Candy Candy

New York Story

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nannetta70
view post Posted on 15/4/2010, 19:34     +1   +1   -1




Buona serata Forumelli/e, poiché non posso fare a meno di sognare, sono una malata cronica e inguaribile di tutto ciò che parla di Amore, ho pensato di postare quello che ritengo un inno all'Amore della nostra amatissima Alys Avalos. Non che le altre sue opere non lo siano, francamente non saprei dire se una sia migliore dell'altra, ma questa reca in sé un fascino tutto particolare, a testimonianza di come l'Amore, quello vero, può sopravvivere al tempo e allo spazio.

Un racconto struggente, commovente e ricco di mistero. A chi non avesse ancora conosciuto nel dettaglio Terruce Graham e avesse ancora qualche dubbio sull'Uomo creato dalla Mizuki, lo consiglio con tutto il cuore, mentre alle Terenciane doc d'Italia, tutte, nessuna esclusa, e a tutte/icoloro che credono nell'amore (ma anche chi non ci crede, prima o poi si può ricredere) lo dedico con tutto il mio affetto.
:rose rosa:

New York Story

Capitolo Primo

Parte Prima






"In questo universo caotico la certezza arriva solo una volta, non importa quante vite si è capaci di vivere"



Faith Sherman era l'unica figlia di una vedova del sud che, in tempi migliori, era stata sposata con un commerciante di Atlanta. Il signor Sherman era morto quando Faith aveva dodici anni e da allora, madre e figlia avevano affrontato insieme la vita, facendosi strada tra alti e bassi e conducendo una vita semplice in uno dei sobborghi della capitale di Dixie Land.

Nonostante il dolore sofferto per la morte di suo padre, la piccola Faith aveva conservato la vivacità e la freschezza che la caratterizzavano e la rendevano così amata tra i suoi amici e da tutti quelli che la conoscevano. Ogni volta che qualcuno aveva bisogno di una spalla su cui piangere, un sorriso per illuminare il giorno più scuro o un orecchio sempre attento, Faith stava lì pronta ad aiutare.
A sedici anni, la ragazza aveva fatto volontariato in una scuola pubblica per bambini speciali e in quell’attività aveva trovato la sua vocazione. Da allora, il suo più grande sogno era stato potersi dedicare all’educazione speciale, ma le possibilità di continuare i suoi studi dopo la scuola erano poche perché le condizioni economiche della famiglia non erano buone.

Ashley Sherman era stato un ricco commerciante, ma dopo la nascita di Faith, la moglie Sara era stato minata nella salute e le fatture mediche avevano costretto Sherman a contrarre debiti che non avrebbero mai potuto ripagare. Alla sua morte nel 1992, Sarah aveva dovuto vendere il distributore di benzina che possedevano e la casa di campagna per pagare i debiti di suo marito. Senza altre risorse, la signora Sherman aveva cominciato a lavorare a tempo parziale prendendosi cura degli anziani in una casa di cura, per la quale occupazione riceveva una sovvenzione del governo, perché la sua salute non le permetteva di lavorare più a lungo.

Faith aiutava Sarah in quello che poteva, accettando lavori estivi e facendo la babysitter la sera, ma simili entrate erano ben lungi dall'essere in grado di garantire una istruzione universitaria per la giovane. Così che Faith si era proposta di ottenere la migliore qualificazione possibile e di seguire i corsi più avanzati e difficili che il curriculum di istruzione scolastica offriva, con il proposito di acquisire una borsa di studio che le permettesse più tardi di andare a scuola di educazione speciale.
In questo modo, l’ultimo anno di scuola, Faith lavorò duramente dividendo il suo tempo tra i gli studi, i bambini di cui si prendeva cura, il volontariato e i momenti che le rimanevano liberi li dedicava alla organizzazione della vita degli altri, anche se questi non glielo sollecitavano. Era una ficcanaso professionista, ma poiché aveva un carisma innato le gente le perdonava le sue intromissioni.

Ma Faith Sherman non aveva tempo per l'amore, e non precisamente per mancanza di pretendenti. Faith non era solo carismatica e vivace, ma aveva anche una bellezza fresca e irriverente. Snella, e delicatamente arrotondata, dai movimenti sicuri, osservava il mondo dall’ardente luce degli occhi verde malva che brillavano alla luce come grandi lagune in cui danzavano pesci color smeraldo.

