Candy Candy

L'INCIDENTE - E se fosse successo a Terence...?, FF completa

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view post Posted on 10/10/2010, 18:39     +1   +1   -1
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SALVE!
IO SONO NUOVA DEL FORUM. LO TROVO BELLISSIMO! SONO UNA FAN DI CANDY E TERENCE E HO PNSATO DI SCRIVERE UNA FF PENSANDO SE L'INCIDENTE A TEATRO FOSSE SUCCESO A TERENCE.

SPERO VI PIACCIA, ANCHE SE NON SONO BRAVA COME ESTHER O ODYSSEA.

VI POSTO IL PRIMO CAPITOLO.


UNA VISITA INASPETTATA

Capitolo I

La luce del giorno filtrava tra le tende di broccato beige. Era una giornata plumbea, triste. Come lui. Da giorni ormai non faceva che piovere, come se volesse condividere il suo dolore, la sua disperazione.
Il ragazzo sentì bussare alla porta e trattenne un gesto di stizza, di fastidio. Non voleva vedere nessuno, neanche sua madre che pur gli restava vicina e cercava di confortarlo come poteva. Ma non c’era niente e nessuno che potesse scuoterlo da quello stato di profonda prostrazione in cui si trovava da quando era successo l’incidente a teatro. Non c’era giorno, ora, minuto che non ricordasse tutto. Il dolore lancinante alle gambe quando gli era piombato addosso il riflettore; la corsa all’ospedale più vicino; le parole dei medici, che continuavano a dire che era un miracolo che non si fosse rotto la spina dorsale e che non si spiegavano quell’impossibilità a muovere le gambe, a camminare, dopo avergli tolto i gessi alle gambe rotte. All’inizio si pensava allo shock emotivo ma più passavano i giorni e più lui perdeva le speranze. Dopo qualche settimana l’avevano dimesso e, anche se con titubanza, aveva accettato l’invito a trasferirsi a casa della madre.
- Caro, sono io – gli annunciò la madre, aprendo la porta.
- Cosa c’è mamma? – chiese, quasi scocciato. Per quanto le volesse un bene immenso non sopportava quell’aria preoccupata e tesa che lei aveva, né le premure che gli faceva.
- C’è una persona che vuole vederti – gli disse.
- Se è Susanna o qualche giornalista… -
- No, nessuno di loro – lo rassicurò lei.
Per un attimo la sua mente corse a lei. Non passava giorno che non la pensasse. Pensava ad ogni attimo che avevano condiviso, alla sua voce allegra, alla sua risata cristallina e pura come l’acqua di un ruscello, ai suoi bronci repentini e fugaci quando la prendeva in giro per le sue lentiggini…
La voce della madre lo distolse dai suoi pensieri.
- Terence, mi senti? – gli chiese ansiosa.
- Sì, sì… chi è che vuole vedermi? – fece lui curioso..
- Ciao Terence, sono io – lo salutò una voce a lui famigliare.
Si girò di scatto e lo vide.

 
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klimt_1974
view post Posted on 10/10/2010, 18:54     +1   -1




Ciao Mapi benvenuta! L'inizio della tua ff mi sembra molto interessante. Sicuramente è un punto di vista diverso da tutte le altre ff che puoi trovare su questo forum ( se non ricordo male, quindi amiche correggetemi pure se sbaglio ). Aspetto il seguito, chi sarà mai il visitatore misterioso, forse Albert, o magari suo padre ?
Ciao Mapi e ancora benvenuta :tella: :tella: :bravo:
 
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view post Posted on 11/10/2010, 18:33     +1   -1
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GRAZIE PER AVERMI RISPOSTO. IN EFFETTI HO VOLUTO SCRIVERE UNA FF VISTA DA UN'ALTRA ANGOLAZIONE, UN Pò DIVERSA... MA NON TROPPO.
IL MIISTERIOSO VISITATORE? SCOPRITELO...


UN’AMICIZIA TRADITA

Era sulla soglia. Alto, slanciato, capelli biondi lunghi fino alle spalle, lineamenti delicati, che tradivano una nobiltà non solo d’animo

- Albert! - esclamò Terence incredulo. Non lo vedeva da molto tempo e gli sembrava così diverso da quel simpatico vagabondo che aveva conosciuto a Londra.

