Candy Candy

L'altalena dei ricordi, io mi butto...speriamo sia morbido!

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signorina andrew
view post Posted on 31/7/2008, 22:08     +1   -1




CITAZIONE (zucchero filato @ 6/6/2008, 10:00)
Perchè non la riscrivi e la posti? Se l'idea è buona (e lo sembra) vale la pena di prendere carta e penna... :pc: :cucciolo:

CITAZIONE (sciara @ 03:06, 18/6/2008)
Sì, dai, una botta di coraggio: la riprendi, la sistemi e la posti!!!

Eccomi!
Bhè, non sono sicura di quello che sto facendo, io però la posto, o la va o la spacca! :odyssea:
Vado un pò controcorrente: invece di scrivere una fanfiction che parla del futuro di Candy, ne scrivo una del suo passato.
Ma non proprio il suo passato...ma quello di sua madre, o quella che per me è.
Ahh, a proposito, se vi interessa vedere la faccia dela mamma di Candy , andate qua Se non sbaglio dovrebbe esserci.
Comunque, tornando alla fiction, all'inizio ho avuto problemi con il titolo, non sapevo come intitolarlo, pensavo di chiamarlo "Candy, le origini del bene" o "memorie di Meredith Ann Brown"(così si chiama la madre di Candy...per me!)
Ancora non l'ho finito, ma sono al 12° capitolo.
La storia parla di Mary e di sua sorella Amy, che dopo la morte del padre partono con il fratello e la madre a Lakewood...e da qui partiranno altre cose che saprete dopo...(piccolo resoconto per sapere cosa vi aspetta)
Comunque, ecco il primo capitolo(aiuto! lo sto facendo veramente? :imbarazzo: )
1°Capitolo

Era una fredda giornata dove il sole si era dimenticato di portare luce.
Anche Mary era triste,e nonostante lei fosse un tipo sempre allegro, cosa che la differenziava da tutte, quel giorno non sapeva più che cosa fosse la felicità.
Perché?
Perché suo padre era morto?
E perché sua madre doveva rovinargli la vita?
Perché doveva andare via dalla casa dove aveva vissuto?
La signora Brown, sua madre, le aveva detto che, per dimenticare suo padre dovevano andarsene da quella casa così piena di ricordi.
Ma a Mary piacevano quei ricordi.
Le piaceva ricordare le passeggiate sulle spalle del padre, i pic-nic, le risate e tutto.
Perché doveva dimenticare l'uomo che le aveva voluto così bene?
Cosa c'è di male nei ricordi?
Ma sua madre era irremovibile.
Suo fratello maggiore, Michael non aveva detto niente contro la decisione della madre.
La sua sorellina Amy, aveva provato a fare cambiare idea alla madre, ma senza vittoria.
Ormai era ufficiale: quello era il suo ultimo giorno in quella casa.
Mary guardò bene attorno a sè per ricordare ogni minimo particolare di quella amatissima casa.
Dopo un pò sgattaiolò in camera sua e prese un vecchio album di foto di famiglia.
Suo padre...era così bello in quelle foto...così tenero...così allegro...e così lontano.
Una calda lacrima da troppo tempo soppressa iniziò a scendere fastidiosissima.
Lei odiava piangere, non era nel suo DNAe suo padre non l'avrebbe voluto.
Neanche a lei piaceva, ma era impossibile frenarle.
Mary si chiuse in camera e pianse in silenzio sperando che nessuno la potesse sentire.
Neanche Amy era di un umore migliore.
Amy soffiò leggermente sul thè caldo.
Quanto era fredda quella casa senza suo padre.
Amy sentì che gli occhi le iniziarono pizzicare: stava per piangere.
Quanto odiava Mary, che, se non sbagliava, non aveva mai visto piangere.
Lei si che era forte!
Sempre sorridente, come se niente potesse renderla triste.
Amy era soffocata dai singhiozzi, quando sentì una mano posarsi nella sua schiena.
Non osoò voltarsi, tanto sapeva che era Mary.
Non voleva farsi vedere in quello stato.
Ma Mary le si piazzò davanti e con le dita le alzò il mentoe le chiese affetuosamente: <<che cosa sono queste lacrime? >>con un sorriso un pò sforzato, ma le lacrime facevano vedere immagini sfuocate ad Amy, e non lo notò.
<<secondo te? Io non voglio lasciare papà da solo! >>
Infatti, il signor Brown, era stato sepolto a Chicago, vicino a un prato pieno di fiori.
<<ma papà non sarà solo, e noi non lo stiamo lasciando>>
Mary indicò con la mano il petto, dove si trovava il cuore.
<< lui è qui, e lo porteremo sempre con noi. >>
<< Ma io ho paura!Qui ci sono posti pieni di ricordi, e non mi basta tenerli nel cuore! >>
<<anche a Lakewood lì potrai avere posti e colline con nuovi ricordi. >>
<< e se non volessi nuovi ricordi? >>
<< Amy, non puoi chiuderti in te stessa, perchè papà è morto.
Devi, dobbiamo continuare a vivere.
Forse non sarà un male trasferirsi lì >>le disse Mary lasciando di stucco la sorella.
Prima era così decisa a rimanere, e ora andava dalla parte di sua madre?
<< cosa ti ha fatto cambiare idea? >>chiese curiosa Amy.
<< non so, è da un pò che ci penso: conoscere nuove persone ci potrà fare bene, e poi papà non avrebbe voluto che noi vivessimo di soli ricordi.
<< ti ricordi cosa ci dicevano sempre?: le vie del signore sono infinite.
Non sai cosa ci sarà a Lakewood, potrebbe piacerti. >>
Era da molto poco che c pensava, da quando si era rifugiata nella stanza a piangere pregando a Dio.
<<amy, Mary, siete pronte? tra poche ore partiamo! >>
Nella stanza entrò una donna dagli occhi verdi e spenti da alcuni giorni, e i capelli scuro lisci come la seta erano raccolti in un elegante chignon.
<< no madre, ma 15 ore non mi sembrano poche. >>si azzardò a dire Mary.
<< Mi sembra opportuno prepararmi, ti spiace, cara? >>chiese la madre non cambiando espressione.
<< no madre, sono io che sono la solita ritardataria! >>si scusò Mary con un buffo sorriso.
<< fa nulla Mary. io e vostro fratello vi stiamo aspettando in carrozza >>
<< di già? Non partiamo domani? >> continuò a domandare Mary.
Amy non aveva voglia di parlare di sentir parlare del viaggio, nè, tantomeno, di parlarne.
<< si,ma saluteremodelle persone prima,e oggi dormiremo fuori. >>
<<fuori?! No! non possiamo! Non ora! >>Amy iniziò a urlare, cosa che non era mai capitata.ù
<< Amy, calmati cara,stasera dormiamo da tua ziaAttendeda molto una tua vistia,e ora che Marc non c'è.ha ancora più bisogno di noi >>le spiegò la signora Brown riferendosi alla sorella del sig.Brown, marc.
<< perchè non rimaniamocon la zia? se ha bisogno di noi? >>
disse tremanda dai singhiozzi e dalla rabbia, Amy.
<<non rimarrà qua, anche lei partirà.
Ma ora calmati Amy!Hai gli occhi gonfi, non vorrai farti vedere così, spero >>le domandò dolcemente la madre cullandola tra le braccia.
Mary, per un mezzo secondo provò una leggera invidia.
Ma poi sorrise al suo precedente sentimento.
Dopo aver preparato tutto, la signora Brown e le figli salirono sulla carrozza, ed Amy si addormentò tra le braccia della madre.
Mary la guardò con tenerezza : anche se Amy era creciuta fisicamente era ancora una bambina.
Guardò dalla finestra.
Anche lei era una bambina.
No, lei non era una bambina, lei aveva 16 anni e mezzo, mentre sua sorella ne aveva solo 14, e aveva bisogno di lei.

