Partiamo con qualche spiegazione su questo topic, mi pare sia il caso!
Da qualche frase che io e Lady ci siamo fatte scappare nei commenti alla fantastica FF di Italia (veramente erano sotto spoiler, ma vabbè,
"qualcuno" ha spettegolato), è emerso che, grazie a me, Ladyna Oscaruzza si sarebbe segretamente accasata con Terenzuccio... Alcune forumelle sono insorte ed hanno richiesto a gran voce, dotate di bombe a mano e armamenti vari, le spiegazioni del caso. Io la guerra la vorrei evitare (pacifista sono!), ma dopo queste rivelazioni non so se sarà comunque possibile. Confido però, amiche mie, nel vostro grande cuore
(ricordatevi che ne avete uno!!!!).
Tutto è successo parecchi mesi fa. Quel gran tesoro di Lady non era in uno dei suoi periodi migliori, tuttavia non mancava mai di tirare su di morale anche me, e di commentare sempre la mia ff con l'energia e la simpatia che la contraddistinguono.
Quel giorno, dato ormai per assodato che nella mia storia il destino di Candy non sarebbe stato accanto a Terence, Oscaruzza disse che l'avrei potuto sistemare con qualcun'altra, ad esempio con
"una povera immigrata italiana" (Ladyna, tu sai perché ho messo "povera" in grassetto!
).
La sera di quello stesso giorno, io stavo cercando di scrivere un nuovo capitolo della ff... ma si sa, un'altra cosa assodata ormai è la mia insanità mentale, e quella frase non smetteva di ronzarmi in testa. Poi si è attivata la parte "Homer Simpson" del mio cervello: mi sono ricordata la foto delle frappe fatte da Lady, che lei stessa aveva postato in Minitag, ed è stata la fine. Ne è venuto fuori di getto questo breve brano che ho mandato subito, tra le risate, come regalo alla mia tesorina. Non l'ho modificato da allora, se non in dettagli di ortografia e punteggiatura, e in una piccola incongruenza di cui mi sono accorta rileggendolo in questi giorni. Quindi ora che l'avete chiesto... beccatevelo così com'è!
Quanto al titolo... perdonatemi, perdonami soprattutto tu Ladyna mia, ma il mio cervello stasera si è homerizzato di nuovo e non ho resistito, ho dovuto assecondarlo!!!
A voi:
Terence camminava a testa bassa, sfidando l’aria gelida di New York. Il bavero del cappotto sollevato e il cappello calato quasi completamente sugli occhi, lo proteggevano dal freddo e dagli sguardi indiscreti, a cui non voleva mostrare la sua espressione turbata.
Erano trascorsi ormai molti mesi da quando aveva spedito a Candy la lettera in cui le confessava che i suoi sentimenti per lei erano gli stessi di un tempo, eppure non aveva ricevuto ancora nessuna risposta. Era vero che lui aveva aspettato un anno e mezzo prima di decidersi a scriverle, ma ora non riusciva più a sopportare l’attesa di una lettera, di una riga, di una reazione qualsiasi da parte di Candy. E proprio non sapeva rassegnarsi all’idea che lei avrebbe anche potuto non rispondergli mai.
Svoltò l’angolo della strada, e bruscamente si scontrò con qualcuno che arrivava dalla direzione opposta.
-Accidenti a te!- gli urlò contro una voce femminile, in bilico tra rabbia e disperazione.
Terence sollevò leggermente la tesa del cappello e vide china a terra una ragazza con indosso un abitino lilla, avvolta in uno scialle troppo leggero per il rigido freddo invernale, i capelli nascosti da un foulard colorato che le copriva anche le orecchie, e le mani screpolate intente a raccogliere qualcosa che il loro scontro aveva fatto cadere a terra.
-E ora come faccio? Come faccio?- continuava a lamentarsi la ragazza, quasi fra sé e sé.
Lui si chinò a sua volta per aiutarla.
-Non ti disperare adesso,- le disse, -io sarò pure stato distratto, ma mi pare lo fossi anche tu. Non è mica la fine del mondo!-
Uno sguardo furibondo si posò su di lui.
