Trascrivo integralmente la prima delle mie parti preferite dei romanzi di Final Story.
Questa scena nell'Anime non è presente, ed è un vero peccato e se la memoria non mi inganna, non si legge neanche nel Manga, ma con la lettura del Manga sono arrivata fino al volume 7, correggetemi se sbaglio, perciò deduco che sia stata scritta ex novo 30 anni dopo.
Forse un regalo della Mizuki per le fans terenciane ?? Che sia terenciana pure lei ??
Un momento di intensa intimità e complicità, descritto in maniera straordinaria al punto che pare a me stessa di essere su quell'albero a guardare all'interno dell'aula di musica.
Quasi quasi mi fa ritornare sui miei passi e perdonarla per non aver svelato l'identità di Anohito... no, no, impossibile, per quello sono ancora arrabbiata con lei...
Per chi non ha il libro, per chi non ha ancora accesso alla sezione protetta del Forum, ma anche per chi ha già letto Final Story... ecco a voi Candy, Terence ed il pianoforte...
I colori del tramonto andavano cambiando di momento in momento. A un tratto, come se quelle tonalità si fossero trasformate in note musicali, sentì provenire dall'altra parte del bosco il dolce suono di un pianoforte. Candy si fermò.
Che bella melodia... Verrà dall'aula di musica?Attratta da quel suono, simile al profumo delle rose, s'incammino tra gli alberi e si diresse verso una costruzione in mattoni. Più si avvicinava, più la musica si faceva chiara.
Una volta arrivata, guardò verso l'alto. La melodia sembrava quasi scendere danzando da un'aula del secondo piano.
É davvero una musica dolcissima... Chissà chi la sta suonando...Notò un ramo che si protendeva con precisione verso la finestra della stanza che aveva localizzato e decise quindi di arrampicarsi. Quasi arrivata, rimase però senza fiato.
Terry...Seduto davanti a un pianoforte a coda posizionato vicino alla finestra, c'era Terry, intento a far scorrere elegantemente sui tasti le sue lunghe dita. La musica che continuava a sgorgare dalle sue mani sembrava quasi un fascio di luce che, brillando, si propagava all'esterno varcando la finestra.
Trattenendo il respiro, Candy si appoggiò silenziosamente al robusto tronco dell'albero.
Quando quella melodia era arrivata alle sue orecchie, per qualche strano motivo il cuore aveva iniziato a fremerle. Aveva intuito che potesse essere Terry a suonarla, e non si era sbagliata. Appoggiata al tronco e seduta su un ramo, la giovane restò rapita in ascolto.
Il ragazzo che se ne stava ora a occhi bassi davanti al pianoforte era diverso da tutti i Terry che aveva avuto modo di conoscere fino a quel momento: davanti a lei c'era Terence G. Granchester, avvolto in un'atmosfera aristocratica. Quel giovane di chiara estrazione sociale elevata le apparve incredibilmente lontano... Ma a un tratto la musica si fermò.
- Non avrei mai immaginato che le scimmie ascoltassero la musica – commentò Terry, sollevando il viso e mostrando la sua solita espressione ironica.
Rimasta imbambolata fino a un attimo prima, Candy si riscosse e si sollevò dal tronco. Da quanto tempo si era accorto della sua presenza? Era dalla Festa di Maggio che non si guardavano in modo così diretto e la giovane si rannicchiò sul suo ramo.
Si vergognava così tanto da avere voglia di riscendere a terra seduta stante, eppure non riusciva a staccare gli occhi da lui.
- Se vuoi continuare ad ascoltarmi, fà un salto e raggiungimi. Dev'essere un gioco da ragazzi, per una scimmietta come te. -
Ridendo come se avesse completamente dimenticato il loro ultimo incontro, Terry le fece cenno di avvicinarsi con entrambe le mani. Sembrava quasi che stesse chiamando a sè un cagnolino e Candy s'indispettì, liberandosi di tutto l'imbarazzo che provava.
- Smettila di chiamarmi in quel modo! Sei davvero un maleducato! - lo rimproverò, catapultandosi all'istante all'interno della stanza.
- Accipicchia! A guardarti bene, sei una
scimmietta tutte lentiggini. Devi appartenere a una specie davvero rara – continuò a punzecchiarla, ridendo e pigiando i tasti più acuti del pianoforte.
- Terry! - Arrabbiandosi sul serio, Candy afferrò le tende, intenzionata ad andarsene. Si sentiva una stupida per essersi fatta influenzare per tutto quel tempo da ciò che era accaduto alla Festa di Maggio.
- No, aspetta – la fermò il ragazzo, con tono sincero. Poi proseguì: - Stavo suonando... pensando a te. -
Forse imbarazzato dalle proprie parole, Terry abbassò lo sguardo sulla tastiera.
Era la verità. Era da tanto che non aveva voglia di suonare.