Edited by signorina andrew - 1/8/2008, 09:55
 
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view post Posted on 1/8/2008, 11:04     +1   -1

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in diretta da bergamo Candice e E.Bmbina comentano:
E:BAMBINA: ma non che Anthony (BROWN) è cugino di Candy?????
CANDICE:nooooooooooo i miei sogni dinfanzia infranti così????non te lo perdono!!!!
comunque bell'inizio!!!! continua continua continua!!!! baci!!!!!!
_Candice_ & Eternabambina
 
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view post Posted on 5/8/2008, 14:30     +1   -1
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Bene, bene, finalmente hai deciso di postare la tua storia...il retroscena della nascita di Candy, direi...
Sono proprio curiosa di vedere cosa accadrà...^_^
 
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signorina andrew
view post Posted on 6/8/2008, 06:33     +1   -1




Ahah, tranquille, Antony non verrà nella fiction, ma ci sono alcuni personaggi del manga, ma non sono molti.
Grazie zucchero, spero di non deluderti, dal 3° capitolo ci sarà una bella sorpresa
SPOILER (click to view)
zitta mimì non anticipare! Vabbè, tanto lo so che non riesco a stare zitta :sorrisone:

Ecco il 2° Capitolo

Avevano trascorso una lunga serata dalla zia.
La donna non faceva che ripetere come Amy, Mary e Michael somigliassero a loro padre.
All'alba partirono per andare alla stazione, un facchino prese le valigie e salirono sul treno.
Mike era a braccia conserte e guardava il finestrino con aria assente.
Mary si chiese quanto soffrisse, era molto silenzioso da quando il padre era morto, non che prima fosse molto loquace, ma ora lo era ancora di più.
Amy dormiva profondamente sotto una calda coperta, mentre la signora Brown lavorava ai ferri.
"Anche mamma sta soffrendo, vorrei poter essere utile"pensò Mary.
Mary abbandonò lo sguardo nel finestrino.
Il cielo era rosa e il sole era un pò indeciso se salire o no.
Gli occhi castani di Mary guardavano spaventati l'orizzonte: che cosa avrebbe trovato là?
Mary scostò dal viso una ciocca ribelle di capelli biondi portandola dietro l'orecchio.
Una volta arrivati tutti e 4 andarono a recuperare il sonno perduto.
Forse dopo avrebbe visitato Lakewood.
Mary si addormentò sperando di svegliarsi a casa sua.
Ma appena si svegliò sveglia dovette accettare la verità.
Verso le 5 del pomeriggio, Mary chiese alla sorella se voleva visitare Lakewood con lei.
Amy la guardò un pò e poi le rispose negativamente.
<< Andiamo Amy! Non puoi lasciarmi sola >> disse Mary con uno sguardo a cui nessuno avrebbe potuto resistere.
<< va bene, ma stiamoci poco. >>
Le 2 sorelle fecero un giro per Lakewood,e girarono diversi negozi, soprattutto in una biblioteca.
Poi Mary si ricordò di avere dimenticato una cosa in un negozio, mentre lei sarebbe andata a prendere a comprare le ultime cose.
Si era fatto tardi e dovevano sbrigarsi.
Appena finì, Mary aspettò la sorella nella piazza.
Dopo che trascorsero alcuni minuti, Mary iniziò ad allarmarsi, non vedendo Amy arrivare.
Chiese a chiunque incontrava nella strada se avesse visto sua sorella facendo una breve descrizione fisica.
Non doveva lasciarla sola, era stata una stupida.
Dopo altri minuti interminabili, Amy arrivò in piazza e corse da Mary.
Era tutta spettinata, i vestiti erano un po’ stropicciati e pieni di polvere.
Il suo viso era pallido, ma con un sorriso stampato in faccia.
<< Amy, che ti è successo? Dove eri? Lo sai che ero in pensiero? >> le chiese Mary un po’ arrabbiata con sé stessa, ma felice di averla trovata.
<< un sogno! >> le disse Amy come se non avesse sentito quello che aveva detto prima Mary.
<< un sogno?!>>esclamò Mary sbalordita.
<< bhe... si, in un certo senso...comunque mi sono persa. >>
<< e questo lo chiami sogno?! >>
<< no, ascoltami e non interrompermi. >>
<< sono tutt’orecchie >>
Proprio in quel momento il suono di una torre-orologio decretò che era troppo tardi per chiacchierare.
Così rientrarono a casa, dove le accolse la madre su tutte le furie.
<< Dove siete state tutto questo tempo? Mi avevate assicurato che eravate a fare una passeggiata, vi rendete conto che ore sono?>>chiese autoritaria la madre.
<< ci siamo perse, e le chiediamo scusa madre. >>si scusò Mary con uno sguardo tenero.
<< lo sapevo che non dovevo lasciarvi sole. Mi sono fidata di te Mary! >>
<< è stata colpa mia, mi sono allontanata e persa, Mary non ha fatto niente di male. >> la difese Amy.
<< Mary doveva stare attenta a te. Ma ora basta, l’importante è che voi state bene. Io sono stanca, e suppongo che lo siete anche voi, venite, andiamo a mangiare. >>
La sala da pranzo era enorme, i quadri avevano delle magnifiche cornici d’oro, le pareti erano colorate d’azzurro e giallo panna, con dei disegni circolari.
La tavola era rettangolare, lunga per 4 persone, e ben apparecchiata.
Dopo aver mangiato in completo silenzio, Amy e Mary salirono nella camera che avrebbero diviso.
La stanza era bianca con alcuni quadri raffiguranti fiori e frutta.
C’era una scrivania abbastanza grande per tutte e due, e una libreria che già conteneva dei libri.
<< Allora Amy, mi vuoi dire che cosa ti è successo? >>
<< si! Stavo andando dove mi avevi detto tu, ci sono andata, ma alla via del ritorno mi sono persa e sono finita in un vicolo cieco. >>
Amy abbassò lo sguardo e Mary alzò un sopraciglio con un espressione interrogativa dipinta nel volto.
<< poi...nel buio ho iniziato a sentire delle voci e non ho capito molto, hanno cercato di rubarmi tutto quello che avevo! >>
Mary iniziò a sudare freddo e a preoccuparsi, e non poco!
“non aveva parlato di un sogno?”si chiese Mary.
<<ma poi...>>continuò Amy con uno sguardo sognante << è arrivato un ragazzo, non lo ricordo bene, perché c’era troppo buio, comunque mi ha salvata da quei ladri >>
<< e come si chiamava? Che ti ha detto? >>le chiese Mary più curiosa che mai.
<< non lo so come si chiama, appena sono uscita da lì non l’ho visto più. Buonanotte Mary >>
<< buonanotte Amy >>
 
