Candy Candy

GLI SMERALDI E LO ZAFFIRO - FF completa

« Older   Newer »
  Share  
Cerchi di Fuoco
view post Posted on 14/5/2013, 19:19 by: Cerchi di Fuoco     +6   +1   -1
Avatar

Group:
Special friend
Posts:
9,725

Status:


Appena rientrato al castello, fu immediatamente intercettato da Mrs. Gouz, la quale lo bloccò nell’atrio:
- Mr. Terence….
Terence non aveva voluto sentire ragioni e, di fronte al primo tentativo da parte della donna di rivolgersi a lui col titolo di marchese, le aveva intimato con sguardo severo di rivolgersi a lui con il suo nome di battesimo, come era solita fare da ragazzo. Di fronte al pallore terrorizzato che si era a quel punto diffuso sul volto di Mrs. Gouz, avevano trovato un compromesso nell’anteporre quel “Mr.” che almeno consentiva alla governante di dormire la notte.
– Mr. Terence, è arrivato questo per lei mentre era fuori per la sua cavalcata.
Mrs. Gouz gli porse un pacchetto di medie dimensioni, avvolto in anonima carta marrone e accompagnato da una busta, sulla quale Terence riconobbe la grafia della madre.
Da quando era in Scozia si era tenuto regolarmente in contatto epistolare con Eleanor, aggiornandola, dietro sua richiesta, sullo stato di salute del padre e sulla sua permanenza a Granchester Manor. Sembrava che Eleanor comprendesse quanto potesse essere delicato per Terence rivivere il suo passato tra quelle mura e che volesse, nel suo modo discreto e rispettoso, far sentire al figlio la sua vicinanza in quel difficile frangente, almeno tanto quanto le consentisse l’oceano che li separava. Terence riteneva che i sentimenti della madre nei confronti del duca si fossero lentamente modificati dalla rabbia e dal rancore dei lunghi anni che erano seguiti alla separazione dal figlio, a una accettazione quasi materna dei limiti di quell’uomo che aveva amato con tutta se stessa e che, una volta ritrovato l’affetto del sangue del suo sangue che credeva perduto per sempre, riusciva adesso quasi a compatire. Quando scriveva e parlava di lui, le espressioni e lo sguardo della donna non erano più colmi dell’amore di un tempo, ma di una certa indulgente benevolenza che la rendeva ancora più cara agli occhi di suo figlio, per il grande spessore morale che denotava da parte di lei aver saputo concedere il perdono a chi un tempo aveva amato e che tanto l’aveva ferita, approfittando proprio del suo amore.
Doveva ancora rispondere all’ultima lettera della madre, che aveva ricevuto solo cinque giorni prima, e quindi a Terence apparve molto strano riceverne un’altra, tanto più accompagnata da un pacco.
Sembrava contenere della carta. Che fosse un nuovo copione, sul quale desiderava il suo parere? Spesso negli ultimi anni si erano scambiati consigli professionali ed essere considerato dalla grande attrice degno di considerazione e rispetto nel lavoro che aveva intrapreso spinto proprio dall’emulazione per lei, era per Terence la più grande delle gratificazioni.
Ringraziò Mrs. Gouz e portò l’involto con sé in biblioteca, dove lo posò sul tavolino di fianco al divano. Salì in camera sua per fare una doccia e ripulirsi della fatica della lunga cavalcata, e chiese alla governante di preparargli un ginger-ale, l’unica bevanda rigorosamente analcolica che si concedesse da tre anni a quella parte.
“Di certo, io sarò l’unico americano a non avere problemi, l’anno prossimo, quando entrerà in vigore il proibizionismo…” pensò Terence con un sorriso, riferendosi al Volstead Act e al XVIII emendamento, già approvati dal Congresso e che sarebbero entrati in vigore nel gennaio dell’anno successivo, con l’intento di bandire il commercio e il consumo di alcol in tutti gli Stati Uniti, ma di fatto consegnandoli soltanto ai canali criminali e sotterranei, facendo la fortuna di gangster e intrallazzatori di ogni genere.
Terence tolse l’armonica dal taschino e, dopo averla accarezzata con un ultimo intenso sguardo, la posò di nuovo sul comodino, accanto al volume dei sonetti di Shakespeare che stava rileggendo. Quindi, si concesse un piacevole ristoro sotto il getto d’acqua bollente della doccia, che non riuscì però a lavare via le dolci sensazioni che i ricordi e quei luoghi tanto cari gli avevano lasciato sulla pelle. Con i capelli ancora umidi e vestito di una morbida camicia bianca su comodi pantaloni grigi, si diresse in biblioteca. Lì, seduto sul divano con le gambe distese di fronte a sé di fronte al fuoco, e con in mano la sua bevanda, allungò finalmente la mano verso la lettera della madre che giaceva sopra il pacco ancora chiuso.
Sorbì un sorso del liquido ambrato, posò sul tavolino il bicchiere pieno a metà, aprì la busta e si appoggiò al comodo schienale, completamente rilassato, accingendosi a quella lettura che avrebbe totalmente rovesciato le coordinate del suo mondo:

