Candy Candy

LA NOSTRA NOTTE - versione revisionata, FF completa

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Tinette
view post Posted on 8/6/2010, 18:33     +4   +1   -1




LA NOSTRA NOTTE



Premessa: Ho scritto la prima parte della fanfiction nel 2001 ma poi, presa da altre cose, l'ho abbandonata, dimenticandomi persino della sua esistenza (all’epoca l’ho inviata così com'era a “Il mondo di Elena”, il sito di Elena Romanello. Infatti è stata pubblicata lì, e ancora lì si trova, nella sezione manga e anime).
Dopo otto anni mi è venuta voglia di riprenderla in mano e di apportare qualche lieve modifica, più che altro a livello stilistico. Per il resto la lascio tale e quale. L'inizio è ambientato a New York, nella notte dell’addio tra Candy e Terence. Ho apportato una piccola (si fa per dire) variazione rispetto alla storia originale: in pratica dico come avrei tanto desiderato che andassero le cose quella notte tra i nostri eroi, almeno quella notte…Ho cercato di conservare il più fedelmente possibile i caratteri di Candy e Terence per come risultano dal manga e dall’anime (lo dico giusto per puntualizzare che io personalmente non condivido affatto il giudizio buonista di Candy su Susanna ^_^ ): spero di essermici perlomeno avvicinata.
Grazie all’incoraggiamento di alcune amiche terenciane e a una ritrovata ispirazione (per quanto tardiva: sono passati otto anni!), tra l’autunno e l’inverno scorsi mi sono decisa a concludere la ff perché in effetti la prima parte lasciava le cose troppo in sospeso. Posto qui di seguito l’intero racconto, per chi eventualmente avesse voglia di leggerlo (qualcuno già lo conosce). Quando l’ho scritto, la mia principale fonte d’ispirazione è stata l’anime perché non avevo ancora letto l’intero manga, ma dopo aver colmato questa grave lacuna (grazie a Esther per i volumi da lei tradotti in italiano e a quelli restanti che ho recuperato in francese), di recente ho cercato di correggere le allusioni ai passaggi in cui l’anime si è allontanato dall’opera di Mizuki/Igarashi (ad esempio nel riferimento al luogo in cui è avvenuto il primo bacio tra Candy e Terence)…naturalmente solo laddove è stato possibile perché poi la mia mente contorta è deviata in tutt’altra direzione rispetto sia alla versione fumettistica che a quella animata! :sorrisone:
Ringrazio ancora Esther di avermi dato l'autorizzazione a postare la ff revisionata nel suo splendido forum! ;)

Buona lettura.

PS: se vi va bene, dal momento che la ff è finita cerco di postarne una parte ogni giorno, un po' come ha fatto recentemente la nostra Marika con la sua.
Inizio oggi con l'inserire la prima parte, quella del 2001...




“E’ finita. Ora è davvero finita.”

Appoggiata alla porta di quella stanza d'ospedale, il cappotto in mano, Candy rifletteva tristemente sulla propria situazione, su quella di Terence ma soprattutto su quella di Susanna. Già, Susanna. Una ragazza bella, sensibile, di talento: sarebbe diventata una grande attrice, se il destino fosse stato meno crudele. Ora invece, a causa di quel tragico incidente, sarebbe rimasta menomata per sempre.

“Priva di una gamba...mio Dio!”

Candy rabbrividì. Si accorse di aver giudicato male Susanna: l'aveva considerata egoista, meschina, priva di scrupoli nello sfruttare la disgrazia capitatale in modo da tenere Terence legato a sé, facendo leva sul senso di colpa del giovane. Lei, Candy, venutane casualmente a conoscenza nell'anticamera del teatro, si era precipitata in ospedale proprio per parlare con Susanna, per convincerla che non era giusto distruggere la vita di Terence, costringerlo a starle vicino per una fatalità di cui lui (come nessuno del resto) non aveva alcuna colpa. E invece...
Candy aveva ancora impressa nella mente l'immagine di Susanna protesa sul ballatoio dell'ultimo piano di quell'ospedale, nel tentativo di buttarsi di sotto. I capelli biondi che si agitavano furiosamente al vento, la neve che da giorni non dava tregua e continuava a scendere, a scendere...Susanna era pronta a sacrificare la sua vita pur di non rovinare quella di Terence. Susanna amava Terence, sì, l'amava davvero. Il suo non era solo un capriccio, era amore vero.

“Ne ha più bisogno lei di me”, concluse con un sospiro.

Pochi minuti prima Susanna l'aveva ringraziata, non solo per averle salvato la vita ma anche (o soprattutto) per il sacrificio a cui la ragazza si sottoponeva, per lei: rinunciare a Terence, all'uomo che anche Candy amava.
E pensare che era venuta a New York con la convinzione che da quel momento in avanti lei e Terence si sarebbero finalmente riuniti, dopo mesi di lontananza e di semplici contatti epistolari, per non lasciarsi più. Tutti erano convinti di questo, non solo lei: Albert, Annie, Archie, Patty, Stear...I suoi amici più cari temevano addirittura che Terence non l'avrebbe più fatta tornare a Chicago, una volta riavutala con sé. Stear poi (caro Stear!), alla stazione, poco prima della partenza, le aveva regalato un piccolo carillon. Aveva un'espressione così strana quando glielo aveva dato...Candy non riusciva a spiegarsi il motivo di quel vago disagio che l'assaliva al pensiero di Stear e dell'ultimo incontro con lui...Era come un presentimento, un'angoscia che lei sapeva irrazionale ma che c'era, per quanto inspiegabile in quel momento.

"Devo tornare a casa."

Candy scosse la testa. Non era il momento di pensare ai suoi amici. Prima doveva affrontare Terence, guardarlo in faccia senza piangere (Dio solo sapeva quanto le sarebbe costato!) e dirgli addio per sempre. Si staccò dalla porta e si avviò verso la scalinata. Si fermò di colpo. Terence era lì, in cima. Il viso pallido, stravolto. L'aspettava.
Candy deglutì per prendere coraggio. Avanzò verso di lui.

- Susanna ti sta aspettando - gli disse.
- Andrò da lei più tardi...Candy, io devo parlarti.
- Non devi dirmi niente, Terence. Susanna ha bisogno di te. Lei ti ama, ti ama davvero. Sai, io al posto suo non credo che sarei stata così coraggiosa...
- Candy... - la interruppe lui.
- Dovevamo vederci, e ci siamo visti. E' stato bello. Ma ora devo tornare a casa: il mio lavoro, e Albert, mi aspettano. Buona fortuna, Terence. Auguro a te e a Susanna tanta felicità... - e si affrettò per le scale.