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signorina andrew
view post Posted on 20/8/2008, 00:52     +1   -1




Capitolo 3
A settembre sarebbero dovute andare a Londra, nella prestigiosa Royal Saint Paul School.
A Mary dispiacque non poco, si era molto abituata a Lakewood. Si sentiva a casa!
“se mai mi sposerò voglio che i miei figli vedano questi posti” dichiarò Mary una volta alla sorella.
Amy in quei giorni era particolarmente felice. Mai Mary l’aveva vista così splendente nei suoi capelli rossi.
Ah, i suoi capelli!
Ricordava con un sorriso quando un giorno, la madre aveva deciso di farle un ritratto.
Il pittore aveva cercato dovunque un rosso come quello che Amy possedeva:
chiaro come il miele, ma anche deciso come il sole quando superbo faceva godere a tutti i suoi raggi che ispiravano anche tenerezza ai giovani amanti.
E aveva anche dei riflessi ambrati , la sua pelle era rosea e pura, come l’acqua fresca delle fontane, e aveva dei meravigliosi occhi azzurri che sapevano di cielo.
Amy era molto bella, sembrava una principessa, quasi un angelo.
Mary si guardò allo specchio: aveva sempre qualche riccio biondo fuori posto, gli occhi di un marrone, si acceso, ma non tanto angelici o affascinanti come la sorella.
Il suo nasino a patata era ricoperto da lentiggini.
Si sentiva il pezzo più bizzarro della famiglia Brown.
Quasi un clown!
A quel punto fece una smorfia e rise di gusto.
Già, era proprio bizzarra.
<<mary! Vieni cara!>>la chiamò l’elegante voce della madre.
<<si madre>> disse con la solita nota di allegria Mary nella voce, che non sapeva di alta società.
Ma chi diceva che questo era un male?
<<cara, potresti portare quest’invito alla famiglia Waston?>>
<<si, certo, ma quale invito è?>>
<<una festa che daremo qui ... non te ne ho parlato?>>
Mary scosse il capo.
<<oh, scusa cara! La festa sarà a ferragosto, sarà la nostra prima festa in questa casa!>> disse la signora Brown lasciando trapelare una luce di felicità dagli occhi e dalla voce.
Mary si avviò alla porta assorta da alcuni pensieri.
Chissà perché la madre le aveva lasciato quella commissione.
Ma Mary era felice di potere uscire da quella gabbia che non si preoccupò di nulla.
Il sole era alto e il cielo era di un azzurro vivo: quella era proprio una bella giornata!
Mary seguì le istruzioni della madre e arrivò nella grande casa dei Waston.
La casa aveva un giardino molto curato, e il beige delicato che ricopriva la casa, Mary sentiva che sarebbe stato difficile da dimenticare.
Nel giardino c’erano delle statue, ma una in particolare colpì l’attenzione di Mary: era una donna coperta da un leggero velo di marmo bianco, sembrava una dea greca.
La cosa che più incuriosì Mary furono gli occhi.
Piangeva. Perché?
Per amore?
<<posso aiutarla?>>chiese una voce alle sue spalle spaventandola.
Era un ragazzo che poteva avere più o meno la stessa età di Mary e aveva i capelli rossi egli occhi meravigliosamente verde smeraldo.
Si sentiva naufragare in quegli occhi.
<<signorina? Si sente bene?>> le chiese il ragazzo con un sorriso tenero e soave.
Mary per un attimo si era dimenticata del motivo per cui era venuta lì.
<<si, devo consegnare un invito per la famiglia Waston, ci sarà una festa a ferragosto a casa mia>>
<<oh, capito, se vuole posso fare recapitare il messaggio alla famiglia Waston.>>
<<lei non ne fa parte?>> chiese Mary.
<<emh ... si,ma non ne sono il capo. Lo farò sapere al più presto alla mia famiglia>>
<<d’accordo, tenga>>disse Mary porgendogli l’invito.
<<grazie, ma non ci siamo ancora presentati! Io sono Charlie>>
<<piacere, io sono Mary, Meredith Ann Brown, ma io preferisco essere chiamata solo Mary, è meno formale e più corto!>> i due iniziarono a ridere di gusto.
<<stava osservando il giardino poco fa … o meglio la statua di Ero. Le piace l’arte?>>
Mary arrossì molto, e abbassò lo sguardo con la paura di perdere la ragione davanti a quei occhi che parevano non guardarla con superficialità, ma entrare nel suo profondo.
Ma quando riprese a parlare aveva lo sguardo perso nel cielo.
<<bhè, no ... non ho proprio una passione, ma questa statua è meravigliosa, ti incuriosisce.>>
<<e cosa vi incuriosisce?>>
<<mi dia pure del tu: io odio le formalità>>
<<va bene, ma fai lo stesso Mary>>disse sorridendo con fascino Charlie.
<<comunque, la cosa che incuriosisce è l’espressione triste che contrasta dalla bellezza che emana … strano no? Cosa può rattristarla?>>
Charlie la guardò molto teneramente e poi le spiegò:<<già … come le … ti ho già detto>>si corresse subito<<lei si chiama Ero, la sua è una storia molto triste: Innamorata di Leandro, ricambiando il sentimento, ogni notte Leandro attraversava l’Ellesponto per congiungersi con l’amata … finché una notte annegò travolto dal mare tempestoso. <<quando Ero ritrovò il corpo di Leandro si uccise.>>
Mary strabuzzò gli occhi.
<<questa è solo una favola greca, e l’autore della statua voleva rappresentare l’anima distrutta di Ero.>>
<<è una storia tristissima!>>
<<già, Leandro in greco significa uomo dolce.>>
<<conosci molto bene le favole greche. Dove hai letto tutte queste informazioni su Ero e Leandro?>>
<<in un libro che ci è stato regalato dall’autore della statua>>
<<conosci l’autore?>>chiese Mary sbalordita
<<si, è un amico di famiglia, e questo è un regalo.>>
Dopo alcuni minuti interminabili, dove nessuno parlò, Charlie pensò ad alta voce:<<è strano.>>
<<cosa?>>chiese Mary
<<non ho mai sentito parlare dei Brown.>>
<<ci siamo trasferiti da poco.>>
Charlie annuì, sussurrando qualcosa sottovoce.
<<spero tanto che tu venga alla festa!>>dichiarò senza nascondere le proprie emozioni.
<<lo spero tanto anch’io>>disse abbassando il capo, come se sapesse che non ci sarebbe andato.
<<ma ora vado a casa, mia madre sarà in pensiero per me.>>si congedò Mary.
<<arrivederci Mary>>
<<arrivederci>>lo salutò con un enorme sorriso sulle labbra Mary
La giovane iniziò a muovere qualche passo, anche se riluttante all’idea di lasciare Charlie anche solo per qualche secondo.
 
