Candy Candy

"La Stagione dei Narcisi" di Josephine Hymes, Traduzione di sailor74 (a.k.a. Ladybug)

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sailor74
view post Posted on 28/4/2013, 19:57 by: sailor74     +4   +1   -1

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Capitolo 7
Narcisi bianchi e tulipani rossi




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Quando fecero il loro ritorno quella mattina, Candy e Terence furono accolti con calore da tutti gli abitanti della Casa di Pony. Il giorno prima, proprio pochi minuti dopo la loro partenza, Suor Maria aveva sentito alla radio di un’allerta tormenta. All’inizio, le due donne si erano un po’ preoccupate per l’incolumità della giovane coppia, ma dato che la tormenta si era scatenata dopo le 10:30, avevano pensato che per quell’ora fossero ormai al sicuro allo chalet.

Più tardi, quella sera, quando si era resa conto che Candy avrebbe dovuto passare un’intera notte con un uomo che non era suo marito – quantomeno non ancora – Suor Maria aveva sentito l’esigenza di recitare il suo rosario ben due volte. Non aveva importanza quante volte Miss Pony avesse cercato di rassicurarla dicendole che il Sig. Grandchester era un gentiluomo, l’amorevole suora non aveva avuto neppure un momento di pace per tutta la notte. Ovviamente, Suor Maria non nutriva alcun dubbio rispetto alla buona educazione di Terence, ma essendo ben più apprensiva della Sig.na Giddings, non riusciva a togliersi dalla testa che un gentiluomo non era necessariamente un santo.

Malgrado tutte queste allarmanti considerazioni, quando la giovane coppia tornò a casa e dopo aver guardato Candy negli occhi, Suor Maria si sentì subito sollevata. Conoscendo la giovane sin dall’infanzia, la perspicace suora avrebbe capito immediatamente se fosse accaduto qualcosa di inopportuno, semplicemente osservandone il comportamento. Terence, consapevole della situazione, si sentì sollevato e fiero di poter guardare le insegnanti di Candy negli occhi senza aver nulla da nascondere.

Beatamente ignaro dei problemi e delle preoccupazioni degli adulti, Alistair fu oltremodo felice di recuperare sia il suo giocattolo che il suo libro per colorare, e per giunta tutto in una volta. Dato che la macchina che Terence aveva noleggiato era rimasta a MacIntyre Mount, il bambino credette che la ‘magia’ fosse semplicemente svanita. Tuttavia, dato che giocare con una macchinina era decisamente più divertente rispetto a una macchina a grandezza naturale che potevano guidare solo gli adulti, non rimase affatto deluso dalla novità.

Dopodiché, dato che era domenica e dovevano recarsi in chiesa, ogni conversazione fu rimandata a più tardi. Solitamente, il sacerdote della zona arrivava verso mezzogiorno per una celebrazione speciale solo per gli abitanti della Casa di Pony. Per Terence, che non andava a messa dai tempi della Saint Paul School, fu un’esperienza alquanto imbarazzante. Essendo membro di una famiglia di “Recusant” (1), Terence era stato educato alla fede cattolica. Tuttavia, da quando aveva lasciato la casa paterna, il giovane aveva preso le distanze da qualsivoglia manifestazione religiosa di tipo convenzionale. Non era ateo né agnostico, ma le forme tradizionali di espressione spirituale non facevano per lui. Malgrado le sue personali convinzioni, però, sapeva che se voleva sposare Candy, doveva dimostrarsi alquanto tollerante. In quell’occasione, trattandosi della prima volta e considerato che aveva perso l’abitudine, se la cavò abbastanza bene.

Durante il pranzo che ne seguì, Terence e Candice informarono le gentili signore del loro fidanzamento. Ovviamente, ricevettero le loro congratulazioni e Miss Pony, orgogliosa di aver svolto un ruolo fondamentale per il buon esito della vicenda in più di un’occasione, ne fu particolarmente felice. Suor Maria condivise tale gioia in modo più discreto, sebbene fosse altrettanto lieta per la coppia. Fu altresì necessario dare qualche spiegazione, perché il piccolo Alistair non aveva ben capito cosa significasse sposarsi. Quando Candy gli disse che dopo il lieto evento Terence sarebbe diventato parte della loro famiglia, il bambino lanciò un paio di sguardi a Terence e poi a Candy, prima di far loro una domanda:

"Diventerai mio fratello?" disse il bambino, guardando nuovamente Terence.

"No Stair, diventerà tuo zio", gli spiegò Candy.

"Zio G!" esclamò Stair d’istinto, con il suo caratteristico sorriso.

"Dopo quello che tu e la tua benedetta macchinina blu avete fatto per noi, piccolo Inventore, puoi chiamarmi come meglio credi", rispose Terence, prendendo il bambino in braccio per farlo accomodare sulle sue ginocchia.


Candy lanciò uno sguardo alla coppia, chiedendosi come avrebbe preso Archie quello strano legame che si stava creando tra suo figlio e Terence. Tuttavia, non essendo il tipo da preoccuparsi troppo, tirò un profondo respiro e decise di sperare per il meglio.

In serata, Albert chiamò nuovamente per confermare il suo arrivo per il giorno successivo. Malgrado il cattivo tempo degli ultimi giorni, i treni funzionavano regolarmente e Albert li informò che sarebbe arrivato il 22. Questa volta, Miss Pony notò che il giovane ospite non aveva battuto ciglio durante l’intera chiamata. Pensò che la promessa di matrimonio da parte di Candy lo avesse rassicurato definitivamente rispetto all’amore che la giovane nutriva per lui. Tuttavia, la Sig.na Giddings non si lasciò trarre in inganno dalla momentanea serenità di Terence. Essendo saggia e in là con gli anni, sapeva che la gelosia di un uomo non poteva svanire dal giorno alla notte. La gentile signora conosceva altresì l’indole di Candy e pensò che la coppia avrebbe fatto un bel po’ di scintille negli anni a venire, specialmente considerata la possessività di Terence e l’indipendenza di Candy. Tuttavia, sperò che il loro amore, che aveva superato la dura prova del tempo e della separazione, potesse aiutarli a vincere le loro debolezze.

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Fedele alla parola data, Albert arrivò alla Casa di Pony alle 11 del giorno successivo. Fu felicemente sorpreso di vedere lì Terence. Dopo un primo momento di mutuo riconoscimento ed i soliti convenevoli, i due uomini ripresero a chiacchierare amabilmente come ai vecchi tempi. Candy era più che felice di vedere che i due uomini che amava di più al mondo andassero così d’accordo.

Ma i discorsi da adulti avevano vita breve alla Casa di Pony, perlomeno quando i bambini erano in piedi e ansiosi di lanciarsi in nuove avventure. Albert era uno dei loro preferiti, pertanto fu praticamente rapito per tutto il pomeriggio e parte della serata. Gli altri adulti gli erano grati per aver distratto i bambini ed aver lasciato loro del tempo per fare altre cose. Per questa ragione, fu solo in tarda serata che Terence poté trovare un momento tranquillo per discutere di questioni più serie con il suo vecchio amico.

Il biondo stava cercando di godersi un po’ di pace ed una tazza di caffè nella penombra del salotto, quando Terence andò a sedersi accanto a lui.

"Hai avuto una giornata piuttosto intensa", esordì Terence.

"Lasciamo perdere! Oggi ho scoperto di non essere più tanto giovane", rispose Albert con una risatina da dietro la sua tazza.

"A me sembri sempre lo stesso".

"Beh, non posso dire altrettanto di te. L’ultima volta che ti ho visto eri un ragazzino sedicenne decisamente più basso e magrolino. Pensi che questo mi faccia sentire così giovane, amico mio?"

"Forse, allora, neppure quello che sto per dirti ti sarà di aiuto in tal senso", gli anticipò Terence, sollevando un sopracciglio.

Albert, che si aspettava un discorso serio prima o poi, poggiò la tazza sul tavolino.

"Sono tutt’orecchi", gli disse.

"Questa mattina ho avuto l’impressione che non fossi sorpreso di vedermi qui”, disse Terence. Lo sguardo d’intesa di Albert gli fece comprendere che la sua intuizione era giusta, "Non ci vediamo da molto tempo, ma vedo che sono ancora un libro aperto per te. Pertanto, credo che non resterai sorpreso se ti chiedo la mano di Candy in matrimonio".

"Me lo stai chiedendo veramente?" replicò Albert, inclinando leggermente la testa.

"Assolutamente sì".

"Immagino che la dama in questione ti abbia già dato il suo consenso".

"Sì, è così", rispose Terence, incapace di nascondere la sua felicità.

"Allora, se avete già deciso, credo che né il sottoscritto né nessun altro al mondo possano far nulla per evitarlo. Dunque, ritieniti pure ufficialmente fidanzato".

"Ma tu approvi, non è vero?" gli chiese Terence, aggrottando la fronte.

"Certo che sì, sciocco!" rise Albert, "Anzi, sono felice che si tratti di te e non di altri. Non credo che un altro uomo sarebbe capace di gestire il caratterino di Candy. E in tutta onestà, sono convinto che lei sia la donna giusta per darti filo da torcere, amico. Congratulazioni!" aggiunse, dando a Terence un’affettuosa pacca sulla spalla.

"E esattamente quando pensate di sposarvi?" chiese Albert, riprendendo la sua tazza di caffè.

"Tra due o tre settimane", fu la semplice risposta di Terence.

Albert distolse gli occhi dal suo caffè e lanciò a Terence uno sguardo carico di significato.

"Come mai tutta questa fretta?"

"Tranquillo, amico! Non è successo nulla di indecoroso. Hai la mia parola", rispose Terence, avendo compreso i sospetti di Albert, "è solo che la distanza tra New York e questo posto è troppo grande per un fidanzamento lungo. Lo abbiamo già fatto in passato e non intendo ripetere l’esperienza. Sono un uomo libero dotato di certi mezzi, lei è maggiorenne e abbiamo il tuo consenso. Perché aspettare?"

La tensione sulle spalle di Albert si allentò.

"Immagino tu comprenda che con un preavviso così breve non ci sarà molto tempo di informare tutti e organizzare una cerimonia in grande”, lo ammonì Albert.

"Beh, il fatto è che entrambi preferiamo una cerimonia intima e tranquilla. Riguardo alle cose essenziali, ho già chiamato mia madre e mi ha informato che mi porterà personalmente il certificato di nascita, anziché spedirmelo per posta. Lei è l’unica persona che mi interessa avere accanto quel giorno. Candy ha detto che aveva bisogno solo di te, dei Cornwell e del Dott. Martin. Sa che il resto dei suoi amici non arriverebbero mai in tempo. Stavamo pensando di tenere la cerimonia qui nella cappella. Questo è tutto rispetto ai preparativi".

"Quindi, com’era prevedibile, voi due avete deciso di scioccare il mondo”, affermò Albert con una luce maliziosa che risplendeva nei suoi occhi azzurri. “Così, la gente parlerà, i miei cugini ne resteranno atterriti, la stampa farà le più assurde speculazioni…immagino già la faccia di mia zia quando lo scoprirà…non vedo l’ora!"

Al pensiero di tutto ciò, entrambi scoppiarono a ridere.

I due uomini continuarono a chiacchierare per un bel po’. Fu deciso che prima del matrimonio, la coppia di fidanzati sarebbe partita per Chicago per sbrigare alcune questioni pratiche. Albert suggerì loro di passare il capodanno alla villa, in modo da poter presentare Terence ai membri più anziani della famiglia. Terence non era entusiasta dell’idea, ma ritenne di non poter sfuggire ai parenti di Candy per sempre. Decisero di proporre la cosa a Candy prima che Albert partisse per Chicago.

Qualche minuto prima di mezzanotte, Albert ammise di aver bisogno di un po’ di riposo. Il giorno dopo sarebbe ripartito per Chicago, portando con sé Alistair. Pertanto, avrebbe dovuto far ricorso a tutte le sue energie per tenere il passo dell’infinita loquacità del bambino.

