Non so che dire: non mi aspettavo così tanto entusiasmo per il mio racconto e per il mio modo di scrivere
: sono davvero lusingata e commossa di leggere tutti questi commenti positivi e di saper suscitare in voi, miei care ody, esther, danda, sciara, kiara, e stella, tutte queste emozioni
.. non sapete che gioia mi date io adoro scrivere, mi fa star bene e sapere di riuscire a far provare altrettanto agli altri mi rende davvero euforica
. Ah prima di postare il capitolo 3 vi informo che ho deciso di mettere questo racconto su un famoso sito di fanfiction, ovvero
http://www.efpfanfic.net/ , il sito più grande d'italia sulle fan fiction, sottolineando che la mia fan fiction viene messa sul FORUM ITALIANO DI CANDY CANDY..spero serva a fare un pò di pubblicità al nostro meraviglioso forum..tra l'altro avevo visto che la sezione CANDY CANDY era stata chiusa
perchè nessuno ancora aveva messo un racconto perciò ho dovuto metterla sotto ANIME- ALTRE.. beh bando alle ciance eccovi il capitolo 3 che abbonda di mie invenzioni
buona lettura
CAPITOLO III: UN GRANDE RICEVIMENTO
Sei mesi prima….Una luminosa giornata di fine autunno, quando le foglie gialle e secche ormai coprono le strade e a volta pare difficile distinguere il selciato dalla via.
Quelle giornate dove si sente che l’estate vorrebbe ancora dire la sua ma l’inverno gelido e potente sa che l’avrà vinta presto e allora lascia alla bella stagione questo successo effimero.
Il vento non era gelido ma una leggera brezza cercava inutilmente di spazzare vie quelle foglie.
Inutilmente si.
Perché le foglie erano troppe e quel leggero venticello nulla poteva contro di loro.
Come l’estate e l’autunno nulla possono, per ora, contro l’inverno.
Eppure per la bellissima giovane, dai capelli d’oro, dagli occhi color del cielo, e dal viso pieno di lentiggini, che si stava agghindando con un raffinato abito di seta celeste, dai ricami bianchi vicino ai bordi, aiutata dalle sue più care amiche, quella non era una giornata di autunno.
No era una giornata di primavera.
L’inizio di una nuova vita.
Si guardò allo specchio facendo mille smorfie di gioia.
Ora sapeva che il passato era dietro le sue spalle, aveva vinto, grazie a
lui.Al suo amore silenzioso e paziente.
Si paziente perché aveva saputo starle vicino, rimarginare la sua profonda cicatrice senza darle nessuna fretta.
Vegliandola e proteggendola come aveva sempre fatto.
E ora lei sentiva di amarlo.
Si forse non lo amava come
l’altro.Ma lo amava ne era certa: di un amore diverso, tranquillo, che non sarebbe mai bruciante e folle come per
l’altro.Ma sempre amore era.
E conosceva fin troppo bene
l’altro da sapere che sarebbe stato felice per lei, malgrado tutto.
Perché la amava sinceramente.
Anche se avrebbe sofferto sapendola con un altro uomo, ma sarebbe stato contento di sapere che lei era serena e che quell’altro uomo era
lui.Il suo più caro amico.
William Albert Andrew, il suo futuro marito, che da quel giorno sarebbe diventato ufficialmente il suo fidanzato.
La figura più minuta e pallida delle altre due donne, vestita come sempre all’ultima moda, con la sua aria da perfetta signora dell’alta società, la fissò con piglio severo.
“Candy la vuoi finire di fare quelle smorfie? Ti ricordi che oggi è il giorno del tuo fidanzamento ufficiale con uno dei più rinomati gentiluomini degli Stati Uniti: cerca di essere una signorina di buone maniere per una volta.”
Candy scoppiò a ridere, incapace di trattenersi: lei una signora di buone maniere? Impossibile: nemmeno in un milione di anni!
Patty, l’altra giovane accanto a lei, vestita di un semplicissimo abito di lino nero, segno del suo lutto perenne per il suo unico grande amore, imitò subito quella risata: quando quella bionda matta rideva, lei si faceva subito contagiare.
Era qualcosa di travolgente quella risata, quasi come una valanga di neve che preannuncia il disgelo della primavera.
Annie le fissò imbronciate per qualche secondo poi scoppiò a ridere : anche su di lei la risata della sua amica aveva poteri inimmaginabili. Ma Candy aveva sempre avuto un grosso potere sull’amica d’infanzia, lo sapeva, forse è quello che sotto sotto l’aveva invidiata: anche lei non poteva resistere al fascino magnetico di quella persona speciale. Si perché in definitiva il fascino che Candy esercitava sugli altri, peraltro involontariamente, non era mero calcolo ma solo la sua personalità generosa che faceva sentire al sole e al sicuro chiunque venisse in contatto con lei.