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signorina andrew
view post Posted on 21/8/2008, 13:20     +1   -1




Capitolo 4
Mary, per la prima volta in vita sua, aveva sentito le farfalle volare nello stomaco, al pensiero di rivedere Charlie. Era un nuovo strano sentimento, in contrasto con altri: era felice ma impaurita, stanca ma elettrica!
Mary aveva raccontato tutto ad Amy e avevano scherzato e riso, ed Amy le aveva chiesto se voleva una mano a scegliere cosa mettersi per quella sera, ma Mary la ringraziò ma disse che non ne aveva bisogno. Non era importante cosa mettersi, e aveva anche già scelto cosa indossare: un abitino molto semplice, bianco a maniche corte che le fasciava le braccia con leggero velo, con una cintura rosa abbastanza grande per coprirle tutto il grembo.
Mary fissava con aria sognante l’abito sarà la sera più bella della mia vita pensò allegra Mary.
Decise di metterlo subito eccitata. Quell’abito non l’aveva mai indossato, era un regalo di suo padre e glielo aveva regalato dicendo che era per le occasioni speciali, e quello lo era. Si guardò allo specchio: era bellissima! Sembrava un elegante signorina dell’alta società, ma bastava guardarla negli occhi per rendersi conto del suo vero animo allegro e vivace.
Se lo tolse e lo ripose nel cassettone che era vicino alla scrivania, all’opposto della libreria, e scese giù per vedere se la madre aveva bisogno d’aiuto. Mary la cercò con lo sguardo mentre scendeva lentamente dalle scale. La vide al centro della stanza circondata da diversi camerieri che dava comandi:<<si sistema così i mobili stanno bene. John, dove è il servizio da tavola d’argento?... o avete pensato di mettere l’altro?>>
Mary capì che la madre non aveva bisogno d’aiuto: le piaceva comandare, ma da sola. Così, Mary sgattaiolò fuori per fare una passeggiata. Mentre saltellava qua e là per le vie di Lakewood che ormai conosceva benissimo, sentì un dolce profumo di torta appena sfornata, riconoscendolo dall’inconfondibile odore. Incuriosita seguì l’aroma e vide da una finestra una ragazza che stava cucinando, e appena la vide la salutò con un sorriso che venne ricambiato.
La ragazza aveva dei capelli castano chiaro e degli occhietti neri e vivaci la sua pelle era molto chiara con molti nei e un po’ sporca in viso da farina.
<<buongiorno, lei è la signorina Thomas?>> chiese la ragazza
<<no, mi spiace.>>
<<e di cosa? Ma ha visto passare una ragazza qui?>>
<<non ho visto nessuno>>
<<allora sarà meglio chiudere tutto … oh, ma vuole entrare?>>
<<non vorrei disturbare>>
<<nessun disturbo>>
Appena Mary entrò, capì che quella non era una casa, ma un negozio. Dovunque attorno a lei c’erano dolciumi panini caldi e delle focaccine appena sfornate. Tutti questi odori si mischiavano deliziosamente nei polmoni di Mary.
<<vuoi assaggiare qualcosa?>> le chiese la ragazza,tralasciando le formalità sotto preghiera di Mary, sorridendo nel vederla gustare tutte quelle delizie con gli occhi e con il naso.
<<davvero?>> Si sorprese Mary
<<certamente, hai l’aria molto affamata, io mi chiamo Doris>>disse porgendogli una focaccia.
<<io mi chiamo Mary>> disse prima di addentare la focaccia bollente, mentre Doris le diceva di aspettare, ma Mary non la sentì.
<<oh, calda calda!>>esclamò Mary dopo avergli dato un morso per niente piccolo. Le due si fusero in una fragorosa risata e iniziarono a conoscersi meglio: Doris lavorava da molto tempo, la sua famiglia era lì da diverse generazione, era lì con i nonni, perché i genitori lavoravano altrove, e in quel momento era sola perché i suoi nonni erano dal dottore. Sua nonna le aveva insegnato a cucinare e lei era molto abile.
A un certo punto suonò la torre-orologio che indicava le 7e30 e alle 8 sarebbe iniziata la festa!
<<scusami Doris, ma devo andare a casa>>
<<peccato, mi prometti di venirmi a trovare il più presto possibile?>> le chiese Doris con un velo di felicità nella voce.
<<si mi farebbe piacere, magari potresti aiutarmi a imparare a fare tutte queste delizie>>
<<d’accordo, ma ricorda che le focacce appena sfornate sono calde!>> e tra le risa Mary si congedò, andando via di corsa, scontrandosi con molte persone, e nonostante chiedesse scusa i malcapitati le inveivano. Tutti tranne uno. Un ragazzo dai capelli rossi vestito con una salopette sopra una maglietta, che le ricordò Charlie. Ma che dici? Charlie sarà sicuramente già alla festa, mentre io perdo tempo! Si disse.
***
<<mary! Ma dove eri? Mamma ha chiesto di te e io non sapevo cosa inventare! Ho paura che ti punisca severamente>> disse Amy agitata nel suo vestito rosa pallido che la faceva sembrare una principessa delle fate.
<<corro a vestirmi prima che se ne accorga>> disse iniziando a correre nelle scale.
<<troppo tardi>> disse una voce alle loro spalle. La signora Brown!
<<dove sei stata tutto questo tempo?>> chiese la madre furiosa.
<<bhè … ecco, io sono andata a fare una passeggiata.>> le spiegò guardando la madre dritto negli occhi, con uno sguardo innocente.
<<a fare una passeggiata?! Ah, ma questo è il colmo! La Royal Saint Paul School saprà domarti!>> disse aspra la sig. Brown <<a fare una passeggiata! Quando stiamo preparando una festa! Non ti viene in mente che io abbia bisogno di te? Una festa e lei che fa?>> continuò con tono isterico la madre
Amy e Mary salirono in camera loro, e l’ultima si guardò allo specchio e squadrò il vestito che era sudicio. Chissà quante volte era caduta in pozzanghere, che un temporale del giorno prima aveva lasciato
<<mary dove sei stata? Ho avuto tanta paura per te!>> chiese Amy allarmata mentre Mary entrava in bagno per farsi un bagno.
<<te l’ho detto, ho fatto una passeggiata, ma preferisco parlartene dopo>> le rispose
Amy sospirando lasciò la sorella sola, che appena finì il bagno si mise il vestito che aveva già scelto. Si guardò allo specchio: il vestito risaltava la sua pelle chiara e morbida come una rosa, e la simpatica innocenza che esprimeva il suo visino, e la piccola morbida curva del seno.
Dopotutto non era proprio brutta.
 
