grazie piccoletta! ieri non sono riuscita a sistemarlo, oggi provo a pubblicare il quarto e quinto!
cdf grazie! sì, terence è grande. la sofferenza lo ha fatto crescere ed i tempi cambiano. ha avuto un'educazione ed un'impostazione molto english ma vive negli stati uniti in un periodo dove la modernità avanza senza fermarsi. più in là si spiegherà il suo approccio alla boxe....
per albert è un po' in evoluzione la storia. però per me è un "ribelle". devo definire meglio il mio sentimento. questa è una storia piuttosto di pancia. in fin dei conti non fa altro che continuare il suo percorso. non conosciamo il suo rapporto con la zia, la Miz non lo menziona mai. diciamo che sono entrata un po' nella loro intimità e albert si è lasciato un po' andare... :giusy:
TERZO CAPITOLOIn viaggioTerence non era riuscito a dimenticare Candy. Nelle strade affollate di Los Angeles spesso aveva creduto di scorgerla tra la folla. Nei suoi occhi a volte, tornava improvvisa l’immagine di lei a Rockstown tra la folla urlante che lo insultava. Sua madre Eleanor, mesi dopo, gli aveva confidato che Candy era lì quella sera e che lo aveva visto recitare ubriaco. Non era stata un’illusione dunque, ma tanto era bastato a lui per scegliere di non gettare la spugna e ad attaccarsi all’unica cosa capace di dargli un fremito di vita. La recitazione.
Non era stato facile per lui risalire la china, ma ci era riuscito.
– Perché, Candy, a Rockstown non ti sei avvicinata a me? Perché non mi hai detto una parola? – si chiedeva spesso.
Erano passate due settimane dall’incontro con Archie e Terence aveva lasciato da tempo il Waldorf Astoria Hotel per vivere in uno spazioso appartamento vicino al teatro. Era impegnato nelle prove per la commedia “Molto rumore per nulla”. Interpretava Benedict, un personaggio con cui riusciva ad intendersi perfettamente.
Quel giorno salì di prima mattina sulla sua Overland rossa fiammante; l’aveva ribattezzata Theodora, come il suo amato cavallo scozzese.
– Arrivederci Mrs. Carlson! – salutò la padrona di casa.
– Arrivederci Mr. Graham faccia buon viaggio! – rispose lei.
– Candy, 750 miglia ci separano ora. Archie ti avrà raccontato del nostro incontro? Ne dubito. Spero tu sia rimasta la stessa ragazza allegra e scanzonata che ricordo, non quella ragazza triste e sconvolta che ho visto l’ultima volta. Chissà se ti turberà rivedermi, magari ti sei fidanzata.
Terence rifiutò l’immagine di lei con un altro uomo, ma dopo il loro addio in quella gelida notte al Saint Joseph Hospital non poteva augurarsi in cuor suo che lei non amasse nuovamente.
Lui no, non era riuscito ad amare Susanna e per molto tempo non era riuscito più ad aver rispetto neanche per sé stesso. Dopo aver accettato di recitare a Hollywood si era chiesto cosa avrebbe potuto dare a Candy o se avesse dovuto scrivere alla Casa di Pony per avere sue notizie. Di quali travagli interiori l’avrebbe caricata in quel caso?
Sicuramente non sarebbe stato difficile che qualcuno si fosse innamorato di lei, della sua solarità, della sua forza. Sarebbe stata felice anche senza di lui, pensava.
Dovrò convertirmici anch’io e veder con tali occhi?
Non si sa mai ma non credo.
Non posso giurare che l’amore non mi trasformi in un’ostrica
ma posso giurare che finché non mi ha trasformato in un’ostrica
non farà mai di me un tale sciocco. *Recitò al vento.
– Chissà se sei cambiata Candy, sicuramente sarai diventata una splendida donna – sussurrò.
Dopo l’incontro a New York con Archie, le sue sicurezze si erano infrante contro la consapevolezza che il suo cuore mai avrebbe accettato di interrompere il suo cammino per giungere a lei.
Poteva ancora sentire il suono delle sue risate, di quell’estate spensierata a Londra, prima di esser stati costretti a crescere all’improvviso di fronte alle loro responsabilità e prima che l’Europa fosse devastata dalla guerra. Prima che i loro cuori venissero spezzati senza appello.
Passarono velocemente quello ore di viaggio, amava guidare. Il sole era basso e Terence giunse all’Hotel Candlewood per trascorrere la notte. Oramai Lakewood era poco distante e tra poche ore sarebbe arrivato a destinazione.
Lo accolse una signora di mezz’età tutta smorfie e manfrine:
– Mr. Graham! Mr. Graham prego venga, si accomodi! Sono onorata di conoscerla! Benvenuto nel Candlewood Hotel! Non poteva scegliere hotel più raffinato mi creda!- disse ridendo in preda ad una eccitazione incontenibile.
– Buonasera Mrs.?- domandò Terence gentilmente.
– Holeson, sono Mrs. Holeson, la propietaria dell’ Hotel. Bobbie! Presto prendi il bagaglio al signore! – urlò al facchino – Oh Mr. Graham, ho visto tutti i suoi film sa?
– Ne sono lieto, c’è un cinema qui?
– No, ma si trova nella cittadina vicina sa, qui sono un po’ retrogradi!
– Non lei… – sogghignò Terence.
– Oh certo che no, io so riconoscere la vera arte!
– Terence, Terence!!!
All’improvviso un gruppo di ragazzine imbellettate e piene di boccoli e fiocchetti lo circondarono saltellando:
– Via sciò! – intimò Mrs. Holeson alle figlie e alle sue amiche – non date fastidio a Mr. Graham! Ehm le perdoni – si scusò la signora – forza allontanatevi! – disse spazientita ed in tono acuto alle ragazzine.
– Oh non si preoccupi Madame, anzi, che benvenuto caloroso! – rise.
“Che gente irritante”, pensò.
– Mr. Graham – continuò lei cinguettando – stiamo servendo la cena nella sala da pranzo, ho cucinato io, sarei onorata se…
– La ringrazio Mrs. Holeson ma sono molto stanco, gradirei assaggiare la sua cucina, senz’altro deliziosa, ma nella mia camera.
– Oh sì, certo, ma certo, gliela farò servire subito in camera – arrossì la signora imbarazzata.
– La chiave della stanza? – chiese Terry sbrigativo.
– Oh ecco, al primo piano, la stanza numero 3 – rispose delusa Mrs. Holeson, ma si riprese subito: chissà come sarebbero state invidiose le sue amiche! Ospitava il grande attore Terence Graham! E avrebbe anche assaggiato la sua splendida cucina! Pensò consolandosi per il suo rifiuto ad unirsi a loro a cena.
Terry salì le scale e si accomodò nella camera.
– Finalmente non sento più starnazzare… – osservò sollevato. Sentì bussare alla porta, era un cameriere con la sua cena.
– Per lei Sir – disse il ragazzo entrando con il carrellino e disponendo i piatti ed il necessario per la cena sul tavolo del piccolo soggiorno.
– Grazie. Tenga – disse Terence dandogli una cospicua mancia.
– Buonanotte Sir – si congedò il ragazzo con un cenno del capo.
– Buonanotte.
“E ora mangiamo la brodaglia della padrona di casa “. Pensò facendo una smorfia.
*(Benedict, Atto II scena terza – Molto rumore per nulla – di W. Shakespeare)
Edited by OctoberCCFS - 6/2/2023, 11:54