"Albert", disse Terence rivolgendosi al suo amico, che stava già incamminandosi verso la camera da letto che gli era stata assegnata.
"Sì?"

"Adesso posso chiamarti papà?" gli chiese il giovane con un mezzo sorriso che gli incurvava le labbra.

"Provaci e ti riduco in poltiglia", scherzo l’uomo di rimando, ma poi, sentendo riacutizzarsi il dolore alla schiena, aggiunse, "ma forse la mia schiena non apprezzerebbe l’idea".

"D’accordo, allora mi atterrò al solito Albert", concluse Terence ridacchiando.

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Terence aveva un ricordo alquanto sbiadito delle feste natalizie. Ricordava vagamente che quand’era bambino suo padre organizzava delle grandi feste per i suoi aristocratici parenti a cui non gli era concesso di partecipare; pertanto, si limitava a sgattaiolare dalla sua stanza a tarda sera per appostarsi in cima alle scale ad osservare gli eleganti ospiti. Poi, faceva ritorno nella sua stanza e passava il resto della notte sveglio, in parte perché pregustava i regali, ma perlopiù perché era bramoso del tempo che suo padre gli avrebbe dedicato giocando con lui. Ripensò a quelle lontane mattine di Natale come ad uno dei pochi momenti in cui suo padre gli aveva regalato un po’ di attenzione. Sfortunatamente, con il passare degli anni e con il nascere dei figli della Duchessa, quest’ultima aveva fatto in modo che Terence fosse praticamente escluso dalla cerchia familiare. Pertanto, da ragazzino aveva passato un bel po’ di vigilie di Natale da solo nella sua stanza alla Saint Paul School.

Successivamente, da quando aveva iniziato la carriera di attore, il Natale era sempre stato sinonimo di lavoro. Persino negli anni in cui aveva vissuto con le Marlowe, non aveva mai realmente sentito l’atmosfera natalizia. È vero, loro tre vivevano nella stessa casa, ma non erano la sua famiglia. Pertanto, in mancanza di una vera famiglia, si può realmente pretendere di festeggiare? Riguardo a sua madre, per lei la stagione invernale significava lavorare, esattamente come per suo figlio. Quindi, di fatto Terence non aveva mai passato un Natale come Dio comanda.

Ora, per la prima volta nella sua vita, Terence aveva assistito a una vera celebrazione del Natale, che ricalcava in tutto e per tutto lo scenario di cui aveva letto tante volte nei libri. Non dipendeva dal ripieno del tacchino – sebbene fosse ottimo – o dalle tante calze appese ovunque nel salotto, o dai popcorn, che gli ricordavano i bei vecchi tempi. Sì, c’erano decorazioni, cibo e regali ovunque, ma il protagonista principale della festa era l’amore sincero e profondo che permeava l’atmosfera di una vera casa.

Osservando l’affetto di cui godeva ogni singolo bambino della casa, Terence comprese appieno che tipo di educazione avesse nutrito l’animo gentile di Candy. Non c’era da sorprendersi che il suo cuore solitario fosse stato attratto dal suo come un’ape da un fiore. Alla luce di tutto ciò, era assolutamente elettrizzato all’idea che un tale calore avrebbe ben presto fatto parte della sua vita, aprendogli nuovi orizzonti per i Natali a venire.

Dopo la tradizionale cena, si riunirono tutti intorno all’albero per ascoltare qualche storia, per poi congedarsi. Alla Casa di Pony era consuetudine andare a letto presto la vigilia di Natale per risparmiare le energie per l’apertura dei regali la mattina successiva. Quando fu ora di mettere a letto i bambini, Terence lanciò uno sguardo alla sua fidanzata, che gli rispose con un’occhiata silenziosa. Un paio d’ore più tardi, quando erano già tutti a letto, i due ragazzi si ritrovarono nel salotto per passare un po’ di tempo insieme prima di coricarsi.

Quando Candy entrò nella stanza, Terence era chino sulla mensola del camino, intento ad osservare le molte fotografie in bella mostra. Volti di bambini, adolescenti e persino adulti, tutti ex abitanti della casa di Pony incorniciati in ogni forma e dimensione adornavano il camino con le loro espressioni sorridenti. Tra di essi, il bel viso di una ragazzina dai lunghi capelli biondi e dagli splendenti occhi verdi fece saltare un battito al suo cuore.

"Questa foto è stata scattata alla Saint Paul School, vero?" le chiese, percependo la sua presenza dietro di sé.

"Beh, era facile da indovinare. Le uniformi sono abbastanza eloquenti", rispose lei, guardando con affetto la foto, scattata ormai quasi 12 anni prima, che la ritraeva insieme ad Annie Cornwell – nata Brighton – ed a Patricia O'Brien.

"Che fine ha fatto la tua amica con gli occhiali?"

"Intendi dire Patty?" lo corresse lei, alzando gli occhi al cielo davanti all’abitudine di Terence di affibbiare soprannomi a chiunque. "Ha vissuto a Chicago per qualche anno, durante la guerra, studiava per diventare insegnante. Dopo la laurea ha lavorato per un po’ in una scuola in centro per poi decidere di riprendere gli studi. Ha fatto domanda per entrare ad Oxford ed è stata accettata. Ora si trova lì per un dottorato di ricerca in letteratura".

"È sempre stata un’amante dei libri. Ancora nessun fidanzato?" le chiese, curioso.

"No. . ." rispose Candy con un pizzico di malinconia, "Temo che il suo cuore sia ancora in lutto".

"Ci sono amori che non moriranno mai, anche quando sembra persa ogni speranza", le disse, baciandole la mano, "il che mi ricorda. . ." aggiunse poi, mentre la invitava ad accomodarsi sulla sedia a dondolo di Miss Pony, accanto all’albero, "che sarebbe ora di darti il mio regalo di Natale".

"Ma non è ancora Natale", protestò lei debolmente. Candy sapeva che non poteva contraddire Terence quando la guardava con quel suo sorriso malizioso, che sembrava riservare solo a lei.

"Lo sarà tra qualche minuto", rispose il giovane indicando l’orologio. Poi, si sedette sul parquet, ai suoi piedi.

"D’accordo, come desideri", finì per accondiscendere la giovane. Pertanto, si inchinò per prendere un pacchetto rettangolare e glielo consegnò, dicendogli: "Allora, Buon Natale, Terence".

Il giovane prese il pacchetto senza dire una parola, un po’ sorpreso dal fatto che lei gli avesse fatto un regalo.

"Non vuoi aprirlo?" gli chiese lei, con gli occhi che le brillavano.

"Sei sicura che non esploderà non appena lo aprirò?" la prese in giro lui, fingendo di guardare il pacchetto con sospetto.

"Non lo saprai mai se non corri il rischio, fifone".

Punzecchiato dalle sue parole, Terence finalmente scartò il pacchetto. Una volta aperto, rimase a fissarlo per un po’. Si trattava di un voluminoso libro rilegato in pelle che aveva tutto l’aspetto di essere un pezzo di antiquariato.
"Le opere teatrali di Shakespeare edite da Thomas Hanmer!" lesse con stupore.

"È tutto quello che sono riuscita a trovare", gli disse lei, stringendosi nelle spalle, come se il libro non corrispondesse esattamente a quello che aveva in mente.

"Tutto quello che sei riuscita a trovare? Questo libro avrà più di 170 anni!"

"180 per l’esattezza", lo corresse Candy, sollevando la copertina e indicandogli l’iscrizione sulla prima pagina, datata 1744, "ma il commesso del negozio di Chicago mi ha detto che le compagnie professionali come la tua usano solo il testo del First Folio (2). Questo è editato e probabilmente andrebbe bene solo per impreziosire la tua biblioteca. Avrei voluto trovarti un originale del First Folio", gli disse, mal celando una punta di delusione.

Terence sorrise alla sua ingenua osservazione.

"Se hai intenzione di derubare la British Library, ti prego di dirmelo in anticipo, così potrò pensare a un modo per tirarti fuori di prigione, nel caso riescano a prenderti, ovviamente", le disse ridendo.

"Allora non ti piace, eh?" gli chiese lei, mettendo il broncio.

"Stai scherzando? Lo adoro!" le disse sinceramente, continuando a fissare l’antico volume. "Ho sempre desiderato iniziare una collezione di edizioni pregiate come questa, ma non avevo mai trovato il tempo di cercare qualcosa di così raro. Tra l’altro, non sarà il First Folio, ma ti sarà senz’altro costato una piccola fortuna. Questo volume è un vero gioiello! Non avresti dovuto".

"Sono un’ereditiera che si concede raramente un po’ di shopping, quindi una pazzia ogni tanto non può certo farmi male. . . Sono felice che ti piaccia!" disse Candy con un sorriso, quando si rese conto che lui aveva sinceramente apprezzato il suo regalo.

"Ti ringrazio, amore mio", rispose lui. Candy, che non si era ancora abituata agli appellativi affettuosi con cui lui le si rivolgeva, arrossì violentemente. Il colore delle sue guance contrastava con il rosa chiaro del suo vestito.

"Più in là potremmo cercare altri volumi della stessa collezione, se vuoi", suggerì lei, cercando di superare l’emozione suscitatale dalla mano di lui che carezzava dolcemente la sua.

"Mi piacerebbe molto! Ma. . ." esitò per un secondo, desideroso di porle una domanda che gli era balenata nella mente, "Questo non è un regalo dell’ultimo minuto. Come mai l’hai preso se non sapevi che avremmo passato il Natale insieme?" le chiese, incuriosito.

"Quando sono stata a Chicago il mese scorso ho deciso di comprarti qualcosa di speciale. Non sapevo che ti avrei rivisto durante le feste, ma ho pensato che prima o poi ci saremmo incontrati di nuovo".

Terence restò in silenzio per un po’. Sapere che era stato nei suoi pensieri per tutto quel tempo, così come lei era stata nei suoi, gli fece intenerire il cuore. Non avendo facilità a esprimere a parole le sue più profonde emozioni, si limitò a stringerle la mano, sperando che l’effetto del suo tocco potesse trasmetterle l’intensità dei suoi sentimenti.

Proprio in quel momento, l’orologio scoccò la mezzanotte.

"Ora ti piacerebbe aprire i tuoi regali?" le propose Terence.

"Come mai hai usato il plurale?"

"Giudica da te se conosco bene la grammatica", le disse il giovane, porgendole un pacchetto avvolto in una semplice carta rossa, nascosto tra i molti regali posti sotto l’albero.

Candy sorrise, indovinando dalla forma e dalle dimensioni dell’oggetto che anche in questo caso si trattava di un libro. La giovane pensò che fosse in assoluto il primo regalo che riceveva da lui, ovviamente senza contare i fiori che le aveva mandato a Pittsburgh.

Con grande emozione, scartò il pacchetto, rivelando alla vista un libro dalla copertina rosso scuro. Il titolo, inciso in lettere dorate, diceva: Poesie in due volumi di William Wordsworth.

Notò che c’era un segnalibro all’interno e immaginando che fosse stato messo lì appositamente, aprì il volume alla pagina corrispondente e lesse ad alta voce:

Vagabondavo solo come una nuvola
Che alta fluttua su valli e colline,



Aveva appena iniziato a leggere, quando al terzo verso lui si unì a lei, recitando la poesia a memoria. Continuarono all’unisono sino alla fine.

Quando a un tratto vidi una folla,
Una schiera di dorati narcisi
Lungo il lago e sotto gli alberi
Una miriade ne danzava nella brezza.