-Questo lo dici tu! Hai fatto cadere tutte le mie frappe! Ora non posso più venderle, come farò a comprarmi da mangiare e pagarmi l’affitto?-
Gli occhi castani della ragazza rilucevano di lacrime trattenute a fatica, rivelando delle incantevoli pagliuzze verdi nelle sue iridi. Nonostante la rabbia e la frustrazione che alteravano il suo volto, Terence non poté non notare quanto fosse bella, e provò un violento tuffo al cuore. Improvvisamente si sentì in colpa per essere stato la causa involontaria dei suoi problemi. Era evidente che la ragazza non se la passava bene, in qualche modo voleva aiutarla, ma senza offenderla. Inspiegabilmente, gli importava di lei e dei suoi sentimenti.
-Senti, hai ragione, è tutta colpa mia se sono cadute, perciò pagherò io le tue frappe. Ok?-
La ragazza sembrò calmarsi, e fu come se solo in quel momento lo vedesse davvero, come se il velo della rabbia appena caduto le rivelasse finalmente il volto dell’uomo che aveva di fronte. Un uomo bellissimo, i cui profondi occhi blu la guardavano in un modo che la fece avvampare e le fece abbassare lo sguardo.
-No, non preoccuparti- mormorò. -Avevi ragione, anch’io ero distratta, non è solo colpa tua.-
-Ora vogliamo discutere su chi è più colpevole dei due?- le chiese ironico, sollevando un sopracciglio.
La ragazza sorrise e lo guardò di nuovo.
-No,- disse divertita, -non mi sembra il caso.-
Lui l’aiutò ad alzarsi, trattenendo più del necessario le sue mani tra le proprie.
-In realtà non sono nelle condizioni di rifiutare la tua offerta di risarcimento, quindi...- disse lei ritirando le mani sotto lo scialle, senza riuscire a nascondere il suo imbarazzo e la sua vergogna.
-Allora vieni con me, mi farai compagnia a pranzo e mi dirai quanto avresti guadagnato dalla vendita delle tue frappe, così potrò rimediare. Te lo chiedo per favore, odio mangiare da solo!-
La ragazza parve sul punto di rifiutare, ma poi lo seguì riluttante fino ad una tavola calda lì vicino.
- A proposito, ma si può sapere cosa accidenti sono queste frappe?- chiese Terence, mentre si accomodavano uno di fronte all’altra ad un tavolo del locale.
La ragazza rise di cuore, mentre liberava i capelli dal foulard e tutta la sua bellezza si rivelava in quel gesto e nella sua risata fresca e musicale.
-Sono dei dolci italiani,- gli spiegò, -fatti con ingredienti semplici, ma molto gustosi. Si vendono piuttosto facilmente.-
-Allora sei italiana?-
-Si, sono un’italiana venuta qui in cerca di fortuna. Ancora non l’ho trovata, ma non demordo.-
Terence le sorrise.
-Feci lo stesso viaggio tempo fa, per inseguire un sogno. Anch’io vengo dall’Europa, sono inglese. Anche se mia madre invece è americana.-
-Beh, almeno non eri solo quando sei arrivato qui. Io si invece, e non è sempre facile.-
-Lo immagino.-
Furono interrotti dall’arrivo di una cameriera, alla quale Terence ordinò un abbondante pasto per entrambi.
-Hai ordinato per un esercito!- si lamentò lei quando la cameriera fu andata via. -Devo sembrarti proprio morta di fame- aggiunse poi con aria mortificata.
-In realtà sono io ad essere affamato! Tutto quello che non riuscirai a mangiare, passalo pure a me!-
Le strizzò l’occhio e lei fece finta di credergli, apprezzando la delicatezza con cui cercava di aiutarla.
-D’accordo... allora grazie. Però non so nemmeno come ti chiami...-
-Mi chiamo Terence. E tu?-
-Francesca.-
Terence... Francesca... ognuno dei due pensava tra sé che nessun nome gli era mai sembrato più bello.
