Candy Candy

Scelte d'amore

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semplicementecarmen
icon12  view post Posted on 31/8/2008, 20:11     +1   -1




Vi siete mai chiesti cosa sarebbe successo se al posto di Flanny fosse partita Candy?
è con questa domanda che inizio la mia prima fanfic, però credo che prima di lasciarvi alla lettura del I capitolo siano di dovere alcune precisazioni!
Allora cosa posso dirvi di questa fanfic? E' da un pò che ho in testa di scrivere qualcosa su Candy, l'anime che mi ha accompagnato nella mia crescita solo che ho qualche dubbio. :sospiro!:
Diciamo che l'ispirazione mi è venuta dopo aver visto su Youtube un video riguardante "Incontro nel vortice" di Alys Avalos, fanfic in fase di traduzione (ne approfitto per ringraziare cristina.fly per questo lavoro certosino :bravo: )!
Adesso però ho un dubbio! :sospiro!:
Io pubblicherò i primi due capitoli (che tra l'altro sono pronti) poi però, vorrei sapere da voi cosa ne pensate e se magari, involontariamente io stia plagiando l'opera suddetta.
Adesso vi lascio alla lettura dei primi due capitoli... confido in voi!

:rose rosa:



Scelte d'amore



Capitolo I

La corazzata americana solcava lenta le onde dell’Oceano in quella calma serata autunnale. Sul ponte principale stava una ragazza. I lunghi capelli biondi erano intrecciati in modo lento. Alcune ciocche dispettose nascondevano gli occhi verdi della giovane. Avvolta nel suo cappotto scuro fissava l’Oceano. La Luna quella sera era assente e l’aria era gelida.


Era il novembre del 1917.


Gli Stati Uniti erano entrati in guerra già da sette mesi. Sette mesi in cui la giovane era rimasta in attesa. In attesa di una chiamata per dare una svolta definitiva alla sua vita. Per fuggire da tutto il dolore che la stava pian piano uccidendo.


Una folata di vento più forte delle altre la costrinse a sollevare il bavero del cappotto. Iniziava a far freddo, ma non aveva intenzione di spostarsi da lì. Osservava le acque placide e ripensava agli anni trascorsi nel continente in cui era diretta: l’Europa.

Ad essere più precisi, i suoi pensieri volarono all’Inghilterra ed alla Scozia. Ma su tutti volarono ad una persona.


- Terence…


Una lacrima silenziosa scese lungo la guancia della ragazza che prontamente l’asciugò.


Aveva deciso di partire per dimenticare.


Aveva deciso di partire per non soffrire.


Aveva deciso di partire per fuggire dal suo passato ed andare incontro al suo futuro.


Aveva deciso di partire per trovare, finalmente, un po’ di pace.


- Chi va là?


La ragazza si girò di scatto verso l’origine della voce. Dal buio del ponte del navigatore si fece avanti un giovane che imbracciava un fucile utilizzato per le ronde.


- Sono un’infermiera dell’ospedale Santa Joanna di Chicago.


Il giovane abbassò lentamente la canna del suo fucile ed osservò la ragazza. Dopo alcuni secondi sorrise debolmente e sparì nell’ombra, proprio come era arrivato.


La giovane lo osservò sparire nel buio e poi tornò a fissare lo sguardo verso la distesa scura del mare ripensando a quando, solo cinque anni prima, si trovava su un’altra nave diretta in Inghilterra. Il suo pensiero volò ancora una volta al ragazzo di prima ma stavolta riuscì a trattenere la lacrima formatasi agli angoli degli occhi.


Si coprì meglio e con un sorriso triste fece ritorno alla sua cabina. Era inutile rivangare dei ricordi che le avrebbero fatto solo del male.


Scese gli scalini che la portarono all’interno dell’imbarcazione. Anche lì il freddo si faceva sentire, meno pungente rispetto al ponte, ma faceva lo stesso rabbrividire. Camminò per i corridoi silenziosa. Lo scalpiccio delle sue calzature rimbombava per i corridoi metallici. Svoltò un paio di volte fino a fermarsi di fronte alla porta di una cabina. Una porta anonima come la sua esistenza.


Aprì senza bussare. L’interno della cabina era buio. Solo la luce flebile di una candela rischiarava leggermente una ragazza china su di uno scrittoio improvvisato.


- Evelyn ancora in piedi? Non dovresti essere già a letto da un po’?


La bruna sollevò gli occhi dal foglio che stava riempiendo con una calligrafia fitta ed ordinata. Sorrise alla sua compagna di viaggio che intanto aveva posato il cappotto su uno dei due lettini che facevano parte dell’arredamento della cabina insieme ad un armadio ed una toletta per la pulizia personale.


- E tu Candy? Ti sembra il caso di stare tutto questo tempo fuori? Fa freddo e non credo che al campo abbiano bisogno di un’infermiera malaticcia!


Candy sorrise alla compagna di viaggio e si mise a sedere sul letto dove poco prima aveva lasciato il suo cappotto.


- Non preoccuparti per me. Sono abituata al freddo e ti assicuro che questo non ha nulla a che vedere con gli autunni di Chicago o New York.


La mora guardò di sbieco la compagna, poi tornò ad occuparsi della sua lettera. Candy, intanto, si era alzata e stava sistemando il suo cappotto in un appendiabiti dietro la porta. Lentamente si stava sfilando la veste di flanella e rimase solo con la sottoveste e le calze velate. Rabbrividì a causa della temperatura bassa. Cercò la camicia da notte piegata sotto al cuscino e si mise sotto le pesanti coperte fatte arrivare appositamente per loro per evitare l’assideramento.


- Buonanotte Evelyn.


- Buonanotte Candy… se ti dà fastidio la candela posso anche spegnerla.


Candy sciolse la treccia ed una cascata di ricci biondi le coprì le spalle. Si girò verso l’altra occupante dell’ambiente e rispose sorridendo.


- Non preoccuparti per me. Continua pure le tue lettere.