Fitti come le stelle che brillano
E sfavillano sulla Via Lattea,
Così si stendevano in una linea infinita
Lungo le rive di una baia.
Una miriade ne colse il mio sguardo
I fiori si lanciarono in una danza gioiosa

Lì presso danzavano le onde scintillanti,
Superate in letizia dai narcisi;
Un poeta non poteva che esser lieto
In così ridente compagnia.
Mirando e rimirando, pensai poco
Al bene che la vista mi recava:

Spesso quando me ne sto disteso,
Senza pensieri, o pensieroso,
Essi balenano al mio occhio interiore
Che rende la solitudine beata,
E allora il mio cuore si riempie di piacere,
e danzo con i narcisi.



Quando ebbero finito l’ultima strofa, un silenzio mistico scese su di loro, mentre le parole della poesia risuonavano ancora nelle orecchie di Candy.

"Ti ricordi, Candy?" le sussurrò con voce vellutata, "quella mattina di marzo, correvi nel parco della scuola, ignara della mia presenza, finché non inciampasti su di me".

"Oh!" esclamò lei, ricordandosi dell’episodio a cui lui alludeva, "Non ti avevo visto perché eri sdraiato tra i narcisi. Ricordo che caddi in modo alquanto sgraziato", rispose Candy, ridendo di sé stessa.

"Ero talmente preso dal profumo dei fiori che neppure io ti avevo vista…stavo…stavo pensando a te. . ." le confessò, osando rivelarle i veri sentimenti che aveva provato in quel momento, "e poi tu mi apparisti all’improvviso, come evocata dai miei pensieri. Ero felice di vederti. . . specialmente quando finisti direttamente tra le mie braccia".

"Come potevo sapere che eri felice di vedermi? La prima cosa che facesti fu prendermi in giro per la mia sbadataggine, tra l’altro in modo alquanto insolente, se ben ricordo. E per di più, non ti vedevo da un mese, da quando avevi fatto irruzione nella mia camera di notte e quando te lo dissi, mi voltasti le spalle con freddezza", rispose lei, tenendogli il broncio.

"E tu ti vendicasti affibbiandomi alcuni coloriti epiteti. . ."

"Davvero?"

"Oh sì, ricordo perfettamente le tue parole: Terry, sei un maleducato ingrato, insopportabile e presuntuoso".

"E ti feci arrabbiare molto?"

"Assolutamente no, Candy. Al contrario, fu un raggio di sole per me. Era la prima volta che mi chiamavi Terry e non Terence. Ero euforico. Da allora, ogni volta che vedo un narciso, ripenso a quel giorno ed a te che pronunciavi il mio nome e il mio cuore inizia a battere più forte".

Candy notò che gli occhi di Terence avevano assunto una più profonda tonalità di blu, come le onde del mare in una mattina di sole. Ne rimase affascinata per qualche secondo, con la gola secca per l’emozione. Lui non la stava neppure sfiorando in quel momento, eppure erano bastate le sue parole a causarle un tale turbamento…era allamante!

"Dicono che i narcisi siano i fiori della rinascita”, disse lei con voce roca, chiudendo il libro, ". . . perché fioriscono ogni anno nel periodo di Pasqua. Quando mi hai mandato quella bellissima composizione floreale a Pittsburgh, ho pensato. . . che forse. . .era un segno che anche il nostro amore potesse rifiorire".

"Era così!" le disse lui, mentre estraeva qualcosa dalla tasca, "Questo è per te", le disse, mettendole un pacchettino tra le mani.

Candy immaginò cosa contenesse avendo riconosciuto la caratteristica scatola turchese, impreziosita da un nastro; tuttavia, notò che il pacchetto era leggermente consunto lungo i bordi e ne fu incuriosita.

Con le mani che le tremavano, sciolse il nastro per aprire la scatola. Un perfetto diamante da un carato incastonato su una classica montatura di Tiffany la abbagliò con la sua luce.

"Se avessi avuto più soldi, ti avrei comprato qualcosa di più bello, ma all’epoca la mia carriera era solo agli inizi", le confessò, con voce rotta dall’emozione.

"La tua carriera. . . era solo agli inizi?" ripeté Candy, cercando di comprendere il significato delle sue parole. Poi, riguardando il pacchetto, notò che il nastro non era immacolato come avrebbe dovuto essere e persino il turchese della scatola era un po’ sbiadito, "Vuoi dire che hai comprato questo anello. . ."

". . . prima che venissi a New York per la prima di Romeo e Giulietta", le spiegò, "Quella sera avevo intenzione di chiederti di sposarmi, ma andò tutto storto. . .e dopo non ho mai trovato il coraggio di restituire l’anello. Non osai venderlo neppure quand’ero disoccupato e avevo disperato bisogno di soldi per comprare da bere. L’ho conservato da allora. . . Ma ero in dubbio se dartelo ora o comprartene un altro, magari uno con un pavé di brillanti o una vera di diamanti. Qualcosa di più appropriato per la donna che amo. Questo è troppo semplice. . ."

"È perfetto, Terence!" lo interruppe lei, con gli occhi pieni di lacrime, "Non potrei desiderare di meglio".

La giovane tolse l’anello dalla scatola, con l’intento di indossarlo, ma qualcosa la fece esitare. Il suo sguardo si era posato su un’incisione all’interno della montatura, accanto al marchio di Tiffany, che diceva semplicemente:

"un faro sempre fisso”

Candy riconobbe quelle parole e sorrise tra le lacrime. Vedendo che era impietrita dall’emozione, Terence l’aiutò a infilare l’anello al dito.

"Quando ti ho rivisto a novembre. . . ed abbiamo ballato insieme. . . ho capito che sebbene volessi corteggiarti lentamente, non sarei stato capace di aspettare a lungo. Così, ho dato istruzioni alla mia governante affinché cercasse l’anello e me lo spedisse. Avevo in mente di chiederti di sposarmi al più presto. Ecco perché sono venuto qui…Buon Natale, Candy".

"Non potrebbe essere migliore", rispose lei, inginocchiandosi accanto a lui sul pavimento per suggellare le sue parole con un profondo bacio.

Non sia mai ch’io ponga impedimenti all’unione
di anime fedeli. Amore non è Amore
se muta quando scopre un mutamento,
o tende a svanire quando l’altro s’allontana:
Oh no! Amore è un faro sempre fisso
che sovrasta la tempesta e non vacilla mai;
è la stella-guida di ogni sperduta barca,
il cui valore è sconosciuto, benché nota la distanza.
Amore non è soggetto al Tempo, pur se rosee labbra e gote dovran cadere sotto la sua curva lama;
Amore non muta in poche ore o settimane,
ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio.
Se questo è errore e mi sarà provato,
io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato.

William Shakespeare



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Annie Cornwell non stava più nella pelle da quando Albert le aveva comunicato la notizia dell’imminente matrimonio di Candy. Per anni, Annie aveva immaginato la sontuosa cena ed il ballo che avrebbe organizzato per quella meravigliosa occasione. Aveva intenzione di fare le cose in grande per umiliare tutti coloro che in passato avevano trattato Candy in modo sprezzante per aver commesso il peccato di essere orfana. Ora doveva rinunciare a tutti quei programmi. Era proprio da Candy farsi venire la banale idea di sposarsi nella cappella della casa di Pony in presenza di pochissimi invitati, senza fiori e senza avere neppure il tempo di farsi confezionare un vestito da urlo, per non parlare di un ricevimento degno del suo nome. Tutto questo sarebbe già bastato a far contrariare Annie, ma in aggiunta a ciò, Albert aveva eluso il compito di informare Archie, chiedendo a lei di farlo in sua vece.

"Avrò già il mio bel da fare con la Zia Elroy…e poi, tu sei sua moglie. Sono certo che nessuno possa svolgere questo compito meglio di te”, le aveva detto Albert.

Dire che Archie non avrebbe gradito la novità non rendeva decisamente l’idea. Annie temeva il momento in cui avrebbe dovuto informarlo, ma sapendo che non c’era modo di evitare una scenata, decise di farlo subito dopo Natale.

Quella sera, dopo aver messo il piccolo Stair a letto, Annie aveva invitato suo marito a passare un po’ di tempo con lei nella stanza della musica. Archie, che aveva sempre amato ascoltare sua moglie suonare il piano, accettò di buon grado. La giovane eseguì un paio di pezzi, mentre Archibald leggeva un libro, seduto comodamente accanto al camino. Tra sé e sé, Annie ripassò la sua strategia, facendo del proprio meglio per affinarla. Era convinta che se avesse adottato l’approccio giusto, il colpo sarebbe stato un po’ meno traumatico.

Una volta terminata l’esecuzione dell’ultimo movimento del concerto, la giovane si alzò dal piano e andò ad accomodarsi sul divano, accanto a suo marito. Prese una grande scatola in legno ed un libro riccamente decorato che aveva lasciato su un tavolo vicino, dopodiché, aprì la scatola tirando fuori una serie di vecchie fotografie con l’intenzione di metterle in ordine. Poggiò sul divano il libro, che in realtà era un album fotografico, accingendosi a sistemare un paio di fotografie in una delle sue pagine bianche.

Distrattamente, Annie si schiarì la voce per attirare l’attenzione di Archibald che era assorto nel suo libro. Il giovane alzò gli occhi dalla pagina che stava leggendo e osservò sua moglie, che sembrava del tutto concentrata sul suo compito.

"Guarda questa foto, Archie", lo invitò, una volta resasi conto che aveva la sua attenzione, "ti ricordi quando l’abbiamo scattata?"

Archie lanciò uno sguardo alla fotografia, inclinando la testa per vederla meglio. I suoi occhi sorrisero al ricordo.

"Certo, tesoro; eravamo allo zoo di Londra. Zio Albert lavorava lì e Candy ci portò tutti a trovarlo una delle domeniche in cui eravamo in libera uscita dalla prigione", disse ridacchiando.

"Oh sì! Adesso ricordo", ribatté lei, recitando la parte meglio che poteva, "C’era quel tizio con una macchina fotografica che faceva le foto nel parco. Non ero stata io a proporre una foto di gruppo?"

"Sì, Annie, credo fosse stata una tua idea", concordò lui.

"E allora, perché Candy non è nella foto?" chiese poi, fingendo di non sapere.

Archie alzò gli occhi al cielo e strinse le labbra infastidito.
"Sarà stata sicuramente in giro per il parco con quell’odioso inglese", commentò seccamente.

Annie aggrottò la fronte. Tra sé e sé recitò una preghiera.
"La smetterai mai di odiarlo, Archie? Sono passati anni e comunque, se consideriamo i fatti obiettivamente, Terence non ha mai fatto nulla per meritare il tuo odio".

Archie lanciò uno sguardo ad Annie, meravigliato dal fatto che sua moglie avesse sollevato quell’argomento.

"Intendo dire", proseguì Annie, notando che Archie rimaneva in silenzio, "che tutti i vostri litigi a scuola erano sempre scoppiati per futili motivi. Ora sei un adulto, giusto? Perché nutri ancora tutto questo rancore nei suoi confronti?"

"Annie, tesoro, mi stupisci!" rispose Archie visibilmente alterato, "Sai perfettamente che mi ero riappacificato con lui a scuola, quantomeno per il bene di Candy e di Stair. Quello che non gli perdono è di aver fatto soffrire Candy dopo. Dio mio, Annie, hai forse dimenticato che l’ha piantata?"

"Questo non è vero, Archie. Ti ho già spiegato come sono andate le cose. Terence non l’ha affatto piantata. Erano entrambi d’accordo sul lasciarsi. Non ho mai approvato la loro decisione, ma non puoi incolpare soltanto lui. Sono certa che abbia sofferto quanto lei".

"Abbiamo già discusso di questo in passato, Annie”, rispose stizzito il giovane, rendendosi conto che sua moglie non aveva compreso il suo punto di vista. "Quando un uomo lascia una donna perché intende sposare un’altra, per me equivale a piantarla. Conosco bene la storia dell’incidente, la Signorina Marlowe che lo aveva salvato e tutto il resto, ma credimi, non mi impressiona affatto. Avrebbe dovuto trovare un’altra soluzione. Dio solo sa se io l’avrei trovata, fossi stato al suo posto! Aveva un tesoro di ragazza tra le mani ed è stato così stupido da lasciarla andare facendola soffrire! Ogni volta che ripenso a quel giorno in cui Candy fu portata qui dalla stazione, svenuta e pallida per la febbre, mi viene voglia di spaccargli quel bel faccino e renderlo irriconoscibile persino a sua madre. Hai dimenticato quanto è stata dura per Candy dopo? Quanto era dimagrita e come avesse perso il sorriso per anni?"

