Candy Candy

FIORI D'ARANCIO, l'ho fatto!

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view post Posted on 31/10/2013, 18:27     +1   +1   -1

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Nonostante il titolo, è un thriller, e quale migliore occasione di postarlo se non la sera di Halloween?
L'ispirazione mi è venuta appena due giorni fa e finora ho scritto solo il primo capitolo, non mi ero mai cimentata in un giallo e, nonostante la mia poca dimestichezza in questo genere, spero di incuriosirvi lo stesso! :auri:

FIORI D'ARANCIO cap 1

New York 1919

Candy scende di corsa alla fermata della metropolitana più vicina al luogo dell'appuntamento con Annie, indossando il suo sorriso più smagliante. Da quando è stata inaugurata, nel 1904, la metropolitana ha cambiato la vita dei newyorkesi, che in massa ne affollano le fermate certi di arrivare a destinazione in brevissimo tempo.

-Ciao Annie, è da molto che aspetti?

-Da quindici minuti. Ma come mai non ti sei fatta accompagnare dall’autista degli Andrew?

-Sai che amo la libertà e mescolarmi con la gente comune. E poi sono tutta intera, vedi?-pensa con un brivido alla sensazione che aveva provato durante tutto il tragitto, quella di essere pedinata-entriamo, su.

Le due ragazze entrano da Delmonico’s e tra un filetto in crosta in salsa tartara e una creme brulèe si raccontano le ultime novità. Ormai il matrimonio di Annie con Archie è alle porte, e la ragazza è piacevolmente elettrizzata, felice di coronare un fidanzamento che dura da anni.

-E tu, ti sei finalmente abituata alla grande casa degli Andrew a New York?

-Abituata è una parola grossa, Annie. La casa è così grande che passano giorni interi senza vedere Albert, che spesso sta via per lavoro, mentre la servitù è una specie di esercito di automi che va per conto proprio. Niente rapporti umani, niente dialogo. La zia Elroy nella sua recente visita ha ricordato a tutti di svolgere il loro lavoro con la massima professionalità e senza distrazioni.

-E cosa mi dici di Albert?-domanda Annie non appena il cameriere si allontana dopo aver versato un altro bicchiere del prezioso nettare ambrato, il vino della casa-hai pensato di darti un’altra opportunità con lui?

E allora il pensiero di Candy corre veloce agli avvenimenti degli ultimi tempi, e alla corte discreta di Albert di cui ormai è rimasto poco del fratello maggiore, dell’amico che era stato per tanto tempo.

-Annie, lo so che è una verità universalmente riconosciuta che una nubile largamente provvista di beni di fortuna debba sentire il bisogno di prendere marito, ma io ho ancora venti anni e preferisco aspettare.

-Beh Candy ,pensavo che la tua scelta di trasferirti a New York fosse la conferma che desideri ricominciare tutto da capo, dal momento che Terence si è trasferito in Scozia con Susanna e non farà ritorno tanto presto. Anche se New York è una città immensa avevi paura di incontrarlo, adesso lui è dall’altra parte del mondo e questo è il momento giusto per ripensare alla tua vita.

A Candy non interessa sapere se con le nuove linee telefoniche potrebbe raggiungerlo, sa solo che ha dovuto rinunciare al suo amore per sempre. Il ragazzo si è trasferito con la moglie presso l’antico castello dei Granchester, in Scozia, e qui ha preso a occuparsi delle faccende di famiglia, su richiesta del padre, essendo l’unico figlio adulto e, detto tra i denti da Eleanor Baker, il più sveglio. A Richard serve aiuto nella gestione dell’immenso patrimonio, e avendo subodorato le mire rapaci della seconda moglie Beatrix, ha chiesto al figlio con il quale si è finalmente riconciliato di aiutarlo a mantenere quel buon nome e quelle sostanze che i suoi antenati hanno costruito nell’arco di ottocento anni.

-Sai che Iriza è andato a trovarlo, Candy? La cosa mi farebbe alquanto ridere se non avessi il sospetto che, anche se ha rinunciato a Terence, le interessa l’amicizia con Susanna, in una specie di alleanza contro di te. Ma che potrebbe farti, poi? Dubito che, nella tua posizione di adesso, e con l’appoggio di Albert, potrebbe nuocerti in qualche modo.
Ad ogni modo voglio pensare in positivo, dal momento che sto per sposarmi e niente potrebbe deprimermi in questo periodo!

Candy le sorride, ma in fondo è preoccupata per l’amica. Le è appena venuto in mente lo spiacevole episodio avvenuto all’ultima riunione di famiglia, in occasione del compleanno della zia Elroy.

Dopo l’abituale caffè e cordiale le due ragazze si separano.

Candy respira a fondo l’odore della primavera, poi avverte nuovamente la spiacevole sensazione di essere seguita. Si sente osservata, presa di mira. C’è tanta gente in giro ed è facile confondersi, ma ha paura che lo sconosciuto la colga si sorpresa. Finalmente sembra essersene liberata, forse l’inseguitore ha capito che in pieno giorno e con tutta quella gente gli verrebbe difficile portare a termine il suo piano, qualunque esso sia.

Si ferma davanti a un negozio di dolci, poi davanti ad una boutique con le ultime novità da Parigi-finalmente le gonne si sono un po’ accorciate- quand’ecco che sbatte contro una specie di muro umano.

-Candy, dobbiamo parlare!

Edited by arikam - 24/1/2014, 18:42
 
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view post Posted on 7/11/2013, 17:01     +1   -1

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CAPITOLO II

-Archie, che paura mi hai fatto!-esclama Candy allo stesso tempo sollevata e irritata dal comportamento poco ortodosso del giovane-sai che sono stata con Annie?

-Sì, vi ho viste, ma non sono qui per parlare di Annie, non dopo quello che è successo alla festa della zia Elroy…

-Archie, quel giorno hai tentato di baciarmi contro la mia volontà ed io sto cercando di dimenticare quello spiacevole incidente. Lo sai quanto tengo ad Annie e se non corro a dirglielo è solo perché sono convinta che soffrirebbe inutilmente, stai attraversando un periodo di crisi dovuto al tuo nuovo lavoro alla Andrew Corporation e sono convinta che mi dimenticherai presto, come è successo la prima volta, alla Saint Paul…

-E’ qui che ti sbagli, Candy! Io non ho mai smesso di pensare a te, sperando che prima o poi tu mi considerassi più di un semplice amico! E poi, con il passare degli anni, saperti libera eppure doverti stare lontano! Tante volte sono stato sul punto di rivelarti i miei sentimenti, e l’altro giorno l’ho fatto, anche se forse sono stato un po’ brusco, e di questo ti chiedo perdono….

Archie vorrebbe illudersi ancora sul loro rapporto. E’ per questo che l’ha seguita, desiderando ancora una volta una speranza da parte sua…

In quel momento Candy pensa ad Albert. Se facesse coppia con il suo ex tutore, come Annie le ha consigliato, Archie finalmente si rassegnerebbe. In fin dei conti, quanti matrimoni combinati vengono celebrati ogni giorno anche ora all’inizio del Novecento? Matrimoni senza amore, senza dialogo. E invece lei il dialogo ce l'ha con Albert, eccome. Ma potrebbe prenderlo in giro in questo modo? Con la facciata di un rapporto stabile che maschera un amore che proviene solo da una parte? Sì perché Albert sembra essersi veramente innamorato, non glielo ha mai detto, e neanche sussurrato, e neanche scritto, ma quando le prende la mano e gliela bacia, o quando le porta un regalo costoso dopo un viaggio, è lampante nei suoi occhi il desiderio di sentirsi rivolgere più del solito “Oh, il mio caro amico Albert!” e “Grazie”. Quando abbia avuto inizio questo sentimento Candy non lo sa con certezza, ma riflettendoci sospetta sia nato quando abitavano insieme a Chicago.

Se avessero il rapporto di un tempo, Candy gli chiederebbe di inscenare un finto fidanzamento, giusto il tempo di far comprendere ad Archie quanto improbabile e senza speranza sia il suo sentimento, ma allo stato attuale delle cose questa finzione lo farebbe solo soffrire.

Il suo ex tutore divide con lei e la servitù una grande casa di proprietà degli Andrew a New York. E’ diventato un magnate nel mondo degli affari e, dopo aver abitato per anni da solo, un giorno le ha chiesto di trasferirsi nella Grande Mela, ricevendo dalla sua amica un sì convinto ed entusiasta alla prospettiva di cambiare vita per un po’ e vedere più spesso Annie, che vi abita già da qualche tempo a casa di una zia, per stare più vicina ad Archie che soprintende alla produzione delle acciaierie.