Si era accorta che la voce le stava mancando, nel pronunciare queste ultime parole, e non voleva che il giovane la vedesse piangere. Aveva cercato di essere breve, di dire le cose essenziali serenamente. Voleva scappare perché non sopportava di guardarlo negli occhi e di dirgli addio, non sopportava di staccarsi da lui per sempre…ma sentiva dei passi dietro di sé. Terence la stava seguendo per le scale e ben presto la raggiunse. Candy si sentì afferrata per la vita, le mani di lui la cingevano in un abbraccio disperato.

- Io non voglio che tu te ne vada! Vorrei che il tempo si fermasse in quest'istante, vorrei che al mondo ci fossimo solo io e te - sussurrò la voce di lui, rotta dall'emozione.

Candy lo sentì piangere. Piangeva anche lei. Le lacrime le scivolavano lungo le gote e scendevano giù, fino a bagnare le mani di Terence, che continuavano a stringerla per la vita.

"Caro...mi ami, lo so. Anch'io ti amo, ma purtroppo dobbiamo lasciarci. Com'è crudele la vita!". Lo pensò, ma non lo disse.

All'improvviso sentì la stretta di Terence che si allentava; il ragazzo la girò lentamente verso di sé. Con dolcezza le sollevò il mento, costringendola a guardarlo negli occhi, cosa che lei, fino a quel momento, aveva cercato disperatamente di evitare.

- Promettimi che cercherai comunque di essere felice - le disse, guardandola intensamente.

Un attimo di silenzio, ma che sembrò un'eternità.

- Promettimelo - insistette Terence.
- Sì, Terence, te lo prometto. Sii felice anche tu - e con queste ultime parole si staccò da lui, correndo verso l'uscita e sparendo nella notte.

Era già buio, quando Candy tornò in albergo. Avrebbe voluto andarsene subito da New York, da quella città spietata che le aveva portato via il suo amore. Sarebbe partita col primo treno, se in quel momento avesse avuto la propria valigia con sé; quest’ultima però si trovava in hotel, e inoltre non era ancora pronta. Vista l'ora, la ragazza decise di partire l'indomani mattina, col primo treno. Ora avrebbe riunito le proprie cose e poi, almeno per un paio d'ore, avrebbe cercato di riposare, anche se già prevedeva una notte insonne. Troppi pensieri affollavano la sua mente e tutti erano incentrati su un unico oggetto: Terence.

Terence sul piroscafo che li portava in Inghilterra, il loro primo incontro: in quell'occasione lui l'aveva chiamata per la prima volta "Signorina Tuttelentiggini", prendendosi gioco di lei...Quanto si era arrabbiata allora e in seguito, ogni volta che lui l’aveva chiamata così!

Terence a Londra, alla Royal Saint Paul School: arrogante e generoso nello stesso tempo, sempre pronto a correre in suo aiuto, quando Iriza e Neal la tormentavano con la loro cattiveria gratuita. Quante volte avevano scherzato e litigato, loro due soli, seduti sull' "altra collina di Pony"!

Terence alla Festa di Maggio. Il primo bacio. Candy sorrise tra sé: quel bacio l'aveva colta alla sprovvista e il povero Terence aveva pagato con un sonoro ceffone la sua impudenza! Ripensandoci a posteriori, Candy aveva poi capito di non essere mai stata davvero offesa con lui, per quel bacio: si rendeva conto di aver avuto una reazione eccessiva, dettata però dal turbamento, non dall’ira. Non poteva immaginare, allora, che quel loro primo bacio sarebbe stato anche l'ultimo...

Terence in Scozia. L’astio nei confronti della madre Eleonor Baker e la successiva riappacificazione tra quest'ultima e il figlio. Il castello dei Grandchester, il camino davanti al quale si era seduta con lui, avvolta nella vestaglia di Eleonor, come se fosse la vigilia di Natale. E le risate, gli scherzi in riva al lago…

Terence che abbandonava la Saint-Paul School, per salvarla dall'espulsione causatale dalla perfida Iriza: solo allora, vedendo la nave che portava il giovane lontano da lei, Candy si era resa conto di amarlo con tutta se stessa.

Terence in America. Subito dopo la partenza del ragazzo, anche lei aveva lasciato Londra per far ritorno a casa. Terence era stato alla Casa di Pony pochi minuti prima di lei: pochi dannatissimi minuti, sufficienti però a far sì che loro due non s'incontrassero.

Il resto era storia recente: la compagnia di Terence giunta a Chicago per uno spettacolo, il loro incontro mancato, per l'ennesima volta sfumato per un soffio (solo un incrociarsi di sguardi da lontano, mentre già il treno era in corsa). E poi le lettere che si scrivevano con assiduità, e infine il tanto sospirato incontro a New York per la prima di "Romeo e Giulietta", un incontro tanto desiderato da entrambi ma che purtroppo aveva avuto un epilogo tanto crudele quanto inaspettato.

L'improvviso bussare alla porta scosse Candy dai suoi pensieri, facendola ritornare dolorosamente al presente. Chi poteva essere, a quell'ora?

- Chi è? - chiese, sorpresa.
- Apri, Candy. Sono Terence.
“Terence? Ma cosa...”, si disse. Aprì.
- Che è successo? Che ci fai qui? Susanna sta male..? - la voce di Candy era allarmata.
- No, no...Susanna sta bene. Ora dorme. C'è sua madre con lei.
- Ma tu...perché sei venuto? Non è opportuno che tu stia qui. Ti prego, Terence, vattene subito!
- No, io non me ne andrò...non me ne andrò prima di averti parlato, prima di averti detto quello che sento per te! Candy, io non te l'ho mai detto, non ti ho mai detto che ti amo. Io ti amo, Candy.