Con suo grande fastidio, la ragazza possedeva una pelle straordinariamente bianca che non si abbronzava mai bene, ma che di solito si ricopriva di piccole efelidi se si esponeva al sole per lungo tempo. Faith, che amava la vita all’aria aperta, lo sport e il mare si lamentava sempre della sua incapacità di mostrare una pelle bronzata. Sua madre era solita consolarla dicendole che in un’altra epoca la carnagione così bianca era sinonimo di bellezza anche se ai giorni nostri l’abbronzatura è considerata più bella. Ma questo non consolava la ragazza.
Tuttavia, un rossore naturale di solito ricopriva le lisce e impeccabili guance della ragazza, lo stesso colore che incendiava le sue labbra ben disegnate. Come tocco speciale al suo viso, un misto di innocenza e malizia, un naso piccolo e all’insù, condito con diverse perenni lentiggini, completava la composizione. Infine, una lunga chioma di capelli biondi intricatamente ricci incorniciavano il quadro, dando un carattere quasi irreale all’immagine della ragazza.

Nonostante le molte grazie che la facevano coincidere con il tipico ideale di bellezza europea, la ragazza non aveva avuto molto successo in fatto di relazioni amorose. Durante gli anni in cui era diventata una donna, molti ragazzi avevano iniziato a manifestare interesse per lei, ma Faith raramente si era animata ad accettare un appuntamento e nelle poche occasioni in cui era uscita con giovani della sua età, non aveva mai finito per concretizzare alcuna relazione rilevante. Per qualche ragione che lei non riusciva a capire fino in fondo, ogni giovane che conosceva non riusciva a risvegliare in lei più di una cordiale simpatia.
- Come è andato il tuo appuntamento con Jeremy? - le chiese Daisy, la sua migliore amica del collegio, in un'occasione.
- Non me lo ricordare - rispose la bionda con un accento infastidito - il tipo è un vero cafone. Ha cercato di abbracciarmi nei primi 20 minuti del film, non una ma tre volte, e quando ho tolto il braccio altrettante volte, dopo mezz'ora mi ha detto che il film lo annoiava e che aveva deciso di tornare a casa a dar da mangiare al suo gatto.
- Che stupido! Che cosa hai fatto tu? - Chiese incuriosita Daisy.
- Siccome a me piaceva il film sono rimasta al cinema da sola e lui se ne è andato.
- Faith! Ma come hai potuto? - La rimproverò la ragazza dagli occhi color del miele.
- Oh, molto facilmente, sono rimasta e ho pianto di gusto con Clint Eastwood e Meryl Streep.
- Non c’è rimedio per te. Ti sei mai interessata seriamente a qualcuno? Non vorresti innamorarti?
- Oh Daisy! - Sospirò la giovane - sinceramente non so se devo farlo, ho tanti progetti e non credo che una relazione romantica sia ora la cosa più conveniente. . . dopo. . .
- Che cosa? - chiese Daisy incuriosita nel vedere che una strana luce aveva lampeggiato per un istante negli gli occhi verdi della sua amica.
- No, niente. Non farci caso.
- Ora me lo dici, lo sai che sono molto curiosa - sostenne Daisy.
- Bene. . . Quello che succede è che, da sempre. . . Ho sentito come qualcosa che manca nella mia vita. . . un pezzo del rompicapo che non riesco a trovare. . . un volto.
- Un volto? - Chiese incuriosita la giovane - spiegami bene perché ogni volta ti capisco di meno.
- Non lo so, Daisy. È come se ogni volta che vado per una strada sconosciuta, ogni volta che cambio scuola, o conosco persone e luoghi nuovi, i miei occhi cercassero un volto in particolare, occhi di un colore preciso, una voce che non ho mai sentito ma che sono sicura riconoscerei immediatamente.
- Hai visto prima questo volto? - indagò la giovane incuriosita.
- No, Daisy! Neppure ho idea di come sarebbe! - rispose Faith, sorridendo.
- Allora, come pensi di riconoscerlo? - rispose Daisy con un certo fastidio
- Ancora non ne ho idea. So soltanto che quando incontrerò questo volto saprò che si tratta di lui. Questo è l'uomo che io sto aspettando.
- Mio Dio Faith, hai letto troppo romanzi rosa!
Così passarono gli anni e finalmente arrivò il momento di verificare se gli sforzi di Faith erano valsi la pena. Con l'inizio del suo ultimo anno di scuola la ragazza iniziò, come molti giovani nordamericani, a condurre un'indagine approfondita per scegliere l'università che meglio si adattasse alle sue esigenze e il tipo di prestiti che avrebbe potuto ottenere dal governo.

Faith inviò richieste a diverse università in varie parti del paese con la speranza che qualche università della Giorgia la accettasse perché non voleva allontanarsi dalla madre, la cui salute, come sappiamo, non era molto buona. Tuttavia, lei non poté soddisfare le sue aspettative, perché l’unica richiesta che fu accettata proveniva dall’Università di New York, proprio nella città di quello stesso nome.
La giovane si sentì molto delusa della situazione perché la preoccupazione e l’affetto verso sua madre le dicevano che non doveva accettare una tale opportunità. Forse sarebbe stato meglio aspettare fino all’anno seguente per riprovare. Tuttavia, Sarah Sherman, che era una madre amorevole incoraggiò la figlia con tutte le sue forze e tanta fu la sua insistenza che riuscì a convincere la ragazza ad accettare l'offerta che le si presentava. Di modo che l’autunno seguente Faith lasciò la Giorgia e si trasferì nella Grande Mela per iniziare il suo sogno. . . e incontrare il suo destino.