Albert tiene particolarmente alla formazione della sua pupilla, tanto da farle studiare filosofia, storia moderna e contemporanea e letteratura francese e invitare nella grande magione newyorkese i più grandi luminari, in modo che lei padroneggi tutte quelle conoscenze che possano evitarle un silenzio imbarazzante ad una cena del Rotary o ad un eventuale invito alla Casa Bianca. Anche se non è ancora successo, non è una possibilità remota.

-Albert, ancora studio, sempre studio!-sbotta lei con un finto broncio.
-Su, pigrona!-la rimbrotta Albert ridendo, e mentre la guarda ammira la sua bellezza ormai matura, il viso lentigginoso assorto nella lettura, le sopracciglia corrugate. Vederla così assorta gli ricorda quando la portò alla Saint Paul, ma allora per lui era poco più di una bambina.

Il rapporto che li lega nonostante tutto sa ancora dell’antica amicizia complice che entrambi non vogliono perdere. Le poche sere in cui Albert rientra a casa presto organizza un’uscita improvvisata con la sua amica che termina in un fumoso locale dove è di moda suonare musica jazz.

Proprio di ritorno da una di queste serate, con la ragazza estasiata da tutto quello che ha visto e sentito, i bravi musicisti di colore e il beat che martella in contemporanea al suo cuore e un’umanità gaia e spensierata, Albert si sente deciso a dichiararsi senza ulteriori indugi.

-Buonanotte Albert!- la risata argentina e il saluto mentre chiude la porta, per poi canticchiare poco prima di mettersi a letto.

Albert trascorre lunghi, interminabili minuti nel suo studio alla ricerca delle parole più appropriate, poi a passi felpati si reca alla porta della sua camera, sta per bussare ma si ferma, poggia il palmo della mano sullo stipite di legno, e già in quel momento gli sembra di aver oltrepassato il limite, figurarsi entrare nella sua camera, nel suo mondo.

La certezza di non essere più quello di un tempo lo fa desistere ancora una volta, e decide di procrastinare una decisione dalla quale non potrebbe più tornare indietro.

Edited by arikam - 21/1/2014, 17:35
 
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view post Posted on 14/11/2013, 17:30     +1   -1

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CAPITOLO III

Ma Albert non sa che Candy alcune notti prima è stata sul punto di andarlo a cercare, nella solitudine della grande casa. I rumori che ode di notte da qualche tempo le tolgono il sonno, e la ragazza vorrebbe solo che il suo amico la tranquillizzasse, ma spesso non sa neanche se è a casa, tanto questa è grande e dispersiva.

Una notte Candy oltre al solito rimbombo di cui non riesce a comprendere le cause sente una finestra che sbatte per via della corrente, e anche se siamo ad aprile inoltrato si alza sfregandosi le braccia per riscaldarsi. Arriva alla fine del corridoio dove trova le ante della grande finestra spalancate e una di esse a intervalli regolari sbatte contro il muro. La chiude e mentre sta per far ritorno nella sua stanza percepisce il chiarore di una candela accesa e il tremolio della luce la mette per un attimo in agitazione, fin quando non sente il consueto fruscio dei documenti che ormai sembra essersi connaturato ad Albert.

Candy a piedi scalzi si avvicina e dalla soglia della porta lo vede mentre poggia la fronte sui palmi delle mani, in un atteggiamento che lo fa apparire disperato. Candy non lo ha mai visto così, Albert è sempre stato bravo a non far pesare agli altri le sue angosce, ma dopo mesi di convivenza ha capito quanto le responsabilità gli pesino.
Persa in questi pensieri non si accorge che lentamente Albert ha sollevato la testa nella sua direzione, e l’espressione preoccupata del ragazzo si trasforma immediatamente in un sorriso.

-Ciao piccola!

-Albert, quante volte ti ho detto che non devi chiamarmi “piccola”?

Candy si avvicina alla grande scrivania di mogano e dopo essersi lanciati un’altra occhiata in tralice scoppiano a ridere.

-Sono contenta che tu stia ridendo, Albert. Poco fa mi sei sembrato preoccupato, immagino sia per via di questi documenti, posso darci un’occhiata?- chiede con tono impertinente.

-No, Candy, no-Albert è veloce a rimettere a posto quelle carte, troppo.
Si vede che è una cosa molto importante, o che non ha sufficiente fiducia in lei.

Il silenzio imbarazzato che segue dura il tempo sufficiente perché i due passino da un atteggiamento di difesa a studiarsi reciprocamente per cercare di capire cosa passi nella mente dell’altro. Candy sente di essere indifesa in quella stanza, con quella fioca luce che la illumina a malapena, mentre Albert la guarda e sembra si stia prendendo gioco di lei. E invece sta soltanto pensando a quanto sia strana questa situazione, mentre con lo sguardo osserva il buffo percorso che ha compiuto uno dei suoi ricci, aggrovigliandosi in alto a sfidare la forza di gravità. Evidentemente non ha pensato a sistemarselo quando si è alzata dal letto-conclude.

Ma l’attenzione di Candy si è già spostata verso qualcos’altro. Una strana macchia campeggia sulla parete dietro la scrivania. Guardando meglio realizza che si tratta di un quadro, e si avvicina per osservarne meglio il soggetto. Rappresenta un vecchio castello sulle rive di un lago, di notte.

-Ma…non è possibile! Quello sembra il castello di Terence in Scozia!come fai ad averlo?
-Ah ma davvero? Pensavo si somigliassero tutti i castelli in Scozia…comunque è un dono di un mio associato, me lo ha portato dall’Europa.

Candy lo osserva meglio per quanto possa permetterglielo la debole luce della candela e ogni particolare del castello, la struttura, la distanza dal lago e persino dettagli come finestre e feritoie sono del tutto uguali a quelli del castello scozzese dove è stata sei anni prima. E’ solo che il castello è immerso in un’oscurità quasi totale che lo fa apparire ancora più antico e imponente. Improvvisamente ricorda che quello è non solo il castello dove un tempo ha trascorso un pomeriggio di pioggia insieme a Terence, ma anche il luogo in cui il suo amore adolescenziale risiede in quel momento, con la moglie.

Le basta questo per riaversi dai pensieri che l’hanno inondata e tornare alla realtà, in tempo per non farsi cogliere impreparata dal rumore consueto che le toglie il sonno da alcuni giorni, un rimbombo sordo che cessa e riprende a intervalli irregolari.

-Lo senti, Albert?-finalmente può dire al suo amico, certa che saprà trovarle una spiegazione razionale.
-Ah ah Candy, non dirmi che ti ha messo paura? È solo che qui vicino c’è un seminterrato dove si fa della musica jazz, di quella che ascoltiamo spesso nei locali, e il suono arriva attutito fin qui!-spiega Albert ridendo.

Candy finalmente si è rassicurata, anche se ancora una volta deve riconoscere di aver fatto volare un po’ troppo la fantasia, e di dover ringraziare Albert a cui evidentemente piace ancora essere il suo mentore e protettore.

-Candy,sarebbe meglio adesso ritirarci a dormire. Mi hai convinto che non posso passare ancora molto tempo su queste carte, ci penserò nei giorni a venire, e spero di venirne a capo prima del viaggio a Lakewood. Ricordi? Mi avevi detto che ti sarebbe piaciuto festeggiare il tuo compleanno lì e se non sbaglio cade proprio nel prossimo week end.
-Albert, non vedo l’ora!-e torna con la memoria a quel luogo di campagna dove ha trascorso la sua infanzia, dove i dolori e le gioie vissuti hanno avuto gran parte nella formazione della donna che ora è.

Edited by arikam - 19/11/2013, 10:19
 
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view post Posted on 17/11/2013, 15:54     +1   -1

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CAPITOLO IV

Candy trova che nulla è cambiato a Lakewood, e dopo aver salutato la zia Elroy e di malavoglia i cugini, si reca nel giardino delle rose ad ammirare la fioritura delle dolce Candy, che risplendono del loro bianco più luminoso.

Il tempo di raccogliersi nel ricordo di Anthony quindi fa ritorno nella grande sala dove la famiglia la attende per posare per la foto di rito di regola in queste occasioni. Dopo che il fotografo è venuto fuori da sotto il grande telo che copre la grande e pesante macchina fotografica tutti si spostano nella sala da pranzo per consumare il buffet della festa di compleanno di Candy.

Quando la vede avvicinarsi Iriza comincia a raccontare per l’ennesima volta il viaggio che ha fatto in Scozia, dove ha passato del tempo nella residenza estiva degli Andrew, dalla quale si è spostata a far visita a Terence e Susanna.

-Quanta complicità esiste in quella coppia! Non ho mai visto un marito più presente e affettuoso, ricolma la moglie di ogni genere di regali e di attenzioni! E Susanna Granchester è una padrona di casa perfetta,che stile, che classe! Tratta la servitù come merita, si fa rispettare, non come certe persone di mia conoscenza che stringono addirittura delle amicizie con le cameriere!-e qui il riferimento a Dorothy è lampante… Dorothy la cameriera dei Legan che lavora ormai da anni nella grande villa di Lakewood, e con cui Candy mantiene un rapporto di cordiale amicizia niente affatto dimentica delle vicissitudini che le hanno legate un tempo in cui poteva contare solo su poche persone leali.

