Candy Candy

La penna di Robert

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 13/9/2011, 23:59     +1   -1

Group:
FANatic
Posts:
598

Status:


In questa trama sono presenti tutti i personaggi principali, tranne Neal e Iriza (che proprio non sopporto), e c'è un personaggio nuovo: Robert, che interagirà con loro. Non voglio aggiungere altro.
Spero di riuscire ad essere abbastanza scorrevole, purtroppo non ho neanche molto tempo per stare a revisionare.
Beh, buona lettura a chi leggerà. Cercherò di fare del mio meglio. :singer:
Ah! La capitale dell'Alaska è Juneau! ^^



Cap.1

“Robert Ladder”



- Va bene. Ora chi mi sa dire qual è la capitale dell’Alaska?
Il giovane maestro sorvolò con lo sguardo la classe esitante, non riuscendo a reprimere una smorfia di disappunto divertito.
- John…? … Amy? …… Allora??
- Seattle?
- No!
- Chicago?
- No, no!! … E poi Chicago è poco distante da qui, non lo sapete?!
In quel momento sulla soglia della piccola aula comparve l’educatrice più anziana, sfoggiando il suo inossidabile sorriso sintomo di una ben radicata serenità che il ragazzo tanto le invidiava. La rapida occhiata che si scambiarono servì a comunicare al maestro la fine della sua lezione.
- … Va bene! La buona Miss Pony ci sta avvisando che è ora di pranzo! Riponete i vostri quaderni, lavatevi le mani e… Ah! Voglio che per domani ripassiate le capitali degli Stati Uniti. Guardate che se non le saprete vi metterò dei brutti voti!
- Ah ah! Maestro, tu non li metti mai, i brutti voti!
- John, bada a come parli! Il primo brutto voto potrebbe essere il tuo!!
Mentre i bambini ritiravano le loro matite e quaderni, facendoli scomparire nel cassetto sotto il ripiano alzabile del proprio banco, Suor Maria, che aveva raggiunto Miss Pony sulla soglia dell’aula commentò contenta il misto di disciplina e spensieratezza che sapeva comunicare il giovane maestro e concluse che questi pareva essere proprio la persona giusta per insegnare ai loro bambini. “È davvero un valido insegnante, Suor Maria – le rispose a mezza voce la più anziana, per non farsi sentire dall’interessato – Se non fosse per…”
- Miss Pony, Suor Maria… vogliamo avviarci?
- Sì, Robert. Sarai affamato, vero?
- Più o meno. Io non mangio mai tanto. Prego, dopo di voi!

Robert Ladder era arrivato alla Casa di Pony sette giorni prima. Viaggiava con un piccolo e modesto bagaglio e aveva subito consegnato a Miss Pony una lettera di presentazione da parte del preside della scuola elementare della non lontana cittadina di Woodstock. Alle due istitutrici che lo guardavano con esitazione, aveva chiesto di poter insegnare ai bambini della Casa di Pony in cambio di vitto e alloggio. “Un maestro ci farebbe comodo, in effetti. Ma non possiamo pagarle uno stipendio.” “Come ho già detto, chiedo solo vitto e alloggio. Vedete, oltre a un maestro, sono uno scrittore e sto cercando un posto tranquillo e isolato per poter meditare e scrivere il mio romanzo.”
“Ah, siete un romanziere?” – gli aveva fatto coro Suor Maria accendendosi di entusiasmo per la piega della conversazione.
“Non ancora. Sto meditando la mia prima storia lunga. Ma scrivo racconti!”
“Ohh, che genere di racconti?”
“……… Dell’orrore.”
Dopo quella dichiarazione la conversazione era un po’languita.
“… Bene, Signor Ladder, io direi di fare una prova. Voglio capire se ci sapete fare con i ragazzi.”
“Grazie. Miss Pony, era quanto speravo!”
“Inizierete domani. Eh, per favore…… le chiedo di non traumatizzarmi i bambini con storie dell’orrore.”
“State tranquille. So tenere ben separati i due ambiti!”
Detto questo aveva sollevato il suo bagaglio e s’era diretto con risoluzione verso l’uscita della saletta di ricevimento, intenzionato a farsi mostrare subito la stanza che l’avrebbe ospitato.

E ora era trascorsa una settimana da quel giorno.
Con i bambini era indubbio che ci sapesse fare: sapeva tenere il buon umore nella classe, aveva subito imparato tutti i nomi e sapeva ricordarsi piccoli fatti che riguardavano ciascuno di loro, tanto da dare la piacevole sensazione di conoscerli e capirli, quasi fossero già mesi che viveva con loro.
- Robert, perché-
- John, devi chiamarlo ‘Signor Robert’! ricordati che è il tuo maestro!
- No, Robert va bene. In fondo sono giovane.
- … Mi spieghi perché hai quelle occhiaie? – riprese John – Non ho mai visto nessuna persona giovane con delle occhiaie come le tue!
Il ragazzo guardò John con un guizzo di ribellione che però si sciolse immediatamente in un’occhiata più ragionevole.
- Perché dormo poco. – disse scostando con la mano una ciocca indisciplinata di capelli corvini dai riflessi blu che gli percorreva la fronte separandogli gli occhi.
- Ed è per questo che sei anche così pallido?
- John, sii più educato! – tuonò Miss Pony.
Robert si accarezzò il pizzetto che unito ai baffi gli incorniciava la bocca in un sottile quadrato di peluria color inchiostro. Stirò le labbra in un sorriso forzato che sembrò evidenziare quanto fosse sciupato. Dalle borse sotto gli occhi si levavano, più su, due iridi grigi che sembravano da tempo aver perso di vista l’azzurro del cielo. I capelli, ondulati e dal taglio indefinito, scendevano a ciocche ora lunghe ora corte; quelle corte gli incorniciavano il viso, mentre la restante massa più lunga era stretta da un nastro di seta all’altezza della nuca, e scendeva sulla schiena anche fin sotto le scapole. Il nastro era assurdamente rosa, e stonava sempre con il colore delle camicie che indossava. Queste erano di una certa fattura pregiata anche se non propriamente ricca, ma Robert le portava sempre fuori dai pantaloni e aperte all’altezza dei bottoni in fondo. I pantaloni erano sempre di fustagno scuro, ora violacei, ora verde bottiglia, ora rosso sangue, lunghi fino ai piedi a sfiorare delle calzature solitamente da quattro soldi.
Inutile dire che a Miss Pony l’aspetto trasandato da nobile in decadenza di Robert non piaceva affatto.
Suor Maria lo scusava dicendo che era un artista. Ma l’istitutrice più anziana era preoccupata per l’esempio che questi dava ai bambini. “Non dovremmo chiedergli di infilarsi almeno la camicia nei pantaloni? E magari pettinarsi un po’ meglio?” – aveva commentato più di una volta Miss Pony. “Almeno si rade ogni giorno e si tiene in ordine il pizzetto.” – le rispondeva conciliante Suor Maria.

- Vedi, John, la mancanza di sonno può fare brutti scherzi... Comunque parliamo d’altro. Allora: Qual è la capitale dell’Alaska??
- NO, MAESTRO, NON INSEGNARE ANCHE A TAVOLAAA!!! – fu il coro di proteste dei bambini.