Le cose non furono facili al principio, i newyorkesi erano diffidenti e fare nuove amicizie fu difficile. La vita al campus era dura e anche l'adeguamento al ritmo di vita della grande metropoli yankee non fu nemmeno molto piacevole per una figlia del sud. Tuttavia Faith, facendo leva sul suo instancabile entusiasmo, a poco a poco riuscì a rompere il ghiaccio e ad abbattere la nostalgia. Alla fine del primo anno era già riuscita ad acquisire una larga cerchia di amici che si preoccupavano per la bella meridionale che aveva sempre un sorriso sulle labbra e una parola di incoraggiamento per gli altri, anche se dentro di sé moriva di tristezza per stare lontano da sua madre.
Una delle prime amicizie che riuscì a fare fu quella di una ragazza sudamericana i cui genitori erano immigrati negli Stati Uniti, quando Michelle, tale era il nome della nuova amica di Faith, era appena una ragazza di 15 anni. La chimica positiva tra Faith e Michelle era stata quasi istantanea. Entrambe le ragazze erano in fila per pagare alcuni libri in libreria e Faith, molto distratta dalla lettura, aveva spinto Michelle facendole spargere i libri di poesia che la ragazza sudamericana stava per comprare.
- Vedo che ti piace Emily Dickinson - aveva detto Faith dopo essersi scusata.
- La adoro - commentò Michelle con un gran sorriso - di fatto studio letteratura.
- Anche a me piace la poesia, ma studio Educazione Speciale presso la NYU. Il mio nome è Faith, Faith Sherman.
- Io sono Michelle Valencia, piacere di conoscerti.
- Il piacere è mio.
Dopo l'incidente le ragazze erano state coinvolte in una animata conversazione e all’uscita dal negozio erano già grandi amiche. I legami nati in quel momento casuale sarebbero durati tutta la vita.

Michelle Valencia era la figlia di un importante diplomatico che lavorava per l'Ambasciata del Perù e la madre era una tradizionale casalinga. Stabilitisi a Washington, i signori Valencia avevano lasciato partire Michelle con una certa diffidenza, ma la ragazza era molto indipendente e testarda per cui non riuscirono a convincerla a rimanere nel Distretto della Columbia per realizzare gli studi di letteratura a cui era interessata.

In poco tempo Faith e Michelle erano diventate inseparabili al punto che un giorno, durante il suo secondo anno di università, la giovane peruviana fece una proposta alla sua amica bionda:
- Sai una cosa Faith. Ho in programma di andare a vivere fuori dal campus.
- Sul serio Michie? Perché, non stai bene nel dormitorio? - Chiese la ragazza meridionale con il suo dolce accento cantato.
- Non è questo. Quello che succede è che un amico di mio padre è proprietario di un edificio a Broadway e ha un appartamento che mi offre ad un buon prezzo. È praticamente un intero piano e mi ha detto che avrei potuto fare le modifiche che volevo.
- Suona fantastico. Avrai tutto lo spazio di cui hai bisogno, no? E poi non starai lontano dal campus.
- Proprio così - rispose Michie con entusiasmo - ma non vorrei andare a vivere da sola.
- Perché non inviti qualcuno con cui condividerlo allora? - chiese Faith distrattamente mentre divorava l’hamburger che teneva in mano.
- Bene. . . Avevo pensato che forse una certa meridionalina vorrebbe venire con me.
- Sei pazza, Michie? Io non potrei permettermelo.
- Chi dice che dovresti pagare? - indagò Michelle, con i suoi brillanti occhi neri.
- Perché io pago ciò che consumo, per questo - concluse semplicemente la bionda.
- Bene, in questo caso, potresti cooperare cucinando.
- Tu rischieresti di mangiare quello che cucino io, Michie? - scherzò Faith.
- Se sei sopravvissuta a più di un anno alla tua cucina perché non dovrei farlo io?
- Ummm .... non so Michie.
- Faith pensaci bene, vivendo fuori dal campus sarà più facile ottenere un lavoro part-time o a ore e così potrai sentirti meno vincolata, e forse potresti anche mandare dei soldi a tua madre.
La bionda non rispose in quel momento, ma dopo una settimana le due ragazze stavano già visitando l’appartamento che effettivamente era un intero piano di un antico palazzo. La sera in cui Michelle portò Faith a vedere il posto per la prima volta, la giovane bionda sentì come se un ago le si fosse conficcato nel petto.

