Se sto sognando, non svegliatemi!, FF Completa

Bellissima canzone che dedico di cuore a Candy e Terence.Grazie Esther spero in una loro riconciliazione!

14esima parte

La luce fu riaccesa e i volti degli amici tornarono ben visibili. Ancora baci, ancora abbracci, ancora auguri, poi finalmente Albert porse una paletta per dolci, d’argento, a Candy e le chiese di tagliare le fette per i presenti, licenziando la domestica che si era avvicinata per compiere quel gesto al suo posto.
Fu divertente guardare Candy, mentre armeggiava un po’ incapace con quel dolce, ogni tanto le cadeva qualche fragolina, poi qualche ricciolo di cioccolata, poi uno sbuffo di panna, rideva ed era bravissima ad imbrattarsi le mani e a leccarsi le dita, ma non aveva abbastanza dimestichezza con il taglio della torta! Quando finalmente riuscì a sistemare quattro porzioni nei relativi piattini di porcellana, porse il primo a Patty che, nell’attesa, si era accomodata su una poltrona a osservare incuriosita l’amica maldestra, e il secondo a Terence, che dopo averlo ricevuto lo posò senza assaggiarne il contenuto.
Naturalmente il gesto non passò inosservato, ma lei finse di non aver visto a si avvicinò col terzo piatto ad Albert, che nel frattempo, spostatosi vicino a un mobile fornito di eleganti bottiglie colme di liquidi colorati si dedicava a versare del liquore in piccoli bicchierini di cristallo.
- Credo che dovrai fare molta pratica ancora, altrimenti il giorno del tuo matrimonio combinerai un disastro – le disse Albert sorridendo.
- Beh, magari salterò questo passaggio e lascerò fare al mio futuro sposo! – rispose lei ricambiando il sorriso con aria birichina.
- Sei proprio buffa lo sai, piccola mia?
Albert raccolse un po’ di panna con un dito, dalla fetta di torta che lei ancora gli porgeva, glielo spalmò sulla punta del naso e poi scoppiò a ridere contagiando anche Candy, non rendendosi conto che quel gesto scherzoso ma di estrema confidenza, che probabilmente fino a qualche giorno prima non avrebbe turbato gli animi di nessuno, in quel preciso momento stava per scatenare un putiferio.
Patty sorrise divertita e Candy assaggiò la panna che dal naso le si era trasferita su un polpastrello in un gesto assolutamente ingenuo. Non c’era nulla in quello che aveva appena fatto che avrebbe potuto sconvolgere l’animo umano, ma Terence che era già stanco di assistere a quei segnali d’intimita intesa che lui riteneva solo in apparenza innocenti e per niente occulti, si alzò e la afferrò per un braccio.
- Se permettete, vorrei fare una passeggiata con la mia futura moglie, adesso! Ho bisogno di prendere un po’ d’aria.
Non aspettò risposta, e sotto gli sguardi attoniti dei presenti, quasi, trascinò Candy a forza fuori dalla stanza e dalla casa.
- Andiamo, ne ho abbastanza! – le disse sibilando.
La serenità sul suo volto svanì per l’ennesima volta, mentre lasciava che lui la conducesse un po’ bruscamente sotto il portico. Albert visibilmente contrariato, fece per muoversi in difesa di Candy, non gli piaceva per niente il nuovo comportamento assunto da Terence, ma Patty che in quel momento era la più lucida tra tutti, lo fermò. Lui la guardò infastidito, ma a lei bastò scuotere il capo in un gesto di diniego, affinché lui desistesse dalle sue intenzioni bellicose, sospirando per niente rassegnato.
Quando furono fuori, Terence le lasciò il braccio, respirò a pieni polmoni l’aria fresca della sera e dopo essersi legato i capelli in una coda con un laccio di cuoio nero, si sedette sui gradini e si accese una sigaretta. Non guardava lei ma l’orizzonte, e la pallida luna alta nel cielo gli appariva solo come un disco chiaro senza nessuna poesia.
