CITAZIONE (candyforever @ 28/8/2012, 13:49)
Eh, la signorina Tuttelentiggini pare proprio che voglia fare l'asso pigliatutto, eh? Su Candy, deciditi... Non tirare troppo la corda... Potrebbe spezzarsi!
Eh no, eh? No, no no, non si fa così! Chi arriverà a salvarla? E' vero, Iriza è irrecuperabile ma anche le possibilità di redenzione di Neal sono sempre davvero esigue...
Grazie Italiuccia! Non farci aspettare troppo, Ti prego, soprattutto dopo aver concluso il Tuo ultimo capitolo in questo modo!
Si deciderà molto presto, abbi fede.
Indovina un pò chi la salverà?
Dai non posso farvi aspettare, non ce la faccio, anche perchè l'ho già scritto, eccovi come va a finire, a tarallucci e vino si dice dalle mie parti!
CAPITOLO 14
“Neal fammi passare altrimenti mi metto a gridare”.
“Nessuno ti sentirà, siamo troppo lontani e dal lato opposto al salotto”. L’afferrò e la sospinse verso il muro, cercando la sua bocca. Candy, bloccata dal corpo di lui, gli sferrò un calcio, ma non riuscì comunque a liberarsi.
“Sei ancora una ragazza forte, ma non ti libererai tanto facilmente questa volta, ho aspettato tanto un’occasione come questa, non me la lascierò sfuggire”. Si lanciò su di lei cercando avidamente la sua bocca, Candy cercava di divincolarsi, ma lui era più forte. Si sentì disperata!
All’improvviso Neal venne catapultato a terra.
“Cosa diavolo ti ha fatto pensare di poter mettere le tue luride mani su di lei, brutto bastardo”.
Era Terence! Arrabbiato come non mai, il giovane prese Neal per il bavero e con aria minacciosa gli disse: “ sei il solito vigliacco, sai solo prendertela con i più deboli, ma stavolta me la pagherai”. E gli sferrò un pugno in pieno viso. “Ora vattene e ringrazia che siamo in casa tua altrimenti ti avrei steso”. Neal con la coda tra le gambe scappò via.
Candy aveva osservato tutta la scena immobile, era ancora scossa per la paura di quello che sarebbe potuto accadere se non fosse arrivato Terence.
“Candy, stai bene?”
“Oh Terence..” Scoppiò in un pianto liberatorio.
“Vieni qui”. Tra le sue braccia diede sfogo a tutta l’amarezza che quella terribile esperienza le aveva lasciato.
“Su ci sono io ora, non può farti alcun male”.
“Terence…lui… se tu…”
“Non dire niente lo so. Appena sei uscita, dopo qualche minuto con una scusa si è allontanato anche lui. Io non fidandomi l’ho seguito”.
Alzò lo sguardo dal suo petto e lo fissò in quello di lui. “Terence se tu non ci avessi seguito…”
“Non voglio neppure pensarci. Sono sempre stato il tuo salvatore da quella specie buffone, no?”
“Si…”
“Se tu vorrai, ti proteggerò sempre Candy”. E la strinse a sé. Candy sentì che ora era al sicuro.
“Ce ne andiamo?”
“Si ti prego, non voglio tornare là dentro”.
“Farò avere un biglietto ad Albert”.
Durante tutto il tragitto fino alla casa di Patty restarono in silenzio, Terence le circondava con un braccio le spalle e lei poggiava il suo capo sulla sapalla di lui.
Una volta in casa, Candy disse: “Resti?”
“Si certo, aspetterò che gli altri siano tornati, non ti lascio sola”.
“C’è nonna Marta…”
“Si hai ragione potrei tranquillamente andare a dormire, sono sicura che tu e la nonnetta sapreste mettere ko quello smidollato di Legan, se solo avesse la cattiva idea di presentarsi qui”. Risero entrambi.
“Vado a cambiarmi, che ne dici di preparare un the?”
“Agli ordini capo”. Candy sorrise, poi si diresse verso la sua camera.
Quando ritornò Terence si era messo comodo, aveva tolto la giacca, sciolto il nodo della cravatta, aveva portato il the fuori sul patio e se ne stava seduto a fumare una sigaretta. A candy sembrò così familiare quella scena, come se non fossero passati tanti anni, la lontanza che erano stati costretti a subire era solo un ricordo sbiadito ormai.
“Terence”. Lui trasalì.
“Mi hai spaventato Candy”.
“Sei sempre il solito, appena il gatto non c’è…”
“Dai Candy, ne avevo bisogno, dopo questa serata noiosa, penso di meritarmi una sigaretta”
“Suona per me Terence”. Lo guardò con il più dolce dei suoi sguardi. Terence ricambiò lo sguardo con la stessa dolcezza, poi senza dire una parola spense la sigaretta, prese l’armonica dalla tasca e cominciò a suonare. Candy gli si sedette accanto e ascoltò quella dolce musica che tante volte in passato aveva desiderato riascoltare. Restarono così per diverso tempo, era tangibile la magia di quel momento, magia che però fu interrotta dall’arrivo di Albert, Karen e Patty.
“Candy, come stai? Mi dispiace piccola, quel bastardo….ma non ti preoccupare la pagherà”.