L’altro sembrò intuire i suoi pensieri. - Già. Mi sono imborghesito, ma non per mio volere. Qualcuno doveva pur occuparsi degli affari di famiglia ed io ero l’unico in grado di farlo. Ma ora parliamo di te. Non ti chiederò come stai, posso immaginarlo…-

- Perché sei qui? – lo interruppe Terence livido di rabbia. Una parte di lui era contenta di vederlo, di poter finalmente parlare con qualcuno: l’altra metà però non sopportava che lo vedesse in quel modo, e soprattutto non gli perdonava il fatto d’essersi fidanzato con lei, l’unica donna che avesse amato, che amava ancora disperatamente.

Albert lo guardò. Vide un ragazzo bellissimo, dai tratti gentili e aristocratici, dai lunghi capelli scuri e gli occhi blu come la notte appena sorta. Era seduto su una sedia a rotelle e sembrava meno alto di quanto non fosse in realtà. Notò che era smagrito e con occhiaie profonde, segni di interminabili notti insonni e tormentate, e sentì il suo cuore stringersi con dolore perché capì. Capì che quel dolore che attanagliava l’anima dell’amico non era dovuto solo alla sua invalidità ma a qualcosa di più profondo, intimo, che egli percepì chiaramente ma non volle dargli importanza.

Eleanor, la madre di Terence, interruppe quel silenzio carico di tensione.

- Sono stata io a chiamare Albert. – dichiarò lei con timore e quando vide lo sguardo interrogativo del figlio proseguì: - Non sopporto più di vederti così apatico, sempre disperato e scontroso con tutti… -
-
- E cosa vuoi che faccia, mamma? Che mi metta a cantare e saltare di gioia, mentre la mia vita va in pezzi? Non riesco più a camminare da mesi ormai, il lavoro è andato a farsi benedire e poi… - ma s’interruppe in tempo: voleva dire … e poi la ragazza che amo è col mio miglior amico e io mi danno l’anima sapendo che sta con lui!

- Signora Baker, ci può lasciare soli, per favore? – chiese Albert gentilmente.

Voleva chiarire le cose con Terence ma in privato. La signora sembrò titubante ma alla fine sentì di doversi fidare di quel ragazzo e uscì.


 
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klimt_1974
view post Posted on 11/10/2010, 19:12     +1   -1




Mapi, ma ci lasci così? . Perchè Candy dall'animo sempre fedele sta con Albert? Troppi interrogativi affollano la mia mente. Cerca di postare al più presto il proseguimento.
Grazie e continua così la storia si fa intrigante ;) :D
 
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view post Posted on 11/10/2010, 20:47     +1   -1
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ED ECCO IL CAPITOLO SEGUENTE...

KLIMT, SONO CONTENTA CHE TI PIACCIA.

CHIARIMENTI

Rimasti soli i due si guardarono. L’uno con sguardo fermo, deciso, risoluto a far valere le proprie ragioni e cercare di far ragionare il vecchio amico. L’altro pronto allo scontro, a dar battaglia in nome di un’antica amicizia che sentiva tradita e di un amore così forte che non voleva e poteva rinunciare.

- Avanti, dimmi quello che hai da dirmi e poi ti spiegherò tutto – iniziò Albert.

- Voglio sentire prima te – disse Terence

- Lo so che ce l’hai con me per via di Candy. Ti senti tradito, ingannato da me… ma lascia che ti spieghi. Io non volevo innamorarmi di lei, perché è la mia figlia adottiva, perché so quanto siete stati legati e quanto vi amavate… ma è successo, così, semplicemente, giorno dopo giorno… tu sai che tra me e lei c’è sempre stato un forte feeling, molti interessi in comune… poi lei ha passato momenti molto tristi, travagliati, aspettava una tua lettera, un tuo arrivo che non arrivava, l’ho vista piangere disperata quando ti vedeva su qualche giornale accanto a Susanna Marlowe, tutti dichiaravano che eravate fidanzati…. –

- Io e Susanna NON siamo fidanzati…! – esclamò Terence, interrompendo l’amico con veemenza. – anche se lei si ostina a crederlo.
Il fatto che non mi sia fatto vivo con Candy è dovuto al molto lavoro e al fatto che volevo avere una sicurezza economica e professionale per poterle offrire il meglio, ciò che lei si merita dalla vita… -

- Ma a lei non interessano queste cose… le bastavi tu! – disse Albert – In questi mesi Candy e io ci siamo avvicinati sempre più e alla fine abbiamo scoperto d’avere molte cose in comune e mi sono accorto di amarla moltissimo.