Era vero. Terence non le aveva mai detto che l'amava. Non con le parole, almeno. E neanche lei aveva mai detto a lui che lo amava. Non ce n'era bisogno. Entrambi erano perfettamente consapevoli dei sentimenti che provavano l'uno nei confronti dell'altra, anche senza esserselo mai detti chiaramente come fanno di solito tutti gli innamorati. Del resto la loro era stata una storia atipica fin dall'inizio. Tutti gli amici davano per scontato che Terence e Candy si appartenessero. Fidanzati a distanza. Fidanzati senza essersi mai scambiati neppure un bacio (dopo quel bacio famoso alla Festa di Maggio). Fidanzati che si scambiavano lunghe lettere: lettere allegre, spiritose ma tanto pudiche...non erano certo i classici messaggi d'amore che solitamente si scambiano gli innamorati! Sentirsi dire da Terence, e in quella maniera così appassionata, che lui l'amava le diede una gioia indescrivibile. Ma bisognava tornare alla dura realtà. Distolse lo sguardo.
Terence la guardava con aria interrogativa.

- Hai sentito che cosa ho detto, Candy? - la incitò.
- Terence, ti prego... - cercò di glissare lei.
- Io ti amo, e mi sento morire al solo pensiero che ora sparirai dalla mia vita, che non ti rivedrò mai più!
- Terence, devi pensare a Susanna...
- Al diavolo Susanna! - l'interruppe lui, con uno scatto d'ira. Si ricompose subito, e continuò: - Perdonami, Candy, non volevo dirlo ma...Susanna mi avrà accanto per tutta la vita mentre tu...io ti perderò...Maledizione, Candy, è te che voglio, lo capisci? Io non amo Susanna, non l'amerò mai perché io...perché io amo te, solo te.

Pronunciò queste ultime parole con voce flautata. Accortosi che Candy si ostinava a tenere gli occhi bassi, le sollevò il mento costringendola a guardarlo negli occhi. Lo stesso gesto che aveva fatto meno di un'ora prima, sulla scalinata dell'ospedale.

- Dimmi che anche tu mi ami...ho bisogno di saperlo! Dimmelo, e vivrò di quest'istante tutta la vita!*
- Terence…
- Dimmelo, Candy, dimmelo!
- Ti amo.

Due sole parole. Due semplici parole che però furono una liberazione per entrambi. Per quanto sollevata, Candy fu la prima a tornare bruscamente alla realtà e ad allontanarsi da lui.

- Ti amo, sì...ma è un amore senza speranza. Non c'è futuro per noi. Ti prego, ora vattene Terence! Non rendere tutto più penoso di quanto non lo sia già!

La voce le tremava. Lui le si stava avvicinando pericolosamente, reso ardito dal sentire le parole tanto desiderate dalla donna che amava. La ragazza indietreggiò, ma lui l'attirò a sé.

- Voglio baciarti, Candy...e lo vuoi anche tu! Stavolta non accetterò di essere schiaffeggiato! - e così la baciò.

Era un bacio appassionato, languido e sensuale, molto diverso da quell'altro bacio, il primo bacio di Candy. Quel bacio a Londra, per quanto dolce e tenero, aveva disorientato Candy perché non se lo aspettava e infatti allora aveva reagito violentemente a causa della sorpresa. Adesso però...questo bacio era voluto fortemente da entrambi, anche da Candy che infatti lo ricambiò con ardore. Si staccarono a fatica, il respiro corto. Candy si sentiva venir meno, non aveva mai provato niente di simile in vita sua. Si staccò da lui a viva forza, spaventata da quel turbine di emozioni sconosciute. Cercò di riprendere il dominio di sé.

- Basta, Terence, ora vattene, ti prego!
- No, non me ne andrò! - ribattè lui, stringendola di nuovo a sé.

Con voce vellutata le sussurrò all'orecchio: - Ti voglio Candy! Ti desidero più di qualunque cosa al mondo...Voglio fare l'amore con te - e presala tra le braccia, la portò nella stanza attigua, la adagiò sul letto con dolcezza e cominciò a spogliarla lentamente, senza smettere di tempestarla di piccoli baci.
Candy avrebbe voluto respingerlo, mandarlo via, impedire a lui e a se stessa di commettere quella pazzia...sapeva però che non ci sarebbe riuscita perché in quell'occasione finalmente il cuore avrebbe avuto la meglio sulla ragione, l'inconscio avrebbe avuto la meglio sulla coscienza, i sensi avrebbero avuto la meglio sull'autocontrollo. La piccola Candy, la pupilla di Miss Pony e di Suor Maria, voleva sentirsi finalmente donna fra le braccia dell'uomo che amava, anche se solo per una volta...

“In fondo questa sarà l'unica volta”, ebbe appena il tempo di pensare, prima di abbandonarsi completamente alla passione.

§

- A cosa pensi? - le domandò Terence molte ore dopo, vedendola sorridere. Erano ancora abbracciati, stesi in quel letto d'albergo. Dopo l'amore. Dopo la loro prima volta. Entrambi troppo felici per riuscire a prendere sonno.
Candy non rispose, ma accentuò il sorriso. La testa poggiata sulla spalla di Terence, la mano di lui che le accarezzava la schiena.

Terence insistette: - A che pensi? - incuriosito da quel sorrisetto divertito.
- Penso a Suor Maria - confessò lei infine.
- COOOSA??!! - Terence sgranò gli occhi, per poi scoppiare in una sonora risata e ribattere, ancora incredulo: - Fare l'amore con me ti fa pensare a una suora??!! Povero me...questo mi preoccupa alquanto!

Candy si unì alla sua risata, ma poi precisò: - Che stupido! Pensavo a Suor Maria in un altro senso...voglio dire, pensavo: 'Chissà cosa direbbe Suor Maria, se mi vedesse in questo momento...la sua piccola Candy a letto con uomo, e senza essere sposata! Come minimo stramazzerebbe a terra per lo choc!' Ecco, a questo pensavo...
- Già, la morale cattolica e le sue costrizioni...
- Dimenticavo che con le suore tu non hai un bel rapporto! - sogghignò Candy.
- Alludi a Suor Grey? Beh, in effetti le ho dato del filo da torcere, povera donna...Tutto sommato non era malvagia, ma solo troppo rigida nelle sue posizioni...La tua Suor Maria, comunque, mi sembra molto diversa...più dolce e disponibile.
- Oh sì...è dolce e disponibile, ma anche tanto testarda! Non credo che approverebbe quello che ho fatto, ma sai una cosa? Per la prima volta in vita mia non m'importa! Non avrei mai creduto di dire un giorno queste cose, eppure è così! Per tutta la vita ho cercato di fare del mio meglio per essere come Miss Pony e Suor Maria, per essere degna della loro stima. Loro sono sempre state il mio modello di riferimento, moralmente parlando. Ho deciso di diventare infermiera per assomigliare a loro, in qualche modo, prendendomi cura di chi ne ha bisogno…Sia chiaro, io adoro il mio lavoro! A parte questo, però, oggi ho capito che per quanto io le ammiri, per quanto io voglia bene a entrambe, io non sarò mai come loro...Voglio dire che io non sono Miss Pony, io non sono Suor Maria...io sono semplicemente Candy, una donna. Una donna innamorata, una donna che ama. Quello che loro chiamano peccato, io lo chiamo...amore.