Mentre mangiavano con sano appetito, chiacchierarono allegramente per tutto il tempo. Era come se si conoscessero da sempre, e da tanto entrambi non si sentivano così felici e spensierati! Era come se il sole caldo dell’estate fosse arrivato finalmente a riscaldare le loro vite solitarie. I loro occhi non si lasciavano un attimo, le loro labbra si sorridevano, le loro mani trovavano infinite scuse per sfiorarsi attraverso il tavolo.
Anche se nessuno dei due l’avrebbe voluto, furono infine costretti ad abbandonare il tepore che li circondava, e si ritrovarono di nuovo al freddo, davanti alla porta della tavola calda. A malincuore si costrinsero a salutarsi e si avviarono in direzioni opposte, sentendo il cuore e i piedi incredibilmente più pesanti ad ogni passo che li allontanava l’uno dall’altra. Ma prima che fosse troppo tardi, Terence si fermò improvvisamente e si voltò.
-Francesca!- chiamò a gran voce.
Col cuore in tumulto, anche lei si fermò e si voltò, giusto in tempo per vederlo correre nella sua direzione.
-Io...- iniziò lui ansimante, quando l’ebbe raggiunta. Le sorrise con aria maliziosa. -Vorrei assaggiare le tue frappe. Come si può fare?-
Lei fece un sorrisetto amaro, delusa da quella frase. Ma che si aspettava?
-Solitamente le porto in quel panificio, lì all’angolo, sono loro che me le comprano per poi rivenderle.-
Si voltò per andarsene, ma lui l’afferrò per il braccio, costringendola a voltarsi di nuovo.
-Io vorrei che tu le facessi solo per me- le sussurrò, accostando il viso ad appena pochi centimetri dal suo.
Francesca ansimò, incredula, sollevando gli occhi per guardare in quelli di lui. La passione che vi lesse dentro le tolse il respiro. Era la stessa che sentiva lei. Terence lo capì, e incapace di trattenersi, incurante del fatto che fossero in mezzo a una strada, si chinò a posare le labbra su quelle frementi di lei.
Fu come se non esistesse più niente intorno a loro, come se niente fosse mai esistito prima. Mentre le loro bocche si esploravano, sempre più avide e fameliche, ebbero la certezza che tutta la loro vita aveva davvero senso solo a partire da quel momento. Ebbero la certezza di amarsi, una certezza che veniva dal profondo del loro essere, che nessun ragionamento poteva confermare né smentire: semplicemente era così, perché così doveva essere da sempre.
Quando infine a malincuore separarono le loro labbra per riprendere fiato, si guardarono tremanti ed increduli.
-Sposami, Francesca- disse improvvisamente Terence. -Non avrò pace se non mi dirai di si. Non dirmi che non senti quello che sento io, perché so che sarebbe una bugia. Ti amo. Tu sei mia, ed io sono tuo.-
-Si- sussurrò lei con voce e sguardo pieni d’amore. -Ti sposerò, perché ti amo e niente ha mai avuto tanto senso quanto questa follia.-
Terence sorrise felice, e la prese per mano costringendola a correre.
-Non voglio aspettare nemmeno un minuto. Conosco qualcuno che ci sposerà subito, senza tante storie. Vieni Francesca, tra meno di un’ora sarai mia moglie e io sarò l’uomo più felice del mondo!-
Vinte facilmente le obiezioni di Francesca, che si vergognava all’idea di sposarsi con addosso quei poveri abiti, ma che più di tutto desiderava l’amore di quell’uomo che non chiedeva nient’altro che averla al proprio fianco, si unirono in matrimonio con due sconosciuti come testimoni. La cerimonia fu veloce, ma li lasciò emozionati e scossi fin nel profondo. Ora si appartenevano davvero, il loro destino si era compiuto. Abbracciandosi stretti e fermandosi ogni tanto per scambiarsi baci appassionati, si diressero impazienti verso la casa di Terence, che sarebbe diventata ora la loro casa. Notando che il quartiere in cui si stavano addentrando era certamente molto più bello e ricco di quelli che lei era abituata a frequentare, Francesca guardò stupita suo marito.
-Terence, ma che lavoro fai?- gli chiese incerta.