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view post Posted on 21/8/2008, 14:11     +1   -1

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Che dolce Charlie mi ricorda molto Anthony................ :I love candy:
 
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signorina andrew
view post Posted on 28/8/2008, 11:15     +1   -1




Grazie Franci, sono fiera del mio Charlie, ora vi lascio alla lettura.
Bacioni :tella:
Capitolo 5

La festa sotto era iniziata
Si poteva sentire distintamente sentire le note di un valzer. Mary risentì le farfalle nello stomaco: e se avrebbe fatto una figuraccia davanti a Charlie? E se non fosse venuto?
<<basta Mary! Ora scendi e non fare la stupida!>> disse dandosi un buffo colpetto in testa.
Scese piano le scale sperando di non essere vista da nessuno. Tutti erano assorti nelle danze per accorgersi di lei, ma qualcuno la notò.
<<mary, sei incantevole!>> disse Charlie facendo arrossire Mary.
<<sono felice che tu sia venuto>>
<<fa piacere anche a me>>
Ecco una nuova musica, un lento.
<<può concedermi l’onore di questo ballo, Mary?>> le chiese Charlie, inchinandosi con eleganza.
<<l’onore è tutto mio>> rispose Mary porgendogli la mano e iniziando a ballare. A Mary sembrò di volare leggera come una farfalla tra le braccia di Charlie. Lei non era mai stata una brava ballerina, ed era famosa per pestare i piedi nei balli. Ma con Charlie sapeva di non poter sbagliare. Lui era una guida, una luce, l’orizzonte ...
Ma forse stava esagerando, il suo pensiero era troppo affrettato, dopotutto si conoscevano da molto poco.
Eppure, Romeo e Giulietta, si erano conosciuti e amati fin da subito.
Forse lei era la sua Giulietta.
Mary sorrise al pensiero.
<<a cosa stai pensando?>> chiese Charlie con il solito dolce sorriso.
Bella domanda! si disse mentalmente Mary
<<niente, sono contenta che tu sia qui.>>
<<hai un meraviglioso sorriso, quando sorridi ti si illuminano gli occhi, come se fossero dotati di una luce propria>>
Mary arrossì e cercò di sviare il discorso
<<mamma ha fatto un bel lavoro, guarda quante persone ci sono.>>
***
Nel frattempo ...
Amy aveva stretto le mani a così tante persone, che ora non le sentiva più. Stava iniziando un altro ballo, ma ancora lei non aveva ballato ma sono troppo stanca per ballare pensò Amy, anche se sapeva che, se qualcuno le avesse chiesto di ballare non avrebbe potuto rifiutare.
Amy si rifugiò in un angolo poco illuminato e spostò una ciocca di capelli dietro un orecchio.
Si era fatta una coda di cavallo con un filo dove poi aveva aggiunto una rosa finta, dopo che la sorella era tornata.
Ad un certo punto, la tranquilla oscurità di Amy venne violata da un ragazzo con un sorriso familiare.
<<posso avere l’onore di un ballo?>>chiese nei suoi luccicanti occhi grigi
<<bhè, io ... io preferirei>> replicò timidamente Amy.
<<oh, stia tranquilla: non le pesterò i piedi.>>
Amy era un po’ scossa, quel ragazzo esercitava uno strano magnetismo nei suoi confronti, e senza rendersene conto si ritrovò nelle forti braccia di lui.
Le sorrideva con affetto.
Si, lo conosceva, non sapeva come, ma lo conosceva.
Lui non fece caso agli sguardi interrogativi che gli lanciava. Lei aveva la pelle morbida e delicata come una pesca, e i capelli soffici di lei ondeggiavano sospinti dal vento come delle nuvole di panna.
Lei sorrise.
Ora ricordava.
Era il ragazzo che l’aveva salvata da quei ladri. Avrebbe voluto dire qualcosa, anche un banale grazie, ma il silenzio era coperto dalla musica soave che rendeva superflua ogni parola.
A lei bastava guardarlo e ballare, lasciando che il suo corpo si muovesse contro quello di lui.
Era un sogno.
Ma come tutti sogni, anche quello svanì con il terminare della musica.
Amy, a malincuore, corse dalla madre che la chiamava insistentemente.