Queste ultime parole le disse con voce sommessa, ma Terence le udì perfettamente. Le posò un bacio sui capelli, con tenerezza.

- Se solo potessi, Candy...io ti sposerei anche subito, e non perché lo dice la Chiesa o lo dicono Miss Pony e Suor Maria, ma perché è quello che più vorrei al mondo...perché vorrei che noi fossimo una famiglia...perché ti amo!

Non riuscì ad aggiungere altro. Gli bruciava troppo la consapevolezza che il suo senso del dovere nei confronti di Susanna gli avrebbe impedito di essere felice con Candy.
Ma questo Candy lo sapeva, e volle subito rassicurarlo: - Non devi sentirti in colpa, Terence. Per quanto mi rattristi sapere che per noi due non c'è futuro, io non mi pento di questa notte. Non mi pento di essere stata tua almeno una volta. Questa è la nostra notte, Terence, soltanto nostra. I pregiudizi, la paura del futuro, la solitudine non riusciranno a rovinarla. Pensa a questo ora. A nient'altro.

Il giovane approvò, affascinato da quella nuova Candy, sempre dolce e coraggiosa e determinata, ma più donna, più decisa a dar voce alla propria volontà, anche se solo per una volta.

- Hai ragione. E' la nostra notte.

E la baciò di nuovo, dopodiché si amarono ancora, quasi con disperazione, per scivolare poi dolcemente nel sonno, abbracciati l'uno all'altra.
Quando la mattina dopo Terence si svegliò, Candy era già andata via, svanita nel nulla come un bel sogno.

CONTINUA...

*Citazione da "Via col vento" (lo dice Rossella ad Ashley)

Edited by Tinette - 8/6/2010, 20:00
 
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Pupavoice
view post Posted on 8/6/2010, 19:16     +1   -1




Amica carissima, è un piacere ritrovare qui il tuo splendido racconto :wub:

Vero, alcune di noi la conoscono ma sarà un piacere rileggerla ;)

Sono certa che questa vetrina così prestigiosa, sarà un'ulteriore occasione per valorizzare la storia che hai scritto con tanta passione ^_^

SPOILER (click to view)
fu proprio leggendo l'epilogo di questo bellissimo racconto che mi venne in mente di chiedere ad Esther l'autorizzazione ad usare la sua idea x trasformare le FF in E-Book, in altro luogo


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nannetta70
view post Posted on 8/6/2010, 20:14     +1   -1




Tinette Cara, che meraviglioso regalo image

Rileggo il tuo racconto molto volentieri e concordo con te quando parli di rapporti fra anime e manga. In ogni caso, la vera emozione è la personale interpretazione che ognuna di noi da a questa stupenda storia d'amore, anche se ci si dovesse concedere qualche licenza. Come vedi, poi alla fine convergiamo tutte verso lo stesso sogno, non importa quale strada decidiamo di percorrere per arrivarci.

Grazie carissima :wub: :wub:
 
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view post Posted on 8/6/2010, 21:02     +1   -1
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Che bello!!!!!!!!!!!!! :bravo: :bravo: :bravo: :bravo: :bravo: :bravo:

Non vedo l'ora di leggere il seguito....

E adesso passiamo ai ricatti: IO non vi ho fatto aspettare troppo quindi....a buon intenditor.....

:tella: :tella: :tella: :tella: :tella:


P.S. Domanda : ma SOLO alla Sig.ra Mizuki non è venuta in mente una conclusione del genere?
Ho letto nel Web che SE ripubblicherà il libro completo, darà molto spazio alla separazione di Candy e Terence...visto come poi ha concluso la storia, non è che abbiamo sofferto abbastanza? C'è bisogno di insistere? Rigirare il coltello nella piaga? Non è anche un po' sadica 'sta donna????????

A parte gli scherzi, ho letto anche che probabilmente verrà pubblicato solo in Giappone per il momento ma come ho già detto in un'altra occasione, in genere in Giappone c'è la versione bi-lingue così farò il possibile per farmene mandare una copia e poi lo tradurrò per voi anche se non so quanto ci metterò visto che parlano di 2000 pagine!!!.
 
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Lady Granchester
view post Posted on 8/6/2010, 21:15     +1   -1




Tinette amica mia, che gioia poter rileggere la tua magnifica storia image
E' vero in tante la conosciamo già, ma è così bella che merita di essere conosciuta e apprezzata anche in questo splendido forum.

In bocca al lupo carissima per questa nuova avventura image
 
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nannetta70
view post Posted on 8/6/2010, 21:29     +1   -1




CITAZIONE (Marika1945 @ 8/6/2010, 22:02)
P.S. Domanda : ma SOLO alla Sig.ra Mizuki non è venuta in mente una conclusione del genere?
Ho letto nel Web che SE ripubblicherà il libro completo, darà molto spazio alla separazione di Candy e Terence...visto come poi ha concluso la storia, non è che abbiamo sofferto abbastanza? C'è bisogno di insistere? Rigirare il coltello nella piaga? Non è anche un po' sadica 'sta donna????????