-Certo, lo ammetto, non sarà amatissima ma è così che si tiene un castello, e si porta con onore il cognome Granchester! E poi, la moglie di Richard, Beatrix, che donna meravigliosa! Ha stretto con la nuora un rapporto di complicità che è un piacere vederle così affiatate!

-E così quell’attore per un po’ non farà ritorno negli Stati Uniti, giusto?-rilancia Neal, contento di servire alla sorella un altro argomento di conversazione che possa ferire Candy. Sembra essersi ripreso dalla cotta che lo aveva coinvolto solo alcuni anni prima, e adesso frequenta una donna più grande di lui di dieci anni, molto ricca, e che per questo, nonostante lui debba assecondarla molto più di quanto farebbe con una coetanea, riscuote l’assenso della famiglia.

-Proprio così Neal! Certo è un peccato che abbia smesso di fare l’attore, un talento così non è una cosa tanto comune! Ma quando un padre chiama, il figlio deve obbedire, e Terence conosce bene i suoi doveri!

Quanto poco Iriza conosce Terence! non può fare a meno di pensare Candy, che conosce bene il carattere ribelle del ragazzo e sa che non si è piegato al volere del padre per mancanza di carattere ma che ha deciso di occuparsi della casata dei Granchester per senso di responsabilità. Anche se qualche anno prima ne aveva rinnegato persino il nome, da qualche tempo ha ricominciato a pensare alle sue radici e, forse più per ritrovare se stesso che per difendere il patrimonio di famiglia, ha accettato di stabilirsi in Scozia.

Candy chiude gli occhi cercando di dimenticare per un attimo la voce stridula della cugina e pensa a ciò che invece sente dentro di sé come una verità imprescindibile, la sensazione struggente e appagante insieme di essere ancora nei suoi pensieri, nonostante a separarli vi sia un oceano. Certa che lui non l’abbia dimenticata, è convinta che Iriza stia solo dando notizie false e tendenziose.

Riapre gli occhi e subito pensa che è da un po’ che non vede Albert.

Lascia la cugina dispiaciuta per non aver assistito ad una scena straziante di lacrime e commozione e torna in giardino, dove, alzando gli occhi al cielo, lo vede tranquillamente seduto sul ramo di un grande albero. Lentamente ma con determinazione raggiunge la sommità, si siede accanto a lui e sembra quasi udire i suoi pensieri.

Ancora quella preoccupazione. Albert le sorride di un sorriso triste e Candy pensa che se provasse per lui appena un po’ di passione, quella sensazione di farfalle nello stomaco che ben conosce per averla provata tempo prima, potrebbe anche sposarlo, come consigliatole da Annie.
E chissà che un giorno…

Ma non è il momento di fare progetti, adesso il suo amico, che è sempre tanto ottimista, ha bisogno di conforto.

-Albert, lo so quale è il tuo problema. La Andrew Corporation è nei guai, e se non si trovano i fondi, sarai costretto a dichiarare bancarotta e licenziare tutti i tuoi dipendenti…

-Ma….Candy, come fai a saperlo?

-Conosci George….è un tipo molto discreto ma quando gli ho detto che sapevo tutto ha confermato…quelle carte che ti preoccupavano tanto potevano solo riguardare lo stato delle aziende di famiglia…in realtà non sapevo proprio nulla, ma lui ha abboccato…mi perdoni?

-Ah ah, la mia Candy, che furbacchiona! Comunque è proprio così, ma non voglio che ti preoccupi. E’ colpa mia se le cose sono andate così, ho dimenticato per troppi anni le mie responsabilità, preferendo vivere come un vagabondo…

-Allora è per questo che alcune settimane fa sei andato in Europa…per cercare di risolvere il problema...

-Ma senza risultati, temo-è la rassegnata risposta di Albert-c’è un assoluto bisogno di ristrutturare e rifinanziare l’intera compagnia, e adesso l’ultima possibilità è rivolgermi a Rotschild, il ricco banchiere tedesco, ma in questo momento non prende appuntamenti con nessuno…l’unica possibilità è incontrarlo in vacanza…ama molto l’Europa meridionale e a quanto pare, in vacanza è molto più propenso ad acconsentire a certi affari. In realtà ho intenzione di proporgli un affare molto vantaggioso anche per lui, e poi mi deve un favore.

-Te ne andrai di nuovo, Albert?-chiede la ragazza, dispiaciuta al pensiero di rimanere di nuovo nella grande casa da sola.

-Sì, ma ho intenzione di portarti con me. Sai, non voglio che si diffonda la voce che sto nuovamente partendo per lavoro, negli ambienti che contano si conoscono già le condizioni critiche delle aziende di famiglia e ciò provocherebbe un brusco crollo delle azioni in borsa della Andrew Corporation. No, il mio sarà ufficialmente un viaggio di piacere, e la tua compagnia toglierà qualsiasi dubbio. Mi dispiace coinvolgerti, ma centinaia di famiglie dipendono da me e dalla mia capacità di rimettere tutto a posto.

-Ti capisco, Albert. Farò tutto ciò che posso per aiutarti.

-Grazie Candy, So solo aspettando che George venga a conoscenza dell’esatto luogo di villeggiatura di Rotschild e poi potremo partire.

Edited by arikam - 7/12/2013, 13:12
 
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view post Posted on 3/12/2013, 11:10     +1   -1

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CAP V


Qui dove il mare luccica e tira forte il vento
su una vecchia terrazza davanti al golfo di Surriento
un uomo abbraccia una ragazza dopo che aveva pianto
poi si schiarisce la voce e ricomincia il canto.



E’ alla metà di giugno che Albert conosce la destinazione di Rotshild: la Sicilia. Albert e Candy fanno appena in tempo ad assistere al matrimonio di Annie ed Archie e qualche giorno dopo si imbarcano. In un’afosa mattinata di fine giugno la nave che li trasporta attracca al porto di Palermo, e subito i due stranieri americani vengono prelevati da una carrozza e trasportati a Villa Florio.

I Florio da diversi anni sono una tra le famiglie più prestigiose della città e sin dai tempi della bella epoque hanno attirato personaggi di spicco della politica e della società europea, da Guglielmo II di Prussia a Gabriele d’Annunzio. Nell’estate del 1919 hanno deciso di ospitare tra gli altri il banchiere Rotshild, nobili provenienti da diverse nazionalità europee e personaggi del mondo dell’industria, tra cui Albert.

Albert può così rivedere donna Franca Florio, che era andata a trovare all’inizio della prima guerra mondiale, poco prima di subire lo spaventoso incidente ferroviario che gli aveva fatto perdere la memoria, su un treno diretto a Roma. A quei tempi stava tornando dall’Africa deciso a imbarcarsi per l’America, e aveva deciso di fermarsi per un po’ dalla sua amica, che nutriva per William Albert un senso di gratitudine infinita:era stato grazie al padre di Albert e ai suoi aiuti finanziari se aveva potuto mandare avanti le attività della tonnara sull’isola di Favignana.

Albert e Candy in carrozza ammirano le ville in stile liberty e quella flora che rende immediatamente quell’isola un posto esotico, le palme il mare dai mille riflessi e la gente chiassosa che si affolla per le strade.

Il tempo di essere ricevuti dai coniugi Florio con tutti gli onori e poi li aspetta un pomeriggio di dovuto riposo.
Sul tardo pomeriggio è un caro amico di donna Franca, nonché vecchio conoscente di Albert, a offrirsi di fare da chaperon ai due turisti americani. Giuseppe Manzoni di Torrearsa dei Principi de Curtis, conte di Tasca e Albafiorita, barone di San Felice, Cavaliere di Gran Croce si presenta in sostanzioso anticipo e misurando a grandi passi l’androne della grande villa continua a guardare con impazienza l’orologio a cipolla d’oro massiccio, fin quando vede William Albert scendere le scale con la sua graziosa amica che gli si appoggia al braccio.

-Estasiato da tanta bellezza-proferisce solennemente il conte mentre si produce in uno dei suoi consueti baciamano, poi durante i convenevoli che seguono i primi saluti è piacevolmente colpito dalla facilità della conversazione dei due amici, con quel modo un po’ sbrigativo che hanno gli americani ma che in fondo non gli dispiace, anche se non lo ammetterebbe mai con la pomposa nobiltà isolana.

Dopo una doverosa tappa in una delle migliori caffetterie della città e la degustazione dei migliori dolci e caffè in circolazione il conte si offre di portarli al Teatro Massimo, dove ha riservato un palco per assistere ad una delle ultime rappresentazioni della stagione della Tosca. Lo spiazzo antistante è sgombro e la città sembra essere piombata dall’allegra confusione del giorno ad un silenzio ovattato interrotto ogni tanto dall’arrivo dell’ennesima carrozza che trasporta altri illustri invitati, signori dall’aria sussiegosa e importante e signore ornate delle gioie prodotte dai più rinomati orafi del Regno d’Italia.

