote, Terry prese un bastone che stava appoggiato al muro accanto a lui e con movimenti fieri si mise in piedi per salutare l’amico.
- Come può vedere, padre - spiegò allungando la mano a Graubner - sto piuttosto bene per essere qualcuno che stava per abbandonare questo mondo. Zoppico ancora un po', ma passerà anche questo. Perdoni la mia mancanza di cortesia e si sieda – disse il giovane indicando la sedia e sedendosi sul letto.
- Davvero impressionante! – rise il sacerdote sedendosi e appoggiando per terra il borsone che aveva portato – Tra tutte le cose che ho visto in questa guerra, il tuo recupero è una delle più belle. Sono veramente felice di vederti sano e salvo.
- Anch’io sono contento, padre – sorrise Terence – ma mi dica, che ci fa a Parigi? La credevo ancora al fronte.
Il viso del religioso si fece improvvisamente serio, mentre si lasciava sfuggire un sospiro.
- Beh, figliolo – spiegò – probabilmente sto diventando vecchio, tutto qui. Il nostro perspicace dottor Norton ha trovato qualche problemino nel mio cuore e ha inviato una lettera ai miei superiori riferendo tutto! Quell’invadente di un dottore! – si lamentò l’uomo - Mi hanno fatto immediatamente rientrare, e in questo momento staranno tentando di decidere quello che si farà di me, dato che la medicina dice che non posso andare in giro per il Mediterraneo.
- Mi spiace sentire questo – disse Terry preoccupato.
- Non dispiacerti, Terence – rispose il prete scrollando il capo – Forse sarà un bene per me fermarmi … Chi sa? Magari si decideranno a darmi finalmente una parrocchia, dopo tutti questi anni di vagabondaggio di qua e di là – aggiunse sorridendo – Ma non sono qui per parlare di me. I tuoi superiori stavano per inviarti le tue cose e io mi sono offerto di portartele personalmente, è tutto qui dentro – disse indicando il borsone.
I grandi occhi chiari del giovane attore si volsero verso l’oggetto postato sul pavimento e un raggio di luce brillò sulla loro superficie blu per la gradevole sorpresa.
- Vedo che sei contento di ritrovare la tua roba – commentò padre Graubner, compiaciuto di essersi reso utile – Allora, dopo tutta la fatica che ho fatto per te, Terence – scherzò – posso sapere cosa c’è in quella borsa? Pietre?
Il giovane rise allegramente alla battuta del sacerdote, poi gli chiese aiuto per aprire il borsone.
- Lasci che le faccia vedere, padre – disse Terry, sorridendo come un bambino che scarta un regalo di Natale.
Il giovane infilò la mano nella borsa cercando ansiosamente qualcosa, finché non sentì con piacere una superficie liscia. Le dita accarezzarono un oggetto metallico, con il sollievo della scoperta di non aver perduto un piccolo tesoro. Una volta sicuro che il suo talismano musicale era al suo posto, il giovane trasse un libro, poi un secondo, un terzo … Ben presto la superficie del letto fu ricoperta da una serie di copioni teatrali e da una cartella di pelle con un mucchio di fogli, alcuni in bianco, altri imbrattati da un’elegante calligrafia maschile.
Il sacerdote guardò i copioni con occhi stupiti.
- Stai studiando tutte queste opere, Terence? – chiese Graubner, meravigliato di tutta quella selezione.
- Beh no, soltanto uno o due personaggi di ciascuna – rispose il giovane con naturalezza.
- Uno o due! – disse Graubner sempre più stupito – devi avere una memoria prodigiosa!
- È una cosa che in un attore si dà per scontata, padre – rispose semplicemente Terry – non ci si può permettere il lusso di dimenticare una sola battuta, specialmente quando si ha a che fare con il teatro classico. Inoltre si suppone che un attore abbia un repertorio ampio, più parti sappiamo a memoria, meglio è.
- Vedo - disse il prete osservando ogni titolo – Ah, Rostand! – esclamò, lieto di aver trovato un autore francese – Non mi dirai che vuoi interpretare il ruolo di Cyrano. Non credo sia molto adatto a te …
- Perché no? – chiese Terry divertito dall’interesse del sacerdote per il suo secondo argomento preferito.
- Ehm … temo che tu sia troppo bello per quella parte … credo che il tuo naso manchi di ... di dimensioni, oserei dire - rise l'uomo.
- Lei è troppo divertente, padre! – sorrise il giovane mostrando i denti bianchi perfetti. – Però si stupirebbe nel vedere i miracoli che un buon trucco può fare su di un attore dal naso piccolo come me.