Mary aveva visto dal giardino la sorella ballare, così decise di lasciare stare: in un’altra occasione avrebbe conosciuto Charlie.
Mary e Charlie chiacchieravano allegramente del più e del meno. Quando però, si toccava l’argomento famiglia, Charlie si irrigidiva e cambiava discorso, e questo incuriosì molto Mary.
Che le stesse nascondendo qualcosa?
 
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signorina andrew
view post Posted on 7/9/2008, 20:18     +1   -1




Capitolo 6
Tra qualche giorno Amy e Mary sarebbero partite per Lakewood, mentre Mike sarebbe rimasto a Lakewood per affari, ma le avrebbe accompagnate.
Mary voleva salutare Doris prima di partire e, magari, anche Charlie, pensò prendendosi il vaso tra le mani, per non nascondere il rossore che gli era spuntato al solo pensiero di rivederlo.
Alzatasi con questi propositi Mary si adagiò nel letto della sorella, che dormiva ancora profondamente. Mary notò quanto lei fosse bella mentre dormiva, ma non era il suo quotidiano splendore, ma c’era qualcosa di più, una luce, qualcosa che il giorno prima non aveva.
Mary l’aveva vista quando aveva ballato con quel ragazzo, e non era affatto stupida, sapeva fare due più due.
Mary sorrise e baciò la fronte della piccola Amy.
Perché svegliarla? Si chiese mentre si vestiva.
Quel giorno l’avrebbe lasciata in pace, ma presto avrebbe voluto sapere di più.
Appena finì di vestirsi, Mary, scese giù in sala da pranzo per la colazione.
Ma giù non c’era ancora nessuno, la casa regnava in un silenzio di tomba, e Mary non l’avrebbe interrotto per nulla al mondo, e mangiò più piano che potè.
Quella era una buona cosa, lei avrebbe potuto andare e tornare in poco tempo, e poi Doris le aveva detto che lei iniziava a lavorare molto, molto presto, perciò non l’avrebbe disturbata.
Uscì fuori dalla grande casa e iniziò a camminare, o meglio, a saltellare per le vie della silenziosa Lakewood.
L’aria era fresca e le pizzicava il naso, era una cosa molto piacevole. Ma quando arrivò nel negozio di Doris, qualcosa di più piacevole le solleticò il naso.
TOC TOC
<< avan ... oh ciao Mary! >>la salute elettrica Doris
<< ciao Doris! >> disse stringendola in un affettuosa abbraccio.
Nell’alta società le era proibito abbracciare qualcuno o stringerlo troppo, si doveva limitare a fare ossequi e inchino a chi era più in alto nella classe sociale.
Ma con Doris era diverso, poteva volerle bene come voleva.
<< oggi c’è anche la nonna, ma il nonno no, è fuori. Nonna questa è Mary >>la presentò Doris.
<< piacere Mary, sai di essere famosa? Doris, ieri non faceva che parlarmi di te, ero molto curiosa di conoscerti. Ma non mi sono presentata! Io mi chiamo Doris, perciò, per non confonderci, chiamami Nonna come fa Doris, va bene? >> disse sorridendo l’anziana signora.
La nonna Doris aveva i capelli tutti bianchi e soffici come la neve , un viso scolpito da mille ruche, che da ogni angolo esprimevano dolcezza, e degli occhi neri, come la nipote, che rivelavano un’antica bellezza.
Di certo, da giovane, nonna Doris, era una donna molto bella.
Mary iniziò a tremare dalla gioia.
<< signora, dice davvero? >>
<< certo! Chiamami nonna >>
Mary l’abbracciò e non potè reprimere le lacrime dalla gioia.
Lei aveva avuto una sola nonna, ed era quella materna, che non le permetteva di abbracciarla o di dirle ti voglio bene in pubblico, e si limitava a guardarla schifata quando era a giocare con le bambole nel salone.
<< mi scusi sig ... nonna >>
<< non fa niente cara. >> disse la signora esibendo un enorme sorriso consolatore
<< Doris mi ha detto che vuoi imparare a cucinare. Vuoi iniziare con il pane? Sai, sta finendo >>
<< se mi piacerebbe? Ma certo! >>
<< tieni Mary, è meglio che ti metti questa, non vorrei che ti sporcassi >> disse Doris porgendole un grembiule.
Mary aveva messo un vecchio abito smesso e rovinaticcio, non voleva fare la figura della bambina ricca e viziata. Era un vestito marrone con dei fiori, che nonostante fosse vecchio, le stava benissimo.
<< grazie Doris >>
Nonna Doris mise molta farina sul tavolo senza tovaglia e Doris riscaldava dell’acqua << Mary prendi una tazza, per favore, sono lì >>disse Doris indicandole una dispensa di legno.
<< a cosa serve la tazza, Doris ? >> chiese Mary mentre la prendeva.
<< dentro ci metteremo l’acqua che sto riscaldando e del lievito, che così si scioglierà, e poi lo mettiamo nella farina ... ah Mary prendi anche il sale, e porta tutto dalla nonna >>
