Candy Candy

Posts written by lady oscar

view post Posted: 23/5/2016, 14:48     +4Saluti e comunicazioni da due amiche - Cassetta Postale
Amiche mie adorate, metto un attimo da parte il mio cinismo e seriamente vi dico che : Siete state impagabili!
La cosa più bella però è che, so per certo, lo sarete sempre, anche e sopratutto, fuori dallo staff!
È stato prima della vostra promozione sul campo che vi ho conosciute, io e Piry abbiamo addirittura mosso i primi passi insieme su questi topic, Cerchi è arrivata poco dopo sopraffacendoci con la sua contagiosa esuberanza, e tutte noi anche insieme alle altre che non vado a nominare tanto loro lo sanno, ci siamo pian piano fatte spazio, sempre in punta di piedi e con educazione, a volte sottovoce a volte gracchiando ma sempre rispettose delle regole, regole che voi due avete giustamente fatto vostre quando siete state chiamate per arricchire questo staff già splendido di suo! Insomma, posso dire con assoluta convinzione che non avete fatto un buon lavoro solo perché amate questo forum e si vede, ma lo avete fatto perché siete delle persone speciali che si mettono d'impegno in tutto ciò che si prefiggono! Grazie!
A questo punto ho solo un rimpianto... Non essere stata così tanto presente e sempre troppo buona ed educata, tanto che non avete dovuto moderarmi! Per lo meno qui... In privato è un altro paio di maniche :sorrisone:
view post Posted: 23/5/2016, 13:59     ROUND ROBIN IN ATTESA DI TITOLO! - FAN fiction
Mi dispiace per la mia poca presenza su questo topic e sul forum in generale, ma mi spiace ancor di più per il poco coinvolgimento delle utenti a questo progetto, perché secondo me il RR è venuto fuori proprio carino! E non lo dico perché ne ho fatto parte, ma perché leggendo i capitoli che di volta in volta mi arrivavano ho provato emozioni e batticuori! Ultimo in ordine di data ieri sera : capitolo traumatico che leggerete più avanti che mi ha fatto persino scendere una lacrimuccia! E il bello è che a tutte queste sensazioni si è aggiunta felicità quando anche Piccoletta e Poing hanno iniziato a far parte della squadra impreziosendo ancora di più con la loro bravura questo racconto, soddisfazione quando Sciaruzza nonostante i mille impegni ha voluto riconfermare la sua partecipazione donandoci un altro meraviglioso capitolo e ammirazione quando due ragazze completamente agli antipodi ma speciali entrambe hanno accettato di scrivere un finale distante dal loro cuore! Per questo voglio rinnovare i miei ringraziamenti a voi amiche mie! E lo so che ormai la storia di per se è stata sviscerata e rivisitata milioni di volte, e lo so che con l'uscita di FS le FF hanno perso di interesse, ma spero che questo gioiellino venga riconsiderato prima o poi nella giusta prospettiva, che è quella di persone sconosciute fino a qualche tempo fa che con la scusa di Candy si sono trovate e amate!
view post Posted: 5/4/2016, 00:20     ROUND ROBIN IN ATTESA DI TITOLO! - FAN fiction
Buonasera ragazze e ragazzi,
scusate il ritardo nel postare, ma è un periodo davvero pieno di impegni per me, quindi perdonatemi anche per il fatto che partecipando poco ai commenti. Prometto che mi rifarò con un commento dettagliato di tutto ciò che sto saltando.
Una cosa veloce però posso dirla : Sciaruzza e Italiuccia mie, siete bravissime.
Ora veloce veloce, vi lascio il nuovo capitolo.

CAPITOLO OTTAVO
Scelte



Il forte odore di bruciato aveva ormai raggiunto ogni ala della St. Paul School e un discreto numero di persone era accorso e stava osservando la scena fuori dalle scuderie. Nel precipitarsi sul posto Patty aveva scorto la chioma bionda di Albert e quella bruna di Terence gettarsi tra le fiamme nell’intento di entrare dalla porta già quasi completamente arsa. Li aveva sentiti invocare all’unisono il nome di Candy e il terrore l’aveva assalita, tanto che, nonostante avrebbe voluto urlare a sua volta, la voce le era rimasta spezzata in gola come se qualcuno stesse tentando di soffocarla. Era bloccata lì, in trepida attesa, con le mani davanti alla bocca aperta in una smorfia a metà tra stupore e raccapriccio, incapace di pronunciare alcunché, quando Stear le fu affianco e le cinse le spalle con un braccio sussurrandole dolci parole di conforto. Senza pensarci due volte Patty aveva affondato il viso nell’incavo del collo del ragazzo e lasciato che lui la consolasse in quella circostanza tragica.
“Candy! Candy è lì dentro” era riuscita finalmente a dire tra le lacrime che iniziavano a sgorgare.
A quelle parole il cuore di Stear aveva saltato un battito, il suo corpo si era irrigidito involontariamente per un istante e la sua mano intorno al braccio di Patty era diventata più stretta, ma poi era tornato a distendere i muscoli e aveva iniziato ad accarezzare dolcemente la testa della ragazza ripetendo più e più volte, come un mantra: “Andrà tutto bene”, quasi a voler convincere sé stesso più che lei.
“Anche Albert e Terence sono dentro”
“Andrà tutto bene” continuava a ripetere
Passarono secondi, minuti, fino a che un lato delle scuderie cedette e l’urlo che Patty credeva di non riuscire ad emettere squarciò lo spazio e il tempo che sembrava essersi fermato intorno a loro.
All’interno delle scuderie l’aria era irrespirabile.
La prima cosa che Albert e Terence videro appena riuscirono a varcare la porta fu il corpo di Susanna riverso a terra.
Era priva di sensi, la sua gamba, quella appena operata e che era in fase di riabilitazione, era riversa al contrario in una posizione innaturale, le sue braccia protese verso la porta a cercare una via di fuga. All’altezza delle dita lunghi solchi sul terreno stavano ad indicare che di certo, prima di svenire, aveva tentato di strisciare verso l’uscita.
Albert si stava chinando sull’inferma per soccorrerla quando, come per miracolo, tra tutto quel fumo Terence riuscì a distinguere qualche metro più avanti la figura di Candy, anch’essa priva di sensi e con le fiamme spaventosamente vicine.
Al sentir pronunciare il nome della ragazza, Albert scattò in piedi senza pensarci due volte e, incurante di Susanna, corse dietro all’amico verso la donna che entrambi amavano; solo quando furono prossimi a lei si accorsero con orrore che la ragazza era stata legata e imbavagliata.
Nell’attimo che impiegarono a superare lo stupore e il ribrezzo, la porta delle scuderie cedette andando a colpire Susanna e i suoi capelli presero immediatamente fuoco.
Il resto avvenne in un lampo.
Terence sollevò Candy da terra avvolgendole la testa con la giacca che aveva utilizzato fino a quel momento per coprirsi il volto e si lanciò oltre le fiamme che ostruivano il passaggio. Caddero pesantemente fuori rotolando sull’erba, incredibilmente indenni.
Contemporaneamente Albert con calma e lucidità, gettò sulla testa di Susanna un secchio d’acqua che si trovava provvidenzialmente lì di fianco, di certo destinato ai cavalli, smorzando le fiamme che le avevano ormai circondato le braccia e raggiunto il volto, si chinò su di lei, la sollevò, lottando per non lasciarsi sopraffare dall’acre odore che emanava il suo corpo bruciato, ed infine superò anche lui il varco gettandovisi oltre.
Qualcuno, forse il Dottor Cox, gli tolse Susanna dalle braccia dichiarando che doveva essere urgentemente sottoposta a cure e si allontanò con lei mentre un paio di suore lo avvolsero con una coperta spengendo i residui dell’incendio dalla sua camicia; tutto intorno era una frenetica corsa per il controllo e lo spegnimento delle fiamme, eppure lui non riusciva a muoversi. Per un istante fu certo di non riuscire più a respirare nonostante l’aria pura che ormai lo circondava, ma il fiato tornò regolare quando i suoi occhi, in febbrile ricerca di due figure note, le scorsero poco più avanti.
Terence, con Candy ancora in braccio, si stava dirigendo verso l’istituto affiancato da Patty, mentre Stear gli veniva incontro abbracciandolo sopra la pesante coperta.
“Albert, sei tutto intero fortunatamente, abbiamo temuto il peggio” disse sinceramente commosso. Nonostante la sconcertante rivelazione sulla vera identità dello “Zio William”, il nipote non riusciva proprio ad immaginare di poterlo chiamarlo diversamente.
“Così pare” rispose lui poco convinto.” Come sta Candy?”
“Tutta intera anche lei. Terence la sta portando dentro per farla visitare. Voleva farlo il Dott. Cox, come ha fatto poi con Susanna, ma lui si è categoricamente rifiutato di lasciarsela prendere dalle braccia. Sai com’è Terence no?”
Albert non rispose alle parole del ragazzo, e senza rendersene troppo conto affrettò il passo per raggiungerli e correre ad accertarsi delle condizioni della sua piccola.
Se sul momento il dottore fu colto di sorpresa dall’ostinazione di Terence nel non lasciare andare Candy ed era scappato praticamente subito a soccorrere Susanna, lo stesso non avvenne una volta che la giovane fu portata dentro.
Albert avvertì le urla da fuori la porta del corridoio che conduceva all’infermeria, naturalmente la voce più alta era quella di Terence, l’altra, fredda e sufficiente, quella del Dottor Cox.
“No! Voglio rimanere con lei. Non vado da nessuna parte”
“Vi ho detto che dovete aspettare fuori. Non fatemelo ripetere.”
“Non potete, non potete farmi questo. Ha bisogno di me. Io devo rimanere con lei. Mi avete sentito? Ha bisogno di me”
“Ha solo bisogno di cure. E di riposo! Vi farò avere notizie” e nel pronunciare queste parole girò i tacchi per andarsene.
“Vi farò radiare! Radiareeee! Avete capito?” gli urlò dietro il giovane fuori di sé dalla collera, ma rimase lì tremante di rabbia fino a che non sentì una mano amichevole poggiarsi sulla sua spalla.
“Albert” sussurrò, apparentemente quietato.
“Calmati Terence, non serve a niente questa scenata.”
“Lo so” rispose mestamente, “è solo che sono così preoccupato. Non ha ancora ripreso i sensi e non mi lasciano rimanere con lei”
“Sono sicuro che andrà tutto bene. Era illesa. Si riprenderà.” replicò l’amico cercando di tranquillizzare entrambi, soprattutto sé stesso.
“Sì, credo di sì! Così ha detto anche quel dottore odioso!”
Albert trattene un sorriso.
“Dov’è Patty? Ho visto che veniva con te”
“Dentro con Candy! Lei l’hanno fatta rimanere! A quanto pare dovevano toglierle i vestiti, per questo mi hanno cacciato.” Poi, come se avesse avuto solo in quel momento un’intuizione geniale aggiunse: “Mi sono comportato da stupido vero?”
Stavolta Albert sorrise senza trattenersi “Decisamente” asserì, poi tornò serio e spostò la conversazione su un altro soggetto.
“Susanna piuttosto, non so se ce la farà”
L’altro sembrò imperturbabile limitandosi a rispondere con gelido distacco: “Non mi importa”.
“Non puoi dire sul serio.”
“Lo dico invece. Sono certo che sia stata tutta opera sua. Hai visto come era ridotta Candy quando l’abbiamo trovata?! Legata! Imbavaglia! Come ha potuto meditare una cosa del genere! È una pazza, una psicopatica. Non voglio più avere niente a che fare con lei.”
“Ha indubbiamente dei disturbi, non dico il contrario, ma non possiamo abbandonarla!”
“Lei è molto più misericordioso di me Signor William!” rispose a quel punto sarcasticamente Terence “Dopo aver visto Candy in quel modo, l’avrei lasciata volentieri bruciare nelle scuderie. Le fiamme sono ciò che merita e di certo all’inferno ha già un posto riservato.”
“Terence, smettila! Non puoi…”
“Cosa Albert?! Non posso cosa? Su dimmelo! Non posso pensarlo veramente?! Cambia battuta Signor William, questa l’hai già detta! E la mia risposta è la stessa di prima. Lo penso e lo dico. Susanna non merita niente, non merita il mio sacrificio, tantomeno quello di Candy. Non merita neppure di essere viva. È una persona spregevole”
“È una persona disturbata...”
“Sono stanco Al. Stanco di fingere che tutto vada bene mentre la mia vita va a rotoli, stanco di recitare la parte del fidanzato amorevole con una persona che detesto.” Prese fiato poi riprese “Mi ero quasi convinto a rinunciare sai? A farmi da parte e lasciarti campo libero. Lo so che solo qualche sera fa ti ho detto che non ero pronto a rinunciare a lei ed è la verità, ma in qualche modo una piccola parte di me voleva convincersi che mi sarebbe bastato saperla felice, anche se al tuo fianco e non al mio. E forse sarà così. Avrei continuato a prendermi cura di Susanna, anche se con indolenza. Ma ora mi è tutto più chiaro e se c’è una cosa di cui sono certo è che non lo farò: il mio tributo di ringraziamento a Susanna finisce qui, oggi. Non le devo più nulla. Mi ha salvato la vita una volta rinfacciandomelo silenziosamente ad ogni sguardo e ha tentato di ritogliermela oggi per mezzo di Candy. Se le fosse successo qualcosa io … io sarei morto con lei. Quindi no, non ho pietà per Susanna e non mi interessa più la sua sorte purché rimanga lontana da lei. Anche se Candy dovesse scegliere te, io non tornerò da Susanna. E perlomeno sarò libero di sfogare le mie pene come voglio.”
“Io ti conosco Terence, e non credo ad una sola parola di quello che hai detto. Il tuo senso dell’onore...”
“Il mio senso dell’onore è andato perduto già da tempo Albert, quindi non fare appello a quello!”
Ormai il giovane era un fiume in piena che non si poteva calmare.
“Ci sono state delle donne, tante donne, ed ognuna di loro ha contribuito a sgretolare il mio onore. Non che sia stata colpa loro naturalmente ma, da allora, non posso più considerarmi il cavaliere senza macchia che aspiravo essere. So di non meritare più il suo amore, ma non posso e non voglio più farmi da parte. Comunque sta tranquillo, le racconterò tutto appena possibile, e anche se questo sarà sicuramente un motivo in più che potrebbe spingerla tra le tue braccia, non voglio che ci siano cose non dette. Sappi però che combatterò per lei Albert, con le unghie e con i denti, implorerò il suo perdono e inseguirò il suo sguardo e il suo contatto ogni volta che ne avrò l’occasione cercando di riconquistare al contempo anche il suo rispetto. ”
“Capisco.” Disse flebilmente l’altro in un attimo di pausa
“Solo un’altra cosa voglio che tu sappia.” Riprese infine il ragazzo. “Ti giuro che qualunque decisione lei prenda, la mia amicizia rimarrà salda e non muterà in alcun modo l’affezione e il rispetto che provo per te. Anche se dovessi perderla, io... Non dico che avrò voglia di vederti tutti i giorni o, che Dio me ne scampi, di vedervi insieme, ma se un giorno … Qualsiasi cosa abbiate bisogno… oh, insomma ... io ci sarò, ci proverò!”
“Per me vale lo stesso, Terence! Anche io mi batterò per lei, ma so già che sarà una disputa onesta e priva di bassezze. E, a prescindere dal risultato, tra di noi spero che nulla cambi. ”
Un abbraccio sincero siglò l’accordo che le due anime in pena si scambiarono in quel giorno nefasto.



