| Ok, mezzanotte è passata da un po’... è il mio compleanno, ed io quest’anno ho deciso di farmi un regalo “particolare”. Se poi si rivelerà un regalo positivo o un’arma a doppio taglio non so... Confesso che da più di un anno, praticamente dal mio arrivo nel forum, anche io come tante di voi sono stata colta dalla voglia di scrivere, ed ho iniziato una mia FF. Dopo aver letto quella di Esther, che ringrazio di tutto cuore per avermi fatto sognare col suo racconto, ho sentito il desiderio di mettere anch’io per iscritto i miei sogni. Poi sono arrivate le traduzioni di Final Story, quelle ufficiali e quelle ufficiose, e mentre pensavo come mio solito ai vari modi in cui le cose potevano essere interpretate e incastrate fra loro, questa storia si è improvvisamente affacciata alla mia mente. Ho scritto a salti, l’inizio, le parti centrali, addirittura già l’epilogo... ancora non è terminata, ma so già come andrà, nella mia testa c’è tutto... Però tutto ciò che di doloroso è successo nella mia vita in quest’ultimo anno, mi ha portato a non avere per lungo tempo lo stato d’animo giusto per sognare o per scrivere di sogni che, in verità, non riuscivo a fare. Sto ricominciando ora a sognare ed a sentire il desiderio di condividere i miei sogni... ce la farò? Non ho mai davvero pensato di pubblicare questa storia, ancora adesso non riesco a credere a quello che sto facendo. Mai nessuno aveva letto qualcosa scritto da me, prima di ora. Prima che provassi ad affidare la mia parola scritta a tre persone speciali conosciute in questo forum: la mia amatissima gemella separata alla nascita Lorelai, la mia adorata Marikette, la mia carissima e fedele amica albertiana Karen. Ognuna di loro mi ha incoraggiata con tanto affetto ad imbarcarmi in quest’avventura, perfino due terenciane di ferro, ma dal cuore d’oro, come sono Marika e Lorelai. Mi vergogno come una ladra, e mi spaventa tantissimo questo salto nel buio. Devo essere onesta e dirlo subito, ma chi mi conosce almeno un po’ non può dubitare del fatto che la mia sia una storia albertiana. Impopolare certamente pubblicarla in un forum a maggioranza terenciana, so che corro il rischio che ben pochi la leggano. Ma ecco qual è il mio regalo di compleanno: voglio superare paura, vergogna e dubbi, voglio muovermi e non restare ferma. Molte cose non posso cambiarle nella mia vita, ma questa si, posso liberarmi di questa piccola gabbia... e vada come vada! Se almeno uno di voi mi leggerà, potrò già essere felice Vi chiedo perdono se mi dilungo ancora, ma una precisazione devo farla: come ho già accennato, ho usato degli episodi descritti in Final Story. Cercherò di stare attenta a segnalarli ogni volta, precisando anche la loro provenienza da traduzioni ufficiali (intendo quelle di Valentina) oppure no. Non dovrebbe essere difficile riconoscerli, ma mi sembra più corretto così. Ovviamente non intendo con la mia storia avanzare la pretesa di dire che realmente le cose siano andate così: è solo uno dei modi in cui mi è piaciuto immaginarle. A questo proposito, riferendomi a quello che ha scritto Marika nel topic della sua FF sulla pagina bianca successiva alla lettera di Terry, ed il suo desiderio di leggere anche un’interpretazione... dell’opposizione , volevo dire che in questa storia la lettera ci sarà, ci sarà Terence, e per quanto io abbia scritto una storia Candy-Albert, il “mio” Terence alla fine sarà felice... non potrei mai condannarlo a soffrire ancora. Ora basta così... per una che è quasi certa di non avere dei lettori, ho scritto decisamente troppo! Ringrazio chiunque di voi abbia avuto anche solo il coraggio di leggere fin qui... ed ancora totalmente incredula delle mie azioni, agisco prima che la paura mi paralizzi di nuovo! Introduzione
Sdraiato sull’erba umida, guardava la luce del sole giocare tra le foglie del grande albero in cima alla Collina di Pony. Da quanto tempo era in quella posizione? Non avrebbe saputo dirlo. I suoi ricordi lo circondavano, isolandolo dal resto del mondo. Miss Pony e Suor Maria non si erano meravigliate di vederlo arrivare, appena i suoi viaggi glielo permettevano, Albert (c’era voluto molto tempo e tanta insistenza per convincerle a non chiamarlo Signor William!), andava a trovarle, a giocare con i bambini, a controllare se c’era qualcos’altro che potesse fare per loro. Aveva fatto ingrandire la Casa di Pony, comprato delle terre e degli animali, faceva di tutto affinché le loro vite scorressero nella maniera più serena possibile. Anche lui era rimasto orfano molto