New York,
15 marzo 1919

Carissimo Terence,
so che la mia lettera ti lascerà sorpreso, ma ho ritenuto mio dovere scriverti in accompagnamento al contenuto del pacco che ti verrà consegnato insieme alla presente.
E’ bastata una semplice occhiata per capire l’importanza di ciò che Mrs. Greppi, quella meravigliosa donna che grazie al cielo si prende cura di te, mi ha portato oggi pomeriggio. E senza ulteriori approfondimenti, che non sono certo di mia competenza, lascio a te l’onere della scoperta.
Devi sapere che ieri Mrs. Greppi stava effettuando le sue annuali pulizie di primavera. Non ho dubbi circa l’accuratezza di tale attività, evidentemente ancora più approfondita rispetto all’anno scorso poiché, spolverando fin nei più nascosti interstizi lo scrittoio posto nella camera in precedenza occupata da Susanna, uno dei profondi cassetti ha ceduto, rivelando un doppio fondo e il contenuto del pacco che adesso ti invio.
Puoi immaginare l’agitazione e la perplessità della buona governante nel venire in possesso, in maniera così singolare, di documenti tanto intimi e personali… e non posso che rendere il massimo merito al suo intuito che, invece di farle mettere da parte il tutto in attesa del tuo ritorno, le ha fatto presumere che si trattasse di una scoperta di tale importanza da rendersi necessario metterne immediatamente a parte qualcuno che godesse della sua fiducia.
E così, questa mattina Mrs. Greppi ha bussato alla mia porta, scusandosi per il disturbo arrecatomi in nome di svariati Santi e Martiri di cui non saprei purtroppo riproporti l’elenco completo, ma dicendo che riteneva importante consultarmi su tale ritrovamento, di cui mi ha spiegato le particolari circostanze in cui era avvenuto.
Mi è bastata una sola occhiata per immaginare di cosa potesse trattarsi e di fronte a cosa mi trovassi.
Ci sono molte parole per descrivere la storia che rivelano, e non ho remore ad usarle tutte: tradimento, viltà, menzogna, egoismo, miseria… l’elenco potrebbe essere più lungo, ma lascio a te di completarlo dopo che avrai visto e approfondito il contenuto di quanto ti spedirò oggi stesso con la posta della sera.
Credo che dopo aver letto quanto ti sto inviando, ogni tuo dubbio e indugio rispetto al passato, al presente, e soprattutto al futuro, scomparirà. Ed è per questo che, senza attendere il tuo ritorno, ti inoltro immediatamente ciò che ti farà soffrire, sì, ma credo ti darà anche la forza per far cessare rimpianti e sensi di colpa, una volta e per tutte.
Ti voglio bene e prego per la tua felicità, con tutto il mio cuore.
Tua madre
Eleanor Baker.