“Ora sto bene, Albert, per fortuna Terence ha intuito le intenzioni di Neal, altrimenti…”
Albert l’attirò a sé e guardò Terence con gratitudine. Terence si alzò, i suoi occhi ora erano cupi, la dolcezza di poco prima era sparita, e disse: “Bè vi auguro la buonanotte”. Candy, ancora tra le braccia di Albert, si voltò verso di lui e disse: ”Terence…ma… il the?”
“E’ tardi, Candy, domani dobbiamo partire, ricordi?”
“Si…”
“A domani allora”.
Anche Karen ed Albert si concedarono perché l’indomani sarebbero dovuti partire anche loro con Terence. Candy e Patty rimasero a bere il the.
“Candy avresti dovuto vedere la faccia di Albert quando gli hanno consegnato il biglietto di Terence, è come impazzito, ha cominciato a gridare <neal, Neal, esci fuori, maledetto>. I Legan erano pietrificati, lo abbiamo seguito tutti perché non capivamo cosa gli avesse preso e cosa centrasse Neal con il suo disappunto. Quando l’ha trovato nella sua camera penso che se il signor Legan non l’avesse bloccato l’avrebbe ucciso. Poi una volta calmatosi ha detto che Neal non faceva più parte della famiglia Andrew e che se si fosse avvicinato a te un’altra volta, l’avrebbe ucciso. Poi siamo venuti via. In auto ci ha spiegato quello che era successo. Mi dispiace Candy, spero tu stia bene ora”.
“Si, Patty, è tutto passato ora”. Candy era sconcertata, Terence un attimo prima tenero e affettuoso, un attimo dopo cupo e triste, quegli sbalzi d’umore erano la cosa di lui che proprio non riusciva a tollerare, la disorientavano. Doveva assolutamente parlargli prima della partenza, non potevano salutarsi lasciando le cose in sospeso.
“Patty scusami ma devo andare da Terence, ho bisogno di parlargli”.
“Candy ma è tardi, starà dormendo”.
“Bè lo sveglierò”.
“Ma Candy non puoi entrare nella sua camera”, Patty era leggermente arrossita.
Si forse Patty aveva ragione, ai tempi del collegio non si era mai fatto alcun problema, ma ora era una donna e tra lei e Terence le cose non erano poi così…platoniche. Ma oramai aveva deciso, non poteva lasciarlo andare senza aver chiarito.
“Non preoccuparti Patty”, le strizzò l’occhio,”Terence è un gentiluomo, non attenderà alla mia virtù”.
Più tardi, “Terence, dormi?” La stanza era nella completa oscurità, Candy non riusciva a vedere niente. All’improvviso si sentì afferrare da dietro, stava per gridare, ma una mano le coprì la bocca.
“Sei impazzita, vuoi svegliare tutti?”
“Terence mi hai spaventata!”
“Vedo che hai ancora l’abitudine di far visita ai giovanotti nel cuore della notte nella loro stanza, attenta tuttelentiggini, non siamo più dei ragazzi”.
Quella sola allusione aveva fatto accelerare il battito di Candy.
“Terence perché te ne sei andato così all’improvviso? Stavamo così bene.”
Terence abbozzò un sorrisetto velato di tristezza, “si prima che arrivasse lui”.
Oh si Albert, Terence era geloso di Albert, come aveva fatto a non capire!
“Candy tu forse non ti rendi conto ma per me, e credo anche per Albert, questa situazione sta diventando insostenibile”.
“Terence lo so…”
“No non lo sai. Ogni volta che sei con lui, io mi sento impazzire di gelosia, il pensiero che lui possa sfiorarti…”
“Ti sbagli Terence, io so quello che provi, perché è quello che ho provato in tutti questi anni quando ti immaginavo con lei”, s’interruppe, non avrebbe voluto dire quelle parole, ma lui gliele aveva tirate dalla bocca.
Terence la guardò intensamente, poi disse: “Hai ragione, scusami Candy, non è colpa tua, se io fossi stato più uomo e non ti avessi lasciato andare, ora non staremmo qui a parlare”. Le prese le mani e continuò “perdonami, amore, ti aspetterò per tutto il tempo di cui avrai bisogno”.
Candy distolse lo sguardo dagli occhi malinconici di Terence e disse: “No Terence, scusami tu, proprio perché so cosa è la gelosia non dovrei sottoporre né te né Albert a questo supplizio. Mi dispiace sono stata egoista, ti prometto che quando verrò a New York vi comunicherò la mia decisione. Mi aspetterai?”
Alzò di nuovo lo sguardo e i suoi occhi si incrociarono con quelli di Terence.
“Si Candy, non potrei fare altrimenti”.
Si tennero per le mani per un lungo tempo, perdendosi l’uno nello sguardo dell’altro, poi lei si alzò sulla punta dei piedi e posò le sue labbra su quelle di lui. Fu soltanto uno sfiorarsi, ma entrambi furono attraversati da una scarica elettrica. Candy pensò fosse meglio tornare nella sua camera, così si girò e corse via, lasciando un Terence scosso e turbato.
N.B. No cara lady purtroppo non l'ho ancora finita, ho scritto solo un altro capitolo dopo questo, ma mi sento ispirata, lavoro e famiglia permettendo mi darò da fare