presto, era uno dei motivi per cui aveva preso così a cuore le sorti di quei piccoli amici. Questa volta però la sua visita era diversa. Questa volta era lì per dare il suo addio alla persona che aveva irrimediabilmente cambiato la sua esistenza, fino a diventargli necessaria come l’aria che respirava... doveva dire addio a Candy. Un addio simbolico, visto che lei non era lì. Tanti anni prima l’aveva incontrata su quella collina per la prima volta, il giorno in cui era scappato da quella prigione che era la sua casa e aveva deciso di prendere in mano la propria vita... vita che fino ad allora l’aveva visto interpretare il ruolo di burattino fra le mani degli altri. L’aveva deciso proprio lì, mentre nella stessa posizione in cui si trovava ora, osservava le nuvole muoversi nell’azzurro del cielo. Anche stavolta era necessario che lui riprendesse finalmente in mano la sua vita. Il suo cuore era pieno di lei e non l’avrebbe mai dimenticata, come avrebbe potuto? Ma non poteva continuare a farsi del male in quel modo, doveva andare oltre, ora più che mai era necessario. Candy... La prima cosa che l’aveva colpito di lei era stata la sua evidente incapacità di contenere le emozioni. Nella pace di quella collina, l’aveva investito con la forza del suo pianto, un pianto che esprimeva tutto il dolore del mondo. Eppure pochi momenti dopo era riuscito a farla sorridere, e il suo sorriso era il più radioso che avesse mai visto. Gli aveva riscaldato il cuore, e lui avrebbe tanto voluto stare a chiacchierare con quell’adorabile bambina, ma l’arrivo improvviso di George l’aveva costretto a scappare. Quando anni dopo l’aveva riconosciuta nella ragazzina che aveva salvato dalla furia della cascata, non aveva potuto fare a meno di pensare che in qualche modo il destino aveva deciso di incrociare le loro esistenze. Lui che da tempo viveva ormai ripiegato su se stesso, aveva sentito il desiderio di occuparsi di lei, di fare il possibile affinché sul suo viso ci fossero più sorrisi che lacrime da quel momento in poi. L’adozione, la morte dell’amato Anthony, il trasferimento a Londra perché potesse ricominciare a vivere... Le immagini di quei momenti si accavallavano nella sua mente. A Londra l’aveva vista finalmente rifiorire, confortata dalla vicinanza dei suoi amici e dall’amore di un ragazzo profondamente buono e sensibile, nonostante la maschera da ribelle che si era cucito addosso. Aveva pensato che era in mani sicure, che per un po’ poteva allontanarsi e mettere finalmente alla prova se stesso. Tutto ciò che aveva potuto (e non potuto) fare fino ad allora, lo doveva al suo nome ed alla sua famiglia. L’esperienza in Africa era solo sua, l’aveva affrontata partendo all’insaputa di tutti, anche del caro George. Prima di fare qualsiasi altra cosa nella sua vita, doveva essere sicuro di potercela fare con le sue sole forze. Se avesse saputo allora a quali conseguenze avrebbe portato quel viaggio, forse vi avrebbe rinunciato, e la vita di tutti loro sarebbe stata molto diversa. Ma era davvero questo che desiderava? Forse molte cose sarebbero andate meglio di quanto non fosse successo, ma forse così lui non avrebbe conosciuto mai l’intensità di un amore come quello che in quel momento riempiva ogni più piccola parte del suo essere... Aveva sempre saputo che il suo sentimento non era ricambiato. Che il cuore di Candy apparteneva a Terence. Eppure non era riuscito a rinunciare del tutto alla speranza che un giorno lei avrebbe potuto guardarlo con occhi diversi. Quando le aveva confessato, con grande emozione, di essere il suo Principe della Collina, l’aveva fatto con la speranza che questa rivelazione l’aiutasse a non vederlo più come amico o fratello, né tanto meno come zio o padre adottivo. Tutto ciò che aveva fatto negli ultimi anni, l’aveva fatto con questa speranza. Non gli importava quanto tempo ci sarebbe voluto. Aveva continuato a credere, però, di essere capace di starle accanto sempre e comunque, nello stesso modo in cui lo aveva fatto fino a quel momento. Ma il destino, ancora una volta, aveva mischiato le carte. Forse non l’avrebbe incontrata mai più. Stavolta era sicuro che non c’erano davvero più speranze per lui. Quello era il giorno del suo addio. Addio al sogno segreto di una vita con la donna che amava. Addio ai tormenti dell’incertezza, seppure li avrebbe preferiti alla certezza di dover rinunciare a quel sogno per sempre. Ma quel giorno, prima di dire addio, voleva ricordare ogni momento. E a volte, ricordare il passato è come riviverlo...