I due uomini continuarono a guardare i copioni ridendo e scherzando.
-
La Donna del Mare e
Brand di Ibsen,
Giulio Cesare di Shakespeare,
Una Donna Senza Importanza di Wilde – leggeva l’uomo più anziano – Vedo che ti piacciono la critica sociale e la tragedia - commentò.
Terry scrollò le spalle con nonchalance.
- Ah,
Salomè! – esclamò Graubner con il viso sognante – Ricordo quando Oscar Wilde presentò quest’opera a Parigi molto tempo fa, la grande Sarah Bernhardt recitava nel ruolo principale. Fu l’apoteosi, specialmente perché Wilde si era preso l’onere di scrivere il manoscritto originale in francese!
- Fu presente alla prima, padre? – domandò Terry interessato. Per un po' la conversazione proseguì su quell'evento storico.
- Sa, padre – aggiunse Terry più tardi – io non avevo intenzione di portare tutta questa roba con me in Francia, ma il mio direttore e socio mi ha praticamente costretto a farlo. Credo fosse il suo modo personale di dirmi che sperava che io tornassi.
- Allora deve apprezzare il tuo lavoro – suggerì Graubner.
- Si, ed è anche un buon amico - aggiunse Terry ricordando la bontà di Robert Hathaway – Fu l’unica persona a credere in me quando non ero che un signor nessuno.
- Capisco … Ehi! E questo cos’è?
La Bisbetica Domata? – chiese il sacerdote confuso – Quest’opera si discosta in pieno dal tenore delle altre.
- L’ha scelta Robert – ammise Terry sorridendo – Ha detto che il ruolo di Petruccio sarebbe perfetto per me, anche se allora l’idea non mi convinceva molto … ma adesso … è diverso – aggiunse con una scintilla negli occhi – Adesso credo che non mi dispiacerebbe l’idea di recitare in una commedia …
- Però! – ridacchiò padre Graubner – Che succede, Terence? Sei proprio cambiato in questi due mesi.
- Allora, padre – disse Terry volgendo lo sguardo verso l’entrata della camera – è pronto a conoscere le ragioni del mio cambiamento improvviso? … Padre? … Ha mai visto un angelo? – chiese in un sussurro carico d’intesa.
- Certo che no! - sorrise il sacerdote intrigato - Non credo di essere abbastanza santo per godere di una simile grazia.
- Molto bene – disse Terry divertito – allora si prepari, perché questo tipo di opportunità è concessa molto di rado agli occhi umani – aggiunse indicando l’entrata.
Sulla soglia, in uniforme azzurra e grembiale bianco, con gli inconfondibili capelli biondi legati in uno chignon, c’era Candice White che, muovendosi con naturalezza, avanzava spingendo il carrello del pranzo.
Anche a distanza padre Graubner comprese con una sola occhiata chi era quella giovane. La descrizione che Terence ne aveva fatto nella trincea oscura, nella notte precedente la battaglia sulla Marna, era stata così precisa che non fu difficile per il sagace sacerdote riconoscerla, nonostante non l’avesse mai vista prima in vita sua.
- Si tratta forse … - balbettò l’uomo senza riprendersi dallo stupore.
- Si padre – rispose Terry con una punta di orgoglio – È il mio angelo!
- Che coincidenza stupefacente! – fu la prima cosa che Graubner riuscì a dire, ma un secondo dopo si corresse – Ma forse non è stata una coincidenza …
Finalmente l’infermiera raggiunse il letto di Terry scoprendo, con sorpresa, che il suo paziente aveva un visitatore … un sacerdote! Tra milioni di uomini!
- Buon pomeriggio – salutò Candy sorridendo, chiedendosi cosa mai potesse avere a che fare Terry con quel sacerdote.
- Buon pomeriggio, signorina! – rispose Graubner con il suo abituale tono amabile.
Terry intuì la confusione di Candy e trovò meravigliosamente incantevole il viso perplesso della giovane, ma nonostante il piacere che gli dava il contemplare l’espressione della ragazza, si affrettò a spiegare la situazione.
- Candy, ti presento il mio amico, padre Graubner. Ho avuto l’onore di conoscerlo al fronte, era presente in battaglia … con uno stile tutto suo personale, naturalmente – disse Terry.
- Capisco – rispose Candy con uno sguardo d’intesa. Durante la sua esperienza nell’ospedale da campo la giovane aveva familiarizzato con molti sacerdoti e reverendi che prestavano servizio al Fronte, quindi cominciò a capire la situazione. Tuttavia risultava ancora difficile per lei capacitarsi di come Terry avesse potuto fare amicizia con un sacerdote, non essendo mai stato un fervente cristiano. - Mi chiamo Candice White Andrew - si presentò.