-Faccio l’attore- rispose lui, con occhi ridenti. -Mai sentito nominare Terence Graham?-
-Ter... Terence Gr... Terence Graham??? Tu sei quel Terence Graham??? Ma ti hanno chiamato Grandchester durante la cerimonia! Mi stai prendendo in giro?-
-No amore mio, sono davvero io- disse lui ridendo di gusto alla sua faccia sconvolta. Si era perfino fermata all’improvviso in mezzo alla strada, e lo guardava come se avesse di fronte un fantasma.
-Non mi avevi riconosciuto?- le chiese.
-E come avrei potuto? Pensi che abbia mai avuto i soldi per venire in teatro a vederti recitare, o perfino per comprarmi i giornali che parlano di te? Il tuo nome è sulla bocca di tutti, ma io non avevo nemmeno mai visto una tua foto!-
-Non ne hai bisogno adesso,- le sussurrò lui con voce bassa e profonda, afferrandola per i fianchi e stringendola a sé, -hai l’originale in carne ed ossa, tutto per te...-
La baciò con passione bruciante, facendo sparire dalla sua mente ogni altro pensiero che non fossero le sensazioni inebrianti che il tocco delle labbra e delle mani di suo marito risvegliavano in lei.
Suo marito... mentre riprendevano il cammino verso casa, cercava di abituarsi a quell’idea. Fino a poche ore prima era sola e disperata, e ora invece sapeva che non poteva esserci una sola creatura su tutto il pianeta, che fosse più felice di lei!
Si riscosse dai suoi pensieri quando sentì Terence imprecare a denti stretti. Lo guardò, e poi seguì la direzione del suo sguardo. Poco più avanti, una giovane donna bionda con indosso un cappotto rosso bordato di pelliccia, camminava avanti e indietro con aria nervosa.
-La conosci?- chiese Francesca.
-Si...- mormorò lui.
Candy. Solo allora si rese conto che, dal momento in cui aveva incontrato Francesca, il pensiero di lei era completamente sparito dalla sua mente. Non aveva desiderato altro che rivederla per anni ed anni, lunghi e dolorosi, e ora l’unica cosa che desiderava era di non averle mai scritto. Maledizione! Certo che il tempismo della Signorina Tuttelentiggini era proprio perfetto!
Stringendo la mano della moglie (sua moglie, l’unica donna che, ora ne era certo, poteva renderlo felice), continuò a camminare, rendendosi conto che ormai Candy li aveva visti arrivare e li osservava con aria confusa.
-Terence!- disse lei quando furono uno di fronte all’altra. Il suo sguardo passava da lui alla donna che aveva accanto, e che stringeva per mano. Non riusciva a capire.
-Ciao Candy- disse semplicemente lui, in tono tranquillo.
-Io... sono venuta... per via della tua lettera...-
Lo sguardo di Candy era interrogativo, quello di Francesca decisamente inquisitorio.
-Sono passati più di sei mesi, Candy.-
-Lo so... io non sapevo come dirti che...- Candy si interruppe.
Voleva parlare, ma lo sguardo niente affatto amichevole che si sentiva puntato addosso da quella sconosciuta, la faceva sentire a disagio. La guardò di sottecchi, poi tornò a guardare Terence.
-Parla, biondina- sbottò infine Francesca, visibilmente irritata. -Cosa vuoi da mio marito?-
-Marito?- chiese Candy senza riuscire a mascherare la propria incredulità.
-Io e Francesca ci siamo appena sposati- le confermò Terence, con voce calma e un dolce sorriso. -Il tempo passa, e le cose cambiano, Signorina Tuttelentiggini.-
Lei sorrise a quel nomignolo. Le dimostrava che non c’era ostilità in lui, così si sentì rassicurata nel dire ciò per cui si trovava lì in quel momento.
-Hai ragione, il tempo passa e le cose cambiano. Congratulazioni per il vostro matrimonio, vi auguro di essere felici, davvero con tutto il cuore! Quello che non sapevo come dirti Terence, è che io ed Albert ci siamo sposati il mese scorso...-
-E allora si può sapere che ci fai qui adesso?-
Terence sorrise, voltandosi verso Francesca. Sua moglie era decisamente gelosa e impulsiva. La cosa gli piaceva. Quante cose doveva ancora scoprire di lei! Questo pensiero lo stuzzicava notevolmente... Le strinse la mano ancora più forte, e la guardò in un modo tale che la fece sentire subito tranquillizzata.