******



Anche se lo credeva perso per sempre, il senso dell’onore di Terence fece capolino dall’interno della sua anima costringendolo malgrado tutto ad informarsi delle condizioni di Susanna.
Quando il Dottor Cox gli comunicò che la ragazza era rimasta gravemente ustionata Terence non sembrò sorprendersi, ma mai avrebbe potuto immaginare ciò che quella frase realmente implicava.
“Sta dormendo, ma può vederla se vuole” gli aveva annunciato il dottore e lui aveva acconsentito anche se nel profondo non era sicuro che fosse quello che davvero voleva.
La stanza, la solita che Susanna aveva occupato in quei giorni, era in penombra.
Entrò con cautela e senza girarsi verso il letto, fece per andare ad aprire le tende alle finestre quando una voce alle sue spalle glielo impedì.
“Non è il caso che la signorina stia troppo alla luce signore. I suoi occhi sono deboli” disse la giovane infermiera che poco distante stava armeggiando con delle medicine.
Confuso Terence si voltò quindi verso la parete dove era sistemato il letto, spostando lo sguardo dall’infermiera a Susanna, o almeno a quella che avrebbe dovuto essere la cosa bianca ivi distesa.
L’espressione sul suo viso passo rapidamente dall’indifferenza alla sorpresa e per un attimo si senti come un archeologo alle prese con i resti di una mummia egizia.
Un groviglio di bende avvolgeva interamente la testa, il busto e le braccia della ragazza e lo stupore divenne disgusto quando, avvicinandosi percepì, nonostante il forte odore di disinfettante, il precedente puzzo di carne bruciata che il suo corpo ancora emanava. Solo piccole fessure per occhi naso e bocca erano state lasciate aperte in quel ginepraio di garze, lasciando intravedere appena in quale disastrosa condizione si trovasse la pelle sottostante.
D’istinto portò le mani davanti alla bocca come a voler evitare di respirare quell’aria impregnata o forse trattenendo un conato di vomito e quasi correndo uscì dalla stanza.
‘Fortunatamente lei dormiva’ pensò.
Susanna invece, che aveva mantenuto le palpebre abbassate soprattutto perché muoverle le provocava un dolore insopportabile, si era svegliata non appena lui aveva varcato la soglia della camera. Non aveva potuto vedere la sua espressione ma da come se ne era andato poteva bene immaginarla. D’altronde il Dottor Cox era stato molto chiaro quella mattina: “L’incidente”, come l’aveva chiamato lui, aveva provocato ustioni irreparabili a tutta la parte superiore del suo corpo. Il suo viso non sarebbe mai più tornato quello di prima e nonostante avrebbe riacquistato l’uso delle braccia, la sua pelle sarebbe rimasta in eterno avvizzita e rugosa. La gamba poi, era compromessa per sempre.
Ma nulla, nulla di tutto quello che il medico le aveva descritto, avrebbe mai potuto prepararla a vedere l’immagine del suo viso il giorno che le tolsero la fasciatura.
La prima cosa che le fu chiara era il fatto di essere totalmente calva. I suoi capelli erano stati completamente inceneriti e non sapeva nemmeno se le sarebbero cresciuti mai più.
Prima ancora di guardarsi, subito dopo aver tolto i bendaggi seduta sul letto, aveva portato le mani al volto e, nonostante la poca sensibilità che aveva, era riuscita a distinguere chiaramente che qualcosa sul suo viso non andava. Increspature e rialzi si avvallavano sulla fronte, le guance e il collo, e la pelle non sembrava porosa come avrebbe dovuto bensì liscia come plastica.
Aveva chiesto che le portassero uno specchio, ma non ce ne erano nella stanza quindi Jusie, l’infermiera che si occupava di lei, aveva dovuto allontanarsi per procurarsene uno.
Proprio in quel momento una folata di vento aveva aperto d’improvviso la finestra mettendola di fronte alla sua immagine riflessa nel vetro.
L’urlo che scaturì dalla sua gola a quella visione rimbombò per tutta l’ala dell’istituto facendo accorrere il medico che giunto sul posto la trovò svenuta.


******


Era passata una settimana dall’agguato di Susanna e sebbene già dal giorno successivo Candy, sentendosi tutto sommato abbastanza bene, avrebbe voluto riprendere il suo lavoro, il Dottor Cox le aveva categoricamente imposto un periodo di riposo forzato. Seppur priva di sforzo fisico era stata una settimana intensa per il suo stato emotivo. Non doversi preoccupare dei feriti, delle altre infermiere e di tutto ciò che concerneva il lavoro, le aveva lasciato un sacco di tempo per arrovellarsi su quelli che al momento erano i grande interrogativi della sua vita.
‘Bert? Terry? A chi avrebbe dovuto donare il suo cuore per essere certa di non avere rimpianti e rimorsi in futuro? Se avesse scelto Albert avrebbe di certo perso Terence per sempre. Ma se avesse scelto Terence c’era una qualche possibilità che con Albert tutto tornasse come un tempo? E se anche fosse, sarebbe stato giusto auspicarlo? ’
Non riusciva a decidersi. Anche se in maniera totalmente diversa aveva ormai da tempo ammesso a sé stessa di amarli entrambi. Ma era indubbio che entrambi non poteva averli e purtroppo la loro presenza non faceva che confonderla ulteriormente.
Da dopo l’aggressione poi le loro avance si erano fatte più insistenti, tanto che, dopo il primo giorno di completo sconvolgimento, aveva dovuto pregarli di ridurre le loro visite ad orari più opportuni e che si confacessero ad una signorina come lei.
Il primo giorno era stato senza dubbio il peggiore, e anche il migliore a dire il vero, perché se la sua mente ed il suo cuore ne erano rimasti confusi, il suo corpo e la sua anima avrebbero volentieri ripetuto l’esperienza.
Il ricordo di quei momenti, che non l’abbandonava un istante, si fece vivo e prepotente anche allora.
Appena il Dottor Cox l’aveva tranquillizzata informandola che fortunatamente non aveva riportato alcun trauma e che era in grado di ricevere visite, Albert, Terence, Patty, Stear, Rosemary e Mark si erano riversati nella sua stanza in massa sommergendola di attenzioni.
Il primo a comparire sulla porta era stato Albert seguito da Terence.
Li aveva abbracciati entrambi, sollevata di vederli sani e salvi, e aveva raccontato loro del biglietto ricevuto, rivelatosi poi una trappola, dandosi più e più volte della stupida per essere caduta per la seconda volta nello stesso identico trabocchetto.
Albert a sua volta confidò, con non poco imbarazzo, di aver scorto Susanna che li spiava sulla collina in atteggiamenti confidenziali. L’imbarazzo naturalmente era dovuto al fatto che, con quella confessione, ammetteva senza dirlo apertamente che anche lui li stava osservando.
Poco dopo erano giunti Patty e Stear e dopo altri dieci minuti Rosemary e Mark.
Ad ogni nuovo arrivo le veniva chiesto di raccontare come fossero andate le cose, tanto che Terence, sempre più infuriato al pensiero che tutto ciò era accaduto per colpa di Susanna e indirettamente per colpa sua, si era scusato lasciando la stanza prima che lei finisse il racconto per la terza volta.
Una mezz’ora dopo, pian piano anche gli altri se ne erano andati salutandola e assicurandole che sarebbero tornati l’indomani, fino a che solo Albert era rimasto lì con lei.
“Non sai quanto sono felice di sapere che stai bene” disse prendendole la mano appena tutti si furono allontanati.
“Oh, Bert. Ho avuto così paura. Ho pensato che stavolta sarebbe stata davvero la fine. Ero lì che mi davo della cretina per non aver fiutato l’inganno, di nuovo … temevo che non vi avrei più rivisto …”
“Sei qui ora. Questo è quello che conta.”
Mantenendo salda la stretta della sua mano su quella di lei, Albert si alzò dalla sedia e si adagiò sul letto di fronte alla ragazza. Sollevò dunque le loro mani intrecciate e se le portò sul petto all’altezza del cuore. Meno di cinquanta centimetri li separavano.
“Ho avuto paura anche io. Sono corso verso di te appena ti ho vista. Volevo prenderti, farti scudo col mio corpo per portarti via da quell’inferno, ma Terence mi ha anticipato. Come al solito direi …” aggiunse con un sorriso triste.
“Cosa importa chi per primo mi ha portata via di là?” cercò di rassicurarlo lei. “Eravate entrambi lì per me! Non vi ringrazierò mai abbastanza.”
“Candy! Oh Candy …” sussurrò avvicinandosi di più e poggiando ad occhi chiusi la sua fronte contro quella di lei. Rimase così per un momento. Aveva una voglia irrefrenabile di baciarla eppure non voleva che lei si sentisse costretta. ’Terence lo farebbe’ pensò, ‘ma io non sono Terence’ considerò subito dopo. Sospirò pronto ad allontanarsi quando, ancora ad occhi chiusi, sentì le delicate mani della sua principessa accarezzargli la nuca e le labbra piene e profumate di lei posarsi sulle sue.
“Mi sembra di averti già detto che dovresti mantenere le distanze Bert” disse Candy sospirando, in un misto di malizia e rassegnazione. Proprio come era accaduto qualche giorno prima, quando involontariamente si era catapultata nella stanza di lui trovandolo mezzo nudo, anche stavolta non riuscì ad trattenere l’impulso che la spingeva baciarlo.
La volontà di Albert, già di per sé alquanto flebile, vacillò completamente e in un momento si ritrovò premuto contro di lei con tutto il corpo e tutta l’anima nell’incedere di quel bacio che voleva gridarle “Ti amo” ad ogni sospiro.
Il desiderio a lungo represso, si fece più urgente e intenso tanto da spingerlo a baciarla con crescente slancio e passione. Sentiva il bisogno bruciargli sotto le mani che bramavano di esplorare quel corpo lungamente sognato e sforzandosi di tenerle a posto, ne utilizzò una per avvolgerle la testa come a volerne imprigionare l’essenza per tramite della sua bocca pigiandola ancor di più contro la propria, e l’altra dietro la schiena, al termine della colonna vertebrale, incatenandola definitivamente a lui in un abbraccio dolce e forte allo stesso tempo, cosi come dolce e forte era lui.
Brividi rapidi e intensi come piccole scosse elettriche, partirono dal punto in cui Albert aveva poggiato la mano, e salirono su per la colonna vertebrale fino a farla sussultare in lievi spasmi.
Quando mezz’ora dopo Albert lasciò la stanza, Candy credette, anche se solo per poche ore di essere finalmente riuscita a prendere una decisione definitiva. L’indomani avrebbe parlato con Terence, lo avrebbe esortato ancora una volta a prendersi cura di Susanna e lo avrebbe pregato di allontanarsi da lei per non dover temere il tormento di nuovi dubbi. Se lui fosse rimasto troppo vicino sarebbe stato impossibile dedicarsi con tutta se stessa a colui il quale aveva deciso di indirizzare il proprio amore, ma con Terence lontano e Albert al suo fianco sarebbe stato tutto più facile.
Per un po’ si convinse davvero di potercela fare.
Non poteva rendersi conto di quanto fosse totalmente lontana dalla realtà e, soprattutto, mai avrebbe pensato che quella stessa notte Terence sarebbe venuto a farle visita facendo crollare di colpo quella pseudo sicurezza appena ottenuta.
Quando la porta della sua stanza si aprì di nuovo e il futuro duca fece il suo ingresso in punta di piedi, l’orario delle visite era passato da un pezzo.
L’ora era di certo più vicina allo scoccare del nuovo giorno di quanto non lo fosse alla cena passata, una luna piena emanava il suo bagliore infondendo alla stanza riflessi argentei e Candy, ancora scossa e su di giri per quanto accaduto con Albert era ben lungi dal trovare il suo posto nelle braccia di Morfeo.
Distrattamente, aveva da poco aperto il libro che Patty le aveva donato per passare il tempo, con la speranza che la lettura potesse conciliarle il sonno, ma le parole continuavano a confondersi nella sua mente soppiantate dalle emozioni.
Il cigolio della porta tradì la presenza di Terence.
“Terry, cosa fai qui a quest’ora? È tardi!”
“Dovevo assolutamente vederti Tuttelentiggini. Non riuscivo a sopportare di dover aspettare fino a domani per stare un po’ con te, soprattutto non dopo essermene andato così bruscamente. A proposito, scusa per oggi.”
Candy sospirò. Se doveva dare un taglio a quella situazione allora tanto valeva farlo subito, e visto che lui ormai era lì, avrebbe sfruttato quest’opportunità per comunicargli di aver preso una decisione.
Lo avrebbe fatto, si!
Subito!
Si!
Adesso … ora… si… s… n … no!
No!
Non subito!!
In fondo avrebbe potuto prendersi ancora un po’ di tempo per riflettere.
Era così difficile ora che lo aveva davanti, ritrovare quella sicurezza che solo qualche minuto prima credeva di essere riuscita ad ottenere e, al posto di tutto il discorso che aveva accuratamente preparato e ripassato più volte, rispose: “Non hai niente di cui scusarti. Non dopo avermi salvato la vita almeno.”
“Candy, ho temuto di perderti per sempre oggi. Non farmi mai più uno scherzo del genere.”
‘Mi perderai invece…’ avrebbe dovuto dire per mantenere fede ai suoi propositi, oppure ‘mi hai già persa’, se fosse stata convinta della sua decisione.
Del tutto incapace di dare voce a questi pensieri e completamente sopraffatta dalla sua presenza si coprì la faccia con le mani e scoppiò in un pianto che Terence non poteva capire ma che racchiudeva perfettamente tutti i suoi dubbi e le sue angosce sulla scelta che evidentemente era ancora lontana dal fare.
Se il solo vederlo faceva sgretolare le sue certezze come avrebbe mai potuto chiedergli di andarsene per sempre? Come poteva allontanarlo di nuovo?
Sofferente della sua sofferenza, Terence si avvicinò preoccupato a lei e l’abbracciò affondando il viso tra i suoi capelli sciolti.
“Cosa c’è Candy? Qualcosa non va?” le sussurrò all’orecchio.
Sempre più in preda i singhiozzi Candy sembrava non avere la capacità di smettere di piangere, né le forza di rispondere a quella semplice domanda.
Non sarebbe mai riuscita a mandarlo via da lei! E di certo non ci sarebbe riuscita quella sera.
Avevano condiviso così tanto loro due …
Il periodo spensierato passato proprio nei luoghi dove si trovavano ora, le confidenze che si erano scambiati man mano che la conoscenza e l’intimità aumentavano, la festa di Maggio, il suo primo bacio, che l’aveva colta così impreparata da non essere in grado di gestirlo, l’armonica che suonava fuori dalla cella per tenerle compagnia , la bellissima estate che avevano passato in Scozia, il ritorno al Collegio in autunno più uniti che mai, fino al tranello tesole da Iriza che li aveva separati in modo così improvviso! E poi ancora, il loro ritrovarsi pieni di sogni e speranza per il futuro, un futuro che avrebbe dovuto vederli finalmente insieme ma che non era arrivato se non sotto forma dell’ennesimo scherzo del destino per mano di Susanna. E infine, ancora, le effusioni e i baci dell’ultimo periodo, più maturi e consapevoli di quanto fossero mai stati e che racchiudevano il bisogno straziante di appartenersi.
Come avrebbe mai potuto allontanare una parte del suo cuore e rinunciarvi per sempre?!
Il profumo dei suoi capelli del colore del cioccolato fuso non era mutato negli anni, Candy avrebbe potuto riconoscerlo tra mille altri: quello era l’odore di Terence, di lui soltanto, e respirarlo le serrava lo stomaco in una morsa, risvegliando il lei un turbinio di emozioni contrastanti per le gioie e i dolori che avevano vissuto insieme.
‘Devi andare’ continuava a pensare di dire “Resta qui, ti prego!” disse invece. “Solo per un po’” aggiunse in fretta come a voler correggere il tiro di quella frase che avrebbe voluto terminare con ‘stanotte e per sempre’.
‘Sempre’ … Che parola magnifica la parola sempre, ma che illusione! Niente dura per sempre, soprattutto le cose buone. Lo aveva vissuto sulla propria pelle talmente tante volte da saperlo perfettamente.
Terence si scostò dalla sua spalla allentando il suo abbraccio e il gelo sembrò entrarle nelle ossa che un attimo prima parevano incandescenti sotto il corpo di lui.
Purtroppo, pensò Candy, Susanna era ancora tra loro come il primo giorno da quello sfortunato incidente e l’ultimo che aveva visto il loro addio su quella maledettissima scalinata.
Anche allora, dopo aver sciolto l’abbraccio, la sua schiena era sembrata improvvisamente ghiacciata laddove un istante prima si trovava il fuoco scaturito dal cuore di Terence.
Era sempre stato così con lui, ogni volta che si allontanava da lei, sembrava portare via con se il sole, lasciando intorno solo gelo.
“Resterò tutto il tempo che vuoi!” rispose, e nel farlo prese posto accanto a lei adagiandosi al suo fianco sul piccolo letto.
Terence fece passare il suo braccio dietro di lei e Candy poggiò la testa sul suo petto lasciandosi cullare dal battito regolare del suo cuore. Dio quante volte aveva sognato di poterla avere così, adagiata su di lui!
Aveva perso il conto della mattine in cui si era svegliato con l’amaro in bocca dopo l’ennesimo, ingannevole sogno. Si ricordò d’improvviso che aveva ancora una questione da trattare con la sua Tuttelentiggini, una confessione da fare, un peso da togliersi dal cuore, ma non voleva farlo proprio ora.
Preferiva bearsi di quell’illusione ancora per un po’ senza rischiare di rovinare il momento magico che stavano vivendo. Ci sarebbe stato tempo per i chiarimenti.
Quella sera sarebbe rimasta solamente loro; nessuna Susanna, nessun’altra donna, nessun Albert e nessuna guerra. Solo Candy e Terence per un attimo di eternità.
“Ti amo Candice!” disse lui chiamandola con il nome esteso che usava per le cose importanti, come a voler sottolineare la sacralità di quella frase.
“Ti amo anch’io Terence” rispose lei mentre una piccola e timida lacrima percorreva la sua guancia ed andava a poggiarsi sulla camicia di lui.
Il ragazzo le sollevò il viso asciugando con il pollice i suoi occhi umidi e si chinò su di lei per baciarla.
E allora non ci fu davvero più nessun altro al mondo a parte loro, solo Candy e Terence fuori dalla realtà, nell’unica realtà che avrebbero voluto conoscere.
Niente impedimenti, niente di niente, solo baci e sospiri e mani che si cercavano, gambe che si intrecciavano e cuori che si trovavano e sentivano di essere finalmente a casa, l’uno nella custodia dell’altro, fino a che la smania di entrambi divenne insostenibile e solo per un soffio non si ritrovarono ad essere un unico corpo.
Con uno sforzo sovraumano Terence si impose di allontanarsi da lei, anche se ogni volta, da quando l’aveva rivista, era stata sempre più difficile. Ancor di più ora, dopo averla quasi fatta sua, aver assaporato la sua pelle di luna, carezzato i suoi fianchi lisci e accolto i suoi seni sodi, nelle mani e tra le labbra.
Con lo stesso sforzo sovraumano Candy si impose di non trattenerlo, anche se ogni volta, da quando lo aveva ritrovato, era stata sempre più difficile. Ancor di più ora, dopo essere quasi stata sua, aver poggiato le mani e le labbra sulle sue spalle forti, sulla sua schiena liscia, aver sentito la potenza del suo corpo far bruciare il proprio sotto di lui, il tremore delle proprie gambe vincolate a quelle possenti dell’altro, e il suono dei loro cuori battere all’unisono.
Con le guance arrossate tanto dal desiderio quanto dall’imbarazzo, Candy riaggiustò la camicia da notte che era stata ad un passo dall’essere gettata a terra e senza alzare lo sguardo gli chiese di andarsene.
Con il fiato corto tanto dal desiderio, quanto dal turbamento, Terence si allontanò da lei, aggiusto la camicia di lino rimettendola nei pantaloni dove sarebbe dovuta rimanere e si apprestò a lasciare la stanza.
“Ti amo Candice” ripeté mentre varcava la porta. “Non dimenticarlo”
Non si voltò andandosene, né attese una risposta, tanto che non poté sentire lei che ripeteva sotto voce e tra le lacrime: “Anche io Terence! Anche io!”

