Candy Candy

Rosas Rojas, minifanfic por Alys Avalos

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nannetta70
view post Posted on 7/6/2010, 11:50     +2   +1   -1




Ciao Forumelli, mi accingo a postare la prima parte di un'altra emozionante FF della nostra Alys. Ho aggiunto un video basato sul brano di Pablo Milanés che penso Alys abbia scelto in apertura alla sua opera, dato che ho ripreso fedelmente il racconto postato su La Biblioteca de Il Foro Rosa. Mi scuso se la traduzione non dovesse rendere l'intensità di questa meravigliosa poesia, ho postato il video proprio per cercare di supplire alle carenze della traduzione con questa struggente melodia.

Grazie di cuore per la fiducia che riponete sempre in me, per il sostegno, per l'amicizia sincera. Io davvero non Vi merito :ribbon heart:


Rosas Rojas Prima parte



A Yubia

Molte volte ti ho detto che prima di farlo
ci avevo pensato molto bene,
che a questa unione fra noi
manca passione e anche desiderio,

Che non bastava che tu mi capissi
e che morissi per me,
che non bastava che nel mio fallimento
io mi rifugiassi in te

E tu vedi ora quello che è successo
alla fine è nata, con il passare degli anni,
la tremenda stanchezza che provoco in te,
e anche se è penoso tu me lo devi dire

Da parte mia io ho aspettato
che un giorno il tempo si facesse carico della fine,
se così non fosse stato
io avrei continuato a fingere di renderti felice

E anche se il pianto è amaro io penso agli anni
che hai per vivere,
che il mio dolore è intatto
e che la cosa peggiore
è che non riesco più a sentirlo

E ora cercare di conquistare
con vano sforzo il tempo perduto,
che ci lascia vinti senza poter conoscere
quello che si chiama amore
per vivere

Per vivere

Pablo Milanés





www.youtube.com/watch?v=VKRekikCt2c



Il tramonto si rifrangeva in luci dorate sopra la montagna. La vettura stava per affrontare l'ultima curva della strada, ed Annie sapeva che presto avrebbe potuto vedere la casa di Pony in lontananza. Ogni mese faceva lo stesso viaggio da Chicago per vedere le sue due madri e Candy. Non importava quanti problemi le causasse il gesto. La signora Britter non smetteva di rassegnarsi di fronte all’insistenza della figlia di continuare a fare questi viaggi che, a suo parere, vanificavano tutti i propri sforzi per rendere Annie una signora rispettata nella società. Tuttavia, la giovane aveva imparato che solo stando in pace con il suo passato e in costante contatto con coloro che amava, il suo cuore poteva stare in pace con lei.
Presto, quei viaggi non sarebbero stati più un problema, perché si sarebbe sposata con Archibald Cornwell e, alla fine, sarebbe stata padrona delle proprie azioni, senza dover rendere conto ai suoi genitori adottivi. Per quello mancavano appena due mesi e anche se stava lavorando per i preparativi da quasi un anno, tuttavia sentiva di avere ancora moltissime cose in sospeso da organizzare prima della data. Questo era stato proprio uno degli argomenti di sua madre, per tentare di farla desistere questa volta dal visitare la Casa di Pony:
-Ti sposi fra meno di otto settimane e non abbiamo completato il tuo corredo. Potresti almeno rimandare il viaggio a dopo, Annie.
A poco valsero i tentativi della signora Britter. Annie era convinta che ora più che mai doveva andare a vedere Candy. In caso contrario la sua damigella d'onore non avrebbe mai trovato il tempo per vedere una sarta e ordinare il vestito che avrebbe indossato al matrimonio. Semplicemente l’ossessione di Candy per il lavoro era una cosa che esasperava Annie.
- Poi dovrà trovare il tempo di viaggiare con me a Lakewood e prendere le misure - si disse Annie gettando un'altra occhiata al pacchetto che innocentemente giaceva sul sedile posteriore dell’auto. Era il broccato di seta più bello che avesse trovato nel suo negozio preferito. In quei giorni del dopoguerra era un vero miracolo ottenere una seta cinese e in quantità sufficiente per fare due abiti. Un pacco uguale era stato inviato in Florida per signorina Patty O'Brien e l'altro era per Candy.
Annie sorrise di nuovo. Un secondo dopo il campanile della Casa di Pony poté distinguersi all'orizzonte.

I cubetti di ghiaccio tintinnavano allegri in una brocca di tè freddo. Annie assaporava la freschezza del liquido in gola mentre guardava con gioia l'accogliente sala in cui tante volte aveva corso e giocato quando era bambina. La sala di intrattenimento di Miss Pony, con le finestre rivolte ad ovest, si riempiva di luce durante le ultime ore della giornata e l'odore di marmellata che proveniva dalla cucina completava il quadro domestico che lei conservava dalla più tenera infanzia.
- Che conserva stanno preparando ora? Chiese Annie a Candy, mentre questa si serviva altro tè nella propria tazza.
- Sono mele e mirtilli. Le nostre preferite - sorrise la giovane bionda con una strizzatina d'occhio. Il signor Carwrigth ne ha portato abbastanza per tutto l'inverno.
- Molto generoso da parte sua - puntualizzò Annie percorrendo la stanza con lo sguardo mentre ricordava una piccola Candy che giocava a nascondino nell'armadio. Subito i suoi occhi si imbatterono in un gran mazzo di rose rosse accanto al cestino da cucito di Miss Pony. -E quei fiori? chiese Annie incuriosita, al ché Candy rispose, alzando le spalle.
- Sono arrivati ieri con il postino. La cosa più strana - aggiunse Candy senza alcun mistero nella sua voce.
Annie si alzò dalla sedia e si diresse verso il tavolo dove giaceva il vaso pieno di rose. Tra il fogliame poté distinguere un bigliettino. Istintivamente rivolse alla sua amica uno sguardo interrogativo.
- Sono indirizzate a me- spiegò Candy - puoi leggerlo sul biglietto.
Senza riuscire a resistere, Annie aprì la busta per trovare un semplice biglietto che portava il sigillo del fioraio e il nome di Candy senza mittente o messaggio alcuno.
- Non dice chi li ha mandati - commentò Annie ancora più incuriosita e Candy non poté fare a meno di divertirsi dinanzi all’espressione di delusione della sua amica.
- È così. Per questo ti dico che è una cosa molto strana - aggiunse la bionda mettendosi in piedi per avvicinarsi alla sua amica.
- Che pensi di fare? chiese Annie.
- Fare? Dovrei fare qualcosa? rise Candy sistemandosi il grembiule intorno alla vita.
- Forse potresti indagare su chi sia l’ammiratore che te le manda, naturalmente - suggerì Annie non potendo credere alla mancanza di curiosità femminile della sua amica.
- Chi ti ha detto che si tratta di un ammiratore? si burlò la bionda.
- Chi altro avrebbe potuto mandarti le rose, Candy?
- Non lo so .... forse un paziente riconoscente - rispose Candy con semplicità. Una volta ogni quindici giorni la ragazza accompagnava il dottor Smith nelle sue visite a domicilio per aziende agricole vicine, e la settimana successiva lei andava sola nei luoghi in cui qualche paziente richiedeva le sue cure. Candy non guadagnava per questi servizi.
- Se così fosse ti avrebbero inviato frutta o qualcosa di simile, non fiori. Guarda il biglietto, è dell’unico fioraio che c’è a Lakewood. Andiamo Candy! Se i tuoi pazienti non possono pagare la visita che fai loro, ancora meno potrebbero inviarti un regalo tanto costoso - rispose Annie, cominciando ad esasperarsi di fronte alla mancanza di romanticismo della sua amica.
- In ogni caso è un ammiratore molto timido - si burlò Candy mettendo il biglietto in mezzo al fogliame del Bouqué – e a me non sono mai piaciuti gli uomini poco sicuri di sé. Ma temo che non sapremo mai di chi si tratta. Ora, se mi scusi, devo vedere come vanno le conserve - aggiunse la giovane dirigendosi verso la cucina.
- Domani stesso lo scopriremo - insistette Annie seguendo Candy fin dove le pentole gorgogliavano con il loro bollente liquido.
- E come pensi di farlo? chiese Candy sollevando le sopracciglia.
- Tu hai accettato di andare domani a Lakewood per vedere la sarta. Giusto? - Candy annuì senza capire il giro della conversazione - Beh, ci daremo il tempo per passare dal fioraio e scopriremo chi è l’ammiratore timido che ti ha mandato questi fiori - rispose Annie con un gesto trionfale che fece si che Candy roteasse gli occhi incredula, tanto non riusciva a credere fin dove si spingesse l'immaginazione romantica della sua amica.

- Sì, signorina, mi ricordo esattamente l'ordinazione che lei menziona -disse l’impiegato del fioraio alla ragazza. Il fioraio pensò che senza dubbio si trattasse di una signora molto importante. Era sufficiente vedere il costoso cappello parigino che portava e l’abito di alta sartoria. La ragazza bionda che era con lei doveva essere la sua dama di compagnia sicuramente- Era indirizzato alla signorina Candice W. Andley, se ben ricordo.
- È così - rispose Annie emozionata. Ci piacerebbe conoscere l'identità di chi ha inviato i fiori.
- Lei è la signorina Andley? chiese l’uomo ad Annie.
- No, però- un pizzicotto discreto che Candy le propinò senza che il fioraio se ne avvedesse, le ricordò che aveva promesso a Candy di non rivelare la sua identità -Si tratta di una mia amica. Come lei capirà è molto incuriosita e mi ha mandata a chiedere - disse Annie, pensando che non stava mentendo del tutto.
- Mi dispiace molto signorina, ma temo di non poter soddisfare la sua curiosità - rispose l’impiegato negando con il capo.
- Vuole dire che non può divulgare l’informazione a meno che la mia amica non venga di persona a chiedere? chiese Annie con un sorriso. Candy si lasciò sfuggire solo un piccolo sospiro di fastidio.
- No, signorina, non si tratta di questo. Quello che succede è che anche noi non sappiamo il nome della persona che ha inviato i fiori. L'ordinazione è arrivata dalla nostra filiale in Indiana e non ci ha comunicato il nome del mittente.

