Ciao Forumelli, mi accingo a postare la prima parte di un'altra emozionante FF della nostra Alys. Ho aggiunto un video basato sul brano di Pablo Milanés che penso Alys abbia scelto in apertura alla sua opera, dato che ho ripreso fedelmente il racconto postato su La Biblioteca de Il Foro Rosa. Mi scuso se la traduzione non dovesse rendere l'intensità di questa meravigliosa poesia, ho postato il video proprio per cercare di supplire alle carenze della traduzione con questa struggente melodia.
Grazie di cuore per la fiducia che riponete sempre in me, per il sostegno, per l'amicizia sincera. Io davvero non Vi merito
Rosas Rojas Prima parte
A Yubia
Molte volte ti ho detto che prima di farlo
ci avevo pensato molto bene,
che a questa unione fra noi
manca passione e anche desiderio,
Che non bastava che tu mi capissi
e che morissi per me,
che non bastava che nel mio fallimento
io mi rifugiassi in te
E tu vedi ora quello che è successo
alla fine è nata, con il passare degli anni,
la tremenda stanchezza che provoco in te,
e anche se è penoso tu me lo devi dire
Da parte mia io ho aspettato
che un giorno il tempo si facesse carico della fine,
se così non fosse stato
io avrei continuato a fingere di renderti felice
E anche se il pianto è amaro io penso agli anni
che hai per vivere,
che il mio dolore è intatto
e che la cosa peggiore
è che non riesco più a sentirlo
E ora cercare di conquistare
con vano sforzo il tempo perduto,
che ci lascia vinti senza poter conoscere
quello che si chiama amore
per vivere
Per vivere
Pablo Milanés
www.youtube.com/watch?v=VKRekikCt2c
Il tramonto si rifrangeva in luci dorate sopra la montagna. La vettura stava per affrontare l'ultima curva della strada, ed Annie sapeva che presto avrebbe potuto vedere la casa di Pony in lontananza. Ogni mese faceva lo stesso viaggio da Chicago per vedere le sue due madri e Candy. Non importava quanti problemi le causasse il gesto. La signora Britter non smetteva di rassegnarsi di fronte all’insistenza della figlia di continuare a fare questi viaggi che, a suo parere, vanificavano tutti i propri sforzi per rendere Annie una signora rispettata nella società. Tuttavia, la giovane aveva imparato che solo stando in pace con il suo passato e in costante contatto con coloro che amava, il suo cuore poteva stare in pace con lei.
Presto, quei viaggi non sarebbero stati più un problema, perché si sarebbe sposata con Archibald Cornwell e, alla fine, sarebbe stata padrona delle proprie azioni, senza dover rendere conto ai suoi genitori adottivi. Per quello mancavano appena due mesi e anche se stava lavorando per i preparativi da quasi un anno, tuttavia sentiva di avere ancora moltissime cose in sospeso da organizzare prima della data. Questo era stato proprio uno degli argomenti di sua madre, per tentare di farla desistere questa volta dal visitare la Casa di Pony:
-Ti sposi fra meno di otto settimane e non abbiamo completato il tuo corredo. Potresti almeno rimandare il viaggio a dopo, Annie.
A poco valsero i tentativi della signora Britter. Annie era convinta che ora più che mai doveva andare a vedere Candy. In caso contrario la sua damigella d'onore non avrebbe mai trovato il tempo per vedere una sarta e ordinare il vestito che avrebbe indossato al matrimonio. Semplicemente l’ossessione di Candy per il lavoro era una cosa che esasperava Annie.
- Poi dovrà trovare il tempo di viaggiare con me a Lakewood e prendere le misure - si disse Annie gettando un'altra occhiata al pacchetto che innocentemente giaceva sul sedile posteriore dell’auto. Era il broccato di seta più bello che avesse trovato nel suo negozio preferito. In quei giorni del dopoguerra era un vero miracolo ottenere una seta cinese e in quantità sufficiente per fare due abiti. Un pacco uguale era stato inviato in Florida per signorina Patty O'Brien e l'altro era per Candy.
Annie sorrise di nuovo. Un secondo dopo il campanile della Casa di Pony poté distinguersi all'orizzonte.