Pensare ad ulteriori particolari della separazione fra Candy e Terence, nella consapevolezza che la Miz non ha nessuna intenzione di cambiare il finale mi fa un tale male fisico che non sono sicura di volerli conoscere. Auguro al Forum di avere l'esclusiva al più presto, ma io mi benderò gli occhi e latiterò per un po' prima di prendere coraggio e guardare in faccia la realtà. La bambina che è in me prende troppo sul serio questa storia :molto triste: E per tirarsi su di morale rileggerà all'infinito tutte le FF di Alys, di Ody (ti prego scrivine un'altra come sai fare Tu), di Tinette, di Marika ecc. ecc. :baby:
SPOILER (click to view)
Chiedo scusa se sono andata OT)

 
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view post Posted on 8/6/2010, 21:52     +1   -1
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Io mi sto convincendo sempre di più sul sadismo ad alto livello....
Ho riletto ( tanto x tirarmi su il morale con un'altra bella botta di malinconia :infelice: ) ancora le lettere famose e mi chiedo con quale intento la Sig.ra Mizuki le ha scritte.
Prendiamo quella di e a Eleanor Baker: io madre , so cosa ha passato e sta passando mio figlio, lo so costretto a vivere una vita d'inferno con un'altra e la prima cosa che mi viene in mente è invitare la sua ex allo spettacolo, non solo ma pur di invogliarla a venire la mando pure a prendere con la macchina ( n.d.r. Chicago o/e la Casa di Pony distano circa 1500 km da NY, non so se mi spiego..stiamo parlando del 1918....viaggio di quattro giorni???? ).
Nei panni di Eleanor la cosa è plausibile = speranza che se si rivedono si rimettono insieme mandando al diavolo tutti e tutto ma la nostra cara sig.ra giapponese perchè l'ha scritta??????
Oltre a tutto, Candy risponde, com'è logico rimanda i biglietti e cosa dice? Se vengo, voglio rivederlo, etc.etc.
Che senso ha ? Non è felicemente innamorata di Albert????
E questo è solo quello che penso di una lettera, poi avrei da dire anche sulle altre , quindi insisto nel dire che la Sig.ra Mizuko è sadica!!!!!!!!Ci dà la carotina e poi...bastonata. GRRRRRRRRRRRRRR!

Nannetta cara, non so quanti anni hai ma senz'altro sei più giovane di me e potresti magari essere mia figlia ( sei del 1970? ) ..che devo dire io che alla mia veneranda età sono qui a pensarla esattamente come te? Mi è tornato il blocco allo stomaco che avevo trent'anni fa...ti dico solo questo!
 
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view post Posted on 9/6/2010, 09:13     +1   +1   -1
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Bene cara Tinette, mi fa molto piacere che vuoi condividere la tua opera anche in questa preziosa casa :wub:

Marika cara, Mizuki non ha MAI e dico MAI detto che Candy alla fine del manga è felicemente innamorata di Albert.....ha solo detto che ha scoperto che lui è il principe della collina e che Albert ha dei sentimenti per Candy, nati quando non ricordava chi era.
Tutto quello che ha scritto nelle lettere serve per non chiudere la storia e lasciare il finale aperto......Albert non si è dichiarato, Candy cerca di superare il dolore della separazione da Terry, Terence NON ha sposato Susanna.......

Personalmente vorrei leggere un approfondimento della separazione, soprattutto dei sentimenti dei protagonisti....perchè? Perchè Terence è stato infinitamente frainteso e ingiustamente accusato.
 
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view post Posted on 9/6/2010, 10:46     +1   -1
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Ciao Iorinda!


si lo so che il finale è aperto ma lascia intendere il binomio Albert-Candy perchè dovunque leggi sul Web, c'è questo intendimento e le critiche per il finale stravolto Candy-Terence proposto dal film e dal fumetto.......e sono passati trent'anni :infelice:
Se il libro era di qualcun altro intendevo queste lettere come una speranza perchè - secondo me - portano tutte a un lieto fine ( lieto x le terenciane accanite come me e parecchie di voi ) ma conoscendo la Sig.ra Miz ho il sacrosanto terrore di un sequel dove Candy è sposata ad Albert con un po' di figli e Terence sempre più disperato...
Sono un'inguaribile ottimista ( quando posso ) ma in questo frangente vedo tutto nero........... :molto triste: :molto triste: :molto triste:
Vabbè, viviamo sperando!!!!!!!
Buona giornata a tutte.
Qui a Milano ci sono 32° e una cappa che non vi dico!
Un abbraccio.
 
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Tinette
view post Posted on 9/6/2010, 19:53     +1   -1




Grazie a tutte voi per i vostri gentili commenti... :wub:
Continuiamo da questo post in poi con la seconda parte, 2009/2010: ^_^


§

Se n’era andata via così, in modo furtivo.
Non aveva voluto svegliarlo. Aveva rinunciato a salutarlo di persona e non era difficile capirne il motivo: voleva evitare un commiato che sarebbe stato straziante per entrambi. O forse la scelta di defilarsi era stata dettata dalla prudenza, dalla cautela, dalla paura di non riuscire fino in fondo a tener fede ai buoni propositi, se si fossero persi di nuovo l’uno nello sguardo dell’altra. Perché forse non avrebbero avuto la forza di lasciarsi davvero, se si fossero guardati ancora una volta negli occhi, dopo la loro prima notte insieme. Forse avrebbero deciso di vivere il loro amore alla luce del sole, trovando finalmente il coraggio di mandare al diavolo tutti gli ostacoli che a quell’amore si frapponevano: Susanna, il senso di colpa, il senso del dovere. Troppi forse, troppi se. Troppe illazioni che non avrebbero avuto risposta perché il dato di fatto era uno solo, inequivocabile: Candy era andata via. Era sparita dalla sua vita e stavolta per sempre.
Sul cuscino aveva lasciato un biglietto. Un laconico messaggio d’addio:

Custodirò per sempre dentro di me il ricordo della nostra notte. Addio.
Candy


Terence sospirò, immaginando che per lui sarebbe stato lo stesso: avrebbe gelosamente conservato dentro di sé il ricordo di quella stupenda notte, si sarebbe rifugiato in esso nei tanti momenti di sconforto che avrebbe vissuto, negli anni a venire. Vi si sarebbe crogiolato per non pensare - almeno quando fosse stato solo con se stesso - all’amore soffocante di Susanna, un amore che lui non avrebbe mai potuto ricambiare. Sì, paradossalmente il ricordo di quella notte con Candy sarebbe stato il suo tormento, ma anche la sua ancora di salvezza, la sua consolazione. Quel ricordo gli avrebbe impedito di impazzire. Sarebbe stato il suo oppio, perché si sarebbe inebriato di esso, per fuggire la realtà. Una realtà intollerabile, perché tale sarebbe stata una vita senza Candy. Solo la certezza di poter alimentare in solitudine almeno il ricordo di lei, dei suoi baci, delle sue carezze…solo questa certezza gli avrebbe permesso di sopravvivere. Almeno quel ricordo, nessuno poteva toglierglielo.

