LA NOSTRA NOTTE
Premessa: Ho scritto la prima parte della fanfiction nel 2001 ma poi, presa da altre cose, l'ho abbandonata, dimenticandomi persino della sua esistenza (all’epoca l’ho inviata così com'era a “Il mondo di Elena”, il sito di Elena Romanello. Infatti è stata pubblicata lì, e ancora lì si trova, nella sezione manga e anime).
Dopo otto anni mi è venuta voglia di riprenderla in mano e di apportare qualche lieve modifica, più che altro a livello stilistico. Per il resto la lascio tale e quale. L'inizio è ambientato a New York, nella notte dell’addio tra Candy e Terence. Ho apportato una piccola (si fa per dire) variazione rispetto alla storia originale: in pratica dico come avrei tanto desiderato che andassero le cose quella notte tra i nostri eroi, almeno quella notte…Ho cercato di conservare il più fedelmente possibile i caratteri di Candy e Terence per come risultano dal manga e dall’anime (lo dico giusto per puntualizzare che io personalmente non condivido affatto il giudizio buonista di Candy su Susanna ): spero di essermici perlomeno avvicinata.
Grazie all’incoraggiamento di alcune amiche terenciane e a una ritrovata ispirazione (per quanto tardiva: sono passati otto anni!), tra l’autunno e l’inverno scorsi mi sono decisa a concludere la ff perché in effetti la prima parte lasciava le cose troppo in sospeso. Posto qui di seguito l’intero racconto, per chi eventualmente avesse voglia di leggerlo (qualcuno già lo conosce). Quando l’ho scritto, la mia principale fonte d’ispirazione è stata l’anime perché non avevo ancora letto l’intero manga, ma dopo aver colmato questa grave lacuna (grazie a Esther per i volumi da lei tradotti in italiano e a quelli restanti che ho recuperato in francese), di recente ho cercato di correggere le allusioni ai passaggi in cui l’anime si è allontanato dall’opera di Mizuki/Igarashi (ad esempio nel riferimento al luogo in cui è avvenuto il primo bacio tra Candy e Terence)…naturalmente solo laddove è stato possibile perché poi la mia mente contorta è deviata in tutt’altra direzione rispetto sia alla versione fumettistica che a quella animata!
Ringrazio ancora Esther di avermi dato l'autorizzazione a postare la ff revisionata nel suo splendido forum!
Buona lettura.
PS: se vi va bene, dal momento che la ff è finita cerco di postarne una parte ogni giorno, un po' come ha fatto recentemente la nostra Marika con la sua.
Inizio oggi con l'inserire la prima parte, quella del 2001...“E’ finita. Ora è davvero finita.”
Appoggiata alla porta di quella stanza d'ospedale, il cappotto in mano, Candy rifletteva tristemente sulla propria situazione, su quella di Terence ma soprattutto su quella di Susanna. Già, Susanna. Una ragazza bella, sensibile, di talento: sarebbe diventata una grande attrice, se il destino fosse stato meno crudele. Ora invece, a causa di quel tragico incidente, sarebbe rimasta menomata per sempre.
“Priva di una gamba...mio Dio!”
Candy rabbrividì. Si accorse di aver giudicato male Susanna: l'aveva considerata egoista, meschina, priva di scrupoli nello sfruttare la disgrazia capitatale in modo da tenere Terence legato a sé, facendo leva sul senso di colpa del giovane. Lei, Candy, venutane casualmente a conoscenza nell'anticamera del teatro, si era precipitata in ospedale proprio per parlare con Susanna, per convincerla che non era giusto distruggere la vita di Terence, costringerlo a starle vicino per una fatalità di cui lui (come nessuno del resto) non aveva alcuna colpa. E invece...
Candy aveva ancora impressa nella mente l'immagine di Susanna protesa sul ballatoio dell'ultimo piano di quell'ospedale, nel tentativo di buttarsi di sotto. I capelli biondi che si agitavano furiosamente al vento, la neve che da giorni non dava tregua e continuava a scendere, a scendere...Susanna era pronta a sacrificare la sua vita pur di non rovinare quella di Terence. Susanna amava Terence, sì, l'amava davvero. Il suo non era solo un capriccio, era amore vero.
“Ne ha più bisogno lei di me”, concluse con un sospiro.