Dopo, dando le spalle alla compagna, scivolò sotto le coperte cercando di trovare un po’ di conforto tra le braccia di Morfeo.

Continua...

:rose rosa:



Bene! Ecco qui il primo capitolo che non ci informa di nulla se non del fatto che Candy ha deciso di partire per l'Europa come crocerossina. Aspetto vostri consigli a presto!

Edited by semplicementecarmen - 6/11/2008, 09:02
 
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semplicementecarmen
view post Posted on 1/9/2008, 17:01     +1   -1




Ammetto che speravo in qualche commento, ma pazienza, non ne faccio un drammo. Per meglio intenderci non mi strappo i capelli mi limito solo a :infelice:!
Sperando che il II capitolo sia più apprezzato del primo vi lascio alla vostra lettura... a presto... si spera!

:rose rosa:




II Capitolo

Un freddo mattino di fine ottobre, la tranquilla quotidianità in cui vivevano gli abitanti della casa di Pony fu modificata dall’arrivo di una lettera da parte di quella che era stata la più cara tra le bambine che avevano vissuto in quell’orfanotrofio edificato tra le pianure di La porte, ridente cittadina dell’Indiana.


Quando il postino arrivò nei pressi della Casa di Pony, Suor Maria era intenta a ritirare il bucato, mentre miss Pony era con i bambini in quella che era una sorta di classe di fortuna data da una stanza dell’orfanotrofio adibita a sala ludica o d’istruzione a seconda delle necessità dei bambini.


- Buongiorno sorella.


La suora al saluto dell’uomo non si occupò più delle proprie faccende e si dedicò all’anziano postino che, con un sorriso sereno sulle labbra, l’aspettava davanti la staccionata che delimitava il giardino dell’orfanotrofio.


- Buongiorno a lei signor Peterson. Ha per caso qualche lettera per noi?


La religiosa si avvicinò al portalettere con calma. Con gli anni, le lentiggini che le ricoprivano il volto erano diventante più marcate, segno del tempo che passava ma anche del sole che baciava ogni giorno il volto della suora che aveva deciso di dedicare la sua vita alla felicità di quei poveri bambini abbandonati.


Suor Maria asciugò le mani sul grembiule legato in vita e restò in attesa della missiva. Intanto il signor Peterson iniziò a cercare, senza poche difficoltà, nella propria borsa quella che era la lettera da consegnare alle due direttrici della casa di Pony.


- Trovata! È una lettera della nostra Candy. È da molto che non la vedo. Mandatela a salutare quando risponderete. È una così brava ragazza.


- Certamente signor Peterson. Non mancheremo di salutare Candy anche da parte vostra.


L’uomo, dopo aver consegnato la lettera a Suor Maria, sollevò il cappello quel tanto per far comprendere alla donna che era arrivato il momento dei saluti.


- Io adesso andrei. Continuo il mio giro di consegna. Buona giornata e che il Signore vi benedica.


- La ringrazio signor Peterson. Non mancherò di menzionarla nelle mie preghiere e buona giornata anche a lei.


Nel momento in cui Suor Maria prese la lettera in mano una strana scossa attraversò il suo corpo. Senza badare troppo a quella sensazione di tensione, la donna rientrò in casa dimenticando il bucato ritirato solo per metà. La lettera di Candy era molto più importante!


Con una rapidità che certamente non la caratterizzava, entrò nella stanza dove miss Pony era intenta ad insegnare a leggere a quelli che erano gli ospiti più piccoli dell’orfanotrofio.


- Suor Maria cosa è tutta questa agitazione? È successo qualcosa di grave giù in paese?


- No Miss Pony, è arrivata una lettera di Candy.


Al sentire il nome di quella che era stata la sua bambina, Miss Pony si alzò di scatto dalla sedia e prese dalle mani di suor Maria la lettera citata. Aprì la busta con rapidità e si mise a sedere come se il resto delle persone fosse sparito. A quel punto fu uno dei bambini ad attirare l’attenzione della donna, strattonandole la gonna.


La donna, allora, sollevò il capo ed incontrò, nei suoi occhi scuri nascosti dietro delle spesse lenti, lo sguardo curioso di quello che era un bambino con non più di sette, otto anni al massimo.


- Dimmi Jack.


Il bambino allora gonfiando il petto orgoglioso rispose alla direttrice.


- Posso essere io a leggere la lettera di Candy?


Miss Pony si scambiò rapidamente uno sguardo con suor Maria e poi annuì in direzione del bambino porgendogli la lettera con un dolce sorriso sulle labbra. Intanto il resto dei bambini si era seduto in terra, circondando le due donne più grandi. Il piccolo Jack, dopo aver atteso che i suoi compagni si sistemassero, prese in mano la lettera e, schiarendosi la voce, iniziò a leggere con fare incerto ma poi via via sempre più sicuro e chiaro.


§*§*§*§*§*§*§*§*§*



Chicago, 13 ottobre 1917

Care Miss Pony e Suor Maria e cari bambini della casa di Pony,


Vi scrivo durante una pausa dal mio lavoro. La vita a Chicago è, come al solito, veloce e resta poco tempo da dedicare a me stessa ecco perché le lettere che vi scrivo sono così rare.


Ditemi un po’ bambini, come sta Mina? È sempre pigra e dormigliona oppure siete riusciti a trascinarla nelle vostre marachelle? E Klean? Vi prendete cura di lui? Vi ricordo che Klean è con me da quando sono nata e se scoprissi che voi non ve ne prendete cura come è giusto che sia preparatevi ad una sculacciata appena sarò di ritorno.


E voi, miss Pony e suor Maria? Come state? Cercate di riguardarvi e di non stancarvi troppo altrimenti vi ammalerete. Invece voi bambini, cercate di essere ubbidienti e di dare una mano in casa e non disubbidite mai alle nostre mamme.


Ma passiamo ad altro altrimenti finisce che John si addormenta, o peggio, Jack si alza e corre via spaventato!