§

Il ritorno di Candy a Chicago era stato penoso. Allo stato di prostrazione emotiva nel quale si trovava si era aggiunta una febbre galoppante, causatale dalle tante ore passate fuori sotto la neve a New York e poi nello scompartimento gelido del treno. Era persino svenuta, proprio in treno, nel vano di passaggio tra una carrozza e l’altra, senza che nessuno si fosse accorto di nulla per diverso tempo. La locomotiva ormai stava entrando nella stazione di Chicago, quando il controllore e qualche passeggero sollecito finalmente la videro accasciata sul pavimento e la soccorsero. Era in pieno delirio, incapace di riferire le proprie generalità. Una lettera recante l’indirizzo degli Andrew trovata all’interno della valigia convinse i suoi soccorritori che quella ragazza apparteneva alla ben nota famiglia di Chicago: i suoi parenti furono subito avvertiti.
Quando Candy riprese conoscenza, nel letto di casa Andrew, trovò al suo capezzale Annie, Patty e Archie che la guardavano preoccupati. I suoi amici le raccontarono dello svenimento e del motivo per cui chi l’aveva aiutata aveva pensato di contattare gli Andrew, dopodiché loro tre si erano precipitati in stazione e l’avevano condotta lì. Candy tentò di alzarsi ma, vinta dalla febbre, si riaccasciò sul letto: era ancora troppo debole e stanca, terribilmente stanca. Nell’osservare meglio i suoi amici, si accorse che sul loro viso aleggiava un velo di tristezza. Credette di conoscerne la ragione.
“Sono in ansia per me. Hanno intuito il motivo per cui sono partita da New York all’improvviso…Vedendomi in queste condizioni hanno capito che tra me e Terence è tutto finito, per questo non mi hanno chiesto nulla. Non vogliono rinnovare le mie pene”, pensò. Per l’ennesima volta il suo spirito altruistico ebbe la meglio e per dimostrare loro che stava bene, che non dovevano preoccuparsi per lei, si sforzò di sorridere, di sembrare la Candy allegra di sempre. Solo allora notò l’assenza di Stear, cosa che le diede lo spunto per prorompere, con ironia:
- Ehi, ma dov’è Stear? Scommetto che è talmente impegnato a inventare qualche nuovo marchingegno diabolico che si è completamente dimenticato di me! Bell’amico! Patty, potresti andare a chiamarlo? Gli devo tirare le orecchie perché il carillon portafortuna che mi ha regalato qualche giorno fa in realtà non mi ha portato molta fortuna, anzi! Ma…Patty, che hai?

Candy s’interruppe, sorpresa. Patty improvvisamente era scoppiata in un pianto dirotto. Annie, premurosa, l’aveva abbracciata e tentava di calmarla; Archie era pallido in volto.

- Ragazzi, mi state spaventando…Perché Patty piange? E’ successo qualcosa a Stear? - chiese in tono ansioso.

Aveva capito che la reazione di Patty aveva qualcosa a che fare con l’assenza del ragazzo. Si sentì pervasa allora da una sensazione di angoscia, la stessa inspiegabile sensazione che aveva provato nel momento in cui Stear giorni prima l’aveva salutata davanti ai binari donandole quel piccolo carillon. “Il carillon della felicità”, così l’aveva chiamato. Le aveva detto: - Candy, questo è il carillon della felicità: ogni volta che sarai triste non dovrai far altro che ascoltare la sua musica. Vedrai che tornerai subito a sorridere! Sii felice, Candy!

Archie interruppe bruscamente questo ricordo, decidendosi a risponderle: - Stear è partito, Candy…è partito in guerra.

- Cosa?! In guerra?! Ma come…quando? Perché?

Candy era sconvolta. Mai si sarebbe immaginata una notizia simile: il suo amico Stear arruolato. Stear sul fronte. In guerra. GUERRA: che parola terribile! A essa Candy associava le idee di odio, violenza, sangue, morte. Nulla di più lontano dal carattere solare e amante della vita che aveva il suo amico. Ma com’era possibile che Stear avesse scelto di arruolarsi?

- Deve averlo deciso da tempo, ma non ha mai detto nulla a nessuno. Ci ha messo tutti quanti davanti al fatto compiuto, è stato irremovibile. Nessuno di noi è riuscito a persuaderlo. Ha aspettato che tu partissi per New York e solo allora ci ha informato delle sue intenzioni. E’ partito subito dopo per la Francia - continuò Archie.

Ma certo. Doveva aver già maturato questa decisione, quando si erano visti l’ultima volta. Ecco perché aveva insistito tanto per accompagnarla in stazione, la mattina della sua partenza per New York. Ecco perché le era sembrato così strano, così insolitamente serio. Ecco perché le aveva regalato quel piccolo carillon, accompagnando il dono con quell’augurio di felicità: sapeva che c’era il rischio di non vederla mai più, le stava dicendo addio!
Candy, pur attonita per la scioccante rivelazione, riuscì ad alzarsi dal letto e ad avvicinarsi a Patty, per abbracciarla e tentare di consolarla. Proprio in quel momento la porta si aprì e qualcuno fece violentemente irruzione nella camera: era la zia Elroy. Era livida in volto. Guardò Candy con odio, rivolgendole delle accuse atroci: - Esci subito da casa mia. Ogni volta che ti avvicini alla mia famiglia succede una disgrazia, c’è qualcosa di malefico in te! Ora anche Stear…il mio Stear…se n’è andato…in guerra! Potrei non rivederlo mai più! Mentre tu sei qui ad accentrare l’attenzione su di te, come sempre…come quell’altra volta, dopo la morte di Anthony…Vattene subito, non voglio vederti mai più! Non hai il diritto di stare in questa casa!

Era troppo. Già provata per la debolezza fisica e per lo stress psicologico a cui era sottoposta da ore, Candy non ebbe la forza di rispondere, di difendersi da quelle accuse agghiaccianti. Lo fecero i suoi amici per lei, protestando vigorosamente.
Il più fermo tra loro nella difesa della giovane fu Archie: - Ma zia Elroy, come può dire una cosa simile? Candy non ha nessuna colpa se Stear ha deciso di arruolarsi, non ne sapeva nulla esattamente come noi! Lei zia non ha nessun diritto di trattarla così, si ricordi sempre che lo zio William l’ha adottata e che le piaccia o no, Candy fa parte della nostra famiglia!
- Maledetto il giorno in cui William ha preso una decisione così sciagurata! - ribattè la vecchia matriarca.
- Zia Elroy!
- Ora basta Archie - implorò Candy, raccogliendo le scarse energie che le restavano per far sentire la propria voce, in quella querelle tra zia e nipote di cui lei era l’involontario oggetto di discussione. - La signora Elroy ha ragione: non ho più il diritto di stare in questa casa, ho scelto io di non far più parte della famiglia Andrew. Il signor William è al corrente della mia decisione: gli ho scritto tempo fa per comunicargli la mia rinuncia all’adozione. Signora Elroy, mi scusi per il disturbo che le ho arrecato. Lascerò subito la sua casa.