Annie ora la sapeva.
Lo aveva capito finalmente.
E ringraziava Dio ogni giorno che la sua amica l’aveva sempre amata nonostante le sue invidie perché aveva saputo leggere dietro di esse, vedendovi la sua insicurezza e fragilità, la sua disperata voglia di essere amata da tutti.
Si forse non avrebbe mai avuto la spina dorsale di rispondere male a sua madre, ma ora si sentiva bene con se stessa e questo le bastava.
Ma soprattutto le bastava osservare i suoi piccoli, adorabili, gemelli, Stear e Candy, far impazzire il suo amato marito Archie nel loro immenso giardino.
Archie che ora la guardava con un amore che mai avrebbe pensato di vedere rivolto a lei.
Quando lo aveva sposato aveva temuto che presto o tardi lui l’avrebbe lasciata.
Che presto o tardi si sarebbe trovato un’amante.
La sua insicurezza l’aveva spinta a pensare che Archie facesse diventare Candy la sua amante.
Come aveva potuto entrarle nella testa una simile orribile congettura?
Non sapeva quando aveva compreso esattamente che il marito finalmente ricambiava il suo amore.
Forse era stato quella volta che l’aveva fissata orgoglioso mentre lei rifiutava, incredibilmente sicura, l’ordine della madre di indire un ricevimento una settimana dopo il suo travagliato parto per celebrare, in società, la nascita dei gemelli.
Era furiosa, davvero furiosa: lei aveva rischiato di morire e sua madre pretendeva di fare una festa?
Non sapeva come aveva potuto trattenersi dal risponderle male, forse le era venuto in soccorso il ricordo di quanto le aveva detto un’amica speciale tempo fa.
“Mia cara Annie mi chiedi come faccio a farmi rispettare da tutti?Con voce calma e decisa perché dentro sono calma e decisa.” Aveva fissato sua madre con rabbia, nonostante fosse ancora sofferente e le aveva risposto sicura.
“Non ci sarà nessun ricevimento, non ora almeno: come vedi sto ancora male. Ah una cosa i bambini si chiameranno Candy e Stear..”A momenti a sua madre era venuto un colpo apoplettico: come se non sapesse che lei disprezzava la
sua Candy. Avrebbe voluto prenderla a schiaffi per quel suo disprezzo. Non che Annie odiasse la madre adottiva, anzi le voleva un gran bene, le era grata per averle dato una casa e il suo affetto, ma negli ultimi anni Annie Brighton Corwell aveva capito che sua madre badava un po’ troppo alle apparenze.
Si sua madre le voleva bene, ma prima venivano le esteriorità.
Scosse la testa cercando di concentrarsi su Candy: era il
suo grande giorno dopotutto.
“Cara sei felice vero?” mormorò la voce dolce di Patty.
La testolina dalle lunghe dorate e ribelli chiome si mosse in un lieve cenno di assenso.
“Si ma vorrei tanto poter evitare tutto questo: fosse per me sposerei Albert domani stesso senza queste inutili procedure.”
“Sono sicura che per lui è lo stesso ma un po’ dovete rispettare la buona creanza.”
L’amica le sorrise amabilmente e allargò le braccia
“Su cos’aspettate a abbracciare la futura signora Andrew?”
Annie e Patty si sorrisero divertite e la strinsero commosse: insieme si sentivano invincibili.
Patty sentiva la gioia di Candy diventare sua.
Si lei non avrebbe mai dimenticato Stear ma ora era serena, in pace e per la prima volta vedeva un futuro per se stessa senza dolore.
Era sicura che il suo Stear, ovunque fosse, era felice per lei.
E quando a volte il dolore si faceva troppo forte, andava da Candy o da Annie e tutto passava.
I momenti più belli era quando prendeva in braccio il piccolo Stear, il maggiore dei gemelli di Archie ed Annie: diventava ogni giorno più simile allo zio. Aveva la sua stessa vivacità, i suoi stessi occhi curiosi di sapere tutto, e spesso, dopo aver distrutto un giocattolo, il piccolo Corwell tentava di rimetterlo apposto. Allora Patty iniziava a ridere come una matta e sentiva di nuovo le calde braccia di Stear stringerla.
Le pareva persino di scorgerlo dietro i rami di qualche albero del giardino dell’amica.
E sorrideva, felice per lei.
Candy lo guardò dritta negli occhi, quasi sentendo questi pensieri.
“Lui è sempre con te ne sono sicura e..”
Avrebbe voluto aggiungere altro ma si trattenne: la sua naturale sensibilità le aveva fatto comprendere che era ancora presto per tastare questo terreno.
Patty assentì senza dire una parola mentre Annie si avvicinava con una grossa collana di perle.