* * *



Erano passati due mesi dall’arrivo di Robert alla Casa di Pony. Tutto sembrava procedere per il meglio.
- Oh, guardate, c’è anche una foto! – disse Suor Maria allegramente indicando il foglietto color seppia che spuntava dalla busta che Miss Pony aveva in mano. I bambini si accalcarono per vederla, ma una folata di vento la strappò quasi subito dalle mani forse troppo emozionate della suora e fu raccolta al volo da Mina, la cagnona, che scappò col bottino quasi fosse un osso prezioso.
Robert vide la scena da lontano, mentre tornava da una passeggiata a piedi sulla Collina di Pony. Mina corse verso di lui, e invece di evitarlo gli saltò addosso rendendolo instabile sulle gambe per qualche secondo, che bastarono al ragazzo per notare la graziosa infermiera che spuntava dalle fauci del San Bernardo. Riuscì a non cadere e ad afferrare la fotografia, che uscì dalla bocca di Mina accompagnata da una sottile scia di bava vischiosa.

Il giovane maestro fissò la foto umida e gocciolante: capelli biondi e vaporosi raccolti in due grossi codini laterali e sormontati da un cappellino bianco con lo stemma di una croce rossa (che dai toni seppia appariva quasi nera); occhi grandi e profondi come il mare; la bianca divisa da infermiera mezza nascosta dal diploma che la ragazza esibiva con orgoglio, e infine gli stivali dalle punte presumibilmente rosse che richiamavano il colore del distintivo. …
Mina abbaiò riportando Robert alla realtà.

- Questa è Candy, Robert! – spiegò Suor Maria ricevendo la foto dalle mani del ragazzo che intanto le aveva raggiunte. – Anche lei è cresciuta alla Casa di Pony, e ora è diventata una bravissima infermiera diplomata dell’Ospedale Santa Johanna di Chicago!
- Chicago…
- Candy è molto famosa tra i nostri bambini – continuò Miss Pony, comodamente adagiata sulla sua sedia a dondolo sistemata di fronte alla casa per controllare la ricreazione di quelle piccole pesti – Ogni volta che viene a trovarci i bambini le fanno grandi feste e la chiamano addirittura ‘capo’!
- La conoscerai anche tu, prima o poi! – concluse la suora con un sorriso.
- Ne sarò felice! – rispose automaticamente il maestro entrando in casa.
I bimbi avevano ripreso a giocare con Mina e Clean, e Miss Pony ripose accuratamente i fogli della lettera di Candy nella loro busta.
- Ha notato, Miss Pony, come Robert guardava la foto della nostra Candy?
- Sì, Suor Maria… La nostra piccola Candy è diventata una bellissima ragazza, e i giovanotti non sono indifferenti al suo fascino, perfino quando guardano una sua fotografia…

* * *



“… ‘Fermati, mostrami il tuo volto!’ – disse il vecchio con un ultimo guizzo d’energia. La luce rallentò, si fermò a mezz’aria. Tremolò nell’oscurità dei sotterranei freddi. E lentamente, molto lentamente, il punto luminoso iniziò a trasformarsi rivelando il fantasma che era.”
SBADABRANG
- Accidenti, il mio inchiostro!
Robert si lanciò rapidamente sul botticino di vetro a base quadrata caduto per terra cercando di impedire un’ulteriore fuoriuscita del liquido. Il vetro del contenitore, molto spesso e resistente, non si era rotto, ma aveva fatto un baccano incredibile squarciando il silenzio della notte. Il giovane temette di aver svegliato i bambini.
Restò col fiato sospeso per ascoltare se ci fossero rumori, ma sentì solo il fievole crepitio della sua lampada ad olio appoggiata sulla scrivania. Si sporcò tutte le mani di nero pulendo il pavimento con la carta assorbente, e infine si diresse in cucina per lavarsele.
Mentre apriva leggermente il rubinetto e s’insaponava le dita sotto un filo d’acqua, la sua mente fantasticava il seguito del racconto: “Il fantasma… il fantasma finalmente era lì: una bellissima donna fluttuante nell’aria. Una chioma di capelli ricci e ribelli, che in vita erano stati biondi, lunghi e morbidi… che le contornavano la testa come una criniera…”
- Non sarebbe meglio lavarsi le mani in bagno?
- Co- ?? Oh! Miss Pony!
- Nel lavandino ci sono alcune tazze sporche. Con tutto il tuo inchiostro…
- Oh, mi scusi! Comunque l’inchiostro non s’appiccica alle tazze… Ad ogni modo vado subito in bagno!
- Robert, ascolta! … Perché non provi a dormire?!
- … Sto bene così, Miss Pony… Buona notte! Scusi se ho fatto rumore.

Tornato nella penombra della sua stanza, il foglio col racconto, l’unica cosa veramente illuminata dalla piccola lampada sulla scrivania, lo attendeva brillando di bianco e separandosi dal legno del tavolo come se splendesse di vita propria.
“il fantasma. Quella donna giovane e apparentemente vitale, lo chiamava a sé: giù, sempre più giù, con lei nella tomba…”
- Con lei nella tomba… - Robert sospirò. Un altro racconto che avrebbe venduto al solito giornale.
E un’altra notte senza sogni: infatti in quel momento, sul far del mattino, si sentiva abbastanza stanco da esser sicuro che avrebbe dormito un paio d’ore senza incubi. … Era tutto quello che desiderava: brevi sonni senza incubi.
Tra un paio d’ore si sarebbe alzato, e nonostante la stanchezza sarebbe andato a insegnare. Nel pomeriggio avrebbe riposato un altro paio d’ore… aveva paura di dormire più a lungo: non voleva più sognare. Non voleva più abbandonarsi.
Non voleva più agitarsi nel sonno e destarsi di soprassalto, sudato e col timore, un giorno, di non riuscire più a svegliarsi.

* * *



Edited by Karen.ucsg - 29/5/2012, 02:28
 
Top
view post Posted on 15/9/2011, 14:53     +1   -1
Avatar

Group:
FANatic
Posts:
2,061
Location:
Milano

Status:


L'inizio è promettente... :laura:
 
Top
pipistrella
view post Posted on 15/9/2011, 21:40     +1   -1




Veramente bella e originale...sono curiosa....
 
Top
pecorellarosa
view post Posted on 15/9/2011, 23:03     +1   -1




Questo nuovo personaggio è interessante :odyssea: attendo gli sviluppi della storia :laura:
 
Top
view post Posted on 15/9/2011, 23:49     +1   -1
Avatar

Group:
Member
Posts:
3,933

Status:


Ah mi ero perso questa chicca! Scritta davvero bene e cattura l'attenzione! Posta il seguito, sono curiosa! :bravo: :bravo: :bravo: :bravo: :bravo:
 
Top
view post Posted on 16/9/2011, 00:41     +1   -1

Group:
FANatic
Posts:
598

Status:


Care Marika, Pipistrella, Pecorellarosa, e Savira GRAZIE!! le vostre risposte mi danno la carica!!! :loveyou:
Ecco un nuovo capitolo. Entrano in scena gli altri personaggi, e il classico triangolo amoroso (Terence, Candy, Albert) inizia a diventare un quadrilatero...... :sorrisone: Buona lettura!




