Non è un libro che sto leggendo adesso, ma desidero comunque rendere omaggio allo scrittore egiziano premio Nobel 1988, Nagib Mahfuz, scomparso proprio in questi giorni.
Il libro che mi è entrato nel cuore in modo permanente, è
Vicolo del mortaio, si trova anche nelle edizioni economiche Feltrinelli. E' ambientato in un quartiere povero del Cairo occupato dai soldati inglesi e americani nella seconda guerra mondiale. E' un racconto corale, in cui si intrecciano i destini degli abitanti,appunto, del vicolo, ed scritto con scorrevolezza, brio, semplicità, i capitoli sono spesso autoconcludenti pur mantendo un filo conduttore fino alla fine, alla fine di ognuno non si può fare a meno di procedere con il successivo tanto è il coinvolgimento...poi ho capito perchè: nella prima stesura questo romanzo è stato pubblicato a puntate su un giornale egiziano negli anni cinquanta, la struttura è quindi quasi da soap opera, pur non avendo niente della demenzialità di questo genere. Veniamo trasportati in un ambiente esotico, con le sue usanze tipiche, eppure non possiamo fare ameno di sentirci vicini ai personaggi che ci diventano così familiari...L'intento di Mahfuz non è quello di fare del facile sensazionalismo, ma non ha paura di parlare degli aspetti meno nobili della sua umanità: accanto a personaggi buoni e onesti troviamo anche religiosità proclamata ma poco applicata, amore che si può comprare, l'inganno, l'ipocrisia, vizi segreti delle persone più stimate - sconvolgente è la figura di un sordido personaggio la cui professione segreta è "procurare mutilazioni" ai mendicanti, ricevendo in pagamento una percentuale sulle elemosine...eppure si sente l'affetto e la comprensione dell'autore per le sue creature, che sono tutto sommato soltanto oppresse da una miseria senza scampo. Il personaggio indelebile nella mia memoria è Hamida, bella e fiera ragazza del tutto insofferente al suo infimo ambiente la cui prospettiva più rosea sembra quella di sposare un bravo ragazzo innamorato, ma povero quanto lei e passare la vita sfornando figli e lavorando duramente, ma l'unica via d'uscita sembra essere quella di calpestare ancora di più il suo orgoglio e diventare prostituta...cosa farà?
Il finale non è affatto lieto per la maggior parte dei personaggi, l'unca speranza pare essere il conforto della fede...
Ho letto altri libri di Mahfuz, tutti molto belli e in un certo senso più "maturi" , trattano di temi più profondi, ma proprio per questa maggiore lontananza dall'umanita più schietta lmi hanno colpito di meno, ad eccezione forse di
"Miramar" che racconta di una serie di personaggi, di classe socialmente ben più alta di quella del
vicolo, che si ritrovano abitualmente in un albergo di Alessandria d'Egitto, tutti alle prese con le loro esperienze e turbamenti degli anni cinquanta post guerra e in piena rivoluzione culturale ed economica.
Per Odyssea: anch'io sono una grande fan di P.D. James, e mi piace più di Agatha Christie, che pur essendo impareggiabile nel creare intrecci, trovo le sue ambientazioni e i suoi personaggi un po' datati e lontani dalle angosce dei nostri giorni, in pratica i suoi romanzi sono dei bellissimi giochi per il cervello e poco più.
e mi piacciono anche ilibri di Montalbano che comprendo abbastanza bene anche se sono poco distante da Padova!