******


“Carissima mamma,
mi rattrista doverti comunicare che nonostante la buona riuscita dell’operazione, il destino sembra essersi accanito su di me con ferocia, privandomi ora di tutto ciò che rimaneva della mia figura.
Ho sempre cercato di comportarmi degnamente, di essere una buona figlia, una buona attrice e una buona fidanzata, ma nonostante questo mi sono ritrovata a dover subire una disgrazia dopo l’altra. Disgrazie che non penso proprio di aver meritato.
Non riesco a capire cosa posso aver fatto per dover pagare un prezzo così alto!
Perdonami mamma, ho tentato di resistere per tre lunghissimi giorni, ma non riesco a sopportare la vista della mia immagine allo specchio, né il disgusto negli occhi degli altri quando incrociano il mio sguardo.
Voglio risparmiare almeno a te questa immagine pietosa.
Nonostante i nostri dissapori voglio che tu sappia che sei stata una buona madre, e che ti ho sempre amata.

Per sempre, la tua bambina
Susanna”

“Mio adorato Terence,
ho deciso una volta per tutte di sollevarti dal tuo obbligo nei miei confronti.
Mi dispiace di averti trattenuto egoisticamente legato a me in tutti questi anni, ma il mio amore per te e la consolazione di averti accanto, erano le uniche cose a tenermi viva.
Avevo perso tutto sotto quel riflettore, la libertà, la carriera, il mio futuro, mi sembrava giusto che la vita mi ripagasse almeno in parte con la tua presenza.
Non avrei mai immaginato che avresti sofferto così tanto e così a lungo.
Mi sono illusa per molto tempo che il tuo amore per Candy sarebbe sfumato poco a poco con il passare del tempo e che prima o poi io avrei preso il suo posto nel tuo cuore, un posto che credevo fermamente dovesse appartenermi di diritto.
Venire in Inghilterra con la speranza di un futuro migliore e ritrovarmela qui, mi ha disorientata.
Vi ho osservati guardarvi di sottecchi, tremare l’uno accanto all’altra, sfiorarvi quando credevate non vi vedessi. Accorgermi che il tuo sentimento nei suoi confronti non si era affievolito nemmeno un poco mi ha fatto perdere completamente la ragione.
Sapevo che avevi avuto altre donne, sapevo dei tuoi ripetuti tradimenti delle ultime settimane, ma non mi infastidivano perché ero certa che non provassi niente per quelle ragazze. Mi sono illusa che nonostante tutto il tuo cuore ormai fosse un po’ mio e che il tuo rifiuto per me fosse dovuto esclusivamente alla mia menomazione.
Ero così felice di avere finalmente una possibilità con il Dottor Cox: la possibilità di camminare di nuovo, di riprendere in mano la mia vita e soprattutto di poterti appartenere finalmente come donna.
Invece da quando siamo arrivati qui tutto è peggiorato.
Candy era di nuovo tra noi come e più del primo giorno, i tuoi occhi brillavano alla sua presenza e diventavi inquieto, fremevi… fremi! Ho visto i tuoi tremori, ho visto il tuo desiderio, il tuo amore per lei, l’ho visto come non lo avevo mai voluto vedere e, che Dio mi perdoni, non ho saputo trattenermi.
Avrei dovuto lasciarti libero di scegliere lo so, ma non potevo, perché la mia vita senza di te non ha senso.
Ho aspettato, valutato, pianificato, agito.
E ho perso!
Se prima credevo di non avere più nulla, è perché non sapevo ancora che al peggio non c’è mai fine.
Sono un mostro Terence, e non riesco a sopportarlo. Non voglio assistere all’ espressione disgustata che farai nel vedere il mio nuovo aspetto.
Te lo risparmio, e lo risparmio a me.
Io ti perdono per tutta la sofferenza che mi hai causato, e ti ringrazio nonostante tutto per quel poco che hai potuto donarmi. Perdonami anche tu, se puoi, perché tutto quello che ho fatto, l’ho fatto per amore.
Io ti amerò sempre.
Susy.”


“Candy,
prima di prendere commiato da questa vita, voglio che tu venga a conoscenza di alcune cose che spero serviranno a farti riflettere e farti redimere dai tanti peccati che hai commesso e che ancora stai commettendo.
Tanto per iniziare,voglio che tu ti renda conto di che persona ignobile sei.
Fartela alle mie spalle con il mio uomo, il mio fidanzato e futuro sposo, proprio mentre io lotto per riconquistare la dignità che ho perso insieme alla gamba sotto quel riflettore il giorno che gli ho salvato la vita, è stato da parte tua un gesto di una bassezza inaudita.
Mentre io mi preoccupavo per l’imminente operazione e la successiva riabilitazione, tu progettavi con ogni mezzo di strappare Terence a me per farne il tuo succube.
È di certo un maleficio quello che hai fatto su di lui!
Per quale altro motivo altrimenti avrebbe mai potuto preferirti a me?
Tu, un’orfana senza radici, una sguattera ripulita da un cognome che non è le appartiene, ecco cosa sei!
Una sgualdrina incapace di trovarsi un uomo tutto suo tanto da cercare in ogni modo di prendere quello di un‘altra. Il mio in questo caso. Il mio povero Terence.
Cosa potevo fare io contro di te? Io che lo amo e lo ho sempre amato sopra ogni cosa.
Megera ammaliatrice! Che cosa è invece per te? Un gioco, uno sfizio? Un capriccio?
Strega malefica! Fattucchiera! Quale possibilità avresti mai potuto avere contro di me, una ragazza per bene, talentuosa, con uno splendido futuro già scritto tra le stelle di Broadway, se non per mezzo di un incantesimo ?
Eccolo allora. Hai vinto, anche se barando!
Io te lo lascio. So che sarà felice ora, almeno fino a che ti interesserà di lui.
Disgraziato il giorno che te ne stancherai, perché sarà il giorno che farai soffrire un’altra donna strappandole il marito.
Quanto soffrirà il mio Terence quando si risveglierà da questo sortilegio e capirà che io non ci sono più?
E allora saprà che è stata solo colpa tua!
Ho cercato di evitarlo, ma non ci sono riuscita.
Sapevo che le streghe venivano messe al rogo al fine di purificarle bruciando il male presente dentro di loro ed ho tentato, per quanto la gamba me lo consentisse, di fare lo stesso. Purtroppo la fortuna non mi ha assistito. Evidentemente i tuoi poteri sono talmente forti da riuscire a salvarti senza riportare nemmeno un graffio e facendo invece di me un mostro.
Ti auguro con tutta me stessa di non riuscire ad essere MAI felice in tutta la tua vita e ti giuro che se sarà possibile tornerò a perseguitarti dall’aldilà per cercare di liberare Terence dalle tue grinfie.
Non avrò pace fino a che non vedrò la tua morte. Ti odio con tutta l’anima!

Susanna M.”