Francesca si voltò verso Candy e la guardò con aria di scuse. Lei le sorrise comprensiva, e poi si rivolse di nuovo a Terence.
-La tua lettera mi ha aperto gli occhi sui miei sentimenti, ma non nel senso che forse in quel momento tu speravi, per questo sono qui adesso... mi ci è voluto del tempo per raccogliere il coraggio necessario, ma volevo dirtelo di persona. Sono sollevata nel vedere che ora anche tu sei felice, come io lo sono accanto ad Albert.-
Si sorrisero con tenerezza. C’era stato un tempo in cui nessuno dei due avrebbe mai nemmeno potuto immaginare che un giorno avrebbero avuto una tale conversazione. Ma il destino seguiva sempre le sue vie, in un modo o nell’altro.
-Sono sicuro che avrete una vita meravigliosa Candy, Albert è una persona straordinaria... e molto fortunata. Siate felici, lo meritate.-
-Grazie Terry. E scusami, Francesca, per questa mia visita improvvisa,- disse rivolgendosi poi alla moglie di lui, -mi dispiace se ti ho turbata o innervosita. Se avessi saputo, non vi avrei importunato.-
-Non importa Candy, non ti scusare, sono io che dovrei farlo invece. Non potevi sapere, così come non potevo sapere io...-
Non poteva sapere che avrebbe incontrato e sposato quel giorno stesso l’amore della sua vita, figuriamoci se poteva immaginare che avrebbe dovuto fare subito i conti con il suo passato! Ma era lei il futuro di Terence, vedere come si era comportato con quella donna, che fino a poco tempo prima era stata così importante per lui, cancellava ogni dubbio dalla sua mente e dal suo cuore.
-Addio- mormorò Candy sorridendo alla coppia.
-Addio Candy- mormorò Terence.
Si guardarono ancora per un istante, poi Candy si voltò e corse via. Dopo alcuni metri salì sulla macchina in cui Albert era rimasto tutto il tempo ad aspettarla, osservando la scena da lontano. Marito e moglie si strinsero forte e a lungo. Ogni ombra del passato era sparita, niente più restava in sospeso ad oscurare la loro felicità. Quando si sciolsero da quell’abbraccio, Albert mise in moto la macchina e partì. Passando davanti a Terence lo salutò con la mano e gli sorrise, subito ricambiato dal suo vecchio amico. Ora tutti loro erano liberi di iniziare davvero una nuova vita.
Terence si voltò verso Francesca e le sorrise, stringendola a sé.
-Pronta per varcare la soglia del nostro nido, Lady Grandchester?-
-Ma insomma... si può sapere come ti chiami?- chiese lei confusa, mentre lui la prendeva in braccio ed armeggiava per aprire la porta di casa senza lasciarla andare. -Prima Grandchester, poi Graham, poi di nuovo Grandchester, non ci capisco più nulla!-
-Non è necessario che tu capisca subito, tesoro- disse Terence ridendo malizioso, mentre spalancava finalmente la porta con un calcio deciso, e la richiudeva allo stesso modo alle sue spalle, prima di far scivolare lentamente a terra sua moglie. -Ci sono molte altre cose più importanti a cui pensare adesso...-
Le sue labbra accarezzarono lentamente il collo di lei, provocandole un lungo fremito giù per la schiena.
-Si, in effetti hai ragione...- sussurrò Francesca con voce roca, mentre con le mani iniziava ad esplorare il suo petto ampio e forte. -Mio marito può chiamarsi come meglio crede, l’importante è che sia solo mio.-
Ridacchiarono insieme, e poi la passione li travolse. Quella passione che era più forte di qualsiasi altro sentimento avessero mai provato in vita loro. Quella passione che li avrebbe accompagnati per tutto il resto della loro esistenza.
Uno scontro casuale, un attimo solo, era bastato a generare una felicità che sarebbe durata in eterno.
. Brava 
Non credo che faticheremo a formare una giuria popolare allestita alla bell'e meglio 