Mary andò nella stanza dove si trovava la nonna, e la vide preparare delle coperte.
<< ma nonna, ha sonno? >> chiese ingenuamente Mary
La nonna e Doris, che aveva portato l’acqua calda e chiuso la porta, scoppiarono in una fragorosa risata.
<< ma no, Mary! Le coperte sono per il pane >>
Mary era più confusa che mai
<< per il pane?>>
<<si, mentre il pane lieviterà non dovrà raffreddarsi, ed è per questo che Doris ha chiuso la porta>> disse la nonna chiudendo anche la finestra.
Doris sciolse il lievito nella tazza dopo aver aggiunto l’acqua calda, come le aveva detto.
Appena arrivò il momento di impastare la pasta di pane, Mary si fece avanti.
<< emh, Mary, sarà meglio prima ci guardi bene, non è facile come sembra >>
Mary guardò per molto tempo la nonna e Doris impastare, e dopo, Doris le diede un piccolo pezzo facendole vedere i movimenti che doveva eseguire.
Mary iniziò a impastare con entusiasmo ma il pane non voleva prendere la forma che cercava di dargli.
In tutte le furie, Mary lanciò sguardi di fuoco attirando l’attenzione delle nuove amiche, che risero.
<< Mary, non puoi riuscire già alla prima volta >> le fece sapere Doris.
<< oh >> riuscì solo a bisbigliare Mary con aria triste.
<<nonna, il pane di Mary lo possiamo infornare così? Ha una bella forma>> cercò di rincuorarla Doris
<<certo Doris, e poi va bene come forma, nonostante questa sia la tua prima volta, sei stata molto brava >>
<< ma se sono un disastro! >>
<< io la prima volta non ero molto brava,e, anche se ancora puoi migliorare, sei stata brava, vorrai sicuramente portarlo a casa quello che hai fatto >>
<< portarlo a casa? Aspetti >>disse Mary cercando del denaro dalla tasca.
<< Mary, ma che fai? Il pane l’hai fatto anche tu! >>disse la nonna mettendo il pane sotto le coperte al calduccio, insieme a Doris, mentre Mary rimaneva ferma a guardarla sbalordita.
<< ma io ho solo impastato! >>
<<no, hai imparato e fatto una bravissima assistente.>>
<< Doris, Mary, perché non fate una passeggiata nel frattempo che aspettiamo che il pane lieviti? >>
<<d’accordo, vieni Mary >>disse allegra Doris.
Una volta fuori: <<hai mai mangiato la pasta di pane? >> disse porgendogliene un pezzo Doris
<< non glielo dire a nonna però >>
<<perché? >> chiese Mary assaggiando la pasta: era veramente buona, chissà perché bisognava riscaldare una delizia simile si chiese Mary.
<< lei non vuole che lo prendo e lo mangio>>
Mary e Doris si perserò in allegre chiacchiere, finché la nonna non le richiamo per accendere il fuoco, e in quell’occasione Mary fu del tutto inutile.
<< tieni Mary e vieni a trovarci spesso >> le disse la radiosa nonna mentre le porgeva in un tovagliolo il pane caldo.
<< mi spiace nonna, ma tra non molto me ne dovrò andare per ... >>
<< la scuola >>finì per lei Doris.
Anche Mary aveva parlato di sé.
<< mi mancherai tanto piccola Mary >>
<<anche voi, ma vi scriverò tutti i giorni >>disse Mary dileguandosi solo dopo essersi scambiata un tenero e lungo abbraccio con Doris.
Mary cercò di imprimere nella memoria quell’abbraccio per portarlo ovunque con sé.
Strada facendo senza accorgersene, si avviò nella casa di Charlie.
La casa era splendida come la prima volta e lo sarebbe stata per sempre.
Ero piangeva come la prima volta, ma ... era strano, sembrava più triste del solito, come se si fosse messa a piangere ancora, per qualcos’altro.
TOC-TOC
<< desidera? >> chiese un uomo alto probabilmente un domestico, con le basette, gli occhi e i capelli scuri come la pece.
<< mi scusi, Charlie è in casa? >> chiese con un sorriso cordiale e non scostante come ragazze dell’alta società usavano con lui.
Quella semplicità fece sorridere l’uomo <<nella camera in fondo a destra, ma non le conviene disturbarlo, sta provando, in camera c’è anche il maestro >>
Da come era vestita sembrava poco più di una cameriera, ma c’era un qualcosa, in lei di speciale.
<< se ha delle informazioni, gliele posso fare recapitare io >> chiese l’uomo abbassandosi per guardare meglio quella particolare bambina.
<<no, volevo solo salutarlo prima di partire >> spiegò con il broncio Mary.
Ma proprio in quel momento la musica di un pianoforte che proveniva dalla stanza indicatagli dall’uomo cessò, e un altro uomo dallo sguardo altero uscì dalla stanza.
<< ora può andare >>
Mary corse a più non posso nell’incantevole stanza ... ma ...