I cubetti di ghiaccio tintinnavano allegri in una brocca di tè freddo. Annie assaporava la freschezza del liquido in gola mentre guardava con gioia l'accogliente sala in cui tante volte aveva corso e giocato quando era bambina. La sala di intrattenimento di Miss Pony, con le finestre rivolte ad ovest, si riempiva di luce durante le ultime ore della giornata e l'odore di marmellata che proveniva dalla cucina completava il quadro domestico che lei conservava dalla più tenera infanzia.
- Che conserva stanno preparando ora? Chiese Annie a Candy, mentre questa si serviva altro tè nella propria tazza.
- Sono mele e mirtilli. Le nostre preferite - sorrise la giovane bionda con una strizzatina d'occhio. Il signor Carwrigth ne ha portato abbastanza per tutto l'inverno.
- Molto generoso da parte sua - puntualizzò Annie percorrendo la stanza con lo sguardo mentre ricordava una piccola Candy che giocava a nascondino nell'armadio. Subito i suoi occhi si imbatterono in un gran mazzo di rose rosse accanto al cestino da cucito di Miss Pony. -E quei fiori? chiese Annie incuriosita, al ché Candy rispose, alzando le spalle.
- Sono arrivati ieri con il postino. La cosa più strana - aggiunse Candy senza alcun mistero nella sua voce.
Annie si alzò dalla sedia e si diresse verso il tavolo dove giaceva il vaso pieno di rose. Tra il fogliame poté distinguere un bigliettino. Istintivamente rivolse alla sua amica uno sguardo interrogativo.
- Sono indirizzate a me- spiegò Candy - puoi leggerlo sul biglietto.
Senza riuscire a resistere, Annie aprì la busta per trovare un semplice biglietto che portava il sigillo del fioraio e il nome di Candy senza mittente o messaggio alcuno.
- Non dice chi li ha mandati - commentò Annie ancora più incuriosita e Candy non poté fare a meno di divertirsi dinanzi all’espressione di delusione della sua amica.
- È così. Per questo ti dico che è una cosa molto strana - aggiunse la bionda mettendosi in piedi per avvicinarsi alla sua amica.
- Che pensi di fare? chiese Annie.
- Fare? Dovrei fare qualcosa? rise Candy sistemandosi il grembiule intorno alla vita.
- Forse potresti indagare su chi sia l’ammiratore che te le manda, naturalmente - suggerì Annie non potendo credere alla mancanza di curiosità femminile della sua amica.
- Chi ti ha detto che si tratta di un ammiratore? si burlò la bionda.
- Chi altro avrebbe potuto mandarti le rose, Candy?
- Non lo so .... forse un paziente riconoscente - rispose Candy con semplicità. Una volta ogni quindici giorni la ragazza accompagnava il dottor Smith nelle sue visite a domicilio per aziende agricole vicine, e la settimana successiva lei andava sola nei luoghi in cui qualche paziente richiedeva le sue cure. Candy non guadagnava per questi servizi.
- Se così fosse ti avrebbero inviato frutta o qualcosa di simile, non fiori. Guarda il biglietto, è dell’unico fioraio che c’è a Lakewood. Andiamo Candy! Se i tuoi pazienti non possono pagare la visita che fai loro, ancora meno potrebbero inviarti un regalo tanto costoso - rispose Annie, cominciando ad esasperarsi di fronte alla mancanza di romanticismo della sua amica.
- In ogni caso è un ammiratore molto timido - si burlò Candy mettendo il biglietto in mezzo al fogliame del Bouqué – e a me non sono mai piaciuti gli uomini poco sicuri di sé. Ma temo che non sapremo mai di chi si tratta. Ora, se mi scusi, devo vedere come vanno le conserve - aggiunse la giovane dirigendosi verso la cucina.
- Domani stesso lo scopriremo - insistette Annie seguendo Candy fin dove le pentole gorgogliavano con il loro bollente liquido.
- E come pensi di farlo? chiese Candy sollevando le sopracciglia.
- Tu hai accettato di andare domani a Lakewood per vedere la sarta. Giusto? - Candy annuì senza capire il giro della conversazione - Beh, ci daremo il tempo per passare dal fioraio e scopriremo chi è l’ammiratore timido che ti ha mandato questi fiori - rispose Annie con un gesto trionfale che fece si che Candy roteasse gli occhi incredula, tanto non riusciva a credere fin dove si spingesse l'immaginazione romantica della sua amica.