"Ma, Archie, tesoro", disse Annie usando il suo tono più dolce e poggiandogli una mano sulla spalla cercando di calmare il suo impeto, "Non c’è dubbio che Candy si sia ripresa da allora e sono certa che non porti rancore nei confronti di Terence. Perché dovresti farlo tu?"

"Beh, Candy sarà pure una santa, ma io no di certo! Tra l’altro, non c’è bisogno che lo perdoni. Per fortuna quella canaglia è fuori dalle nostre vite per sempre. Come ti ho già detto l’altro giorno, Candy l’ha scampata per un pelo e sono felice per lei", rispose lui con tono perentorio, dopodiché, riprese in mano il suo libro con tutte le intenzioni di riprendere la lettura e dimenticare l’esasperante argomento Grandchester.

"E se invece, improvvisamente, lui. . .lui tornasse a far parte delle nostre vite, Archie? Cosa faresti?" azzardò Annie timidamente.

L’umore di Archie diventava sempre più tetro con il passare dei minuti. Annie era sempre stata una moglie dolce e discreta, pertanto non capiva da dove venisse tutta quella insistenza.

"Dio mio, Annie. Non ha alcuna importanza rispondere a queste domande retoriche. Quell’uomo non farà mai più parte delle nostre vite. Punto. Di fatto, non gliene importa nulla! È libero là fuori di andare in giro per il mondo a spassarsela con le altre donne. Non ti ricordi la foto sui giornali dell’altro giorno? Per fortuna Candy e tutta la nostra famiglia non dovranno più sopportare la sua disgustosa presenza".

"Archie . . . e se quella donna sui giornali fosse stata Candy?" esclamò Annie, consapevole del fatto che il peggio doveva ancora venire.

Questa volta Archibald guardò sua moglie come se fosse impazzita. Qualcosa nella sua testa gli fece comprendere quale fosse stato, sin dal principio, il fine ultimo di quella conversazione. Allora si alzò dal divano e andò verso il piano, poi si avvicinò al camino sfregandosi la fronte, per poi voltarsi nuovamente verso sua moglie. Aprì la bocca, ma per un po’ non riuscì ad articolare alcun suono. Annie era lì, con gli occhi incollati al tappeto e le mani giunte sulle ginocchia, aspettando l’inevitabile rigurgito di rabbia che sarebbe seguito di lì a poco.

"Stai sicuramente scherzando, non è vero Annie?" chiese Archie, ancora incapace di dar credito alle insinuazioni di sua moglie, ma poi il silenzio di Annie gli comunicò molto di più delle sue parole.

"Santo Dio! Era davvero Candy . . . con. . . LUI?!!!" sbottò finalmente, del tutto fuori di sé, "Non può essere vero! Dev’essere impazzita! Com’è potuto accadere?"

"È stato lui a ricontattarla, una volta passato il periodo di lutto", esordì Annie senza rivolgere lo sguardo verso suo marito, "poi ha fatto in modo di incontrarla, durante il suo viaggio quest’autunno. . . .ed a quanto pare i loro sentimenti non erano cambiati".

"Non è possibile! Perché non me l’hai detto prima, Annie? Perché me l’hai tenuto nascosto? Se l’avessi saputo, avrei impedito che. . ." sbottò lui, alzando la voce e alterandosi sempre più.

"Lo avresti fatto davvero, Archie?" lo interruppe Annie, trovando il coraggio di contraddire suo marito, "Credi onestamente che avresti potuto impedire al cuore di Candy di amare Terence? C’eri riuscito a Londra?"

Archie era senza parole. Le labbra serrate per la frustrazione e la rabbia. Detestava ammettere che Annie aveva ragione. Nessuno poteva fermare Candy quando si metteva in testa una cosa – o nel cuore.

"Hanno continuato ad amarsi in tutti questi anni, malgrado le circostanze", continuò Annie. "Quando tutti noi credevano che il loro amore fosse morto e sepolto, si amavano ancora nonostante la distanza. Non trovi che un amore così indistruttibile e fedele sia commovente, Archie? Ti prego, cerca di essere ragionevole".

"Sciocchezze!" la contraddisse Archie. "È solo uno sporco opportunista! Non gli permetterò di avvicinarsi oltre a lei".

"Archie, non c’è nulla che tu possa fare. Terence ha chiesto la mano di Candy in matrimonio e Albert ha già dato il suo consenso".

"Siete tutti impazziti? E da quando complottate alle mie spalle per tutelare quel mascalzone buono a nulla?" urlò.

". . . da quando hai deciso di essere così irragionevole!" sbottò Annie, alzandosi improvvisamente in piedi. “Te l’avrei detto sin dall’inizio, ma sei sempre stato così rancoroso nei confronti di Terence ogni volta che si sollevava l’argomento, che non avevo dubbi che avresti fatto una scenata simile quando lo avessi scoperto. Poi avresti discusso con Candy finendo per litigare con lei…e….mi sarei sentita malissimo nel vedervi in disaccordo. Lo sai quanto io non sopporti i contrasti! E magari avresti persino osato affrontarlo e sai bene che non si scherza con uno come lui, Archie. Avevo paura per te!"

Archie fu sorpreso dalla reazione e dalle parole di Annie. Non era certo il tipo da alzare la voce, ma adesso stava praticamente urlando.

"Ma ormai mi arrendo!" continuò, "Se vuoi renderti ridicolo, sei libero di farlo. Terence e Candy arriveranno tra due giorni e passeranno il Capodanno qui. Ed a gennaio si sposeranno. Dunque, faresti meglio ad abituarti all’idea e cercare di essere cortese per una volta, o se preferisci, fai pure una scenata ma sappi che ti ritroverai tutti contro, inclusa me!"

Prima che Archie potesse controbattere, la giovane corse via in lacrime. Archibald si ritrovò solo nella sala della musica, rimuginando e maledicendo Terence e tutta la sua stirpe.

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Annie sedeva nella sua stanza, singhiozzando ancora in silenzio a causa del litigio con suo marito. Sapeva che le cose sarebbero potute andare peggio. Se per esempio lo stesso incidente si fosse verificato sette anni prima, quando non erano ancora sposati, sarebbe rimasta profondamente ferita dalla reazione iperprotettiva di Archie nei confronti di Candy. Oh, sarebbe impazzita di gelosia! E avrebbe avuto tutte le ragioni per farlo. Fortunatamente, negli ultimi dieci anni le cose erano parecchio cambiate.

Annie non era cieca. Sapeva che l’esuberante personalità di Candy, unitamente alla sua bellezza, avevano risvegliato l’uomo che era in Archie, quando questi era ancora un ragazzo. Inoltre, Annie era convinta che da quando suo cugino ed il suo stesso fratello avevano iniziato a condividere lo stesso interesse, i sentimenti di Archie si fossero trasformati da cotta passeggera a passione ben più articolata; erano tutti egualmente innamorati della stessa ragazza. A peggiorare le cose, la forza di quella precoce attrazione si era intensificata in conseguenza del rapporto più stretto a cui erano stati costretti da quando Candy era stata adottata.

Con occhi più maturi, Annie si rendeva ora conto di quanto fosse stato imprudente far vivere sotto lo stesso tetto tre ragazzi che si stavano affacciando all’età virile con una ragazza per cui provavano una forte attrazione. Se non fosse stato per l’affetto e la lealtà che li legava, le cose sarebbero potute finire decisamente male.

Annie aveva ammirato Archie e Stair per il loro comportamento da gentiluomini, malgrado la giovane età. Avevano infatti stoicamente accettato la scelta di Candy. Per il suo bene e quello di Anthony, si erano fatti da parte con una maturità che molti adulti avrebbero invidiato. Eppure, i loro cuori non ne erano usciti illesi. La cotta adolescenziale si era trasformata in nostalgica e repressa passione.

Più maturo e padrone di sé di suo fratello, Alistair aveva affrontato la situazione con maggiore condiscendenza. Archie aveva sofferto più profondamente, specialmente quando Candy, dopo la morte di Anthony, aveva continuato ad ignorare i suoi sentimenti. Nel bel mezzo di tutto ciò, Terence ed Annie avevano fatto la loro comparsa sulla scena, complicando ulteriormente le cose.

L’attrazione che univa Terence a Candice era stata sin dall’inizio incredibilmente forte e visibile a tutti. Era impossibile evitarla. Certi indomabili amori durano tutta la vita. Una volta divampato l’incendio, nessuno può far nulla per spegnerlo. Annie l’aveva capito. Archie no. Il suo cuore aveva opposto resistenza con tutte le forze al fine di difendere il suo amore malcorrisposto. Per certi versi, l’attaccamento di Annie ad Archie era stato molto simile per intensità.

Nonostante ciò, a ventisei anni, Annie si rendeva conto che i sentimenti che aveva provato per Archie quando ne aveva solo quindici erano stati senz’altro immaturi ed egoisti, ma certamente non meno forti. Era stata questa forza interiore a permetterle di attendere con pazienza che i sentimenti di Archie cambiassero, malgrado gli anni e le circostanze.

Con il passare del tempo, Annie si era domandata come avrebbe reagito se Candy avesse ricambiato i sentimenti di Archie. Avrebbe avuto il coraggio di farsi da parte, come Archie aveva fatto per Anthony? Il suo amore per Candy ed Archie sarebbe stato capace di tale abnegazione? Annie si conosceva bene ed aveva tutte le ragioni di ritenere che non l’avrebbe fatto. Non era certo fiera di questa sua debolezza.

Tuttavia, i suoi difetti non le avevano impedito di capire che quella mancanza di generosità aveva un qualcosa di perverso, specialmente se portata all’estremo e finalizzata alla separazione di due anime che si amavano. Quindi, aveva decisamente ritenuto che l’intrusione di Susanna nelle vite di Terence e Candy fosse stata del tutto malvagia e illegittima. Annie era assolutamente grata di non essersi mai trovata in una situazione simile con Candy e Archie.

Vista in prospettiva, la sua storia con Archie era stata ben più felice. Stavano insieme da sei anni quando finalmente si erano sposati, nel 1919. In tutto quel tempo, i sentimenti che Archie nutriva per Candy si erano gradualmente affievoliti. Era stata una trasformazione lenta, difficile da percepire, persino per i vigili occhi di Annie. Archie non aveva mai ricevuto alcun incoraggiamento da Candy, non aveva mai saputo cosa significasse essere l’unico artefice di quel suo particolare sorriso. Dunque, quasi impercettibilmente, i suoi teneri sentimenti per lei si erano trasformati.

Poi, quando aveva ufficialmente annunciato il suo fidanzamento con Annie, aveva dovuto affrontare una forte opposizione prima di poterla condurre finalmente all’altare. Le obiezioni erano state talmente forti, che se non fosse stato per il deciso sostegno di Albert, Annie e Archie avrebbero dovuto far ricorso alla fuga. All’epoca, Archie studiava Economia a Harvard. Non si vedevano da più di sei mesi quando Archie si era reso conto che la distanza aveva intenerito il suo cuore, rendendolo al contempo inquieto. Non avendo intenzione di aspettare oltre, le aveva chiesto di sposarlo un anno prima di laurearsi. Tale notizia non era stata ben accolta dagli Andrew. Come spesso accade in questi casi, l’opposizione della famiglia aveva finito per creare un legame più forte e intimo tra la giovane coppia ed Annie era stata grata di tutto ciò.