Cap.2

“Giudizi sospesi”



L’incontro con Candy era avvenuto in modo del tutto imprevisto.
Quel giorno, molti mesi dopo il suo arrivo alla Casa di Pony, Robert stava tornando all’orfanotrofio dopo essere stato alla sede del giornale di Woodstock.
- Si fermi qui, per favore! – aveva detto al conducente della carrozza molto prima di essere a destinazione.
- Ma, mancheranno ancora due miglia, signore!
- Non importa!
Congedò il conducente pagandogli la somma dell’intera corsa e si strinse nel mantello apprestandosi alla camminata. I cavalli della carrozza ripartirono scalpitando mentre eseguivano l’inversione di rotta sulla strada stretta. Quello di destra sfiorò Robert che s’era bloccato in mezzo alla carreggiata e per poco non lo colpì con uno zoccolo.
- Stia attento, signore! – gli gridò in ritardo il vetturino.
Il ragazzo non rispose e tenne gli occhi chiusi fino a quando gli ultimi rumori della carrozza si persero in lontananza lasciando al loro posto solo il suono del vento che spirava gelido scendendo dalle vette delle colline. Preferiva sempre camminare, anche nello scuro pomeriggio invernale.
Finalmente intravide le luci della Casa di Pony e da lontano notò un aprirsi e chiudersi di porte, quella di casa e quella della stalla, e un rincorrersi. “Qualche bimbo deve averla combinata grossa” pensò il maestro stupito dall’agilità di Suor Maria.
… Comunque sembrava essersi risolto tutto prima che lui varcasse lo steccato di cinta.
Mentre entrava in casa sentì Bob, nella stalla, martellare un’altra delle sue croci.
Incuriosito andò a bussare alla stanza col caminetto dove stavano Miss Pony e Suor Maria:
- Avanti! – disse l’anziana istitutrice.
- Oh, è tornato Robert! – intuì Suor Maria da dietro la porta – Adesso te lo presento!
Il maestro mosse un passo nella stanza salutando e togliendosi il mantello umido e semicongelato per riscaldarlo davanti al fuoco. Si bloccò appena vide l’ospite.
- Candy!
La ragazza guardava verso di lui ma era immersa nei propri pensieri. Dopo qualche istante reagì.
- Ah! Tu sei Robert, Miss Pony e Suor Maria mi hanno parlato di te.
Col fiato sospeso, il giovane scrittore fissò la ragazza per alcuni istanti. Lei sembrava sul punto di piangere, un atteggiamento ben diverso da quanto s’aspettasse. Ma nonostante ciò, era lui che per certi versi stonava… Infatti, aveva sperato di essere considerato di più, durante il loro primo incontro, e per la prima volta dopo tanto tempo si sentì veramente sciupato e impresentabile.
- Anch’io … ho sentito molto parlare di te, e … volevo conoscerti. – concluse distogliendo lo sguardo mentre appoggiava il mantello sullo schienale della sedia di fronte al caminetto. – E… resterai qui per qualche giorno?
Mentre parlava, Robert notò un album di fotografie sul tavolo davanti a Candy.
- Purtroppo no, Robert. Candy andrà via domani mattina! – rispose Suor Maria, che non essendo riuscita a fare le presentazioni, si sentiva comunque in dovere di dare qualche spiegazione.
- Ah! … peccato.
Visibilmente confuso e a corto di parole, Robert si accomiatò di lì a poco per ritirarsi nella sua stanza.

Quando Suor Maria andò a chiamarlo per cena non ebbe risposta. Bussò più forte, e ancora niente. Allora girò la maniglia aprendo lentamente la porta, e … lo trovò addormentato.
- Miss Pony! – chiamò correndo in refettorio.
- Cosa c’è?
- Robert sta dormendo!
- … Davvero sta dormendo??
- Sì, Miss Pony! Cosa facciamo? Io dico di non svegliarlo!
Le due istitutrici si precipitarono nella stanza del maestro seguite da tutti i bambini che si facevano l’un con l’altro il segno di silenzio sulla bocca. In realtà Miss Pony, che era più smaliziata, era preoccupata che il ragazzo avesse fatto uso di qualche farmaco particolare e cercava di tenere indietro i bambini per evitar loro spiacevoli scoperte. Ma quando non trovò nessuna traccia di sostanze sospette, avrebbe gridato al miracolo se non avesse avuto paura di svegliarlo!
- Andiamo, bambini, lasciamolo dormire! – disse sottovoce, e quando tutti furono usciti in punta dei piedi, richiuse con molta attenzione la porta.

Robert dormì per tre giorni di seguito. Candy partì all’alba della mattina dopo il loro incontro, diretta a Grey Town.

Quando il maestro infine si svegliò, si sentì in forma e felice di non aver avuto nessun incubo.

* * *



- Miss Pony, che album di fotografie è quello?
- Questo? – rispose l’istitutrice guardando il quadernone che aveva preso dallo scaffale, cercando di decidersi una volta per tutte a buttarlo. – Oh, sono solo ritagli di un attore famoso.
- Che attore è?
- È una giovane promessa del teatro, si chiama Terence.
- E le piace? – incalzò Robert con una punta di malizia.
- Oh, no, non l’ha fatto per se stessa!! – intervenne Suor Maria – Miss Pony l’ha fatto per Candy!
- Suor Maria… - la redarguì l’istitutrice; e lanciò un’occhiataccia che fece ammutolire la povera suora.
- Posso vedere? - chiese il maestro.
- Mah, veramente stavo per buttarlo!
- Solo un attimo…
Miss Pony non poté evitare di consegnare l’oggetto nelle mani del ragazzo.

Quando Robert aprì l’album, si sentì morire alla vista di tutte quelle foto di un ragazzo bellissimo. Cercò il nome: Terence Granchester. Era un attore di New York. Era l’uomo che Candy amava?
Si sentì invadere da un opprimente senso della realtà.
- Ah! Quindi a Candy piace questo attore?
- Erano fidanzati, - spiegò Suor Maria – Ma poi si sono lasciati!
Altra occhiataccia di Miss Pony.
- Robert, non hai lezione?
- Sì, Miss Pony, vado subito. – rispose il maestro alzandosi controvoglia e consegnando senza esitazione l’album alla proprietaria.