- Che succede Faith? - aveva chiesto Michie incuriosita.
- Non lo so, è come. . .se io fossi già stata prima in questo luogo. . . è una sensazione strana. . .Come. . .
- Come di cosa?
- Tristezza - fu l'unica risposta dalla ragazza.
- Andiamo, non ricomincerai con le tue storie strane di volti tra la folla!
E con questo commento archiviarono la questione e le ragazze procedettero a esaminare l’appartamento. Il posto era molto sporco e aveva bisogno di interventi di ristrutturazione, ma il padre di Michelle era disposto a compiacere il capriccio di sua figlia per cui presto entrambe le ragazze stavano scegliendo mobili e colore della vernice per le pareti.

Anche se il denaro non era un problema per Michelle, Faith che conosceva un po'di più il valore di questa risorsa convinse la sua amica a cercare l’aiuto dai suoi tanti amici per ridecorare l'appartamento, invece di assumere professionisti. "In questo modo sarà più divertente, e possiamo risparmiare i soldi per una festa di inaugurazione," era stata l'offerta allettante di Faith. Così che un bel giorno un esercito di studenti universitari di letteratura, psicologia, educazione e lavoro sociale fecero irruzione nel luogo e sollevando una grande nuvola di polvere cominciarono a sistemare l’appartamento per le future inquiline.
Durante i tre giorni in cui vennero effettuate tali riparazioni si verificò un evento curioso. Mentre Faith scuoteva la parete di una delle due camere da letto in modo che dopo si potesse pitturare, percepì che il muro era vuoto. Con i pugni iniziò a picchiettare sulla parete e poi, molto incuriosita chiamò uno dei suoi amici.

Ben presto il muro fu abbattuto, perché ciò che Faith voleva era legge per i suoi amici. Quando la polvere e il resto dei detriti di legno permisero loro di osservare l’altro lato del varco che si era aperto, i ragazzi si resero conto che si trattava di una intera stanza che era stata chiusa. Sorprendentemente, la stanza era arredata. Si trattava di uno studio.

Per lo stile dei mobili si poteva pensare che questi risalissero agli anni Trenta o Quaranta. C'era una scrivania dalle linee semplici in legno di mogano, una poltrona in pelle, un paio di tavoli con alcuni oggetti decorativi e una grande libreria. Quando Michie si avvicinò alla libreria protetta dalla maschera che portava e portò via la polvere che copriva i volumi, non poté evitare di urlare di gioia davanti alla scoperta di una vasta e selezionata collezione di opere letterarie, soprattutto poesie e opere teatrali.
Faith, invece si sentì particolarmente attratta dalla scrivania dove, nonostante il passare del tempo, sembrava regnare un ordine inflessibile. Tutto era disposto con rigorosa organizzazione. Nulla sembrava fuori posto. La ragazza passò le mani sulla superficie polverosa del legno e improvvisamente una visione attraversò gli occhi della sua mente.

Un uomo giovane con i capelli castani e il cui volto non poteva vedere, correva giù per le scale. Sembrava correre disperatamente per raggiungere qualcuno. Faith sentì che il giovane l’afferrava per la vita.
- Faith! Faith! Sei già di ritorno dal mondo dei sogni? - chiese Michie incuriosita.
- Eh?
- Ti sei distratta all’improvviso. Vai a prendere il battipanni andiamo a pulire questa stanza del tesoro che abbiamo trovato.

La chiamarono la stanza del tesoro.
Così, con l'aiuto degli amici procedettero a fare una ispezione approfondita sulla "stanza del tesoro".Michie e Faith erano sorprese e incuriosite per la scoperta inaspettata. Come due bimbe che aprono un regalo di Natale esaminarono gli oggetti sopra il tavolo e la scrivania, e finirono per fare un inventario:
• - Un busto di Shakespeare
• - Una quadro con una mappa dell’Inghilterra
• - Un fermacarte di acero a forma di piramide
• - Una statua di bronzo raffigurante un cavallo al galoppo.
• - Una lampada che sorprendentemente funzionava ancora
• - Un vaso di porcellana
• - Un orologio a pendolo che si era fermato alle 11:30
• - Un calamaio
• - Una penna
• - Un temperino
• - Un portafoglio di pelle nera con alcune carte in bianco.
Avidamente cercarono di trovare in questi oggetti alcun indizio che potesse dare indicazioni utili su chi era stato o stata la proprietaria di questi oggetti e il perché quella stanza sembrava essere stata chiusa con tutto l'arredamento all’interno di essa. Tuttavia, ciò che trovarono non disse molto al riguardo. La prima pagina di ogni libro era contrassegnata con le iniziali TGG e sotto il fermacarte piramidale era iscritta una data: 2 luglio 1923.