Candy, massaggiandosi il braccio, gli si avvicinò e gli si sedette accanto, sui gradini. Poi lui si girò e la guardò con aria triste.
- Mi dispiace Candy, se ti ho fatto male, perdonami! Non volevo, ma, la gelosia mi ha accecato. – tacque e aspirò una boccata di fumo, rigettandolo nuovamente con fare lento di chi sta meditando.
- Perché fai così Terence? Io stasera non ti capisco! So di averti ferito con quelle parole, oggi, ma credevo che mi avessi perdonato! Mi hai chiesto di sposarti e mi hai reso la donna più felice del mondo, poi con la stessa intensità mi hai rispedito in un limbo. Cosa ho fatto? Cosa ti ho fatto di male?
- Sei davvero così ingenua Candy?
- Cosa? Cosa vuoi dire, non capisco?
- Voglio dire che sei l’unica a non esserti accorta dei tuoi veri sentimenti!
- Fa freddo! – disse lei rabbrividendo all’improvviso.
Terence si tolse la giacca e gliela poggiò sulle spalle.
- Vedi Candy, io capisco Albert, mi sono accorto di come ti guarda e so che sta facendo i salti mortali per trattenere le sue emozioni, anche se non gli riesce bene, posso perdonarlo per questo, per i sentimenti che prova nei tuoi confronti, perchè certe cose non si possono nascondere. Sai, l’amore è come la bellezza, come la ricchezza, certe cose difficilmente possono passare inosservate *. Capisco anche che tra voi ci sia una gran confidenza alimentata dal tempo che avete trascorso insieme, mentre io ero lontano, ma non riesco a digerire che la ostentiate davanti a me.
- Terence, ti prego…
- No Candy, io ti prego, lasciami finire. Io lo perdono ma non lo sopporto. Albert per me è un amico, lo è stato sino ad ora e in fondo se adesso sono qui, lo devo anche a lui ma, quest’amicizia mi sta costando cara. Io per te quest’amicizia la rinnego, tu saresti disposta a fare lo stesso per me?
Candy impallidì e non rispose subito. Poi:
- No, non capisco, cosa mi stai chiedendo?
- TI STO DICENDO CHE VEDERTI ACCANTO A LUI MI FA STARE MALE! - gridò quelle parole senza riuscire a trattenerle, ansimò poi riprese fiato e continuò tentando un tono più calmo – Ti sto chiedendo di rinunciare a lui per me, per amore, per il mio amore, Candy. Ti sto chiedendo di dire addio ad Albert.
- Ma… perché? Perché mi fai questo! Come posso dirgli addio, come posso rinnegare l’uomo che ha fatto tutto per me, che è stato un padre, un fratello, un amico… come puoi chiedermi di dire addio all’uomo che…
Candy si fermò e all’improvviso capì.
- All’uomo che…ami?
Le mancò il fiato, si sentiva sconvolta per quella improvvisa presa di coscienza.
- No, che dici, come può essere, sei tu che voglio, sei tu quello che ho aspettato per tanto tempo… no cosa stai dicendo, cosa stiamo facendo! È una follia!
- MA NON TI SEI ACCORTA DI COME LO GUARDI? – guidò ancora – PERCHÉ TI OSTINI A NON AMMETTERLO NEMMENO A TE STESSA?
Terence si alzò e gettò in terra la sigaretta ormai ridotta in mozzicone, la calciò via con rabbia e la guardò, lei tremava adesso e le lacrime le rigavano il volto. Si teneva le mani unite sul grembo e sembrava torturarle in gesti spasmodici.
- No, no, non è vero, non è vero!
- Candy, perché credi che io sia così arrabbiato? Le parole che credevo avessi detto per sbaglio, io le avevo sepolte sotto una coltre di speranza, preferivo convincermi che l'emozione ti avesse giocato un brutto scherzo, ti ho dato quell’anello perché era quello che volevo fare da sempre, perché desideravo dirti che ti amo, mi sono reso ridicolo davanti a tutti, invece di aspettare un momento di maggiore intimità, mi sono inginocchiato, dichiarato e tu? Cos’hai fatto? Non mi hai gettato le braccia al collo, non mi hai dichiarato entusiasmata tutto il tuo amore, no, hai guardato Albert, ti sei impietosita per lui, hai ricambiato i suoi sguardi persino a tavola, quando eri accanto a me, io ti ho vista arrossire, eri confusa, ma cosa credi che io sia stupido, un burattino senza cervello? CANDY!