Rimaste sole, le due istitutrici ascoltarono gli schiamazzi dei bambini lungo il corridoio e mentre entravano in classe. Robert li chiamava esortandoli ad uno ad uno, quasi dovesse iniettar loro la voglia di studiare. Era paziente con tutti e richiuse delicatamente la porta dell’aula dietro di sé appena l’ultimo fu entrato.
- … Cosa c’è? Non sente come è bravo Robert? – chiese la giovane istitutrice che avvertiva un certo disagio a causa della più anziana.
- Sì, Robert è paziente. Ma… Suor Maria… non ha notato anche lei come è sempre troppo curioso di tutto quello che riguarda la nostra Candy?
- Ma io non ci trovo niente di strano!
- Lei no?
- No… - rispose la suora che incominciava a dubitare di se stessa.
- A me sembra, invece, che faccia sempre troppe domande su Candy. E poi ieri, quando Tom mi ha accompagnata a Lakewood, sono entrata in libreria e ho trovato una raccolta dei suoi racconti.
- Oh, ma è fantastico!
- …
- No…?
- Vede, Suor Maria… provi a leggerli! – Disse consegnandole un libretto rilegato in cartone nero – … Scoprirà che Robert descrive sempre e solo un personaggio femminile. E riesce a immaginare chi?
- Vuol dire Candy?
- Esatto. … A quanto pare, Robert ha una fissa per Candy senza neanche conoscerla veramente. Si basa su quello che gli abbiamo detto noi… i nostri racconti su Candy devono aver avuto molta presa sulla sua mente. Non dimentichi, Suor Maria, che Robert vive quasi in uno stato di veglia continua, manca di riposo… e ho paura che i nostri racconti siano diventati per lui un’allucinazione reale…
Miss Pony fece una pausa riordinando i propri pensieri mentre si versava una tazza di the.
- Sono molto preoccupata!! – riprese – … E quel che è peggio, è che non so ancora per cosa debba preoccuparmi di più: se per lui che sta dando evidenti segni di squilibrio, per i bambini di cui è responsabile in certe ore della giornata, o per Candy che potrebbe finire in pericolo a causa della nostra eccessiva loquacità!
- Candy in pericolo? Io non credo che Robert sia una persona pericolosa!
- Lo voglio sperare anch’io, Suor Maria. Ma vede, in certe condizioni, la mente può giocare brutti scherzi anche alle persone più posate…
- Ma Miss Pony…
- E inoltre…
- Che altro?
- … Suor Maria, non ha mai la sensazione che Robert non dica tutta la verità?
La suora rifletté per qualche istante e alla fine, come volesse scacciare una nube nera che sentiva addensarsi sulle loro teste, concluse:
- Credo che lei si preoccupi troppo, Miss Pony.
L’anziana istitutrice sospirò.
- …… Spero che non sia lei a preoccuparsi troppo poco, Suor Maria!
Era molto raro che le due donne si trovassero in disaccordo su qualcosa, ma stava succedendo, e l’unica cosa di cui sarebbero state felici entrambe in quel momento, era conoscere chi delle due avesse ragione. Perché in quel caso, avrebbero almeno saputo come comportarsi di conseguenza.

* * *



Albert sedeva da diversi minuti sul divano in sala, comodamente sprofondato in una lettura del giornale che sembrava interessante. Candy andò in cucina per iniziare a preparare la cena; non voleva disturbarlo.
- Ah ah!! Candy, lo sapevi di essere una bellissima sirena che si trasforma in un mostro-piranha divorando le proprie vittime?
- Albert, ma cosa dici??
- Non l’ho detto io, la descrizione di questo personaggio t’assomiglia molto.
Candy s’affacciò tra le perline della tenda di cucina.
- Senti qua: - continuò Albert consapevole della sua attenzione – “I capelli biondi e mossi come le onde del mare si spandevano nell’acqua contorniando un visetto minuto dagli occhioni grandi. La pelle non era squamosa ma piena di lentiggini, e la sirena sorrideva irradiando amore ai giovani naufraghi che si erano tuffati per raggiungerla.”
Albert controllò di sottecchi l’espressione di Candy prima di proseguire.
- “Il marinaio Humbolt non poteva non nuotare verso quegli iridi verdi e luminosi che contenevano l’intero mare. E quando la raggiunse pensò solo ad abbracciarla e a vivere quell’istante per l’eternità… Fu fortunato ad avere gli occhi chiusi, immerso com’era nel suo sogno beato, così non s’avvide della trasformazione, e le fauci del mostro marino che gli recisero la carotide, furono per lui un appassionato bacio sul collo.”
Finita la lettura il ragazzo alzò lo sguardo. Candy si era avvicinata di qualche passo e si stava asciugando le mani nel grembiule.
- Ma chi scrive queste cose? – non sapeva se essere contrariata più per la somiglianza con la sirena assassina, o per la schifezza del racconto in generale.
Albert sollevò il giornale cercando in basso la firma dello scrittore.
- Robert Ladder. Lo conosci?!
- Ladder? … No.
- Il racconto è sul giornale con cui sei tornata dalla Casa di Pony. È un giornale della Contea di Woodstock.
Candy provò a concentrarsi:
- Ah! Robert!
- ??
- Sì, è il nuovo maestro della Casa di Pony. Suor Maria e Miss Pony mi avevano detto che scriveva racconti… ma non credevo di questo genere!
Albert consegnò il giornale a Candy pensando che volesse leggere l’intera storia. La ragazza lo prese guardando il titolo soprapensiero.
- Ma allora… se è stato lui a scriverlo… la sirena assassina sarei davvero io?? – realizzò.
- Così sembrerebbe. – rise lui. – Ma che cosa gli hai fatto??!!
- Io?! Proprio niente!! – si schernì lei.
Il ragazzo tornò a guardare il giornale che Candy teneva tra le mani, con un’aria un po’preoccupata.
- Strano … - commentò.
Come reazione, Candy posò quei fogli che improvvisamente non le importavano più e tornò in cucina.

Albert si rilassò sul divano a occhi chiusi.
Quindi, in giro, c’era un altro innamorato senza speranza?
Per qualche istante simpatizzò con quello strano giovane che pur avendo conosciuto Candy per così poco tempo, l’aveva già introdotta nei suoi racconti allucinati.
Secondo quanto gli aveva raccontato Candy, anche loro due si erano sempre frequentati poco: lui era un vagabondo che le appariva di tanto in tanto, di cui lei non sapeva assolutamente nulla. Eppure s’era fidata, e quando l’aveva ritrovato in ospedale, senza memoria, con la fama di essere una spia al soldo del nemico… aveva addirittura deciso di vivere con lui per aiutarlo! Candy è così: un fiume di vitalità in piena, che da un momento all’altro ti può travolgere!
Lui ne era stato travolto: Candy non aveva voluto lasciarlo andare solo e senza passato, e il risultato era stata la loro convivenza.
Forse… anche quel giovane scrittore avrebbe voluto ricevere un simile trattamento da lei?

Perdere la memoria… in fondo era proprio stato un beneficio!!! Non si era mai sentito così felice…

In cucina Candy stava litigando con la buccia di una patata.
Avvicinandosi da dietro, la mano calda di Albert le prese il pelapatate con un gesto gentile.
- Faccio io.

* * *



- Basta così! Per oggi abbiamo finito. Spegnete quel riflettore. – ordinò il signor Hataway visibilmente contrariato. – Terence! … Non andava per niente bene!
Il direttore della compagnia si lasciò cadere su una delle poltrone in prima fila come se fosse stato svuotato di tutta l’energia. Terence dal palco lo guardò di sbieco, la testa bassa, senza replicare.
Ormai la scena si ripeteva di continuo; Terence non si ricordava più neanche quando fosse stata l’ultima volta che gli aveva fatto un elogio. E durante le rappresentazioni col pubblico era ancora peggio: sbagliava completamente le intonazioni, a volte si dimenticava le battute, altre volte era troppo plateale ...
Non lo faceva apposta. Era come se una parte del suo cervello non lavorasse più.