Candy sale le scale dell’imponente costruzione di stampo classico mentre si fa accarezzare dalla fresca brezza della sera che dissipa l’afa del giorno appena trascorso.


teatro%20massimo


Sentì il dolore nella musica
e si alzò dal pianoforte
ma quando vide uscire
la luna da una nuvola
gli sembrò più dolce anche la morte


Appena arrivati in cima alla scalinata il conte presenta ai suoi amici il resto della compagnia della serata, Sir Arthur Wickham, gentiluomo inglese, e il suo amico italiano Ercole Montalfano, un proprietario terriero del Centro Italia.
-Sono entrambi ospiti dei Florio-spiega il conte ad Albert e Candy- e vi posso assicurare che sir Arthur di solito ha l’aria molto più benevola di quella che continua ad ostentare da stamane ma sapete, non gli va giù di essere stato battuto nel gioco del tennis, che noi italiani ci ostiniamo ancora a chiamare pallacorda, e per giunta da un suo connazionale. Ma sembra-conclude poi mentre osserva lo sguardo di ammirazione che Sir Arthur rivolge alla bella americana-che qualcuno stasera abbia fatto il miracolo di restituirgli il buonumore.

Il quintetto sale le scale che portano al secondo anello di palchi ma prima Candy non può fare a meno di osservare affascinata gli ornamenti delle sale e dei corridoi, le pareti rosso cremisi interrotte da antichi quadri che ritraggono personaggi appartenenti chissà a quale casata, ma tutti accomunati da un cipiglio che dà loro un’aria severa.


Finalmente arrivano al palco loro riservato, e prendono posto secondo le più rigide regole dell’etichetta. Il conte ha provveduto a fornire ai suoi ospiti di madrelingua inglese il testo tradotto dell’opera, e Candy è immediatamente conquistata dall’amore contrastato di Tosca e Cavaradossi, e dal momento che il palco dove è seduta si trova molto vicino al palcoscenico, può notare ogni singola espressione nel volto della protagonista, la commozione che sa trasmettere ad ogni attacco e la malinconia struggente che traspare nonostante uno spesso strato di cerone.


Potenza della lirica
dove ogni dramma è un falso
che con un po'di trucco e con la mimica
puoi diventare un altro
ma due occhi che ti guardano
così vicini e veri
ti fan scordare le parole
Confondono i pensieri


Arrivati al terzo atto, Candy ascolta E lucevan le stelle…, la lettera che Cavaradossi scrive a Tosca ma che non termina, e Candy pensa a tutte quelle cose che non ha potuto dire a Terence, o ascoltare da lui, pensa alla lettera che gli ha scritto ma che non gli ha mai spedito.
Sente le lacrime bagnarle le guance e quando alla fine della rappresentazione, Tosca si getta da Castel Sant’Angelo, oltre alla commozione che ormai ha raggiunto il suo apice sente un brivido lungo la schiena, ma non ne capisce il motivo. Il pubblico entusiasta si alza per applaudire, e Candy fa lo stesso.

guardò negli occhi la ragazza
quegli occhi verdi come il mare
poi all'improvisso usci una lacrima
e lui credette di affogare



E’ attratta come da una calamita a guardare verso la platea, percependo un’onda di pura elettricità che la spinge a guardare dove sente di essere guardata a riconoscere tra le lacrime la ben nota fisionomia che ha tatuata nella mente e nel cuore, ma più che la persona nella sua interezza è rapita da un paio di occhi di colore zaffiro che conosce molto bene avendone avvertito il magnetismo tante volte….quegli occhi che in quel momento nella penombra del teatro non sono riconoscibili per il colore ma per l’intensità e il luccichio che indicano la passione e l’ardore di chi li possiede, l’uomo dai capelli scuri legati in una coda, alto e magro più di quanto lei ricordi, che ha smesso di applaudire per concentrare tutta la sua attenzione in alto verso un altro paio di occhi, verdi e grandi e luminosi, occhi dei quali neanche lui può vedere il colore, ma che ricorda molto bene per l’emozione che sapevano trasmettergli tanto, troppo tempo fa.
Sarà per via del caffè italiano che Candy continua a sentire il cuore battere velocemente, continua a piangere ma ormai ha confuso tutte le motivazioni che l’hanno spinta a lacrimare, e attraverso il velo che le offusca le iridi cerca di capire cosa le stia trasmettendo l’uomo che la guarda ininterrottamente dal basso.

Hai dimenticato, Terence?
Io no, non ho dimenticato….e tu?
Cosa ci fai qui, no, non è possibile, sei solo un fantasma….è questa opera che mi ha completamente scombussolata…
Candy , io esisto, esisto! E tu non puoi far finta di niente…sono proprio io, e ti sto solo chiedendo di continuare a guardarmi come stai facendo adesso….


Quando il pubblico termina di applaudire e il sipario si chiude per la terza volta, questa volta definitivamente, Candy si volta come una scheggia impazzita verso l’uscita che porta al corridoio,quindi scende le scale senza badare all’ abito di mussola a balze e alle collane di perle che ondeggiano impazzite. Quasi nello stesso momento in cui l’ha vista ritirarsi Terence è corso via per raggiungere la scalinata che porta da lei, sembra quasi che i due si siano dati tacitamente appuntamento.

Candy scende di corsa le scale e lo scorge alla fine della prima rampa. Il ragazzo ha salito le scale più in fretta che poteva, e adesso sono l’uno di fronte all’altra. Senza pensare ad altro che possa essere il ritrovarsi l’una tra le braccia dell’altro si avvicinano, adesso hanno rallentato per permettere al loro cuore impazzito di calmarsi un po’, ma senza risultato, dovrebbero sorridere al pensiero che il destino li abbia fatti incontrare lì, in quel teatro, eppure l’emozione è tanto forte da rendere i loro visi assorti e concentrati, felici eppure sconvolti…

Finalmente sono vicini e lei non riesce a pronunciare altro che il nome di lui, mentre ardisce di poggiare le sue mani sui suoi avambracci, ma il ragazzo fa qualcosa di inaspettato, si allontana delicatamente, le prende la mano e si inchina a baciarla. Quando solleva lo sguardo, un paio di occhi gelidi e inespressivi la fissano, e a Candy fanno subito venire in mente una notte di tanti anni prima, un incontro nella camera di un collegio, una foto strappata. Come il sipario che poco prima si è chiuso per mostrare al suo aprirsi una diversa scenografia, così gli occhi di Terence, nell’abbassarsi e chiudersi nel gesto del baciamano, al loro riaprirsi hanno mostrato una luce diversa, gelida, spietata.
Che succede, Terence….

-Ah eccovi qui!- la voce del conte le giunge inaspettata e subito, girandosi, vede tra le altre persone che si dirigono verso le scale anche i suoi compagni della serata.
-Ah vedo che conoscete il signor Granchester! Sapete, è l’inglese che stamattina ha inferto una cocente sconfitta al nostro caro Sir Arthur a tennis…ma come vi siete conosciuti?
-La nostra conoscenza risale ai tempi della scuola. Ho avuto il piacere di frequentare con la signorina Candice Andrew uno degli Istituti più prestigiosi d’Inghilterra, la Royal Saint Paul School.
-Bene, questa è una splendida coincidenza!-riprende il conte-e potrete continuare a ricordare i vecchi tempi anche a Villa Florio.
Candy lo guarda sbalordita.
-Ebbene sì. Anche il figlio del duca di Granchester è ospite a villa Florio.



Edited by arikam - 24/7/2017, 10:52
 
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CAP VI

La mattina dopo Candy si alza più tardi di quanto è solita fare, ha dormito poco e male nel tentativo di spiegarsi lo strano comportamento di Terence, che la sera precedente l’ha ignorata tutto il tempo. Solo captando mozziconi di conversazione è venuta a sapere che il giovane si trova da solo ospite a Villa Florio e che vi è giunto da neanche dieci giorni.

Giunta nella grande sala da pranzo scorge donna Franca che consuma la sua colazione con Sir Arthur. A lato della padrona, in piedi, la governante controlla che sia tutto a posto, mentre un cameriere alto e pelato, con il naso adunco e i modi goffi, fa la spola tra cucina e sala da pranzo per esaudire ogni desiderio dei commensali. Albert è finalmente uscito a fare una passeggiata con Rotshild, nel tentativo di interessarlo alla sua causa.

-Ah, cara, buongiorno! Prendete posto accanto a me, e Adolfo vi porterà subito ciò che desiderate.

Poco dopo il cameriere, nell’atto di versare del thè, ne fa cadere qualche goccia sulla raffinata tovaglia di lino.