- No, non lo capisco perché mi tratti così, non ti riconosco, dov’è il mio Terence, dov’è il Terence che amo? Perché mi fai questo?
- È morto! Terence è morto, Candy. È morto stasera!
- Noooo, non dire così!
- Non vuoi che ti parli cosi? Dimostrami quanto mi ami allora! Vieni via con me, lascia tutto, rinnega gli Andrew, diventa mia moglie e scordati del tuo passato. Io ti voglio così come sei, senza dote, senza denaro, senza nome, voglio solo te amore mio, solo te, butta persino i vestiti se vuoi, te ne comprerò degli altri, ma vieni via adesso con me.
Ho visto una casa, sai è bellissima, la comprerò per te, sarà tua, coltiverai i tuoi fiori, io andrò in teatro, lavorerò per noi, ma poi tornerò da te e staremo sempre insieme, quando ci saranno le tournee tu mi accompagnerai, viaggeremo, ma avremo anche dei bambini, tutti quelli che vorrai, e certo? allora non sarà più semplice per te seguirmi, ma io farò in modo di non starti troppo lontano, vedrai amore mio, saremo felici. Candy mi senti?
Terence parlava a raffica, aveva lo sguardo allucinato e le stava di nuovo vicino, quasi addosso, mentre si cimentava disperato in quel monologo delirante.
Candy si piegò in avanti, a vederlo così disperato un dolore immenso sostituì l’angoscia che provava, si nascose il viso stravolto tra le mani, cercando invano di trattenere i singhiozzi e il pianto che aveva rotto gli argini come un fiume in piena.
- NON POSSO! NON POSSO FARTI QUESTO, NO! PERDONAMI TERENCE…
Scese il gelo nelle vene e nel cuore.
- Dunque, è vero, tu non mi ami più! – disse sconsolato.
Terence si voltò e pianse, in silenzio, in modo virile, senza clamore, non riuscì, proprio non riuscì a contenere tutto il suo dolore.
- Io non volevo che andasse così, mi sento male per questo, vorrei morire piuttosto che farti soffrire, ma come faccio, dimmelo come posso seguirti in capo al mondo se ora so che c’è qualcun altro nel mio cuore, come posso farti quest’ulteriore torto? Vorrei non aver mai scritto quella maledetta lettera, vorrei non aver mai sconvolto la tua vita, vorrei tanto tornare indietro e restare a crogiolarmi nella mia malinconia, sapendoti lontano ma felice, sognando ancora un grande amore insieme a te. Ma adesso, dimmi adesso che so, adesso che anche tu mi hai aperto gli occhi come potrei essere così meschina da mentire ad entrambi?
Terence con gli occhi ancora umidi, s’inginocchiò ai suoi piedi e le strinse le mani.
- Non dire così Candy, non rinnegare i pochi attimi di felicità che entrambi ci siamo regalati oggi. Se il prezzo da pagare per aver creduto nell’amore è adesso questa sofferenza, io lo accetto. Ho potuto stringerti, ho potuto baciarti e ti ho creduta mia, solo mia, anche se per poco. Non posso dirti che vorrei tornare indietro e non essere mai venuto da te, perché non è così. Vorrei solo essere venuto prima, non aver sprecato tanto tempo. Ma ora, non ti chiederò più di seguirmi perchè non posso scendere a compromessi. La mia donna deve pensare a me, solo a me, dal primo momento in cui si sveglia, all’ultimo prima di chiudere gli occhi, e se il destino non vuole che quella donna sia tu, io non farò nulla per forzarlo. Ma non sarà facile per me Candy, non sarà facile smettere di amarti.
Così dicendo, le baciò ancora una volta le mani, poi si alzò.