Nella sua mente e nel suo cuore, quei difficili momenti erano divenuti i momenti più cari della sua storia d’amore. Avevano tentato di annunciare le loro intenzioni quando Albert era lontano, impegnato in uno dei suoi soliti viaggi di lavoro, ma la famiglia si era opposta. La Zia Elroy aveva proibito ad Archie di far visita alla sua fidanzata ed i Brighton, offesi da quella pubblica umiliazione, si erano dimostrati risoluti nell’incoraggiare la relazione tra Cornwell e la loro figlia. Tuttavia, Archie aveva continuato a incontrarla di nascosto, raggiungendola da Cambridge quasi ogni weekend, per rassicurarla sul fatto che nulla gli avrebbe impedito di sposarla. Annie si ricordò che in una di quelle occasioni, Archie le aveva detto per la prima volta che l’amava e non aveva dubbi che le sue parole fossero state sincere.

Successivamente, Albert era rientrato dal suo viaggio ed aveva sistemato tutto, consentendo loro di sposarsi come desideravano. Poi, dopo il matrimonio, Archie ed Annie avevano scoperto insieme i misteri dell’amore fisico. Quella nuova intimità aveva ulteriormente rafforzato il loro legame, portandolo ad un livello superiore. Infine, l’esperienza come genitori li aveva avvicinati come non mai. L’amore paziente di Annie, divenuto più profondo e altruista, aveva finalmente conquistato il cuore di Archie.

Malgrado tutte queste grandi vittorie, Annie sapeva che Archie avrebbe sempre avuto un debole per Candy. Era stata il suo primo amore ed entrambi condividevano i ricordi dei bei giorni andati, quando avevano vissuto come una famiglia, seppur per breve tempo. Inoltre, avevano pianto insieme la perdita di persone care, avvenimenti che solitamente generano un legame forte e saldo che non ha nulla da invidiare a quello di sangue. Nessuno avrebbe potuto cancellare tutto questo, seppur provandoci.

In breve, l’affetto che Archie nutriva per Candy aveva subito una trasformazione, mutando la sua natura ma conservandone la profondità. Per certi versi, i sentimenti di Archie ricordavano quelli di un fratello possessivo, iperprotettivo ed eccessivamente preoccupato del benessere della persona cara. Annie ricordava che si era sempre opposto ai suoi tentativi di sistemare Candy con qualcuno. Agli occhi di Archie, nessun corteggiatore sembrava essere all’altezza della sua adorata Candy. C’era sempre qualcosa che a loro mancava in termini di patrimonio, stirpe, carattere, educazione o personalità.

Eppure, secondo Archie qualunque di quegli imperfetti candidati sarebbe stato un miliardo di volte preferibile a quel ripugnante Terence Graham Grandchester. Credeva fermamente che Terence fosse l’unico responsabile delle sofferenze che Candy aveva patito in passato. Sfortunatamente, la scelta di Candy era ricaduta proprio su di lui. Questo fatto aveva messo Annie in una delle situazioni che aveva sempre temuto di più: l’aperto contrasto tra i sentimenti delle persone che amava.

Tuttavia, per la prima volta nella sua vita, intendeva essere risoluta. Avrebbe sostenuto Candy, persino andando contro il suo adorato marito. Questa volta, non avrebbe deluso Candy. Le doveva almeno questa prova di lealtà.

Annie sospirò di nuovo, asciugandosi l’ultima lacrima con il suo già umido fazzoletto, quando la porta della stanza si aprì. Suo marito entrò e accese le luci, avvicinandosi a lei. Annie aveva percepito la sua presenza, ma non aveva alzato lo sguardo per evitare di incontrare il suo. I suoi passi sembravano appesantiti e stanchi. Il giovane rimase immobile in piedi davanti a sua moglie per un attimo, fissandola con un’espressione assente. Poi, si inginocchiò ai suoi piedi, poggiando le mani sui braccioli della sua sedia.
"Perdonami, tesoro. Ti ho accusato ingiustamente", le disse, pentito, mentre i suoi occhi cercavano ansiosamente quelli di lei.

Annie finalmente lo guardò. Gli occhi nocciola di lui erano gonfi e arrossati quanto i suoi. Pensò che era da tanto che non lo vedeva così sconvolto. Si sentì stringere il cuore e gli accarezzò immediatamente le guance con le mani.

"È tutto a posto, Archie, capisco cosa provi. . . Voglio bene a Candy tanto quanto te. . ." gli sussurrò. Poi, ancora esitante, aggiunse: "ma, credimi, non hai motivo di preoccuparti. Candy sarà felice accanto a Terence".

Il volto di Archibald si adombrò. Si era pentito della sua violenta reazione, ma la sua opinione su Terence non era cambiata.

"Vorrei pensarla come te, ma non riesco a fidarmi di lui”, le confessò.

Annie comprese che vincere una battaglia non equivaleva a vincere la guerra. Sorrise timidamente, carezzando con tenerezza il bel volto di suo marito.

"Lo so, Archie; ma Candy è una donna adulta e, tra l’altro, particolarmente indipendente. Pensi che nella scelta di suo marito si preoccuperebbe di far contenti noi?"
Archie scosse la testa e tirò un profondo sospiro.

"Perciò, possiamo quantomeno cercare di accogliere Terence adeguatamente, dato che si tratta del futuro marito di Candy?" osò chiedergli lei, sapendo che non poteva spingersi troppo oltre.

"Annie", la ammonì lui, con gli occhi scintillanti di caparbia determinazione, "Posso solo prometterti che sarò cortese. Hai la mia parola su questo…ma non posso fingere di essere felice che si porti via mia cugina come se la meritasse. E comunque, se dovesse fare un solo passo falso che possa ferire Candy, soltanto uno, gliela farò pagare cara".

"Non succederà, Archie. Vedrai", rispose Annie alzandosi in piedi e invitando Archie a fare altrettanto, "Andrà tutto bene", concluse, poggiando la testa sul petto di suo marito. Tra sé e sé pregò che Archie e Terence, entrambi due teste calde, potessero davvero mantenere una parvenza di civiltà, se non altro per il bene di Candy.

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La coppia di fidanzati giunse a Chicago la mattina del 28 dicembre. Come di consueto, George Johnson li attendeva alla stazione con la sua caratteristica e tranquilla affabilità. Albert gli aveva raccontato in modo alquanto sommario com’erano andate le cose, ma ora, guardando la giovane donna, George poté facilmente colmare le lacune lasciate dal racconto del suo datore di lavoro. Dal momento in cui Candy era scesa dal treno, Johnson aveva notato la straordinaria trasformazione del suo volto. Se solitamente era allegra, ora era raggiante. Se prima era una bella ragazza, ora era letteralmente incantevole; se in passato gli aveva ricordato una tempesta, ora sembrava un tornado. E l’unico responsabile di questi cambiamenti era quell’austero giovane, che camminava al suo fianco. George ebbe una strana sensazione di déjà vu.

Il tragitto verso la villa degli Andrew non fu affatto noioso. George era sempre stato un tipo tranquillo e Terence non era mai molto loquace in presenza di estranei, ma Candy non smise mai di parlare, agendo da tramite tra i due uomini. Alla fine, avevano iniziato a conversare e, ad un certo punto, sul volto del suo fidanzato era persino comparso un fugace sorriso.

Quando finalmente giunsero a destinazione, Albert li stava già aspettando nell’atrio insieme ai Cornwell.

Improvvisamente, prima che fosse possibile scambiarsi i soliti convenevoli, il piccolo Alistair si catapultò letteralmente tra le braccia di Terence, persino prima di notare la presenza di Candy.

"Zio G! Sei qui!" gridò il bimbo con gioia, "Sei venuto a giocare con me!"

Candy e Albert scoppiarono a ridere e qualcosa nei loro volti sorridenti li fece sembrare ancor più fratello e sorella; Annie sorrise con la consueta discrezione, mentre ad Archie erano letteralmente schizzati gli occhi fuori dalle orbite. Dunque, si voltò verso sua moglie con sguardo interrogativo.

"Stair lo ha conosciuto alla Casa di Pony", mormorò lei.

Archie non rispose, reprimendo a stento il proprio disappunto. Che sua cugina fosse coinvolta sentimentalmente con un uomo che disapprovava era una cosa, ma sapere che suo figlio aveva avuto a che fare con quello stesso uomo a sua insaputa era persino troppo.
Fortunatamente, gli altri non notarono nulla di strano, dato che Albert era impegnato a riabbracciare il suo vecchio amico, estremamente felice di potergli dare il benvenuto in casa propria.

Subito dopo, Terence si voltò verso Annie.

"È un piacere rivederLa, Sig.ra Cornwell", la salutò con un leggero baciamano, rivolgendole uno sguardo di muta gratitudine.

"Il piacere è tutto mio. E chiamami Annie", rispose lei.

Ricambiando il saluto più aperto e formale di Annie con un leggero inchino, Terence si voltò velocemente verso suo marito per salutarlo. Sapeva perfettamente che non avrebbe dovuto attendersi dal padre la stessa affabilità che gli aveva dimostrato il figlio.

"È passato molto tempo, Cornwell", disse l’ospite, tendendo la mano ad Archibald, "Mi fa piacere trovarti così in forma".

"Ti ringrazio. Spero che abbiate fatto buon viaggio, Grandchester", rispose Archie freddamente, lanciando a Terence uno sguardo che mal celava una certa reticenza.
"Oh sì, assolutamente", intervenne Candy abbracciando brevemente suo cugino, "Un viaggio decisamente fantastico, specialmente considerata la tempesta della scorsa settimana. Adesso, per amor di Dio, avete intenzione di dar da mangiare a questi due viaggiatori affamati oppure no?"

"D’accordo, ma devi promettere di non far fuori tutto il dessert mentre noi siamo ancora alla prima portata", ribatté Albert con affetto, poggiando una mano sulla spalla di Candy.

"Ora ricominci, Bert? Stai sicuramente equivocando gli eventi dell’ultima volta che abbiamo cenato insieme. Che cosa penserà Terence di me?" scherzò lei.

"Solo che la mia signora è una golosona, ma lo sapevo già da tempo", rispose Terence, facendole l’occhiolino.

Candy lanciò un bacio al suo fidanzato e poi, prendendo sottobraccio Albert e Terence, li condusse verso la sala da pranzo.

Archie li seguì, tenendo possessivamente in braccio Alistair. Interiormente fremeva ogni volta che Candy si rivolgeva a Terence con sguardo amorevole e si domandò quante ancora ne avrebbe dovute sopportare nel corso di quel pomeriggio.

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Malgrado le scarse aspettative di Archibald, il pranzo era andato abbastanza bene. Non si erano verificati eventi spiacevoli e la conversazione era stata molto vivace, in parte perché Candy non era mai a corto di parole e in parte perché Albert e Terence andavano talmente d’accordo che avrebbero potuto parlare per ore di tutto o di niente. Annie, ovviamente, fece appena qualche commento, fedele al suo carattere. Anche suo marito restò perlopiù in silenzio, ma in ogni caso nessuno si aspettava che fosse a proprio agio in occasione del primo incontro con il suo ex compagno di scuola.

Dopo pranzo, gli ospiti si ritirarono nelle rispettive stanze per cambiarsi. Poi, quella sera, avrebbero cenato con l’arcigna Zia Elroy, che aveva preferito restare nelle proprie stanze durante il pranzo e incontrare Terence nel suo salotto privato all’ora del thè.