Pochi minuti prima Susanna l'aveva ringraziata, non solo per averle salvato la vita ma anche (o soprattutto) per il sacrificio a cui la ragazza si sottoponeva, per lei: rinunciare a Terence, all'uomo che anche Candy amava.
E pensare che era venuta a New York con la convinzione che da quel momento in avanti lei e Terence si sarebbero finalmente riuniti, dopo mesi di lontananza e di semplici contatti epistolari, per non lasciarsi più. Tutti erano convinti di questo, non solo lei: Albert, Annie, Archie, Patty, Stear...I suoi amici più cari temevano addirittura che Terence non l'avrebbe più fatta tornare a Chicago, una volta riavutala con sé. Stear poi (caro Stear!), alla stazione, poco prima della partenza, le aveva regalato un piccolo carillon. Aveva un'espressione così strana quando glielo aveva dato...Candy non riusciva a spiegarsi il motivo di quel vago disagio che l'assaliva al pensiero di Stear e dell'ultimo incontro con lui...Era come un presentimento, un'angoscia che lei sapeva irrazionale ma che c'era, per quanto inspiegabile in quel momento.
"Devo tornare a casa."
Candy scosse la testa. Non era il momento di pensare ai suoi amici. Prima doveva affrontare Terence, guardarlo in faccia senza piangere (Dio solo sapeva quanto le sarebbe costato!) e dirgli addio per sempre. Si staccò dalla porta e si avviò verso la scalinata. Si fermò di colpo. Terence era lì, in cima. Il viso pallido, stravolto. L'aspettava.
Candy deglutì per prendere coraggio. Avanzò verso di lui.
- Susanna ti sta aspettando - gli disse.
- Andrò da lei più tardi...Candy, io devo parlarti.
- Non devi dirmi niente, Terence. Susanna ha bisogno di te. Lei ti ama, ti ama davvero. Sai, io al posto suo non credo che sarei stata così coraggiosa...
- Candy... - la interruppe lui.
- Dovevamo vederci, e ci siamo visti. E' stato bello. Ma ora devo tornare a casa: il mio lavoro, e Albert, mi aspettano. Buona fortuna, Terence. Auguro a te e a Susanna tanta felicità... - e si affrettò per le scale.
Si era accorta che la voce le stava mancando, nel pronunciare queste ultime parole, e non voleva che il giovane la vedesse piangere. Aveva cercato di essere breve, di dire le cose essenziali serenamente. Voleva scappare perché non sopportava di guardarlo negli occhi e di dirgli addio, non sopportava di staccarsi da lui per sempre…ma sentiva dei passi dietro di sé. Terence la stava seguendo per le scale e ben presto la raggiunse. Candy si sentì afferrata per la vita, le mani di lui la cingevano in un abbraccio disperato.
- Io non voglio che tu te ne vada! Vorrei che il tempo si fermasse in quest'istante, vorrei che al mondo ci fossimo solo io e te - sussurrò la voce di lui, rotta dall'emozione.
Candy lo sentì piangere. Piangeva anche lei. Le lacrime le scivolavano lungo le gote e scendevano giù, fino a bagnare le mani di Terence, che continuavano a stringerla per la vita.
"Caro...mi ami, lo so. Anch'io ti amo, ma purtroppo dobbiamo lasciarci. Com'è crudele la vita!". Lo pensò, ma non lo disse.
All'improvviso sentì la stretta di Terence che si allentava; il ragazzo la girò lentamente verso di sé. Con dolcezza le sollevò il mento, costringendola a guardarlo negli occhi, cosa che lei, fino a quel momento, aveva cercato disperatamente di evitare.
- Promettimi che cercherai comunque di essere felice - le disse, guardandola intensamente.
Un attimo di silenzio, ma che sembrò un'eternità.
- Promettimelo - insistette Terence.
- Sì, Terence, te lo prometto. Sii felice anche tu - e con queste ultime parole si staccò da lui, correndo verso l'uscita e sparendo nella notte.