Poi, quando aveva alzato per caso gli occhi, l'aveva vista su quel ramo.
Pensavo che fosse un sogno a occhi aperti... Candy...Ma Terry non le confessò questi pensieri. Si limitò a osservarla in silenzio mentre lei, con un'espressione confusa sul viso, teneva ancora le mani sulla tenda.
- Anch'io non avrei mai detto che un poco di buono come te sapesse suonare il pianoforte...- riuscì finalmente a mormorare la ragazza, rispondendogli per le rime.
Terry sorrise e riprese a suonare. Ascoltando quella melodia così dolce da riuscire a far sciogliere i cuori, Candy iniziò finalmente a tranquillizzarsi e si appoggiò distrattamente a una parete dell'aula.
- Sei molto bravo, Terry... - disse a bassa voce alla fine del brano, sospirando ammirata.
- Si, ma solo per quanto riguarda questa ninna nanna di Mozart – rispose lui, richiudendo delicatamente il pianoforte.
- É una ninna nanna? Ecco perché prima mi è venuto un pò di sonno. -
- Quella donna suonava spesso questo brano... Ricordo anche che me lo canticchiava sussurrandomelo all'orecchio quando mi metteva a letto...-
Con lo sguardo perso in un punto lontano, Terry socchiuse gli occhi, come se fosse in ascolto.
Nel dire
quella donna, sottintendeva di certo Eleanor Baker.
Candy trattenne il respiro e lo guardò. Fu felice di vedere che, mentre cercava di richiamare a sè i ricordi, nel ragazzo non ci fosse traccia di rabbia, ostilità o violenza. Tirò in cuor suo un sospiro di sollievo.
- Bè, non che ci siano altri ricordi che mi legano a quella donna... -
- Come t'invidio... - non poté trattenersi dal dire Candy.
Terry si voltò sorpreso nella sua direzione.
- Anche se si trattasse di un unico ricordo, tu almeno ce l'hai... Io non ho nulla – confessò con grande sincerità.
É vero Candy... tu non sai nemmeno che faccia avessero i tuoi genitori...Quasi come se avesse sentito il cuore del ragazzo mormorare quello parole, Candy scosse leggermente la testa e sorrise.
- Però io sono stata abbandonata nell'orfanotrofio più bello del mondo. I ricordi della mia infanzia alla Casa di Pony rappresentano per me un vero tesoro... Io sono grata ai miei genitori per avermi lasciato lì. Sono sicura che lo hanno scelto con grande cura. -
Nel sentirla parlare con tanta gioia, Terry la osservò quasi abbagliato.
Parlami ancora di te, Candy.Naturalmente la ragazza non aveva bisogno che qualcuno la pregasse. Gli raccontò della generosa e gentile Miss Pony e di Suor Lane, così seria eppure a volte così comica.
- Pensa che alla Casa di Pony non c'era nessuno più abile di me nel lancio del lazo o nell'arrampicarsi sugli alberi! -
- E che mi dici del numero delle lentiggini? Eri imbattibile anche in questo? -
- Ma certo! Non mi dirai che sei ancora invidioso, Terry – scherzò lei, ridendo.
- Si, sono davvero invidioso... mi piacciono le lentiggini. -
Come se si fosse lasciato andare a chissà quale terribile confessione, Terry tossì e cambiò velocemente discorso: - A proposito, tornerai in America per le vacanze estive? -
- No... non mi è stato comunicato di dover tornare, quindi probabilmente frequenterò la scuola estiva. -
- Andrai in Scozia, allora. -
Terry si appoggiò contro il pianoforte e abbassò la testa, come assorto in qualche pensiero.
- Anche la villa della mia famiglia si trova in Scozia. -
In quel momento suonò la campanella. Senza che se ne fossero resi conto, l'ora del tramonto era già passata e l'aula si era tinta di un colore blu scuro dai riflessi arancioni. Se non si fossero sbrigati ad arrivare puntuali alla cena, avrebbero preso dei punti di demerito.
- Devo andare – disse Candy, e afferrò i bordi della finestra, trafelata. "Mi piacciono le lentiggini"... Era bastata quella frase per turbarla. Ma c'era una cosa che voleva dirgli.
Prese un bel respiro. - Sai, Terry... io... Io non ho più paura dei cavalli. -
Pronunciò in fretta quelle parole poi, senza voltarsi, si lanciò dalla finestra per afferrare un ramo. Sentiva il corpo in fiamme.
- Vieni a trovarmi alla villa. -
Aveva sentito davvero quella frase mormorata alle sue spalle?
(Volume 2°, pagine 42 e seguenti)
Dopo aver letto queste pagine, ogni commento da parte mia sarebbe superfluo, per cui aggiungo solo due parole:
l'importanza di costruirsi dei ricordi... per poi ricordare.
Immagine creata da Nuria Marquez.
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