In ospedale ho trovato un angolo di paradiso che mi ricorda tanto la collina di Pony, infatti, è proprio da qui che vi sto scrivendo.


Riesco a vedere il cielo azzurro ed i palazzi alti ed imponenti sono solo un ricordo. Qui riesco a sentirmi libera. Vorrei tanto potermi arrampicare su di un albero ed urlare felice, come quando mi trovo alla casa di Pony con voi, ma non è possibile. Se mi scoprissero passerei dei guai. La capo infermiera non perderebbe tempo a sgridarmi e finirei con l’avere qualche altro nomignolo oltre a quello di Signorina Sbadatella, e credetemi: un soprannome è più che sufficiente!


Mi mancate tutti e molto. Spero di potervi riabbracciare presto. Mi raccomando bambini. Conto su di voi. Prendetevi cura delle nostre due mamme e non fatele arrabbiare troppo.


John cerca di stare più attento a lezione.


Jack non combinare troppi pasticci, a quelli basto io!


Meredith cerca di essere meno golosa.


Abel ed Arthur litigate di meno.


Mary prenditi cura di Klean e di Mina.


Sophie piangi un po’ di meno e sorridi di più. Una volta, un principe mi ha detto che si è più carine quando si ride che quando si piange!


Mi raccomando bambini. Mi fido di voi.


Adesso vi saluto. La mia pausa è terminata. È arrivato il momento che torni al mio lavoro e mi prenda cura dei bambini ricoverati qui in ospedale.


Vi prometto che presto riceverete un’altra lettera. Mi mancate tutti. Vi penso sempre e non vedo l’ora di riabbracciarvi. Adesso devo davvero scappare.


Un bacio a tutti,
La vostra
Candy.


§*§*§*§*§*§*§*§*§*



Finito di leggere, il piccolo Jack riconsegnò la lettera a Miss Pony che la ripiegò a la mise nuovamente all’interno della busta. Fu solo in quel momento che la donna si accorse che la busta conteneva una seconda lettera. Prendendola tra le mani l’aprì ed iniziò a leggere silenziosamente le prime righe. Dopo un primo momento di turbamento, richiuse il foglio e ripose la lettera in una delle tasche del suo vestito. Dopo, con voce tremante, si rivolse ai bambini che erano tornati ai loro posti.


- Bambini dato che abbiamo ricevuto una lettera dalla nostra Candy, credo che sia giusto festeggiare! Andate tutti in giardino a giocare.


Suor Maria osservò stranita Miss Pony. Non era certo da lei mandare a giocare i bambini nel giardino interrompendo una lezione. Intanto i bambini gioiosi lasciarono la stanza diretti al grande albero della collina che sovrastava la casa di Pony. L’abbaiare di Mina accompagnava le urla felici dei bambini che si rincorrevano spensierati.


- Miss Pony… cosa c’è scritto nella seconda lettera di così sconvolgente?


L’anziana donna si girò verso la suora e quella, solo in quel momento, vide gli occhi della direttrice più anziana ricolmi di lacrime. Miss Pony, tremando come una foglia e cercando di trattenere le lacrime che prepotenti volevano uscire, tirò fuori dalla tasca la lettera e la diede a Suor Maria che l’afferrò con ansia crescente.

§*§*§*§*§*§*§*§*§*



Chicago, 13 ottobre 1917

Care Miss Pony e Suor Maria,
Vi scrivo questa lettera nel buio della mia stanza. È notte fonda ed io non riesco a chiudere occhio. All’alba partirò. Prenderò un treno che mi porterà a New York e da qui, una nave diretta in Europa. Sì. Ho deciso di partire per la guerra. Non so ancora di preciso quale sarà la mia destinazione, ma so per certo che andrò in Europa.


Mi spiace comunicarvelo con così poco preavviso ma è accaduto tutto di corsa. La proposta e la scelta. Tutto ieri mattina. Anch’io, tuttora, faccio fatica a credere che tornerò nuovamente in Europa, ma stavolta come crocerossina per una guerra che non condivido. Se parto è solo per alleviare il dolore delle vittime della follia di pochi balordi. La violenza non è mai giusta, tanto meno una guerra. Non sarà spargendo il sangue di innocenti che si riuscirà ad ottenere giustizia. La pace è un bene prezioso ed io, per quel po’ che mi è concesso, cercherò di perorare la mia causa: la pace.


Ma questa non è l’unica ragione che mi spinge a compiere un viaggio tanto lungo e pericoloso.


È anche per egoismo che mi sono offerta volontaria. Parto per dimenticare. Voi sapete bene a cosa mi riferisco. Sapete bene che lascio il mio paese anche per scappare. Certo non è nel mio carattere ma non posso fare diversamente. Restando qui soffrirei ancora. Ormai ho capito che per me e Terence non c’è speranza. Non tanto per la presenza di Susanna Marlow nella sua vita, ma proprio perché lui non è me che ama, la sera dello spettacolo di beneficenza qui a Chicago ne ho avuto la prova. Ho cercato di incontrarlo, di vederlo, potergli parlare ma lui si è rifiutato. Non mi ha voluto vedere. Solo così ho capito. Solo con questo rifiuto così brutale. È inutile restare qui. Soffrire inutilmente. Ecco, mi getto in una sofferenza più grande sperando di cancellare il turbamento del mio cuore.


In ogni modo, una volta in Europa, m’impegnerò per dare il massimo cercando di dimenticare il passato e ricostruire il mio futuro. Ho deciso, infatti, per quanto sarà possibile, di cercare la mia famiglia partendo proprio dalla lettera che voi mi avete dato.


Non temete. La rabbia e la delusione provate quel giorno sono ormai svanite. Mi scuso con voi per la reazione spropositata. Ho accusato voi, che mi avete cresciuta con amore, di essere ipocrite. Perdonatemi se potete. Le parole che vi ho rivolto quella sera non le ho mai pensate. Voi avete solo seguito i desideri di quella che, forse, è mia madre. Partendo da questa lettera cercherò di capire chi sia questa Catherine e, se la troverò, le chiederò spiegazioni. Se non dovessi trovarla non sarà cambiato nulla. Io ho due madri splendide che, in questi diciannove anni, mi hanno cresciuta con un amore intenso e sincero.