- Ma lei ti ama? – gli chiese l’amico dubbioso, speranzoso che l’altro avesse qualche titubanza.

- Certamente! – lo gelò Albert. In cuor suo però sapeva che Candy gli voleva bene ma non quanto lui voleva. Ma non poteva e voleva che Terence nutrisse qualche speranza.

- Cosa vuoi da me, perché non te ne vai e mi lasci in pace? – gli ringhiò il ragazzo sulla carrozzella.

- Ascolta Terence. Se hai deciso di distruggerti è affar tuo. Ma se davvero vuoi bene a Candy e soprattutto a tua madre, allora reagisci! Non startene tutto il giorno rinchiuso in camera tua: esci con tua madre o qualche amico, distraiti con gli amici, leggi dei libri. Se vuoi ti aiuterò: conosco i migliori medici specialisti, ti ci porterò. –

- E perché vuoi aiutarmi? Per non sentirti in colpa? E Candy che ne pensa? E’ d’accordo con te? – lo assalì di domande l’amico. Voleva vederlo confuso e in ansia. Soprattutto non si spiegava il silenzio di lei, perché non si era ancora fatta viva. Anche se ce l’aveva con lui, non era nel suo carattere comportarsi con indifferenza, non la Candy che conosceva!

- Candy non sa ancora niente dell’incidente – dichiarò Albert con un sospiro.
Allo sguardo sbigottito e meravigliato di Terence rispose: - Poco prima che succedesse lei è voluta partire per l’Europa, per l’Italia, come crocerossina sul fronte italo-austriaco, e lì i giornali non arrivano. Io non avrei voluto che partisse ma sai anche tu com’è fatta, quando si mette in testa qualcosa… comunque dovrebbe tornare fra poco, perché è finito il suo mandato e poi ha nostalgia di casa.

- le dirai di me? – gli chiese Terence.

- Come potrei non dirglielo? Ci sono i giornali e poi, anche se non ci credi, io sono tuo amico e voglio aiutarti, anche a costo di trascinarti fuori da questa camera di peso!

 
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view post Posted on 11/10/2010, 21:20     +1   -1
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Ciao Mapi,

ho letto solo ora l'inizio della tua FF e mi piace tantissimo.

Non vedo l'ora di leggere il seguito quindi non farci aspettare troppo.


 
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klimt_1974
view post Posted on 11/10/2010, 21:28     +1   -1




Che bella sorpresa ch mi ha fatto. Grazie!
CITAZIONE
Il fatto che non mi sia fatto vivo con Candy è dovuto al molto lavoro e al fatto che volevo avere una sicurezza economica e professionale per poterle offrire il meglio, ciò che lei si merita dalla vita… -

Mapi però ho un dubbio, Terence afferma di non averla mai contattata, quindi nel tuo racconto non le ha mai spedito l'invito per la prima di Romeo e Giulietta ?
Aspetto il seguito :P
 
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view post Posted on 12/10/2010, 17:33     +1   -1
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NO KLIMT, TERENCE NON HA SPEDITO IL BIGLIETTO A CANDY, NON ANCORA, MA L'AVREBBE FATTO DI Lì A POCO, SE NON AVESSE AVUTO L'INCIDENTE.

ED ECCOVI UN'ALTRA PUNTATA.

RITORNO DAL PASSATO

Eleanor Baker sedeva nel suo salotto pensierosa e preoccupata. Guardava fuori la neve che quella mattina aveva iniziato a cadere soffice e impalpabile su tutta la città di New York. Era autunno ma il freddo era arrivato molto presto e si preannunciava ancora lungo e pungente.

Ella se ne stava seduta su una poltrona stile neo-classico, sorseggiando un the accanto al caminetto. Era una bellissima donna sui quarant’anni, dai tratti fini e delicati, dai lunghi capelli castani e dai grandi occhi blu cobalto. Indossava un elegante abito di velluto rosa antico, con le maniche a sbuffo e la gonna lunga, che cadeva perfettamente sul suo corpo slanciato e sinuoso.