- Perdonami Terence, ti prego, perdonami!
- Di cosa? Di non aver saputo capire prima in quale direzione stava andando il tuo cuore? Non è colpa tua, credimi, se solo non ti avessi mai lasciata, adesso non saremmo qui a discuterne…è andata come doveva andare, probabilmente, male, ma è così. Adesso però devo andare, tu mi comprendi vero?
- Si… - la sua voce tremava.
- Io non ce la faccio a tornare dentro, ora so come deve essersi sentito Albert in tutto questo tempo!
- Vorrei tanto che tu restassi… mah…ti capisco! È così crudele tutto questo…
Candy, con gli occhi ancora umidi e arrossati, si alzò in piedi e gli ritornò indietro la giacca.
- Questa è tua, te la restituisco.
- Se vuoi te la regalo! – sorrise.
Candy scosse la testa, in segno di diniego, poi si sfilò l’anello dal dito e glielo riconsegnò insieme con un pezzo di cuore.
- Anche questo è tuo!
- Tienilo, ti prego!
- Non posso!
- Perché?
- Perché mi ricorderebbe sempre il male che ti ho fatto!
- E non quanto mi hai amato?
- Non ho bisogno di un anello per ricordare quello!
- Non ti scorderò mai Candy!
- Non ci riuscirò mai nemmeno io Terence!
- Credi che ci vedremo ancora?
- Solo se tu vorrai!
- Lasciami solo il tempo di curarmi le ferite!
- Lo farò!
- Verrai a vedermi in teatro?
- Solo se me lo permetterai!
- Sarai sempre la benvenuta!
- Sarò sempre la tua più grande ammiratrice!
Terence prese l’anello e lo conservò nella tasca interna della giacca che aveva indossato, vicino al cuore.
- Lo terrò sempre con me come una cosa che ti è appartenuta, anche se per poco, non sarà mai più di nessun’altra.
- Io voglio che tu sia felice anche senza di me!
- Forse un giorno, vedrai Candy, un giorno leggerai di me e di un altro amore, ma non ora, adesso ho solo bisogno di morire e poi rinascere.
- Oh… Terence… - Candy che si era solo un po' calmata, ricominciò a piangere.
- No, non fare così, basta!
Le si avvicinò e le asciugò le lacrime con le dita, poi l’abbracciò, stretta, come a volere memorizzare la forma del suo corpo per non dimenticarlo mai più.
- Ti amo Candy!
- Lo so, Terence!
Anche lei lo abbracciò e quel gesto fu più forte di mille parole, poi lui si staccò, la guardò ancora una volta, si girò e andò via, da qualche parte in quella tenuta avrebbe ritrovato la propria auto e avrebbe affrontato il viaggio di ritorno, da solo. Terence stava tornando con fatica e molta forza alla sua vita di attore di successo, però da uomo libero.
Sarebbero poi trascorsi molti anni da quel momento, e più di una volta se qualcuno, nel tempo, gli avesse chiesto il significato dell’anello che portava al collo appeso ad una catenina d’oro, avrebbe ricevuto in cambio come risposta solo un sorriso carico di malinconia e una carezza al prezioso cimelio.
Candy lo guardò andare via, stavolta per uno strano scherzo del destino, fu lui a darle le spalle e a non girarsi più nemmeno una volta.
Quando la sua figura scomparve nell’oscurità, lei cadde in ginocchio e pianse, pianse tutte le lacrime che aveva in corpo, sfogando il dolore, il rimorso, la tristezza, poi quando un tempo incalcolabile fu trascorso, alzò gli occhi al cielo e guardò la luna, un romantico disco d’oro alto nel cielo, e mentre quella sembrava trasfigurarsi in un volto umano, lei sentì ancora quella voce…una voce conosciuta, ma lontana nel tempo… quasi dimenticata, una voce che proveniva dall’anima: “segui il tuo cuore”…
Non ebbe più paura e ad un tratto Candy capì esattamente cosa doveva fare!

:rose rosa:

* amuri, biddizza e dinari, su tri cosi ca un si ponnu ammucciari