Capitolo 2A NewYork era quasi Natale, gli alberi e i tetti delle case erano stati imbiancati dall’ultima nevicata provocata dal rigido inverno, le vie del centro, colorate da festoni e luminarie, erano percorse dai soliti ritardatari che si affaccendavano tra un negozio e l’altro, per comprare gli ultimi regali da mettere sotto l’albero, prima di sera.
Terence che, nonostante non amasse quel periodo e i vari festeggiamenti aveva comunque accettato l’invito di Susanna a trascorrere insieme con lei e il marito la vigilia di Natale, aveva già provveduto per tempo ad acquistare i doni da portare agli amici e in quel momento poco o nulla gli importava della gente che, fuori di li, si affannava nelle ricerche dell’ultimo minuto. La sua unica preoccupazione era quella di raggiungere Robert che lo stava aspettando.
Si ravviò i capelli con un gesto veloce delle mani ed uscì dal camerino.
Percorse un lungo corridoio che portava in sala prove, sul quale si affacciavano non solo tutti gli altri camerini ma anche le sale del trucco, passò dietro il palcoscenico, dove in quel momento giovani attori erano impegnati nel finale dell’unico atto di uno spettacolo per bambini, e proseguì ancora.
Ogni anno, durante il periodo delle feste natalizie, in teatro si organizzavano spettacoli pomeridiani per intrattenere un pubblico particolarmente giovane con rappresentazioni più adatte a loro. La fine di quella serie di manifestazioni straordinarie, coincideva poi con l’inizio dei lavori utili alla costruzione della scenografia per la nuova commedia presentata dalla compagnia Stratford che dava il via alla nuova stagione teatrale, lavoro di cui si sarebbe discusso da li a poco durante la riunione per cui Robert lo aveva convocato.
Arrivato davanti a due porte di legno, bucate al centro da due oblò tondi di vetro, Terence spinse una maniglia ed entrò nella grande sala dove gli sguardi di tutti i presenti furono immediatamente puntati addosso all’ultimo arrivato, cioè lui, che non poté risparmiarsi dal fare un’entrata plateale.
- Scusate il ritardo! – disse e avanzò sicuro, senza mostrare alcuna sorta d’imbarazzo.
- Ben arrivato Terence – gli rispose Robert – stavamo aspettando te per iniziare e visto che sei qui, passo la parola al nostro regista, prego Fred!
Terence, mentre gli si avvicinava, fece un cenno d’approvazione col capo e una ribelle ciocca di capelli gli scivolò sugli occhi. Con un gesto che gli era naturale quanto respirare e un pizzico di civetteria maschile, la spostò dietro un orecchio e poi rimase in silenzio ad ascoltare come il resto dei presenti.
- Bene! Grazie Robert! – disse Fred Plumpe, tossicchiando per attirare l’attenzione di alcune signorine che nel frattempo si erano lasciate distrarre dall’arrivo del bel Duca di Granchester.
- Come già sapete - continuò – ci accingiamo a portare in scena la nostra nuova fatica, “La bisbetica domata”, il caro Will ancora una volta aleggerà su di noi, speriamo possa portarci qualche buon consiglio! – molti risero anche se la battuta non era particolarmente divertente e forse non era neanche una battuta.
- Vi informo che abbiamo a disposizione poco più di un mese di tempo per iniziare e finire le prove, quindi cominceremo subito dopo Natale affinché possiate prendere confidenza con i vostri personaggi. All’inizio, lasceremo ai tecnici lo spazio e il tempo necessario per preparare la scenografia provando qui, poi ci trasferiremo definitivamente sul palco, fino al giorno della prima, che dovrà essere perfetta!
Si guardò intorno per essere sicuro che tutti lo stessero ascoltando con attenzione, prese respiro come se dovesse affrontare una lunga apnea e poi continuò.
- Signori, pretenderò il massimo da voi perché questo spettacolo non solo nasce da una delle più belle commedie di Shakespeare, ma darà anche il via ad una lunga tournée che toccherà le città più importanti degli Stati Uniti. Preparate le valigie, dunque! – gli attori sembravano entusiasmarsi sempre di più man mano che il regista parlava.
- C’è di più, ci si affiancherà il gruppo di giovani attori che stanno recitando in questo momento – guardò l’orologio – o che forse hanno appena terminato. Comunque, sta di fatto che ci seguiranno ovunque, e mentre voi porterete il vostro genio artistico sul palco dei più grandi teatri delle città in cui faremo tappa, loro si esibiranno nei grandi ospedali che avranno la bontà di ospitarci, allietando i piccoli malati, ricoverati in quel periodo.