-Che fai, Adolfo? Stai attento! Scusate Candice, Adolfo lavora da poco qui e ancora non ha imparato a destreggiarsi senza far danni. Adesso vado, ho della corrispondenza da sbrigare e devo dare disposizioni per il pranzo di oggi e il ricevimento della prossima settimana. Più tardi parleremo del diletto che vi ha procurato la visione della Tosca ieri sera, non è vero, cara? Nel frattempo potrete fare una passeggiata in giardino. Adelina, fa’ in modo che la nostra ospite si trovi a suo agio-e così facendo le lancia un’occhiata significativa, consapevole di quanto sia disdicevole lasciare una giovane donna sola con un uomo.

Non passa neanche qualche minuto che fa il suo ingresso in sala da pranzo Terence. Adelina gli chiede subito cosa desideri mangiare e bere e subito dopo riferisce l’ordine ad Adolfo, e Terence, dopo aver salutato educatamente ma freddamente, invece di andarsi a sedere si accosta alla grande finestra e guarda fuori. Candy può così osservare che alla mano sinistra, che la sera prima aveva fasciata da un guanto bianco, porta la fede, con cui continua a giocherellare, e che quasi accarezza come se quel minuscolo oggetto fosse un talismano.

È Sir Arthur a riscuoterla dai suoi pensieri-Mi dareste l’onore di permettermi di accompagnarvi a fare una passeggiata, nell’attesa che l’affaccendata donna Franca si liberi dai suoi numerosi impegni?

Candy non sa cosa rispondere, se non che non ha affatto voglia di ritrovarsi con quell’uomo i cui occhi hanno trasmesso sin dalla sera precedente un interesse che lei non è interessata ad alimentare.

-Vi ringrazio Sir Arthur della generosa proposta, ma io…

-Suvvia, non vorrete rinunciare a star fuori con una bella giornata come questa?

L’uomo non ha colto, o ha fatto finta di non cogliere, l’imbarazzo della ragazza, mettendola nelle ristrette condizioni di accettare o di opporre un rifiuto molto chiaro. Candy si prende qualche altro secondo mentre sorseggia un po’ di thè.

-Dopotutto, conosco abbastanza bene questa zona della città, anche se abito in un cottage vicino al mare…continua l’uomo, ma non fa a tempo a terminare la frase che viene interrotto da Terence-Mi stupisce signorina constatare ancora una volta quanto poco valore abbia per gli americani la parola data. Mi avevate promesso una passeggiata, ieri sera, ma a quanto vedo quella promessa ha per voi poca importanza.

Candy capisce subito che il ragazzo le è venuto in aiuto, e dentro di sé risuona un grazie accorato, e per un attimo le sembra di cogliere nei suoi occhi il luccichio di quell’intesa che li aveva legati anni prima. Senza pensarci un attimo, accetta quell’aiuto.

-Ma certo….certo che lo ricordo, infatti stavo giusto per dirlo a Sir Arthur. Sir Arthur, sarà per la prossima volta, ma come vedete sono impegnata.

Incapace di accettare la seconda sconfitta infertagli dal figlio del duca di Granchester in due giorni, poco dopo si alza, seguito a ruota dai due ex compagni di collegio che si dirigono all’uscita per la fatidica passeggiata, ma sono fermati dalla voce tonante di Adelina.

-Signorina Andrew, non vorrete uscire con questo sole senza un ombrello! Volete forse assumere il volgare colorito di una qualsiasi popolana? La vostra bella carnagione bianca! Venite qui a scegliere l’ombrellino che più si adatta al vostro vestito!

Il tono della voce di Adelina è quello di chi non ammette repliche, e Candy, anche solo per dirle in maniera educata che sa bene quale colorito desidera assumere a seconda del periodo dell’anno senza bisogno che qualcuno glielo suggerisca, si dirige nel grande spogliatoio da dove le è arrivata la voce della governante, e sta per aprire bocca quando Adelina socchiude rapidamente la porta e la ghermisce spingendola al muro, quindi le dice:

-Avete fatto bene a non accettare la compagnia di quel…di quel Sir Arthur. Datemi retta, state molto, molto attenta a quell’uomo. Non me la racconta giusta e certamente non è chi dice di essere.

Porge un ombrellino qualsiasi nella mani della ragazza rimasta a bocca aperta e apre la porta , quindi il suo tono cambia come per magia.

-E divertitevi signorina, a dopo!
 
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view post Posted on 5/1/2014, 15:52     +1   +1   -1

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CAP VII

Candy e Terence si dirigono in spiaggia, e passeggiano lentamente. La ragazza ha aperto il parasole che le è stato dato da Adelina per proteggersi dal solleone, avanza lentamente sulla sabbia dorata e il ragazzo si mantiene dietro di lei ad una breve distanza. Vorrebbe parlare, Candy, anche solo per uccidere quel silenzio imbarazzante, vorrebbe chiedergli di Susanna e della loro vita in Scozia. Vorrebbe chiedergli se è felice da quando si sono separati. Ma che diritto avrebbe, poi? Sarebbe meglio a questo punto mettere fine a quel momento angosciante, scomodo, e fare ritorno a Villa Florio. Un’altra volta erano rimasti tanto in silenzio, in uno zoo di Londra, ma allora quel silenzio era stato permeato da un vago, nebbioso senso di trepidante speranza che ora manca, nel suo cuore.

-Senti Terence, io….

-Vieni, Candy, ti porto in un posto più movimentato-afferma Terence, deciso, ancora una volta prendendo in mano la situazione, esattamente come quella volta allo zoo Blue River.

-Dove…

-E’ solo che dovresti cambiarti d’abito. Così come sei vestita daresti nell’occhio.

-Va bene, Terence.

Rientrando ad un certo punto Terence si ferma all’improvviso.

-Sta’ ferma. C’è ancora quel tipo.

Seduto a fumare una pipa, in veranda, c’è Sir Arthur in compagnia del suo amico italiano. Non sa perchè ma la fisionomia dell’inglese non le le sembra nuova, deve averlo visto, da qualche parte.

-Ho un’idea, Terence, dal momento che non possiamo passare dall’ingresso principale, mi arrampicherò fino alla mia stanza. Mi cambio in un attimo e scendo.

Candy non ne è sicura ma le è sembrato di scorgere un sorriso sul volto del suo amico, che la vede arrampicarsi con perizia e determinazione sull’albero che le permetterà di entrare nella sua stanza. Forse non ha più conosciuto ragazze capaci di inerpicarsi come piccole scimmiette sugli alberi.

Arriva in cima e aprendo la finestra, che fortunatamente è rimasta socchiusa, trasale nel vedere un’ombra uscire precipitosamente dalla stanza, che rivela di essere stata messa impietosamente a soqquadro. I cassetti della scrivania sono aperti e i fogli sul comodino sparsi per terra. Si precipita fuori dalla stanza per capire chi ne è appena uscito ma non vede nessuno. Rientrando controlla se per caso è sparito qualcosa, ma è tutto a posto, evidentemente chiunque è entrato non ha trovato ciò che stava cercando. Decide di mantenere la calma e di pensarci dopo, al rientro.

Si cambia in tutta fretta e scende per lo stesso albero da cui era salita. In breve i due amici escono da uno dei cancelli laterali e giungono alla stradina poco distante dove Terence ha lasciato il calesse.

Arrivano in un mercato molto affollato, pieno di quelle gente allegra e chiassosa in mezzo alla quale amava perdersi spesso quando abitava a Chicago con Albert, e nel quale un giorno un venditore di frutta la chiamò “signora”, rovinandole l’umore per l’intera mattinata.

L’atmosfera tra i due amici sembra rilassata mentre passeggiano e Candy osserva ogni cosa incuriosita come una bambina. Si siedono un attimo su un muretto in pietra quand’ecco si avvicina una zingara che pretende di leggere la mano ad uno dei due, Candy vorrebbe andar via ma Terence porge la sua mano sinistra perché la zingara la esamini. La donna, ossuta, scura e dall’aria vissuta, scruta, osserva ed esamina ogni linea di quella mano elegante, poi la gira, la chiude a pugno e pronuncia una serie di esclamazioni che Candy non capisce. Poi però mette in relazione quella parola che la donna continua a pronunciare con il suo corrispettivo francese e giunge alla conclusione che è quella parola che indica la fine della vita, la fine di tutto. L’intera situazione le ricorda il doloroso episodio del luna park di tanti anni fa, quando un’altra donna predisse un futuro sinistro al suo amico Anthony, un futuro che si compì. Ha paura Candy per Terence, paura che possa succedergli qualcosa come ad Anthony. Si volta come per prendere aria, per respirare meglio, sente caldo e ha bisogno di allontanarsi, quand’ecco che scorge lontano Adolfo, il cameriere di Villa Florio, con il suo pronunciato naso adunco, la figura alta e imponente e gli occhi minacciosi, che tenta di nascondersi alla vista dei due amici. Che li stia seguendo? Adolfo si accorge di essere stato notato e si nasconde, ma la ragazza lo ha ormai visto. Il caldo, la stanchezza e le emozioni che sta vivendo la spossano, e si sente mancare.