- Erhart Graubner, mi fa davvero molto piacere conoscerla, signorina Andrew.
La giovane e il sacerdote si strinsero la mano e una corrente di reciproca simpatia si stabilì immediatamente tra i due. Candy comunque non trascorse molto tempo con i due uomini poiché aveva altre mille cose da fare prima che il suo turno terminasse. Così li lasciò nuovamente soli a continuare la conversazione che era stata interrotta dall’arrivo della ragazza.
- Che ne pensa, padre? – fu la prima cosa che chiese Terry una volta che Candy fu sparita.
- Um Himmels Willen! – rispose l’uomo sorpreso – Mio caro amico, ti confesso che se avessi trent’anni di meno e facessi un mestiere diverso, non starei certo qui a consigliarti su come conquistare la ragazza, ma penserei a come averla per me! – concluse con un sorriso furbo sulle labbra.
- Non me lo dica! – sorrise Terry con un sorriso sornione – È precisamente quello che qualcuno sta già facendo: cercare in tutti i modi di allontanarla da me!
- Ah, già! – rispose il sacerdote – Anche il giovane dottore bazzica da queste parti.
- Peggio ancora! – aggiunse Terry frustrato – Per colmo di sfortuna è il mio dottore! Solo a me poteva capitare!
- Andiamo, andiamo, Terence! – commentò Graubner cercando di far coraggio al giovane – quest’atteggiamento non ti porterà a niente. Non va tutto così male. Di fatto, trovarti qui accanto a lei è più che un miracolo. E poi, ho un’altra sorpresa per te.
- Che cosa?
- Beh, mi domandavo se per caso ti mancasse quel meraviglioso anello di smeraldo che avevi sempre con te.
- Come può vedere – spiegò Terry mostrando al sacerdote la mano nuda – qualcuno deve averlo rubato mentre ero incosciente.
Il sacerdote guardò il giovane con un’espressione soddisfatta sul viso barbuto.
- Ti sbagli, figliolo – puntualizzò Graubner - sono stato io a togliertelo, prevedendo che qualcuno più debole di me potesse cadere in tentazione. Volevo trovare un modo sicuro per inviartelo, ma dato che sono qui sono felice di consegnartelo con le mie mani. - Così dicendo l’uomo portò la mano destra verso la tasca interna del suo sacco ed e ne trasse il prezioso che consegnò immediatamente al suo proprietario.
- Mille grazie, padre! – rispose Terry con gratitudine – Mi mancava davvero questo piccolo oggetto. Significa molto per me, in un certo senso.
- Credo di aver appena visto i due occhi che sicuramente hanno ispirato il capriccio di avere un tale gioiello.
- Mi ha di nuovo scoperto, padre – rispose Terry con un sorriso enigmatico.
Era uno di quei giorni soleggiati di agosto a Parigi. Nel parco a un paio di isolati dall’ospedale Saint Jacques, una giovane vestita di bianco camminava lentamente con le mani affondate nelle tasche della gonna. Nonostante il cappello di paglia che le riparava il viso dai raggi solari, si poteva vedere chiaramente che era triste. Un complesso flusso di emozioni si agitava nella sua anima, nuovi sentimenti che mai aveva sperimentato prima la tormentavano con forza implacabile.
"Perché continuo a ingannarmi?" pensava Candy mentre vagava pigramente nel parco circondato da querce. “Per quanto mi sforzi di ignorarlo lui mi tiene in pugno! Al suo minimo cenno lo seguirei in capo al mondo … Ah, Terry, quanto ti amo!”
La giovane emise un sospiro malinconico e si sedette in una delle panchine di ferro all'ombra del fogliame verde di un'antica quercia.
“Ricordo ancora quanto accanitamente ho tentato di dimenticarti, Terry. Ho riempito la mia vita di tante cose da arrivare alla fine della giornata completamente esausta. Solo così potevo evitare quelle lunghe notti in cui il tuo pensiero non cessava mai di martellarmi in testa. Il mio lavoro, i miei amici, tutti mi hanno aiutata molto ad affrontare la vita dopo la nostra rottura, ma in fondo al mio cuore io sapevo di essere incompleta, che qualcosa dentro di me era vuoto … sterile … morto … in mezzo a una solitudine terribile. La mia povera Annie aveva tentato tante volte di trovarmi un ragazzo tra tutti quelli che conosceva, però … io proprio non posso stare con un altro uomo … mi sento così … a disagio. Come l’altro giorno, quando sono uscita con Yves. È stata un’idea azzeccata far venire anche Flanny con noi. Non so cosa avrei fatto se non ci fosse stata. Ma con te, Terry, è tutto diverso! Ogni parola che ci scambiamo, ogni sorriso, i nostri sguardi, mi fanno sentire come se avessi terminato un lungo viaggio e fossi finalmente arrivata a casa … ma tu, Terry, sei tutto un enigma!”