Era già buio, quando Candy tornò in albergo. Avrebbe voluto andarsene subito da New York, da quella città spietata che le aveva portato via il suo amore. Sarebbe partita col primo treno, se in quel momento avesse avuto la propria valigia con sé; quest’ultima però si trovava in hotel, e inoltre non era ancora pronta. Vista l'ora, la ragazza decise di partire l'indomani mattina, col primo treno. Ora avrebbe riunito le proprie cose e poi, almeno per un paio d'ore, avrebbe cercato di riposare, anche se già prevedeva una notte insonne. Troppi pensieri affollavano la sua mente e tutti erano incentrati su un unico oggetto: Terence.
Terence sul piroscafo che li portava in Inghilterra, il loro primo incontro: in quell'occasione lui l'aveva chiamata per la prima volta "Signorina Tuttelentiggini", prendendosi gioco di lei...Quanto si era arrabbiata allora e in seguito, ogni volta che lui l’aveva chiamata così!
Terence a Londra, alla Royal Saint Paul School: arrogante e generoso nello stesso tempo, sempre pronto a correre in suo aiuto, quando Iriza e Neal la tormentavano con la loro cattiveria gratuita. Quante volte avevano scherzato e litigato, loro due soli, seduti sull' "altra collina di Pony"!
Terence alla Festa di Maggio. Il primo bacio. Candy sorrise tra sé: quel bacio l'aveva colta alla sprovvista e il povero Terence aveva pagato con un sonoro ceffone la sua impudenza! Ripensandoci a posteriori, Candy aveva poi capito di non essere mai stata davvero offesa con lui, per quel bacio: si rendeva conto di aver avuto una reazione eccessiva, dettata però dal turbamento, non dall’ira. Non poteva immaginare, allora, che quel loro primo bacio sarebbe stato anche l'ultimo...
Terence in Scozia. L’astio nei confronti della madre Eleonor Baker e la successiva riappacificazione tra quest'ultima e il figlio. Il castello dei Grandchester, il camino davanti al quale si era seduta con lui, avvolta nella vestaglia di Eleonor, come se fosse la vigilia di Natale. E le risate, gli scherzi in riva al lago…
Terence che abbandonava la Saint-Paul School, per salvarla dall'espulsione causatale dalla perfida Iriza: solo allora, vedendo la nave che portava il giovane lontano da lei, Candy si era resa conto di amarlo con tutta se stessa.
Terence in America. Subito dopo la partenza del ragazzo, anche lei aveva lasciato Londra per far ritorno a casa. Terence era stato alla Casa di Pony pochi minuti prima di lei: pochi dannatissimi minuti, sufficienti però a far sì che loro due non s'incontrassero.
Il resto era storia recente: la compagnia di Terence giunta a Chicago per uno spettacolo, il loro incontro mancato, per l'ennesima volta sfumato per un soffio (solo un incrociarsi di sguardi da lontano, mentre già il treno era in corsa). E poi le lettere che si scrivevano con assiduità, e infine il tanto sospirato incontro a New York per la prima di "Romeo e Giulietta", un incontro tanto desiderato da entrambi ma che purtroppo aveva avuto un epilogo tanto crudele quanto inaspettato.
L'improvviso bussare alla porta scosse Candy dai suoi pensieri, facendola ritornare dolorosamente al presente. Chi poteva essere, a quell'ora?
- Chi è? - chiese, sorpresa.
- Apri, Candy. Sono Terence.
“Terence? Ma cosa...”, si disse. Aprì.
- Che è successo? Che ci fai qui? Susanna sta male..? - la voce di Candy era allarmata.
- No, no...Susanna sta bene. Ora dorme. C'è sua madre con lei.
- Ma tu...perché sei venuto? Non è opportuno che tu stia qui. Ti prego, Terence, vattene subito!
- No, io non me ne andrò...non me ne andrò prima di averti parlato, prima di averti detto quello che sento per te! Candy, io non te l'ho mai detto, non ti ho mai detto che ti amo. Io ti amo, Candy.
Era vero. Terence non le aveva mai detto che l'amava. Non con le parole, almeno. E neanche lei aveva mai detto a lui che lo amava. Non ce n'era bisogno. Entrambi erano perfettamente consapevoli dei sentimenti che provavano l'uno nei confronti dell'altra, anche senza esserselo mai detti chiaramente come fanno di solito tutti gli innamorati. Del resto la loro era stata una storia atipica fin dall'inizio. Tutti gli amici davano per scontato che Terence e Candy si appartenessero. Fidanzati a distanza. Fidanzati senza essersi mai scambiati neppure un bacio (dopo quel bacio famoso alla Festa di Maggio). Fidanzati che si scambiavano lunghe lettere: lettere allegre, spiritose ma tanto pudiche...non erano certo i classici messaggi d'amore che solitamente si scambiano gli innamorati! Sentirsi dire da Terence, e in quella maniera così appassionata, che lui l'amava le diede una gioia indescrivibile. Ma bisognava tornare alla dura realtà. Distolse lo sguardo.