Adesso vi saluto. Finisco di preparare i miei bagagli. Prima di lasciarvi vi pregherei di conservare una lettera che presto vi spedirò. È intestata al Signor Williams. Ho deciso di rinunciare al nome degli Andrew ed in questa lettera è scritto il perché. So per certo che George, prima o poi, verrà da voi a cercare mie notizie. Se ciò dovesse accadere prima che la lettera arrivi vi prego di informarlo delle mie decisioni e di farlo tornare per ritirare il documento dove, legalmente, dichiaro di voler rinunciare al nome degli Andrew.


Adesso chiudo davvero. Perdonatemi per questo dolore che vi sto arrecando. So che vi causerò un mucchio di preoccupazioni ma non temete. Sarò forte e tornerò presto. Non dite nulla ai bambini, non voglio che anche loro si preoccupino. Informate Annie e Patty della mia decisione. Sono certa che Annie saprà sostenervi in questo momento così difficile.


Ricordate nelle vostre preghiere me e le vittime di questa assurda guerra.


Vi abbraccio con amore
La vostra
Candyce White.


§*§*§*§*§*§*§*§*§*



Suor Maria, alla fine della lettera, dovette cercare un appiglio per impedirsi di cadere. Chinò il capo e diede vita ad un pianto disperato.


Miss Pony fissava un punto indefinito davanti a sé e ripensava alla ragazzina bionda che non era più una bambina ma una donna. Una donna forte e coraggiosa che andava da sola incontro ad un futuro ricco di dolore e sofferenza.


Ma entrambe si chiedevano se era giusto tutto ciò. Candy aveva deciso di lasciare gli Stati Uniti e cercare così di sfuggire al dolore. Dunque, stava soffrendo tanto e loro non si erano accorte di nulla? Erano state cieche sino a quel punto?

Continua...

:rose rosa:



Edited by semplicementecarmen - 6/11/2008, 11:32
 
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rina83
view post Posted on 2/9/2008, 18:21     +1   -1




Ciao ti devo chiedere scusa a dire la verità avevo già letto il primo capitolo della tua fic ma non avevo commentato perchè non riuscivo ad inquadrare bene la storia cosa invece che sono riuscita a fare con il 2 capitolo... certo penso che tutti si siano chiesti almeno una volta "e se fosse partita Candy per l'Europa?" come l'avrebbero presa Stear, Archi, Anny, Patty, Miss Pony, suor Maria, Albert (qui poi già lo vedo scioccato) e Terence? lui si è un grande dilemma anche perchè se ho capito bene la tua storia parte quando Terence era a Chicago e non si sono potuti incontrate a causa della strega..alias Susanna (o la deficiente come preferisco chiamarla io) ma allora non si sono rivisti neppure alla stazione quando Candy rincorre il treno in corsa? e allora l'incidente di Susanna non c'è ancora....allora forse si può sperare in un riincontro tra Candy a Terence?
Be questa cosa la scoprirò solo leggendo e perciò ti prego pubblica il prossimo capitolo appena puoi ciao

ps gli unici che saranno contenti della partenza di Candy saranno Neal e Irisa già li vedo a festeggiare :susi: ...maledetti!!!:sospiro!:
 
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dreamworld80
view post Posted on 2/9/2008, 18:45     +1   -1




Sono riuscita a leggere solo oggi i primi due capitoli della tua FF e devo dire che è molto ben scritta e mi incuriosisce molto che tu sia partita da un periodo precedente alla fine da noi tutti conosciuta della storia. Vai avanti, mi raccomando che,almeno per quanto mi riguarda, non vedo l'ora di leggere il seguito!
 
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view post Posted on 2/9/2008, 19:03     +1   -1

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Cara Carmen,
appena ho letto i due capitoli mi ha ricordato tanto la FF di Cristina in "Incontro nel vortice" di Alys Avalos che sta gentilmente traducendo e non riuscivo a trovare le parole per commentare.
Comunque come dice Rina, tutti hanno pensato che cosa sarebbe successo se al posto di Flanny sarebbe partita Candy: ovviamente sarebbe stato un dispiacere per gli amici e gli altri, in particolare Terence e nell'anime fa proprio vedere che Candy è indecisa a prendere la grande decisione di partire per la guerra finchè all'ultimo si offrì ma Flanny la precedette.

Questo fatto succede dopo che ha visto Terence recitare in teatro a Chicago ed essere riuscita a salutarlo mentre il treno correva via...

Continua pure a scrivere il prossimo capitolo che siamo curiosi di sapere che cosa accadrà.

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Pupavoice
view post Posted on 3/9/2008, 19:03     +1   -1




Cara Carmen ho letto la tua FF, ti faccio i complimenti per la scrittura che trovo molto fluida e scorrevole! :D :bravo:
I dialoghi poi sono veloci ed immediati.
Resto in attesa dei prossimi capitoli per vedere come evolve la tua storia. :gongolo:

CITAZIONE
semplicementecarmen - 31/8/2008, 21:11
Vi siete mai chiesti cosa sarebbe successo se al posto di Flanny fosse partita Candy?

Penso che tu abbia avuto un'ottima intuizione! :tesoro:
Buon lavoro!
 
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view post Posted on 6/9/2008, 16:27     +1   -1
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Cara Carmen, ho appena finito di leggere i tuoi due capitoli ma non ho ancora letto la storia di Alys, che comunque tu menzioni dicendo che ti ha ispirato, non so se ci sia plagio (te lo dico solo perchè sei tu a farci questa domanda) in questo momento, ma quando avrò letto anche quella ti dirò sinceramente quali saranno state le mie sensazioni.
Sino ad ora mi pare che tu abbia scritto molto bene. Mi ha colpito molto il fatto che tu abbia voluto cambiare il corso della storia originale!