“Mi sento morire per colpa tua … e tu sembri non fare altro che giocare. Solo un paio di mesi fa mi sentivo ottimista e pensavo che forse potevamo avere una seconda possibilità … e tu sei stato davvero dolce con me … ma non capisco cosa stai aspettando, Terry! Se solo le tue labbra pronunciassero quelle due piccole parole, mi getterei tra le tue braccia senza esitare! Il mio cuore muore per sentire dalla tua voce che mi ami ancora, che nonostante la distanza hai sempre pensato a me, come io ho sempre pensato a te. Anche quando ti credevo perduto ... Ma tu non fai che menare il can per l'aia e io non so cosa fare con te … Terry, non ce la faccio più ad andare avanti così!”
“E queste strane emozioni dentro di me … di certo non mi aiutano! Proprio non so cosa mi succede quando sei vicino a me. Anni fa, in collegio, ho sempre negato con tutte le mie forze l'attrazione che provavo per te, e non ho saputo accettarla finché non hai abbandonato l’Inghilterra. E ancora, tutto quello che provavo allora e dopo, quando ti ho rivisto a New York, impallidisce davanti a questi sentimenti nuovi e confusi che assalgono il mio cuore fino al midollo. Terry, Terry! Se la mia anima brucerà al fuoco dell’infermo sarà solo colpa tua! Oh, mio Dio, Terry, perché sei così sconvolgente?”
La sua mente non poteva dimenticare quello che era successo qualche ora prima. Candy stava aiutando un suo paziente, rimasto cieco a causa di una bomba all’iprite, a scrivere una lettera alla sua famiglia in Canada. Il letto del paziente era molto vicino a quello di Terry e, dalla sua posizione, la giovane poteva vedere l’attore intento a studiare in silenzio i suoi dialoghi. Era una calda mattina d’estate e Terry si era tolto la camicia.
- Scriva anche - dettava il paziente - che ho ricevuto tutte le cose che mi hanno inviato ...
- Certamente – disse Candy in un sussurro mentre i suoi occhi vagavano su quei muscoli ben definiti illuminati dalla luce del mattino. Braccia lunghe e forti tra le quali si sarebbe abbandonata con piacere, spalle larghe, vita snella, pelle abbronzata che poteva sfiorare quando era il momento di cambiare le bende, la leggera cicatrice sulla spalla destra, ricordo delle tre pallottole ... e quelle labbra che si muovevano soavemente mentre memorizzava i dialoghi, labbra che, inconsapevolmente, facevano rimescolare l'agitato cuore della giovane. Fu in quel momento che sentì come una fitta al petto.
“Tra un attimo guarderà verso di me!” pensò Candy, messa in allarme da quella connessione intima che aveva con lui, anche se non arrivava a riconoscerla.
Abbassò gli occhi proprio una frazione di secondo prima che il giovane aristocratico dirigesse il suo guardo blu verso di lei. La ragazza finse di essere completamente concentrata sulla lettera che stava scrivendo.
Si sentì le mani tremare mentre cercava disperatamente di sostenere la penna. Il potere dello sguardo dell'uomo su di lei non le permetteva di controllare la sua ansietà.
- Leonard - disse nervosamente – potrebbe scusarmi? Oggi non mi sento molto bene. Potremmo terminare questa lettera domani? – supplicò, e prima che il giovane potesse aprir bocca Candy era uscita dalla camerata e correva attraverso i corridoi dell’ospedale. “Cosa mi sta succedendo?” pensava, sentendosi le guance arrossire violentemente. “Voglio fuggire, e nello stesso tempo … non posso fare a meno di immaginarmi tra le sue braccia!”
Seduta sulla panchina solitaria, Candy ancora una volta richiamava alla mente il ricordo di tutte le volte in quei tre mesi in cui lui l'aveva abbracciata con la scusa della gamba ferita. La giovane rivisse le emozioni, il profumo, il calore, la certezza del suo polso alterato. Poiché si sentiva già vinta dai suoi stessi sentimenti, non oppose resistenza al flusso dei suoi ricordi che la portava inevitabilmente alla memoria segreta di quel bacio.