Nella sala si diffuse un crescente brusio d’approvazione, era sicuramente la prima volta che la compagnia Stratford si muoveva promuovendo un simile progetto, gli attori si dimostrarono entusiasti sia dal lato professionale sia da quello umano, tanto da far sorgere un applauso spontaneo.
- Grazie signori, ma non abbiamo ancora finito! – intervenne compiaciuto Robert.
Naturalmente, ci si aspetta che alcuni di noi, durante i matinée in ospedale, presenzino allo spettacolo per dare maggiore credito e prestigio a tutta l’operazione che è assolutamente a scopo benefico!
Così dicendo si voltò verso Terence, con uno sguardo chiaramente allusivo riguardo al fatto che era richiesta soprattutto la sua di presenza.
- Certo Robert – rispose lui leggermente ironico – ma è pur vero che un po’ di pubblicità non guasta mai! Di sicuro la nostra presenza richiamerà fotografi e giornalisti anche negli ospedali!
- Si, è vero Terence, di sicuro un personaggio come te non passa inosservato nemmeno se ci prova, ma in fondo a noi serve anche un po’ di pubblicità che favorisca critiche positive, non credi? – rispose l’altro sorridendo, ma parlando con tono deciso.
- Ebbene, se di scopo benefico si tratta, perché non dare il giusto risalto? In fondo si sa che il buon umore migliora la qualità della vita e aiuta il malato a guarire prima. Questo è l’unico messaggio che dovremo sforzarci di trasmettere, se poi però ne riceveremo in cambio anche critiche favorevolmente positive, ben vengano anche quelle! – intervenne il regista.
- Mi pare un’ottima iniziativa! Contate pure su di me, naturalmente! - disse Terence che non aveva nessuna voglia di continuare con il tono di chi voleva creare polemica o generare equivoci.
Una cosa che non desiderava affatto però era darsi spontaneamente in pasto a un’orda di famelici giornalisti, soprattutto il genere per cui tentare di ficcare il naso nella sua vita privata sembrava quasi motivo di sopravvivenza, e l’idea che questo potesse capitargli anche in un ospedale in mezzo ai dei bambini, piuttosto che ad una serata di gàla mentre era in compagnia di qualche graziosa fanciulla, gli provocava una leggera nausea.
D’altronde, non poteva certo tirarsi indietro, partecipare ad un avvenimento mondano o ad un evento a scopo benefico, faceva ormai parte della sua vita quanto recitare. Era lo scotto da pagare per essere diventato uno dei personaggi più in celebri nel mondo del teatro newyorkese.
Per quanto, poi, il suo spirito ribelle non fosse stato in alcun modo domato, sentiva di essere cresciuto anche in saggezza e se c’era una cosa che non reputava ammissibile era mettersi a fare animate discussioni con Robert, soprattutto davanti ad altri. Lo apprezzava troppo e troppo gli doveva per permettersi di fare una simile sciocchezza, se mai si fosse trovato nella posizione di non essere d’accordo con lui su qualche argomento, gli avrebbe chiesto di parlarne in privato per poter chiarire la faccenda, come sempre in modo pacato e amichevole.
- A questo punto non resta che comunicarvi la suddivisione dei ruoli da interpretare – disse Robert soddisfatto.
- Ebbene, partiamo dai personaggi principali e poi man mano passiamo agli altri sino ad arrivare alle comparse – continuò il regista Fred Plumpe, rivolgendosi anche con lo sguardo ad ognuno dei singoli interpellati - Robert tu interpreterai il padre di Caterina, il ricco gentiluomo Battista Minola, ma già ne eri al corrente, mentre tu Terence sarai Petruccio, il futuro sposo… tu Peter sarai Lucenzio…e tu Marianne invece interpreterai…
Continuò a nominare gli attori cui assegnare la parte uno per uno, mentre l’aiuto regista distribuiva i copioni da imparare a memoria, il tutto fino a quando egli non disse di avere terminato, ma una delle attrici, perplessa, gli rivolse una domanda.
- Mi scusi signore, ma credo abbia dimenticato qualcuno! Chi interpreterà Caterina?
- Oh è vero! Che sbadato! Ho in sostanza tralasciato la protagonista! – disse, fingendosi distratto in maniera spudorata. In realtà, però, aveva volontariamente lasciato per ultima quella rivelazione.