Terence la guardava con aria interrogativa.
- Hai sentito che cosa ho detto, Candy? - la incitò.
- Terence, ti prego... - cercò di glissare lei.
- Io ti amo, e mi sento morire al solo pensiero che ora sparirai dalla mia vita, che non ti rivedrò mai più!
- Terence, devi pensare a Susanna...
- Al diavolo Susanna! - l'interruppe lui, con uno scatto d'ira. Si ricompose subito, e continuò: - Perdonami, Candy, non volevo dirlo ma...Susanna mi avrà accanto per tutta la vita mentre tu...io ti perderò...Maledizione, Candy, è te che voglio, lo capisci? Io non amo Susanna, non l'amerò mai perché io...perché io amo te, solo te.
Pronunciò queste ultime parole con voce flautata. Accortosi che Candy si ostinava a tenere gli occhi bassi, le sollevò il mento costringendola a guardarlo negli occhi. Lo stesso gesto che aveva fatto meno di un'ora prima, sulla scalinata dell'ospedale.
- Dimmi che anche tu mi ami...ho bisogno di saperlo! Dimmelo, e vivrò di quest'istante tutta la vita!*
- Terence…
- Dimmelo, Candy, dimmelo!
- Ti amo.
Due sole parole. Due semplici parole che però furono una liberazione per entrambi. Per quanto sollevata, Candy fu la prima a tornare bruscamente alla realtà e ad allontanarsi da lui.
- Ti amo, sì...ma è un amore senza speranza. Non c'è futuro per noi. Ti prego, ora vattene Terence! Non rendere tutto più penoso di quanto non lo sia già!
La voce le tremava. Lui le si stava avvicinando pericolosamente, reso ardito dal sentire le parole tanto desiderate dalla donna che amava. La ragazza indietreggiò, ma lui l'attirò a sé.
- Voglio baciarti, Candy...e lo vuoi anche tu! Stavolta non accetterò di essere schiaffeggiato! - e così la baciò.
Era un bacio appassionato, languido e sensuale, molto diverso da quell'altro bacio, il primo bacio di Candy. Quel bacio a Londra, per quanto dolce e tenero, aveva disorientato Candy perché non se lo aspettava e infatti allora aveva reagito violentemente a causa della sorpresa. Adesso però...questo bacio era voluto fortemente da entrambi, anche da Candy che infatti lo ricambiò con ardore. Si staccarono a fatica, il respiro corto. Candy si sentiva venir meno, non aveva mai provato niente di simile in vita sua. Si staccò da lui a viva forza, spaventata da quel turbine di emozioni sconosciute. Cercò di riprendere il dominio di sé.
- Basta, Terence, ora vattene, ti prego!
- No, non me ne andrò! - ribattè lui, stringendola di nuovo a sé.
Con voce vellutata le sussurrò all'orecchio: - Ti voglio Candy! Ti desidero più di qualunque cosa al mondo...Voglio fare l'amore con te - e presala tra le braccia, la portò nella stanza attigua, la adagiò sul letto con dolcezza e cominciò a spogliarla lentamente, senza smettere di tempestarla di piccoli baci.
Candy avrebbe voluto respingerlo, mandarlo via, impedire a lui e a se stessa di commettere quella pazzia...sapeva però che non ci sarebbe riuscita perché in quell'occasione finalmente il cuore avrebbe avuto la meglio sulla ragione, l'inconscio avrebbe avuto la meglio sulla coscienza, i sensi avrebbero avuto la meglio sull'autocontrollo. La piccola Candy, la pupilla di Miss Pony e di Suor Maria, voleva sentirsi finalmente donna fra le braccia dell'uomo che amava, anche se solo per una volta...
“In fondo questa sarà l'unica volta”, ebbe appena il tempo di pensare, prima di abbandonarsi completamente alla passione.