Candy si accomodò di fronte al suo semplice specchio mentre si spazzolava i ricci. Le sue labbra si piegarono in un lieve sorriso mentre ricordava gli eventi della giornata. Annie era instancabile quando si trattava di uscire a fare compere e a visitare sarte. La sua amica non si era sentita soddisfatta fino a che ogni dettaglio del corredo della sua damigella d’onore non fosse stato selezionato e impacchettato. Ora mancava solo che il vestito fosse pronto per la prima prova. A Candy piacevano i cappelli con le piume e i pizzi di Bruxelles come a qualunque altra ragazza, ma era da molto tempo che non si permetteva queste indulgenze. No, la vita non le dava il tempo di pensare a queste cose. Facendo piani per ampliare gli ambienti della Casa di Pony con Miss Pony e Suor Maria, non aveva molto tempo per pensare alle frivolezze. Entrambe le donne le avevano affidato diverse responsabilità che prima portavano loro stesse, in modo tale che loro potessero dedicarsi allo sviluppo dei loro piani. Candy sentiva che non poteva fallire. Per cui si occupava dei bambini e dei suoi pazienti senza lasciare molto spazio per se stessa. Candy si guardò allo specchio ancora una volta.
-No, i cappelli, i guanti e i parasole di pizzo non fanno per me. Non ho tempo per queste cose…o per gli ammiratori misteriosi - rise di sé di buona lena davanti allo specchio. Dovette ripete ad Anne più di mille volte che non conosceva nessuno in Indiana che potesse averle inviato le rose. La povera Annie dovette rassegnarsi al fatto che mai avrebbero scoperto chi aveva mandato i fiori e Candy pensò che fosse meglio desistere dall’intento.-L’amore..- sospirò Candy, lasciando lo specchio e dirigendosi verso la finestra mentre i suoi occhi verdi si perdevano nel pulito cielo primaverile, costellato di stelle- Non è mai stato per me. È meglio così.

-Candy, Candy! Chiamo Miss Pony. La ragazza si alzò dallo sgabello in cui era seduta per mungere la vacca. Prese la bacinella di latte e, con una piccola pacca affettuosa al costato dell’animale, si congedò da quella dirigendosi verso l’esterno dello stabile.
-Sto arrivando, signorina Pony - gridò la giovane, camminando energicamente verso la cucina della casa. A metà strada, l’anziana le si fece incontro.
-È arrivato di nuovo il postino - disse la donna con un sorriso malizioso che si disegnava in quel viso marcato da quelle linee che Candy amava tanto.
-Oh no, non di nuovo - disse Candy girando il capo cominciando a ridere interiormente per come Miss Pony si sentiva emozionata ogni volta che arrivava un nuovo mazzo di rose. “Sembra sia lei colei a cui lo mandano. È così divertente” pensò divertita.
-È così, l’hanno portato un’altra volta. È la quarta settimana che arrivano senza errore ogni lunedì e venerdì. Cosa pensi di fare? Candy pensò che questa fosse una domanda che tutti le ripetevano troppo spesso ultimamente.
-Allora, metterlo nel vaso come sempre - rispose Candy, lasciando il latte sul tavolo e togliendosi i guanti da lavoro. I suoi occhi andarono ad inciampare con l’apparentemente eterno bouquet di rose rosse.
- Non vai a leggere il biglietto almeno? chiese Suor Maria apprestandosi a bollire il latte fingendo indifferenza, ma non abbastanza bene per ingannare Candy. "Sembrano due bambine," pensò la giovane.
- Dirà come al solito - rispose Candy con tranquillità, ma visto lo sguardo insistente della religiosa si diresse verso il mazzo e prese la busta che giaceva fra le foglie
- Va bene. Solo perché voi due stiate tranquille - disse la ragazza sorridendo mentre prendeva la piccola nota dalla busta. Tuttavia, questa volta, la storia era diversa da prima. Gli occhi della ragazza si spalancarono per la sorpresa di imbattersi in qualcosa di più del solo suo nome.
- Dice qualcosa, Candy? chiese Ms. Pony incuriosita di vedere l’espressione di stupore sul volto di Candy. Gli occhi della ragazza si conficcarono nel biglietto per un po', in silenzio. Poi, senza dire una parola, la ragazza consegnò la carta all’anziana, che lesse a voce alta e carica di meraviglia:

Signora del mio amore, il cui merito ha avvinto
in vassallaggio la mia devozione,
a te questa ambasciata scritta invio,
devoto omaggio, non sfoggio d'ingegno;
omaggio che un ingegno così misero,
senza parole, fa sembrare spoglio;
ma spero che una tua bella invenzione
nudo l'alloghi entro l'anima tua,
finché una stella che i miei passi muova
benigna a me si volga in dolce aspetto
e addobbi l'amor mio cencioso, degno
mostrandomi del tuo dolce riguardo.
Quanto t'amo oserò vantare allora;
prima non voglio espormi alla tua prova (1)


La vecchia tacque, e il silenzio cadde tra le tre donne. Senza dire di più, Candy uscì per la porta sul retro della cucina per perdersi presto attraverso la strada impervia verso la collina - Dice qualcosa di più il biglietto? chiese infine suor Maria riprendendosi dal suo stupore.
- No, solo la poesia - rispose Ms. Pony.
- Allora perché Candy è uscita correndo come un’anima che si porta via il diavolo? Chiese la religiosa confusa.
- Forse la nota le dice qualcosa.
- A me sembra soltanto che il suo ammiratore abbia un ottimo gusto per la poesia - rispose la suora, prendendo le rose per metterle nel solito vaso.
- Non lo so sorella, ma non l’avevo vista diventare così nervosa da molto tempo. Meglio non chiederle nulla finché lei non vorrà parlarne. . .

- È solo una coincidenza - si ripeteva ansimante Candy raggiungendo le radici del Padre Albero. No. . . Non può essere ora. . . è impossibile.
La giovane si lasciò cadere in ginocchio sul prato. Improvvisamente si sentì molto stanca e la causa della sua stanchezza non era fisica. Si guardò le mani nude di ornamenti e se le portò al viso. Poteva ancora sentire l'essenza delle rose tra le dita.
- È forse uno scherzo di cattivo gusto - pensò la giovane sentendo un liquido caldo scorrerle sulle guance. Forse Eliza ha voluto divertirsi un poco a mie spese. . . Ma come può sapere lei. . ?.Quella poesia. . .

I giorni continuarono a trascorrere e di nuovo l'inevitabile visita di Annie tornò a bussare alla Casa di Pony. Mancavano solamente tre settimane per il suo matrimonio.
La giovane osservò dal primo momento del suo arrivo che un altro bouquet di rose rosse, identico a quello precedente, era ancora sul tavolo, ma Miss Pony le fece un cenno alle spalle di Candy, in modo che ragazza non dicesse nulla al riguardo.
- Vedo che l’ammiratore misterioso ha continuato ad inviare gli stessi fiori - disse alla fine la ragazza alla vecchia, quando Candy era uscita a visitare i suoi pazienti durante il pomeriggio. Candy ancora insiste sull'idea che si tratta di un errore o un di semplice gesto di ringraziamento di qualche antico paziente?
- No. Ora non dice niente - disse la vecchia sospirando. Specialmente da quando i biglietti hanno iniziato ad arrivare con più del semplice nome di Candy impresso in loro.
- Allora sapete chi li manda? chiese Annie ancora più incuriosita.
- No, figliola. I fiori continuano ad arrivare senza mittente, però - la vecchia dubitò per un attimo - una volta recitavano una poesia che ha lasciato Candy molto inquieta e da allora ogni volta che arriva un altro mazzo, viene accompagnato da messaggio criptico che Candy non condivide e che la mette triste o di mal umore. Dice che non è nulla, ma non può trarci in inganno.
Annie rimase in silenzio. Per un momento la sua mente giunse alla stessa congettura alla quale Suor Maria e Miss Pony era arrivate prima, ma come loro, la respinse immediatamente. Non poteva essere. . . e se fosse così, sarebbe stato triste e deplorevole.
- Forse è qualcuno che Candy ha incontrato una volta - osò dire a voce bassa. Forse qualcuno a cui lei non è interessata e la fa stare male la sua insistenza. L'uomo si annoierà e la lascerà un po'in pace.
- Forse, figliola, forse -rispose la vecchia, ma nessuna delle due donne si ritennero soddisfatte della spiegazione.

Il carretto marciava rumorosamente lungo la strada di ritorno alla casa. La notte calda cadeva già sulla campagna e gli aromi primaverili popolavano il silenzioso ambiente. Sommersa nelle sue elucubrazioni Candy tornava alla sua casa.

"Invano ha tentato il cuore di cambiare la sua rotta. È stanco della scabrosa impresa di negarsi. Potrei forse tornare sui miei passi? "

La mente della giovane aveva imparato a memoria ognuno dei messaggi ricevuti, tormentandosi nel ripeterli nelle ore silenziose della notte. Ogni nuovo messaggio la puniva, la riempiva di speranze dimenticate e la gettava nella disperazione.