L’urlo ripetuto di Jusie rimbombò per tutto l’edificio.
Albert che si trovava nei paraggi trovò la giovanissima infermiera in stato di shock rannicchiata all’entrata della stanza di Susanna con le mani sugli occhi, mentre l’ombra di quella che era stata una bellissima promessa del teatro, oscillava macabramente su di lei.
Si affrettò a portarla via di lì in cerca del dottor Cox, mentre altro personale giungeva a vedere cosa fosse successo in quella stanza degli orrori.
“Su, su, calmati ora. Come ti chiami?” chiese Albert rivolgendosi a lei usando la forma più confidenziale che gli era venuto spontaneamente di adoperare, data la giovanissima età della ragazza.
“Io, io … Jusie. Mi chiamo Jusie! Sono… ero l’infermiera della mattina della signorina Marlowe. Oh, Santo cielo! ...”
“Su Jusie, fatti forza.” Le disse cercando di essere più dolce possibile. La poverina, che a ben guardare doveva avere più o meno gli anni di Candy, era visibilmente sconvolta dalla scena a cui aveva assistito e, a dirla tutta, trovarsi davanti il corpo penzolante e deforme di Susanna, priva di capelli e coperta di bruciature non era stato un bello spettacolo nemmeno per lui.
Un brivido gli attraversò la schiena.
“Io sono Albert” aggiunse “vieni ti accompagno a prendere qualcosa di caldo”
La giovane sembrò accorgersi veramente di lui solo in quel momento.
“So chi siete Signor Andrew, e vi ringrazio per esservi preoccupato per me, ma non c’è bisogno che vi disturbiate ulteriormente, io…io, posso andare da sola.”
“Perdonatemi Jusie, ma insisto. Non mi sembrate molto in voi. Non preoccupatevi per il disturbo, non ho nulla di urgente da fare.” Aveva replicato lui modificando automaticamente il suo modo di porgersi a lei una volta constatato che non si trattava di una ragazzina ma di una giovane donna.
Dopotutto anche in tempo di guerra l’educazione doveva continuare ad avere una certa importanza.
“Signor Andrew davvero, io posso…”
“Jusie…” l’ammonì il ragazzo interrompendola.
In realtà, prima di sentire il grido di Jusie, Albert si stava recando tutto speranzoso da Candy con l’intenzione di invitarla a fare colazione con lui. Era il primo giorno di servizio della ragazza dall’incidente nelle scuderie e si era svegliato particolarmente di buon umore nonostante Candy nell’ultima settimana, dopo il loro incredibile avvicinamento, lo aveva allontanato di nuovo chiedendogli del tempo.
In sostanza gli aveva fatto intendere che non voleva rischiare di ritrovarsi nuovamente da sola con lui.
Ma quella mattina si sentiva inspiegabilmente speranzoso e aveva intenzione di condividere questa contentezza con la sua piccola, approfittando anche del fatto che Terence, non soggiornando nell’istituto, non era ancora nei paraggi e non lo sarebbe stato di lì ad un’ora.
Tuttavia non aveva potuto sottrarsi all’accorata richiesta d’aiuto che il grido di Jusie gli aveva trasmesso e nel sentirlo aveva repentinamente cambiato strada e girato nel corridoio di sinistra, precipitandosi in quella direzione, invece di proseguire dritto come avrebbe dovuto fare per arrivare da Candy.
Anche se raggiungere Candy e accertarsi delle sue condizioni alla notizia del suicidio di Susanna era il suo pensiero incessante anche mentre conduceva Jusie lontana da quella stanza, non se la sentiva di abbandonare quella poveretta.
‘Chissà se la sua piccolina aveva già saputo? Doveva fare in fretta per correre da lei! Ma come poteva lasciare a sé stessa quella giovane ragazza dopo quello che aveva visto? Doveva trovare qualcuno a cui affidarla. Ma dov’era il Dott. Cox quando serviva?’
“Grazie infinite Signor Andrew” disse infine la ragazza lasciandosi sostenere dalla forte presa di lui e riportandolo alla realtà.
Jusie non aveva mentito affermando di sapere chi fosse. E chi poteva non conoscere quel giovane biondo che girovagava per la Saint Paul School sempre in attesa di poter scambiare quattro parole con l’infermiera Andrew. Inizialmente li aveva creduti parenti, per via del cognome, ma da quando aveva scoperto che la ragazza era stata adottata era stato più semplice concepire come mai negli occhi di lui aveva intravisto più di una volta uno sguardo non propriamente fraterno. Era evidente che il giovane fosse innamorato di lei, ma Jusie non avrebbe potuto affermare con certezza che questo sentimento venisse ricambiato, anche perché spesso aveva notato in Candy una certa inclinazione verso il Signor Graham.
Una sera si era ritrovata a pensare tra sé e sé quanto fosse fortunata la sua collega ad avere due uomini così affascinanti intenti a contendersi il suo cuore, anche se uno dei due era in effetti il fidanzato della Signorina Marlowe. Se fosse stata al suo posto Jusie non avrebbe avuto alcun dubbio. Ai suoi occhi il Signor Andrew era di gran lunga più bello, gentile e premuroso di quel nevrotico di Graham, che, anche se Jusie ammetteva essere molto bello, aveva la cattiva nomina di superbo arrogante a precederlo.
Perché mai una donna avrebbe dovuto rincorrere la luna quando poteva avere il sole, Jusie proprio non lo capiva.
A lei il Signor Andrew era piaciuto fin dal giorno che aveva messo piede nell’istituto.
Le piaceva tutto di lui: quell’innata aria distinta, quell’eleganza che lo avvolgeva nonostante l’abbigliamento casual che spesso preferiva ai completi di sartoria, quel sorriso contagioso e quello sguardo limpido come il mattino estivo di St. Mary’s, l’isola dalla quale proveniva. Sì, gli occhi del signor Andrew le facevano ricordare casa e l’avevano conquistata.
Chissà se quel sole sarebbe mai potuto essere suo? In fondo il fato lo aveva messo così inaspettatamente sul suo cammino…

******


Chicago, 18 Settembre 1917

Mia dolce Patricia,
nonostante io abbia accettato e compreso le motivazioni che ti hanno spinta a partire, e la necessità di lasciarti libera di capire da sola quale sia la tua strada, non sono riuscito a mantenere la promessa che ti ho fatto di non scriverti.
Infinite volte ho preso in mano carta e penna e infinite volte le ho riposte ricordando a me stesso i tuoi desideri, decine di fogli sono finiti accartocciati nel cestino sotto la mia scrivania e altrettante decine nel secchio dell’aula di letteratura, dove mi rifugio per mitigare la tristezza che mi provoca la tua mancanza.
Da qui posso fingere di alzare gli occhi e vederti, posso illudermi di scorgerti tra i corridoi e soprattutto posso alimentare il tuo ricordo senza distrazioni. Nel silenzio di quest’aula mi sembra quasi di sentire la tua risata leggera.
Oh Patricia, sei via da meno di un mese e mi sembra di impazzire. Sapevo già di essermi innamorato di te, ma mai avrei creduto che la tua lontananza potesse farmi sprofondare così e sebbene la mia preoccupazione dovrebbe essere rivolta ai sentimenti che ancora provi nei confronti del tuo amico e che stai cercando tu stessa di comprendere, non è mia intenzione condizionarti in alcun modo e confesso che la mia unica preoccupazione al momento è sapere se stai bene.
Scrivimi ti prego, dovresti essere lì da undici giorni ormai e non sapere niente di te, mi uccide.
Hai fatto un buon viaggio? Come è stato tornare a Londra? Ci sono stati bombardamenti da quando sei arrivata?
Ti supplico di fare attenzione a non esporti a nessun tipo di pericolo, in primo luogo perché non potrei accettare che ti accadesse alcunché e secondo poi, perché credo che tua nonna mi ucciderebbe con le sue mani per non aver tentato di dissuaderti dal partire. E come sai, tua nonna mi intimorisce.
Ti ho strappato un sorriso Pat?
Lo spero! Vorrebbe dire che seppur con un oceano a dividerci pensare a te risveglia la mia ironia (anche se credo che niente batterà mai il mio travestimento da donna nel cuore della notte, che temo rimarrà negli annali dell’università!)
Sappi che ti stai perdendo un fine estate spettacolare, come ben sai Settembre è il mese più piacevole per Chicago e mi sarebbe davvero piaciuto passarlo con te passeggiando per il Washington Park senza l’afa che in Luglio ci ha costretti a desistere dall’intento. Quel giorno ho pensato pieno di speranza: ‘Ce la riporterò a Settembre’.
Chi avrebbe mai immaginato che due mesi dopo saresti stata così distante. Spero potremo rifarci l’anno prossimo.
Torna presto Pat, te ne prego!
Torna sola, torna con lui, ma ti prego torna sana e salva. Non negarmi la possibilità di rivederti.
Spero di ricevere presto tue notizie,
Con tutto il mio cuore,
Jamie .

Appena ebbe terminato di leggere la lettera appena ricevuta Patty se la poggiò addosso e la strinse forte a sé come a volerne catturare la dolcezza che emanava trattenendola un po’ sul suo cuore.
James le mancava immensamente e allo stesso tempo si sentiva felice vicino ad Alister eppure aveva capito di essere effettivamente innamorata di uno solo di loro, così, mentre due delicatissime lacrime le inumidivano il viso per la decisione presa che chiudeva irrevocabilmente un capitolo della sua vita, prese carta e penna e si accinse a rispondere.


FINE OTTAVO CAPITOLO



view post Posted: 13/3/2016, 11:54     ROUND ROBIN IN ATTESA DI TITOLO! - FAN fiction
Eh lo sapevo che il mio Terence su questo RR avrebbe lasciato perplesse.. E non invidio per niente chi sarà dopo di me che dovrà sbrogliare tale matassa. Comunque, al di la del fatto che anche a me piace immaginarlo come un cavaliere senza ombre, trovo che in questo caso averlo reso un po' più realistico non ha guastato e anzi ha dato spunto per i due finali che dovranno essere scritti.. Della serie Terence confesserà le sue scappatelle? Candy saprà perdonarlo? E lui potrà accettare questa attrazione che Candy ha per Albert? La cosa si complica parecchio! E poi non dimentichiamo che una delle regole di questo RR era proprio di tenere la situazione aperta per il doppio finale quindi qualche problema doveva pur esserci! Comuqnue Triangolo Terence/Candy/Albert/ a parte, a me ha fatto molto piacere scrivere sopratutto di questa nuova Patty, che sta cercando di rifarsi una vita e dovrà fare anche lei una scelta...
Vedremo come evolve...
Grazie sempre a tutte/i voi che state leggendo :giusy:
view post Posted: 10/3/2016, 10:08     One Shot di Lady Oscar - Riempi la pagina bianca
Paul non fare troppo caso al modo in cui ci chiamiamo.. Qui sul forum spesso ci diamo soprannomi che poi ci rimangono appiccicati come colla, e data la scelta del tuo nick è stato naturale il passaggio da Paul a Sir a Baronetto! Anzi sei stato fortunato ad imbatterti in Piccoletta perché con me avresti rischiato di rimanere a vita: Professore! :risata: :risata: :risata:
Quindi stai leggendo il Round Robin? Non hai lasciato alcun commento però! Spero tu non abbia letto solo il mio capitolo per darmi un voto! :risata:
Spero ti stia piacendo ma anche se non ti piacesse lascia un commentino quando puoi. Tutte le autrici ne saranno di certo felici!
A presto, Prof!
view post Posted: 9/3/2016, 15:16     One Shot di Lady Oscar - Riempi la pagina bianca
Caro Baronetto, come giustamente ti ha soprannominato la mia amica Piccoletta, questa mia creazione è stata scritta semplicemente e anche un po' irriverentemente in maniera ludica! Esasperata da anni di congetture e caccia agli indizi, diciamo che ho voluto solo prendere un po' in giro la Miz che sicuramente avrà pensato e ripensato se mettere o meno tale pagina per farci impazzire ancor di più!Spero siceramente che tu non creda in questa one shot io abbia dato il massimo... Potrei valutare il suicidio! :risata: :risata: :risata:
view post Posted: 6/3/2016, 12:43     ROUND ROBIN IN ATTESA DI TITOLO! - FAN fiction
Ed eccoci al capitolo più bruttto di tutto questo Bat RR...
Prima di postare vorrei precisare che pirina non mi tirera pomodori insieme a poche altre solo perché è Albertiana... :risata:
So già che il Terence di questo capitolo farà storcere la bocca... ma pazienza! Così l'ho pensato in quel momento e così ve lo beccate... :sorrisone:

Buona lettura e scusate il ritardo, e siccome sono in ritardo non l'ho nemmeno riletto. Qualsiasi errore segnalatemelo :giusy:

CAPITOLO QUINTO: Rivelazioni



“Senso dell’onore senza macchia … senso dell’onore senza macchia …” queste erano le parole che rimbombavano nella testa di Terence da quando, lasciata la St Poul School, aveva infine deciso di accettare l’ospitalità di suo padre in Scozia.
Se solo lei avesse saputo, se avesse anche lontanamente immaginato quanto il suo senso dell’onore si era macchiato solo fino a qualche settimana prima, l’avrebbe di certo guardato con altri occhi, pieni di biasimo e di rimprovero. Era certo che i due bellissimi occhi verdi che riempivano i suoi pensieri lo avrebbero crocifisso!
Eppure non poteva tornare indietro e quel che era stato ormai non poteva essere cambiato.
Aveva resistito a fatica alla tentazione di riabbandonarsi all’alcol, perché sarebbe stato davvero imperdonabile da parte sua sprecare quella visione angelica che lo aveva aiutato a risalire la china a Rocktown, ma inconsapevolmente aveva cercato e trovato altri modi, che non prevedevano l’annebbiamento della ragione, per flagellare la sua anima con la consolazione di deliziare il suo corpo, e tutto al solo scopo di trattenere quella visione a lui, anche se solo brevemente nei suoi sogni.
Il maniero era silenzioso in quel momento e, diversamente da quanto accadeva di solito, in quel posto, dove ogni ricordo parlava di Candy e della loro estate speciale, quella sera Terence chiuse gli occhi e si abbandonò ad un’altra serie di ricordi, più recenti e meno onorevoli.
Poggiò la testa sullo schienale della sedia, chiuse gli occhi un momento sprofondando nella totale indolenza e rivide il sé stesso di qualche settimana prima, quello che combatteva contro i propri incubi eppure li cercava insistentemente.
Ricordò … ricordò …...
Ricordò di aver aperto gli occhi una mattina e, dopo infiniti secoli passati a fantasticare, di averla vista lì, sdraiata al suo fianco, la testa voltata dalla parte opposta.
La schiena scoperta faceva si che potesse ammirare la curva che terminava all’attaccatura del fondoschiena, i capelli sciolti la incorniciavano, bellissima ed eterea come sempre l’aveva immaginata.
Ricordò di essersi voltato verso di lei e con il cuore colmo di amore di averla quasi toccata, ma nell’attimo esatto in cui la sua mano stava per godere di quel contatto la forma della ragazza si era dissolta, disattendendo le sue aspettative.
Ricordò di essersi infine svegliato davvero, al calore delle lacrime che gli rigavano il viso, e di aver mugugnato piangendo “No, no, non di nuovo!”
Lentamente si era seduto sul letto con la testa tra le mani e, ripensando a quell’incubo meraviglioso che lo perseguitava ormai da tempo, aveva lasciato che alcune di quelle gocce di rugiada fluissero liberamente dai suoi occhi blu, passassero per le sue guance bruciandole e arrivassero alle sue labbra per essere assaporate.
Si era poi voltato alla sua destra e aveva osservato indifferente la donna che dormiva inconsapevole accanto a lui.
Ventenne forse, naturalmente bionda, con la pelle chiara e liscia come il marmo e due occhi ingannevolmente verde smeraldo.
Non ricordava nemmeno il suo nome, e come lei quella della sera precedente e di quella prima ancora, ma in fondo che importanza poteva avere, era solo una pallida imitazione dell’originale che avrebbe dovuto trovarsi lì se il destino con lui non fosse stato così impietoso. Solo l’ennesima delle sue innumerevoli ammiratrici, poco diversa da tutte le altre, un mezzo che gli permetteva di incontrare in sogno la sua Candy.
Era un po’ ormai che la storia si ripeteva e, da qualche settimana, dopo gli spettacoli teatrali, era solito prendere la mano di una delle sue ammiratrici e condurla con lui sulla vettura che lo aspettava, tra lo stupore della prescelta e lo sconforto delle altre.
Tutto era iniziato per caso, quando, dopo essere tornato a vestire i panni del grande attore Terence Graham, chiusa la parentesi di Rocktown, aveva conosciuto Betty.
Al termine delle prove in teatro, con la camicia già quasi completamente fuori dalla calzamaglia pronta per essere lanciata sul sofà, aveva aperto la porta e scorto questa figura dai capelli biondo grano di spalle nel suo camerino.
Per un attimo, solo per un attimo, aveva pensato fosse lei, la sua dolce Candy, che lo stava aspettando. Nonostante più volte avesse sognato una cosa del genere, per un lunghissimo istante il cuore aveva cessato di battere lasciandolo senza fiato, ma proprio mentre stava per chiamarla con voce tremante, la ragazza si era voltata spezzando l’incantesimo.
Deluso e amareggiato le aveva inveito contro credendola sulle prime un’ammiratrice riuscita ad eludere la sorveglianza, errore che avrebbe potuto evitare se solo l’avesse osservata meglio.
“Chi è lei? Che cosa ci fa qui?” le aveva chiesto in malo modo.
“Mi perdoni Signor Graham, mi chiamo Betty e sono qui per le pulizie.” Aveva risposto lei mortificata a capo chino.
“Le pulizie? E che ne è stato della signora Smith?” Aveva chiesto allora lui ancora adirato.
“La signora Smith si è dovuta assentare per motivi familiari. Mi hanno mandato a sostituirla. Ma non si preoccupi, tra due giorni sarà di ritorno. Ad ogni modo io ho terminato, stavo andando via.” Aveva concluso la ragazza tenendo sempre lo sguardo basso.
Rendendosi forse conto di averla terrorizzata Terence aveva addolcito un poco la voce.
“Va bene Betty, scusa se ti ho aggredita, credevo che fossi qualcun'altra. Sappi però che non mi piace avere gente intorno, quindi per le prossime volte ti prego di finire le tue faccende prima del termine delle prove”
“Certo Signor Graham. Sapevo già di dover rispettare l’orario ed infatti pur essendo qui da una settimana non mi ha mai vista. Oggi purtroppo ho avuto un contrattempo che mi ha fatto tardare. Non succederà più, e domani comunque sarà il mio ultimo giorno, come le ho detto tornerà la signora Smith.”
Così dicendo per la prima volta la ragazza aveva alzato lo sguardo per un secondo, mostrando due meravigliosi occhi verdi, e abbandonato in fretta la stanza lasciandolo solo.
‘Dio quanto le somiglia’ aveva pensato lui mentre la guardava andare via, e, nel tempo che aveva trascorso a cambiarsi, si era scoperto a pensare a lei con accesa curiosità!
“Le somiglia si, ma solo fisicamente!” aveva poi concluso quasi a volersi giustificare per quell’inspiegabile interesse. “Quella ragazza sembra così remissiva. Candy non si comporterebbe mai così”
Sapeva che se fosse successa con Candice una cosa del genere, la sua Signorina Tuttelentiggini gliene avrebbe dette quattro, ne era certo!
Un sorriso amaro si era dipinto sul suo volto al pensiero di lei che lo redarguiva, così come tante volte aveva fatto in collegio.
“Ma chi ti credi di essere, Signor Graham dei miei stivali?! Credi che essere un grande attore ti dia il diritto di trattare male il prossimo?! Sei solo il solito sbruffone maleducato!!” aveva detto a voce alta davanti allo specchio scimmiottandola come avrebbe fatto se fosse stata presente. Poi era scoppiato a ridere, ma la sua rimaneva una risata triste.
“Sai una cosa? Hai ragione amore mio! Sono solo uno sbruffone maleducato. Senza di te non sono niente” aveva concluso ancora davanti allo specchio mentre, terminato di vestirsi, accendeva una sigaretta.
Non aveva più pensato a Betty fino al giorno successivo, quando, realizzando che era il suo ultimo giorno e che non avrebbe più avuto modo di vederla, si scoprì a cercarla tra le quinte durante le prove.
Qualcosa di lei lo aveva colpito, probabilmente la somiglianza con Candy ed incredibilmente aveva voglia di rivederla.
Accusando un mal di testa, aveva lasciato il palco con venti minuti di anticipo sperando che non fosse troppo tardi. Quasi correndo aveva raggiunto il camerino fino a che, scorgendola da lontano che lasciava la stanza, aveva rallentato, preso a camminare con passo sicuro a testa bassa e finto di urtarla per caso.
“Signor Graham?! Mi perdoni! Stavo andando via!” cercò subito di scusarsi lei. “Ma... Ma, sono in ritardo?!” farfugliò involontariamente dando un occhiata all'orologio sulla parete.
“No Betty, tranquilla. Sei in perfetto orario! Sono io che sono tornato prima!” l’aveva rassicurata lui portandole una mano sulla spalla.
A quel contatto la ragazza era arrossita visibilmente.
Terence, che ci stava prendendo gusto, aveva portato le mani alle tempie e da grande attore quale era aveva esclamato, entrando nel camerino: “Ho un terribile mal di testa. Hai per caso qualcosa da darmi?” Sperava con quella scusa di trattenerla ancora per un po’.
“No Signor Graham, purtroppo non ho nulla con me, ma se vuole posso recuperare qualcosa nella farmacia qui all'angolo. Ci metto solo qualche minuto.”
“Faresti questo per me?!” le aveva chiesto lui incredulo, pensando nuovamente a quanto questa ragazza le ricordasse Candy; anche lei quando lo aveva creduto necessario era corsa a cercargli delle medicine, anche se lui in quell'occasione si era dimostrato davvero un ingrato andandosene senza aspettarla.
“Certo. Ho finito qui. Sono libera. Ha preferenze?” chiese Betty distogliendolo da quel ricordo
“Cosa?” domandò lui che sovrappensiero stava già dimenticando il suo mal di testa
“Sulla medicina da prendere. Ha preferenze?”
“Ah, no, no! Prendi quello che hanno, qualsiasi cosa!” rispose infine tornando a recitare e accasciandosi platealmente sul sofà.
“Va bene, cerchi di riposare Signor Graham, tornerò subito!” disse lei facendo per uscire.
“Betty? …” la fermò lui sulla porta
“Si, Signor Graham?”
“Non chiamarmi Signor Graham, ti prego, mi fa sentire vecchio! Sarei felice se volessi darmi del tu chiamarmi Terence” le aveva detto con il solito sorriso amaro, il meglio che riuscisse a fare.
“D’accordo Signor Gr… ehm… Terence. Ora vado”
Era già con un piede fuori che lui la fermò di nuovo.
“Betty? … ”
Lei si voltò ancora, cercando di mascherare con un sorriso smagliante gli occhi che guardavano involontariamente al cielo in un’espressione esasperata.
“Si? Terence…”
Lui sorrise nell'accorgersi di quella piccola smorfia e questa volta il suo sorriso, incredibilmente, non aveva ombra di tristezza.
“Grazie!” le disse solamente
“Di nulla” rispose lei, e scappò via prima che lui potesse fermarla di nuovo.
Rimasto solo Terence aveva avuto tempo di realizzare quello che stava accadendo.
Stava indubbiamente flirtando con Betty e questo non andava bene. Non era giusto approfittare di quella ragazza che si era dimostrata così gentile e premurosa.
Sapeva di stare solo giocando con lei, sapeva di non poterle offrire nulla di concreto se non qualche ora di piacere, sapeva che nessuna mai avrebbe potuto prendere il posto di Candy nel suo cuore, eppure non voleva che questa caccia alla volpe che lo stava eccitando come non gli capitava da tempo, finisse così presto. Inoltre gli era sembrato che anche lei stesse flirtando con lui e la cosa non gli era affatto dispiaciuta. Quando l’aveva chiamata l’ultima volta e lei gli aveva risposto con quel “Si Terence...” gli era sembrato di intravedere un filo di malizia nei suoi occhi verdi, o forse, pensò, era quello che aveva voluto vedere e si stava sbagliando.
Tutti i suoi sensi erano in allerta nell'attesa di sentirla tornare, ma senza dubbio avrebbe dovuto tagliare corto.
Si, avrebbe dovuto…
Stava quasi per convincersi a lasciar perdere che lei era tornata, decisamente troppo presto e, con un sorriso, frantumato tutti i buoni propositi che era riuscito a malapena a elaborare.
“Deve prenderne metà. Sono molto forti, ma mi hanno assicurato che il mal di testa passerà in pochi minuti” disse avvicinandosi al carrello e riempiendo un bicchiere d’acqua che porse poi a lui ancora steso sul sofà.
Terence si mise a sedere, prese dalle sue mani la mezza pasticca e il bicchiere e, approfittando del fatto che lei fosse di nuovo voltata, avvolse l’una in un fazzoletto che aveva in mano per gettarla nel cestino nascosto all'angolo del sofà e bevve un sorso d’acqua dal secondo fingendo di ingoiare.
Non gli piaceva prendere medicinali, soprattutto se non ne aveva alcun bisogno!
“Grazie ancora Betty, sei stata molto gentile” le aveva poi detto guardandola dritta negli occhi.
“Oh, Sig … ehm, Terence, non è stato nulla. Avevo finito il turno e potevo farlo. Non mi è costato davvero niente.” Aveva risposto lei abbassando il viso incapace di tenere il contatto visivo che lui cercava.
“Vorrei fare qualcosa per sdebitarmi” incalzò lui.
“Non è necessario. Ti ripeto che non è stato nulla di che, volevo farlo e l’ho fatto con piacere. Diciamo che mi sono fatta perdonare il ritardo di ieri.”
“Non avevi niente da farti perdonare, ed io sono stato troppo precipitoso. Quindi sono ancora in debito.
E quella cosa che mi hai dato era davvero forte perché credo che il mal di testa stia passando. Permettimi solo di offrirti la cena. Dovrai pur mangiare no?! Ed io sono affamato!”
“Io… non credo sia il caso!” aveva risposto lei più per pudore che per vera e propria voglia di rifiutare.
Ogni singolo muscolo le si era contratto, il suo stomaco era ridotto ad uno straccetto strizzato e il cuore stava per schizzarle fuori dal petto.
Avrebbe voluto gridargli ‘altro che cena, io con te verrei anche in capo al mondo ’ ma non poteva, perché la ragione le diceva che doveva rifiutare.
Sapeva che era ufficialmente legato a Susanna Marlowe, la giovane attrice che per amor suo aveva rischiato la vita rimanendo invalida, tutti lo sapevano. Proprio pochi minuti prima infatti, andando in farmacia, si era rimproverata per aver istintivamente ammiccato una o due volte mentre lui le parlava lasciandosi confondere e ammaliare dal suo indiscutibile fascino, pur sapendo che era impegnato e che probabilmente, data la sua innegabile bellezza e certamente favorito dalla popolarità, faceva il cascamorto con tutte quelle che gli capitavano a tiro.
Ma Betty non sapeva quanto la sua convinzione fosse lontana dalla realtà.
Certo, non si poteva negare che c’era stato un tempo in cui Terence si era concesso ben più di una distrazione e sarebbe stato da ingenui credere che fosse ancora illibato, ma questo risaliva a un tempo che sembrava ormai remoto, prima di conoscere Candy.
Una volta, pensandoci, si era accorto di aver avuto all'epoca una netta preferenza per le ragazze more; un qualsiasi psicologo da quattro soldi avrebbe detto, e probabilmente a ragione, che questa sua predilezione era da attribuirsi al rifiuto per il rapporto conflittuale che aveva con la madre, quella madre che tanto lo aveva fatto soffrire e con la quale evitava qualsiasi accostamento.
Ma poi era arrivata lei e tutto aveva preso una nuova piega. Candy aveva cambiato ogni cosa, e quel colore di capelli ora, vitale come il sole, era la tonalità che più amava. Ma era stato il suo carattere a farlo innamorare perdutamente di lei, quel suo modo di trattarlo e di rispondergli a tono.
Lei era stata l’unica a non trattarlo con condiscendenza; anche quella mummia di Suor Gray aveva un occhio di riguardo per l’eccentrico figlio del Duca di Granchester e sopportava le sue insolenze senza troppe lamentele. Ma lei no! Lei gli teneva testa, fregandosene di chi fosse suo padre e insensibile al fatto che un giorno lui stesso avrebbe potuto essere Duca.
Con lei Terence riusciva ad essere sé stesso più di quanto avrebbe voluto confessare, ed anche se gli piaceva credere di essersi innamorato di lei dai tempi dell’incontro sul Mauritania, con il tempo aveva dovuto ammettere a se stesso che invece l’aveva trovata buffa e insopportabile, ed aveva iniziato ad amarla solo in seguito, giorno dopo giorno, apprezzando sempre più ogni più piccola angolazione della sua personalità.
La sua scimmietta era riuscita a capirlo come nessuno aveva mai fatto, ed era stata l’unica a non cadere vittima del suo fascino, era immune al suo sex-appeal, o almeno così credeva all'epoca, e questo particolare la rendeva ancora più interessante. Quando chiunque altra avrebbe smaniato per avere le sue attenzioni, quella vipera di Iriza ad esempio e un’altra ventine di studentesse, lei era stata capace di rifiutarlo e mollargli un ceffone appena aveva provato a baciarla.
Con la comparsa di Candy aveva imparato cosa significasse davvero amare, le brune conquiste erano cessate e le era rimasto fedele nonostante Susanna avesse tentato più volte di avvicinarlo e implorato di lasciarsi amare.
Ma questo gli era impossibile, il disprezzo che provava gli impediva di avvicinarsi a lei.
Come avrebbe mai potuto essere felice con Susanna se ogni volta che la guardava gli tornavano in mente tutti i motivi per i quali non era riuscito a realizzare i suoi desideri?
Come avrebbe mai potuto amarla se nel profondo del suo cuore tutto di lei lo urtava?
Provvedeva al suo mantenimento, soddisfaceva i suoi bisogni materiali, seguiva costantemente i suoi progressi per il reinserimento in società, quella società che l’aveva vista inevitabilmente allontanarsi a seguito dell’incidente, ed era in attesa di ricevere una risposta da Robert per un possibile intervento risolutivo con un suo amico chirurgo, ma questo non significava di certo rispettarla e tanto meno amarla.
In cuor suo la odiava per averlo costretto a infrangere quella promessa di essere felice che si era scambiato con Candice su quelle maledette scale.