Nonostante la sua avvenenza e i molti corteggiatori, non si era più risposata dopo il divorzio dal duca Richard Granchester, padre di Terence. Era stato un legame forte, passionale ma anche tormentato, travagliato da problemi e incomprensioni. Lui non aveva saputo superare i pregiudizi e l’ostracismo della sua famiglia circa le sue origini non nobili e la sua professione di attrice, preferendo alla fine rinunciare a lei ma portandosi via il bambino a Londra, nonostante le preghiere e le rimostranze di Eleanor.

Ora, dopo anni di lontananza, aveva ritrovato quel figlio tanto amato, tanto bello quanto difficile. Non poteva rimproverargli il carattere scontroso e irascibile dopo avere trascorso tanti anni senza di lei, in mezzo a bambinaie e servitù, con un padre poco presente e carente d’affetti e succube della seconda moglie, che detestava apertamente quel “figlio della colpa”, considerato un errore di gioventù.

Terence alla fine aveva deciso di raggiungerla e di seguire le sue orme, diventare un attore bravo e famoso, ma ora quel maledetto incidente aveva rovinato tutto e lei non sapeva come aiutarlo.

Il bussare sommesso alla porta la distolse dai suoi pensieri. Entrò il maggiordomo, dopo aver ricevuto il permesso, e le mostrò un biglietto da visita, informandola che il possessore chiedeva di vederla. Quando lesse il nome per poco non svenne. Il suo ex marito era lì, a pochi metri da lei e voleva parlarle. Perché?’ Forse per via di Terry? Forse aveva letto i giornali?
La sua mente era un guazzabuglio di domande e il suo cuore batteva all’impazzata. Alla fine decise di riceverlo.

L’uomo che le si presentò non era molto cambiato dall’ultima volta che l’aveva visto. Un signore alto, distinto, coi capelli grigi, con qualche ruga sul viso. Non aveva perso i modi gentili e quell’espressione seria, magnetica degli occhi, che la scombussolava quando la guardava.

- Buongiorno Eleanor – le disse, porgendole la mano.

Lei non rispose. Notò che la sua voce aveva una strana inflessione, tra il pensieroso, il triste e il preoccupato.

- Come mai sei qui? Quando sei arrivato? – gli chiese, cercando di mantenere la calma.

- Sono arrivato ieri sera da Londra. Ho preso la prima nave che salpava per New York. Volevo venire prima ma… -

- Ma tua moglie te l’ha impedito? E che scusa le hai inventato? – lo aggredì lei.

- Ora non parliamo di Christine. Sono venuto per Terence. Ho saputo dell’incidente dai giornali. Come sta? Cosa dicono i dottori? –

- I medici non si pronunciano, dicono che fisiologicamente non ha nulla, che il suo è un problema di testa, derivato dallo shock emotivo –

- Bene, in questo caso so come aiutarlo. Ho letto che c’è una nuova branca della medicina, la psicoanalisi, che studia i casi come il suo, con buoni risultati. -

- E credi che Terri si lascerà aiutare da te? Ricordati che ce l’ha a morte con te. –disse Eleanor, fra il dubbioso e lo speranzoso.

- Lo so, non sono stato un buon padre, ho commesso molti sbagli, primo fra tutti quello di averlo allontanato da te. Ma io ora sono qui e lui ha bisogno d’aiuto e glielo darò, che lo voglia o no. –

Lei lo ascoltava stupita, non poteva credere che quell’uomo fosse lo stesso di anni prima, duro e inflessibile. Che cosa gli era successo? Cosa lo aveva fatto cambiare?

- Non t’aspettare che ti salterà con le braccia al collo per la contentezza. – lo avvertì.

- Non preoccuparti, sono preparato. Ma… ormai… non mi resta che lui… - dichiarò l’uomo mestamente.

- Richard, ma… che vuoi dire? – gli chiese allarmata.

- Portami da Terence e vi spiegherò. – disse enigmaticamente il duca di Granchester.