"Non dimenticherò mai la prima particella di luce che illuminava la tua forma sotto il cielo estivo".

Ogni parola parlava al suo cuore segnalando angoli segreti della memoria. Non c'era mittente sui biglietti, ma tra i messaggi che arrivavano era ogni volta sempre meno necessario un nome in calce.

"Ricordo i tramonti abbiamo vissuto insieme. Ricordo suoni di libellule in volo. Ricordo la scia profumata del rosmarino. Lo ricordi anche tu?"

Per alcuni giorni lei aveva smesso di pensare che quella fosse solo una mala parata. Tuttavia, anche se la certezza era ogni volta più forte, lo era anche l'amarezza di sapere che gli ostacoli di prima ancora esistevano. Candy non riusciva a capire perché quei messaggi avessero osato violare la distanza concordata.

"La pioggia si fonde nella superficie della baia. Tutti gli anni passati si diluiscono allo stesso modo nella mia memoria e ritornano all'ultimo istante in cui ti ho visto. . . Tu, tutto si riduce a te. "

Infine quella stessa mattina un ultimo messaggio era arrivato per confonderla ancora di più:

"Sono passati 1216 giorni da allora. Oggi è il 20 aprile. Presto smetterò di contare i giorni ".

Candy suppose che il messaggio insinuasse una scadenza imprecisa, ma una scadenza alla fine. Allo stesso tempo desiderava e temeva il giorno del suo compimento.

Candy tamburellava il tavolo con la sua mano guantata. Amava Chicago, ma aveva perso l'abitudine alla frenesia delle grandi città. Odiava lo sguardo insistente dei frequentatori del caffè che l’avevano seguita dal suo ingresso nello stabile, ben sapendo chi fosse e quanto fosse quotata la sua presenza. Odiava la pressione del corsetto, il mormorio delle sottogonne inamidate sotto la gonna mentre camminava e l'incapacità di passare inosservata, per affrontare la sua identità di figlia degli Andley. Ma per Annie era disposta a sopportare tutto questo, mentre sorseggiava con eleganza il tè che le avevano servito. Dopo tutto, solo fra pochi giorni ci sarebbe stato il matrimonio e poi sarebbe potuta tornare al ritiro pacifico della sua vita fra le montagne.
- Non sai come sei bella con questo colore - le diceva Annie orgogliosa della sua scelta. Il rosa malva è il colore delle bionde.
- Ti sembra? chiese Candy distratta.
- E con il cappello che hai scelto da abbinarsi sembri un angelo. Dovresti vestirti in modo più formale in seguito.
- Sì, sicuramente mi vedrei molto bene con cappello e guanti di pizzo, quando mungo le vacche o lavo la biancheria da letto dei bambini - rise la ragazza con ironia.
- Sei impossibile! si lamentò Annie brandendo il cucchiaio con cui si era servita una zolletta di zucchero.
Volgendo gli occhi in un segnale malizioso Candy era sul punto di fare la linguaccia all’amica dimenticando la compostezza che doveva conservare in pubblico, quando il cameriere si avvicinò a lei con un vassoio d’argento.
- La signorina Candice White Andley? chiese l’uomo.
- Sono io - rispose la bionda con semplicità.
- Questo messaggio è per lei - disse l'uomo lasciando sul tavolo un foglio di carta piegato a metà e ritirandosi in seguito discretamente.
Incuriosita, Annie guardò la sua amica interrogandola con gli occhi. Candy era paralizzata.
- Non pensi di leggere il messaggio? chiese Annie, incuriosita.
La giovane non rispose. Con mano insicura dispiegò la carta. Le lettere così tracciate esplosero davanti ai suoi occhi. Ogni tratto e ogni accento parlavano per loro stessi. Le parole del messaggio erano solo dettagli. Bastava solo vedere le lettere di chi aveva scritto per capire tutto con totale certezza.

" Non ho potuto custodire la promessa che ti ho fatto. Non sopporto più questa distanza. "

Candy sollevò lo sguardo e cercò tra i tavoli del caffè. Osservò le sagome di ogni uomo, seguì le linee di ogni spalla mascolina e non trovò il dettaglio particolare che cercava. Non era lì, però c’era stato.
- Che dice, Candy? insistette Annie ancora più preoccupata per il pallore del viso della sua amica.
- È solo una nota. . . del gestore del ristorante -rispose Candy balbettando.
- Ma cosa può dire il gestore per metterti così nervosa? indagò Annie tra lo scetticismo e la preoccupazione per la sua amica.
- Pare che conosca Albert -improvvisò Candy rapidamente - vuole mandargli i suoi saluti, ma. . .
- Ma che cosa, Candy?
- Beh, è che temo di compromettere Albert. Tutti si avvicinano a lui per chiedergli favori - spiegò Candy soddisfatta di poter produrre una scusa coerente. - Annie, per favore, paghiamo il conto e andiamocene adesso. Non voglio che il gestore si avvicini al tavolo sollecitando di vedere Albert.
- Va bene. Si farà come dici tu -rispose Annie affrettandosi a lasciare un biglietto sul tavolo e raggiungere Candy, che si era già alzata e si dirigeva verso l'uscita del ristorante, come se stesse fuggendo dal suo peggior nemico. Per la prima volta nella sua vita Annie sentì che Candy le aveva mentito.

Il vestito riposava sul manichino, stirato e inamidato, fino al punto della massima perfezione. Il bouqué con piccoli lirios legati da nastri di pizzo francesi e taffettà che poggiava sul tavolo era l'unico tocco decorativo sulla seta verde pallido. Candy sapeva che Annie aveva scelto il colore solo per evidenziare gli occhi della sua dama di compagnia.
- È curioso - pensò Candy sedendosi sul divano vicino alla finestra, mentre contemplava il suo abbigliamento in mezzo all’ombra della sua stanza - improvvisamente mi sento entusiasta di tutta questa faccenda. – È un brutto segno - si diceva la ragazza - era da molto tempo che non mi preoccupavo di apparire carina. Non devo permettere che questi pensieri si installino così facilmente dentro di me. Io non posso permettermi il lusso della civetteria. . . Ora meno che mai.
Detestava quella sensazione di disagio che non l’aveva lasciata negli ultimi due mesi. Per tre anni la sua vita era trascorsa tranquilla e silenziosa, piena di progetti quotidiani e di piccoli obiettivi. Era riuscita a vivere lontana dalle palpitazioni e dalle inquietudini di altri tempi. . . tutto era stato così fino all'arrivo delle rose rosse, delle poesie, delle note, e ora l’inquietante messaggio che il cameriere le aveva consegnato.
Ora non aveva alcun dubbio su chi ci fosse dietro tutto questo. No, dopo aver visto le sue lettere impresse con spudorata semplicità e con un inconfondibile carattere in ogni riga del messaggio. Rimaneva solo da scoprire il motivo per cui lui avesse deciso di rompere il patto di silenzio in modo tanto melodrammatico.
La giovane non poté evitare che un sorriso ironico le si disegnasse sulle labbra. Era tipico di lui ricorrere a quegli usi narrativi e, se la situazione non fosse stata così triste, sicuramente lei avrebbe trovato che la situazione era al tempo stesso divertente e lusinghiera. Ma, stando le cose come realmente erano, lei sapeva che tutto quel rompicapo non poteva finire che come ognuno degli episodi d’amore della sua vita. Quando lui avesse deciso di presentarsi a lei, avrebbe dovuto fare ciò che si doveva; rinunciare e lasciarlo andare di nuovo. Alla fine, tutto sarebbe stato un disastro ancora più doloroso di quello precedente. Lo odiava. Lo odiava per l’irresponsabile e l’irrispettoso che era e odiava se stessa perché la propria natura la obbligava a non perdere il significato di ciò che era giusto.

- Ti avevo già detto che sei così bella che se tu non fossi la mia figlia adottiva il mio cuore sarebbe in pericolo di morte? sussurrò Albert all'orecchio della ragazza mentre le offriva il braccio per entrare nella chiesa.
- No, ma se tu non fossi mio il mio amico e fratello, forse ora sarei gelosa di tutte queste ragazze che ti assediano con le quali tu giochi a non farti catturare - rispose Candy contenta di aver fatto arrossire il suo amico.
- Non dire altro, signorina - disse lui cambiando argomento. Il padrino e la damigella d'onore devono fare il loro ingresso trionfale in questo momento e non voglio che i due arrivino in ritardo - rispose lui con un sorrisetto, mentre scortava orgoglioso la sua cara Candy per il corridoio centrale del locale.
La cerimonia fu meravigliosa e commovente come ci si poteva aspettare. Lo sposo era nervoso, la sposa raggiante, la madre di lei piangeva in silenzio, il padre sembrava malinconico e orgoglioso al tempo stesso, il padrino fu sul punto di dimenticare gli anelli e la damigella d'onore era tutta sorrisi nel suo regale abito verde… sorrisi disegnati solo superficialmente, sorrisi che nessuno poteva indovinare fossero il travestimento studiato di una perenne tristezza. Sembrava che le tenere promesse d’amore che si stavano giurando congiurassero contro Candy.