Terence rimase immobile con il foglio in mano, perplesso e sempre più in preda a un orribile quanto oscuro presentimento, mano a mano che proseguiva nella lettura, sgranando gli occhi di fronte alla serie di possibili verità che si andavano lentamente dispiegando, evocate dalle parole della madre.
Quasi ipnotizzato abbassò i fogli, le cui parole sembravano vergate a fuoco sulle pagine e gli danzavano davanti agli occhi, in un vortice. Come al rallentatore, si voltò verso il pacco alla sua destra, che gli sembrava minaccioso quanto un tenebroso vaso di pandora. Gli pareva che la stanza fosse piombata nel buio e che tutta la luce del mondo si fosse concentrata su quel piccolo involto, che aveva le dimensioni di un libro di medie dimensioni e sembrava lampeggiare al ritmo di un segnale di pericolo…
Sapendo di non avere altra scelta, trasse un profondo respiro e allungò il braccio verso il pacchetto. Lo prese e se lo pose in grembo, tenendolo tra le mani e fissandolo per qualche secondo. Quindi, non potendo più rimandare l’inevitabile, cominciò a sciogliere il laccio che lo chiudeva e a svolgerlo con mani tremanti.
Ciò che comparve tra i lembi di carta da imballo che si andava via via allargando come una corolla tutto attorno, fu un gruppo di buste aperte. Erano identiche l’una all’altra, una semplice carta da lettere rosa senza fregi e un piccolo adesivo a forma di cuore a chiuderle, almeno fino a quando qualcuno non le aveva violate senza pudore.
Terence sussultò e il suo cuore mancò un battito, nel riconoscere fin dalla prima occhiata sia la carta da lettere che la grafia ampia, tondeggiante e piacevolmente infantile che tanto assomigliava al carattere di chi aveva tratteggiato il suo nome su quelle buste. Aprì la bocca e, senza accorgersene e prima di potersi trattenere, il nome tanto amato gli sfuggì dalle labbra, come riportato alla vita dal suono della sua voce, che si concedeva di modulare quelle due sillabe per la prima volta da tempo immemorabile, richiamato da quelle buste che lei aveva sfiorato:
- Candy….
Quelle lettere erano indubbiamente di Candy. La carta era identica a quella con la quale gli aveva indirizzato le poche missive ricevute da lei nel periodo in cui lavorava all’ospedale Santa Johanna a Chicago, da quando si erano ritrovati in occasione della rappresentazione di beneficienza del Re Lear fino a quando si erano separati dolorosamente a New York… Ma se anche si fosse trattato delle più anonime tra le buste, sarebbe bastata la prima veloce occhiata al nome del mittente, vergato in alto a sinistra, quella firma che non avrebbe potuto mai confondere con nessun’altra:
Candice White Andrew….
Quanto l’aveva presa in giro durante la loro corrispondenza per quel vezzo di usare il suo nome completo, quasi fossero due estranei, invece di firmarsi come sarebbe stato più opportuno e confacente al suo personaggio “Tarzan Tuttelentigini”! Eppure lei, nelle poche risposte che gli aveva inviato, aveva sempre ignorato tale provocazione, tanto più stranamente quanto più Terence ricordava come lei fosse invece solita non lasciarsi sfuggire alcuna occasione per rimbeccare i suoi scherzi con altrettanto pepe. Tanto che alla fine lui era arrivato a chiedersi se la sua Candy non stesse crescendo e non cominciasse a sentirsi seriamente infastidita da quelle loro schermaglie, preferendo lasciarle cadere nel vuoto…
Un tremendo, inammissibile sospetto cominciava però a prendere adesso forma nella sua mente. Un pensiero talmente orribile che dovette chiudere per un attimo gli occhi, stringendosi forte la base del naso tra due dita per fare cessare il dolore pulsante che cominciava ad aggredirlo alle tempie. Eppure la verità si stava rivelando nella sua cruda essenza dinanzi a lui, senza possibilità di equivoco.