Si sveglia in un comodo letto a Villa Florio, accanto c’è Albert che le tiene la mano.

-Ti sei svegliata, finalmente…

-Albert….cosa mi è successo….
-Eri in un mercato di Palermo, il caldo e la stanchezza ti hanno fatto avere un mancamento.

-Sì, ora ricordo…mi ha portato qui Terence, giusto?

-Sì-risponde Albert, e il tono si fa immediatamente duro.

Poco dopo bussano alla porta, è Terence.

-Voglio solo sapere come sta.

-Come osi ancora farti vedere qui? Dovevi prenderti cura di lei, e invece guarda in che stato me l’hai riportata!
-Ma senti chi parla! Proprio tu, che l’hai abbandonata qui da sola!

-Non ti permetto di giudicarmi…-e qui le parole sono seguite da un gesto aggressivo di Albert, che afferra Terence per il bavero della giacca.

-Una volta mi dicesti che non sopportavi che ti mettessero le mani addosso. Beh neanche io! –La spinta che Terence dà di rimando ad Albert gli fa quasi perdere l’equilibrio, e il ragazzo può così finalmente entrare nella stanza dove trova, sul grande letto dalla preziosa spalliera di mogano intarsiata, la sua amica.

A Candy quell’uomo che irrompe nella sua stanza ricorda un verde e soffice prato della Saint Paul, la sua ora di pausa affollata da mille pensieri, e quel compagno di studi che compare dal nulla, dietro un albero, quello strano ragazzo a cui proprio in quel momento stava pensando.

Istintivamente si porta le lenzuola al petto, è strano ma non ne aveva sentito l’impulso prima, con Albert.
-Sto bene, Terence, grazie. Grazie per essere passato. Mi dispiace averti fatto preoccupare tanto.

Terence rivolge un ultima occhiata ad Albert, chiariranno più tardi se l’uomo lo vorrà, se non sarà più accecato da questo astio insensato, ed esce dalla stanza.

Edited by arikam - 8/1/2014, 17:34
 
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view post Posted on 11/1/2014, 15:19     +1   -1

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CAP VIII

L’indomani mattina Albert passeggia con Candy nel grande giardino della villa. Tutti gli ospiti sono andati alla corsa della targa Florio, una gara automobilistica che si tiene annualmente.
Solo i due amici sono rimasti alla villa, Albert è stato perentorio sulla necessità per Candy di rimanere a riposo per non doversi esporre di nuovo alle condizioni atmosferiche che le hanno procurato quel malore.

-Albert, fa’ la pace con Terence. Che cosa vi ha spinto ieri a trattarvi tanto duramente?

-È solo il suo comportamento arrogante, Candy. Qualche anno fa lo tolleravo, mi stava addirittura simpatico, ma adesso la sua alterigia e lo sprezzo che dimostra delle convenzioni mi hanno veramente stancato.

-Albert perché non mi dici la verità-sussurra Candy tanto impercettibilmente che la ragazza stessa a stento sente le sue parole- ammetti che c’entra qualcosa con il nuovo modo in cui mi guardi, da un po’ di tempo. Sei geloso di un fantasma...se solo capissi che tra di noi è finita, finita da tempo!- Pensa ma non ha il coraggio di dirgli.
-Albert, se hai concluso l’accordo con Rotshild perché non ce ne andiamo via? Perché non mi porti via da qui?

-Mi dispiace Candy, ho ancora un affare importante da sbrigare, ma farò il possibile perché possiamo fare ritorno al più presto in America.

-Sai Albert, non mi piace affatto che qualcuno ieri si sia intrufolato nella mia stanza alla ricerca di chissà cosa. E non mi piace quell’Adolfo, che ieri ha pedinato me e Terence al mercato…

-Sì, ricordo, me ne hai parlato ieri. Questa storia non mi piace, ho provato ad indagare ma non sono riuscito a capirci nulla. Comunque tu sta’ attenta, molto attenta, stasera cerca di stare il più possibile in salotto, in compagnia, non rinchiuderti nella tua stanza. Io cercherò di tornare quanto prima.

-Oh Albert, non dirmi che stasera esci di nuovo!

-Sì devo, ma sarà l’ultima volta, te lo assicuro. Adesso sarà meglio andarci a sedere, Candy.

Stanno per dirigersi alla veranda quando sentono il nitrito di un cavallo e poco dopo scorgono una figura avanzare a passi decisi verso la villa, dopo avere attraversato il grande cancello che sbarra l’ingresso della proprietà. È Terence, particolarmente di malumore e anche confuso, agitato. Istintivamente i due amici gli si avvicinano e possono così notare che il ragazzo ha la giacca di velluto e i pantaloni di fustagno impolverati e i capelli imbrattati di sangue. Nella mano destra tiene un frustino, con il quale ha spronato il cavallo su cui ha fatto ritorno alla villa. Con la coda dell’occhio Terence li ha notati ma ha preferito andare per la sua strada. Candy vorrebbe avvivinarglisi per chiedergli cosa gli è successo ma Albert la trattiene.

-Non è il momento di disturbarlo, Candy, non è dell’umore adatto. Deve essergli successo qualcosa. Si sta avvicinando Sir Arthur, gli chiederemo cosa è successo.
-Ha avuto un brutto, bruttissimo incidente alla gara automobilistica. È un miracolo che sia ancora tutto intero. La sua macchina è uscita fuori di strada e si è ribaltata…la gara è stata interrotta-spiega il nobile inglese interpellato.
-Oh! No!.esclama Candy, gli occhi sgranati mentre si porta istintivamente la mano alla bocca. Sa che se non avesse visto poco prima Terence camminare difilato verso la villa sarebbe di nuovo svenuta, tra le braccia di Albert.
-E c’è di più, signorina. Si sospetta che l’incidente sia stato provocato ad arte. Saranno effettuati tutti gli accertamenti del caso per verificare se l’auto in qualche modo è stata sabotata.

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Poco dopo, in un angolo del grande giardino riparato da una fitta e folta vegetazione, due uomini discutono stando attenti a non farsi sentire.
-La trappola scatterà domani sera, è deciso…
-sicuro che tutto andrà liscio?
-Non ci sono margini di errore. Finalmente quel damerino avrà ciò che si merita…
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La sera Albert, dopo aver salutato Candy dandole solide raccomandazioni su come passare la serata, si fa accompagnare da una carrozza privata al porto e come da istruzioni aspetta la mezzanotte perché arrivi un’altra vettura che lo porti al luogo convenuto. Si tratta di un vecchio edificio nel centro della città, molto malandato. All’ingresso un signore con grandi baffi seduto su una sedia di paglia sembra essersi addormentato, ma quando sente un rumore di passi apre gli occhi. Segue uno strano scambio di parole in codice e di gesti. Con molta noncuranza apre il pesante portone di legno che cigola scivolando pesantemente sui suoi cardini, e dopo averlo fatto entrare, riassume la solita espressione indifferente. Albert è all’entrata di quella che sembra una cantina. L’odore del vino è così forte e pungente che sente la testa girargli. Alla debole luce di una candela scorge una porta laterale, la apre e percorre un corridoio alla fine del quale incontra un uomo incappucciato che lo saluta con accento tedesco e gli porge una mantella e un cappuccio.

Entrato nella grande sala si guarda intorno e nota un consesso di uomini incappucciati e alla fine della stanza due uomini che lo attendono vicino un grosso tavolo su cui sono poggiati degli strani strumenti.

-Benvenuto in questa Venerabile Loggia, fratello. Oggi giurerete davanti a questi antichi simboli ed entrerete ufficialmente nella nostra congregazione, la quale raccoglie in tutto il mondo gli individui più capaci e meritevoli. Acquisirete dei diritti ma assumerete anche dei doveri. La prova che avete dovuto affrontare per entrarvi è la Prova dell’Obbedienza, e voi l’avete superata. Adesso avvicinatevi e pronunciate il solenne giuramento, entrerete così in questa associazione al trentatreesimo grado, l’ultimo, ma se lo meriterete potrete risalire ai gradi più alti.
Albert si avvicina, prende in mano il compasso sul quale giurerà e ha la sensazione che la sua vita stia cambiando.