"Archie e Annie hanno viaggiato insieme per un lungo cammino”, meditava Candy nell’osservare gli sguardi di tenerezza che si scambiano gli sposi davanti all'altare. Lei sapeva che durante i primi anni il cuore di Archie non era stato coinvolto in quell’impegno. Tuttavia, la devozione costante di Annie aveva finito per conquistare il suo affetto nel modo più forte possibile. Sì, Archie e Annie si sposavano per l'amore più puro e vero che poteva esistere tra un uomo e una donna. Il loro affetto era la prova indubitabile che il cuore può cambiare rotta.
Perché, allora, quell’altro cuore che lei credeva fino a pochi mesi fa ignaro e lontano, si ostinava a voltare il viso verso passioni che dovevano essere già morte? Era veramente snervante che simili considerazioni le stessero rovinando il piacere di vedere consumata la sua prima grande vittoria come mediatrice. . . ed era un’orribile disgrazia amareggiarsi il momento, pensando che lei non avrebbe mai potuto occupare il posto che ora Annie occupava. . .
"In un certo senso è sempre stato così" pensò Candy, irritata con se stessa, "Lei ha sempre finito per avere tutto ciò che io una volta volevo per me, ma è curioso che mai come ora mi sia sentita veramente gelosa della sua fortuna. . . “

(1)Sonetto n. 26 W. S.

SPOILER (click to view)
Consiglio di leggerla lasciando in sottofondo il brano, io ancora non mi sono ripresa....
 
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Pupavoice
view post Posted on 7/6/2010, 13:34     +1   -1




Wow non credevo ai miei occhi quando ho visto il nuovo topic image

ebbene questa è Rosas Rojas image

tutto questo mistero legato alle rose, i biglietti che prima non dicono nulla e poi invece portano poesie (o sonetti di W.S. ;) :D) image

tutta questa spasmodica aspettativa è proprio quello che ci vuole per prepararci ad un incontro con ..... image

"Lei ha sempre finito per avere tutto ciò che io una volta volevo per me, ma è curioso che mai come ora mi sia sentita veramente gelosa della sua fortuna. . .
questa frase mi ha colpito molto :o: è inusuale pensata da Candy e riferita ad Annie, ma la rende diversa e molto più umana (ammettendo questa piccola debolezza) mettendo x una volta da parte, il suo continuo altruismo e generosità ;)

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Edited by Pupavoice - 7/6/2010, 15:42
 
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klimt_1974
view post Posted on 7/6/2010, 13:58     +1   -1




Complimenti Dany, le tue traduzioni riescono sempre ad arrivare al cuore! :chocolate box:
Grazie Dany, lo sai quanto apprezziamo la tua passione per le traduzioni di Alys!
Bacio
 
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view post Posted on 7/6/2010, 14:03     +1   -1
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image GRAZIE GRAZIE GRAZIE


CHE UOMO TERRUCE GRAHAM :wub: :wub: :wub: :wub:

 
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Lady Granchester
view post Posted on 7/6/2010, 14:51     +1   -1




Cosa dirti mia cara dolce amica Dany . . . Grazie image

Rosa Roja per te image

 
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Tinette
view post Posted on 7/6/2010, 19:07     +1   -1




Quando ho letto il mex di Pupa in tag che alludeva alle traduzioni della nostra Dany, mi è venuto il sospetto che fosse stato postato qualcosa di nuovo...e avevo ragione! :woot: Meno male che ho controllato prima di staccare! :P
Grazie cara amica, è un piacere sapere che hai deciso di tradurre per noi anche quest'ultima fatica di Alys: se devo essere sincera, tra tutte le sue meravigliose ff questa è quella che mi ha emozionato di meno (non so perché...forse perché avevo già raggiunto la catarsi all'ennesima potenza con le precedenti storie :rolleyes: ) ma è comunque molto graziosa e la rileggo volentieri in italiano grazie a te. :mizia:
:tella:
 
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nannetta70
view post Posted on 23/6/2010, 19:27     +1   -1




Ciao Fanciulli/e, un'altro bocconcino della nostra Alys sui nostri colombi innamorati

Buona serata a tutti :wub:

Non si poteva consentire che la mente divagasse in considerazioni tanto tristi in un’occasione particolarmente felice, si disse Candy, riprendendosi dal suo attacco di commiserazione durante la cerimonia religiosa, per cui si impegnò a divertirsi durante la festa, ballando tutti i valzer e le polke del pomeriggio. Più di un cavaliere si era lasciato abbagliare dalla brillante bionda con gli occhi vivaci che era la damigella d'onore della nuova signora Cornwell. Gli inviti per ballare non si fecero attendere, affollando il carnet della giovane.
Se Annie non avesse amato tanto Candy forse si sarebbe sentita spiazzata, nel rendersi conto che la sua amica stava diventando il centro dell'attenzione. Tuttavia, per la romantica immaginazione di Annie, quella era una splendida opportunità per Candy di conoscere l'uomo della sua vita e dimenticarsi una volta per tutte della sua ostinata risoluzione di diventare il successore di Miss Pony. Forse con un pizzico di fortuna quella notte il suo bouquè avrebbe potuto portarle la magia e fare il trucco perfetto.
Tuttavia, Eliza fu più veloce e risultò la vincitrice orgogliosa del trofeo floreale lanciato in quel momento. Annie si voltò cercando il viso di Candy come per rimproverarla della sua lentezza. Candy solamente sorrise, alzando le spalle innocentemente, come dando ad intendere alla sua amica che quando Eliza si proponeva qualcosa, non c’era forza umana che la trattenesse.
"Spero che si sposi presto", pensò Candy ridendo tra sé -Così forse guarisce dalla sua amarezza.

Qualcosa di sommamente inusuale accadde allora, interrompendo i pensieri di Candy e il divertimento di tutti i presenti. Le ragazze erano ancora emozionate mentre contemplavano il bellissimo bouquè di orchidee e fiori d'arancio che Eliza aveva conquistato, quando quattro degli inservienti della casa Andley entrarono nella sala portando un mazzo enorme e lo collocarono al centro della stanza. Le voci si rincorsero speculando se quello fosse un dono dello sposo per la sposina, anche se era strano che il ragazzo aveva scelto le rose rosse per l'occasione.
Un quinto uomo in uniforme seguiva il mazzo chiedendo a voce alta e nitida:
- La signorina Candice W. Andley?
"Non può essere!" si disse Candy desiderando che in quel momento la terra si aprisse sotto i suoi piedi e la inghiottisse del tutto.
- Per servirla - cominciò lei a dire, rassegnata all'idea che la questione fosse ora di dominio pubblico.
- Signorina, queste quattrocento rose sono per lei, chi le manda mi ha ordinato di dirle che, per chi aspetta, i mesi si fanno anni e gli anni secoli - disse l’uomo consegnando a Candy una busta dopo di che fece un leggero inchino e uscì dalla sala, lasciando dietro di sé una scia di sussurri.
- Che un bel gesto! si sentiva dire da alcuni.
- Sicuramente un ammiratore disperato - commentava qualche signora sorridendo dietro il ventaglio.
- Eliza! Tu devi sapere chi è questo pretendente di tua cugina - chiese una giovane al lato della signorina Leagan.
- Non lo so, né mi interessa - scattò Eliza con sdegno - sicuramente si tratta di un tipo stravagante e di cattivo gusto per fare un simile sfoggio in pubblico. . . e proprio al matrimonio del cugino Archibald. Che volgarità!
I mormorii continuavano, e Candy rimaneva al centro della sala stringendo fra le mani la busta che le avevano consegnato. Per un attimo non seppe se ridere, piangere o lasciare libera tutta la rabbia che quella ostentazione pubblica le aveva provocato. Tuttavia, qualcosa in fondo alla sua ragione la richiamò alla compostezza, ricordando che quella era la festa di nozze di Annie e Archie. L'ultima cosa che voleva era che si rovinasse con una simile melodrammatica sfacciataggine.
- Beh, sembra che qualcuno voglia farsi notare stasera - disse la giovane, rivolgendosi ai presenti, il viso sereno. Non credo che dovremmo dargli molta importanza quando oggi ci riunisce qui una ragione più importante, e dicendo questo Candy prese una coppa di champagne dal vassoio che sosteneva uno dei camerieri - Propongo un brindisi. Alziamo i nostri bicchieri e beviamo alla salute del vero amore e al signore e alla signora Cornwell.
Tutti assecondarono la proposta e un attimo dopo i presenti ripresero a ballare lasciando che il desueto incidente passasse ad essere solo oggetto di pettegolezzi senza turbare l’allegria della festa.
- Mi concederesti questo pezzo - disse una voce familiare dietro Candy e le spalle della giovane rilassarono la loro tensione solo ad ascoltarla.
- Ora più che mai - rispose la ragazza girandosi per prendere la mano che Albert le offriva. Così, con la massima naturalezza i due cominciarono a muoversi al ritmo della musica.
- Devo dirti che sono fiero di come hai gestito la situazione - commentò il giovane.
- Che altro potevo fare? Noi non rimarremo lì tutta la notte a speculare su chi abbia avuto un simile idea - disse lei cercando di minimizzare il problema.
- Però sospetto che tu sappia di chi si tratta - affermò Albert con un lieve sorriso che cominciava a disegnarsi in un angolo della bocca.
- Sì-rispose lei e la sua espressione cambiò senza passare inosservata agli occhi del giovane.
- È qualcosa di importante, allora?
- Lo è, ma non nel senso che in cui stai pensando - lo avvertì la giovane con uno scintillio speciale negli occhi che fece capire ad Albert che in questa occasione la ragazza non era disposta a condividere con nessuno la questione, neppure con lui che era sempre stato il suo confidente e consigliere.
- Ho capito, lo rispetto - rispose lui e la questione era chiusa.