Tutto adesso trovava una sua collocazione: lo spazio temporale così diradato tra una lettera e l’altra di Candy; le risposte che spesso arrivavano dopo che Terence le aveva inviato due o tre delle sue lettere, nelle quali aveva dato finalmente voce, sia pure tra scherzi e battute, a tutta la nostalgia che provava per lei. Dopo tutto quel tempo non poteva certo confessarle la profondità dei suoi sentimenti per lettera! Ecco perché aveva deciso di aspettare il debutto di Romeo e Giulietta, per averla di fronte a lui in carne e ossa, guardarla in quegli occhi trasparenti di un verde che lo faceva ancora fremere al solo pensiero, prenderle le mani e chiederle di non lasciarlo mai più. Tanto più che lei nelle sue lettere manteneva sempre quel suo tono pudico e attento a non scivolare mai nell’aperta espressione dei propri sentimenti… Quindi si era sforzato di contenere la sua irruenza e di aspettare. E poi c’era da considerare la sporadicità della corrispondenza di lei, che solo la granitica certezza nei propri sentimenti, che nutre solo chi ha la fortuna di avere incontrato la propria anima gemella, aveva indotto Terence ad attribuire non ad un raffreddarsi del legame che li univa, ma all’impegno di lei per conseguire il diploma da infermiera e prendersi cura di Albert durante la sua convalescenza.
E invece quelle buste rosa sul suo grembo aprivano un nuovo scenario, rivoltante anche solo a immaginarsi.
Senza che ve ne fosse bisogno, diede un’occhiata al timbro di spedizione delle lettere: tutte inviate tra l’agosto e l’inverno del 1914, terminavano poco prima di quel Romeo e Giulietta che avrebbe posto fine anche a tutta la sua vita…
Terence singhiozzò di disperazione e immediatamente dopo sentì la rabbia crescere come un’onda nera, invadendo ogni parte del suo corpo dal basso verso il suo cuore e la sua mente, sommergendolo e infiammandolo, accendendo i suoi occhi di un lampo oscuro che li rendeva quasi neri.
“Susanna, come hai potuto????”
La terribile verità di ciò che era accaduto lo colpì in tutta la sua violenza.
Susanna aveva trovato il modo di intercettare e violare le lettere che Candy gli aveva mandato! Prima dell’incidente, prima della maledetta notte su quella terrazza, prima di quanto il dottor Collins gli aveva rivelato circa il suo stato mentale dopo l’amputazione! Prima di tutto ciò che aveva sconvolto la sua esistenza, come se questo potesse comunque costituire un’attenuante per tale miserabile abiezione! E Dio non volesse che in qualche modo quella ragazza dalla mente malata e deformata dall’egoismo fosse riuscita a trovare il modo anche di intercettare le sue lettere a Candy! Quelle lettere scritte in lunghe notti solitarie, al termine delle estenuanti prove per il debutto teatrale nelle quali, come solo con lei era mai riuscito a fare, aveva messo a nudo la sua anima e i suoi sogni più riposti, di cui il più grande era proprio lei: il suo amore, la sua Candy, l’unica Giulietta del suo cuore. Allora e per sempre.
L’idea che Susanna, con le sue mani avide e la sua mente depravata avesse potuto violare i loro pensieri e le voci delle loro due anime, vergati su carta con tutto l’amore che l’universo avesse mai saputo produrre per concentrarlo su loro due come una benedizione, era aberrante e talmente oscena da non poter essere contemplata. Il fato aveva solo inteso giocare con loro, come un capo-clown crudele….
Eppure, no! Solo adesso per la prima volta Terence comprendeva che, per lui e Candy, Susanna si era eletta a destino molto prima che quest’ultimo decidesse di fare la sua entrata in scena in quel dramma.
Terence accarezzò quelle buste con tocco delicato e lieve, come fossero sacre, passando le dita leggere sul nome di Candy che vi era vergato.
“Candy, che cosa ci hanno fatto…?”
Lacrime di rabbia, frustrazione, impotenza gli salirono agli occhi. Strinse i pugni per controllare l’ira, cercando di relegarla temporaneamente sullo sfondo. Voleva che la sua anima non fosse sporcata dal ribrezzo verso Susanna mentre si accingeva, per la prima volta nei cinque anni in cui l’aveva rievocata infinite volte, ad ascoltare di nuovo le parole di Candy, giunte fino a lui dopo tanto tempo attraverso i crudeli e tortuosi volteggi del fato, per posarsi con la lieve dolcezza di una colomba sulla sua anima in pena, lenendone come sempre l’amarezza.