- Scusatemi, sì ecco…in verità abbiamo anche l’attrice che interpreterà questo ruolo, ebbene… signorina Damore, questa parte sarà affidata a lei.
Una ragazza, distaccatasi dal gruppo delle attrici, si fece avanti con un’aria un po’ sorpresa e ringraziò.
Un leggero mormorio nacque alle sue spalle e crebbe non troppo benevolo diffondendosi tra tutti presenti, in verità pochi la conoscevano e quei pochi solo perchè avevano partecipato insieme a lei ai provini per le selezioni. Alcune attrici che erano presenze stabili della compagnia Stratford storsero il naso, alcuni attori bisbigliarono tra di loro sostenendo lo sdegno delle colleghe, altri ancora pensarono che in fondo era brava e forse se lo era davvero meritato, ma alla fine nessuno ebbe il coraggio di obiettare a voce alta quella scelta.
Fred e Robert che avevano già previsto le molteplici reazioni che si erano generate, non mostrarono alcun disappunto e si limitarono a ignorare quei bisbigli. Erano entrambi d'accordo e fermamente convinti riguardo la validità della loro scelta, chi li conosceva bene sapeva che discutere una loro decisione non sarebbe servito a nulla.
- A questo punto vi auguro buon lavoro e naturalmente anche buon Natale!
Così dicendo, Plumpe salutò tutti e andò via seguito dal suo aiutante.
Mentre anche gli altri si muovevano per uscire dalla sala, con i copioni in mano e discutendo ancora riguardo all’assegnazione dei ruoli, Robert fece cenno alla ragazza di avvicinarsi e quando lei gli fu vicina si rivolse a Terence, che non era meno sbalordito dei suoi colleghi.
- Terence ho il piacere di presentarti la signorina Malìa Damore.
- Malìa Damore? Ma che razza di nome è Malìa! – disse lui istintivamente dando voce a quello che doveva essere solo un pensiero muto, ancora immerso com’era nelle proprie considerazioni riguardo quella sconosciuta, che con l’aria innocente di chi non si aspettava potesse capitarle davvero, aveva fatto le scarpe anche alle attrici consumate.
Terence fissava sfacciatamente la ragazza, che lo fissava a sua volta con due occhi da gatta selvatica che non lasciavano presagire nulla di buono, due occhi grandi di un incerto color nocciola che partendo dal centro dell’iride sfumava verso l’esterno cangiando in un più deciso tono di verde.
Due occhi vivaci che spiccavano sul bel viso dalla pelle diafana, ai lati di un grazioso nasino ricoperto d’efelidi.
Un bel viso pulito, senza trucchi ne artifici, incorniciato da una lunga massa di lucidi riccioli nero corvino, tendente al blu notte.
- Signor Granchester – disse indispettita da ciò che considerava maleducazione – potrei rivolgerle la stessa domanda e restare qui in attesa per anni, mi dica, che razza di nome è Terence?
- Vedo che avete scelto bene Robert! La signorina è perfetta nella parte della bisbetica da… domare! – rispose lui apparentemente senza scomporsi, anche se in realtà non si aspettava quella prontezza di spirito, a volerci pensare non erano molte le donne dall’animo battagliero che preferivano tenergli testa piuttosto che cadere affascinate ai suoi piedi, qualunque fosse il suo atteggiamento.
- Sempre così gentile? O è un privilegio che ha riservato solo a me? – rispose lei sorridendo sarcastica - Comunque non mi ha ancora risposto! Riguardo al suo nome, dicevo!
- E non intendo farlo!
- Beh! – intervenne Robert Hathaway – Come inizio non c’è male! Non vi facevo certo così appassionati di etimologia dei nomi. Comunque a proposito visto che i vostri sono entrambi molto belli perché non cominciata ad usarli in modo più amichevole? Se fossi in voi abbandonerei il lei e passerei al tu, magari vi aiuterebbe ad essere un po’ più cordiali, vi ricordo che dovrete lavorare a stretto contatto l’uno con l’altra per i prossimi mesi e questo non è proprio lo spirito migliore per iniziare.
Terence, tu non sei stato troppo galante con la signorina, ma… cavaliere come sei, perché non chiedi scusa e ricominciate da capo?
- E perché mai! – rispose Terence che cominciava davvero ad infastidirsi – Non credo di aver detto o fatto nulla d’offensivo. Piuttosto non sarà che la signorina qui presente è un po’ troppo suscettibile!