Uscì in fretta dal teatro per non ascoltare le maldicenze udibili, anche se bisbigliate, alle sue spalle.
Nessuno più lo tollerava, una volta lo accettavano perché era bravo, ma adesso…
- Whisky! – disse al barista sedendosi al bancone.
Il locale in cui era entrato era una sua recente scoperta: poco frequentato, lontano dal teatro ma raggiungibile a piedi, e lontano anche da casa sua, dove lo aspettava Susanna.
Guardò il liquido denso nel bicchiere che gli era appena stato servito. Ecco, quella era la sua medicina.
Bastava ingurgitarne tanta, e poi sarebbe stato anche in grado di tornare da quella donna che non riusciva ad amare!
Bevve tutto d’un fiato.
Che vita era diventata la sua? … Lavorava senza entusiasmo, cercando di emulare qualcosa che prima era stato, ma che non era più, e quando la tortura finiva, lo aspettava il peggio: la finzione di un nido d’amore. La sua prigione.
Che senso aveva vivere così? Che senso aveva potersi sentire se stesso soltanto per mezz’ora al giorno, quando entrava in quel locale di seconda mano, l’unico posto dove le responsabilità verso tutti non riuscivano a raggiungerlo?
Ogni giorno era sempre più difficile tornare a casa. Ogni giorno ci voleva sempre più whisky.
Forse, se Hataway l’avesse licenziato … se l’avesse sostituito con qualcun altro … Perché Hataway non lo sostituiva? … Sperava ancora che tornasse quello di un tempo? … Povero signor Hataway …
- Ancora!
Aspettando che il barista gli rabboccasse il bicchiere, si guardò intorno senza entusiasmo.
Da un angolo del salone, un uomo che lo guardava da un po’, s’alzò decidendo di avvicinarsi.
- Sig. Granchester?
Terence non rispose.
- Sig. Granchester, so che è lei, la prego di ascoltarmi.
Finalmente il barista gli rabboccò il bicchiere e Terence lo portò alle labbra. Era visibilmente infastidito.
- Se ne vada!
- Mi chiamo John Miller, e sono un agente cinematografico.
Terence bevve il secondo bicchiere.
- Barista… - chiamò agitando il braccio col bicchiere vuoto.
- Ecco, come lei sa, il cinema ha bisogno di volti nuovi. – continuò l’agente, non volendo perdere l’occasione di parlargli. Lo guardò cercando di capire se l’argomento stesse sortendo una qualche reazione.
- … Il cinema, eh? … Parla di quella sottospecie muta del teatro?
L’agente sorrise capendo con chi aveva a che fare.
- Non credo che sarà muto per molto tempo, Sig. Granchester! E poi, vede, il cinema di oggi può anche esser visto come un parto mal riuscito del teatro, ma in realtà … è la sua evoluzione!
Non capì se Terence avesse sentito le sue ultime parole, perché nel frattempo si era avvicinato di nuovo l’oste e il ragazzo sembrava interessato solo a quanto stava avvenendo nel proprio bicchiere.
- Pensi, Sig. Granchester, a quante persone la vedrebbero se fosse un attore cinematografico! … Immagini … migliaia di persone che nello stesso momento, in tutta l’America, assisterebbero all’uscita di un suo film! …… Riesce a immaginarlo? … Questo, il teatro, non potrà mai darglielo.
Terence stava bevendo lentamente, ascoltando con una certa curiosità le parole dell’agente cinematografico. Appoggiò il bicchiere prima che fosse vuoto.
- … E che ne sarebbe della magia del pubblico radunato in sala, quello che applaude entusiasta alla fine dello spettacolo? Intendo dire: che ne sarebbe del riscontro diretto che noi attori teatrali abbiamo? Lei non può capire…
- … Ammetto, Sig. Granchester, di non conoscere il senso di realizzazione che può dare l’applauso del pubblico alla fine di una rappresentazione. Io non sono un artista. Ma se lei, solo per un momento, immaginasse di sostituire quella sensazione che le dà il pubblico ogni sera (per la quale ogni volta deve lavorar sodo), con una più duratura, suscitata da un prodotto più duraturo, come un film …
Terence ricominciò a bere.
- Riesce ad afferrare la potenzialità del cinema? Il cinema si snoda nel tempo e nello spazio! … Nel tempo, perché rimane: tra un anno, due, dieci anni, la gente sarà ancora in grado di vedere quella pellicola! E naturalmente di ammirare il suo talento. … E nello spazio perché …
- Me ne dia ancora. – disse Terence al barista.
- Nello spazio perché … Immagini gli amici lontani, i parenti che non possono venire a vederla a teatro… non c’è nessuno che vorrebbe la vedesse, eppure sa che non potrà mai venire ad applaudirla a teatro?! Magari perché abita troppo lontano e non ha i soldi per il viaggio o per il biglietto della rappresentazione… - l’uomo notò un tremolio nella bocca di Terence e capì che doveva insistere su quel tasto. – E lei non vorrebbe che quella persona….
- Basta! Se ne vada! - troncò Terence.
L’uomo estrasse un biglietto da visita dal portafoglio e lo spinse sul bancone, fermandolo accanto al bicchiere del ragazzo.
- Le lascio il mio biglietto da visita. Spero penserà seriamente alla mia proposta!
Detto questo lo salutò alla svelta, uscendo dal bar con la sensazione d’aver fatto un buon lavoro.

Terence scosse la testa. Non voleva raccogliere quel biglietto.
Chi l’aveva mandato quell’uomo? No, nessuno l’aveva mandato, era arrivato di sua volontà: perché … quell’uomo doveva essere il Diavolo!
Il Diavolo … pensò Terence ridendo dentro di sé.
Solo il Diavolo avrebbe potuto sussurrargli all’orecchio un modo per farsi ancora vedere da Candy!!!

Ecco, non c’era scampo: la sua mente annebbiata dall’alcool stava già fantasticando la sera di una prima cinematografica. Con lei che scendeva da una carrozza … forse accompagnata da Albert … entrava nel cinema, prendeva posto, s’abbassavano le luci, e … per tutto il tempo non faceva altro che guardare LUI!! Quanto durava un film? … Per tutta la durata del film lei lo avrebbe guardato. Oddio. … E se quello fosse un modo per tornare a parlarsi?? Un modo per non perdersi …… Un modo per ritrovarsi……..

NO.
“Solo il Diavolo mi poteva tentare così!” – si ripeté Terence intascando il biglietto da visita. “Ma non lo asseconderò … John Miller? … No, non voglio”. Estrasse di tasca il biglietto per accertarsi del nome: “Sì, John Miller. Beh, se Hataway mi licenzierà, almeno saprò cosa fare!”
- Barista! …. Ancora.

* * *



Edited by Karen.ucsg - 16/9/2011, 12:26
 
Top
view post Posted on 16/9/2011, 13:07     +1   -1
Avatar

Group:
Special friend
Posts:
1,526
Location:
Un'isola da sogno che non vorrei abbandonare mai

Status:


Complimenti Karen! Volevo dare solo una breve occhiata invece ho letto tutto quello che hai postato finora :) La tua storia è originale e molto ben scritta, continua così ;)
Non potrò più cadere in tentazione di lettura prossimamente, per reale mancanza di tempo (non mi piace leggere di corsa, ma con calma e gustando ogni parola), perciò quando potrò di nuovo dedicarmici spero di trovare tanti nuovi ed interessanti sviluppi :)
 
Top
view post Posted on 16/9/2011, 22:26     +1   -1
Avatar

Group:
Member
Posts:
3,933

Status:


Sei davvero brava mi sta prendendo sempre più la tua storia e dire che siamo solo agli inizi.
Robert mi intriga sempre più! Chi è? Ho come la sensazione che lui e Candy si conoscessero già o è davvero come Miss Pony ha affermato che lui si è ... come dire invaghito di lei senza neanche conoscerla?
Staremo a vedere!
Certo il quadrilatero! Idea originale ma come tu già sai io tifo per l'attore! Speriamo bene!
:bravo: :bravo: :bravo: :bravo: :bravo: :bravo:
 