La fronte appoggiata al finestrino del treno, Candy guardava senza vederlo il paesaggio che scorreva velocemente. Altre cose, altri pensieri occupavano la sua mente... Ancora una volta, la sua vita aveva preso una piega inaspettata. Quante volte, quante volte tutto il suo mondo si era capovolto in un attimo! La sua infanzia era stata serena nonostante la mancanza di una famiglia. Il suo primo vero dolore, il primo grande cambiamento, era stata la perdita di Annie. Piangeva disperatamente per questo, quando aveva incontrato il suo Principe della Collina. Quel ragazzo era così bello, i suoi capelli erano il sole e i suoi occhi erano il cielo... Le aveva ridato il sorriso, e poi era sparito nel nulla. Sfiorò il medaglione che portava sempre al collo, insieme alla croce di Miss Pony. Se non avesse trovato quel medaglione fra l’erba, si sarebbe convinta di aver sognato. Ma da quel giorno il pensiero che da qualche parte il suo principe esisteva davvero l’aveva accompagnata, dandole coraggio nei momenti difficili. Il trasferimento dai Legan, le angherie subite, Archie... Stear... Anthony. Non poteva fare a meno di sentire una struggente nostalgia. Il periodo vissuto con loro a Lakewood lo ricordava ora come il più felice e spensierato della sua vita. Era stato breve, ma aveva significato tanto per lei. In quel periodo aveva conosciuto anche Albert... Albert che era diventato la sua roccia, il suo porto sicuro, le braccia tra cui rifugiarsi, sempre pronto a confortarla e a sostenerla. Aveva sentito da subito che qualcosa li legava, ma non poteva immaginare quanto, non poteva sapere che il suo principe, lo zio William e l’uomo misterioso che le aveva salvato la vita alla cascata, erano la stessa persona! Che sorpresa era stata ritrovarlo a Londra, il suo primo istinto era stato quello di volare tra quelle braccia accoglienti! In nessun altro posto si era mai sentita più al sicuro. Poi lui era partito all’improvviso per l’Africa... non era lì quando avrebbe avuto tanto bisogno di lui, non era lì al momento della sua separazione da Terence, non era lì a sostenerla quando aveva preso la decisione di tornare negli Stati Uniti per cercarlo e per costruire da sé il suo futuro... Anche adesso non c’era, e forse non ci sarebbe stato mai più. Candy sapeva di doversi abituare all’idea che forse Albert non avrebbe più fatto parte della sua vita. Come poteva ancora chiedergli qualcosa dopo quello che era successo, dopo tutto quello che lei aveva fatto? Eppure il pensiero di perderlo le era insopportabile, sperava che nonostante tutto ci fosse un modo... Si era impegnata tanto per essere serena in quegli ultimi anni, e la presenza costante di Albert al suo fianco l’aveva sempre confortata, anche quando le ombre del suo cuore si facevano più scure. Se aveva vissuto dei momenti felici, li doveva a lui. Sprofondò nel sedile. Silenziose lacrime iniziarono a rigare il suo viso, mentre i ricordi correvano più veloci del treno su cui viaggiava. Tante immagini affioravano alla sua mente come se tutto stesse succedendo in quel momento. Perché a volte, ricordare il passato è come riviverlo...Note: del fatto che Albert avesse fatto ingrandire la Casa di Pony, comprando delle terre dal Signor Cartwright e anche degli animali, si parla nelle traduzioni non ufficiali. La descrizione del perché Albert si trovasse sulla Collina di Pony quando Candy l'ha incontrato "battezzandolo" Principe della Collina, del significato di quel giorno per lui, e di come fosse costretto a vivere nascosto senza poter rivelare nemmeno il suo nome, si trova in una delle sue lettere a Candy nella traduzione ufficiale dell'epilogo. Stessa cosa per quanto riguarda il fatto che avesse nascosto anche a George la sua partenza per l'Africa. Edited by piricandy - 4/7/2012, 15:58
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