E nonostante tutto, proprio cercando di tener fede a quella promessa, ci aveva provato una volta.
Con la disperazione nel cuore e il volto di un condannato a morte aveva accettato, credendo doveroso fare almeno un tentativo.
Senza alcuna emozione aveva provato a lasciarla fare e impassibile si era sdraiato al suo fianco, ma appena lei aveva avvicinato le labbra al suo collo tentando con una mano di sbottonargli la camicia, istintivamente si era ritratto e l’aveva allontanata, poi, senza dire una parola, si era rialzato ed aveva abbandonato la stanza lasciandola li da sola a sbraitare ed inveirgli contro in maniera melodrammatica, che era la cosa che le riusciva meglio.
“Mi dispiace” era riuscito solo a sussurrarle sulla porta, due parole che gli erano costate una fatica immane e che lei non aveva nemmeno sentito, tanto era impegnata a lagnarsi; ma poco importava, in fondo nemmeno lui sapeva se erano davvero rivolte a lei, se le aveva pronunciate a sé stesso o se inconsciamente addirittura a Candy, proprio per non esser riuscito a mantenere quella maledetta promessa.
Aveva appena avuto la conferma che non avrebbe mai e poi mai potuto onorarla e questa consapevolezza lo disgustava.
Umiliato e mortificato, era stato così male che aveva dovuto trovare conforto in mezza bottiglia di whisky. Da allora comunque i rapporti tra lui e Susanna erano peggiorati ulteriormente e non c’erano stati altri tentativi, nonostante lei continuasse a chiedergli di darle una possibilità.
Aveva infranto la promessa si, ma era rimasto fedele al suo unico grande amore, almeno fino a quel giorno.
“Ora sarà meglio che vada, grazie dell’invito.” Aveva detto Betty facendo per andarsene, ma lui l’aveva afferrata per un polso costringendola a voltarsi.
“Ti prego, aspetta…“ le aveva detto solo, e la sua volontà era già naufragata dentro quegli occhi del colore del mare in tempesta.
“Non rifiutare! Una cena veloce e ti riaccompagno a casa, va bene?” aveva chiesto di nuovo.
“Una cena veloce” aveva acconsentito alla fine lei, già sapendo che non sarebbe riuscita a negargli niente altro!
Quella notte, con Betty che dormiva di fianco a lui, per la prima volta aveva sognato Candy e l’aveva sognata così come la desiderava!
Era stato talmente realistico che provare di nuovo, appena ne aveva avuto l’occasione era venuto naturale, così dopo Betty c’era stata Myriam e poi Judy, e così di seguito quasi ogni notte fino a che non aveva avuto più importanza nemmeno conoscerne i nomi, tanto per lui erano tutte Candy e la realtà si era confusa al sogno.
A ripensarci ora, nel silenzio del maniero, dopo averla rivista, dopo averla abbracciata ed aver assaporato il gusto fruttato delle sue labbra, si rendeva conto di quanto fosse stato stupido e di quanto la realtà fosse assai più bella del sogno.
Ma il senso dell’onore a cui lei faceva riferimento, dopo quello che aveva fatto, non esisteva più e Terence, prima di chiudere gli occhi ormai esausto, si chiese se lei avesse dovuto saperlo


*****

Albert era rimasto ospite, in via del tutto eccezionale e, certamente, grazie anche ai suoi trascorsi di ottimo finanziatore dell’istituto, in una delle stanze all'interno del collegio; questo gli permetteva di rimanere quanto più possibile accanto alla sua piccola Candy ogni momento che non era occupato dai suoi impegni e che ella riusciva a ritagliarsi tra i turni di guardia e il tempo che passava vicina a Stear.
Ancora non riuscivano a credere di averlo ritrovato!
Eppure, quando se lo era visto davanti agli occhi, con quella ferita il cui dolore gli impediva persino di rimanere cosciente, dimagrito e indubbiamente con un’espressione più matura di quanto lo ricordasse, non aveva avuto alcun dubbio sul fatto che fosse proprio lui; e quando poi aveva infine riconosciuto la cugina e pronunciato il suo nome, ogni più piccolo sospetto era stato fugato e il suo cuore aveva potuto gioire a pieno in quella che era stata la giornata più bella della sua vita fino a quel momento.
Certo, non c’era stato tempo di pensare granché al come e al perché di quello che stava accadendo e avevano dovuto immediatamente preoccuparsi di curare Alistear e il suo compagno d’avventura prima che fosse troppo tardi. Ci sarebbe stato modo in seguito per le spiegazioni, ora bisognava correre contro il tempo.
L’operazione di pulizia e sutura era stata più lunga e complicata del previsto, in quanto, benché il proiettile non fosse rimasto all’interno dell’arto, il ragazzo aveva perso molto sangue ed era estremamente debole; Candy però aveva giurato a se stessa che non lo avrebbe mai e poi mai lasciato fuggire di nuovo e, con la tenacia che la contraddistingue, aveva lottato con tutte le proprie forze riuscendo, grazie al prezioso aiuto del Dott. Cox, a salvargli la vita e anche la gamba!
Solo due giorni dopo il giovane aveva già riacquistato conoscenza e aveva potuto dare le sue spiegazioni, apprendendo a sua volta l’incredibile rivelazione sull’identità dello zio William.
In alcuni momenti ad Albert sembrava che tutto stava andando per il meglio per lui e per i suoi cari, almeno quando riusciva a sorvolare sul piccolo particolare della guerra che incombeva, sulla scomoda esistenza di un nipote inetto e di una nipote ancor peggiore di lui, ma soprattutto su un fantasma dal nome Terence Granchester che tornava ad occupare prepotentemente i pensieri di Candy con una fiammella di possibilità e speranza.
Spesso si domandava cosa volesse realmente Candy e la risposta che si dava era sempre la stessa.
Voleva Terence, certo! E se non fosse stato legato a Susanna non ci sarebbe mai stato spazio per lui su quel fronte. Ma, se razionalmente sapeva che era così che stavano le cose, in cuor suo non era questo che aveva percepito dai baci e dal corpo di Candy dopo essersi messo a nudo ai suoi occhi!
Dopo quell’esplosione di sentimenti non era più sicuro di essergli stato sempre “indifferente” ed era giunto alla conclusione che forse aveva sbagliato a non dichiararsi prima.
La reazione che aveva ricevuto era stata più rosea di quella che lui stesso avesse mai sperato immaginare; lei gli si era donata con un trasporto che non si aspettava e questo lo aveva un po’ spiazzato e portato, purtroppo, ad un eccesso di ottimismo destinato a scemare nei giorni immediatamente successivi.
Quell'arrendevolezza, quello slancio inaspettato infatti non si era più ripetuto ed Albert aveva avuto l’impressione che lei si fosse quasi pentita di essersi lasciata cosi andare, tant'è che nei due giorni che seguirono nessuno dei due toccò più l’argomento, né tentò la ricerca di alcun contatto fisico.
Albert, che si era preparato da tutta una vita alla pazienza, non avrebbe certo iniziato ora a metterle fretta e, anche se dopo la sua reazione iniziale aveva sperato di non dover attendere chissà quanto, aveva momentaneamente lasciato da parte i propri sentimenti per concedere a Candy il tempo necessario per capire quali fossero i suoi, approfittando del diversivo ottenuto dalla ricomparsa del suo amato nipote.
L’altro nipote in compenso, quello meno amato e per niente amabile, era ancora a Londra disgraziatamente, in quanto, nonostante le sue intenzioni di rispedirlo dritto a casa e le sue conoscenze influenti, non era riuscito a farlo tornare da quelle due dolci arpie che erano la madre e la sorella.
L’ordine che lo teneva a Londra per il momento era irrevocabile e il generale aveva fatto sapere che non aveva tempo da perdere con stupide questioni familiari e non avrebbe cambiato i suoi piani nemmeno per la richiesta del capofamiglia degli Andrew, questo anche in virtù del fatto che il giovane Legan era riuscito, inspiegabilmente, a svolgere i compiti che gli erano stati assegnati in maniera ineccepibile.
Se Albert avesse voluto, avrebbe potuto chiedere ancora più in alto, magari a qualche amico senatore, ma non voleva smuovere troppo le acque; sperava solo di non doverselo trovare più davanti in nessun modo, perché ogni volta che pensava a lui e a quello che aveva tentato nuovamente di fare a Candy, il sangue gli ribolliva nelle vene e provava solo una gran voglia di prenderlo a calci. Per un attimo, quando lo aveva scorto a posare le sue luride mani su Candy, aveva creduto di poterlo uccidere senza pensarci due volte, poi per fortuna, la ragione aveva vinto sull’istinto e si era limitato a dargli una lezione.
Non valeva la pena rovinarsi il futuro per un simile verme in fondo.
Tirando le somme dunque, Albert si accorgeva di aver fatto un passo avanti e tre indietro con Candy, perché lei ora, anche se cercava di non mostrarlo, era più distante di quanto fosse mai stata.


*****


Se Candy avesse dovuto scegliere un aggettivo per descrivere sé stessa sarebbe stato senza dubbio: confusa.
La dichiarazione di Albert, che in quel momento le era sembrata come la cosa più naturale del mondo e l’aveva riempita di gioia, iniziava a renderla inquieta perché la metteva di fronte ad una scelta che non voleva fare.
Sapeva che se avesse deciso di concedere il suo amore ad Albert, il nome di Terence sarebbe dovuto sparire dalla sua mente e dal suo cuore una volta per tutte, perché Bert non meritava un amore mutilato.
Al suo angelo spettava di diritto il meglio, perché lui era il meglio!
Il meglio che fosse mai esistito dai tempi in cui Adamo era stato l’unico uomo sulla terra, il meglio che sarebbe mai potuto esistere fino alla fine dei tempi.
Aveva diritto ad un amore esclusivo il suo Bert, ad una donna che pensasse solo a lui e che riuscisse a venerarlo come meritava, da Dio dell’Olimpo quale era ai suoi occhi.
Ma sarebbe mai potuta essere lei quella donna?
Sapeva che non avrebbe mai e poi mai potuto giocare con i suoi sentimenti e che anche il solo più piccolo dubbio l’avrebbe dovuta far desistere dal concedersi alle sue attenzioni, e allora perché si era lasciata così andare? Perché la sua volontà e il suo corpo sotto le mani di lui erano stati così cedevoli?
Ora più che mai, si domandava se era pronta a lasciarsi Terence alle spalle? E soprattutto se lo era in questo momento che una piccola speranza pareva riaccendersi?
Adorava Albert! Lui era stato ed era ancora tutto il suo mondo; l’amico incondizionato, il confidente silente, il benefattore, la spalla su cui piangere e il cielo in cui volare.
Avrebbe potuto amarlo si, avrebbe potuto, e sarebbe stato semplice … Come era possibile non amare uno come Albert?!
Eppure non era certa di volerci nemmeno provare, perché il suo cuore gridava ancora a gran voce il nome di Terence ad ogni battito, perché al solo pensiero di lui le sue gambe tremavano, perché il ricordo dei suoi baci e delle sue braccia che la stringevano, provocava scosse di brividi lungo tutto il suo corpo e un languore inspiegabile alla bocca dello stomaco.
Ma non erano forse le stesse sensazioni provate nel corrispondere il bacio di Albert?
Si che lo erano, lo ricordava bene quel momento accaduto solo qualche giorno prima e del quale nemmeno lei era riuscita a capacitarsi. Era possibile essere innamorate di due persone, e per giunta così diverse?
E perché nel ricordare quel momento quelle stesse sensazioni non la assalivano di nuovo come avveniva quando pensava a Terence?
Per un attimo pensò che forse, tutto sommato, anche lei poteva classificarsi nella sciocca donna media che rincorre e si strugge per un amore impossibile e rimane cieca di fronte alla felicità che ha a portata di mano.
Ma poteva essere solo questo? Terence era davvero solo il frutto proibito?
Senza dubbio al momento non aveva la mente lucida per pensare, figurarsi per decidere.
E nonostante le dispiacesse immensamente tenere Albert appeso ad un filo, non poteva farne a meno.
Terence non si sarebbe fatto vedere, almeno per le prossime settimane, il Dott. Cox era stato chiaro: l’operazione di Susanna non era prioritaria rispetto ai feriti che continuavano ad arrivare e pertanto avrebbero dovuto attendere.
Sarebbero passati mesi prima di doverlo rivedere, mentre sulla pazienza di Bert non aveva alcun dubbio e nonostante non volesse approfittarne si sarebbe concessa un po’ di tempo per riflettere.
Le emozioni di quei giorni l’avevano sopraffatta e una grande stanchezza si stava impossessando di lei man mano che le ore passavano; aveva davvero bisogno di riposare.
Una cosa però non poteva più essere rimandata, così prima di coricarsi prese carta e penna e iniziò a scrivere.

Londra, 31 Luglio 1917
Carissima Patty,
scusa se ti scrivo solo ora pur essendo arrivata a Londra ormai da settimane, ma sono stata davvero così presa che me ne è mancato il tempo. Spero vorrai perdonare questa mia negligenza.
Ora però non posso più rimandare e devo ammettere che l’ho fatto da fin troppo tempo. Avrei dovuto iniziare a scriverti almeno due giorni fa.
Oh, Patty ti prego di perdonarmi ancora, probabilmente non starai capendo niente con tutte queste mie frasi sconclusionate. Rimedio subito.
Intanto sappi che, a differenza di quelle che non ti ho scritto, sono certa che questa mia lettera ti riempirà di gioia.
La notizia che sto per darti tuttavia, potrebbe farti avere un mancamento, quindi ti prego di sederti, possibilmente su un letto o qualcosa di morbido.
Oh, no, non preoccuparti amica mia, è una notizia buona, te lo assicuro, però ti prego dammi ascolto e va a sederti prima di continuare con la lettura.
Sei pronta? Si?!
Ok, allora posso dirtelo!!!
Il nostro amatissimo Stear è vivo!
Sei rinvenuta?
Si amica mia, non sto scherzando, non potrei mai burlarmi di te su una cosa così seria.
Stear è vivo e te lo ripeto, è vivo! Lo abbiamo ritrovato nel parco della St. Paul School.
Era ferito, ma ora sta meglio. Non posso dirti altro per il momento, avrai maggiori chiarimenti quando verrai qui. Perché verrai vero?
Sarai felice di sapere che la prima persona di cui ha chiesto sei stata tu!
Non dirlo mai ad Archie però, sarebbe in grado di ucciderlo con le sue mani se sapesse una cosa del genere!
Bert spedirà oggi una lettera anche a lui, chiedendogli però di non venire per il momento.
Non è il caso che tutta la famiglia si sposti in Europa adesso che la guerra bussa ogni giorno alla nostra porta.
Oh Patty, mi rendo conto solo ora di quello che ti ho appena chiesto.
Nella gioia, per un attimo, avevo dimenticato della guerra.
Scusami, se deciderai di non venire ti capirò e penso che se Stear sapesse che te l’ho chiesto si arrabbierebbe con me!
Scrivici presto però. Questo puoi farlo senza esitazioni. Sono certa che Alistear impazzirebbe di gioia nel ricevere tue notizie e sono altrettanto certa che appena ne avrà la forza ti scriverà lui stesso!
Ora devo andare. È molto tardi e i miei occhi si stanno chiudendo.
Ti abbraccio con affetto,
Candy.



*****

Chicago, 22 Agosto 1917
Carissima Candy,
tutto quello che vorrei dirti è troppo lungo e complicato per poterlo esprimere in una lettera.
Sappi solo che verrò!!
Alla nonna è quasi preso un infarto quando l’ho informata della partenza, ma non posso farne a meno.
Al momento posso anche prendere una pausa dagli studi, siamo in estate e le lezioni non riprenderanno prima di inizio Ottobre.
Arriverò il 07 Settembre, spero di trovarti al porto.
Nel frattempo porta i miei saluti ad Alistear, non vedo l’ora di riabbracciarvi tutti.
Con immenso affetto,
Patty.