- Sì, signorina, mi ricordo esattamente l'ordinazione che lei menziona -disse l’impiegato del fioraio alla ragazza. Il fioraio pensò che senza dubbio si trattasse di una signora molto importante. Era sufficiente vedere il costoso cappello parigino che portava e l’abito di alta sartoria. La ragazza bionda che era con lei doveva essere la sua dama di compagnia sicuramente- Era indirizzato alla signorina Candice W. Andley, se ben ricordo.
- È così - rispose Annie emozionata. Ci piacerebbe conoscere l'identità di chi ha inviato i fiori.
- Lei è la signorina Andley? chiese l’uomo ad Annie.
- No, però- un pizzicotto discreto che Candy le propinò senza che il fioraio se ne avvedesse, le ricordò che aveva promesso a Candy di non rivelare la sua identità -Si tratta di una mia amica. Come lei capirà è molto incuriosita e mi ha mandata a chiedere - disse Annie, pensando che non stava mentendo del tutto.
- Mi dispiace molto signorina, ma temo di non poter soddisfare la sua curiosità - rispose l’impiegato negando con il capo.
- Vuole dire che non può divulgare l’informazione a meno che la mia amica non venga di persona a chiedere? chiese Annie con un sorriso. Candy si lasciò sfuggire solo un piccolo sospiro di fastidio.
- No, signorina, non si tratta di questo. Quello che succede è che anche noi non sappiamo il nome della persona che ha inviato i fiori. L'ordinazione è arrivata dalla nostra filiale in Indiana e non ci ha comunicato il nome del mittente.
Candy si accomodò di fronte al suo semplice specchio mentre si spazzolava i ricci. Le sue labbra si piegarono in un lieve sorriso mentre ricordava gli eventi della giornata. Annie era instancabile quando si trattava di uscire a fare compere e a visitare sarte. La sua amica non si era sentita soddisfatta fino a che ogni dettaglio del corredo della sua damigella d’onore non fosse stato selezionato e impacchettato. Ora mancava solo che il vestito fosse pronto per la prima prova. A Candy piacevano i cappelli con le piume e i pizzi di Bruxelles come a qualunque altra ragazza, ma era da molto tempo che non si permetteva queste indulgenze. No, la vita non le dava il tempo di pensare a queste cose. Facendo piani per ampliare gli ambienti della Casa di Pony con Miss Pony e Suor Maria, non aveva molto tempo per pensare alle frivolezze. Entrambe le donne le avevano affidato diverse responsabilità che prima portavano loro stesse, in modo tale che loro potessero dedicarsi allo sviluppo dei loro piani. Candy sentiva che non poteva fallire. Per cui si occupava dei bambini e dei suoi pazienti senza lasciare molto spazio per se stessa. Candy si guardò allo specchio ancora una volta.
-No, i cappelli, i guanti e i parasole di pizzo non fanno per me. Non ho tempo per queste cose…o per gli ammiratori misteriosi - rise di sé di buona lena davanti allo specchio. Dovette ripete ad Anne più di mille volte che non conosceva nessuno in Indiana che potesse averle inviato le rose. La povera Annie dovette rassegnarsi al fatto che mai avrebbero scoperto chi aveva mandato i fiori e Candy pensò che fosse meglio desistere dall’intento.-L’amore..- sospirò Candy, lasciando lo specchio e dirigendosi verso la finestra mentre i suoi occhi verdi si perdevano nel pulito cielo primaverile, costellato di stelle- Non è mai stato per me. È meglio così.
-Candy, Candy! Chiamo Miss Pony. La ragazza si alzò dallo sgabello in cui era seduta per mungere la vacca. Prese la bacinella di latte e, con una piccola pacca affettuosa al costato dell’animale, si congedò da quella dirigendosi verso l’esterno dello stabile.
-Sto arrivando, signorina Pony - gridò la giovane, camminando energicamente verso la cucina della casa. A metà strada, l’anziana le si fece incontro.
-È arrivato di nuovo il postino - disse la donna con un sorriso malizioso che si disegnava in quel viso marcato da quelle linee che Candy amava tanto.
-Oh no, non di nuovo - disse Candy girando il capo cominciando a ridere interiormente per come Miss Pony si sentiva emozionata ogni volta che arrivava un nuovo mazzo di rose. “Sembra sia lei colei a cui lo mandano. È così divertente” pensò divertita.