Dopo la piacevole ispezione Michie si stancò di giocare al detective e semplicemente accettò con grande gioia che sarebbe potuta diventare l’inaspettata ereditiera di quella bella collezione di libri e che tanto lei come Faith potevano utilizzare alternativamente la stanza come studio. Aveva solo bisogno di sistemare il posto perché si potesse installare un computer, una connessione via cavo a internet, così come una libreria per i libri di testo e tutto sarebbe stato perfetto.
- Ma non pensi di avvisare il proprietario di ciò che abbiamo trovato? chiese Faith scandalizzata mentre giocava con il fermacarte piramidale.
- Sì certo, ma non credo che sarà necessario che gli racconti "così nel dettaglio"
- Ma questo sarebbe dire la verità e metà. Inoltre, alcune di queste cose potrebbero avere un valore come pezzi d'antiquariato.
- E chi se li sta rubando? - chiese Michie fingendo innocenza - li useremo nei prossimi due anni e quando termineremo l'università li restituiremo al proprietario. Anche a te pare che ti sia piaciuto molto questo fermacarte, così ti autorizzo a tenerlo. Non credo che il nostro padrone di casa si impoverisca per un oggetto che ignora di possedere.
- Ah Michie! - esclamò Faith dandosi per vinta, mentre guardava la data alla base della piccola piramide che teneva in mano.
Aaron Truman era nato in seno ad una distinta famiglia. Suo padre, Gregory Truman, era un rispettato e prestigioso avvocato che gestiva una delle più importati società di Boston; sua madre Lucinda Aston, prima signora Truman, era una nota giornalista ed era stata sposata con l’avvocato per quindici anni. La relazione fra i Truman era stata molto passionale all’inizio, ma ben presto le differenze di ideologia e i loro molteplici impegni professionali avevano cominciato ad allontanarli fino a che entrambi decisero che era meglio optare per un divorzio consensuale.

La separazione fra i suoi genitori, anche se abbastanza civile, non aveva smesso di turbare Aaron, che allora aveva solo dodici anni. L'ex - signora Truman aveva trovato subito un nuovo amore e questo infastidì Aaron a tal punto che il ragazzo scelse di rimanere a vivere con suo padre. Poiché Lucinda era molto liberale e voleva che suo figlio crescesse come uno spirito libero non si oppose alla decisione di questo.
Tuttavia, questo fatto non portò ad un riavvicinamento tra Aaron e suo padre, che era sempre troppo occupato. In questo modo il giovane alimentò un doppio risentimento verso i suoi genitori e si chiuse in se stesso, votandosi all'unica cosa che gli dava conforto, la lettura e il disegno.

Ma la rottura definitiva tra Aaron e suo padre avrebbe avuto luogo solo alcuni anni più tardi, quando il giovane annunciò a Gregory che aveva intenzione di studiare l'arte, specialmente la pittura e il disegno. Il signor Truman non credeva che un uomo rispettabile potesse dedicarsi all’arte. "Questi supposti artisti sono tutti dei parassiti improduttivi, comunisti e agitatori” era solito dire e l'idea che suo figlio volesse diventare uno di essi non gli piaceva per niente, per cui si oppose fortemente.
Da parte sua, Lucinda, vedendo una opportunità per rinsaldare il rapporto con suo figlio, e seguendo la sua natura liberale appoggiò la decisione di Aaron. Così, se prima la separazione dei Truman era stata "civile e pacifica", la vera guerra tra gli ex coniugi iniziò sei anni dopo la firma dell’atto di divorzio, quando Aaron si iscrisse alla Tisch School of Arts University di New York, sostenuto economicamente da sua madre. Gregory finì per farsi nemica Lucinda e rompere con suo figlio, che in collera una notte lasciò la casa di suo padre senza prendere più del suo portadocumenti dei disegni e la sua moto.

Gregory non avrebbe mai dimenticato la forza e la determinazione che rifletteva il giovane volto del figlio in quella occasione. I suoi occhi brillavano con indignate fiammelle verdi-blu mentre si infilava la sua giacca di pelle nera e si calava il casco sopra i lunghi capelli castani che raggiungevano le spalle. Quando il motore ruggente della sua Harley-Davidson fu pronto per partire, il ragazzo aveva guardato per l’ultima volta verso una delle finestre. Era l'unica stanza senza luce in tutta la casa e Aaron sapeva che dall’oscurità della sua stanza il padre lo stava osservando. Afferrando il manubrio della moto il ragazzo voltò la faccia e si allontanò da lì. Suo padre non lo avrebbe visto di nuovo per molto tempo.
Perché quell’arrogante e rancoroso di Aaron aveva accettato l'aiuto di sua madre? Bene, la verità era che avrebbe preferito farsi strada da solo, ma le sue ambizioni erano altrimenti irraggiungibili. Durante il periodo scolastico, Aaron era stato costretto a studiare in una scuola presbiteriana le cui severe regole e l’educazione tradizionalista lo soffocavano. Troppo intelligente e inquieto per adattarsi a questo ambiente, Aaron non aveva raggiunto molti buoni voti, a causa del fatto che frequentemente saltava la scuola e si accontentava di ottenere la sufficienza, che non gli richiedeva alcun sforzo. Fu così fino a pochi mesi prima di diplomarsi, quando prese la decisione di studiare arte, che si rammaricò per non essere stato più disciplinato e meno testardo. Se avesse avuto dei buoni voti avrebbe potuto aspirare ad una buona borsa di studio. Ma con i risultati ottenuti al liceo, anche con il denaro sarebbe essere un po'difficile entrare nell’università da lui preferita. Così che Aaron dovette ingoiare il suo orgoglio e ricorrere a sua madre per continuare i suoi studi.
Nonostante la reticenza di Aronne, la circostanza finì per rompere il ghiaccio con sua madre e poco a poco nel corso degli anni che seguirono, Lucinda e suo figlio ebbero un nuovo riavvicinamento. Così il giovane andò a New York dove cominciò a studiare per la prima volta con un interesse reale nei corsi che seguiva, anche se ben presto le sue abilità cominciarono a superare il contenuto delle sue materie e Truman acquistò la fama dello studente che con il minor sforzo raggiungeva il massimo dei voti alle lezioni di disegno, teoria del colore e pittura.