“Sei anni fa … Sei anni, e ancora lo sento sulla pelle, come se fosse passato solo un istante!" sospirò, mentre con la punta delle dita si sfiorava delicatamente le labbra. "Eravamo soltanto due ragazzini, allora" pensò chiudendo gli occhi, mentre la curiosità femminile ardeva dentro di lei con interrogativi inquietanti. “Mi domando … come bacerai adesso” si spinse a pensare, meravigliandosi della sua stessa audacia “E ancor di più … mi chiedo cosa proverei a vivere accanto a te, ho provato a immaginarlo tante volte … come sarà condividere con te ogni piccola gioia, ogni prova difficile, i tuoi successi e le tue sconfitte, tutte quelle piccole manie che so che tu hai? … La tua ossessione per l’ordine, la tua passione per l’equitazione, il tuo amore per la poesia, la tua abitudine di comprare migliaia di camicie bianche, di ogni stile e tessuto, e quella tua incomprensibile e incrollabile mania di prendermi in giro … Certamente lo faresti fino alla morte, ma sono sicura che mi divertirei enormemente … Come sarà aspettarti ogni sera, stare sempre con te a tavola … e nel tuo letto … Come ci si sente a risvegliarsi tra le tue braccia, Terry?” sospirò estasiata, ma subito un’ombra oscurò i suoi occhi di malachite “Ma uno di questi giorni abbandonerai l’ospedale e forse non ti rivedrò mai più … ma che cos’hai, Terry, tu che sei il solo che fa esplodere dentro di me questo calore che invade il mio corpo e mi fa piombare nella più grande confusione? Perché mi fai sentire così felice e così disperata nello stesso tempo?”
“Santo Cielo, Candy, stai diventando pazza!” si rimproverò, assaporando la dolce brezza sotto la quercia.
Tra la posta erano arrivate alcune lettere dall'America quella mattina, ma Candy decise di tenerle in tasca per leggerle con tranquillità una volta terminato il suo turno. Nel corso della mattinata gettò ripetutamente l'occhio sulla tasca, e più di un'occasione fu tentata di aprire quelle buste prima del tempo, ma tuttavia non cedette all'impazienza.
Alla fine della lunga giornata di lavoro la giovane corse verso la sua panchina favorita nel giardino interno dell’ospedale per divorare le notizie portate da quelle missive. I grandi occhi verdi brillarono di gioia mentre assaporava la dolcezza dei forti legami che la univano ai suoi amici più cari e alla sua famiglia adottiva al di là dell’oceano. Ogni riga era per la ragazza una conferma che non importava quanto lontana da casa potesse trovarsi, un pezzetto delle rive del lago Michigan sarebbe sempre rimasto presente nel suo cuore.
- Buone notizie? – chiese una voce maschile alle sue spalle, e Candy non ebbe bisogno di voltare la testa per vedere di chi si trattava.
- Si, notizie da casa – rispose sorridendo dolcemente – Vuoi sentirle? – chiese, decidendosi finalmente a guardare gli occhi verdeazzurro rivolti verso di lei.
Terry, in camicia azzurro pastello e pantaloni beige, era fermo di fonte a lei, appoggiandosi leggermente a un bastone. Candy pensò che il giovane sembrava aver recuperato quasi totalmente la salute, e non poté evitare di sentire una fitta al cuore nel ricordare che questo comportava una separazione sempre più vicina.
Il giovane sedette accanto a lei e guardò con curiosità una busta grande ornata di un elegante sigillo sul recto.
- Suppongo che quella sia di Albert – disse, sorridendo nel ricordare il vecchio amico che non vedeva da anni.
- Hai indovinato – rispose Candy sollevando il sopracciglio sinistro e confermando il sospetto di Terry.
- Che cosa dice? – chiese il giovane attore.
D'un tratto Terry guardò Candy negli occhi, e la ragazza fu sopraffatta da un senso di déjà-vu. Non aveva fatto quella stessa domanda a proposito di una lettera di Albert tanto tempo prima?
- Molte cose – cominciò a spiegare, cercando di controllare i battiti furiosi del suo cuore – Sai una cosa, Terry? Sono stata preoccupata per Albert negli ultimi due anni – disse, confidandogli un segreto che aveva tenuto per sé stessa per molto tempo. In un certo senso volgere la conversazione sul suo caro tutore la aiutava a dimenticare altri sentimenti più inquieti che si agitavano dentro di lei.
- Perché? – chiese Terry, tentando anche lui di allentare la tensione – C’è qualcosa che non va?
- Una cosa si – sospirò Candy con tristezza – Albert non è felice della sua vita!
- Non gli piace fare l'uomo ricco e potente, non è così? - suggerì Terry scuotendo la testa in segno di intesa.