-È così, l’hanno portato un’altra volta. È la quarta settimana che arrivano senza errore ogni lunedì e venerdì. Cosa pensi di fare? Candy pensò che questa fosse una domanda che tutti le ripetevano troppo spesso ultimamente.
-Allora, metterlo nel vaso come sempre - rispose Candy, lasciando il latte sul tavolo e togliendosi i guanti da lavoro. I suoi occhi andarono ad inciampare con l’apparentemente eterno bouquet di rose rosse.
- Non vai a leggere il biglietto almeno? chiese Suor Maria apprestandosi a bollire il latte fingendo indifferenza, ma non abbastanza bene per ingannare Candy. "Sembrano due bambine," pensò la giovane.
- Dirà come al solito - rispose Candy con tranquillità, ma visto lo sguardo insistente della religiosa si diresse verso il mazzo e prese la busta che giaceva fra le foglie
- Va bene. Solo perché voi due stiate tranquille - disse la ragazza sorridendo mentre prendeva la piccola nota dalla busta. Tuttavia, questa volta, la storia era diversa da prima. Gli occhi della ragazza si spalancarono per la sorpresa di imbattersi in qualcosa di più del solo suo nome.
- Dice qualcosa, Candy? chiese Ms. Pony incuriosita di vedere l’espressione di stupore sul volto di Candy. Gli occhi della ragazza si conficcarono nel biglietto per un po', in silenzio. Poi, senza dire una parola, la ragazza consegnò la carta all’anziana, che lesse a voce alta e carica di meraviglia:
Signora del mio amore, il cui merito ha avvinto
in vassallaggio la mia devozione,
a te questa ambasciata scritta invio,
devoto omaggio, non sfoggio d'ingegno;
omaggio che un ingegno così misero,
senza parole, fa sembrare spoglio;
ma spero che una tua bella invenzione
nudo l'alloghi entro l'anima tua,
finché una stella che i miei passi muova
benigna a me si volga in dolce aspetto
e addobbi l'amor mio cencioso, degno
mostrandomi del tuo dolce riguardo.
Quanto t'amo oserò vantare allora;
prima non voglio espormi alla tua prova (1)
La vecchia tacque, e il silenzio cadde tra le tre donne. Senza dire di più, Candy uscì per la porta sul retro della cucina per perdersi presto attraverso la strada impervia verso la collina - Dice qualcosa di più il biglietto? chiese infine suor Maria riprendendosi dal suo stupore.
- No, solo la poesia - rispose Ms. Pony.
- Allora perché Candy è uscita correndo come un’anima che si porta via il diavolo? Chiese la religiosa confusa.
- Forse la nota le dice qualcosa.
- A me sembra soltanto che il suo ammiratore abbia un ottimo gusto per la poesia - rispose la suora, prendendo le rose per metterle nel solito vaso.
- Non lo so sorella, ma non l’avevo vista diventare così nervosa da molto tempo. Meglio non chiederle nulla finché lei non vorrà parlarne. . .
- È solo una coincidenza - si ripeteva ansimante Candy raggiungendo le radici del Padre Albero. No. . . Non può essere ora. . . è impossibile.
La giovane si lasciò cadere in ginocchio sul prato. Improvvisamente si sentì molto stanca e la causa della sua stanchezza non era fisica. Si guardò le mani nude di ornamenti e se le portò al viso. Poteva ancora sentire l'essenza delle rose tra le dita.
- È forse uno scherzo di cattivo gusto - pensò la giovane sentendo un liquido caldo scorrerle sulle guance. Forse Eliza ha voluto divertirsi un poco a mie spese. . . Ma come può sapere lei. . ?.Quella poesia. . .
I giorni continuarono a trascorrere e di nuovo l'inevitabile visita di Annie tornò a bussare alla Casa di Pony. Mancavano solamente tre settimane per il suo matrimonio.
La giovane osservò dal primo momento del suo arrivo che un altro bouquet di rose rosse, identico a quello precedente, era ancora sul tavolo, ma Miss Pony le fece un cenno alle spalle di Candy, in modo che ragazza non dicesse nulla al riguardo.