Edited by arikam - 2/6/2014, 11:59
 
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view post Posted on 24/1/2014, 17:14     +1   -1

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CAP IX

Nel frattempo dopo cena Candy ha raggiunto il resto della combriccola in salotto, dove ha preso posto sul canapè damascato accanto al camino, spento in quella stagione, posizione perfetta per ascoltare indisturbata le conversazioni altrui e osservare la varietà umana presente in quel piccolo microcosmo. Ha lasciato in camera l’ultimo libro di Sherlock Holmes, di cui è un’appassionata lettrice, ultimo baluardo agli eventuali approcci di Sir Arthur, il quale per sua fortuna sembra più interessato alla lettura del giornale della sera, anche se ogni tanto solleva il sopracciglio per osservare il più discretamente possibile il conte Manzoni di Torrearsa che entra ed esce dalla veranda, inquieto, dice lui, per il fatto che le rose del suo giardino non sono fiorite splendide come quelle dei Florio.

Candy ascolta donna Franca dare disposizioni ad Adelina affinchè porti la cena in camera di Terence, che ha preferito riposare in camera dopo le emozioni di quella giornata. I suoi pensieri corrono veloci e inesorabili in una direzione che non può più controllare. Albert non c’è e chissà quando tornerà, e lei potrebbe chiedere ad Adelina di lasciarle portare la cena al ferito, così da informarsi direttamente sulla sua salute e tenergli un po’ di compagnia. Si alza, e sorridendo pensa che si sente come se stesse combinando una marachella di nascosto ad Albert, e la cosa la intriga. È felice che nessuno le stia chiedendo dove vada, felice della libertà di cui si sta riappropriando dirigendo le proprie azioni in maniera autonoma.

Ma poco dopo si arresta, pietrificata. Cosa sta facendo, è forse impazzita? Andare da sola in camera di un uomo sposato, ben sapendo che non ci sta andando da infermiera e unicamente per sapere come sta, ma perché già assapora le sensazioni che le trasmetterebbero la sua vicinanza, il tono della sua voce e il vario alternarsi delle espressioni dei suoi occhi? Si vergogna di se stessa, non le hanno certamente insegnato questo Miss Pony e Suor Maria, le suore e le compagne di collegio!

Più velocemente che può fa ritorno al canapè da dove si era alzata, e trascorre la serata alquanto distratta, assente, per fortuna Ercole Moltalfano, l’amico di Sir Arthur, ha avuto l’idea di azionare il grammofono, così nessuno si sente in dovere di parlare.

Quando la comitiva decide di andare a letto Candy sa di non avere alcuna voglia di cercare di convincerla a rimanere in salotto, come consigliatole da Albert, desiderando unicamente addormentarsi e rimandare all’indomani il senso di insoddisfazione che si è impadronito improvvisamente di lei.

Sale in camera avendo cura di chiudersi bene e di avere con sé una candela nel caso vada via la luce.

Si addormenta ascoltando il rumore delle fronde degli alberi sulla sua finestra, e il sonno è nuovamente tormentato dallo strano incubo che si ripete ogni notte da quando è arrivata a Palermo. Sogna Tosca che si getta da Castel Sant’Angelo e Sir Arthur, il misterioso ospite inglese, che punta il dito verso di lei in tono minaccioso.

Si sveglia di soprassalto, sudata, con un forte bisogno di bere un bicchier d’acqua ma soprattutto di alzarsi da quel letto e camminare, così dopo essere passata in cucina si reca in quel salotto dove fino a qualche ora prima era rimasta seduta con l’aria trasognata, e il cui ambiente è reso ora affascinante e misterioso dalla penombra, con gli spigoli e gli angoli dei mobili illuminati dalla luna. Finalmente l’aria si è rinfrescata e Candy immagina il sollievo che le procurerà una bella boccata di aria fresca, quando sente un rumore provenire dalle grandi tende ai lati della veranda.

Una risata conosciuta la fa trasalire.

-Ah aha aahahahahaa…BUH! sapevo che qualcuno si sarebbe spaventato, ed è toccato a te!

-Te….Terence! ma come puoi?- esclama, non riuscendo a trovare traccia, nel ragazzo che ride tenendosi la pancia, della persona che diverse ore prima aveva visto, completamente sconvolta, rientrare frettolosamente in villa. Quanto è cambiata la sua espressione, sembra un’altra persona! Terence che ama ancora prenderla in giro, Terence che a volte sembra prendersi gioco del mondo intero, e che a volte del mondo intero sembra addossarsi tutte le angosce.

-Ti assicuro che non mi aspettavo di trovare un’anima viva sveglia a quest’ora, è stata una sorpresa anche per me sentire che qualcuno osava avventurarsi in questa casa nel cuore della notte e ho creduto si sarebbe preso un bello spavento accorgendosi della mia presenza, mi chiedevo con un certo divertimento chi sarebbe stato, ma non avrei certo immaginato si sarebbe trattato proprio di te! Evidentemente certe abitudini non cambiano!

Che si stesse riferendo al periodo del collegio, in cui era solita andare in giro nelle ore notturne? Ma allora non aveva dimenticato, non aveva dimenticato affatto! Eppure negli ultimi due giorni si era comportato come un perfetto estraneo…

-D’accordo, molto spiritoso, ma ora basta-ribatte la biondina incrociando le braccia- piuttosto, come stai?

-Ora bene, grazie. È stato più lo spavento che altro.

In quel mentre si percepisce chiaramente una corrente di aria fresca giungere dalla stanza attigua, un salotto meno grande che funge da punto di raccordo con il resto del piano terra. È solo una finestra che si è aperta improvvisamente.

- Terence, non mi sarei mai immaginata di ritrovarti qui, in Sicilia...cosa ti ci ha portato?-chiede la ragazza, curiosa.

-Sai, dopo la fine della guerra e delle ostilità tra le nazioni molti nobili inglesi hanno ripreso a tornare in questo paese mediterraneo, attratti dalle bellezze naturali e artistiche, così quando ho ricevuto la lettera di un conoscente di mio padre, Rotshild, che mi invitava qui consigliandomi di riprendere dei buoni rapporti di cordialità con la nobiltà italiana non ho esitato…

-Rotshild hai detto? Che strano, è l’uomo col quale Albert aveva appuntamento per discutere di affari…

-Ah, ma davvero?-ma Terence non fa a tempo a terminare la frase.
-Etciù! Scusa Terence, devono essere questi spifferi d’aria. Qualcuno ha dimenticato aperta la finestra.

-Che ti succede, Tarzan? Non è da te scusarti….ad ogni modo, sembra strano ma quando serve non hai mai il fazzoletto-esclama divertito Terence porgendogliene uno.

Mentre Candy prende dalle mani di Terence il fazzoletto il ragazzo la guarda con una serietà improvvisa, ma Candy non se ne accorge.
-Candy, non hai letto i giornali…

-I giornali? Cosa avrei mai dovuto leggervi?-chiede con noncuranza la ragazza, poi mentre sta per restituire al ragazzo il fazzoletto, scorge qualcosa che non la convince.

-B.G.? Chi è B.G.? Sei diventato trasandato, Terence Granchester, una volta non saresti andato in giro con un fazzoletto non tuo.

-Dà qua, fammi vedere.

Il ragazzo guarda con attenzione quelle due lettere ricamate sul fazzoletto come se le vedesse per la prima volta, e in effetti quello è il fazzoletto che ha preso in sostituzione di quello che si è sporcato a causa dell’incidente. Il ragazzo è assorto e impegnato in un ragionamento che sembra ad un certo punto approdare ad una conclusione certa ed incontrovertibile. In quel mentre la porta del salotto si apre e la voce di Albert Andrew interrompe i pensieri dei due amici.

-Ah eccoti qui, Candy! Ho provato a bussare alla porta della tua stanza ma non mi ha risposto nessuno, così sono sceso a cercarti. È ora di andare a letto, Candy….

-Albert….-sussurra la ragazza, sentendosi come se il suo amico, il suo caro e fraterno amico la stesse sorvegliando come un vecchio e severo tutore, impedendole quasi di respirare-stavo facendo due chiacchiere con Terence, non riuscivo a dormire…

-Albert ha ragione, Candy-e qui gli occhi del ragazzo diventano nuovamente di ghiaccio, come quella sera all’opera-è ora di andare a dormire, è meglio per tutti. Qualsiasi fosse l’argomento della conversazione, lo rimanderemo a tempo debito.
A tempo debito.

Edited by arikam - 2/6/2014, 17:20
 
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Giacoma
view post Posted on 11/7/2019, 22:54     -1   +1   -1




E poi
 
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view post Posted on 19/7/2019, 07:33     +1   -1
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No....ecco perché non ho mai letto FF incomplete, ti fai incuriosire, travolgere dalle emozioni e cerchi di scorgere una seconda possibilità x T e C e tutto finisce con un “a tempo debito”...speriamo che Arikam decida di proseguirla!
 
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view post Posted on 4/4/2020, 15:13     +1   -1
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che peccatoo... ma perche cominciare se poi non si finiscono? mah
 
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view post Posted on 30/4/2020, 09:57     +1   -1

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Ragazze non disperate, complice il periodo di quarantena ho intenzione di continuarla, devo solo ritrovare gli appunti di sei anni fa...non mi ricordo più come continuava, ma si può?? ;_; X)
 
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view post Posted on 1/5/2020, 03:49     +1   -1
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Dai che ti aspettiamo impazienti!!!
 