Doveva ammetterlo. Ardeva dal desiderio di aprire la busta che le avevano consegnato. Ma Candice W. Andley aveva imparato a mantenere l’elegante portamento di una signora, quando era richiesto, così che aspettò fino a che la scena imbarazzante fosse passata nel dimenticatoio tra musica, champagne e felicitazioni, per ritirarsi in una delle sale adiacenti della casa e aprire la lettera:

Come una vedova tortora dolente
il mio cuore è abbandonato,
perché in mezzo alla folla indifferente
mai ho incontrato lo sguardo ardente
dell’unica donna che ho potuto amare.
Mai l’infelice ha avuto consolazione
in assenza di amore e amicizia,
e io, proscritto in terra straniera,
rimedio non troverò per il mio dolore
lontano dalla donna che posso amare. (1)

1250 giorni, più di quaranta mesi, quattro anni.
Ti prego almeno di ascoltarmi.
Questa sera alle dieci. . 123 Boulevard Rosenberg.

Insieme con la nota, c’era una chiave.

"Non so perché sto facendo questo", si disse Candy nuovamente mentre l'auto avanzava lungo l'ampio viale. Per quanto tutto questo le sembrasse una pazzia non aveva potuto evitare di squagliarsela dalla festa. In primo luogo aveva chiamato un taxi per telefono e poi, in attesa dell'arrivo del conducente, aveva scritto una breve lettera per Annie, con cui sperava di spiegare la sua assenza nel modo più coerente possibile, anche se era ben consapevole che dopo quello che era successo quella notte, sicuramente Annie non le avrebbe mai creduto.
Qualche minuto dopo si trovava sul sedile posteriore della vettura a noleggio in cammino verso un indirizzo sconosciuto. Avrebbe potuto ignorare totalmente il messaggio, o almeno inviare un inserviente con una nota presentando la prima scusa che le veniva in mente. . . avrebbe potuto fare molte cose, ma di tutte quelle lei aveva scelto la più inadeguata: andare all’appuntamento.

Ben presto il veicolo abbandonava l'area urbana e si addentrava in una zona residenziale ai margini della città. Senza dubbio il luogo era stato scelto apposta per un simile incontro. Un luogo appartato, senza testimoni, nel mezzo delle ombre notturne pronte a coprire quello che avrebbe potuto essere. Quanto bastava per un appuntamento con tinte proibite.
Immagini prima impensabili le si rivoltavano nella testa, torturandola con mille recriminazioni. Avrebbe voluto chiedere all'autista di tornare alla casa dei Britter, ma la sua voce non arrivò mai a suonare come un ordine. L'auto allora continuò ad avanzare attraverso un viale alberato di salici che proiettavano le loro languide ombre sull'asfalto. La luna piena ed i fari della vettura sembrano essere l'unica fonte di luce in mezzo al paesaggio notturno.

- Questo sembra essere il numero, signorina - disse l’autista parcheggiandosi alla fine davanti ad una villetta, l'unica abitazione che poteva essere avvistata nelle vicinanze.
- È .. va bene - rispose la giovane sentendo che le mani le si inumidivano per il nervosismo. Devo risolvere un problema. . . Non so quanto tarderò - spiegò Candy non sapendo se doveva chiedere all’uomo che l’aspettasse.
- Sto per finire il mio turno, signorina - spiegò l'uomo con voce stanca - ho paura di non poterla aspettare.
- Capisco- rispose la ragazza abbassando lo sguardo. Non si preoccupi per me. . . . chiamerò un altro taxi per ritornare.
Candy pagò il tassista per il suo lavoro e osservò come l'auto si perdeva in lontananza lasciandola in mezzo a quel luogo solitario, ferma giusto fuori da quella casa sconosciuta. Con le mani nervose la ragazza estrasse la chiave dalla sua borsa e la introdusse nella serratura della porta principale. La porta si aprì immediatamente.

- È prerogativa del gentil sesso prendere tempo per andare ad un appuntamento. Sono le 10 e trenta - disse una voce dall'interno del vestibolo appena illuminato da un paio di lampade da parete. Candy suppose allora che non si era sbagliata sull’identità di chi le aveva dato appuntamento quella notte.
La ragazza aguzzò la vista per poter distinguere una figura scura in messo alla penombra dell’ampio ingresso della casa. Senza dire una parola, la giovane fece qualche passo all’interno della stanza chiudendo la porta dietro di sé, fino a trovarsi faccia a faccia con l'uomo che la stava aspettando.
- È passato molto tempo - disse lei, mentre alla fine riusciva a distinguere meglio le linee della figura dell’uomo che si era chinato per accendere un'altra lampada e illuminare il posto.
La luce si era fatta strada tra la penombra permettendole alla fine di osservare i forti contorni di un uomo giovane, più alto e corpulento di quanto si ricordasse, ma, anche così, dalle linee slanciate ed eleganti. Candy avvertì nuovamente un familiare colpo sotto il petto che era rimasto addormentato per anni. L'uomo poi finì di collocare il paralume della lampada e si voltò per guardarla. Quando gli occhi di lui si incontrarono con quelli di lei, la ragazza si odiò nuovamente per aver osato giocare ad un gioco tanto pericoloso. Dio, ancora aveva gli occhi blu mare più belli che lei potesse ricordare!

- Troppo tempo Candy - rispose lui raddrizzandosi. Allora Lei poté vedere che si era sbagliata nell’aspettarsi in lui quella espressione distante e altezzosa a lui familiare. - Solo io so come sono stato un'eternità all'inferno - continuò lui, la sua voce che suonava ancora più cupa e i suoi occhi che la osservavano con ammirazione sincera, che sembrava non temere nulla.
- Mi dispiace molto che sia stato così - rispose lei, distogliendo lo sguardo incapace di sostenere lo scambio. Ho sempre voluto che tu fossi felice.
- Lo so. . . come anche io sono cosciente di averti promesso di esserlo - aggiunse lui avvicinandosi a lei un solo passo, la mano della giovane donna stringendo la sua borsetta leggermente -però vedi, lo ammetto apertamente. Ho fallito. Non ho potuto mantenere la mia parola. Tu hai compiuto le tue promesse? chiese lui direttamente e Candy sentì che la sua voce si riduceva ad un groppo in gola prima di rispondere.
- Almeno ne ho compiuta una - disse lei infine, camminando verso uno dei divani del soggiorno, il suono dei pizzi inamidati sotto la gonna che riempivano l'ambiente silenzioso - ed è stato stare lontana. Tu dovresti rispettarlo.

Già! Lo aveva detto. Sicuramente questo sarebbe stato l'inizio della fine di quel colloquio tanto imbarazzante - pensò la ragazza, decisa a ricordare all’uomo che c’erano lealtà che non potevano, non dovevano tradire.
- Dovrei forse dire qui che mi dispiace molto di aver interrotto la tua vita serena - rispose l'uomo con un triste sorriso. Non c’era, tuttavia, né amarezza né rabbia nella sua voce -però non è così. La condanna che ho portato è stata lunga e sufficiente per espiare eventuali peccati che posso avere mai commesso. È stata crudele. . . è stata umiliante.
- Ci sono dolori più grandi del proprio. Pensa a tua moglie. . . lei non merita questo. . .Non si merita che tu faccia la corte e invii dei fiori ad un'altra donna che non sia lei - si affrettò a rispondere la giovane nascondendosi dietro lo schienale di una sedia.
- Mia moglie. . . -Rise l'uomo buttando indietro la testa -immagino ti riferisca alla mia fedele e devota moglie Susanna. Non è così?
- Non giocare, sai bene che è così - rispose lei, cercando di sembrare dura senza molto successo. Il semplice fatto che tu ed io stiamo qui, soli a parlare di cose su cui dovremmo tacere è un’offesa a lei. Non devi calpestare il suo onore in questo modo.
- Allora alla signora in questione, per cui sono stati fatti tanti sacrifici in nome della morale, sembra non esserle importato molto, né del suo onore né del mio buon nome.
- A cosa ti riferisci? chiese Candy, confusa.
- Credo che qui sia necessario fare una serie di confessioni dolorose su fatti abbastanza penosi, di cui quasi nessuno è a conoscenza. . . almeno per ora. Potresti prendere posto e lasciare che ti spieghi? Per questo ti ho chiesto di venire qui stasera - chiese il giovane sedendosi anche lui sul canapè.
Candy non sapeva cosa pensare. Tuttavia, confidando nell’onestà del suo interlocutore si dispose ad ascoltare ciò che lui aveva da dirle. "Sarà solo un momento" si disse lei, "un momento e me ne andrò anche se devo farlo a piedi."

- Susanna è stata innamorata di me - cominciò lui con un sospiro di tristezza - ma ciò che crediamo amore è a volte solo una illusione che l’egoismo finisce con il dissipare nel tempo. Ti ho fatto un giuramento che per un momento sono stato sul punto di rompere, ma alla fine ha avuto la meglio la mia volontà di compiacerti e mi sono sposato con lei. La nostra unione, tuttavia, non è stata la cristallizzazione delle promesse che ti ho fatto quella volta. Io. . . semplicemente - esitò prima di proseguire e Candy notò qualcosa che non aveva mai visto prima. Un lieve rossore appariva sulle guance di lui - io semplicemente non sopportavo di stare con lei. . . occuparmene, accompagnarla, erano cose che potevo fare…però condividere l’intimità. . . mi era. . . sgradevole.
- Ti prego moderati. Non vedo perché tu debba raccontarmi qualcosa di tanto privato - lo interruppe lei, provando troppe emozioni nel sentire le parole di lui. Non poteva continuare ad ascoltare.
- Però dovrai ascoltarmi perché in tutto questo sei coinvolta.
La sua voce era così determinata che Candy non osò muoversi.
- Non mi fraintendere - continuò lui -Io ho compiuto ciò che lei si aspettava da me. Non sono un timorato che si sottrae ai propri obblighi; ma si trattava solo di questo, obblighi, dovere. Un dovere che mi seguiva come una maledizione, anche nella camera da letto. Mi capisci?
Candy non disse nulla.