- Proprio così. Sono tre anni che Albert affronta le sue responsabilità di capo famiglia, ma per lui è stato quasi un inferno. Anche se non si è mai lamentato io so che dentro di lui sente di aver tradito tutto quello in cui credeva.
- Conosco questo sentimento – mormorò Terry con voce talmente bassa che Candy poté appena sentire le sue parole – È così triste vedere come la vita distrugge i nostri sogni di gioventù ... tutte le speranze che una volta credevamo invincibili – aggiunse con una nota di dolore.
- Non parlare così, Terry – rispose subito Candy - Io credo ancora che si possa lottare per i propri sogni, anche in mezzo alla tempesta! Non importa quanto gli altri sostengano che non abbia senso continuare a lottare, dobbiamo sempre batterci per realizzare le nostre aspirazioni più care.
Il giovane la guardò, mentre un sorriso si dipingeva nel volto maschile. La ragazza manteneva sempre inalterato il potere di illuminargli la vita.
- Forse dovresti dirlo ad Albert – suggerì.
- In questo momento non ha bisogno dei miei consigli – continuò Candy raggiante – In questa lettera mi confida che presto, quando la guerra sarà finita, metterà gli affari di famiglia nelle mani di Archie e di George. Così lui potrà correre incontro ai suoi sogni in Africa, o forse in India.
- Mi fa piacere sapere questo – disse Terry con sincerità – per lo meno il nostro amico vivrà per realizzare il sogno che in passato mi ha confidato. Per essere onesto, Candy, mi rincresce un po' aver perso i contatti con Albert in tutti questi anni. Sono stato davvero ingrato con lui.
- Non è mai troppo tardi per riavvicinarsi a un amico – rispose lei sorridendo – Perché non gli scrivi?
- È una buona idea – rispose lui ricambiando il sorriso – Dove vive adesso?
- Nella residenza degli Andrew, a Chicago.
- Tu vivi con gli Andrew? – chiese curioso.
- No, Terry, vivo per conto mio, nello stesso appartamento che una volta condividevo con Albert – rispose la giovane con una punta di orgoglio nella voce.
- Come mai la tua severa e aristocratica famiglia ti permette di vivere da sola? – le domandò, in parte scherzosamente e in parte ammirando lo spirito indipendente della sua amica. Candy era un’inesauribile fonte di sorprese per lui.
- Albert mi concede tutta la libertà di condurre la mia vita come più mi piace – rispose con naturalezza e sorridendo al ricordo del suo amico più caro, nonché tutore.
- Siete arrivati a essere amici molto intimi, vero? – insinuò lui con una piccola fitta di gelosia nel suo cuore. Dentro di lui, Terry rimproverò sé stesso per aver permesso che quei sentimenti contro un caro amico come Albert si annidassero nella sua anima, anche se solo per un istante.
- Certo che si – rispose Candy, pensando a tutto il passato comune che univa la sua vita a quella di Albert – Abbiamo condiviso molte cose. È stato per me un consigliere e una spalla su cui piangere nei momenti più difficili della mia vita. È molto di più che un tutore! Credo sia il fratello maggiore che non ho mai avuto e penso che lui provi lo stesso per me – spiegò con lo sguardo rivolto verso il cielo, il cui colore le ricordava gli occhi azzurro chiaro di Albert.
- Immagino che ti mancherà quando finalmente lascerà l’America – suggerì Terry con voce nostalgica.
- Si. Ma comunque preferisco saperlo felice e soddisfatto lontano da casa che imprigionato in una vita arida facendo cose che detesta – rispose con fervore.
- Molto saggio da parte tua, anche se a dirlo è un’incorreggibile ficcanaso come te – tentò di scherzare il giovane per alleggerire il tono serio della conversazione.
- Non incominciare! – lo sgridò lei, stando al gioco.
- E dai, dimmi piuttosto: chi ti manda questa lettera con questa disgustosa busta azzurra profumata alla violetta? – chiese il giovane prendendo con due dita una lettera e coprendosi il naso con l’altra mano, come se il profumo della busta gli desse la nausea.
- Ridammela subito! – strillò lei ridendo, e con un rapido movimento recuperò la lettera dalle mani del giovane – È una lettera di Patty.
- Ah, capisco, la cicciottella con gli occhiali ha una predilezione per le violette, le stanno proprio bene, devo dire, timida com’è - scherzò Terry, divertito.
- Smettila, stupido! – ridacchiò Candy – Quante volte te lo devo dire che Patty non è cicciottella?
- Va bene, va bene … Adesso, signora cronista, potrebbe dirmi quello che la distinta e giovane damigella, sole di bellezza, le racconta nella sua lettera? – disse l’attore chinando scherzosamente il torso a mo’ di riverenza.