Ospedale S.ta Johanna
Chicago, Illinois,
10 agosto 1914

Caro Terry,
E’ notte, e sto rischiando la vita per scriverti questa lettera: se la mia compagna di stanza si sveglierà e troverà il lume ancora acceso mi farà passare dei seri guai, tu non puoi immaginare quanto possa essere pedante…
Ma non posso aspettare un minuto di più.
Oggi ti ho visto!
Ho ancora davanti ai miei occhi la tua immagine in piedi sul predellino del treno, con i capelli svolazzanti attorno al volto e tutto proteso in avanti, verso di me.
Adesso che ci penso, Terry, sei pazzo? Hai idea di quanto sia stato pericoloso sporgerti in quel modo? Tu non sei un Tarzan provetto come me, rischiavi di fare un bel volo… Ok, ok, io sono un’infermiera quasi diplomata ma, stremata com’ero da quella corsa, dubito che avrei potuto fare qualcosa per soccorrerti!
Terry, sto parlando troppo, come al solito. Ma dopo tanti mesi rivederti è stato così bello… solo pochi giorni fa non sapevo neanche dove fossi e cosa ne fosse stato di te… e adesso ho invece nelle orecchie ancora il suono della tua voce, e negli occhi l’immagine del tuo volto, lo stesso che ho rievocato nella mia mente tante volte in questi mesi.
Non sei cambiato molto, Terry, per quello che ho potuto constatare vedendoti così da lontano sul treno e sul palcoscenico del Re Lear… A proposito, mi hai fatto salire le lacrime agli occhi, lo giuro, nella tua interpretazione. Terry, tu sei nato per recitare! Lo so cosa stai per dire: io non capisco nulla di teatro e di letteratura e, se non fosse stato per quei pomeriggi passati ad ascoltarti leggere Shakespeare per me a Loch Lomond, non ne avrei forse mai ricordato neanche uno dei personaggi.
Ma capisco qualcosa di te, Terry, almeno credo… e quella passione che accende i tuoi occhi e muove i tuoi gesti è arrivata fino a me e ad ogni persona presente in quel teatro. Sono così felice e orgogliosa di te, Terry, così eccitata che tu abbia realizzato il tuo sogno! Sapevo che ce l’avresti fatta, ho sempre avuto fiducia in te!
E anch’io sto facendo lo stesso: dopo che mi hai lasciato alla St. Paul School ho capito che dovevo anch’io trovare la mia strada e lo sto facendo, vedi? Diventerò una brava ed efficiente infermiera, ci crederesti? Anzi, ti raccomando di aggiungere anche “Signorina Sbadatella” all’elenco dei miei soprannomi, sono sicura che ti piacerà!
Dopo averti visto sparire in lontananza in una scia di vapore lasciata dal treno, sono corsa al teatro dove hai recitato ieri sera e mi sono fatta dare l’indirizzo della compagnia Stratford a New York, quindi adesso posso scriverti..ho talmente tante cose da dirti, Terry! Ti avevo scritto una lettera qualche mese fa, la tengo sempre qui con me, perché non avevo allora il tuo indirizzo e non sapevo se sarei mai riuscita a comunicare con te… E invece ecco, il destino ci ha fatto incontrare di nuovo, proprio come mi ha detto quell’uomo la notte in cui sei partito…
Comunque sembra proprio che io non faccia altro che correrti dietro e tu scappare… tutto ciò non è molto gratificante! Quindi per il momento terrò per me l’altra lettera: devo prima acciuffarti e poi ti dirò cosa c’era scritto.
Terry devo proprio smettere di scrivere adesso, Flanny mi ucciderà e io vorrei stare sveglia tutta la notte e oltre, ma non posso…
Spero di avere presto tue notizie, senza dover correre dietro anche al postino per averle.
Terry… ti penso sempre…
Buonanotte,
Candice White Andrew