- Ognuno, certo, ha il proprio punto di vista e non v’è dubbio che il mio sia molto diverso dal suo! – rispose la ragazza. Poi rivolgendosi all’altro - Robert se non le dispiace adesso io vorrei andare!
- Certo Malìa, le auguro buon Natale! L'aspettiamo in teatro fra tre giorni.
- Tanti auguri anche a lei! – gli sorrise annuendo col capo, poi rivolgendosi con freddezza all'altro interlocutore – Buona sera signor Terence! - Così dicendo, si voltò e se ne andò, lasciando la grande sala ormai vuota.
I due uomini rimasero soli.
- Wow che caratterino!
- Già, che donna! Ha un bel sorriso però, non trovi Terence?
- Decisamente affascinante…mi ricorda qualcuno! Peccato per tutto il resto!
- Anche il resto mi pare a posto veramente! Bene, io credo che farete scintille, insieme sul palco, ma mi raccomando Terence, trattamela bene!
- Senti Robert, devo proprio chiederti perché l’avete scelta? Io non ho ancora capito cosa vi ha spinto! Non ho mai sentito parlare di lei, eppure, tu e Plumpe, sembrate assolutamente entusiasti!
- Non puoi capire ora, perché non hai assistito ai provini, ma ti assicuro che siamo di fronte ad un nuovo Terence Granchester, versione in gonnella!
- Cosa? – Terence scoppiò a ridere divertito – Stai scherzando?
- Non mi credi? Vedrai…
- Se lo dici tu! Certo che di malumore ne avete creato parecchio.
- Perché ti stupisci, hai forse dimenticato che è successo anche con te? Sei venuto tu stesso a chiedermi tanti anni fa se ti avevamo affidato la parte di Romeo perché eri figlio di Eleanor Baker, solo perché erano nati dei pettegolezzi dettati dall’invidia, hai dimenticato cosa ti ho risposto?
- No, non l’ho dimenticato, hai ragione! Sai? A questo punto, sono proprio curioso di vedere quanto è brava, e se è così fornita... di doti naturali!
- Ha talento da vendere, dovremo solo plasmarla un po’, ma il risultato sarà sorprendente!
- Ehi Robert, mi sa che ti ha proprio stregato… accidenti – disse pensieroso accarezzandosi il mento - mi sa che ho capito il significato del suo nome! Pericolosa la ragazza!
Robert rise e gli dette una pacca sulla spalla.
- Andiamo adesso, figliolo, altrimenti festeggeremo qui, io e te da soli, e non so tu, ma io sinceramente non ci tengo! Piuttosto fai attenzione, perché a finire stregato potresti essere tu!
- Oh oh…! Non credo proprio Robert, non credo proprio.
- Vedremo…!
- Cos’è una minaccia?
- Buon Natale ragazzo.
- Buon Natale anche a te, amico mio.
Terence passò dal camerino per prendere cappello e soprabito, poi si avviò con passo rapido verso l’uscita principale del teatro e qualche minuto più tardi era già in strada.
Fuori era quasi buio, anche se la via era illuminata a giorno dalla luce delle insegne dei locali e dei negozi, e lui doveva ancora passare da casa a rinfrescarsi dopo quella giornata trascorsa in teatro, per poi andare a casa Lowe dove era atteso per cena. In quel preciso momento però, sentì che se avesse potuto ancora scegliere, avrebbe preferito di gran lunga restarsene tranquillo nel suo piccolo guscio di noce ad ascoltare Mozart in compagnia di un libro, un bicchiere di whisky e un pacchetto di sigarette.
Sapeva che volendo avrebbe potuto trovare una scusa, inventarsi un malore e disertare la festa anche all’ultimo momento ma Susanna e Lucien, che lo accoglievano tutte le volte come un fratello e riuscivano a metterlo a suo agio come fosse a casa propria, non meritavano un simile trattamento, non gli avrebbe mai fatto un simile sgarbo.
Decise che non gli restava altro da fare che andare e basta, in fondo sapeva che una volta arrivato, anche lui si sarebbe sentito meglio in loro compagnia, in fondo il Natale non era fatto per restare soli!
Il freddo gelido della sera gli lambì il volto e lo ridestò dai suoi pensieri, così senza ulteriori elucubrazioni, calcò il Borsalino sulla testa, alzò il bavero del cappotto per ripararsi meglio, accese una sigaretta e si avviò a piedi verso casa, col suo copione arrotolato sotto il braccio, non era proprio il caso di ritardare ancora.
Edited by esthertr - 9/2/2007, 01:37