Il padre di Lucinda morì alla fine del primo anno di università di Aaron, lasciando una somma di danaro per suo nipote. Senza pensarci molto, il giovane dispose della sua piccola eredità per comprare un appartamento a Manhattan che, in seguito sistemò come abitazione e laboratorio, così che divenne l'invidia dei suoi compagni che dovevano accontentarsi di vivere nei dormitori del campus, senza avere molto spazio né per i loro lavori artistici, né per gli appuntamenti del weekend. Ironia della sorte, Aaron non approfittava dei suoi privilegi, come avrebbero fatto la maggior parte dei suoi coetanei.
Aveva avuto un paio di relazioni insignificanti, più per curiosità che per altro, e di solito diceva che rimpiangeva di aver perso tempo. I suoi amici pensavano che il ragazzo fosse po'matto a sprecare così la convenienza di avere un appartamento proprio, denaro a discrezione da parte di una madre compiacente, e di una notevole attrattiva fisica, ma il ragazzo preferiva mantenere il suo atteggiamento capriccioso e soprattutto indifferente. Era come se ogni nuova ragazza che conosceva confermasse la sua teoria che all’amore sembrava non importare molto di Aaron e quindi Aaron non si interessava molto l'amore. Almeno questo era quello che soleva sentenziare.

Tuttavia, il giovane custodiva una specie di segreta ossessione che conservava fin dall'infanzia. Non ricordava con certezza quando avesse iniziato, ma era sicuro che erano già diversi anni che soffriva lo stesso sogno ricorrente che lo aveva infastidito parecchie volte al mese e in una occasione più di una volta alla settimana. Non si poteva dire che fosse un incubo, ma la maggior parte del tempo gli lasciava una sensazione sgradevole, come di vuoto, di insoddisfazione e una profonda tristezza che non riusciva a spiegare.
Quando era un bambino, il sogno di solito cominciava in una camera da letto arredata con mobili antichi, dove un Aaron di dieci anni si sedeva da solo sul bordo del letto mentre leggeva un libro di cui non riusciva mai a vedere il titolo. Bussavano alla porta e lui usciva per vedere chi fosse, ma non c'era nessuno. Allora Aaron correva in fondo al corridoio chiedendo ad alta voce se c'era qualcuno, fino ad arrivare ad una porta che conduceva all’esterno di quel luogo che odorava di chiostro e di chiuso.

Al momento di uscire da quell’edificio scuro, l'ambiente cambiava. Il sole era come una mattina d'estate e si poteva contemplare il volo delle libellule su una valle verde e odorosa di erba fresca, come dopo la prima pioggia. Aaron sentiva allora che una voce lo chiamava con un nome che non era il suo e che non riusciva mai a ricordare alla fine del sogno. Tuttavia, nel sogno, Aaron conosceva la voce che lo chiamava e voltava il viso cercandola fino a incontrare a distanza una bambina di uno o due anni più giovane di lui, che Aaron riusciva a malapena a vedere. Aveva i capelli biondi e gli sorrideva da lontano per poi girare la faccia sparendo nel bosco vicino.
Aaron sentiva allora la necessità di rincorrere la bambina, come se avesse incontrato una amica perduta molto tempo addietro, ma la bambina correva molto più velocemente di lui e non riusciva mai a raggiungerla prima che il sogno finisse. Quando questo accadeva, il bambino si svegliava nel cuore della notte e senza che gli importasse di che ora fosse, accendeva la luce della sua camera da letto e prendendo carta e penna che sempre teneva a portata di mano, disegnava quello che poteva ricordare. Specialmente quella bambina il cui volto appena poteva distinguere. Così, nel corso degli anni Aaron riunì una strana collezione di disegni con ragazze bionde nel cui volto l’unico tratto preciso era il sorriso.