___________________


Ospedale S.ta Johanna,
Chicago, Illinois
23 settembre 1914

Terry, carissimo,
Che gioia la tua ultima lettera, eccezion fatta per le prime due righe e per i tuoi inopportuni accenni al mio nome. Tarzan Tuttelentiggini non esiste più, mio caro, è solo un piacevole ricordo della tua memoria e dei giorni della St. Paul School! Possibile che tu non sia capace di produrre qualcosa di meglio con la tua tanto acclamata intelligenza e tutte le tue letture shakespeariane?
Terry, sono così emozionata per la tua audizione, sono certa che sarai un meraviglioso Romeo, anche se la tua Giulietta della St. Paul School non sarà lì con te. Ricordi la festa di Maggio? Che sciocca, certo che la ricordi… Oh, io non potrò mai dimenticarla, Terry! La brezza sulla mia seconda collina di Pony, i narcisi che fiorivano e dondolavano dolcemente al vento, insieme ai tuoi capelli così belli e lucenti…. Basta così, non voglio che tu possa montarti la testa! Però… però sembrava che tutto fosse possibile, non è vero?
E poi quel giorno tremendo in cui Iriza ci fece cadere in quell’orribile trappola… ricordo ancora la paura e il terrore in quella cella umida e oscura. Com’è possibile che si possano consentire simili punizioni in una scuola? Non ti ho mai ringraziato per essere venuto a suonare l’armonica per me tutta la notte. Hai scacciato la paura e la solitudine. Posando la mia mano contro quella parete gelida dietro la quale tu suonavi per me, mi sembrava di poter sentire il tuo calore… solo dopo compresi che quello era il tuo modo per dirmi addio…
Sai, Terry, credo di averti odiato quando scoprii che mi avevi lasciato lì da sola. La freddezza della tua lettera mi lasciò spiazzata e affranta. Solo in seguito seppi che ciò che avevi fatto l’avevi fatto per me… Hai sempre fatto tanto e io invece non ho portato altro che guai e scompiglio nella tua vita!
Albert sembra stare un po’ meglio, i dottori dicono che lo dimetteranno al più presto, ma non è una buona notizia, perché non so proprio dove possa andare e chi si possa occupare di lui fuori di qui… sto cercando di scervellarmi per trovare una soluzione, ma al momento non ci sono ancora riuscita. Ma stai tranquillo, qualcosa mi inventerò, come quando ho trovato il modo di lasciare l’Inghilterra senza un soldo per tornare in America… Non ti ho mai raccontato come feci, lo farò la prossima volta che ci vedremo. Sono certa che lo troverai divertente, ti farai una delle tue grasse risate e ci ricamerai su una delle tue storie!
Ho anche molte altre cose da dirti di persona… pensieri che custodisco fin da quando ci separammo e che non vedo l’ora di condividere con te.
Miss Pony e Suor Maria ti mandano i loro saluti. Sanno che corrispondiamo e non hanno mai dimenticato quel bel giovane (bello??? Sicuro che fossi tu????) che giunse alla casa di Pony in un pomeriggio innevato, chiacchierando amichevolmente con loro prima di dirigersi verso la collina di Pony sotto la neve. E’ stata una delle cose più belle che tu abbia mai fatto per me, quella, Terry! E ciò che non sai è che io arrivai sulla collina poco dopo, c’erano ancora le tue impronte sulla neve… se solo fossimo riusciti a incontrarci allora… la tua tazza era ancora calda, mentre il mio cuore divenne di ghiaccio quando mi resi conto che eri già andato via.
Ma adesso basta con questi tristi ricordi: io devo studiare e tu devi provare, per diventare il più strabiliante e stupefacente Romeo che Broadway abbia mai conosciuto… all’altezza della tua Giulietta della St. Paul School!
Ti abbraccio con tutto il mio cuore
A presto
Candice White Andrew

P.S. anche le mie lentiggini ti salutano!

___________________


Appartamento Magnolia,
Chicago, Illinois
12 novembre 1914

Terry, mio caro,
Se non la smetterai con i tuoi monotoni e stancanti soprannomi ti rispedirò indietro il biglietto della prima di “Romeo e Giulietta” e anche il biglietto del treno, e sarai costretto a trovare qualcun altro da mettere a capo della claque che accoglierà festante il tuo esordio da protagonista….
STO SCHERZANDO!!!! Per niente al mondo mi perderei lo spettacolo, sto fremendo dall’eccitazione, mi sembra che questi mesi non passino mai….
Qui la situazione prosegue come sempre. Albert ti saluta tanto e mi dice di domandarti se sai cucinare… non chiedermi il motivo di tale interrogativo, perché lo ignoro, anche se lo immagino! Dovresti vederlo, Terry, è così cambiato da quando è arrivato qui ferito dall’Italia. Ha ripreso colore e sorride spesso, sembra quasi l’Albert che ricordiamo, dei tempi dello zoo Blue River. Non ho mai capito come due persone così diverse come voi abbiano potuto diventare amiche! Lui è così maturo, dolce, rassicurante, la roccia alla quale mi sono aggrappata per tanto tempo e che ha sempre saputo trovare la parola giusta al momento giusto, la saggezza che mi manca…
E tu, invece così taciturno, irruento, imprevedibile… capace di passare in un attimo dallo scherzo più allegro alla più glaciale indifferenza… all’inizio le tue reazioni mi spiazzavano sai? Anzi, direi che mi spaventavano… Poi hai lasciato che io vedessi cosa nascondevi dietro quella maschera, ed è stato come spalancare all’improvviso una finestra su un panorama meraviglioso e imprevedibile.
No, in realtà non mi stupisce affatto che tu e Albert siate amici, e spero che quando recupererà la memoria potrete ritrovarvi per tornare a vivere quei giorni meravigliosi tutti insieme.
Ci sono anche brutte notizie: Stear si è messo in testa di partire per la guerra…E’ terribile, lo so, e sembra che siamo riusciti a fargli cambiare idea, ma ultimamente è sempre pensieroso e con la testa altrove. Patty è disperata e io la capisco bene..in realtà non so cosa proverei se tu mi dicessi che intendi affrontare un pericolo simile. Devo confidarti una cosa: nel nostro ospedale hanno chiesto una volontaria per partire per il fronte come crocerossina e, sebbene sia stata molto tentata di offrirmi, all’ultimo momento mi sono tirata indietro. Ed è stato per te. Il pensiero che potesse succedermi qualcosa non mi spaventa in se stesso, ma è stata la paura che, dopo essere arrivati tanto vicini a riunirci, qualcosa possa impedircelo. Anch’io desidero tanto rivederti, Terry, e in questo momento credo che non esista forza al mondo che mi possa tenere lontana da te!
Ti mando tutto il mio affetto,
tua
Candice White Andrew