Però c'è una cosa che non condivido, cioè il fatto che nella tua storia Candy parta parlando di una delusione che in realtà ancora non ha avuto, visto che comunque sappiamo bene che lei e Terence almeno da lontano si sono visti e poi scritti chiarendo il malinteso del mancato incontro. Infatti all'inizio, mentre leggevo, credevo che Candy avesse deciso di partire sostituendo Flanny nonostante la speranza di rivedere Terence, per puro spirito di altruismo e nobiltà d'animo, cosa che invece mi sarebbe piaciuta moltissimo.

Comunque ti faccio lo stesso i miei complimenti perchè mentre chiunque di noi ha scritto continuando li dove la mizuki aveva finito, tu con molto coraggio hai deciso di riscrivere metà della storia a modo tuo. Che dirti? Sono molto curiosa di sapere come andrai avanti visto che oltretutto c'è ancora una volta una lettera di mezzo.

Galeotta fu la lettera!!!

Buon lavoro anche da parte mia :)
 
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semplicementecarmen
view post Posted on 9/10/2008, 11:08     +1   -1




Salve gente!

Vorrei scusarmi per il ritardo ma lo studio in questo periodo mi ha tolto parecchio tempo e poi questa fic in un altro sito mi ha procurato qualche problemuccio a causa di un presunto plagio ai danni della storia di Eternabambina.

Visto che ci siamo tengo a precisare che La lettera del destino io l'ho letta solo ieri sera - dopo essermi chiarita con l'amministrazione del sito EFP - e stamattina l'ho anche recensita.

Spero di aver chiarito tutto anche qui!

Prima di lasciarvi alla lettura credo che sia giusto chiarire determinati punti:
- Candy non conosce l'identità dello zio William mentre, come avrete modo di scoprire di sotto, non è lo stesso per Terence;
- l'incidente di Susanna non c'è stato e, credo, mai ci sarà (una volta tanto lasciamole entrambe le gambe poveretta!);
- Albert non ha mai perso la memoria.

Detto ciò vi lascio alla lettura. Spero, buon divertimento!

:rose rosa:




Capitolo III

La porta dello studio sbatté contro la parete. La calma apparente che regnava nella stanza fu disturbata da quella intrusione non tanto improvvisa. L’uomo seduto sulla grande poltrona di pelle, infatti, non si stupì di nulla. Era preparato. Conosceva l’impetuosità del giovane che era entrato senza tante cerimonie e per questa ragione, era stato chiaro con il suo uomo di fiducia: lasciargli il permesso di entrare se voleva evitarsi un pugno in pieno viso.

- Che cosa significa?

Non aveva neanche salutato. Era arrivato dritto al punto. Era furioso. Si era fidato ed adesso… era stato deluso. Deluso dal suo migliore amico. Era come precipitare in un tunnel e non vederne la fine. Si sentiva, oltre che deluso, anche arrabbiato perché era a lui che aveva affidato il suo tesoro più prezioso, ed adesso… era sparito.

L’altro, preparato da tempo, decise di alzarsi dalla sua poltrona. Diede le spalle al giovane, si fermò ad osservare il paesaggio che gli offriva la grande finestra che dava sul parco della sua villa di Chicago. Chiuse gli occhi e, solo per un attimo, sperò di risvegliarsi nel suo letto. Quello era solo un incubo. Nulla di più. Non poteva essere stato così sciocco da non accorgersi di nulla. Non poteva aver chiuso gli occhi di fronte a tanta sofferenza ed invece… invece lo aveva fatto. Si era fidato del suo sorriso senza voler leggere in fondo a quegli occhi che tanto gli ricordavano quelli di Jane.

- Il tuo nervosismo mi fa intuire che tu abbia ricevuto il mio messaggio. Da ciò deduco che tu sappia benissimo cosa significa.

Alla fine si era girato e, con i suoi grandi occhi azzurri, ma così diversi da quelli di lei, di loro, aveva fissato l’amico in viso senza tradire alcuna emozione. Aveva parlato con il suo solito tono calmo anche se dentro, nel più profondo della sua anima, era in corso una tempesta dettata dai suoi sentimenti.

- Io l’avevo affidata a te. Ti avevo chiesto di vegliare su di lei e non… di spedirla al fronte.

Albert, a quelle accuse, non trattenne oltre la sua rabbia e picchiò duro contro la scrivania che gli stava davanti. Fissò l’amico negli occhi ed iniziò a parlare con un tono di voce che non credeva di possedere. Era arrabbiato ma soprattutto stanco. Stanco di quella situazione. Tutti pretendevano qualcosa da lui. Lui che non aveva neanche trent'anni. Lui che non aveva potuto fare nulla per alleviare il dolore della persona che aveva portato, nuovamente, la serenità nella sua esistenza.

- Non attribuirmi colpe che non ho. È stato il tuo atteggiamento a spingerla a commettere una simile stupidaggine. Se tu ti fossi degnato di salutarla quella sera adesso Candy non sarebbe chissà dove in Europa. Non cercare giustificazioni. È già difficile per me accettare di aver fallito.

Terence rimase fermo nella sua posizione con gli occhi fissi sul volto dell’amico. Era vero. Aveva sbagliato lui, ma non poteva fare diversamente. Albert, però, non capiva. Era per lei che lo aveva fatto. Aveva deciso di evitare un qualsiasi incontro sino a quando non ne sarebbe stato degno e, a quel punto, nulla li avrebbe più divisi. Se solo avesse avuto l’accortezza di dirlo a lei, ed invece… invece aveva sbagliato. Candy era fuggita convinta che lui non l’amasse. E non era vero. Se Candy si trovava al fronte era solo colpa sua. E poi c’era Albert. Anche lui soffriva per quella situazione. Candy era più di una nipote adottiva. Lo sapeva. Lo aveva sempre saputo, intuito, e queste considerazioni provocarono in lui un’ondata di gelosia che riuscì a mascherare non con poche difficoltà.

