Ciao a tutti!
Pecorellarosa, koalina86, Atyle, fairymoon71, grazie per i vostri commenti.
E ora riprendiamo la nostra storia. Buona lettura!
...segue
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L’ospedale da campo si spostava in caotico ordine. I treni partivano quasi ogni ora, trasportando i feriti verso i grandi ospedali del sud, il personale medico verso Verdun o caricando e scaricando materiale. Solamente la metà di coloro che lavoravano nell’ospedale durante il mese di novembre rimase di guardia a Cambrai, per fronteggiare qualsiasi emergenza nel caso in cui i Tedeschi decidessero di contrattaccare, anche se questa eventualità era considerata poco probabile.
Nel giro di pochi giorni gli Alleati avrebbero però compreso di aver fatto la mossa sbagliata. In dicembre i Tedeschi organizzarono una controffensiva con una forte dimostrazione di coraggio e l’esercito inglese perse quasi tutto il territorio conquistato con il blitz dei suoi carri armati. A quel punto i treni cominciarono a portare indietro non solo personale medico, ma anche soldati. Alcune truppe francesi arrivarono in aiuto degli Inglesi. Le linee erano congestionate e alcuni feriti che dovevano essere mandati a Parigi furono trasportati in camion, senza dubbio molto più lenti ma che, date le circostanze, restavano l’unica scelta in caso di emergenza.
Candy, Julienne y Flanny vennero fatte viaggiare alla volta di Parigi in uno di questi camion, la fredda mattina del 15 di dicembre. Candy avrebbe voluto fermarsi a Cambrai ma, anche se protestò contro gli ordini che aveva ricevuto, i suoi superiori insisterono tanto energicamente che la ragazza non ebbe altra scelta se non quella di eseguire gli ordini. Non riusciva a capire perché le veniva ordinato di rientrare quando era perfettamente sana e aveva dimostrato in più di un occasione di essere in grado di affrontare il lavoro più duro nell’ospedale da campo. Sapeva che per l’inatteso contrattacco dei Tedeschi nell’ospedale c’era mancanza di personale, ragion per cui era assurdo rispedirla a Parigi. Tuttavia una parte di lei si sentiva felice nel sapere che avrebbe viaggiato con Flanny e che ciò le avrebbe permesso di continuare con il trattamento di irrigazione durante tutto il viaggio, fino a che fossero arrivate nella capitale francese.
Le tre infermiere assieme a cinque uomini feriti lasciarono Cambrai la mattina molto presto. Fu designato un vecchio soldato per condurre il camion a Parigi il prima possibile. Il viaggio era considerato pericoloso perché nei giorni precedenti aveva nevicato cosicché si pensò dovessero viaggiare senza soste per evitare imprevisti legati alle condizioni atmosferiche.
Julienne viaggiava nel posto del passeggero con il vecchio autista mentre Candy e gli altri feriti erano nella parte posteriore del camion che sfortunatamente non era stato progettato per trasportare tante persone. Candy cercò di seguire tutti il meglio possibile e di distrarli con la sua vivace conversazione; nonostante tutto la traversata sarebbe stata lunga e scomoda, date le condizioni di trasporto.
Erano trascorse alcune ore da quando avevano lasciato l’ospedale da campo e Cambrai, quando iniziò a nevicare. Candy guardò i delicati fiocchi volteggiare nell’aria con movimenti aggraziati e provò una paura inspiegabile. Sin dalla sua infanzia aveva visto forti e pericolose tormente di neve nella Casa di Pony e, per qualche strana ragione che non riusciva a comprendere, sentì che stava per verificarsi una tormenta simile. Dovevano affrettarsi ad arrivare a Parigi il prima possibile.
- È uno spettacolo magnifico, non credi Flanny? – domandò Candy per allontanare i suoi cupi presentimenti.
- Troveresti qualcosa di bello anche in una vecchio tegame rotto, Candy!- disse Flanny con un sorrisino.
- Dai, Flanny!- rispose Candy guardando il paesaggio attraverso lo stretto finestrino sullo sportello posteriore del camion. – Questo posto, la neve sugli alti pini, i boschi e il silenzio, tutto questo mi ricorda casa.- Candy chiuse gli occhi per vedere l’amato luogo della sua infanzia e un dolce tepore scaldò per un attimo il suo animo -
Sono tanto lontana- pensò tra sé. A quel puntò la colpì un lieve dolore al cuore e Candy si chiese cosa potesse essere.