 
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view post Posted on 12/10/2010, 17:38     +1   -1
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Peccato che l'episodio non era lungo il doppio......sic sob sob



 
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klimt_1974
view post Posted on 12/10/2010, 18:14     +1   -1




Grazie Mapi per il chiarimento. ho visto le puntate molto tempo fa e a volte mi vengono dei dubbi. Mapi ti prego postaci al più presto un altro capitolo, siamo in trepida attesa :cry: :laura:
 
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view post Posted on 17/10/2010, 17:28     +1   -1
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Eccovi un'altrra puntata della mia ff. Bye a tutti:


Capitolo V



VECCHI RANCORI E AFFETTI SPEZZATI


Eleanor bussò timorosa alla stanza del figlio. Era spaventata al pensiero della reazione di Terence alla vista del padre ma non poteva impedire quell’incontro. Terence era ancora minorenne e Richard aveva tutti i diritti legali per vederlo. Inoltre sperava che tra padre e figlio si potessero chiarire tutti i malintesi e ricominciasse un nuovo rapporto di stima e fiducia, proprio come era successo tra lei e Terence e, in ultimo, sperava ardentemente che l’ex marito potesse davvero aiutare il figlio a guarire. Perciò, dopo un lungo, profondo sospiro, entrò nella stanza, facendo cenno al duca di aspettare fuori.


Ti disturbo, caro? – chiese titubante.

No mamma – rispose il ragazzo con calma.
Erano trascorsi alcuni giorni dalla visita di Albert e Terence aveva ripensato alle sue parole, le aveva rimuginate, analizzate, interiorizzate. Non che l’avesse perdonato per la storia con Candy ma aveva capito che forse non diceva il falso riguardo al suo atteggiamento scorbutico e quasi autolesionista. Aveva dunque deciso di sforzarsi a cambiare o quanto meno vedere le cose con più ottimismo, perciò aveva ripreso a leggere, a vedere qualche amico, aspettando che Albert ritornasse per portarlo da qualche medico specialista, come gli aveva promesso.

- vedendo la madre turbata e inquieta le chiese: - Che c’è, mamma? Perché sei così nervosa? -

Beh… ecco… fuori c’è una visita per te… ma promettimi che non ti arrabbierai… -

Perché dovrei? – chiese stupito.

Ehm… c’è… c’è tuo padre… - gli annunciò, tutto d’un fiato.

Mio padre? E perché è qui? Cosa vuole? – chiese esterefatto Terence.

Ha saputo dai giornali del tuo incidente e… vuole aiutarti. –

Aiutarmi? E come pensa di farlo? Aiutarmi… non l’ha mai fatto! – quasi urlò, e i suoi occhi blu s’incupirono, come il mare in tempesta.

Terence, non credi che un uomo possa cambiare nella vita? – gli chiese suo padre entrando in quel momento.
Calò un lungo silenzio carico di tensione. Terence guardava il duca con un misto di rancore e rabbia. Non poteva dimenticare i lunghi anni di solitudine, di disperazione, di umiliazioni per elemosinare un po’ di affetto e calore umano da un padre sempre assente o comunque poco interessato a lui, a quello che voleva veramente, indifferente e distante.

Il duca iniziò a parlare con voce ferma ma dopo un po’ si sentiva tutta l’emozione trattenuta a stento.

Lo so che mi disprezzi per come mi sono comportato con te. Sono stato scostante, severo, rigido, insomma un cattivo padre. Non mi perdoni l‘averti portato via da tua madre. A quel tempo mi sembrava la soluzione migliore ma ho sbagliato, e gli sbagli si pagano e anche cari… - e si fermo un attimo, pensieroso. Vedendo lo sguardo interrogativo di Terence e sua madre, continuò dopo un lungo sospiro. - Vedete, voi non potete immaginare quello che sta succedendo in Europa. E’ un immenso campo di battaglia, ogni giorno piovono migliaia di bombe sulle città, muoiono non solo migliaia di soldati, ma anche civili, donne e bambini. – a quel punto si fermò, mordendosi un labbro per non soccombere alle lagrime, che stavano per sgorgare. Non voleva mostrarsi debole e vulnerabile.

Eleanor si sentì stringere il cuore. Ebbe la strana sensazione che qualcosa di terribile fosse accaduto all’ex marito ma non osò pensare a cosa. Anche Terence ebbe le stesse emozioni e si sentì rabbrividire. Aspettavano entrambi trepidanti che il duca parlasse.