- Non c’è donna illusa che possa resistere a questo per un molto tempo. Nemmeno Susanna. Lei ha sopportato la nostra freddezza per un anno o due. Per la sua incapacità di camminare conduceva una vita appartata e serena, ma anche solitaria. Tuttavia, quando finalmente decise di utilizzare una protesi, la sua vita cambiò in modo significativo. Tornò a ricevere visite, ad uscire più spesso in seguito e a coinvolgersi in diverse cause ed eventi. Io mi buttavo sempre di più nel teatro e lei in diverse attività di beneficienza. Abbiamo creato fra noi una maggiore distanza fino a quando smise di importarle della mia presenza. Forse così avremmo proseguito tutta la vita, se non fosse per il risentimento che in lei cominciò ad albergare nel suo cuore contro di me.
- Contro di te? chiese la ragazza osando finalmente rompere il suo silenzio.
- Sì, Candy. L'orgoglio ferito di Susanna è diventato disprezzo. Quando ci siamo sposati io l’avevo avvertita che il mio cuore era altrove - disse lui guardando Candy intensamente, facendo in modo che un inevitabile brivido percorresse la giovane dalla testa ai piedi -ma le ho anche promesso che avrei fatto del mio meglio per prendermi cura di lei. Giuro che ho fatto del mio meglio, ma per lei non era sufficiente. Lei voleva tutto, il mio cuore e la mia passione completa. Ho provato senza successo. Quando non riuscii a concederlo cominciò ad odiarmi in silenzio. Da qui a pianificare una vendetta fu solo un passo.
- Una vendetta!

- È così. Prima ha cercato di vendicarsi concedendosi ad altri uomini alle mie spalle. Se lei mi avesse chiesto la sua libertà io gliela avrei concessa immediatamente, ma questo non l’avrebbe lasciata soddisfatta. Lei voleva umiliarmi pubblicamente trascinando il mio buon nome con ogni nuovo amante durante le mie assenze di lavoro. Voleva che io ignorassi le sue licenze in modo che io non potessi esigere un divorzio, ma pubblicamente voleva disonorarmi agli occhi degli altri.
- È orribile! gemette Candy portandosi una mano alla bocca, incapace di credere che Susanna, quella giovane dolce e triste che aveva conosciuto una volta, avesse raggiunto la perdita totale del rispetto di sé.
- Lo so che è difficile da credere. Io stesso sono stato cieco davanti alla situazione per chi sa quanto e forse è per questo che la sua vendetta ha cessato di soddisfarla nel tempo. Allora ha cercato un nuovo tipo di rivalsa e, alla fine, è fuggita con uno dei suoi amanti saccheggiando i miei conti bancari sei mesi fa.
- Non posso crederlo . . Io non sapevo nulla di questo. . . i giornali non . . balbettò Candy senza riuscire a terminare la frase per lo stupore e il nervosismo.

- Ancora non l’ho reso pubblico - spiegò il giovane. Lei ha approfittato di una delle mie tournè per fuggire con il suo amante lasciando una lettera spiegandomi tutto con dovizia di dettagli, di cui preferisco non abbondare. Tuttavia, quando sono tornato dal mio viaggio e mi sono reso conto che cosa fosse successo ho detto a tutti i miei conoscenti che era andata a far visita a sua madre che da qualche tempo viveva con i parenti in un altro Stato. Ho corrotto i miei inservienti perché non divulgassero la verità che essi stessi conoscevano e ho consultato un avvocato per concordare il divorzio in silenzio.
- Ma perché? indagò Candy senza capire la reazione del giovane.
- Perché non volevo che lo scandalo arrivasse alle tue orecchie in questo modo. Volevo essere io a dirti tutto. Tra te e me ci sono legami innegabili. Se io soffro, soffri anche tu. Per questo avevo la certezza che ti avrebbe fatto male credermi disonorato. Io desideravo che tu sapessi che tutto quello che è successo non mi ha ferito neppure l'orgoglio, che la ferita reale che trafigge la mia anima è la tua assenza, e che se non ti ho mai cercato prima è stato solo perché tu così volevi. Per questo non mi sono presentato a te prima, temendo che mi respingessi e neanche mi lasciassi spiegare tutto. Per questo motivo, questo rompicapo da quasi due mesi. . . per farmi strada fino al tuo cuore.

Il giovane aveva lasciato il divanetto di fronte a Candy e si era inginocchiato davanti a lei. La ragazza, sopraffatta dalla informazioni confuse non riusciva neppure a muoversi.
- Avresti potuto scrivermi una lettera - disse lei alla fine, sentendo lo sguardo del ragazzo che le bruciava le guance.
- Ti ho inviato molti messaggi - rispose lui, sorridendo leggermente per la prima volta.
- In forma sempre anonima e vaga - addusse lei, rispondendo al sorriso nello stesso modo.
- Ma tu li hai capiti tutti, dalla prima poesia, non è così? chiese lui con il tono più dolce che lei avesse mai sentito mentre lui osava, per la prima volta, sfiorare leggermente il dorso della mano di lei appoggiata sulla seduta della sedia. Fu un tocco leggerissimo, appena il contatto lieve della punta del dito indice di lui, ma Candy lo sentì come una scossa elettrica che le attraversava il corpo.
- "Ti ho inviato questa ambasciata manoscritta, come prova della mia devozione e non del mio ingegno," sussurrò lei distogliendo lo sguardo. Come dimenticare che questo era il sonetto preferito di tua madre. Mi è bastato solo leggere la prima riga per sentire che eri tu.
- Che cosa hai pensato allora? chiese lui, ansioso di sapere tutto, mentre si impadroniva completamente della mano di lei tra le sue.

- Ho pensato. . . Ho pensato tante cose - disse lei, alzando il viso, lottando per trattenere le lacrime che cominciavano ad affluire negli occhi - ho anche pensato per un secondo che qualcuno mi stava facendo uno scherzo di cattivo gusto, ma poi ci ho riflettuto perché nessuno. . . nessuno poteva sapere di questo sonetto. Solo tu e io. E allora mi sono arrabbiata con te.
- Ho immaginato che sarebbe stato così - rispose lui, con naturalezza. Sapevo che mi avresti odiato per aver rimosso il passato e rotto la promessa del silenzio.
- Ma il mio odio per te è sempre stato così incerto - ammise lei trovando il coraggio di guardarlo in faccia. Lì nello sfondo blu profondo, illuminato appena dalla luce gialla della lampada, brillavano strisce iridescenti che pendevano da ogni parola di lei - i giorni passavano ed io segretamente restavo in attesa della consegna successiva, conservando rose secche tra i miei libri e leggendo mille volte le tue lettere. Come hai fatto a saperlo? Come hai fatto a sapere che anche io…io?. osò chiedere lei, sapendo che entrambi stavano cadendo in un abisso di nuove speranze.
- L’ho sempre saputo perché anche se ho mantenuto il silenzio concordato, non ho mai perso le tue tracce. Mi interessavo di tutto ciò che succedeva nella tua vita; sapevo bene che vivevi dedicandoti agli altri, come sempre, che continuavi ad odiare la cucina, ma che lo facevi per amore degli altri, che non lasciavi i tuoi pazienti, che la Domenica non mancavi mai la Messa e che sei anche più bella con il grembiule di cotonina in vita. . . Sapevo anche che nessuno aveva ancora potuto toccare il tuo cuore. . .- Come vide allora che lei lo interrogava con lo sguardo, lui ammise apertamente - Albert, naturalmente.

- Gli chiedevi di me? indagò lei, non sapendo se doveva sentirsi allarmata o felice.
- In ogni lettera, e lui non mi negava il piacere. Tuttavia, non gli ho mai chiesto se tu mi amavi ancora. Non avevo il diritto, ma la tua vita appartata e il mio cuore mi dicevano che era così. Io da parte mia, ho vissuto solo per te e in te, per nessun’altra - disse lui sigillando il suo giuramento con un casto bacio sulle dita bianche e delicate di lei.
Il silenzio regnò nella stanza. Candy, che ancora credeva di vivere in una specie di sogno bizzarro, finalmente liberò le lacrime bagnando le sue guance. Dietro il velo acquoso, la ragazza osservò ogni linea del volto che la guardava con ardore. Estendendo la mano che le rimaneva libera. la giovane tracciò con le dita tremanti ha mascella forte dell'uomo, accarezzò timidamente la sua guancia e liberò la sua fronte dalle ciocche ribelli che la ricoprivano. Dove c’era stato un ragazzo, ora c'era un uomo.
- Terry! Sussurrò lei osando per la prima volta pronunciare il suo nome. Sei cambiato, ma i tuoi occhi. . . i tuoi occhi hanno ancora spade verdi su sfondo blu. Sono come il mare.