La zia Elroy non rispose e uscì dalla stanza senza voltarsi, palesemente scossa.

- Annie, Patty…per favore, potreste aiutarmi a vestirmi? Voglio tornare subito nel mio appartamento, ma mi gira la testa…non riesco a cambiarmi da sola. Archie, mi daresti un passaggio con la tua auto?
- Ma Candy, hai ancora la febbre, non ti reggi in piedi. Non è prudente che tu esca in queste condizioni, potresti avere un peggioramento…
- Non preoccuparti, mi coprirò bene e ce la farò. Una volta a casa Albert si prenderà cura di me.
- Sei sicura, Candy?
- Sicurissima. State tranquilli ragazzi. Ormai dovreste saperlo che ho la scorza dura!

Ben sapendo che era inutile tentare di far cambiare idea alla loro testarda amica, tutti e tre seppur a malincuore l’assecondarono. Archie uscì dalla camera e andò a preparare l’auto mentre Annie e Patty aiutarono Candy a vestirsi. Pochi minuti dopo l’automobile con i quattro giovani a bordo si allontanò da casa Andrew. Gli amici accompagnarono la ragazza nel suo appartamento, affidandola alle cure di Albert.

CONTINUA...
 
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view post Posted on 9/6/2010, 20:02     +1   -1
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GRAZIE!!!!!!!!!!

:mizia:
 
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Pupavoice
view post Posted on 9/6/2010, 20:16     +1   -1




Dopo la magica notte d'amore, il ritorno alla realtà, come una doccia fredda :o:
Mannaggia alla Zia Elroy image image

trattare così la ns. povera Candy :cry: che maniere :(

meno male che ci sono gli Amici e poi .... Albert, che farà di tutto per alleviarle il grande dolore e senso di vuoto che si è creato nel cuore di Candy, da quanto ha lasciato N.Y. e con lei Terence image image image come se non bastasse anche Stear partito in guerra :o:

Cute Thank You Graphic

 
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Tinette
view post Posted on 10/6/2010, 15:26     +1   -1




§

Era stato peggio del previsto il ritorno alla normalità, sempre che “normale” potesse definirsi un’esistenza scandita dalla routine come quella che gli si prospettava: le prove in teatro, le visite a Susanna, lo studio della nuova parte per l’indomani, il fiato sul collo della signora Marlowe, sempre pronta a rammentargli il debito di riconoscenza che lui aveva nei confronti della figlia:
- Glielo devi, Terence. Se tu sei sano e salvo lo devi al sacrificio di Susanna, non dimenticarlo mai. Il minimo che tu possa fare per ringraziarla è starle accanto. Ha bisogno di te, solo la tua vicinanza le infonde la voglia di continuare a vivere. Non abbandonarla Terence, la sua vita dipende da te.

Le tempie gli pulsavano. Era stata una giornata infernale, sembrava che non dovesse mai finire.
Non vedeva l’ora di tornare nel suo appartamento per buttarsi sul letto e dormire, lasciandosi alle spalle tutta la sofferenza che lo opprimeva. Le prove erano state un disastro perché non era riuscito a trovare la giusta concentrazione: aveva sbagliato una battuta dietro l’altra al punto che il capo della compagnia, esasperato, aveva deciso di annullare le prove stesse. Non aveva senso continuare quando l’attore principale era evidentemente fuori fase: - Torna a casa Terence e fatti una bella dormita. Oggi non sei in forma. Riprenderemo domani - gli aveva detto, dandogli una pacca sulla spalla.
Già, facile a dirsi. Gli sarebbe piaciuto tornare a casa, chiudere la porta al dolore e riposare, se non altro per recuperare le forze. Forse l’avrebbe anche fatto, se per strada non avesse incontrato fortuitamente la signora Marlowe, la quale era di ritorno dall’ospedale. Non aveva potuto reprimere un moto di fastidio nel vederla: “Non ho un attimo di pace. Questa donna mi perseguita”, pensò. Non aveva potuto esimersi dal fermarsi per salutarla e chiederle come Susanna avesse trascorso la notte. La signora Marlowe aveva risposto che nonostante le violente emozioni della sera precedente, sua figlia si era ripresa ed era riuscita a prendere sonno. Naturalmente lo aspettava quanto prima, aveva aggiunto. A Terence non era sfuggito il tono con cui la donna aveva pronunciato l’avverbio “naturalmente”: era un tono perentorio, che non ammetteva repliche. Era proprio la cosa più naturale del mondo che Susanna lo aspettasse e che lui non la deludesse: questo sembrava sottintendere quel “naturalmente”. In quel momento si era sentito invadere da una stizza così feroce davanti alla sicurezza arrogante della donna che avrebbe voluto disilluderla, gridarle in faccia tutta la propria frustrazione: “Ah sì? E’ naturale secondo lei che io rinunci all’amore della mia vita per stare accanto a sua figlia solo per pietà? E’ naturale che si pretenda questo da me? Mi risponda: è davvero convinta che sia così naturale?” Ma si era limitato a pensarlo, non aveva avuto il coraggio di dirlo. La signora Marlowe si era rallegrata del fatto che le prove a teatro fossero terminate prima del previsto: - Bene, così avrai più tempo da dedicare a Susanna. Potresti andare già adesso a trovarla: le farai una bellissima sorpresa! Non preoccuparti se arrivi in anticipo: ho ottenuto un permesso speciale dai medici affinché sia tu che io possiamo assistere mia figlia in qualunque momento.