Conformemente al giovane che era cresciuto, anche la bambina del sogno era cambiata. Nella misura in cui lui era diventato un uomo, lei era diventata una donna e con il tempo gli consentiva di avvicinarsi di più a lei, mentre la faccia che un tempo era praticamente coperta dalla foschia poteva essere vista più chiaramente. In questo modo, Aaron poté definire sempre di più i disegni che faceva. I capelli biondi ricci erano capricciosamente arricciati, gli occhi erano verde scuro, come la malva dopo la stagione delle piogge, il naso piccolo e sottile, il sorriso era sincero e aperto, disegnato sulle labbra che conformemente al passare degli anni, cominciavano a diventare inquietanti per il giovane e la pelle molto bianca, appena spruzzata da alcune lentiggini che si muovevano sul naso quando sorrideva.
Nella misura in cui il talento del giovane si sviluppava ancora di più, i disegni si definirono con un realismo sorprendente e dopo si convertirono in dipinti con il ritratto di una giovane donna che indossava sempre un vestito di chiffon color pesca con la vita lunga. Senza rendersene conto, la ragazza dei sogni esercitava già uno strano fascino sull’artista, che non si comparava con l'attrazione che avrebbe potuto sentire per qualche donna reale che Aaron conosceva.

Nell’ultimo anno, il sogno era diventato più intrigante, ma anche più doloroso. La ragazza continuava a sorridergli all’inizio del sogno, ma quando lui cominciava a correre dietro di lei, dopo un po' Aaron si accorgeva che lei stava singhiozzando. Poi lei si voltava e lui poteva vedere il suo volto pieno di lacrime proprio nel momento in cui il sogno terminava. Anche il ragazzo si svegliava piangendo amaramente, ringraziando di non avere un compagno di stanza al quale occultare le lacrime e cercando freneticamente le matite per tratteggiare un nuovo disegno.

continua

Alys Avalos



 
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abionda79
view post Posted on 15/4/2010, 21:28     +1   +1   -1




Ciao nannetta cara,

proprio oggi ho visto questa ff su un sito francese e pensavo di iniziare a leggerla perché adoro le storie scritte da Alys Avalos. Sono contenta di vedere che stai traducendo questa stupenda ff (il mio francese non é dei migliori).
Che bella l'idea dell'amore che sopravvive al tempo!
Sono curiossima di leggere come sará l'incontro tra Faith ed Aaron!
Complimenti per la tua bravura :bravo:
 
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Tinette
view post Posted on 15/4/2010, 21:34     +1   -1




Che bello, hai deciso di tradurre anche la bellissima New York Story! :wub:
Alys non si smentisce: anche questa ff cattura l'attenzione dall'inizio alla fine, intrigante com'è con quei continui misteriosi richiami tra passato e presente :wub:
Grazie cara, sei impagabile
:tella:
 
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pecorellarosa
view post Posted on 15/4/2010, 22:39     +1   -1




Bella , bella, bella!!! :tesoro: Mi intriga da morire questa storia moderna dal sapore antico :odyssea:
Dany grazie per aver scovato un altro gioiello di Alys :bravo:
:loveyou:
 
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view post Posted on 16/4/2010, 09:48     +1   -1

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Ciao Dany :rolleyes:
ieri sera, morta di sonno, ho letto velocemente il 1° capitolo di questa nuova FF che hai deciso di tradurre per noi ^_^

Intanto grazie per l'impegno col quale stai portando avanti l'iniziativa di rendere in italiano tutte le FF della grande Alys ;) per me è l'unica occasione di poter conoscere pienamente l'estro letterario di Mercurio :D

Devo dire xrò che non mi ha subito preso come la Trampa od INCONTRO NEL VORTICE :huh:

Questa Faith è molto Candy ;)
Gli effetti personali ritrovati e datati 1923 sono di Terruce image

La storia xrò si svolge nel 1992 ed è strettamente collegata al passato image

Ho bisogno di entrare meglio in questa nuova FF, ho ancora dentro il mio cuore, lo scoppio di mille scintille color arcobaleno causate dalla lettura dell'epilogo della Trampa

Con i prossimi capitoli, sono certa che imparerò ad amarla

Thanks
 
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view post Posted on 16/4/2010, 10:27     +1   -1
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STREPITOSA NANNETTA,
fai veramente un grande regalo a tutte noi forumine nel tradurre questo racconto di ALYS.

Secondo me è il migliore dei 4, di sicuro quello che amo e mi fa piangere di più... non dico altro per paura di svelare trama e vicende alle altre amiche.
Sono sicura che porterai il lavoro a termine in poco tempo così potremo tutte parlarne senza veli.

In bocca al lupo e grazie ancora.
 