Top
view post Posted on 17/9/2011, 22:07     +1   -1

Group:
Member
Posts:
2,274
Location:
Prato

Status:


Complimenti Karen,scrivi benissimo,e la tormentata figura di Robert cattura l'attenzione..Intrigante il fatto che la storia si svolga durante il periodo buio di Terence e la convivenza di Candy e Albert,rende il tutto molto particolare.Sono molto curiosa di leggere il seguito!Buon lavoro :pc: :pc:
 
Top
view post Posted on 18/9/2011, 20:30     +1   -1

Group:
FANatic
Posts:
598

Status:


CITAZIONE (piricandy @ 16/9/2011, 14:07) 
Complimenti Karen! Volevo dare solo una breve occhiata invece ho letto tutto quello che hai postato finora :) La tua storia è originale e molto ben scritta, continua così ;)
Non potrò più cadere in tentazione di lettura prossimamente, per reale mancanza di tempo (non mi piace leggere di corsa, ma con calma e gustando ogni parola), perciò quando potrò di nuovo dedicarmici spero di trovare tanti nuovi ed interessanti sviluppi :)

Sono felice che ti piaccia!!! Non preoccuparti, piuttosto: buon trasloco!! (io invece sto cercando di sfruttare il po' di tempo che ho a disposizione in questi giorni).

CITAZIONE (savira @ 16/9/2011, 23:26) 
Sei davvero brava mi sta prendendo sempre più la tua storia e dire che siamo solo agli inizi.
Robert mi intriga sempre più! Chi è? Ho come la sensazione che lui e Candy si conoscessero già o è davvero come Miss Pony ha affermato che lui si è ... come dire invaghito di lei senza neanche conoscerla?
Staremo a vedere!
Certo il quadrilatero! Idea originale ma come tu già sai io tifo per l'attore! Speriamo bene!

Sono contenta che ti piaccia Robert! Cara Savira, le tue considerazioni sono interessanti, Ma come faccio a risponderti senza svelarti niente in più? ... *offre un cioccolatino virtuale* _ Quanto a Terence... *offre un altro cioccolatino virtuale* ahem, dirò solo che è essenziale ai fini della trama.

CITAZIONE (Beautifulmind597 @ 17/9/2011, 23:07) 
Complimenti Karen,scrivi benissimo,e la tormentata figura di Robert cattura l'attenzione..Intrigante il fatto che la storia si svolga durante il periodo buio di Terence e la convivenza di Candy e Albert,rende il tutto molto particolare.Sono molto curiosa di leggere il seguito!Buon lavoro

Grazie!! <3 Sono veramente contenta che Robert attiri! Quanto alla cronologia la mia intenzione è di fare dei salti in avanti a ogni capitolo per esaurire la storia 'ufficiale' e lavorare poi di fantasia. :punk:

Cioccolatini virtuali a tutte voi! :chocolate box:
(a lunedì o martedì col prossimo capitolo) :D
 
Top
pecorellarosa
view post Posted on 19/9/2011, 14:15     +1   -1




Molto interessante la figura di questo Robert.
Mi domando com'è che si sia invaghito di Candy senza, per altro, conoscerla bene???
Ha ragione miss Pony, quando dice che "Robert non dice tutta la verità" :odyssea:
Povero Terence!!!! Vederlo così, in preda alla disperazione e cercare conforto nell'alcol,mi strazia il cuore! :doll 2:
 
Top
pipistrella
view post Posted on 19/9/2011, 16:31     +1   -1




Molto bella e originale questa ff...ho solo una paura....ritrovarmi alla fine con una coppia che non è CandyTerence.....mi verrà un ictus....:D
 
Top
view post Posted on 19/9/2011, 17:07     +1   -1

Group:
FANatic
Posts:
598

Status:


Ragazze, sono veramente contenta che Robert prenda! Ma non vi do spiegazioni, hi hi! Ho diverse cose in serbo per lui... :sorrisone:

Nuovo capitolo!
:pc:
(Scrivere questo capitolo è stato piuttosto difficile perché avevo tante cose da dire su Albert ma non volevo rischiare di diventare prolissa. Alla fine sono abbastanza contenta del risultato).
No Terry this time. Il povero ragazzo al momento si troverebbe a Rockstown e non volevo rimestare ulteriormente nella sua disperazione.
CITAZIONE
ho solo una paura....ritrovarmi alla fine con una coppia che non è CandyTerence.....mi verrà un ictus....

Ahem...
Buona lettura!! :chocolate box:



Cap.3

“Sospetti”



- Bene, Gettysburg l’abbiamo detta…… E in che anno finì la Guerra di Secessione?
Molte manine si alzarono, impazienti di rispondere. Robert controllò sul registro i nomi non ancora spuntati.
- Sally?
- 1865!
- Brava…
Spuntò anche il nome di Sally.
- Chi vinse la guerra?
Altre manine sollevate.
- Eddy?
- L’esercito nordista!
- Giusto.
E spuntò il nome di Eddy. A questo punto tutti avevano dato una risposta, ma c’era ancora una cosa che voleva chiedere:
- E cosa comportò il fatto che avesse vinto l’esercito nordista? … Voglio dire: Quale fu la conseguenza di questa vittoria?
Si guardò intorno. … Nessuna mano alzata. Attese un po’.
- Ragazzi… questo è importante…
I bambini si guardavano l’un l’altro sforzandosi di ricordare.
- Ve lo dirò io, ma voglio che d’ora in poi ve lo ricordiate: l’esito più importante della guerra fu l’abolizione della schiavitù!
Alcuni volti sembravano essersi ricordati, altri invece lo guardavano inespressivi.
- È importante che lo ricordiate, perché non è mai giusto che un essere umano sia schiavo di un altro!
- Maestro?
- Sì?
- Essere schiavo è un po’ come essere servitore?
- Solo un po’, Pam. Se servi qualcuno sei libero di andartene quando vuoi. Ma se sei schiavo di una persona, non puoi andare da nessuna parte!! … Non c’è libertà, capite?
Il giovane maestro guardò tutti i presenti assicurandosi che avessero capito. Non gli interessava che i suoi allievi imparassero a memoria delle nozioni, voleva invece che sapessero che cosa è veramente importante.
- Bene! È ora di pranzo e per oggi abbiamo finito! - annunciò con un largo sorriso.
Tutti i bambini si alzarono e come una piccola mandria in movimento rifluirono in fretta verso l’uscita.
- Non vieni a mangiare, maestro?
- Sì, adesso arrivo, John. – rispose lui ancora seduto alla cattedra.

Dal vociferare davanti a casa, si capiva che le istitutrici avevano apparecchiato di fuori, perché quel giorno, al sole, faceva più caldo del solito e veniva voglia di stare all’aperto. Era arrivata la primavera.

Robert andò alla finestra appoggiandosi al davanzale. Guardò i prati ricoperti di una tenera erbetta verde, il Grande Albero della Collina di Pony che esibiva il nuovo fogliame di stagione, le papere che razzolavano di fronte alla stalla … sentì il cinguettio di decine di uccellini, respirò profondamente. Sorrise.
Era bello stare lì! … Aveva fatto bene a venire a vivere alla Casa di Pony.
In quel momento, non c’era altro posto in cui volesse stare!
Sì portò una mano alla nuca toccando il nastro rosa che gli legava i capelli.
Questo s’allentò un poco, e lui lo strinse di nuovo.
Poi un pensiero tenero gli passò per la mente:
“Cosa starà facendo Candy in questo momento?”