*****

‘Suor Margareth non sarebbe proprio riuscita ad essere severa come Suor Gray, neanche volendo, meglio così. ’ Pensò Candy, mentre si dirigeva ad informare Albert della novità e rivivendo nella mente la conversazione appena avuto con la direttrice.
“Oh, Candy, per quanto io possa essere felice di rivedere la Signorina O’Brien, e il Signore sa che sarei felice di rivedere anche la sua tartaruga, devo ricordarti che questa è una scuola, per giunta per metà concessa momentaneamente al governo, e non un hotel. Abbiamo già fatto un’eccezione per il Signor Andrew e anche volendo al momento non abbiamo una stanza per poterla ospitare. Purtroppo devo chiederti di trovarle un altro posto dove alloggiare.” Aveva esordito la suora appena appreso dell’arrivo di Patty.
“Non deve preoccuparsi Suor Margareth, Patty può stare con me nell’area dove alloggiano le infermiere. Ci sono ancora un paio di letti vuoti. Le prometto che non si accorgerà nemmeno della sua presenza.”
“Non è la sua presenza a preoccuparmi Candy, ti ripeto che sono felice di rivederla, ma…”
“La prego Suor Margareth, è di vitale importanza che Patty possa alloggiare qui. Lasci fare a me non se ne pentirà” la interruppe Candy incrociando le mani in segno di supplica.
“E va bene! Suor Gray non approverebbe ma io mi fiderò di te. Hai dimostrato di essere diventata una donna coscienziosa. La Signorina O’Brien potrà rimanere nell’alloggio infermiere, naturalmente se nessuna delle altre avrà nulla da ridire.”
“Nessuna si lamenterà, glielo assicuro! Grazie Suor Margareth, lei è un angelo. Dovrebbero farla santa!” concluse Candy schioccandole un inaspettato bacio sulla guancia. Prese la porta e uscì sorridendo soddisfatta, mentre la direttrice, che era poco abituata a qualsiasi contatto fisico, portava la propria mano sulla gota che le pareva in fiamme.
Raggiunta la stanza di Albert, ancora entusiasta per il risultato ottenuto, Candy bussò e sovrappensiero entrò senza attendere risposta.
Albert era davanti a lei, più bello di quanto ricordasse; frizionava con un asciugamano i capelli color dell’oro ancora umidi e indossava solo un pantalone nero. Era a piedi nudi.
“B..Bert… perdonami” balbettò Candy arrossendo fino alla punta del più piccolo ricciolo ma incapace di distogliere lo sguardo da quello splendore.
“Candy cosa c’è? Non è mica la prima volta che mi vedi senza camicia! Abbiamo vissuto insieme ricordi?” cercò di sdrammatizzare lui elargendole il più splendente dei sorrisi.
“Era una situazione diversa. Allora io non … Io ... io … Devo andare!” Disse lei portandosi infine le mani davanti agli occhi e girandosi per uscire dalla stanza.
“Candy aspetta” la bloccò lui sulla porta mettendole una mano sulla spalla.
Aveva promesso a se stesso che non l’avrebbe forzata, ma i suoi comportamenti contraddittori rischiavano di farlo impazzire. Aveva bisogno di capire, di dare una risposta agli interrogativi che affollavano i suoi pensieri in quel momento. Scappava per pudore? Scappava perché ora che sapeva del suo amore non voleva incoraggiarlo? Non era mai fuggita in quel modo imbarazzante con lui! Cosa stava succedendo alla sua piccola Candy?
Rimase dietro di lei ed evitandole di doverlo guardare negli occhi tentò di chiederle quello che voleva sapere. Magari di spalle sarebbe stato più facile per lei esprimere quello che provava, magari di spalle avrebbe anche avuto il coraggio di rifiutarlo una volta per tutte.
“Candy cosa c’è che non va? Cosa significava quello che hai detto? Sappi che se pensi che la situazione all’epoca era diversa perché io non provavo niente per te, ti sbagli. Io ti amavo fin da allora. Se vorrai rimanere a parlare e dirmi quello che devi nonostante l’assenza della camicia non mi illuderò nel pensare che lo fai per il piacere di quello che vedi. Penserò come facevo allora che la mia vista non ti inquieta perché per me provi solo un affetto fraterno. Oppure indosserò qualcosa, ma ti prego non te ne andare. Allontanarmi da te in maniera così rapida non mi è possibile. Non cambiamo le nostre abitudini per quello che ti ho detto. Non lo sopporterei. Magari più avanti, quando avrò sentito dalle tue labbra che non provi niente per me, quando capirò che la tua presenza è più deleteria che salutare, allora forse sarò io ad allontanarmi, ma non ancora. Ti prego, non ancora.”
Disse tutto d’un fiato, per paura che se si fosse concesso un respiro non sarebbe riuscito a terminare, e sull’ultima frase non resistette e cercò di abbracciarla.
Intuendo la sua presenza più vicina Candy evitò velocemente quel contatto che troppo le avrebbe ricordato un altro abbraccio, si voltò, prese le sue mani e decise che era giusto dare ad Albert una spiegazione seppur parziale.
“Bert… “cercò di iniziare lei.
“Non devi decide ora Candy, io posso aspettare, ti chiedo solo di non evitarmi! Ma se vuoi tagliare subito, ok, sono pronto!” sospirò lui ormai certo dell’imminente rifiuto.
“Lasciami finire ti prego, ok?” chiese lei guardandolo dritto negli occhi.
“Vedi, tu mi credi più buona e altruista di quella che sono! Hai pensato che fuggissi per preservare te!! Hai un’immagine di me davvero “mariana” mio dolce Bert! Ma non immagini nemmeno quanto sei lontano dalla realtà. Non scappavo affatto perché confidandomi i tuoi sentimenti sono diventata improvvisamente sensibile e riguardosa, ma perché da quel momento ho iniziato a rendermi conto di vederti con occhi diversi. Occhi di donna Albert, e quello che vedo mi piace, mi piace tanto, troppo. Sono scappata perché rimanere così vicina in questa situazione mi provoca sensazioni che non credevo di poter provare per qualcuno che non fosse… si insomma, lo sai! … “prese fiato e continuò “Quando ho cercato di andarmene sostenendo che la situazione era diversa, non mi riferivo a te ma a me e a quello che provo quando sono con te! Quando abitavamo insieme ti vedevo con occhi fraterni è vero, ma ora non più, e questo mi spaventa, e mi confonde! Non ero pronta a questo. Io… devo cercare di capire, perdonami, ma non posso restare altrimenti … altrimenti io …” si interruppe incerta se proseguire
“Tu cosa Candy? Tu cosa?” la incoraggiò Albert avvicinandosi pericolosamente a lei costringendola ad appoggiare la schiena alla porta
“Io… questo!!!” esplose infine avvicinandosi ancora di più, e, sollevandosi sulla punta dei piedi, poggiò le sue labbra a quelle di lui.
Albert accolse la sua bocca morbida stringendole più intensamente le mani ancora intrecciate alle proprie fino a che entrambi non le sciolsero per dar vita ad una danza di carezze.
Candy poggiava le sue intorno ai bicipiti definiti di lui mentre Albert ne infilò una tra i ricci di lei e fece passare l’altra dal collo, per la spalla fino al centro della schiena, provocandole un brivido.
Ma, così improvvisamente come aveva cercato quel contatto, fu proprio lei altrettanto improvvisamente ad allontanarsi.
“Non avrei dovuto Bert, perdonami!” cercò di giustificarsi mortificata
“Stai scherzando vero?” chiese lui ancora più confuso di prima
“Ero solo venuta a dirti dell’arrivo di Patty. Io, io non volevo… non dovevo… non fino a che non saprò con certezza cosa voglio. Chi voglio! E’ meglio che me ne vada!”
E nel dire questo prese la porta e scappò via di corsa per evitare che tentasse di fermarla di nuovo, così rapidamente che lui non riuscì nemmeno a rendersene conto.

*****


Patricia, dopo aver affrontato un viaggio relativamente tranquillo considerando il momento storico che stavano vivendo, sbarcò a Londra, e non la riconobbe.
I bombardamenti dei Zeppelin e l’esplosione della fabbrica della Imperial Chemical Industries avvenuta a Silvertown, aveva spaventato la popolazione a tal punto che la gente evitava di lasciare la propria casa quando non era strettamente necessario. La città era praticamente deserta.
Una volta giunti in porto Patty si rese conto che ormai era difficile persino trovare una carrozza o taxi disposti ad affrontare il rischio di morire per la misera ricompensa di qualche corsa.
Fortunatamente non ne aveva bisogno perché Candy e Albert erano lì ad aspettarla per condurla a fare i conti con il suo passato.
Ricevere la lettera di Candy che rivelava la notizia di Stear l’aveva sconvolta.
Non aveva avuto mancamenti ma ci era andata vicina, la nonna si era molto preoccupata nel vederla all’improvviso pallida come un lenzuolo quando solo un momento prima le sue gote erano rosee. Amorevolmente le aveva fatto preparare una tisana e l’aveva aiutata a berla fino a che lei non era stata abbastanza calma da raccontare cosa era successo da sconvolgerla a tal punto. In meno di un attimo Patty aveva deciso che sarebbe andata e con molto tatto mise al corrente la nonna dell’inaspettata rivelazione e della conseguente decisione di partire appena possibile.
“No, no, e poi no!” Era stata l’immediata risposta dell’arzilla vecchietta. “Ti vieto categoricamente di andare Patricia! E’ troppo pericoloso! C’è la guerra!” Aveva urlato come se le stesse comunicando qualcosa che lei ignorava.
“Andrà tutto bene nonna! Non vado mica in guerra io! Le operazioni belliche sono in altri Paesi dell’Europa, in Inghilterra non c’è un gran rischio!”
“Grande o piccolo il rischio c’è! Ci sono stati i bombardamenti! No mia cara, non andrai. Sono felice che il tuo amico non sia morto e capisco la tua impazienza di rivederlo, ma questa è la mia ultima parola!”
Patty sospirò al pensiero delle frasi che stava per pronunciare. Non voleva dare un dispiacere alla nonna, ma lei non le lasciava altra scelta.
“Nonna, non costringermi a disubbidirti, ti prego. Io andrò con o senza il tuo permesso, scapperò se necessario, quindi, te lo chiedo per favore, acconsenti alla mia partenza senza ostacolarmi! Sono una donna ora, e lo sono soprattutto grazie a te. Saprò badare a me stessa, starò molto attenta e non mi muoverò mai dalla St Paul School se non per ritornare a casa. Non temere non succederà niente!”
Nonna Martha si domandò dove fosse finita quella timida ragazza dagli occhi nascosti dietro un vetro che era sempre stata sua nipote e chi fosse questa nuova donna che le parlava con tono sicuro di se! Era sempre la sua Patricia senza dubbio, solo che nel frattempo era cresciuta e lei non se ne era accorta fino a quel momento, e non era nemmeno tanto sicura che fosse per merito suo come aveva appena tentato di farle credere la nipote. La ragione andava forse ricercata proprio in quel lutto che l’aveva colpita facendola tanto soffrire e che ora si rivelava falso!
“Va bene! Ti aiuterò a partire se è questo quello che vuoi, ma cosa dirai a James? Non credo proprio che lui sarà d’accordo.”
“James? Cosa c’entra James adesso?!”
“Quel ragazzo ti ama Patricia! Non ti lascerà partire!”
“Questo è un mio problema nonna e poi non dire queste cose! Non c’è niente tra me e James!” rispose mestamente Patty arrossendo al pensiero del giovane studente di medicina che aveva conosciuto al corso di letteratura e che le era stato tanto vicino da diventare caro al suo cuore.
Alle parole della nonna, per un attimo, era tornando ad essere la timida ragazza di un tempo, ma subito si era ricomposta fingendo indifferenza.
Ora però, tra la nebbia di Southampton poteva ammettere a se stessa che parlare con James non era stato facile, confermare la veridicità delle parole della nonna riguardo all'amore che le aveva dichiarato ormai da tempo e al quale non si era concessa non perché lui non le piacesse ma perché farlo le era sembrato come tradire la memoria di Alistear. Ora, che non c’era più alcuna memoria da onorare, era giunta a Londra con il solo scopo di fare chiarezza nel suo cuore! Vedere Stear era l’unico modo per sapere se provava ancora qualcosa per lui o se quello che provava per James lo aveva del tutto soppiantato.
Una cosa era certa, in quel preciso istante, mentre percorreva i pochi metri che separavano la nave dalla terra ferma, mentre l’aria salmastra del porto le si appiccicava alla faccia, nonostante il volto di Candy le sorrideva dabbasso e si sbracciava per salutarla, James le mancava terribilmente.


Edited by lady oscar - 7/3/2016, 09:11
view post Posted: 2/3/2016, 11:29     +2ROUND ROBIN IN ATTESA DI TITOLO! - FAN fiction
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Scusate il ritardo!!!! Sono in un vortice che mi risucchia tempo ed energie ed ogni volta che provo anche solo a pensare di venire a commentare i capitoli mi ritrovo immancabilmente a fare altro. Ma oggi ho preso il toro per le corna ed eccomi qui.
Andando in ordine :
per prima cosa devo dire a Candy75 che il suo capitolo è bellissimo, il rientro in scena di Stear è stata la ciliegina sulla torta ed un ottimo spunto per il proseguimento della storia, ma anche il fatto di inserire i più acerrimi nemici di Candy mi è sembrata una bellissima idea.
Infondo una storia senza Neal e quell'arpia cercamarito di sua sorella sarebbe stata di gran lunga più noiosa. Anche l'incontro con Richard secondo me è stata una scelta azzeccata, un'ottima occasione per redimerlo dai suoi peccati. Bravissima Candyna. Non hai sfigurato nemmeno un po' nonostante tu fossi dop Cerchi. Il che mi fa pensare che forse la sopravvalutiamo sta ragazza! :risata: :risata: :risata: :risata: :risata:
Ad Italiuccia voglio dire che: Come mi ispira lei nessun altra mai...
Per gli intrecci amorosi non la batte nessuno, e se avete letto OMNIA sapete di che parlo ( cercherò mio malgrado di essere alla sua altezza )
Mi è piaciuto particolarmente il sogno di Candy dove Stear le dice "Ti avevo consegnato la felicità, ma tu non hai saputo custodirla”. Molto enigmatica...
Bravissima anche tu Italia, sei una garanzia!
Ed ecomi infine alla mia dolce Piryna!
Il suo capitolo è commovente dalla prima all'ultima parola. Mi piace tutto di ciò che ha scritto. Nonostante il mio cuore terenziano sanguini nel leggere di Candy che allontana il suo Duca, nonostante la mia voglia di urlare : "BRUTTA IDIOTA CHE NON SEI ALTRO, MA CHE TI FREGA DELL'ONORE, PRENDILO SOTTOBRACCIO E SCAPPATE DA QUALCHE PARTE DOVE NON VI CONOSCE NESSUNO A RIFARVI UNA VITA E COPULARE COME RICCI " ( che tanto di boschi Piry è esperta :risata: :risata:), insomma nonostante io ami Terence alla follia, non ve la prendete, ma a me il suo Albert piace! E mi piace molto.
Piry secondo me ha il dono di far avvicinare ad Albert anche le persone più insospettabili. Sono certa che conquisterà molte di voi anche se sono pronta a scommettere che poche lo ammetteranno.
E questo perché riesce a mostrarcelo con altri occhi, quelli con cui lo vede il suo cuore. Bello, gentile e dolce, ma anche fermo e implacabile di fronte alle ingiustizie. Un uomo d'oro, in tutti i sensi :sorrisone:
E non fatevi ingannare dalle bellissime descrizioni fatte di lui in questo RR anche dalle altre amiche-sorelle prima del suo capitolo, perché se ora sono cosi belle gran parte del merito è di Pirycandy che nonostante le nostre riluttanze ci ha iniziate a questa "riscoperta" dell'Albert uomo e non solo zio, padre adottivo, amico e principe della collina!!!
Credo che sarà davvero difficile per Candy fare una scelta che sia definitiva e senza rimpianti. Anzi diciamo che ne sono quasi certa :sorrisone:
Infine voglio solo aggiungere che la storia di Hannah ed Ephrem mi ha fatto venire i brividi.
Devo farti i complimenti perché so quanto tieni a quelle poche righe su di loro che, ti assicuro, sono scritte divinamente ed arrivano dritte al cuore.
Grazie dolce amica mia per il tuo impagabile contributo.