§
- A cosa pensi? - le domandò Terence molte ore dopo, vedendola sorridere. Erano ancora abbracciati, stesi in quel letto d'albergo. Dopo l'amore. Dopo la loro prima volta. Entrambi troppo felici per riuscire a prendere sonno.
Candy non rispose, ma accentuò il sorriso. La testa poggiata sulla spalla di Terence, la mano di lui che le accarezzava la schiena.
Terence insistette: - A che pensi? - incuriosito da quel sorrisetto divertito.
- Penso a Suor Maria - confessò lei infine.
- COOOSA??!! - Terence sgranò gli occhi, per poi scoppiare in una sonora risata e ribattere, ancora incredulo: - Fare l'amore con me ti fa pensare a una suora??!! Povero me...questo mi preoccupa alquanto!
Candy si unì alla sua risata, ma poi precisò: - Che stupido! Pensavo a Suor Maria in un altro senso...voglio dire, pensavo: 'Chissà cosa direbbe Suor Maria, se mi vedesse in questo momento...la sua piccola Candy a letto con uomo, e senza essere sposata! Come minimo stramazzerebbe a terra per lo choc!' Ecco, a questo pensavo...
- Già, la morale cattolica e le sue costrizioni...
- Dimenticavo che con le suore tu non hai un bel rapporto! - sogghignò Candy.
- Alludi a Suor Grey? Beh, in effetti le ho dato del filo da torcere, povera donna...Tutto sommato non era malvagia, ma solo troppo rigida nelle sue posizioni...La tua Suor Maria, comunque, mi sembra molto diversa...più dolce e disponibile.
- Oh sì...è dolce e disponibile, ma anche tanto testarda! Non credo che approverebbe quello che ho fatto, ma sai una cosa? Per la prima volta in vita mia non m'importa! Non avrei mai creduto di dire un giorno queste cose, eppure è così! Per tutta la vita ho cercato di fare del mio meglio per essere come Miss Pony e Suor Maria, per essere degna della loro stima. Loro sono sempre state il mio modello di riferimento, moralmente parlando. Ho deciso di diventare infermiera per assomigliare a loro, in qualche modo, prendendomi cura di chi ne ha bisogno…Sia chiaro, io adoro il mio lavoro! A parte questo, però, oggi ho capito che per quanto io le ammiri, per quanto io voglia bene a entrambe, io non sarò mai come loro...Voglio dire che io non sono Miss Pony, io non sono Suor Maria...io sono semplicemente Candy, una donna. Una donna innamorata, una donna che ama. Quello che loro chiamano peccato, io lo chiamo...amore.
Queste ultime parole le disse con voce sommessa, ma Terence le udì perfettamente. Le posò un bacio sui capelli, con tenerezza.
- Se solo potessi, Candy...io ti sposerei anche subito, e non perché lo dice la Chiesa o lo dicono Miss Pony e Suor Maria, ma perché è quello che più vorrei al mondo...perché vorrei che noi fossimo una famiglia...perché ti amo!
Non riuscì ad aggiungere altro. Gli bruciava troppo la consapevolezza che il suo senso del dovere nei confronti di Susanna gli avrebbe impedito di essere felice con Candy.
Ma questo Candy lo sapeva, e volle subito rassicurarlo: - Non devi sentirti in colpa, Terence. Per quanto mi rattristi sapere che per noi due non c'è futuro, io non mi pento di questa notte. Non mi pento di essere stata tua almeno una volta. Questa è la nostra notte, Terence, soltanto nostra. I pregiudizi, la paura del futuro, la solitudine non riusciranno a rovinarla. Pensa a questo ora. A nient'altro.
Il giovane approvò, affascinato da quella nuova Candy, sempre dolce e coraggiosa e determinata, ma più donna, più decisa a dar voce alla propria volontà, anche se solo per una volta.
- Hai ragione. E' la nostra notte.
E la baciò di nuovo, dopodiché si amarono ancora, quasi con disperazione, per scivolare poi dolcemente nel sonno, abbracciati l'uno all'altra.
Quando la mattina dopo Terence si svegliò, Candy era già andata via, svanita nel nulla come un bel sogno.
CONTINUA...
*Citazione da "Via col vento" (lo dice Rossella ad Ashley)Edited by Tinette - 8/6/2010, 20:00