Adesso, fu il suo turno di picchiare la scrivania. Alzò il capo ed incontrò il volto di Albert, che adesso appariva più sereno di qualche minuto prima.

- È tutta colpa mia. Dannazione! Andrò a cercarla e la riporterò qui, sana e salva. A costo di dover vagare per tutta l’Europa.

Stava per andare quando, la voce di Albert, lo bloccò.

- Fermati. Cosa credi di fare? Non sappiamo neanche dove si trova. Prima di partire dobbiamo essere certi di dove cercarla. Non possiamo perdere tempo inutilmente, e poi c’è dell’altro.

Terence si rabbuiò. Non voleva perdere tempo. Doveva partire e trovare Candy altrimenti sarebbe impazzito, ma Albert aveva ragione. Non poteva andare in Europa ed iniziare a cercare senza un punto di partenza.

Intanto il biondo capofamiglia Andrew porse al giovane attore una lettera.

§*§*§*§*§*§*§*§*§*§*



New York, il 16 ottobre 1917

Caro zio William,

Non so neanche io se sia giusto chiamarla così dopo ciò che sto per comunicarle.

Mi creda non so da dove iniziare. È difficile scrivere questa lettera per tutto ciò che lei ha rappresentato per me in questi sei anni. Un padre. Un amico. Un sostegno. È sempre stato presente nei momenti più difficili della mia vita senza mai volere nulla in cambio.

Dalla morte di Anthony non mi ha mai lasciata sola accompagnandomi nella mia crescita e se oggi sono una donna finalmente realizzata lo devo, soprattutto, alla fiducia che ha riposto in me.

È stato grazie al suo intervento, tramite la persona di George, se ha impedito alla zia Elroy di ostacolare i miei studi e permettermi di diventare un’infermiera.

Ma partendo da molto prima, è stato grazie al suo intervento se non sono finita in Messico come invece avevano progettato i Legan.

Ha deciso di adottare, senza neanche conoscerla, una bambina cresciuta in un orfanotrofio e poi assunta come cameriera dalla famiglia di sua sorella. Lei, però, non ha tenuto conto di ciò ed ha sempre cercato di darmi il meglio per la mia crescita e formazione.

Ho avuto la possibilità di studiare in un’importante scuola inglese anche se, alla fine, ho deciso di abbandonarla per motivi personali. Nonostante tutto lei ha accettato di buon grado quello che, per molti, è stato un colpo di testa.

Non si è mai opposto alle mie decisioni anche se ai più potevano sembrare avventate. Mi è sempre rimasto accanto senza mai impedirmi di seguire il mio cuore, ma è giunto il momento per me di iniziare a vivere la mia vita.

È con rammarico che le comunico la mia decisione di rinunciare formalmente e legalmente al nome degli Andrew. D’ora in poi sarò semplicemente Candice White come è sempre stato.

La prego di accettare la mia decisione senza tentare di farmi cambiare idea. Non m’impedisca di partire ora che ne ho più bisogno. Ora che è necessario per me scappare da quella che non sento più come la mia casa. La mia vita. La prego di capire senza fare domande.

Oltre a ciò vorrei comunicarle la mia decisione di partire per l’Europa come volontaria della Croce Rossa Americana.

Anche per questo motivo ho deciso di rinunciare al buon nome degli Andrew. Il semplice fatto che, un altro membro della famiglia, parta per la guerra potrebbe, in qualche modo, facilitare la mia vita al fronte considerando la tragedia che ha già colpito la sua famiglia.

Mi spiace se, con la mia scelta, in qualche modo io l’abbia delusa. Non era mia intenzione. Spero solo che, anche se adesso non sarò più un membro effettivo della famiglia, continui a serbare nel suo cuore, un angolo per la sua “nipote ribelle”.

Con affetto e riconoscenza
Candice White


§*§*§*§*§*§*§*§*§*§*



Terence finì di leggere la lettera ed alzò gli occhi fissandoli sul volto, cupo, di Albert. La ripiegò seguendo i segni lasciati in precedenza.

Non poteva sapere cosa provava l’amico in quel momento. Era qualcosa che a lui era estraneo. Ma stranamente, ed egoisticamente, provava un sentimento di serenità riposando la lettera all’interno della propria busta.

C’era dell’altro però, era come se, cambiare anche solo una piega di quella missiva, significasse cambiare qualcosa che aveva fatto Candy. Terence sorrise dentro di sé pensando che, in quel momento, chiudendo gli occhi poteva sentire il contatto con la pelle delicata di lei. Era stupido lo sapeva. Pensare di sfiorare le sue mani solo perché quella lettera l’aveva scritta lei, ma al momento era l’unico contatto che poteva permettersi con la sua Tarzan-tutte-lentiggini.

Per rompere quel silenzio decise di parlare. Erano rari i momenti in cui con Albert al proprio fianco restava in silenzio e, quando accadeva, era sempre un silenzio carico di significati. In quel momento, si scrutavano e si promettevano di proteggere Candy ad ogni costo.

- Motivi personali! Poteva benissimo dire che è stata tutta colpa di quella strega di Iriza.

Albert fece finta di non aver sentito le parole di Terence e parlò con un tono serio che non piacque al giovane duca. Forse era meglio restare in silenzio.

- C’è dell’altro.

La voce di Albert lo convinse che, a volte, un silenzio carico di tensione è molto più piacevole di una sgradita verità. Guardò l’amico ed alla fine rispose.

- Cos’altro ha combinato?

Albert sorrise a Terence. Il primo sorriso da quando aveva ricevuto quella lettera. Il che equivaleva al primo sorriso dopo cinque giorni di ansia e tensione. Entrambi conoscevano Candy e sapevano che, quando la ragazza si metteva in testa qualcosa, difficilmente, cambiava idea. Se aveva deciso di partire come missionaria per il fronte, e non voleva aver nessuna facilitazione, avrebbe fatto di tutto per ottenerla.