- Ahem…! - si schiarì una voce alle sue spalle.
Robert sobbalzò allarmato, come un bambino scoperto a rubare la cioccolata. Si chiese se avesse espresso quel pensiero ad alta voce.
Voltandosi vide che una figura adulta si era seduta in modo piuttosto scomodo a uno dei piccoli banchi di scuola.
Appena le sue pupille riuscirono a riadattarsi all’interno della stanza, riconobbe il visitatore:
- Tom! … Che sorpresa!
- Ciao, Robert!

Tom squadrò il giovane insegnante con concentrazione. Nonostante fosse un cow boy abituato ai lavori pesanti, era principalmente un tipo riflessivo che ponderava bene ogni parola prima di dirla.
- Tu sai, Robert, che vivo in un ranch.Pur avendo imparato a leggere e a scrivere, non ho mai studiato in nessuna scuola.
Robert annuì.
- Ecco, io… avrei il desiderio di assistere a qualcuna delle tue lezioni!
Il maestro sorrise.
- … Certo, perché no?! - rispose amichevolmente.
Tom strizzò gli occhi per riuscire a distinguere con più chiarezza l’espressione dell’insegnante in controluce.
- Davvero ti va bene?
- Se va bene a te!
- Però non potrò venire tutti i giorni, perché sai, il lavoro…
- Quando vorrai tu, Tom!
Il cow boy sorrise con soddisfazione.
- … Allora grazie! - disse tendendogli la mano.
- Non c’è di che. – rispose Robert stringendogliela.
In cuor suo, il maestro tirò un sospiro di sollievo. Poi Tom emerse dal piccolo banco cercando di disincastrare le sue gambe da lì sotto. Rischiò di perdere l’equilibrio quando la seggiolina su cui era stato seduto si ribaltò invece di scorrereall’indietro per lasciargli spazio ai movimenti.
Notando il disagio dell’amico, Robert disse:
- Sarà il caso di far costruire qualcosa di più grande! Ci penserà Bob…
- Grazie! …

Uscirono entrambi per andare a mangiare.
Quando raggiunsero la tavolata, Miss Pony stava distribuendo la minestra, mentre Suor Maria entrava e usciva dal refettorio portando pane e altre vivande.
Tom si sedette su una delle quattro panche che attorniavano la tavola e porse il piatto a Miss Pony affinché lo riempisse. La donna che per lui era una madre, gli versò un’abbondante porzione di minestra e restituì il piatto sollevando lo sguardo. I due si scambiarono una rapida occhiata, alla fine della quale Tom fece un cenno di assenso con la testa.
Rincuorata, Miss Pony continuò a riempire i piatti.

C’era molta allegria a quella tavola, forse perché la bella stagione era finalmente incominciata.
La primavera era esplosa, l’aria stava riscaldandosi ogni giorno di più, e le giornate di sole si erano sostituite al brutto tempo di qualche settimana prima.Tutti avevano voglia di un nuovo inizio.
Miss Pony osservò i bambini che mangiavano entusiasti, e Suor Maria che rideva con loro.
Tirò un sospiro di sollievo.
Finalmente anche lei aveva un motivo per sentirsi più fiduciosa:
Ora aveva Tom ad aiutarla.

* * *



- Perché finisce sempre così?? – pensò Candy tra le lacrime – Perché tutti mi abbandonano?? … ALBERT!!! Dove sei andato??!!!
Candy si sentiva distrutta. Aveva tanto cercato l’amico per tutta Chicago, ma questa volta non c’era stato niente da fare.

Si alzò da tavola e andò ad aprire la porta della stanza di Albert.
Dentro tutto era buio, le imposte chiuse, l’aria stantia perché non era più stata cambiata da diversi giorni.
Non ebbe il coraggio di accendere la luce, perché non voleva che il vuoto della stanza tornasse a svuotare anche lei da ogni energia. Si appoggiò allo stipite della porta cercando impossibilmente di familiarizzare con quel buio.
… Ma quel buio non assomigliava per niente ad Albert!!… Albert era luce, era vita! … Albert era calore…

Come poteva dimenticare Terence senza Albert??

… si accorse di aver avuto un pensiero egoista.
Negli ultimi tempi non aveva fatto altro che scaricargli addosso tutta la sua tristezza per Terence.

- Non lo meritavi, vero, Albert? … È per questo che te ne sei andato?! … Mi ero abituata troppo alla tua presenza, davo per scontato che dovessi sempre consolarmi …

* * *



Un’altra notte, e un’altra bottiglia di caffè sulla scrivania.
Robert fece scorrere il coperchio piatto e aprì la scatola di legno del suo corredo da scrittura.
Ne estrasse la bacchetta del pennino e uno scatolino di carta più piccolo, nel quale rimestò per trovare una punta di metallo che non fosse ancora incrostata d’inchiostro. … chissà perché non aveva mai voglia di lavare le sue punte da scrittura ogni volta che completava un racconto!
Ne trovò una e la incastrò nell’apposita fessura della bacchetta del pennino.
Prese la boccetta d’inchiostro e l’aprì. Tirò fuori anche il tampone dalla mezzaluna assorbente, che serviva ad assorbire le gocce indesiderate d’inchiostro che ogni tanto cadevano dalla punta del pennino troppo carico.
Da ultimo aprì il cassetto della scrivania e tirò fuori un foglio bianco.

Era pronto.
Sì, era pronto per iniziare il suo primo romanzo!

* * *



Era maggio inoltrato, e il giardino di Rosemary e del piccolo Anthony era tutto in fiore.
Il profumo delle rose Dolce-Candy era così pieno e inebriante da avvolgere i sensi di chi stesse nel parco, stimolando emozioni e ricordi lontani. William represse delle lacrime di malinconia, lottando per non lasciarsi sopraffare dalla tristezza.
La casa dov’era cresciuto, un tempo viva e piena d’amore, era così vuota ormai!! …
Sua madre … suo padre … sua sorella … suo nipote …….. e adesso anche Stear!
- … Amico mio! - disse sottovoce, ricordando il parente al quale era legato da una grande amicizia nata durante i giorni di amnesia trascorsi a Chicago.
Ricordò la sera prima della partenza di Candy per New York, mentre la combriccola di amici usciva da casa loro dopo un po’ di baldoria insieme: “Non preoccuparti. – gli aveva sussurrato Stear con tono sicuro – Tornerà!”. Era l’unico ad aver capito i suoi sentimenti per la dolce infermiera che in quel momento temeva di perdere per sempre. Nonostante l’apparenza superficiale, Stear andava sempre a fondo delle cose. Era una delle persone più affidabili che avesse conosciuto. Albert l'aveva sentito simile a sé sotto diversi aspetti.
Inspirò chiudendo gli occhi e li riaprì emettendo un profondo sospiro.
Una grossa sfortuna falciava i componenti della sua famiglia da anni, e lui, che amava così tanto la vita, continuava a essere circondato da null’altro che morte.