Oh mamma... sabato prossimo tocca a me... devo procurarmi uno scudo per i pomodori che mi tirerete. :risata: :risata: :risata: :risata: :risata:
view post Posted: 12/2/2016, 13:59     +4ROUND ROBIN IN ATTESA DI TITOLO! - FAN fiction
Era un mattino caldo e soleggiato ( almeno mi sembra ) il giorno in cui il mio telefono iniziò a squillare con la scritta "Cerchi" sul display.
Come ogni volta che accade, anche allora alzai gli occhi al cielo pensando " e mo che vole sta scassam..."
Combattendo ogni reticenza, sempre perché sono troppo buona, anche quella volta risposi.
La scassa di cui sopra iniziò a parlare a manetta di una storia da portare avanti insieme ad altre scassam... come lei, di finali doppi, di intrecci amorosi e di sto benedetto Round Robin, termine che, perdonate l'ignoranza, non avevo mai sentito...Credevo essere l'amico di Round Batman. :risata::risata::risata:
Accettai, sempre perché sono troppo buona e non mi andava di rifilarle un due di picche....
Ed è così che è nato questo capolavoro!
:risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata:
Ok, ok, ok, sto mentendo!!!
La verità è che mi sono emozionata a leggere l'introduzione di Cerchi e non trovo le parole adatte ad esprimere quello che vorrei.
Ricominciamo.
Era un mattino caldo e soleggiato, e fin qui direi che combacia.
Ero in autobus ed effettivamente squillò il mio telefono con la scritta Cerchi.
Senza alzare gli occhi al cielo, ma anzi, estremamente felice si sentire un'AMICA, risposi.
Lei iniziò effettivamente a parlare a manetta di tutto quello che ho detto, ed io, che davvero non conoscevo il termine Round Robin feci probabilmente anche la squallida battuta sul Round Batman, ma, quando compresi sul serio di cosa mi stava parlando, quando capii che mi voleva a bordo della sua nave come marinaio, accettai e lo feci con immenso piacere.
Mi sentii onorata di entrare a far parte di questo bellissimo progetto, avrei fatto anche il mozzo, pulito il ponte le cabine e i bagni se me lo avesse chiesto, ma lei mi voleva marinaio, come le altre.
In tempi record lessi tutto quanto era già stato scritto e scrissi di getto il mio capitolo.
Ed ora che questo sogno visionario di Cerchi sta trovando spazio qui sul forum, ora che tutte le parole, i pensieri e le fantasie di questo gruppo folle composto da me e le mie amiche-sorelle stanno per essere davvero messe nero su bianco, io mi sento ancora più onorata e felice di far parte di questa famiglia d'elezione.
Quindi il mio primo ringraziamento va a voi ragazze, Candy75, Cerchi di Fuoco, Italia74, Piccoletta 76, Piricandy, Poing Poing e Sciara per esserci, sempre.
Non potrei più immaginare la mia vita senza di voi.
Il secondo va a tutte coloro che avranno voglia e pazienza di leggerci. Spero saranno in tante e spero si divertiranno nel leggerlo come noi ci siamo divertite e ci stiamo tuttora divertendo nel portarlo avanti.

ora che ho fatto la mia porca figura con questa premessa passiamo ai fatti.

Che dire del primo capito... parla da solo! È MERAVIGLIOSO
Che Cerchi scriva benissimo è risaputo, che sappia amalgamare in modo impeccabile luoghi storie e situazioni intrecciando la realtà con la fantasia, pure!
Io l'ho amato dalla prima all'ultima lettera.
Menomale che il mio capitolo dista un bel po' dal suo, senno si sarebbe notata troppo la differenza :sorrisone:
Non che le altre siano da meno, intendiamoci!!
Qui in mezzo la più zappa sono io quindi tranquille, a parte i miei capitoli, il resto sarà un capolavoro!
Per ora : BRAVA CERCHIUZZA!!!!
view post Posted: 25/1/2016, 14:41     One Shot di Poingpoing - Riempi la pagina bianca
Da:
[email protected]
A:
[email protected]

Carissimo Terence, quanto tempo!!!!
Ovvio che mi ricordo di te, e anche di Candy, almeno credo!
Cioè, voglio dire: Candy era la biondina con l'acconciatura assurda e il gioco "unisci i puntini" al posto del viso, giusto?
Scusa se ti chiedo conferma, ma già all'epoca facevamo un uso smoderato di alcolici ed oppiacei e,tra risse e giochini vari, non è che abbia ricordi tanto nitidi di quei tempi.
Intanto devo informarti che la mia dolcissima e adoratissima zia è da poco venuta a mancare.
Stavano facendo dei lavori di ristrutturazione al collegio e scava che ti riscava gli operai hanno trovato la mia stanza segreta sotto le celle di punizione. Non immagini lo scandalo. Mi hanno raccontato che quando l'ha vista mia zia è, dapprima svenuta e poi,quando ha riconosciuto le mie inconfondibili iniziali su tutti gli attrezzi e praticamente in ogni angolo, morta sul colpo . Pare abbia esalato l'ultimo respiro farfugliando il mio nome. Povera donna, quanti guai che le ho procurato. Come quella volta che l'ho convinta a fare la ceretta, ma dato che non ero ancora pratico le ho lasciato la cera troppo a lungo sulla faccia e le è venuta tutta quell'irritazione che quasi quasi i baffi le stavano meglio! Mamma che risate.
Ma scusami, torniamo a noi.
Se la memoria non mi inganna e Candy è proprio quella che ricordo, non posso che farti i miei complimenti caro il mio Duca! Era davvero un bel tipetto, con colline e pianure al punto giusto e soprattutto con un caratterino niente male. Devo ammettere che, a quei tempi, la sua ritrosia sommata a quei due codini che sembravano urlare tirami,tirami! ,era davvero stuzzicante, peccato che all'epoca tu fossi già cotto e stracotto altrimenti ci avrei pensato io a darle una svegliata. Ma sai che per me le donne degli amici non si toccano, per cui non mi pento di non averci mai provato con lei. Quello che invece non riesco a perdonarmi è di non aver usato il mio gatto a nove code su quella sua amichetta mora che piagnucolava di continuo, lei si che era da addomesticare. Era così insopportabile che glielo avrei dato volentieri io un motivo per frignare. Ma sto divagando di nuovo, scusami.
Nella tua mail mi chiedi aiuto per gestire questa singolare proposta della bella Candy. Che dirti amico caro? E' vero io sono quel che sono, ormai lo sanno tutti che ho gusti particolari in fatto di relazioni, e posso instradarti sul come, il dove, il quando e tutto quello che vuoi, ma ( si purtroppo c'è un ma ) a me queste cose piace farle in due. Non mi fraintendere, ogni tanto un incontro un po' più popoloso posso anche gradirlo, purché sia sempre io a condurre il gioco, ma da qui a condividere costantemente la mia donna ce ne passa. Sono all'antica io, che posso farci?
Comunque, carissimo amico mio, qualora tu decidessi di accettare e trasferirti da Candy e suo marito, anche se è contro i miei principi, non mi sognerei mai di negarti un aiuto, pertanto, in caso, non esitare a venire a trovarmi nel nuovo appartamento dove ho appena fatto installare nella camera rossa delle nuovissime attrezzature super tecnologiche che, come diresti tu, Terminator mi spiccia casa. Ana ne è entusiasta!
Conto di farti cambiare presto il nick da ilmioocchioblulecastigatutte a lecastigotuttepureadocchichiusi!

Un abbraccio
Tuo affezionatissimo
Christian G.
view post Posted: 22/1/2016, 08:03     One Shot di Poingpoing - Riempi la pagina bianca
CITAZIONE (AlexandraT @ 22/1/2016, 00:25) 
Risposta di Suor Maria a Annie

Adorata Annie...
Un posto qui alla casa di Pony per te c'é sempre, peró ci devi dare un indizio di chi tu sia, sai con tutti i bambini che sono passati dalla casa di Pony. Non sei per caso la brunetta che faceva tutte le moine a Candy e poi le ha piantato i coltelli nella schiena alla prima occasione? ....
Suor Maria

Meravigliosa!!!!!
:risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata:
view post Posted: 20/1/2016, 00:10     One Shot di Poingpoing - Riempi la pagina bianca
Ho trovato due minuti e modificato un pochino qua e la!! Non molto a dire il vero, ma ho cambiato o eliminato un paio di parole. Resta il fatto che Cerchiolina può censurarmi, tagliarmi, cucirmi, stirarmi, piegarmi e ripormi nel suo armadio quando vuole! :sorrisone:
:risata::risata::risata:
view post Posted: 19/1/2016, 20:31     One Shot di Poingpoing - Riempi la pagina bianca
Ragazze ho letto solo ora ma purtroppo al momento non ho modo di modificare. Comunque do massima licenza a Cerchi se lo ritiene necessario, di cambiare, tagliare e ricucire come meglio crede!
:giusy:

Edited by lady oscar - 19/1/2016, 23:39
view post Posted: 19/1/2016, 11:17     +1One Shot di Poingpoing - Riempi la pagina bianca
:risata::risata::risata::risata::risata: :risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata::risata:
Dio ragazze mi fate morire! Che io e Cerchi fossimo sceme lo sapevo bene, ma che Italia e Piccoletta si aggiungessero ai pazienti del manicomio mi sorprende in maniera più che positiva! Vi amo ragazze lo sapete! Siete geniali!
Grazie Poingpoing per averci dato il la per questo delirio!
:giusy::giusy::giusy:
view post Posted: 19/1/2016, 09:38     +2One Shot di Poingpoing - Riempi la pagina bianca
Caro Terry,
Scusa se te lo dico, ma da che mondo è mondo è risaputo che quando una donna dice no vuol dire si, ma non mi sorprende che un musone introverso come te, senza alcuna esperienza di donne, a parte quei due bacetti che ci siamo scambiati anni fa, non lo sappia! D'altronde, anche io avrei dovuto saperlo che non avresti capito. Anche quando hai provato a baciarmi la prima volta e ti ho schiaffeggiato, mi aspettavo che reagissi urlando parole d'amore, provassi di nuovo a baciarmi e magari anche qualcosa di più, invece tu che hai fatto? Niente! Niente! Proprio come sulle scale. Hanno ragione quando dicono che la nostra separazione è stata colpa tua! Io ti ho detto che era meglio lasciar perdere è vero, ma non mi aspettavo che tu mi prendessi così sul serio, anzi forse inconsciamente volevo vedere fino a che punto saresti arrivato, quale sarebbe stata la tua scelta.. e tu hai scelto lei!
In merito alla mia proposta "alternativa" mi sembra piuttosto ovvio che non potevo fartela all'epoca dato che la mia esperienza amorosa si limitava ai due suddetti bacetti e un quasi stupro di Neal! Figurarsi se potevo avere la minima idea di quali idilliaci paradisi potessero aprire le porte della camera da letto ( ma anche quelle del salone, della cucina e del bagno!)
Ora però, Albert mi ha fatto conoscere cose che non immaginavo neppure esistessero, mi ha insegnato l'arte amatoria e credo che non avrei potuto chiedere un maestro migliore di lui, infondo il mio caro Zio di esperienze ne ha avute da vendere, immagina quante donne si è sba... Volevo dire, immagina in quante donne si è imbattuto in tutti i suoi viaggi! E poi sinceramente il pensiero di un triangolo con la paraplegica anche a pensarlo ora mi fa un po' senso. Come avremmo fatto con quella gamba mancante? Oddio, ammetto che in certe posizioni che Albert mi ha insegnato,avere una gamba di meno potrebbe risultare comodo, ma sinceramente il senso di schifo mi rimane! E aggiungi che non mi ci vedevo proprio a farle la minestrina! Faccio l'infermiera io, mica la badante! Detto questo, credo che provvederò come te a mandare una lamentela alle poste perché questa situazione deve finire! Sembra di essere in Italia! Albert mi ha raccontato storie incredibili sul servizio postale italiano: lettere mai partite, altre arrivate con anni di ritardo, pacchi aperti col contenuto mancante... Ma io dico : che cosa me la cosegni a fare una scatola vuota??? Tienitela no!
Spero proprio che non arriveremo anche noi a questo punto altrimenti la collezione di lettere che ho in mente di fare di qui a trent'anni sarà ben misera!
Spero davvero che accetterai la nostra proposta perché, anche se magari ora non ti sembra, io ti amo tanto davvero! E poi non vedo l'ora di confermare la mia ipotesi su di te... Sai durante quei due bacetti mi sembrò di intravedere un "qualcosa" niente male tra di noi... Spero solo non fosse l'armonica!
Sempre tua ( e di Albert )
Candy!

Ps: non ricordo se l'altra volta te l'ho scritto, ma oltre ad alternare i giorni potremmo provare anche tutti e tre insieme, che ne pensi? Albert ne è entusiasta! Sai che ha sempre avuto un debole per te! Specie dopo che gli ho detto dell' armonica! E scommetto che se lo chiedo anche alla mia amica Pollyanna la situazione potrebbe diventare interessante! Anzi sai cosa? Se prometti di non innamorartene anche tu, potrei chiedere alla mia amica Georgie di unirsi a noi e dare una festa in stile Eyes Wide Shut, sai lei ha due fratellastri niente male con i quali vorrei sperimentare un paio di cose!


Edited by lady oscar - 19/1/2016, 23:57
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