- Beh, ti sorprenderà sapere che … - disse Candy ignorando lo sguardo beffardo di Terry - Patty sta per sposarsi! Ha conosciuto il mio amico Tom e si sono innamorati! Non è romantico?
- Tom è quel ragazzo che è cresciuto con te e che possiede una fattoria? – chiese il giovane, stupendo Candy con la sua memoria prodigiosa.
- Esatto! È incredibile che te ne ricordi! Credo di averti parlato di Tom si e no una volta! – disse, senza nascondere la sua sorpresa.
- È stato all'ippodromo, mia cara. Quella volta che vinsi la scommessa - ricordò lui maliziosamente, e improvvisamente ebbe un'idea - A proposito! Non mi hai mai pagato quella scommessa. Per quanto mi ricordo avevi promesso che mi avresti lustrato gli stivali. In camera ne ho giusto un paio nel caso volessi ancora onorare il tuo debito – disse scoppiando in un riso irrefrenabile.
- Come se intendessi farlo! – rispose Candy con dignità, alzando il nasetto verso il cielo.
- A ogni modo, mi fa piacere sapere che Patty si è lasciata il passato alle spalle – disse lui dopo un po’, notando che Candy, che stava ancora giocando a fare l’offesa, non accennava a rivolgerli la parola se lui non lo faceva per primo.
- Anche a me – rispose Candy in tono più dolce – Se la guerra finirà presto assisterò a due matrimoni quando tornerò a casa! – aggiunse entusiasta.
- Due matrimoni? - chiese Terry curioso – Si sposa anche il damerino?
- Lo spero – disse Candy, prendendo una terza busta color lilla – Qui Annie mi racconta della laurea di Archie, vedi? Credo che lui le proporrà di sposarlo uno di questi giorni. Annie sarà la ragazza più felice della Terra! Mi pare di vederla con l’abito da sposa che ha sempre sognato! – sospirò.
- Oh, Dio! Archie è davvero un uomo fortunato! Ha una laurea, viene messo alle redini di un'immensa fortuna, cosa che credo gradirà moltissimo dato che è sempre stato un tipo borghese, e per finire si sposa con la donna che ama! - disse Terry con un'ombra di tristezza nella voce.
- Se lo merita davvero – puntualizzò Candy in uno slancio di affetto verso il suo caro cugino – Nell’adolescenza tutti e due abbiamo sofferto molto per la perdita dei parenti che amavamo di più. Perdere Stear, poi, è stato particolarmente duro per Archie. Adesso che le cose sembrano andargli finalmente bene, e che si sistemerà con Annie, non posso che essere molto felice per tutti e due.
- Suppongo che sia così – mormorò Terry con malinconia – Sai Candy? La gente mi ritiene un uomo di successo, là in America, perché ogni volta che salgo sul palcoscenico il teatro fa il pienone, e alla fine di ogni rappresentazione il pubblico loda il mio lavoro. I giornalisti mi stanno sempre dietro, le mie foto appaiono su riviste, giornali e tabloid, ho una casa confortevole in un bel quartiere alla moda … E come se non bastasse mio padre è morto l’anno scorso e, nonostante tutte le nostre divergenze, alla fine, in qualche modo, ci eravamo riconciliati e lui mi ha lasciato una parte della sua fortuna. Così adesso mi ritrovo a essere quello che la gente chiama un uomo facoltoso. Se volessi potrei smettere di lavorare per il resto della mia vita e vivere dignitosamente, ma ho comunque una brillante carriera. Alcuni direbbero che sono un uomo fortunato, e tuttavia invidio i tuoi amici Tom e Archie perché presto avranno la sola cosa che fa la felicità di un uomo ... una sposa da amare e che ti ama, e una propria famiglia – concluse in tono triste.
Candy era sorpresa di quell’improvviso scatto di sincerità da parte di Terry. La giovane fu molto dispiaciuta di apprendere della morte del duca, ma la tristezza nella voce di Terry, che denunziava la sua disillusione nei riguardi della vita, l’addolorava ancor di più. La sua mente cercò in fretta una ragione per l’infelicità del giovane e, stranamente, riuscì a trovarne una sola.
- Ti manca Susanna, non è vero?- gli chiese, guardando il ciliegio. La giovane si vergognò in segreto dell'inaspettata fitta di gelosia che aveva provato nell'interpretare la tristezza di Terry. Era difficile per lei riconoscere di essere gelosa di una morta. Per la prima volta capì come doveva essersi sentito lui riguardo ad Anthony.