P.S. Hai ancora l’armonica che ti ho regalato? Sai cosa mi piacerebbe fare a New York? Andare con te a Central Park, sederci sotto un albero e ascoltarti suonarla, come ai vecchi tempi sulla seconda collina di Pony… credi che si possa fare? Prometto di non picchiarti né sgridarti!

___________________


Appartamento Magnolia,
Chicago, Illinois
4 dicembre 1914

Terry, oh Terry!
Soltanto pochi giorni, non sto più nella pelle!
Sto arrivando da te e anche se ti ho scritto solo ieri, stanotte non riesco a chiudere occhio e credo che ti scriverò solo per dirti questo…. Sto impazzendo dall’ansia e non riesco più a controllarmi, desidero con tutto il mio cuore che questi pochi giorni volino per trovarmi di fronte a te alla stazione di New York!
Mi verrai a prendere, vero?
Io sarò quella piena di lentiggini con un sorriso da un orecchio all’altro!
Buonanotte, che questa notte voli via veloce!
Ti penso sempre, mio Romeo…

La tua Giulietta insonne


___________________


Terence terminò la lettura, risvegliandosi come da un sogno che l’aveva riportato indietro nel tempo e nello spazio, esattamente nel punto da cui era partito e dove voleva tornare con tutto se stesso.
Candy, la sua Candy, lo stava chiamando…
“…in questo momento credo che non esista forza al mondo che mi possa tenere lontano da te!”
A un certo punto durante la lettura, le lacrime dovevano aver cominciato a rigargli il viso senza che se ne accorgesse, perché, adesso che era tornato alla realtà, sentiva le guance umide e il loro sapore salato sulle labbra. Aveva ancora tra le mani l’ultima lettera della sua Giulietta insonne e, stringendola forte tra le dita, unì le mani portandole alla fronte in un gesto di disperata impotenza. Non poteva credere che fosse successo veramente. Le lettere di Candy, frasi così piene di lei, traboccanti di amore e di speranza, gli erano state negate per tutti quegli anni. Con un singhiozzo disperato si chiese cosa aveva dovuto provare la sua dolce ragazza nel non ricevere da lui il minimo cenno di risposta o di considerazione per i suoi sentimenti, così apertamente esposti su quei fogli, per la prima volta nella sua vita.
Frammenti preziosi delle parole di Candy gli volteggiavano nella mente, con le stesse sinuose ed eleganti evoluzioni di uno stormo di rondini:
“…Terry… ti penso sempre…”
“…… solo dopo compresi che quello era il tuo modo di dirmi addio… “
“…Ho anche molte altre cose da dirti di persona…”
“…io arrivai su quella collina poco dopo, c’erano ancora le tue impronte sulla neve…”
“…Anch’io desidero tanto rivederti, Terry…”