Il giovane sentì che il cuore si estendeva da parte a parte nel petto, mentre la mano di lei gli profondeva carezze sul viso. Anche se non avesse voluto fare confronti che per loro stessi erano inadeguati, non poteva fare a meno di stupirsi di fronte all’effetto profondo di quel contatto, che aveva il potere di scuotergli l'anima con un semplice tocco. Come impallidivano davanti a quel semplice gesto tre anni di insipida vita coniugale.
- Hai freddo? chiese la giovane sorpresa al sentire nel suo palmo che lui tremava leggermente.
- È solo che la tristezza comincia ad abbandonarmi - rispose lui ponendosi in piedi e aiutando Candy perché anche lei si alzasse dalla sedia in cui stava seduta.
Il giovane guidò la ragazza alla finestra. Al di fuori si poteva vedere l’unico faro acceso che illuminava il giardino davanti alla casa e la strada circondata da alberi.

Il sentimento che fluttuava nell'aria era profondamente misterioso. Stavano così. Due persone che non si vedevano da quasi quattro anni, che aveva giurato di non rivedersi mai più, che avevano immaginato il resto della loro vita camminare per sentieri divergenti e all'improvviso si sentivano come se niente li avesse mai separati. Come se lei fosse appena tornata a casa dopo una giornata di lavoro. Era la cosa più strana. Un sentimento di familiarità travolgente nel bel mezzo di un evento straordinario.

(1)Strofe per una signora che lascia l'Inghilterra Lord Byron

Continua
 
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Lady Granchester
view post Posted on 23/6/2010, 19:59     +1   -1




Dany che magnifico regalo ci hai fatto!
Che incontro emozionante, immaginavo davvero il viso di Terry accarezzato dalla dolce Candy image

CITAZIONE (nannetta70 @ 23/6/2010, 20:27)
Se io soffro, soffri anche tu.

image

Certo che una Susanna così non l'avrei mai immaginata . . .

Come sempre grazie Amica mia.
 
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Tinette
view post Posted on 23/6/2010, 20:06     +1   -1




Susanna Tuttapanna era un po' acida in verità... <_< :sick:
E il povero Terry lì a sacrificarsi per lei! :cry:
Romanticissima la scena dell'incontro tra i due piccioncini dopo tanto tempo :wub:
Grazie per questa bella sorpresa, cara amica. :tella:
 
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Pupavoice
view post Posted on 23/6/2010, 20:17     +1   -1




Dany cara image non mi aspettavo questo regalo serale

però ... Susanna adultera e vendicativa, che scappa con gli amanti e i soldi del marito è dificile da credere

ma il tormento di Terry è quello che più colpisce la sua sofferenza, il vuoto e l'assenza dell'amore puro a cui ha dovuto rinunciare, è perfettamente tangibile image

magnifica entrata delle 400 rose !!! Iriza sarà diventata più verde del solito, dal verde pistacchio sarà passata al verde fondo bottiglia image

le timide carezze di Candy sul volto di Terence sono davvero magiche ma più di tutto quel senso di intimità che hai descritto alla fine del capitolo, è veramente intenso

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view post Posted on 24/6/2010, 19:02     +1   -1
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Che meraviglia la scena dell'incontro......vivi davanti a noi :wub: :wub:

 
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nannetta70
view post Posted on 29/6/2010, 18:09     +1   -1




Ciao Forumelli, anche questa volta siamo arrivati al capolinea. Grazie di cuore, per aver condiviso con me questa bella avventura. :wub:

Parte terza

- Che cosa succederà ora? si azzardò poi a dire lei, rompendo il lungo silenzio, ancora guardando gli alberi attraverso la finestra.
- Questo solo tu lo puoi sapere - rispose lui, liberando la mano di lei che aveva tenuto prigioniera nella sua in tutto quel tempo. Il divorzio ha fatto di me solo un uomo libero davanti alla legge. . . ma non nel modo in cui io avrei voluto offrirti - spiegò Terry, abbassando lo sguardo. Non so ancora se l'abbandono di Susanna sarà sufficiente per ottenere un annullamento. Nel mio egoismo, tuttavia, sono voluto venire a dirti tutto e offrirti la mia vita, che poco vale, perché tu decida cosa farne.
- No, per favore non dire una cosa simile - rispose Candy, corrugando le sopraciglia, con un misto di tristezza e preoccupazione - La tua vita è la mia stessa vita. Dio mi è testimone che sono venuta qui stasera, ignara di quanto era successo, con il preciso proposito di allontanarti da me nuovamente, ma ora non posso lasciarti più, neppure un solo istante. Basta sacrifici sterili.

La voce della ragazza sembrava tanto determinata e il suo sguardo aveva quella luminosità di inesorabile risoluzione che lui conosceva bene. Anni addietro aveva letto nei suoi occhi che la sua decisione di rinunciare a lui era irremovibile, adesso poteva carpire in loro tutto il contrario.
- Dio solo sa che non ho vissuto fino ad ora! Esclamò allora lui prendendola tra le braccia.
Ah! Il potere del linguaggio non è sufficiente per descrivere l'indecifrabile mistero del bacio che ne seguì. Fu un bacio di totale franchezza, di onesto abbandono, di generosità e confidenza, in una parola, un bacio d'amore.
"Le tue labbra sono gravi e cupe di rabbia, nella distanza che segna il mondo; ma sopra le mie la tua bocca è tizzone e umida seta", riuscì a pensare lei nel sentire l’intima carezza. Era da tempo che Candy dedicava qualche pensiero ai legami incomprensibili che uniscono un uomo ed una donna, ma le considerazioni erano rimaste sopite, perse nell’autonegazione. Ora, in un solo gesto fisico, lui veniva ad aprire la porta verso quel mondo sconosciuto e lei era disposta ad entrarvi.

- Credevo ci fossimo persi . . l’una e l’altro - disse lei alla fine, quando lui la liberò dal suo bacio.
- Sì, anch'io l’ho pensato. . . che non ci saremmo mai più visti . . mai è una parola a volte insopportabile - disse lui e lei si accorse che alcune linee si disegnavano sulla sua fronte al ritmo delle espressioni più profonde del suo viso, muto simbolo della tristezza vissuta.
- Non pensiamolo più - lo pregò Candy chiudendo di nuovo gli occhi, in un nuovo invito al bacio.
"Ho sognato molte volte che chiudessi gli occhi in questo modo Candy. Ho sognato che trovavi riparo nel mio abbraccio come ora e non mi respingevi “ si disse Terry avvolgendosi del profumo della ragazza. La stessa acqua di rose di sempre, la stessa piccola e dolce bocca che si apriva ora senza riserve.
"La tua bocca è di vino e di ciliegie, la tua pelle palpita sotto la mia mano e tutta te stessa trema contro il mio corpo. Non posso…non devo.

Dal baciare così, con l'umidità della bocca condivisa e il sospiro sulla superficie calda della lingua, Terry passò a sostenere con forza la sottile vita della giovane e percepire in un abbraccio soffocato le forme morbide e incurvate del suo corpo. "Oh Dio! Il suo petto è imprigionato contro il mio petto, le braccia mi circondano. Questo è il delirio".
Un suono soffocato e dolce salì dalla gola di lei. Candy comprese che era il proprio gemito nel sentire le labbra di Terry, calde, molto calde, che lasciavano una scia umida dalla guancia fino al collo. Le sensazioni furono allora ancora più violente e la forza delle dita di lui che attraversano la schiena attizzarono ancora di più il febbrile fuoco del momento.
“Abbi pietà di me ", supplicò lui con voce rotta, pregando che lei comprendesse il suo dilemma, ma la ragazza non ascoltava e come unica risposta si arcuò di più nell’abbraccio. Un secondo dopo, le labbra di lui raggiunsero convulse la scollatura.
La pelle che copriva il petto bianco, che il vestito appena rivelava, era turgida e dolce allo stesso tempo e palpitava in modo agitato sotto il pulsare di un cuore sempre più sconvolto. Presto tutto di lui, mani, bocca e mente, era imbevuto nella adorazione fisica del corpo della ragazza.
Le mani di lui vollero allora racchiudere nei suoi palmi il piacere completo, ma la durezza del corsetto sotto il vestito glielo impedì. Non si fermò.
Con ansia nervosa i bottoni del vestito verde aprivano il passo alla mano di lui. Non c'erano pensieri, solo l’angosciante necessità di farsi strada, sciogliere i nastri del corsetto e, nel sentire appena che l’indumento perdeva la sua forza, affondare tra i nodi non ancora completamente sciolti.
Sotto il corsetto, la leggera morbidezza della camicia di cotone e sotto la calda certezza della pelle di Candy. La bocca cercò ancora una volta la bocca, le guance, la gola; la gloria delle spalle, che, con le stesse labbra, lui stava spogliando lentamente.

Ancora in piedi, agitata e senza osare aprire gli occhi, Candy sentiva la bocca di Terry sulle sue spalle, le braccia circondandole la schiena e lei stessa affondando le sue dita nella nuca di lui, proprio là dove i capelli più morbidi e radi crescevano. Dopo di che non c'era più niente che la mente potesse registrare in modo coerente.
Lui, in cambio, si dibatté per più tempo tra i fragili fili di un autocontrollo sgangherato e la forza naturale del sentimento. Tuttavia, arrivò il momento in cui neppure lui poté avere coscienza di chi avesse finalmente vinto la battaglia. Improvvisamente tutto fu una dolce estensione di pelle bianca, nervosa, palpitante sotto le loro avide mani di quel caldo contatto.
"La tua vita è sottile e si agita al tatto, tiepido uccello sfuggente. E il tuo profilo la dolce e sinuosa linea dei fianchi, che volontariamente mi vengono incontro, si aprono generosi e mi riparano. "
Candy poté percepire che le lenzuola del letto era di cotone molto morbido. Lo suppose, perché la sua schiena appoggiata su di loro glielo disse. Il resto era la sensazione del corpo nudo dell’ uomo accanto a lei, le mani che la riconoscevano tutta, facendole perdere la nozione del tempo e il buon senso. Se solo lui l’avesse presa violentemente, sicuramente lei avrebbe respinto l'assalto, ma la seduzione di chi ama dolcemente ha un potere irresistibile.
"Non posso più pensare ad altro che non sia tu. . . tu nel mio cuore, io tra le tue braccia, tu nella mia bocca e tutta la tua forza in me. "

Le mani di Candy affondarono nell’ampia schiena del giovane e lui non ebbe altri pensieri che il possesso. Il secondo seguente non c'era distanza tra i due e lei non era più una vergine.
Poi il silenzio, baci prolungati e, infine, un viaggio di graduale intensità, fino al punto della unità totale - Sì -disse lei, seguendo un istinto sconosciuto.
- Lo so - rispose lui e poi entrambi persero l’ultimo contatto con la realtà.