Come previsto, l’anziana signora era stata alquanto reticente di fronte all’idea che Candy si sposasse così all’improvviso. Malgrado si fosse dimostrata per molto tempo riluttante ad accogliere Candy come una vera Andrew, nel corso degli ultimi anni, la donna aveva iniziato ad accettare la nipote adottiva e ora non era molto felice di lasciarla andare. Di fatto, quando Albert l’aveva informata, si era subito messa in allarme. L’uomo in questione poteva essere un cacciatore di dote senza educazione o conoscenze all'altezza e questo avrebbe potuto causare problemi all’intera famiglia. Approvare un matrimonio del genere senza una cauta analisi avrebbe potuto avere effetti disastrosi. Quindi, la Zia Elroy aveva posto tutte le domande che una matrona del suo rango poteva permettersi di fare in questi casi. Albert fu felice di accontentarla con grande dovizia di particolari. Sapere che Candy aveva conosciuto Terence alla Saint Paul School era stato un ottimo inizio. Solo il figlio di una famiglia agiata avrebbe potuto frequentare quella scuola. D’altro canto, l’obiezione principale che avrebbe potuto muovere nei suoi confronti era legata al suo ruolo nel mondo dello spettacolo. La zia Elroy era una donna all’antica che credeva ancora che gli attori e le attrici fossero dei progressisti senza moralità, con cui le famiglie repubblicane di un certo livello come la sua non avrebbero dovuto avere nulla a che fare. Tuttavia, il fatto che si trattasse di un attore shakespeareano di una certa fama, oltre che dotato di notevoli mezzi, la predisponeva ad una maggiore condiscendenza, specialmente in considerazione delle sue nobili origini. Dopotutto, un aristocratico britannico era decisamente un buon acquisto per la famiglia in termini di conoscenze, poco importava che fosse ai ferri corti con suo padre. Per certi versi, la zia Elroy non si sarebbe aspettata che Candy potesse sistemarsi così bene. Da quando si era rifiutata di sposare Neil Reagan, l’anziana donna aveva temuto che un giorno la bionda avrebbe finito per sposare un volgare contadinotto.

In aggiunta a ciò, il ragazzo era scapolo, senza figli e in età adeguata. Pertanto, la zia Elroy si sentì più o meno soddisfatta dopo che Albert ebbe terminato il suo resoconto. Ovviamente, fece promettere a suo nipote di far preparare un ragionevole accordo prematrimoniale per tutelare gli interessi della famiglia e stipulare gli accordi necessari riguardo al fondo fiduciario di Candy.

Rispetto alla data delle nozze, si oppose fermamente all’idea. Una Andrew avrebbe dovuto sposarsi con tutti gli onori del caso ed a tempo debito. Ovviamente, l’anziana donna nutriva dei sospetti rispetto alla fretta con cui era stato organizzato il matrimonio, ma Albert le fece presente che Candy ed il suo fidanzato erano soltanto molto innamorati e decisi a non separarsi mai più. Inoltre, Albert ricordò appositamente alla zia Elroy che Candy era sempre stata piuttosto testarda e che se non avessero accondisceso al suo desidero di sposarsi presto, avrebbe potuto ricorrere alla fuga. Quest’ultima insinuazione aveva riportato alla mente della zia Elroy i ricordi dello scandalo della fuga di Rosemary con il Capitano Brown, avvenuta trent’anni prima. Non volendo rivivere l’imbarazzo di quella situazione, si arrese, a condizione che potesse prima conoscere lo sposo.

Dopo il colloquio, Albert si era dimostrato soddisfatto del suo successo. La verità era che né a Terence né a Candy importava un fico secco di avere l’approvazione della zia Elroy, ma il buon Albert, malgrado il desiderio iniziale di scioccare sua zia, come aveva fatto più volte ai bei vecchi tempi, era giunto alla conclusione che sarebbe stato decisamente meglio se anche lei fosse stata d’accordo. L’ultima cosa che voleva era che sua zia mettesse a repentaglio la propria salute a causa di un’arrabbiatura. Pertanto, quando giunse il momento per Candy di presentare il suo fidanzato, il terreno era già stato abilmente preparato dall’astuto William Albert.

Quando fu presentato all’anziana signora, avendo compreso che quel colloquio avrebbe potuto essere importante per mantenere la pace in casa di Albert, Terence profuse ogni possibile sforzo per essere estremamente cortese. Acconsentì di illustrare, seppur brevemente, la sua situazione rispetto alla sua occupazione ed al suo patrimonio. Quando gli fu chiesto del suo rapporto con il padre, si dimostrò, però, meno disponibile, limitandosi a far presente che non si vedevano da undici anni. Tuttavia, non fu avaro di parole nello spiegare all’anziana donna che i sentimenti che nutriva per sua nipote erano profondamente radicati e che disponeva dei mezzi necessari per provvedere a lei come ci si sarebbe aspettato da un marito.

Non appena la zia Elroy citò il fondo fiduciario di Candy, il giovane puntualizzò immediatamente che non aveva bisogno di denaro e che si sarebbe accordato con Albert per far sì che si disponesse di quel fondo in base ai desideri di Candy, senza interferenza alcuna da parte sua. Con quest’ultimo gesto, Terence riuscì a conquistarsi l’approvazione dell’anziana donna, al punto che ella finì persino per acconsentire al loro matrimonio improvvisato. Tuttavia, quando le fu detto che la cerimonia si sarebbe tenuta nella Cappella della Casa di Pony, fu sul punto di svenire. Intelligentemente, però, Candy si affrettò ad aggiungere che trattandosi di un matrimonio molto intimo, i dettagli sulla cerimonia non sarebbero mai giunti all’orecchio dell’élite di Chicago. Sarebbero stati invitati soltanto i parenti e gli amici più stretti – inclusa lei, ovviamente.

La zia Elroy apprezzò il fatto di essere stata coinvolta, ma avendo delle remore a spostarsi in un luogo sconosciuto dove non avrebbe avuto tutte le sue abituali comodità, rispose che forse il matrimonio avrebbe dovuto svolgersi senza di lei. Malgrado questa riserva, l’anziana donna concesse la sua approvazione all’unione dei due giovani, sebbene avrebbe preferito un matrimonio in grande stile a Chicago. Tuttavia, dato che la coppia non aveva intenzione di cambiare idea su questo, augurò loro ogni bene.

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Nei giorni che seguirono, Terence osservò con attenzione il comportamento di Archibald Cornwell, consapevole del fatto che quest’ultimo stesse facendo altrettanto. All’inizio, l’attore aveva temuto che, malgrado il trascorrere degli anni, Archibald provasse ancora dei sentimenti per Candy, pur essendo sposato con un’altra. Tuttavia, dopo un’accurata analisi delle interazioni di Archibald con sua moglie, Terence aveva finito per scartare quell’ipotesi. Era chiaro che i modi tranquilli della raffinata Annie Cornwell avevano infine conquistato il suo cuore. Terence si sentì sollevato.

Eppure, come già sospettava da tempo, Cornwell non aveva affatto gradito la ricomparsa di Terence nella vita della cugina. Terence comprendeva i suoi sentimenti. L’attore, infatti, riteneva che la sua fidanzata non gli avesse raccontato tutta la verità riguardo a cosa fosse accaduto durante la loro lunga separazione. Pensò che Cornwell, essendo stato testimone delle sue sofferenze, data la sua appartenenza alla sua più stretta cerchia di amici, non avesse accettato il ruolo di Terence in tutta quella vicenda. Terence pensò che perlomeno su questo non poteva essere più d’accordo con il suo vecchio compagno di classe. Ora il problema era per quanto tempo il carattere irascibile di Terence gli avrebbe consentito di sopportare lo zelo fraterno di Cornwell, decisamente un po’ eccessivo per i suoi gusti.

Ma Archibald Cornwell non era certo la parte peggiore del contorno che avrebbe dovuto affrontare sposando Candy. Terence sapeva che in occasione della vigilia di Capodanno avrebbe dovuto confrontarsi con i Legan, oltre agli altri sconosciuti parenti che avrebbero partecipato al ballo organizzato per l’occasione. Se Terence fosse stato da solo, non si sarebbe preoccupato granché di come avrebbe dovuto affrontare tutte quelle persone. Ma in questo caso si trattava della famiglia di Candy e di Albert e per il loro bene doveva cercare di fare del suo meglio per sopravvivere alla serata possibilmente senza offendere nessuno e, ovviamente, senza lasciarsi dietro una scia di nasi sanguinanti.

Il giovane era assorto in questi pensieri mentre attendeva Albert nel suo studio. Avevano organizzato un incontro per discutere degli aspetti finanziari dell’accordo prematrimoniale. Mentre aspettava, il suo sguardo vagò per la stanza, cercando di familiarizzare con l’ambiente.

A differenza dello studio di suo padre, che ricordava essere alquanto solenne e buio, questo era caratterizzato da colori più caldi ed il mobilio era meno pretenzioso, quantunque raffinato e lussuoso.

Terence si avvicinò al camino in marmo per osservare più da vicino il ritratto di Rosemary Brown che campeggiava sopra la mensola. Fino ad allora, non aveva avuto il tempo di verificare la rimarchevole somiglianza tra la sua fidanzata e la defunta sorella di Albert di cui tutti parlavano.

"Se il pittore è stato fedele alla modella", pensò, sfregandosi il mento con la mano destra, "i capelli non sono propriamente della stessa sfumatura d’oro. Quelli di Candy sono leggermente più scuri ed i riccioli più marcati. Tra l’altro, qui non si vedono lentiggini. Poi, il naso. . ." continuò l’ispezione, stringendo gli occhi, "Quello di Candy è più piccolo e all’insù", il solo ricordo di quella particolare caratteristica della sua amata gli fece venire voglia di baciarle la punta del naso.

Dopodiché, aguzzando la vista ancor di più, la sua valutazione cambiò.

"Gli occhi. . . Accidenti!" si fermò, accorgendosi che la somiglianza era impressionante. Non soltanto erano della stessa sfumatura di verde giada, ma la forma e l’espressione che avevano rubato il suo cuore erano esattamente le stesse. Poi, notò l’ovale del viso, così simile a quello di Candy e le labbra incurvate in un timido sorriso.

"Il sorriso di Candy è decisamente più aperto, eppure c’è qualcosa in questo sorriso che me la ricorda tantissimo. Sì, devo ammettere che si tratta di una coincidenza incredibile ".

Terence tirò un profondo sospiro, sentendo sempre più la mancanza di Candy. Negli ultimi giorni erano sempre stati circondati da parenti e avevano avuto pochissime occasioni di restare da soli. Accennò un sorriso pensando che, per ironia della sorte, era riuscito a sopravvivere lontano da lei per molti anni, ma ora che finalmente si erano chiariti, stava diventando insopportabile lasciar passare un solo giorno senza baciarla almeno una volta. Ma negli ultimi giorni era stato praticamente impossibile darle un bacio come si deve.

"Specialmente quando c’è in giro quel mastino di Cornwell. Dannazione! Chi crede di essere? È facile per lui fare lo chaperone quando può accoccolarsi ogni notte accanto a sua moglie".

Tra l’altro, vedere Candy tutti i giorni peggiorava le cose. Il suo desiderio cresceva di minuto in minuto, al punto da diventare quasi insopportabile. Continuò a percorrere la stanza a grandi passi, mentre si accendeva una sigaretta, chiaro segno del suo crescente nervosismo. Si avvicinò alla finestra appoggiandosi al telaio per osservare i disegni delle vetrate istoriate. Non trovando granché con cui distrarsi, si voltò verso la scrivania di Albert ed il suo sguardo cadde su una cornice d’argento contenente una foto.

Si avvicinò per osservarla meglio. Ritraeva un ragazzo, bello come un angelo, con i più grandi occhi azzurri che Terence avesse mai visto. La sua espressione era serena ed un pizzico di dolcezza traspariva dal suo gentile sorriso. Ma dietro quella facciata arcadica, il ragazzo sembrava trasmettere una maturità, forse una tristezza, che non corrispondeva ai suoi anni.

Pertanto, senza sapere come, Terence capì che stava osservando l’immagine del compianto Anthony Brown. Sentì una ben nota fitta al petto. D’istinto, il giovane rivolse la cornice a faccia in giù, incapace di continuare a fissare oltre quel volto. Proprio in quel momento, Albert fece il suo ingresso nella stanza, cogliendolo sul fatto.