E invece una forza malvagia e ignobile, falsamente vestita di fragilità e debolezza, aveva complottato nell’ombra, mascherando la sua anima traviata dietro il più angelico e falso dei sorrisi, e si era arrogata il diritto di mettere a tacere l’armoniosa musica di quelle parole, decidendo che non avrebbe mai dovuto udirle.
Terence si rese conto che Susanna aveva agito con accurato, premeditato raziocinio: gli aveva nascosto proprio le lettere più appassionate, contenenti i riferimenti e i richiami più intensi ai loro sentimenti, al passato che li legava, alla speranza per un futuro in cui timidamente cominciavano a credere… quante cose non aveva mai saputo! Susanna lo aveva consapevolmente privato del diritto di saperle: sulla collina di Pony si erano mancati per pochi minuti… ancora una volta il destino si era frapposto tra loro.
Eppure avevano saputo essere più forti di tutto, ed erano stati capaci di ricongiungere i fili delle loro esistenze, fino a quando quella donna, quella piaga che sembrava essere stata posta sul suo cammino appositamente per distruggere tutto ciò che di buono e di bello lo avesse mai allietato, era piombata su di loro. Susanna aveva deciso di prendersi subdolamente e con l’inganno ciò che non era suo, che non lo era e non lo sarebbe mai stato.
Era per quella donna che lui stesso aveva violato la purezza dei propri sentimenti e di quelli di Candy, rinunciando al suo unico amore? Era per quella donna che la sua dolce, generosa ragazza si era sacrificata, voltandogli le spalle per prendere su di sé il peso intero di quella decisione? Sgravandolo di quella responsabilità, per amore, solo per amore… Candy sapeva bene che lui al suo posto non sarebbe stato altrettanto forte, e aveva ragione: senza di lei si sentiva totalmente smarrito….
Terence raccolse di nuovo tutte le lettere, le ripiegò e le strinse forte. Quindi, guardandole commosso come se fossero il più prezioso dei tesori, cosa che effettivamente erano, le posò sul divano accanto a sé, si alzò e si avvicinò alla mensola del camino, appoggiandovisi con un gomito e la mano chiusa a pugno sulla fronte, fissando il fuoco con occhi che brillavano più delle fiamme sotto di lui.
Era passato troppo tempo, adesso era abbastanza!
“…in questo momento credo che non esista forza al mondo che mi possa tenere lontano da te!”
E invece la forza dell’inganno aveva fatto cadere un silenzio innaturale e ingiusto tra di loro, prima ancora che il destino compisse la sua parte, sotto la forma di un riflettore che precipitava su un palcoscenico di Broadway, spezzando per sempre le sue speranze nel futuro. Un’estranea che nulla avrebbe mai dovuto avere a che fare con la sua esistenza aveva legato strettamente e forzatamente la propria vita alla sua, e aveva messo a tacere l’amore e tutte le più pure emozioni che lo legavano alla donna della sua vita. Ma adesso le parole di Candy erano tornate dall’oblio a cui erano state vigliaccamente destinate, per riaccendere quei sentimenti mai neanche lontanamente sopiti, ed era il momento di dire basta!
Basta!
Basta all’arrendevolezza! Basta ai rimpianti! Basta al destino che l’aveva avuta vinta per troppo tempo coi suoi giochi e usando i mezzi più ingannevoli e infidi!
Candy aveva ragione, come sempre: non esisteva forza al mondo che li potesse tenere separati, ed era arrivato il momento anche per lui di fare la propria parte, riprendendo in pugno le redini della propria vita, strappategli di mano troppo a lungo.
Con uno scatto rabbioso si voltò verso la scacchiera sul vicino tavolino, afferrò la Regina Nera e la scagliò con rabbia tra le fiamme roventi del camino, osservandola prendere fuoco rapidamente, aggredita dalle fiamme che facevano danzare i loro riflessi aranciati sui capelli e sul volto di Terence, ardente di una ritrovata determinazione.
Finalmente si sentiva pronto ad andare in capo al mondo e a superare ogni ostacolo per ritrovare Candy, perdersi in quei meravigliosi occhi di smeraldo e chiederle in ginocchio di perdonarlo per tutto il dolore che aveva portato nella sua vita solo per averla amata e per amarla con tutto se stesso…
E se avesse scoperto che il tempo e le sofferenze avevano mutato i sentimenti della sua amata Giulietta, e fosse stato troppo tardi per loro due?
In quel caso, non potendo più presentargliene il conto in questa vita, Terence, i cui occhi brillavano ora di fiamme ardenti quanto quelle che stavano consumando la regina d’ebano ai suoi piedi, giurò a se stesso che sarebbe arrivato fino all’inferno, pur di farla pagare a Susanna Marlowe con le sue stesse mani!


Levati o sole bello,
a cancellare la gelosa luna
sbiancata e livida di rancore
perché tu, vestale sua,
sei bella, molto più bella di lei.
Non farle più da ancella, se è così invidiosa di te
ché tanto il suo manto di vestale
s’è fatto ormai livido e consunto
e non lo portano più che le pazze.
Buttalo via.
E’ la mia donna, oh! Il mio amore.
Ah potesse saperlo lei che è così! *



*
Romeo e Giulietta, Atto II, Scena II.


FINE CAPITOLO TERZO



Edited by cerchi di fuoco - 30/5/2013, 23:11
 
Top
36 replies since 12/4/2013, 13:40   53553 views
  Share