L’azulejo è un uccello irrequieto. Canta brevemente e vola al ramo successivo. A volte, osa posarsi sul davanzale di una finestra e rimanere lì, come ipnotizzato dal bagliore dei vetri luccicanti. La sua figura elegante e blu fu la prima cosa che percepirono gli occhi di Candy nell’aprirsi la mattina seguente. Sopra il suo petto Terry riposava, in silenzio.
- C’è un azulejo alla finestra - disse lei, sapendo che lui era già sveglio. Sapevi che gli uccelli blu sono magici?
Terry si sollevò sopra il gomito destro. Accanto a lui, Candy giaceva placidamente indossando solo il più bello dei sorrisi. Passato l’ardore che aveva oscurato qualunque altra considerazione al di là dell’inevitabile legame che li univa, con la luce della mattina e il ritorno al buon senso quotidiano, si risvegliarono in Terry le realtà amare che offuscavano il risultato di essersi lasciato trascinare dagli impulsi. In un solo istante il peso opprimente di quanto accaduto la notte prima cadde con tutta la sua forza sulle sue spalle.

- Gran Dio! Che cosa ho fatto? Esclamò con l'amarezza che danno solo la vergogna e il pentimento. - Quando dovevo offrirti onore e protezione, ho solo saputo trascinarti nel disonore.
- No! Non dire così! Io l’ho voluto tanto quanto te - rispose lei con fermezza, comprendendo immediatamente a cosa lui si riferisse.
- Ma tu eri nelle mie mani. Io. . . io sapevo quello che facevo - si rimproverò lui distogliendo lo sguardo.
- E io non lo sapevo allora? - lo interpellò la giovane - Terry, io non sono più una bambina.
- Non ci sono scuse. La responsabilità è tutta mia. Non potrò mai perdonarmelo - dichiarò il giovane sedendosi sul letto mentre si copriva il viso con le mani, incapace di guardarla negli occhi.
- Beh, io non lo avrei voluto in nessun altro modo - rispose lei energicamente, come se l'esperienza della notte precedente le avesse dato una sicurezza sconosciuta.

Terry sentì allora come lei si appoggiava sulla sua schiena, il suo tocco morbido e naturale. Il naso piccolo affondava e accarezzava la linea della sua colonna vertebrale. "Io non sono degno di lei, non sono degno di una simile devozione", pensò.

- Non tormentarti, perché il sentimento ha vinto la ragione. Quello che è successo, ce lo doveva la vita - proseguì lei, baciando la curva della sua schiena. Per caso ora pensi di lasciarmi?
- Mai! Prima mi toglierei la vita. Come puoi dire questo? rispose lui, voltandosi immediatamente per guardarla in faccia, l'ansia e la tristezza nel suo sguardo -Se tu mi accetti, nonostante la mia imperdonabile mancanza, sarai mia moglie, anche se non posso giurartelo davanti ad un sacerdote.
- Credo che questo sia già stato deciso prima, amore mio. Per quanto mi riguarda già sei mio marito, ma con piacere firmerò per darlo per scontato. Contento?
Il giovane rimase in silenzio. Incapace anche di riconciliarsi con la felicità, ferito dalla sua incapacità di rendere a Candy tutto quanto fosse degno di lei. Voleva che tutti la vedessero come lui la vedeva, ammirevole, nobile e buona e che lei non dovesse abbassare lo sguardo davanti a nessuno.

- Non so. . . Sei sicura? Non ti dispiace? chiese lui ancora dubbioso e a Candy spaccò l’anima la sua espressione angosciata.
- Per nulla! Stanotte ho imparato cosa significa essere adorata con l'anima e il corpo. Non posso vergognarmi di questo.
- Ti sei sentita così?
- Sì - sorrise lei allora, conservando ancora la grazia di arrossire. Non immaginavo che sarebbe stato così. Tu sapevi che sarebbe stato così. . . tra noi?
- Lo intuivo - confessò allora lui mentre, senza accorgersene, cominciava ad assaporare l'immagine del torso nudo della ragazza. Ma mai. . . non avrei potuto saperlo.
Candy lo guardò insicura per un istante. Non era sicura se dovesse dare voce ai suoi dubbi.
- Voglio dire. . . non è un mistero che prima di questa notte io mai. . . non ero mai stata con nessuno in questo modo - osò lei spiegare, ma tu. . . tu sei un uomo e come tale devi aver vissuto. . . devi esserti sentito allo stesso modo altre volte prima. . . prima di stanotte.

- Ti sbagli - negò con il capo. Alcune cose le ho conosciuto tempo prima, in un'epoca inadeguata, quando cercavo ovunque in modo sbagliato quello che i miei genitori non mi potevano dare. Da allora ho ottenuto solo un maggior disgusto per la vita stessa e posso unicamente ricordarlo con vergogna. Poi, con Susanna, te l’ho detto questa notte, non ho mai potuto scoprire nulla che non fosse il più profondo disgusto. Tuttavia, non le sono mai stato infedele fisicamente perché per me sarebbe stato come tradirti. La mia unica infedeltà è stata solo il cuore e anche in questo sono stato sincero con lei. Niente è stato per me nemmeno lontanamente vicino a quello che è successo tra di noi. No, Candy, io ho fatto l'amore solo con te e se il mio corpo ti ha fatto sentire apprezzata, il tuo mi ha fatto sentire che posso essere un uomo buono. Per questo non vorrei che qualcosa di così puro sia visto come non degno di te dagli altri.

- Non devi vederlo così. Quello che è successo è solo nostro e nessuno deve interessarsene.
- Ma ora dobbiamo affrettare le cose. . . non dobbiamo rischiare di aspettare fino a che passi lo scandalo che uscirà quando si saprà del mio divorzio. . . quello che abbiamo vissuto stanotte potrebbe avere conseguenze. Lo hai pensato?
- Sarà uno scandalo dopo l’altro allora - disse lei sorridendo. Non è sempre stato questo il nostro sport preferito?
- Mi arrendo! Ammise lui riflettendo nel suo volto il sorriso di lei. È deciso che non mi importi nulla. Va bene che sia così.

La stampa sugli spettacoli fece un bell’affare. Inganno, tradimento e infedeltà sono temi che incrementano la tiratura a meraviglia. Tuttavia, più di un giornalista avrebbe voluto pubblicare un'intervista in cui lo sposo ferito si lamentava amaramente della propria sorte, ma trovarono solo un uomo che si rifiutò di recriminare pubblicamente su ciò che era stata sua moglie. I fatti stavano così, ma Terry non avrebbe cercato un linciaggio pubblico di Susanna. Dopo tutto, non poteva biasimarla per essersi stancata di doversi accontentare di briciole. Era stato solo un grave errore di entrambi.
Poi arrivò la notizia del nuovo matrimonio. Questa si che fu sensazione di prima pagina. Aver tenuto segreto un divorzio per poi tornare ad apparire sposato con un’altra, era un vero assaggio di nota scandalistica. Il pettegolezzo non si fermò per molto tempo, la zia Elroy era stata sul punto di un collasso nervoso e le riviste settimanali trovarono un tema per diversi mesi. Poi, come succede con tutte le storie fastidiosamente felici, rimase nel dimenticatoio.
Ogni anno, però, lo stesso giorno dell'anniversario dei Cornwell, arrivava sempre un bouquet di quattrocento rose come regalo di Terruce G. Granchester per l’unica sposa che il suo cuore avesse mai avuto.

Fine
 
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view post Posted on 29/6/2010, 20:06     +1   -1
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Grazie
 
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klimt_1974
view post Posted on 29/6/2010, 20:49     +1   -1




Grazie Dany, questa sera ci voleva proprio un bel finale. ;)
SPOILER (click to view)
Non vedo l'ora di leggere come evolverà la tua ff. Sinceramente non sono più sicura di volere un finale dalla Mizuki, temo possa non piacermi. Dany ti prego pensaci tu, salva la nostra coppia preferita! :laura:

:tella: :tella: :tella: :tella: :tella: :tella:
 
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Tinette
view post Posted on 30/6/2010, 00:17     +1   -1




Ho visto la notifica del tuo post prima di uscire e se non fossi stata già in ritardo mi sarei soffermata allora a leggere ^_^ ma ora che sono rientrata come prima cosa mi sono comodamente disposta a godermelo...e a sognare: che finale meraviglioso, grazie carissima per l'eccellente traduzione! :wub:
Che carino Terry preoccupato per l'onore di Candy...che gentiluomo d'altri tempi! :wub:
Per te dolce amica :tella:

SPOILER (click to view)
Mi unisco all'appello di Klimt :mizia: :laura: ;)
 
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30 replies since 7/6/2010, 11:50   1903 views
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