"Sì, quello era mio nipote, Anthony", disse Albert avvicinandosi alla scrivania.

"Diciamo che. . . l’avevo immaginato", rispose Terence, spegnendo la sigaretta nel portacenere di cristallo posto sulla scrivania di Albert.

Se il gesto di Terence di abbassare la fotografia non fosse stato abbastanza eloquente, il particolare disagio nella sua voce lo tradì definitivamente.

Le spalle ampie di Albert iniziarono a tremare leggermente, mentre la sua bocca si contraeva nel tentativo di soffocare la sua reazione. Era ovvio che stesse cercando di reprimere una risata, fallendo miseramente. Infine, incapace di contenersi oltre, l’uomo scoppiò in una fragorosa risata, reclinando il capo all’indietro.

"Per favore, mi spiegheresti cosa ci sarebbe di così divertente?" chiese Terence, visibilmente turbato dalla reazione del suo amico.

"Tu, amico mio", rispose Albert continuando a sghignazzare, mentre prendeva posto alla sua scrivania. "Dio mio, mi hai fatto veramente morir dal ridere!"

"Sono lieto che mi trovi così buffo", ribatté Terence, cercando di recuperare il suo solito distacco, "I registi con cui ho lavorato, invece, non pensano che sarei bravo come comico".

"Quando la smetterai di preoccuparti del mio povero nipote?" chiese Albert, senza perdere il sorriso, mentre rimetteva a posto la foto, "Andiamo, tu sei vivo e lei diventerà tua moglie. Puoi rilassarti almeno un po’?"

Terence distolse lo sguardo e dopo qualche sforzo per riacquistare la sua freddezza, finì per ammettere a sé stesso che il suo amico aveva tutte le ragioni per ridere.

"D’accordo, ammetto che a volte mi comporto da perfetto idiota", disse con riluttanza.

Albert tirò un profondo sospiro, accavallò le gambe e rivolse lo sguardo al suo amico.

"È un bene che tu lo riconosca, Terence", rispose il biondo, diventando improvvisamente serio, per poi aggiungere, "ma devi controllarti, amico. Stai per sposare una donna piena d’energia che, malgrado il suo amore per te, non ti permetterà di metterla in gabbia. Ricordati che il mostro dagli occhi verdi è un cattivo consigliere". "Lo so, mio caro Iago (3) e credimi, sto facendo del mio meglio".

"Lo spero vivamente”, ribatté Albert. In quel momento, George Johnson entrò nella stanza e la conversazione si concentrò solo sugli affari.


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Candy osservò per la centesima volta il vestito che aveva intenzione di indossare quella sera. Non era ancora sicura della sua scelta. L’aveva comprato d’istinto, perché era rimasta affascinata da quel delicato color champagne. Inoltre, le era piaciuto moltissimo il dettaglio del corpetto, che si allacciava su un fianco con una mezzaluna dorata arricchita da perline. Eppure, ora che lo guardava con maggiore attenzione, non era più molto convinta della profonda scollatura sulla schiena e della gonna a sirena. Riteneva, infatti, che quest’ultima fosse poco pratica e la prima troppo audace.

Perdere tempo con queste considerazioni la fece sentire una sciocca. C’erano cose molto più serie in ballo quella sera. Stava per presentare il suo fidanzato a "la crème de la crème" di Chicago ed avrebbe dovuto sicuramente fare i conti con il loro manifesto dissenso. Ovviamente, non le importava granché di compiacerli. Tuttavia, sapeva che i suoi parenti non avrebbero esitato a lanciarle velenose frecciatine per tutta la serata. Intendeva aguzzare l’ingegno ed essere pronta a difendersi con eleganza, cosicché fosse chiaro a tutti che non aveva bisogno di mendicare il loro favore organizzando il matrimonio del secolo.

Ci sarebbero state anche le iene, in attesa di scovare quante più informazioni possibili da sfruttare a proprio vantaggio. E lei non intendeva render loro la vita facile. Quand’era una ragazzina al servizio dei Legan, era solita difendersi usando i pugni. Da adulta, aveva imparato a combattere le sue battaglie con le parole ed aveva messo a posto ben più di una delle frivole dame che le era capitato di frequentare. Se credevano che un’orfana potesse essere una facile preda in una sala da ballo, non sapevano con chi avessero a che fare. Dunque, decidendo di concentrarsi di più sulla sua strategia, iniziò finalmente a vestirsi, o meglio a svestirsi, dato che le sue solite sottovesti non erano adatte per la profonda scollatura del suo vestito.

Una volta pronta, si guardò nello specchio e riconobbe che, malgrado una minima sensazione di disagio, quell’abito le donava moltissimo. Dopodiché, mentre iniziava a truccarsi, ripensò all’altra ricorrenza importante di quella sera, l’unica a cui tenesse realmente. Era il 31 dicembre.

Quella mattina aveva ricevuto una stupefacente composizione floreale con dodici tulipani di una tonalità cremisi mai vista prima. Nel centro, sembrava che i fiori fossero di velluto, con il colore rosso sempre più scuro fino a diventare quasi nero. Non aveva mai visto una cosa del genere in altre varietà di quella specie. L’effetto di quel contrasto l’aveva affascinata a tal punto che ne era rimasta ipnotizzata per un bel po’. Il biglietto che accompagnava i fiori non era firmato e conteneva solo tre parole: "Auld Lang Syne".

Candy non ebbe bisogno di altro per capire chi glieli avesse mandati e soprattutto per quale occasione. Dodici anni prima aveva conosciuto l’uomo della sua vita e chiaramente questi aveva tutte le intenzioni di ribadirle che non l’aveva dimenticato. Al solo pensiero, il suo cuore saltò un battito. Sperò che malgrado la presenza del "branco" (a proposito di iene), potesse comunque godersi la serata insieme a Terence e, se possibile, rubare qualche momento per loro due soli. Come far sì nella fattispecie che ciò accadesse, ancora non lo sapeva.

La giovane lanciò un malizioso sguardo al rossetto che teneva tra le mani. Annie aveva insistito sul fatto che il rosso acceso fosse all’ultimissima moda. Ovviamente, Candy adorava l’idea; tuttavia, non aveva ancora visto nessuna portare un colore così brillante. Di fatto, indossare il trucco era una moda relativamente nuova e ancora non del tutto accettata dalle dame più anziane, ma Candy ne era assolutamente entusiasta. Sorrise pensando alla memorabile serata che l’aspettava. Era impegnata a mettere il rossetto quando un colpo deciso alla porta la fece trasalire.

"Avanti. È aperto", rispose, senza alzarsi dalla sua toilette in stile Luigi XVI.

Quando la porta si aprì, poté scorgere nel triplo specchio il riflesso della figura disinvolta di Terence che entrava nella stanza. Il tight a doppio petto che indossava lo faceva apparire al suo meglio. Si domandò se sarebbe mai stata capace di guardarlo senza sentirsi turbata.

Nonostante il suo solito distaccato contegno, Terence non era estraneo agli stessi turbamenti che stava vivendo Candy. Mentre entrava nella stanza, non poté non sentirsi attratto dalla presenza della giovane donna. Si fermò nel bel mezzo della camera con espressione di lieve smarrimento.

"Vedo che non sei ancora pronta. Ritornerò tra un paio di minuti, allora", le disse, mentre si voltava per andarsene.

"No aspetta, devo indossare questa collana, ma il fermaglio mi ha sempre dato dei problemi. Mi aiuteresti?" gli chiese, alzandosi in piedi e porgendogli il collier d’oro adornato da cabochon di pietre di luna.

Lui non rispose, ma avendo preso il gioiello tra le mani, ne dedusse che avesse accondisceso alla sua richiesta. Si voltò dandogli la schiena e chinò leggermente il capo per consentirgli di allacciarle la collana. Dopo un attimo, sentì la superficie levigata delle pietre sul decollété e udì lo scatto del fermaglio. Dopodiché, il silenzio.

La luce ambrata della stanza faceva risplendere la pelle di Candy come madreperla. Pur non vedendolo, Candy percepì il suo deciso sguardo percorrerle la schiena nuda. Ricordò di aver provato la stessa sensazione quella sera a Pittsburgh. Ma questa volta, sentiva chiaramente il crescente affanno nel suo stesso respiro. Terence era a pochi centimetri da lei, eppure non la stava toccando. Pertanto, era quasi irreale sentirsi fremere sotto l’intenso effetto del suo sguardo. Chiuse gli occhi per concentrarsi su quella sensazione che sembrava venirle da dentro, come un dolore acuto seppur dolcemente piacevole che si irradiava dal suo ventre fino a pervadere ogni cellula del suo corpo, facendole accapponare la pelle.

Per un secondo, con gli occhi ancora chiusi, si sentì liquefare, libera da tutte le considerazioni che l’avevano assillata quel pomeriggio. Un unico pensiero campeggiava nella sua mente: sentirlo vicino, vicino come non mai. Era un impulso divorante e talmente intenso che ne fu spaventata. Eppure, continuavano a non toccarsi. "È questo quello che chiamano desiderio?" Si domandò tra sé e sé.

"Lo senti anche tu, amore mio?" le chiese lui con la sua voce dolce e profonda, inducendola ad aprire gli occhi ed a lasciarsi andare ad un sospiro che non sapeva di aver trattenuto. Non rispose, ma lui comprese che aveva capito cosa intendesse. "Devi capire che, se ti toccassi adesso", disse lui, non senza difficoltà, "cambierebbe tutto tra di noi. Anche se nulla mi farebbe più piacere, non sono sicuro di cosa ne penseresti tu".

"Non . . .non lo so", rispose Candy, ancora scioccata dopo essersi resa conto che in realtà avrebbe voluto rispondergli che non le sarebbe importato affatto se avesse osato farlo. Tuttavia, non riuscì a dar voce ai propri pensieri.

"Dunque, se sei indecisa, credo che dovremmo aspettare. Per il momento, ti attenderò fuori, se per te va bene", le propose lui.

Candy comprese il buon senso di quella proposta e lo lasciò andare.

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"Che diavolo mi succede?" si domandò Terence, mentre aspettava la sua dama. Non riusciva a credere di aver veramente proposto a Candy di anticipare le loro promesse di matrimonio. Dopo tutti gli sforzi profusi fino a quel momento per non correre rischi, solo per preservare la serenità di lei, era stato sul punto di gettare tutto alle ortiche.

In realtà, non gli importava un fico secco delle convenzioni sociali. Se il mondo fosse stato governato in base alle sue regole, avrebbe sicuramente fatto l’amore con lei già da quella sera allo chalet. Ma era consapevole del fatto che lei vedeva le cose in maniera diversa. Per amor suo, era disposto ad aspettare. Fino ad allora, era stato ben felice di affrontare a testa alta tutti i sospetti generati dal loro affrettato matrimonio, proprio perché non aveva nulla da nascondere. Dopotutto, si trattava solo di alcuni giorni. Non era forse un uomo adulto perfettamente in grado di controllare i propri istinti?

E allora, che cosa gli era passato per la testa quando aveva osato chiederle se avrebbe voluto …?

"Non mi riconosco più. . . e la cosa ancor più sorprendente è che lei abbia addirittura esitato! Non mi ha risposto con decisione di no!" pensò, senza smettere di sorridere.

Terence conosceva bene il caratterino di Candy e sapeva che se si fosse offesa, gliel’avrebbe detto senza troppe riserve. Ma non era stato così. Si senti percorrere da un brivido di gioia al solo pensiero.


In quel momento, Candy lo raggiunse in corridoio e si incamminarono insieme verso la sala da ballo al piano di sotto. Alcuni ospiti erano già arrivati, ma erano perlopiù impegnati a porgere i propri omaggi ad Albert ed alla Zia Elroy. In un angolo della grande sala, un’orchestra di archi regalava un soave sottofondo musicale, mentre gli ospiti socializzavano e si salutavano. In fondo alla scalinata, Annie andò incontro alla coppia di fidanzati e tenne loro compagnia, presentando Terence ad alcuni dei membri più anziani della famiglia, già riuniti vicino alla sala da pranzo.