Il viaggio proseguì sotto la neve che iniziò a cadere con più violenza. Nel pomeriggio quella che era iniziata come una leggera nevicata divenne una forte tormenta. Candy stava cercando di dormire un po’ prima della prossima irrigazione della ferita di Flanny, quando una brusca frenata la svegliò improvvisamente. Stava ancora aprendo gli occhi quando un grido di donna proveniente dalla cabina la fece alzare in piedi e aprire lo sportello in un attimo. Il camion si era fermato e quella voce era Julienne che chiedeva aiuto.
Candy scese dal camion e i suoi stivali affondarono nella spessa coltre di neve. Corse con tutte le sue forze verso il posto di guida tanto veloce come poteva. Nella cabina del camion Julienne cercava disperatamente di aiutare l’autista accasciato sopra il volante.
Candy aprì la portiea del conducente con un gesto veloce del braccio destro.
- Che succede, Julienne? – domandò, ma le condizioni dell’uomo risultavano sufficientemente chiare per lei. L’autista era colpito da una crisi cardiaca.
Senza dire altro le due donne iniziarono a fare tutto quello ce potevano per aiutare l’uomo in stato d’incoscienza. Candy provò più volte a rianimare l’uomo nel frenetico tentativo di salvargli la vita. Era come se il mondo si fosse fermato in quel gelido angolo del mondo. All’improvviso i suoni scomparvero, come se Candy fosse intrappolata in una bolla, non sentiva la voce di Julienne e neppure il suono del proprio respiro. Non c’erano nient’altro che il silenzio e la necessità primaria di salvare una vita.
- Candy!- chiamò una voce lontana – Candy!-
Non rispose ma continuò a far pressione sul petto dell’uomo.
- Candy!- disse ancora una volta Julienne, toccando con la mano la spalla di Candy- È finita, Candy.-
I quel momento i suoni tornarono all’udito di Candy. Il vento, la voce di Julienne, Flanny che gridava dal camion.
- Se ne é andato, Candy- mormorò Julienne sommessamente.
Candy guardò la sua collega senza sapere cosa provasse, se frustrazione perché non era stata in grado di salvare l’uomo, o disperazione perché erano rimaste abbandonate senza guida in mezzo a quei gelidi boschi, ancora a molte miglia di distanza da Parigi. Julienne indovinò i pensieri di Candy dalla preoccupazione dei suoi occhi.
- Che facciamo, Candy?- domandò con la voce tremante per la paura
- Io… Io credo di poter guidare- rispose Candy cercando di restare calma, nonostante fosse molto spaventata. –Sai, avevo un cugino, lui…lui mi mi lasciò guidare l’auto in un paio di occasioni…Io credo di riuscire a guidare il camión…Ma prima dobbiamo decidere cosa fare con il corpo, Julie.
- Che cosa sta succedendo???- gridò Flanny dal camion ancora una volta.
Candy lasciò Julienne per un attimo e corse da Flanny per tranquillizzarla. Flanny stava cercando di alzarsi quando Candy salì sul camion. Anche gli altri pazienti si erano svegliati e la guardavano inquieti.
- Candy, perchè ci siamo fermati?- Domandò Flanny molto preoccupata.
- L’autista Martin non si sentiva bene, Flanny- mentì Candy che non voleva allarmare i pazienti e Flanny.- Tu resta qui, Julienne sarà da te tra qualche minuti. Va bene per tutti?-
Non molto convinta, Flanny accettò la spiegazione di Candy, da un lato perché preferiamo sempre credere a qualcosa di positivo, dall’altro perché non voleva spaventare i pazienti con i suoi sospetti.
Dopo un breve scambio di idee sull’argomento Candy e Julienne decisero di lasciare il corpo ad un lato della strada poiché non avevano né una pala né il tempo per seppellirlo. La tormenta infuriava sempre più forte e per la salute di Julienne non era opportuno restare altro tempo al gelo. Prima di lasciare il corpo dissero una preghiera e, quando ebbero terminato, Julienne salì nella parte posteriore del camion mentre Candy prese il posto del conducente nella cabina.
Guardò la cartina e cercò di indovinare dove si trovassero. La strada era praticamente invisibile sotto la spessa coltre bianca. A quei tempi il treno era ancora un mezzo di trasporto più comune dell’automobile e le strade non erano nelle condizioni di oggi. Inoltre la guerra aveva distrutto tante cose nella sua follia devastatrice che non vi era una segnaletica visibile che Candy potesse seguire. Ancora una volta doveva seguire il suo istinto.