Era un pomeriggio di fine marzo e io ero al castello in Scozia. – iniziò a raccontare l’uomo, quasi in trance – Christine era voluta andare a trovare sua sorella nel nord della Francia, portando i bambini con sé. Tutto è accaduto in un attimo… il rombo degli aerei… le bombe che cadevano… Mi hanno telefonato quella sera dall’ambasciata inglese in Francia, dicendomi che mia moglie, i miei figli e mia cognata con la famiglia erano rimasti gravemente feriti e l’avevano trasportati a Parigi, in ospedale… sono corso appena ho potuto… - il duca s’accasciò su una sedia, travolto dall’emozione.

Papà – osò chiedere Terence, nel silenzio interrotto solo dai singhiozzi sommessi di Eleanor - vuoi dire che… sono morti?
Richard Gramchester esitò un attimo. Raramente il figlio lo aveva chiamato papà. Poi: - Hanno lottato per mesi, i medici hanno fatto il possibile ma… non ce l’hanno fatta. –

Il ragazzo chinò il capo, travolto da un mare di sentimenti contrastanti. Pur ricordando tutto il male ricevuto da quell’uomo, non poteva fare a meno di provare pena e tristezza ma si chiedeva anche se era solo il fatto di essere rimasto solo ad averlo spinto a cercarlo. La voce del padre lo distolse dai suoi pensieri.

Terry, io volevo venire prima a cercarti ma ero impossibilitato da quanto accaduto. Forse non ci crederai ma io ti ho sempre voluto bene, magari non dimostrandotelo apertamente. Ora però ho l‘occasione per dimostrarti che dico il vero. Prima di partire ho preso accordi con un professore che cura i casi come il tuo. E’ uno psicologo, uno studioso di una nuova branca medica… -

Lo so benissimo cosa studia! – lo interruppe il figlio, accigliato – Studia i matti… vuoi dire che lo sono? - chiese fremente.

No. Tu hai solo un blocco mentale, me l’ha spiegato il dottore, lui cercherà di rimuovertelo. Domani abbiamo appuntamento nella sua clinica.

E se non funzionasse? – chiese Eleanor, che era rimasta in silenzio fino allora per riprendersi dalle emozioni di quella mattina.

Proveremo con altri medici, gireremo il mondo se possibile, ma non lascerò che nostro figlio rimanga su una sedia a rotelle! -
 
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view post Posted on 17/10/2010, 17:39     +1   +1   -1
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annaloco
view post Posted on 18/10/2010, 09:19     +1   -1




Che bello!!!
Un'altra brava scrittrice tra noi :bravo: :mizia:
Ciao Mapi, è un piacere averti qui e leggerti.
Molto bella questa tua ff....spero di leggere presto il seguito!
:tella:
 
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Andy Grim
view post Posted on 18/10/2010, 18:54     +1   -1




Piacere di conoscerti, Mapi!

:mizia:

Stai scrivendo davvero un'ottima storia. Mi piace quando i personaggi "discutibili" si migliorano (come il Duca di Granchester)... anche se non sarà facile per Terry vedere la sua amata nelle braccia di Albert che qui fa un po' la figura del "profittatore"! Ma chissà...

Complimenti e continua così!

:bravo:
 
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view post Posted on 26/10/2010, 22:00     +1   -1
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CITAZIONE (Andy Grim @ 18/10/2010, 19:54)
Piacere di conoscerti, Mapi!

:mizia:

Stai scrivendo davvero un'ottima storia. Mi piace quando i personaggi "discutibili" si migliorano (come il Duca di Granchester)... anche se non sarà facile per Terry vedere la sua amata nelle braccia di Albert che qui fa un po' la figura del "profittatore"! Ma chissà...

Complimenti e continua così!

:bravo:

GRAZIE PER I COMPLIMENTI! SONO APPENA TORNATA DA LONDRA, APPENA POSSIBILE VI DARO'' IL VI CAPITOLO. HO IN SERBO DELLE SORPRESE MA... PAZIENTATE ANCORA UN PO'!
 
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90 replies since 10/10/2010, 18:39   4771 views
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