- Vedo che l’ammiratore misterioso ha continuato ad inviare gli stessi fiori - disse alla fine la ragazza alla vecchia, quando Candy era uscita a visitare i suoi pazienti durante il pomeriggio. Candy ancora insiste sull'idea che si tratta di un errore o un di semplice gesto di ringraziamento di qualche antico paziente?
- No. Ora non dice niente - disse la vecchia sospirando. Specialmente da quando i biglietti hanno iniziato ad arrivare con più del semplice nome di Candy impresso in loro.
- Allora sapete chi li manda? chiese Annie ancora più incuriosita.
- No, figliola. I fiori continuano ad arrivare senza mittente, però - la vecchia dubitò per un attimo - una volta recitavano una poesia che ha lasciato Candy molto inquieta e da allora ogni volta che arriva un altro mazzo, viene accompagnato da messaggio criptico che Candy non condivide e che la mette triste o di mal umore. Dice che non è nulla, ma non può trarci in inganno.
Annie rimase in silenzio. Per un momento la sua mente giunse alla stessa congettura alla quale Suor Maria e Miss Pony era arrivate prima, ma come loro, la respinse immediatamente. Non poteva essere. . . e se fosse così, sarebbe stato triste e deplorevole.
- Forse è qualcuno che Candy ha incontrato una volta - osò dire a voce bassa. Forse qualcuno a cui lei non è interessata e la fa stare male la sua insistenza. L'uomo si annoierà e la lascerà un po'in pace.
- Forse, figliola, forse -rispose la vecchia, ma nessuna delle due donne si ritennero soddisfatte della spiegazione.
Il carretto marciava rumorosamente lungo la strada di ritorno alla casa. La notte calda cadeva già sulla campagna e gli aromi primaverili popolavano il silenzioso ambiente. Sommersa nelle sue elucubrazioni Candy tornava alla sua casa.
"Invano ha tentato il cuore di cambiare la sua rotta. È stanco della scabrosa impresa di negarsi. Potrei forse tornare sui miei passi? "
La mente della giovane aveva imparato a memoria ognuno dei messaggi ricevuti, tormentandosi nel ripeterli nelle ore silenziose della notte. Ogni nuovo messaggio la puniva, la riempiva di speranze dimenticate e la gettava nella disperazione.
"Non dimenticherò mai la prima particella di luce che illuminava la tua forma sotto il cielo estivo".Ogni parola parlava al suo cuore segnalando angoli segreti della memoria. Non c'era mittente sui biglietti, ma tra i messaggi che arrivavano era ogni volta sempre meno necessario un nome in calce.
"Ricordo i tramonti abbiamo vissuto insieme. Ricordo suoni di libellule in volo. Ricordo la scia profumata del rosmarino. Lo ricordi anche tu?"Per alcuni giorni lei aveva smesso di pensare che quella fosse solo una mala parata. Tuttavia, anche se la certezza era ogni volta più forte, lo era anche l'amarezza di sapere che gli ostacoli di prima ancora esistevano. Candy non riusciva a capire perché quei messaggi avessero osato violare la distanza concordata.
"La pioggia si fonde nella superficie della baia. Tutti gli anni passati si diluiscono allo stesso modo nella mia memoria e ritornano all'ultimo istante in cui ti ho visto. . . Tu, tutto si riduce a te. "Infine quella stessa mattina un ultimo messaggio era arrivato per confonderla ancora di più:
"Sono passati 1216 giorni da allora. Oggi è il 20 aprile. Presto smetterò di contare i giorni ".Candy suppose che il messaggio insinuasse una scadenza imprecisa, ma una scadenza alla fine. Allo stesso tempo desiderava e temeva il giorno del suo compimento.
Candy tamburellava il tavolo con la sua mano guantata. Amava Chicago, ma aveva perso l'abitudine alla frenesia delle grandi città. Odiava lo sguardo insistente dei frequentatori del caffè che l’avevano seguita dal suo ingresso nello stabile, ben sapendo chi fosse e quanto fosse quotata la sua presenza. Odiava la pressione del corsetto, il mormorio delle sottogonne inamidate sotto la gonna mentre camminava e l'incapacità di passare inosservata, per affrontare la sua identità di figlia degli Andley. Ma per Annie era disposta a sopportare tutto questo, mentre sorseggiava con eleganza il tè che le avevano servito. Dopo tutto, solo fra pochi giorni ci sarebbe stato il matrimonio e poi sarebbe potuta tornare al ritiro pacifico della sua vita fra le montagne.