Intanto aveva tirato fuori dal cassetto un’alta busta più grande. La diede a Terence che l’aprì e si stupì di leggere il nome di un famoso studio notarile di New York. La sua espressione divenne ancora più sorpresa quando lesse il contenuto dei documenti.

- Allora è davvero decisa.

- Già. Quello è un documento con il quale dichiara di rinunciare a titolo definitivo alla famiglia Andrew. Lo studio notarile è quello di fiducia degli Andrew. Ma non è ancora tutto.

Terence a quel punto si mise a sedere sulla poltrona posta davanti alla scrivania di Albert. Si passò le mani tra i capelli e con le braccia, poggiate sui gomiti, sorreggeva il capo avvilito. Aveva paura di scoprire dell’altro.

- Non so se riuscirò a resistere ad un’altra notizia devastante.

Albert non si fermò davanti l’espressione stravolta dell’amico e gli porse l’ennesimo documento. Terence lo rifiutò con un movimento brusco della mano, ma Albert lo costrinse, in ogni modo, a prenderlo. Il moro lesse quei fogli e giunto alla fine alzò il capo chiedendo spiegazioni all’amico.

- Quello è l’elenco delle persone che si sono imbarcate sulla corazzata partita per l’Europa. Civili. Militari. Volontari. Crocerossine… noti qualcosa di strano?

Terence era shockato.

- Quando la ritroverò mi dovrà spiegare come ha fatto ad imbarcarsi con dei falsi documenti. È impossibile. Me la pagherà per questo scherzo. Sto perdendo venti anni della mia vita.

Continua...

:rose rosa:



Edited by semplicementecarmen - 5/11/2008, 19:22
 
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rina83
view post Posted on 9/10/2008, 16:03     +1   -1




O come sono contenta che hai aggiornato, la storia si fa sempre più avvincente solo che vuol dire "documenti falsi"? cosa si è inventata Candy? E perchè Terence è così sconvolto? Non vedo l'ora di scoprirlo mi raccomando aggiorna presto ciao
 
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*Kiar@*
view post Posted on 9/10/2008, 18:00     +1   -1




CITAZIONE (semplicementecarmen @ 31/8/2008, 21:11)
Adesso però ho un dubbio! :sospiro!:
Io pubblicherò i primi due capitoli (che tra l'altro sono pronti) poi però, vorrei sapere da voi cosa ne pensate e se magari, involontariamente io stia plagiando l'opera suddetta.

Cara Carmen, soltanto oggi ho aperto il post relativo alla tua fanfiction, che comunque non ho ancora letto. Volevo comunque rispondere al tuo dubbio su un eventuale plagio: credo che, se la mettiamo in un certo modo, tutte le fanfiction si potrebbero considerare dei plagi dell'opera originale. E comunque, trattandosi di lavori che per ovvi motivi non saranno mai pubblicati, ci si possa concedere la massima libertà d'ispirazione, mettendo come solo nostro giudice il nostro gusto. Per quanto riguarda il "plagio" di altre fanfictions credo che non ci sia nulla di male a trarre spunti dai lavori di altri fans purchè lo si dichiari apertamente, secondo le regole non scritte di correttezza, rispetto ed educazione. Oltre tutto mi risulta che l'opera di Alys Avalos abbia ispirato molte fanscrittrici di tutte le nazionalità.
In bocca al lupo per la tua creazione che mi pare stia già riscuotendo molti consensi, e buon proseguimento! :pc:
 
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view post Posted on 9/10/2008, 22:29     +1   -1
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Aspettate, fermi tutti!
Sbaglio o Terence sa già chi è in realtà lo zio William mentre Candy ancora no! Questo si che rende la loro amicizia ancora più speciale!
 
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semplicementecarmen
view post Posted on 31/10/2008, 21:56     +1   -1




Con un pò di ritardo, ma ecco a voi il quarto capitolo! Buona lettura a tutte/i!

:rose rosa:



Capitolo IV

Era arrivata. Finalmente il suo viaggio si era concluso. La lunga traversata che l’aveva ricondotta in Europa era terminata. Erano approdati in Inghilterra, al porto di Londra. Lo stesso porto che l’aveva vista anni addietro protagonista di uno straziante addio con il suo grande amore.

Inesorabilmente i ricordi di Candy tornarono indietro e poi, dalla fine di tutto, tornarono al presente ed ancora a cinque anni prima. A quella traversata che le aveva fatto conoscere un ragazzo molto somigliante al suo Anthony. I ricordi si rincorrevano senza sosta mentre cercava di mettere ordine nella sua mente.

Strinse il cappotto nero che avevano in dotazione tutte le crocerossine. Un cappotto di una lana grezza e ruvida. Si accucciò meglio nella grande, e calda, sciarpa arancione - regalo di suor Maria il Natale precedente. La croce rossa di stoffa era bene in vista sul braccio destro.

Scese, con Evelyn, dal peschereccio che le aveva prelevate dalla corazzata che le aveva accompagnate fino al largo del porto di Londra. Erano da poco passate le sedici. Meno di due ore e sarebbe scattato il coprifuoco.

La sua compagna di viaggio si guardava intorno incuriosita, era la prima volta che si trovava a Londra. Era la prima volta che lasciava gli Stati Uniti. Per lei era tutto nuovo. I suoi grandi occhi castani erano rapiti dalla vita di quel porto.

Un porto che restava comunque vivo nonostante gli attacchi dell’aeronautica tedesca. Il Barone Rosso era la fonte di maggiore preoccupazione per tutti gli aviatori, e non solo. Era un pilota eccezionale. Aveva buttato a terra più di sessanta aerei e sembrava imbattibile, sicuramente ne avrebbe buttati giù molti altri. Gli attacchi su Londra divenivano sempre più frequenti e la gente iniziava a lasciare la città, ma il porto... il porto restava sempre il fulcro di tutto.

Candy guardava la gente come in trance. Non ascoltava i rumori. Non percepiva gli odori. Era immobile. Ferma. Persa. Ancora una volta era tornata a quei giorni, a quando erano stati Stear ed Archie a venirla a prendere appena giunta sul suolo britannico, ma stavolta... stavolta era diverso.