Dall’alto della balconata marmorea, salutò con un gesto amichevole il signor Whitman venuto anche quel giorno a curare il roseto. Il fresco del primo mattino stava cedendo il passo a un’altra giornata piena di sole, dove l’azzurro del cielo e i nuovi colori della natura facevano venir voglia di andare a cavalcare, a nuotare, a passeggiare, ad arrampicarsi sugli alberi… ci fosse stata lì Candy…

“Oh, Candy, come ho fatto ad abbandonarti?”

Quante volte, dopo quel giorno, aveva pensato di tornare sui suoi passi!!
Precipitarsi a Chicago, correre al loro indirizzo, entrare in quel caseggiato, volare su per le scale, spalancare la porta dell’appartamento e stringerla fra le sue braccia per non lasciarla mai più!!
Voleva dichiararle i suoi sentimenti, e poi avrebbe voluto baciarla, poter diventare il suo fidanzato…
… ma l’ombra di Terence oscurava tutto.
Quando i due si erano lasciati aveva sperato che per lui ci fosse una possibilità: per questo aveva continuato a viverle accanto anche dopo aver riacquistato la memoria.
Ma poi nel cuore di Candy tutto era diventato grigio, indefinito, la sofferenza era sempre latente e lei non si guardava più intorno. Aveva cercato d’aiutarla, ma per quanti sforzi facesse non cambiava mai niente, e per lui era una tortura sempre più grande non poterle esprimere i suoi sentimenti; averla lì e non poterla abbracciare come un innamorato.
Non aveva senso continuare in quel modo…

La sua macchina nera di rappresentanza utilizzata da George, attraversò in quel momento il cancello delle rose. Albert rientrò nel salone delle vetrate disponendosi ad affrontare la nuova giornata.
- Ciao, William. – disse dopo un po’ George entrando nella sala.
Quand’erano soli si davano del tu:George era il tutore di Albert e per lui era come un padre. L’aveva visto crescere fin da quando erano mancati i suoi genitori, allorché la Zia Elroy, fidandosi dell’istinto del suo appena scomparso fratello che aveva trasformato il proprio maggiordomo londinese nel suo inseparabile braccio destro, l’aveva fatto venire dall’Inghilterra per occuparsi del bambino.
Data l’amicizia col padre, William era già abituato a chiamarlo ‘Zio George’, e questo aveva agevolato il passaggio da amico di famiglia a tutore. Il giovane erede della famiglia Andrew aveva poi trascorso molto tempo con questa nuova figura paterna, assorbendo da lui quel perfetto atteggiamento inglese di compostezza e autocontrollo che solo un maggiordomo di antiche tradizioni (tradizioni di cui si fregiava da generazioni la famiglia di George) avrebbe saputo trasmettergli.

George appoggiò la sua valigetta nera sul tavolo rotondo accanto al sevizio da thè, e ne fece uscire tanto di quel lavoro per il giovane capofamiglia, che ad Albert venne voglia di scappare un’altra volta in Africa!

Infine tirò fuori un libro dalla copertina nera cartonata:
- E questo è quel libro che mi hai chiesto.
- Ah, È stato difficile trovarlo?
- Come scrittore non è molto conosciuto. Mi sono informato e ho scoperto che questa raccolta è stata pubblicata solo qui, nella contea di Woodstock, in cui è attivo.
Albert prese il volume dalle mani del tutore guardandone la copertina con atteggiamento indagatore.
- Grazie, George!
- Ti pare… ora devo andare.
Il ragazzo lo salutò e iniziò a sfogliare le pagine.
Il lavoro poteva attendere… adesso, la cosa più urgente era leggere quel libro e cercar di capire se questo Robert potesse essere in qualche modo una minaccia per Candy.
Il racconto che aveva letto a Chicago, dove Candy era descritta negativamente, l’aveva abbastanza preoccupato, e sapendo che quell’uomo viveva alla Casa di Pony dove la ragazza si recava spesso... Albert non si sarebbe dato pace fino a quando non avesse sviscerato la questione e tratte le dovute conclusioni.
… Perché proteggere Candy era da sempre il suo chiodo fisso … e inoltre aveva la certezza di essere l’unico a saperlo fare nel modo migliore.

* * *



Dopo la terza notte di lavoro, Robert appose finalmente il punto a chiusura del primo capitolo.
Si era trattato di un parto piuttosto difficile: alla prima stesura erano seguite diverse rielaborazioni, nessuna delle quali riusciva a soddisfarlo completamente. Infine, con questa, aveva avvertito la sensazione di esserci riuscito, di aver finalmente imboccato la strada giusta.
Stemprò l’inchiostro del pennino nel bicchiere d’acqua che s’era procurato allo scopo, asciugò la punta da scrittura in un fazzoletto sgualcito, e avvitò il tappo sul boccetto di china nera.
Infine s’alzò dalla scrivania andando ad aprire la finestra i cui scuri erano rimasti aperti dalla sera precedente.
Una brezza fresca entrò nella stanza, facendolo rabbrividire e spazzandogli via gli ultimi pensieri legati al romanzo. Inspirò.
L’alba aveva già iniziato a colorare il paesaggio, udì un gallo in lontananza.
Si sentiva stanco, molto stanco, ma soddisfatto.

A chi avrebbe potuto vendere il romanzo?
Non voleva continuare a pubblicare sul giornale di Woodstock, avrebbe desiderato fare un salto di qualità.
“Devo pensarci bene” – si disse.

Quella mattina, insegnare fu un compito difficile; rischiò di addormentarsi tre volte: una, mentre spiegava e due mentre interrogava. Infine, dopo pranzo, si buttò sul letto dimenticando tutte le sue paure e scivolò velocemente in un sonno profondo.

* * *



Edited by Karen.ucsg - 19/9/2011, 21:39
 
Top
view post Posted on 19/9/2011, 20:46     +1   -1

Group:
FANatic
Posts:
598

Status:


Dopo averci pensato su a lungo, sento il dovere di avvertire le Terensiane: Questa non è una fanfic dove alla fine Terence e Candy si metteranno insieme.
Lo dico perché io stessa ci rimarrei male se leggessi qualcosa che lì per lì mi appassiona ma poi scopro che non è quello che credevo.

Tuttavia Terence ha un ruolo importante, e dal momento che è un personaggio che mi è sempre piaciuto molto, lo tratterò bene.

(e con questo mi sono appena alienata il 90% delle persone che leggevano la mia fanfic. Sigh!) :infelice:
 
Top
view post Posted on 19/9/2011, 21:59     +1   -1
Avatar

Group:
Member
Posts:
3,933

Status:


Questa è per me una tremenda notizia e credo che tu lo sapessi già, d'altronde anch'io devo amamettere che avevo immaginato che Terence non fosse il protagonista principale. Su questo punto credo che noi non saremo mai d'accordo!
Comunque chiarito questo devo farti i miei complimenti perché la suspense è altissima. Mi sto convincendo che questo Robert abbia già incontrato Candy, addirittura che quel nastro rosa con cui tiene legato i capelli sia suo! Sto sclerando? Mi sono avvicinata almeno un po' alla verità?Ho preso un abbaglio? Chi lo sa, lo scopriremo solo leggendo!
Complimenti il tuo stile è molto scorrevole, fluido ma allo stesso tempo accattivante! :giusy: :giusy: :giusy: :giusy: :giusy:
 
Top
393 replies since 13/9/2011, 23:59   7396 views
  Share