La notizia che la Signorina Andrew intendeva sposare un ben noto artista in una cerimonia privata senza alcuna considerazione per la società bene di Chicago fece storcere più di un naso. Eppure, gli anziani della famiglia non osarono esprimere apertamente il proprio dissenso. Avevano saputo che Elroy aveva concesso la sua approvazione in virtù del lignaggio dello sposo e non intendevano contraddirla, quantomeno non pubblicamente.

Nel corso della serata, continuarono ad arrivare altri ospiti. Ben presto la sala fu gremita da gentildonne con turbanti alla moda e fasce con diadema adornate da piume o strass e gentiluomini in tight e panciotto bianco. Più di un occhio femminile fu attratto dalla presenza di quell’uomo disinvolto che veniva presentato come il fidanzato di Candice Andrew. Molte di quelle dame lo avevano già visto almeno una volta nella loro vita, ma solo su un palcoscenico quando impersonava un personaggio piuttosto che un altro. Osservarlo da vicino ed avere la possibilità di scambiarci due chiacchiere era decisamente un’esperienza da ricordare.

Terence Graham poteva anche non essere un milionario, ma più di una delle ricche dame presenti avrebbe sorvolato sulle dimensioni del suo conto corrente, se solo lui avesse osato chiedere la loro mano. E adesso, tra tutte le donne del mondo, lui aveva scelto quella volgare Candy Andrew, una nullità senza genitori che aveva avuto la fortuna di essere adottata dal capofamiglia. Che ironia! Che delusione! Che spreco!

Candy conosceva le donne della sua famiglia ed era consapevole di non essere particolarmente apprezzata, specialmente dalle più giovani. Poteva vedere la loro invidia mal celata dietro finti sorrisi e false congratulazioni. Tuttavia, saldamente aggrappata al braccio di Terence, mentre attraversava la sala da ballo per salutarle tutte, sentì che avrebbe potuto affrontare qualsiasi cosa. Pertanto, gli intensi sguardi di alcune donne all’indirizzo del suo fidanzato e le frecciatine velenose che ogni tanto le venivano lanciate non la scalfirono minimamente. Stette al gioco e difese bene il proprio territorio senza particolari ansie.

Anche Terence sentiva su di sé la pressione degli sguardi delle donne, ma in un certo senso c’era abituato. Piuttosto, era decisamente più consapevole degli sguardi che gli altri uomini lanciavano alla bellissima biondina a cui dava il braccio. Sapeva che i suoi coetanei e persino i gentiluomini più maturi nutrivano un’ammirazione naturale per la sua figura ed i suoi occhi incredibilmente espressivi. Eppure, si accorse altresì che qualcuno di essi guardava lui con l’atteggiamento tipico di chi ammette con riluttanza la propria sconfitta.

"Costui era forse uno dei corteggiatori di Candy?" finiva quindi per domandarsi. La sola idea gli faceva salire il sangue al cervello. Tuttavia, cercava di scacciare subito determinati pensieri. Dopotutto, lei era al suo fianco e portava il suo anello.

Come era loro abitudine, i Legan arrivarono decisamente più tardi della maggioranza degli altri ospiti. Il ballo stava per avere inizio, quando Iriza Legan, fasciata in un voluttuoso abito di lamé color oro con un diadema di piume ad incorniciarle la fronte, fece il suo ingresso nella sala, seguita dai suoi genitori e da suo fratello. Si soffermò per un attimo nell’atrio, pensando che la sua figura potesse essere meglio apprezzata dai gentiluomini se avesse esitato per un po’ nella giusta posa. Mentre studiava la gente che affollava la sala, si accorse della presenza di Terence Graham, in tutta la sua imponenza ed arroganza, e non credette ai propri occhi. La giovane dalla capigliatura rosso fuoco lanciò un breve sguardo alla sua mise e ritenendo di apparire al proprio meglio, si incamminò con decisione verso Graham, che era impegnato in conversazione.

"Ma guarda un po’! Che piacevole sorpresa, Terry! Chi non muore si rivede, caro!" lo interruppe con irruenza, porgendogli la mano affinché la baciasse, senza rendersi conto che la persona con cui stava conversando Terence era proprio la Zia Elroy.

"Credo che sia consuetudine che i giovani salutino per primi gli anziani. Buonasera, Iriza”, si intromise la Zia Elroy, visibilmente contrariata.

"Perdonami, cara zia, ma nell’impeto di salutare il mio vecchio amico Terry, non mi sono accorta che fossi qui. Ti chiedo scusa", disse Iriza, ritirando discretamente la mano, dopo essersi resa conto che Terence non aveva alcuna intenzione né di baciarla né di stringerla.

"Così va meglio", replicò la Zia Elroy, che poi aggiunse, "Mi fa piacere che tu sia desiderosa di rinnovare la conoscenza del Sig. Graham, dato che sta per entrare a far parte della nostra famiglia".

"Entrare. . . a far parte della nostra famiglia?" chiese Iriza, incespicando sulle parole e visibilmente confusa.

In quel preciso istante, Candy, che era stata distratta per un po’ da un altro parente, raggiunse Terence e la Zia Elroy. Lui le circondò immediatamente le spalle con un braccio e si rivolse alla Signorina Legan.

"Ebbene, Iriza, quello che intende dire tua zia è che io e Candy siamo fidanzati e ci sposeremo il prossimo gennaio. Dunque, presumo che diventeremo cugini¸ o qualcosa del genere", disse il giovane con tono sprezzante, specialmente mentre pronunciava la parola “cugini”.

Iriza impallidì per un istante. Per lei, ogni minimo dettaglio che potesse indicare la superiorità di Candy rispetto a lei nella scala sociale era da considerarsi un reato imperdonabile. Ma scoprire che quella stalliera stava per sposare un uomo come Terence, mentre lei – ben più avvenente e appartenente ad una famiglia di prestigio – non aveva ancora ricevuto alcuna proposta di matrimonio ufficiale era un vero e proprio affronto. La sua rabbia cresceva di secondo in secondo, dandole il coraggio di partire all’attacco.

"Che sorpresa!" disse inizialmente, con un finto sorriso che non ingannò nessuno dei presenti, "Chi l’avrebbe mai detto! Devo assolutamente dare la buona notizia a Neil!"
Dopodiché, la giovane fece un breve inchino e si allontanò per cercare suo fratello. La Zia Elroy colse l’occasione per lasciare la coppia di fidanzati alle proprie incombenze e dedicarsi agli altri ospiti. Anche Candy fece per spostarsi in un altro angolo della sala da ballo, ma Terence la tenne stretta impedendole di muoversi.

"Resta qui. Lascia che tornino alla carica con tutta la loro forza”, le sussurrò all’orecchio.

"Terence, non ce n’è bisogno. Possiamo ancora passare una bella serata senza dover litigare con loro”, gli disse, guardinga.

"Andiamo, tuttelentiggini. Lasciami fare. Ti dispiace?" le chiese, facendole l’occhiolino.

In quel momento, Iriza tornò verso di loro praticamente trascinando suo fratello attraverso la sala gremita. Il giovane sbiancò non appena si trovò davanti Terence. Chiaramente sua sorella non gli aveva detto nulla per prepararlo all’incontro.

"Ecco Neil, sicuramente ti ricorderai di Terry della Saint Paul School” disse Iriza a suo fratello. Dentro di sé, Terence fremeva ogni volta che Iriza lo chiamava Terry, ma cercò comunque di mantenere un’espressione serena.
"Non sei sorpreso di trovarlo qui?" continuò Iriza, "Ma non è tutto, Neil. Senti questa. Sta per sposare Candy. Che te ne pare?"

Neil se ne stava lì, annichilito, sempre più arrabbiato con sua sorella per averlo incastrato in una situazione del tutto imbarazzante.

"Pensavo che non avresti mai preso in considerazione il matrimonio”, disse finalmente il giovane rivolgendosi a Candy, senza neppure degnare Terence di uno sguardo.

"Devo ammettere che lo pensavo anch’io", rispose Candy, sentendosi un po’ dispiaciuta per il giovane che sembrava confuso ed a disagio di fronte a quell’incontro inaspettato.

"So cosa intendi, cara Candy", intervenne Iriza, pronta a scagliare la prima frecciatina. "Dopo l’amara delusione che hai subito quando Terry ti ha lasciata la prima volta….Davvero terribile e crudele! Sei stata molto dolce a riprenderlo. Io non sarei stata altrettanto buona con te, Terry", aggiunse la rossa, rivolgendosi a Terence, la cui espressione era imperscrutabile.

"Forse è stata Candy a mollare il nostro vecchio amico e stai traendo le conclusioni errate, Iriza”, suggerì Neil cogliendo la palla al balzo, "Se fossi in te, Grandchester, non sarei così sicuro che manterrà la sua promessa. Come posso spiegarmi? Diciamo che…ha dei precedenti nel piantare gli uomini all’altare", lo provocò Neil.

Candy era furiosa. I brandelli di pietà che aveva provato per Neil si dissolsero in un secondo.

"Un gentiluomo od una signora non avrebbero mai fatto un commento del genere”, ribatté Candy.

"E cosa ne sai tu di cosa significhi essere una signora?" rispose Iriza con acrimonia, pronta ad affondare la lama ulteriormente se Terence non l’avesse interrotta.

"Molto più di quanto ne saprai mai tu, Iriza", intervenne Terence, sollevando il suo ben noto sopracciglio "Voi due siete incredibili! Mandarvi alla Saint Paul School dev’essere certamente costato una fortuna alla vostra famiglia, eppure posso affermare con assoluta certezza che non è servito affatto ad ingentilire le vostre maniere da bifolchi. Ma ascoltatemi bene, la dama qui al mio fianco, che diventerà mia moglie tra qualche giorno, è talmente al di sopra di voi da non poter essere minimamente scalfita dalle osservazioni idiote di menti inferiori come le vostre. Ora, se volete scusarci, abbiamo di meglio da fare, che star qui a parlare con voi".

Prima che i Legan potessero reagire, Terence si allontanò con la sua fidanzata verso un altro angolo della sala, dove le coppie iniziavano a riunirsi per il primo ballo. Non appena le prime note del valzer Deep in My Heart risuonarono nell’aria, Terence condusse la sua fidanzata in pista, dimenticandosi del resto del mondo.

"Maniere da bifolchi!" ripeté Candy, sorridendogli, "Avevo dimenticato quanto può essere tagliente la tua lingua".

"Se la sono cercata, non ti sembra?" rispose lui, lo sguardo fisso sul rosso brillante delle sue labbra, "Ma questo era solo un assaggio di quello che meriterebbero davvero. Avrei voglia di usare altre cose oltre alla mia lingua per dar loro una lezione".

"Lascia perdere. Non ne vale la pena", gli rispose lei, accarezzandogli dolcemente la spalla. "Ora si ritireranno in un angolo buio per leccarsi le ferite e pianificare il prossimo attacco".

"Comunque dovessero andare le cose, dubito fortemente che possano colpirci in alcun modo”, disse Terence con un sorriso. La verità era che al momento era decisamente più preoccupato della posizione della sua mano, mentre la stringeva tra le braccia durante il ballo. Un paio di centimetri più su e le sue dita si sarebbero letteralmente infiammate al contatto con la pelle nuda della sua schiena, mentre un paio di centimetri più giù e avrebbe accarezzato le curve dei suoi fianchi. In entrambi i casi, avrebbe attentato alla sua sanità mentale e l’unica soluzione sarebbe stata quella di trascinarla nella sua stanza e tenerla in ostaggio per il resto della serata.

Malgrado tutti i suoi scrupoli, Terence non esitò a ballare ogni pezzo con Candy finché non fu annunciata la cena. E la sua dama fu felice di compiacerlo.

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