Era partita in silenzio. Senza dire niente a nessuno, lasciando solo poche righe al suo tutore e alle due direttrici della casa di Pony. Poche righe per spiegare tutto.

- Candy... Candy, mi stai ascoltando?

La bionda fu strappata dai suoi pensieri dalla voce di Evelyn che le parlava al quanto preoccupata.

- Scusami. Ero soprappensiero. Cosa mi stavi dicendo?

La compagna di viaggio la guardò seriamente, poi scosse il capo e rispose.

- Sei perennemente con la testa tra le nuvole. Per caso, sei così anche a lavoro? Ti stavo chiedendo se almeno tu, che già sei stata a Londra, hai idea da che parte andare per il St Mary ‘s Hospital.

Candy si guardò attorno come in cerca di un indizio. Poi la vide. Una piccola osteria. Da quella parte era il centro storico di Londra. Dovevano andare a destra se volevano raggiungere l’ospedale.

- Sai Ev, anche a lavoro, spesso, mi capita di essere con al testa tra le nuvole, ma fino adesso non ho mai ammazzato nessuno quindi puoi stare tranquilla. Il mio lavoro lo so fare. Adesso seguimi. Per arrivare in ospedale dovremo fare un bel po’ di strada.

Candy sorrise incoraggiante all’amica. Prese la borsa da viaggio che aveva seco ed iniziò ad incamminarsi verso la strada maggiormente trafficata. Evelyn restò ferma un attimo, era incredibile: Candy riusciva ad alternare momenti di tristezza a momenti di allegria, ma si chiedeva fino a che punto questa allegria fosse vera. Cosa nascondeva quella ragazza dal nome Catherine House? Perché si faceva chiamare Candy? E come mai era stata già a Londra?

§*§*§*§*§*§*§*§*§*§*



Le due ragazze camminarono per le vie della città in fretta. Era tardi. Meno di un’ora e sarebbe scattato il coprifuoco. Da quanto camminavano? Era possibile che fosse già passata un’ora dal loro sbarco? Candy avanzava in fretta. Le nuvolette bianche che uscivano dalla sua bocca erano segno evidente del freddo che c’era nella capitale del Regno Unito. Si guardava indietro, Evelyn la seguiva con qualche difficoltà. Decise di rallentare il passo, ancora pochi minuti e sarebbero arrivate.

- Coraggio. Manca poco.

Prese dalle mani della compagna la borsa con dentro gli effetti personali e ricominciò la sua marcia.

- Candy, ti prego. Lascia, posso benissimo portarla. Tu hai la tua.

- Evelyn, manca meno di un’ora al coprifuoco. Voglio arrivare il prima possibile all’ospedale. Sei stanca, lascia portare a me la tua borsa. Coraggio, un ultimo sforzo e dopo potremo riprendere fiato.

Il tono da autoritario era diventato, con il proseguire del discorso, più dolce e comprensivo. Candy rivedeva nella sua compagna di viaggio Annie. La stessa delicatezza e fragilità. Aveva voluto bene a quella ragazzina di poco più di quindici anni da subito.

Meno di dieci minuti dopo si ritrovarono di fronte ad un’imponente costruzione di Paddington, quello era il St Mary ‘s Hospital. Un edificio che contava almeno quattro piani, sul lato principale erano presenti più di trenta finestre. All’entrata principale svettava, sul piccone più alto, la bandiera del Regno Unito, a mezz’asta in segno di rispetto per i morti causati da quella guerra. I mattoni rossi risaltavano nella nebbia di Londra.

Candy ed Evelyn si guardarono un po’ più serene. Erano arrivate prima del coprifuoco.

Continua...

:rose rosa:



Edited by semplicementecarmen - 6/11/2008, 09:10
 
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view post Posted on 31/10/2008, 22:44     +1   -1
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CITAZIONE (semplicementecarmen @ 31/10/2008, 21:56)
Cosa nascondeva quella ragazza dal nome Catherine House? Perché si faceva chiamare Candy? E come mai era stata già a Londra?

Quindi è col nome della sua presunta madre che Candy si è imbarcata, per questo Albert e Terence non erano riusciti ad individuarla sulla lista dei passeggeri!
È significativo che di cognome faccia House, credo che la nostra Candy abbia proprio voglia di trovare la sua casa.

Bel capitolo Carmen, restiamo in attesa di capire come si evolverà la tua storia e se Candy riuscirà a ritrovare i fili del suo vero passato per intrecciare quelli più saldi del suo futuro.

:tella:

 
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semplicementecarmen
view post Posted on 1/11/2008, 12:34     +1   -1




Cara Esther sei davvero gentile ad incoraggiarmi. Hai indovinato. La falsa identità di Candy è dovuta proprio alla voglia di ritrovare le sue radici...
Ne approfitto per fare alcune precisazioni riguardo le ambientazioni della fic. Sto cercando di essere il più realistica possibile per scrivere questa fic. Mi sto documentando su tutto ciò che può riguardare il periodo storico che sto affrontando.
Faccio un esempio: il St Mary 's Hospital a Londra esiste davvero ed esisteva già nel corso della Prima Guerra Mondiale. Per quel che riguarda la descrizione dell'edificio - sono solo cenni - mi sono adeguata a ciò che ho trovato.
E dopo avervi rotto con queste precisazioni vi lascio liberi di fare ciò che volete!
Grazie ancora per il sostegno Esther un bacio a presto!
 
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view post Posted on 1/11/2008, 14:50     +1   -1
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Cara Carmen, il fatto che stia cercando di essere più realistica possibile documentandoti non fa altro che accrescere valore al tuo lavoro. Nessuno qui è uno scrittore professionista, tutti ci stiamo cimentando per passione, giusto? Allora andiamo avanti e vediamo cosa succede ;)

Continua così!
:bravo:
 
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28 replies since 31/8/2008, 20:11   2222 views
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