- Non sai come sei bella con questo colore - le diceva Annie orgogliosa della sua scelta. Il rosa malva è il colore delle bionde.
- Ti sembra? chiese Candy distratta.
- E con il cappello che hai scelto da abbinarsi sembri un angelo. Dovresti vestirti in modo più formale in seguito.
- Sì, sicuramente mi vedrei molto bene con cappello e guanti di pizzo, quando mungo le vacche o lavo la biancheria da letto dei bambini - rise la ragazza con ironia.
- Sei impossibile! si lamentò Annie brandendo il cucchiaio con cui si era servita una zolletta di zucchero.
Volgendo gli occhi in un segnale malizioso Candy era sul punto di fare la linguaccia all’amica dimenticando la compostezza che doveva conservare in pubblico, quando il cameriere si avvicinò a lei con un vassoio d’argento.
- La signorina Candice White Andley? chiese l’uomo.
- Sono io - rispose la bionda con semplicità.
- Questo messaggio è per lei - disse l'uomo lasciando sul tavolo un foglio di carta piegato a metà e ritirandosi in seguito discretamente.
Incuriosita, Annie guardò la sua amica interrogandola con gli occhi. Candy era paralizzata.
- Non pensi di leggere il messaggio? chiese Annie, incuriosita.
La giovane non rispose. Con mano insicura dispiegò la carta. Le lettere così tracciate esplosero davanti ai suoi occhi. Ogni tratto e ogni accento parlavano per loro stessi. Le parole del messaggio erano solo dettagli. Bastava solo vedere le lettere di chi aveva scritto per capire tutto con totale certezza.
" Non ho potuto custodire la promessa che ti ho fatto. Non sopporto più questa distanza. "Candy sollevò lo sguardo e cercò tra i tavoli del caffè. Osservò le sagome di ogni uomo, seguì le linee di ogni spalla mascolina e non trovò il dettaglio particolare che cercava. Non era lì, però c’era stato.
- Che dice, Candy? insistette Annie ancora più preoccupata per il pallore del viso della sua amica.
- È solo una nota. . . del gestore del ristorante -rispose Candy balbettando.
- Ma cosa può dire il gestore per metterti così nervosa? indagò Annie tra lo scetticismo e la preoccupazione per la sua amica.
- Pare che conosca Albert -improvvisò Candy rapidamente - vuole mandargli i suoi saluti, ma. . .
- Ma che cosa, Candy?
- Beh, è che temo di compromettere Albert. Tutti si avvicinano a lui per chiedergli favori - spiegò Candy soddisfatta di poter produrre una scusa coerente. - Annie, per favore, paghiamo il conto e andiamocene adesso. Non voglio che il gestore si avvicini al tavolo sollecitando di vedere Albert.
- Va bene. Si farà come dici tu -rispose Annie affrettandosi a lasciare un biglietto sul tavolo e raggiungere Candy, che si era già alzata e si dirigeva verso l'uscita del ristorante, come se stesse fuggendo dal suo peggior nemico. Per la prima volta nella sua vita Annie sentì che Candy le aveva mentito.
Il vestito riposava sul manichino, stirato e inamidato, fino al punto della massima perfezione. Il bouqué con piccoli lirios legati da nastri di pizzo francesi e taffettà che poggiava sul tavolo era l'unico tocco decorativo sulla seta verde pallido. Candy sapeva che Annie aveva scelto il colore solo per evidenziare gli occhi della sua dama di compagnia.
- È curioso - pensò Candy sedendosi sul divano vicino alla finestra, mentre contemplava il suo abbigliamento in mezzo all’ombra della sua stanza - improvvisamente mi sento entusiasta di tutta questa faccenda. – È un brutto segno - si diceva la ragazza - era da molto tempo che non mi preoccupavo di apparire carina. Non devo permettere che questi pensieri si installino così facilmente dentro di me. Io non posso permettermi il lusso della civetteria. . . Ora meno che mai.