La ragazza respirò profondamente mentre girava la chiave per mettere in moto il camion.
-
Stear, - pensò-
per favore, aiutami.La verità era che Candy non aveva mai guidato prima, ma sperava che in quel momento le tornassero utili le tante volte che lo aveva visto fare da Stear. Candy pigiò l’acceleratore e il camion iniziò a muoversi.
- Molto bene Dio, pensò Candy mentre guidava con timore-
se hai tirato fuori me e Flanny da quella trincea, non ci lascerai morire qui, sotto la neve.
Candy iniziò la sua orazione senza sapere che a migliaia di chilometri di distanza, dall’altra parte dell’oceano, altre due preghiere chiedevano la sua protezione. Il viaggio proseguì per un altro paio d’ore, mentre il vento e la neve aumentavano senza tregua. Il ritmo lento del mezzo fece addormentare i passeggeri come una ninna nanna. Solo Julienne restò sveglia, tormentata dalla sua continua tosse e dalle molteplici preoccupazioni, sapendo che Candy si trovava al posto di guida, alla ricerca della strada per uscire da quei boschi gelati. Il posto era bello come non mai sotto quella coltre bianca, ma con mortali insidie. Ormai il pomeriggio si stemperava nelle ombre notturne, che iniziavano a scendere sul vasto orizzonte.
Erano le sette in punto del 15 dicembre, Julienne non lo avrebbe mai più dimenticato, quando il camion si fermò definitivamente. Nell’oscurità dell’automezzo Julienne udì Candy che cercava di rimetterlo in moto…una…due..tre volte…altre volte. Julienne pensò per un momento di avere un incubo, ma il rumore dello sportello posteriore del camion che si apriva piano, le confermò la crudele realtà.
- Julie - bisbigliò una voce femminile – Julie!-
Julienne si avvicinò al portellone e vide Candy fuori. La tormenta era finita ma il manto di neve era incredibilmente alto. Lì, ferma in mezzo al nulla, con la neve quasi fino alle ginocchia, Candice White guardò Julienne con un’espressione che quest’ultima non aveva mai visto prima su questa terra. Per un attimo Julienne credette di vedere uno di quegli angeli dipinti sulle pareti della Chiesa del suo paese natio. Ricordava che durante l’infanzia aveva ammirato l’affresco mille volte, attratta dalla bellezza dell’immagine, ma anche terribilmente spaventata dalla forte determinazione dell’arcangelo vendicatore dipinto dall’artista. La giovane e ingenua ragazza americana che aveva conosciuto sei mesi prima, aveva sul viso la stessa espressione.
- Che succede, Candy? – domandò Julienne nonostante sapesse la risposta.
- Il camion non ci porterà a Parigi, Julie- disse Candy in tono piatto, insolito per lei.
- Candy!- mormorò Julienne, senza osare chiedere altro.
Candy poggiò le mani sulle spalle di Julienne, i loro volti vicini che quasi si sfioravano.
Julie, ascolta bene quello che sto per dirti- mormorò Candy lentamente, scandendo bene ogni parola- questo camion è fuori uso e bloccato nella neve, non ci porterà da nessuna parte e se restiamo qui tutta la notte moriremo congelati. È chiaro che abbiamo bisogno d’aiuto e l’unica che può provare ad andare a cercare soccorso sono io, cosicché non c'è niente da obiettare o da dire. Solamente sali sul camion, prenditi cura degli altri e prega, tu solamente prega.
- Candy! – Gridò Julienne senza sapere cosa dire o fare.
- Fai quello che ti ho detto, Julie- rispose la bionda, lasciando le spalle di Julienne- Su!- ordinò con voce decisa- Chiudi questo sportello, ora!-
Sentendosi come una bambina spaventata davanti al rimbrotto della mamma, Julienne obbedì alla voce di Candy, incantata davanti al suo coraggio. Attraverso il piccolo finestrino, Julienne vide la figura di Candy nel suo cappotto nero perdersi nel bosco. La donna si fece il segno della croce e bisbigliò:
- Pére! que ton nom soit sanctifié; que ton régne vienne...-
Continua…
Edited by cristina.fly - 18/1/2009, 11:48