“Oh Annie ti prego non vorrai farmi mettere quella roba?”
“Una signorina per bene indossa le perle.”
“Io non sono una signorina per bene”
“Tanto è inutile che fai storie:la metti e basta”
La giovane sbuffò spazientita.
“Sei impossibile: non riesco mai a dirti di no. Presto mi obbligherai ad andare alle feste di beneficenza dell’alta società newyorkese .”
La signora Corwell le mise la collana senza aggiungere altro.
“Su andiamo… che la festa abbia inizio..” fece Patty divertita
Nella stanza dall’altra parte della grande residenza newyorkese degli Andrew, Albert finiva di sistemarsi, aiutato dal suo fedele George: anche lui, come la sua amatissima futura sposa, avrebbe evitato volentieri tutto questo. Ma così si sarebbe inimicato tutta la società di New York, e presto nessuno avrebbe più voluto fare affari con lui e di certo non poteva mandare sul lastrico la sua famiglia solo perché odiava fare i ricevimenti.
Beh certo non sarebbe stato un male lasciare in miseria la sua insopportabile sorella e quella vecchia brontolona della zia Elroy: almeno si sarebbero levate una volta per tutte quella loro espressione insolente quando guardavano i non altolocati, come se questi ultimi non meritassero appieno la loro attenzione, come se fossero degli esseri umani inferiori. C’era da considerare, tra l’altro, che anche Archie ed Annie avrebbero però pagato le conseguenze del suo gesto se lui non avesse indetto quella festa.
Inoltre sapeva bene che quella celebrazione avrebbe fatto schiattare di rabbia l’intera famiglia Legan: la signorina che veniva dal nulla, senza arte né parte, che si fidanzava ufficialmente con il capo della famiglia Andrew.
A questo pensiero mancò poco che iniziasse a ridere.
Le sue divertenti osservazioni furono però interrotte dal bussare alla porta.
L’uomo sospirò rassegnato: se fosse stata di nuovo sua sorella o sua zia le avrebbe cacciate a calci.
Quelle due donne avevano il potere di fargli perdere la sua nota calma.
“Vai ad aprire per favore e se sono chi sai tu mandale via”
“Certo signore” mormorò pacatamente George che aggiunse con fare divertito
“Forse dovreste diseredarle signore”
“Ottima idea peccato non servirebbe a nulla, hanno soldi a volontà purtroppo: fosse per me passerebbero la loro giornata a lavare piatti!”
Il suo maggiordomo soffocò a stento una risata ed andò ad aprire la porta: quando vide chi era rimase di stucco. Certo che quella gente era proprio dura a cedere: bisognava prenderne atto.
“Signore la signorina Legan..”
Il giovane Andrew alzò gli occhi verso il soffitto: ecco un’altra persona che aveva sicuramente bisogno di lavorare come lavapiatti. Non che ciò avrebbe migliorato il suo naturale pessimo carattere ma almeno le avrebbe levato quella smorfia fastidiosa dalla faccia, che lei spacciava per sorriso.
“Entra pure Iriza ma fai in fretta, come vedi sono occupato..”
La ragazza cercò di usare l’arma della dolcezza.
“Mio caro zio William sono venuta ora perché sono molto preoccupata per te..”
Al sentire quella falsa gentilezza lo stomaco dell’ex vagabondo si contrasse.
“Senti Iriza potresti venire al dunque?Manca pochissimo all’inizio della festa e non sono ancora pronto.”
“Zio caro è proprio per la festa... sei proprio sicuro di…”
“Iriza ti ringrazio per la tua
sincera “ mormorò a voce pacatissima l’uomo calcando il tono di voce, volutamente, sull’ultima parola“ preoccupazione ma ne abbiamo già parlato sia con tua madre, che con la prozia Elroy: Io Amo Candy e intendo sposarla.”
“Capisco che tu voglia sposarla, sai bene quanto tutti noi siamo affezionati a quella cara ragazza, ma non potevate sposarvi con riservatezza? Sai zio lo dico per te: i tuoi affari potrebbero venire danneggiati se si sapessero le origini di Candy. “
Di nuovo lo stomaco del giovane si contrasse: se continuava così rischiava di tirar su ciò che aveva mangiato lo scorso Natale.
“Mia
cara Iriza non temere i miei affari non saranno affatto danneggiati dal mio fidanzamento ufficiale con Candy, anzi. Ora scusami ma devo pregarti di andartene: ci rivedremo nel salone.”
La giovane Legan sospirò : era inutile sapeva fin dall’inizio che la sua sarebbe stata una battaglia persa in partenza. Eppure sua madre e sua zia avevano insistito che andasse a fare l’ennesimo inutile tentativo.
“D’accordo zio ci vediamo più tardi”
E mestamente uscì dalla stanza.
FINE CAPITOLO TERZO