Detestava quella sensazione di disagio che non l’aveva lasciata negli ultimi due mesi. Per tre anni la sua vita era trascorsa tranquilla e silenziosa, piena di progetti quotidiani e di piccoli obiettivi. Era riuscita a vivere lontana dalle palpitazioni e dalle inquietudini di altri tempi. . . tutto era stato così fino all'arrivo delle rose rosse, delle poesie, delle note, e ora l’inquietante messaggio che il cameriere le aveva consegnato.
Ora non aveva alcun dubbio su chi ci fosse dietro tutto questo. No, dopo aver visto le sue lettere impresse con spudorata semplicità e con un inconfondibile carattere in ogni riga del messaggio. Rimaneva solo da scoprire il motivo per cui lui avesse deciso di rompere il patto di silenzio in modo tanto melodrammatico.
La giovane non poté evitare che un sorriso ironico le si disegnasse sulle labbra. Era tipico di lui ricorrere a quegli usi narrativi e, se la situazione non fosse stata così triste, sicuramente lei avrebbe trovato che la situazione era al tempo stesso divertente e lusinghiera. Ma, stando le cose come realmente erano, lei sapeva che tutto quel rompicapo non poteva finire che come ognuno degli episodi d’amore della sua vita. Quando lui avesse deciso di presentarsi a lei, avrebbe dovuto fare ciò che si doveva; rinunciare e lasciarlo andare di nuovo. Alla fine, tutto sarebbe stato un disastro ancora più doloroso di quello precedente. Lo odiava. Lo odiava per l’irresponsabile e l’irrispettoso che era e odiava se stessa perché la propria natura la obbligava a non perdere il significato di ciò che era giusto.
- Ti avevo già detto che sei così bella che se tu non fossi la mia figlia adottiva il mio cuore sarebbe in pericolo di morte? sussurrò Albert all'orecchio della ragazza mentre le offriva il braccio per entrare nella chiesa.
- No, ma se tu non fossi mio il mio amico e fratello, forse ora sarei gelosa di tutte queste ragazze che ti assediano con le quali tu giochi a non farti catturare - rispose Candy contenta di aver fatto arrossire il suo amico.
- Non dire altro, signorina - disse lui cambiando argomento. Il padrino e la damigella d'onore devono fare il loro ingresso trionfale in questo momento e non voglio che i due arrivino in ritardo - rispose lui con un sorrisetto, mentre scortava orgoglioso la sua cara Candy per il corridoio centrale del locale.
La cerimonia fu meravigliosa e commovente come ci si poteva aspettare. Lo sposo era nervoso, la sposa raggiante, la madre di lei piangeva in silenzio, il padre sembrava malinconico e orgoglioso al tempo stesso, il padrino fu sul punto di dimenticare gli anelli e la damigella d'onore era tutta sorrisi nel suo regale abito verde… sorrisi disegnati solo superficialmente, sorrisi che nessuno poteva indovinare fossero il travestimento studiato di una perenne tristezza. Sembrava che le tenere promesse d’amore che si stavano giurando congiurassero contro Candy.
"Archie e Annie hanno viaggiato insieme per un lungo cammino”, meditava Candy nell’osservare gli sguardi di tenerezza che si scambiano gli sposi davanti all'altare. Lei sapeva che durante i primi anni il cuore di Archie non era stato coinvolto in quell’impegno. Tuttavia, la devozione costante di Annie aveva finito per conquistare il suo affetto nel modo più forte possibile. Sì, Archie e Annie si sposavano per l'amore più puro e vero che poteva esistere tra un uomo e una donna. Il loro affetto era la prova indubitabile che il cuore può cambiare rotta.
Perché, allora, quell’altro cuore che lei credeva fino a pochi mesi fa ignaro e lontano, si ostinava a voltare il viso verso passioni che dovevano essere già morte? Era veramente snervante che simili considerazioni le stessero rovinando il piacere di vedere consumata la sua prima grande vittoria come mediatrice. . . ed era un’orribile disgrazia amareggiarsi il momento, pensando che lei non avrebbe mai potuto occupare il posto che ora Annie occupava. . .
"In un certo senso è sempre stato così" pensò Candy, irritata con se stessa, "Lei ha sempre finito per avere tutto ciò che io una volta volevo per me, ma è curioso che mai come ora mi sia sentita veramente gelosa della sua fortuna. . . “
(1)Sonetto n. 26 W. S.
Consiglio di leggerla lasciando in sottofondo il brano, io ancora non mi sono ripresa....