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view post Posted on 22/5/2020, 10:57     +1   -1

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Ecco qui il nuovo capitolo. Fortunatamente era quasi tutto scritto, ma ho dovuto fare un lavoro di compilazione sugli indizi veri e falsi, sui vari misteri di questa storia e sul colpevole.

-Mi dispiace ancora, Mister Granchester, non avevo idea che quella macchina fosse difettosa, altrimenti non ve l’avrei fatta provare.

Con queste parole donna Franca cerca di scusarsi con Terence dell’incidente automobilistico del giorno precedente, dovuto non ad un sabotaggio come qualcuno aveva ipotizzato ma ad un difetto di fabbrica.

-Non vi preoccupate, preferisco dimenticare ogni cosa, tanto più che presto ripartirò per l’Inghilterra, ma vi assicuro che la mia partenza non ha a che fare con quanto mi è successo, diciamo che mi è venuta in mente una questione importante che deve essere affrontata con la massima tempestività.

-Capisco, spero che dimostrerete di non essere, dopotutto, offeso con questa piccola combriccola unendovi a noi per un ballo che ho organizzato in vostro onore questo pomeriggio in giardino.

-Ma certo, con grande piacere.

Ma il dio della pioggia quel pomeriggio ha deciso di sabotare l’idea, così invia uno di quei temporali tanto imprevisti quanto burrascosi.

-Mi dispiace gentili ospiti, ma la festa in giardino è rinviata, e temo che spostarla in questo salone, con questo tempaccio, non sia esattamente la stessa cosa. Potremmo organizzare un torneo di poker, se la cosa è di vostro gradimento -propone la padrona di casa.

-Perché invece non ci raccontiamo delle storie misteriose, con fantasmi e cose del genere? In Inghilterra è un piacevole passatempo…-a proporre questo genere di distrazione è stato Sir Arthur, e alcuni degli ospiti, entusiasmati all’idea di aggiungere altri brividi a quelli provocati dal temporale, accettano all’istante.

Il consesso prende posto in salotto occupando tutte le poltrone e i divani disponibili, e comincia un susseguirsi di storie romanzate e con effetti speciali su Federico II, Carlo Magno e i suoi paladini, sul cosiddetto Conte di Cagliostro, colui che avrebbe avuto un ruolo particolare nell’intrigo della collana che tanta parte ebbe nella rovinosa caduta della regina Maria Antonietta di Francia, nonostante tutto il fango gettato sulla povera Jeanne Valois. Tutti gli ospiti ascoltano con interesse, anelando a loro volta a ricevere l’attenzione degli altri una volta che la parola passerà a loro.

-Bene, è arrivato il mio turno-esordisce Sir Arthur-la mia storia ha come sfondo le nebbiose lande della Scozia. Qui esiste ancora oggi ben visibile un misterioso castello che ha visto numerosi e orgogliosi membri di quella casata avvicendarsi e accrescere il loro prestigio in seguito a spedizioni militari e crociate in Terra Santa, al seguito di personaggi del calibro di Guglielmo il Conquistatore ed Edoardo III. Ma esiste una maledizione in quel castello; pare che le mogli non amate dei nobili abitanti di quel castello scompaiano misteriosamente e vengano in seguito ritrovate assassinate. Così accadde a Lady Catherine Malfoy, sposa di Richard Villeirs primo duca di Grantchester, così accadde a Lady Constance du Blois, seconda moglie di Geoffrey St. James, scomparsa esattamente come la prima, e che Geoffrey rimpiazzò poco dopo con una cortigiana francese, spia-a quanto si dice-durante la Guerra dei Cent’anni. La cosa che accomunava tutti questi illustri personaggi è la solerzia con la quale contraevano un nuovo matrimonio, senza rispettare un periodo di lutto, con delle nuove compagne che, in alcuni casi, si rivelarono già incinte.

Gli spettatori ascoltano in attesa che sir Arthur prospetti la soluzione di quei misteri, ma ci sono tre spettatori, Terence, Candy ed Albert, che nel momento stesso in cui è stato pronunciato il famoso cognome nobiliare hanno prestato una maggiore attenzione degli altri alle parole di sir Arthur.

-Ma il mistero si ripete…questa volta siamo nel ventesimo secolo, il secolo dei viaggi transatlantici e della velocità…un’attrice americana, brava ma sfortunata, sposa un discendente di questa nobile famiglia, e solo dopo due anni di matrimonio scompare come chi l’ha preceduta…è una maledizione, la maledizione della casata dei Granchester, oppure…oppure…è un omicidio, dovuto per l’ennesima volta al carattere fedifrago degli uomini di questa casata!

-Questo è un oltraggio! Come vi permettete! - risponde alterato Terence-Non vi concedo in alcun modo di mettere in dubbio l’onestà del mio casato! Piuttosto voi Sir Arthur Wickham, siete proprio sicuro di essere un nobile? Il vostro nome non è citato in alcun Ordine, e mai ho avuto il piacere di sentir parlare di qualche vostro illustre antenato!

-Mi state dando dell’impostore e questo non posso permetterlo! Dunque risolveremo la cosa alla maniera dei gentiluomini! Vi sfido a duello domattina all’alba, scegliete il luogo e l’arma.

Al sentire le parole di Sir Arthur Candy trasale, e si avvede dell’inquietudine dell’amico Albert che meccanicamente avanza di un passo come a voler fermare quello scempio, quell’inutile bagno di sangue così demodè, ma sa bene che il buonsenso degli americani può molto poco di fronte a certi inutili orpelli di chi crede di essere nato con un sangue di colore diverso dalla gente comune.

-E sia! -ribatte Terence- domattina in spiaggia alla Marina, pistole!

L’alba seguente, la città ancora immersa nel silenzio e nel fresco mattutino, i duellanti con i loro padrini calpestano con sprezzo del pericolo e un tantino di presunzione la sabbia ancora umida dalla notte. Quello è il momento in cui sembrano cessare gli odori della città e perfino il mare piatto ha rinunciato ad accompagnare con il suo ritmo cadenzato i gesti degli esseri umani che vi abitano.

I padrini di Terence sono Albert e il Principe di Torrearsa, quelli di Sir Arthur Ercole Montalfano e suo fratello.

Dall’altra parte della strada dentro una carrozza in compagnia di Donna Franca, un’angosciata Candy stringe il fazzoletto portandolo alla bocca. Non è una cosa da donne, le avevano detto tutti la sera prima e la stessa mattina.

In fondo è una cosa di poco conto, vengono spiegate brevemente le regole e poi ciascuno può giocare come meglio crede alla sua personale roulette russa. Schiena contro schiena, venti passi in avanti, ci si gira e si spara. Non può essere un duello all’ultimo sangue, siamo nel ventesimo secolo e poi Donna Franca non merita di essere sulla bocca di tutti per un omicidio.

Partono i colpi, due ferite nel silenzio. Ognuno di loro colpisce l’altro di striscio, con una precisione millimetrica. Lo si nota perché entrambi vacillano e poi si accasciano. Albert corre a soccorrere Terence, Ercole Montalfano Sir Arthur.

È finita, lo sfidante ha avuto soddisfazione.

I duellanti vengono riportati a casa a medicarsi le ferite.

-Candy, non puoi vedere Terence, ha bisogno di riposo! - afferma Albert nel suo tono più imperioso- Devi stare tranquilla, lui e Sir Arthur si sono fatti semplicemente un graffio, sai è stata tutta scena, per dimostrare quanto ci tengono al loro onore!

Credo che invece gli farebbe molto piacere vedermi, pensa Candy, che ha deciso di fare di testa propria piuttosto che aspettare l’assenso di quello che le sembra ormai un vecchio severo zio, anche se non ne ha affatto la fisionomia. Ma di colpo resta esterrefatta. Sul muro della stanza di Albert c’è ancora quel quadro che aveva notato a New York, il quadro che ritrae il castello di Terence in Scozia.

-Perché lo hai portato con te, Albert?

-Oh, quello! - Albert si dirige alla parete dov’è appeso il quadro e lo stacca- Ti dirò una cosa, mia piccola Candy. Questo quadro è il motivo per cui l’altro giorno hanno messo a soqquadro la tua stanza. Questo è quello che cercavano.

-Cercavano questo? Perché?

-Per dei motivi che una ragazzina come te non è tenuta a sapere- e qui Albert col tono della voce dismette i panni del tutore per tornare ad essere l’amico compagnone- Ma puoi prenderlo. Non verranno più a cercarlo.

Candy afferra quel quadro con la stessa gioia di un bambino che ha appena ricevuto una fetta di torta.
 
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23 replies since 31/10/2013, 18:27   3659 views
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