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annaloco
view post Posted on 16/4/2010, 10:36     +1   -1




Ma Danyyyy....quanto speciale sei!?!??!?
:darling I love u:
Una sorpresa così non potevo neppure immaginarla!!! Un'altra bellissima storia della ns cara Alys.
Io mi accorgo di amare ogni giorno di più Candy e Terence (e lui in maniera particolare se non ossessiva :gongolo: )...ammesso che li si possa amare più di così.
Sono sicura che questa sarà un'altra bellissima ff.
Non so davvero come ringraziarti...sei un vero :angelo1:
Aspetto con ansia il seguito e intanto per te un grandissimo e affettuosissimo :tella:
 
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nannetta70
view post Posted on 16/4/2010, 10:47     +1   -1




CITAZIONE (Pupavoice @ 16/4/2010, 10:48)
Devo dire xrò che non mi ha subito preso come la Trampa od INCONTRO NEL VORTICE :huh:

Grazie a Te, Pupa, io, lo sai, lo faccio per Amore. Si tratta di una storia completamente differente dalle altre, non ci sono scene hot, né fuochi d'artificio ma LUI....in questa FF, lo trovo irresistibile... :blending heart:
 
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view post Posted on 16/4/2010, 10:56     +1   -1
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Grazie nannetta, anche se ho letto la FF in inglese la lettura in italiano me la fa apprezzare ancora di più...è bellissima struggente questa storia :wub:
 
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view post Posted on 16/4/2010, 14:03     +1   -1

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wow Dany grazie mille un altra ff della grande Alys.......mi piace un sacco è un po come Candy e Terry ai giorni nostri
SPOILER (click to view)
mi ricorda qualcosa va beh!!!
non vedo l'ora di leggere il seguito imagegrazie image image
 
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klimt_1974
view post Posted on 16/4/2010, 14:23     +1   -1




(Nannetta @ 16/04/2010, 11:47 )
CITAZIONE
Si tratta di una storia completamente differente dalle altre, non ci sono scene hot, né fuochi d'artificio ma LUI....in questa FF, lo trovo irresistibile...

Ho letto questa FF in inglese, e poterla finalmente gustare in italiano è un grande regalo. Personalmente preferisco Incontro e La Trampa, colpa del mio cuore troppo sensibile, ma anche qui Terence è davvero irresistibile come dice Dany. Mancano le scene hot alle quali ci aveva abituato Alys, ma la storia è sicuramente ricca di fascino e mistero. Vi confesso che in alcuni punti non ho potutto fare a meno di versare una lacrima.
:triste:
Alys non si smentisce mai, è davvero una grande autrice!
Grande Dany, continua così
:bis: :bravo: :tella:
 
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nannetta70
view post Posted on 16/4/2010, 15:32     +1   -1




CITAZIONE
Personalmente preferisco Incontro e La Trampa,
Vi confesso che in alcuni punti non ho potutto fare a meno di versare una lacrima.
:triste:
Alys non si smentisce mai, è davvero una grande autrice!

Grazie Klimt, del tuo sostegno e dell'affetto. Io nell'ordine ho letto Reencuentro, che indubbiamente considero l'opera maestra di Alys, La Trampa, che mi ha ormonalmente coinvolto, New York Story e Rosas Rojas. Ho pianto per New York Story, ma davvero, come una fessa, davanti al monitor del computer. E ora che la sto traducendo piagnucolo ancora...... :infelice:

Edited by nannetta70 - 17/4/2010, 17:26
 
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Lady Granchester
view post Posted on 16/4/2010, 20:06     +1   -1




Dany . . . amica mia, sapere che hai deciso di intraprendere questa nuova avventura mi rende molto felice.
E' bello continuare a sognare con questo grande amore.
:laura:

Non conosco questa storia, però sembra interessante come tutte le altre storie della grande Alys.

Ancora una volta sono qui a leggerti e a fare il tifo per te, ad ammirare il tuo talento e ad appassionarmi a questo nuovo racconto.

Grazie Dany sei un tesoro. :tella:

SPOILER (click to view)
Io sono una malata cronica come te, senza questo amore mi manca l'aria
 
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SempresoloTerry
view post Posted on 17/4/2010, 09:47     +1   -1




Dany tesoro...è proprio bella questa storia!!!!
Certo, siamo solo all'inizio, e non sarà neanche ormonalmente coinvolgente come la Trampa, però penso che ci riserverà delle gran belle e forti emozioni....
Ad Alys dico brava per aver scritto tutte queste meravigliose FF, a te invece dico brava, brava, brava, brava per lo strepitoso lavoro di traduzione che fai. Se non fosse stato per te io non avrei mai avuto la possibilità di leggerle.....
Grazie :rosy heart:
 
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Perlad'argento
view post Posted on 17/4/2010, 12:42     +1   -1




non mi pronuncio aspettero qualche capitolo per farmi un giudizio ma grazie sdel tuo lavoro
 
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105 replies since 15/4/2010, 19:34   8451 views
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