E così, suo malgrado, si era ritrovato in ospedale da Susanna.
La ragazza in effetti era stata felice di vederlo prima del normale orario di visite. L’aveva accolto con gioia, come se niente fosse. L’aveva invitato a sedersi accanto a lei, gli aveva preso la mano. Non una parola su Candy, come se gli eventi della sera prima non si fossero mai verificati. Come se il semplice fatto di non nominarla fosse sufficiente a cancellarne il ricordo, se non addirittura l’esistenza. Susanna aveva parlato senza requie dello spettacolo del giorno precedente, supplendo al silenzio di lui. Con vivacità gli aveva riferito le ottime critiche da lei appena lette sui principali quotidiani, critiche lusinghiere specie nei confronti dell’interpretazione del giovane Terence Graham, “nuova stella del teatro americano”, “un eccellente, credibilissimo Romeo”, “degno figlio di Eleonor Baker”. Susanna sembrava un fiume in piena mentre lui, per quanto si sforzasse, non sapeva che dirle.
Lei doveva aver percepito il suo disagio, perché non si era opposta quando all’improvviso il ragazzo l’aveva interrotta per congedarsi, con la scusa della parte da ripassare per l’indomani, dati gli esiti deludenti delle ultime prove:
- Ma certo Terence, va’ pure. E riposati, sembri molto stanco. Grazie per la tua visita…e per tutto. A domani - e nel salutarlo aveva accompagnato le parole con un tentativo di carezza sui suoi capelli. Terence istintivamente si era ritratto, come infastidito da un gesto così confidenziale. La verità era che quel gesto l’aveva compiuto anche Candy, la notte precedente, la loro notte, e lui non voleva che alla carezza della donna amata si sovrapponesse quella di Susanna. Non poteva sopportarlo.

Una volta a casa si buttò sul letto. Solo allora, nel sollievo immediato che avvertì, si accorse di quanto avesse bisogno di riposare. Ma fu un sollievo istantaneo, perché a tormentarlo tornò il ricordo della scena di poco prima in ospedale: si rendeva conto di essere stato rude con Susanna, sottraendosi alla sua carezza, ma era stato più forte di lui reagire in quel modo, spinto dal pensiero che solo Candy avesse il diritto di toccarlo, di accarezzarlo. Candy. Impossibile non tornare con la mente a meno di ventiquattro ore prima, quando finalmente l’aveva tenuta tra le braccia, l’aveva amata, aveva goduto di lei. Quanto aveva desiderato quel momento! Quante volte, chiuso tra quelle quattro pareti, aveva fantasticato di possederla! Un sogno che infine si era realizzato, la notte precedente, ma a che prezzo…La loro prima notte insieme sarebbe stata anche l’ultima, questa era la dura realtà. Doveva rassegnarsi. Si alzò per bere dell’acqua, aveva la gola arsa. L’acqua non lo soddisfò. Cosa avrebbe dato per un po’ di whisky, anche solo un goccio! Forse ne aveva conservato una bottiglia, da qualche parte nella dispensa. No! Doveva resistere, rimanere lucido. Aveva faticato così tanto per togliersi il vizio dell’alcool e quello del fumo, non poteva ripiombare nel baratro! Cosa avrebbe pensato di lui Candy se l’avesse visto ubriaco? Aveva smesso da mesi sia di bere che di fumare proprio per essere degno di lei il giorno in cui si fossero rivisti, per dimostrarle che non era più il ragazzo vizioso che aveva conosciuto a Londra. Un’altra vocina insinuante dentro di sé però lo spingeva a concedersi quel diversivo, dopotutto che male potevano fargli poche gocce? “Bevi Terence, ti aiuterà a dimenticare. Lei se n’è andata, non la rivedrai mai più. Non saprà mai quanto tu sia caduto in basso. Bevi.”
Senza più esitare si diresse verso la dispensa e l’aprì. Ricordava bene: nascosta dietro lo zucchero vi era una bottiglia di whisky, piena a metà. Nell’afferrarla toccò un oggetto metallico, freddo al tatto. Guardò meglio e la riconobbe: era un’armonica. L’armonica che lei gli aveva regalato ai tempi della Royal Saint-Paul School.
Invece di fumare, suona l’armonica Terence! - gli aveva detto il giorno in cui gli aveva donato lo strumento, strappandogli la sigaretta dalla mano e calpestandola. Rammentava benissimo quel giorno. Sorrise a quel ricordo. Da quanto tempo non suonava più? Non da molto: aveva smesso da quando avevano iniziato a scriversi, dopo l’incontro mancato a Chicago, nell’attesa di rivedersi il prima possibile. Da allora gli bastavano le sue lettere, passava ore a leggerle e rileggerle, ad annusarle: aveva la sensazione di sentire il profumo di lei, in quelle lettere. Gli sembrava quasi di sentirla vicina, di poterla toccare. Ecco perché aveva messo da parte l’armonica: aveva creduto di non averne più bisogno, perché grazie a quelle lettere non aveva più nostalgia di lei, galvanizzato dalla certezza che presto l’avrebbe riavuta con sé e non l’avrebbe più lasciata andare via. Illuso! Del resto, sembrava tutto così scontato: chi avrebbe potuto biasimarlo se si era cullato in quell’illusione? Chi mai avrebbe potuto immaginare che le cose tra loro sarebbero andate in tutt’altra direzione?
Indeciso se afferrare la bottiglia o l’armonica, fu interrotto nella scelta da qualcuno che bussava alla porta.

- Chi è? - chiese, in tono seccato.
- Sono io Terence, apri.

Riconobbe la voce. Era l’ultima persona che si aspettava di vedere. Aprì.

- Ciao Terence, come stai? Posso entrare?


CONTINUA...
 
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Pupavoice
view post Posted on 10/6/2010, 15:32     +1   -1




CITAZIONE (Tinette @ 10/6/2010, 16:26)
- Chi è? - chiese, in tono seccato.
- Sono io Terence, apri.

Riconobbe la voce. Era l’ultima persona che si aspettava di vedere. Aprì.

- Ciao Terence, come stai? Posso entrare?


CONTINUA...

cara Tinette, ricordi quante congetture facemmo per indovinare chi si celasse dietro quella porta? ;) :lol:
il toto personaggio :D

Good Afternoon To All

 
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Tinette
view post Posted on 10/6/2010, 15:39     +1   -1




Sì Pupa cara, mi ricordo!
Fortunata chi effettivamente indovinò: se non sbaglio come premio c'era una serata con Terence... ;)
Che ridere :lol: :lol: :lol:
 
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136 replies since 8/6/2010, 18:33   16476 views
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