Terry, da parte sua, era più che stupito della reazione di Candy. Come poteva non vedere che non era Susanna la donna del suo cuore?
- Vorrei poterti dire che mi manca … come dovrebbe mancare a un uomo la donna che si suppone amasse ... - rispose dopo un momento di silenzio - e certamente mi dispiace molto per la sua morte, Candy, ma ... .
- Ma … - lo incoraggiò a proseguire.
- Non sono quel fidanzato devastato e nostalgico che molta gente crede – confessò lui con voce roca – Io … io non mi sono mai innamorato di Susanna. Se mi fossi sposato con lei non sarei stato più felice di quanto lo sono ora. Ti posso solo dire che mi manca la sua amicizia.
Candy distolse lo sguardo che teneva fisso sul ciliegio e guardò direttamente nei grandi occhi blu di Terry, come se stesse cercando una risposta ai dubbi che le assalivano il cuore. La rivelazione che lui aveva appena fatto le aveva stravolto gli schemi che si era mentalmente costruita negli anni precedenti, a partire dalla loro separazione. All’improvviso, quello che aveva creduto bianco era diventato nero.
- Non guardarmi come se fossi un mostro, Candy! – disse Terry credendola scandalizzata per la sua confessione. – Prima mi vergognavo sempre della mia incapacità di amare Susanna. Adesso ho capito che non siamo padroni del nostro cuore, tutto qui. Non sono contento che sia morta, ma la verità è che il nostro matrimonio sarebbe stato un fallimento. So che posso sembrarti spietato, ma questa è la verità. Ti confesso che ho avuto bisogno dell’aiuto di qualcuno molto più saggio di me per vedere finalmente la mia relazione con Susanna da un punto di vista più obiettivo.
Candy, ancora ammutolita per la sorpresa, ricordò allora l’unica conversazione che aveva avuto con Susanna. Rivisse il ricordo delle cose che erano state dette e delle promesse che si erano scambiate.
“Io ho mantenuto la mia promessa” pensò “Ho versato lacrime di sangue, ma l'ho mantenuta! Mi sono fatta da parte! E tu, Susanna, avevi promesso di farlo felice ... Cos'è successo poi? ... Abbiamo forse contribuito tutte e due a rendere la sua vita infelice? Alla fine, è stato forse tutto un errore?"
- Candy! – disse Terry, riportandola di nuovo alla realtà - Mi stai ascoltando?
- Eh? Uhm, si … – balbettò confusa.
Prima che Candy potesse reagire Terry le aveva preso la mano sinistra tra le sue.
- Non stare male per Susanna, Candy – sussurrò lui – È morta in pace con sé stessa e con il resto del mondo. Io ho fatto tutto quello che era in mio potere per farla felice. Forse non ci sono riuscito in tutti gli aspetti, ma ti posso assicurare che ho fatto del mio meglio. Adesso ho la coscienza libera dal senso di colpa che provavo a causa dell'incidente. E, per quel che mi riguarda, io sto … sto bene adesso. A volte tutto è stato molto difficile, ma oggi ho delle speranze … - Terry si fermò per un istante, sentendo che era finalmente arrivato il momento di aprire il suo cuore a Candy.
- Signorina Andrew! – la chiamò una voce proveniente dal corridoio. Candy sobbalzò, rompendo tutto l’incanto del momento. – C’è bisogno di lei nella sala delle emergenze subito!
Candy balzò in piedi di scatto. Si scusò e corse immediatamente verso l’interno dell’ospedale, mentre Terry rimaneva in giardino maledicendo la sorte che gli aveva sottratto l'occasione perfetta per aprirsi con la giovane.
CRYING IN THE RAIN
Crying in the rain
I’ll never let you see
The way my broken heart
Is hurting me.
I’ve got my pride
and I know how to hide
all the sorrow and pain.
I’ll do my crying in the rain….
If I wait for a cloud in the sky,
you won’t know the rain’s
from the tears in my eyes.
You’ll never know
that I still love you so,
though the heart aches remain
I’ll do my crying in the rain 1
1The Everly Brothers
CONTINUA
1 - Io non ti lascerò mai vedere / il modo in cui il mio cuore è spezzato / ho il mio orgoglio e io so come nascondere / tutta la mia tristezza e il dolore / mischierò il mio pianto alla pioggia / Se aspetto una nuvola nel cielo / tu non saprai che la pioggia sono le lacrime nei miei occhi / non saprai mai che ti amo ancora tanto / Anche se le angosce restano / farò del mio pianto pioggia. (www.paroly.com/it/t/the-everly-brot...ics/traduction/) Edited by *Kiar@* - 7/8/2011, 10:07