 
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semplicementecarmen
view post Posted on 8/9/2008, 11:32     +1   -1




Ma... scusa lo finisci così il capitolo? Cosa sta per accadere? Sono curiosa di scoprirlo... aggiorna presto perchè sto fremendo dalla curiosità...
 
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signorina andrew
view post Posted on 8/9/2008, 11:45     +1   -1




preparati a un colpo di scena ;)
Sto iniziando a mettere anche il prossimo chappy, non dovrei metterci tanto
 
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signorina andrew
view post Posted on 8/9/2008, 22:30     +1   -1




Ecco il capitolo delle sorprese :lol: spero vi piaccia, è da molto che sognavo di postarlo, so che non è molto chiaro, ma la cosa si farà più chiara nei prossimi capitoli.
Bacioni, mimì

Capitolo 7

<<mi scusi, sto cercando Charlie, Charlie Waston >> chiese Mary al ragazzo che si alzava dal pianoforte.
<< è davanti a lei,sono Charlie, o meglio, Charlie è il mio secondo nome, io sono John Chalie Waston >> quel ragazzo, John, era alto ma non come il Charlie che conosceva lei. Aveva i capelli castani e corti e gli occhi del medesimo colore.
E non era Charlie ...
Mary si portò una mano alla bocca.
E allora, il Charlie che aveva conosciuto lei, chi era?
Un ladro? Un impostore?
Era di certo un bugiardo. Alla festa non l’aveva visto accompagnato dai “suoi genitori”
Non aveva mai detto alla famiglia Waston della festa.
<< ci, ci ... ci deve essere un malinteso ... lei non può essere ... CHARLIE! >>
In quel momento nella stanza entrò un ragazzo dai capelli rossi vestito con una terribile uniforme che però risplendeva grazie a quegli occhi verdi.
Era lui, come avrebbe potuto sbagliare?
Mary fece un passo indietro spaventata e arrabbiata. Gli occhi di Mary, profondamente castani, brillavano come un cielo di cioccolato pieno di stelline.
Charlie, sempre che si chiamasse così, pensò Mary, abbassò lo sguardo. Lui sapevo che quel momento sarebbe arrivato, ma avrebbe preferito rimandare ancora.
Si, lui era povero, lei era ricca.
Ci sarebbe mai potuto essere affetto? Questa domanda tormentava la mente di Charlie.
Mary era tentata ad urlare in faccia a Charlie e a tirargli pugni nel petto, ma si sentiva solo di cadere per terra.
Dopo parecchi minuti interminabili dove Mary guardò Charlie e John confusa, lei corse via nonostante le esili gambe tremassero come foglioline durante una tempesta di vento.
Nella corsa vide Ero. Forse avrebbe dovuto dare ascolto ai messaggi silenziosi che l’amica di pietra le aveva dato.
Mentre correva senza meta in un bosco e veniva graffiata da alcuni rami, qualcuno la prese per il braccio con una mano.
La stretta non era forte, e non le faceva male, ma era molto resistente.
Mary spostò freneticamente il braccio per liberarlo dalla presa e lui la lasciò, ma al posto del braccio salì alle spalle e la fece voltare in modo che potessero guardarsi negli occhi.
Lei aveva iniziato a piangere senza dignità, cosa che non le accadeva dalla morte del padre, ma almeno in quell’occasione era sola, ma ora...
Lui, impietositosi da quella scena fece per asciugarle le lacrime con i pollici. Lei stava piangendo, ed era solo colpa sua.
Ma lei si coprì il volto con il braccio e pianse ancora più forte.
Lui gli aveva mentito!
Chi era? Cosa voleva?
Non era Charlie, il suo Charlie.
<< chi sei? >> urlò tra i singhiozzi
<< mi sembra logico: una persona di un ceto inferiore al tuo >>
<< non ti ho chiesto della tua classe sociale. Voglio sapere chi sei, come ti chiami ... perché mi hai mentito? >> chiese furiosa
<< non ti ho proprio mentito, il mio nome è Charlie, Charlie White. La prima volta che ti ho incontrata avevo indossato dei vestiti di John, per fare finta di essere ricco ... poi ti ho mentito spudoratamente, ma non pensavo di rincontrarti ... mi ero promesso di non andare alla festa e di dire tutto ai Waston ... ma alla fine non ci sono riuscito
E così, come la prima volta, ho indossato i vestiti di John >>
<< lui lo sapeva? >>
<< si, avrei voluto dirti tutto alla festa, ma non ce l’ho fatta ...era tutto così magnifico, non potevo rovinare quella magia... >>
<< l’hai fatto mentendomi >>
<< lo so, e ti chiedo perdono per questo ... ma perché piangi, Mary? Perché ti ho mentito, o perché non sono il Charlie che volevi? >>
<< tutti e 2: il Charlie che volevo non era un bugiardo >>
<< all’inizio era solo una farsa, tanto per sapere cosa si provava ad essere ricchi, ma dopo continuando il sotterfugio ho scoperto come si potesse volere così bene ad una persona >>
<< se mi volevi tanto bene, perché non me lo hai detto dall’inizio? No, non dire niente, non voglio sentire più scuse.
Ero venuta solo per salutarti, tra qualche giorno parto, vado a Londra ... ma ora mi maledico nel momento in cui ho deciso di venire da te >> con i pugni stretti Mary corse via e Charlie non riuscì a fermarla ... ed era meglio così.
Si, era meglio aspettare che quella batosta fosse scivolata, lei era ancora sotto shock.
Mary correndo nel bosco vide un lago e la sua immagine riflessa: aveva gli occhi rossi e gonfi, e i capelli erano più scombinati del solito.
Allora prese un po’ d’acqua tra le mani e si sciacquò il viso, non poteva farsi vedere in quello stato tornando a casa.
Perché le aveva mentito?
Non si fidava di lei e dei suoi sentimenti?
 
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semplicementecarmen
view post Posted on 10/9/2008, 18:15     +1   -1




Chissà perchè ma avevo intuito un colpo di scena... ma non di questa portata!
Povera Mary :infelice:
Una domanda... ma Charlie White... mi ricorda tanto Candice White... sarà un caso? :sospiro!:
 
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signorina andrew
view post Posted on 10/9/2008, 19:49     +1   -1




Charlie aveva paura di essere rifiutato, ma Mary gli vuole veramente bene.
Comunque, sappi che ci sono molti colpi di scena anche più tristi e più belli di questo nella ff.
Domani vedrò di aggiornare, faccio solo un anticipo, non si parlerà di Mary, almeno, il capitolo non sarà incentrato su di lei.
Ora sto zitta.
:sorrisone:
 
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signorina andrew
view post Posted on 21/9/2008, 16:47     +1   -1




rieccomi con il solito ritardo, purtroppo è inesorabilmente iniziata la scuola, e non ci sono molto spesso, ma vedrò di aggiornare appena posso, ancora scusa.
Capitolo 8

Fuori pioveva da un giorno, doveva essere uno di quei tetri temporali estivi. Niente di meglio per peggiorare l’allegria di Mary.
Appena era arrivata a casa la signora Brown si era arrabbiata perché era arrivata tardi e perché non le aveva detto niente della sua uscita, ma Mary non aveva sentito una sola parola di quello che le aveva detto.
Appena la signora Brown finì di rimproverarla Mary salì le scale e andò in camera sua e di Amy. Non aveva scambiato più parola con Amy, ma un intuito le fece capire che Mary aveva bisogno di stare sola.
Non voleva toccare ferite troppo fresche, avrebbe aspettato che lei gliene avesse voluto parlare.
Così le fece il regalo più bello: il silenzio.
E quel momento arrivò ed Amy le consiglio: “Vuoi rovinarti un anno alla S.Paul School a pensare a Charlie o ti vuoi chiarire subito con lui?”
Mary ci stava rimuginando seriamente sopra una tazza di thè bollente osservando il temporale, con la pioggia che le faceva da colonna sonora.
Quel diluvio non era niente a confronto a quello che aveva dentro.
Amy aveva confortato tutto il giorno la sorella, nonostante avesse una gran voglia di parlare con sua sorella di quello che le era successo il giorno prima.

Amy si era svegliata di buon grado quel giorno, e notò il letto della sorella vuoto, doveva essere sveglia, pensò Amy mentre si lavava il viso nel bagno vicino alla stanza, e dopo essersi vestita, scese giù.
La madre non c’era, e molto probabilmente aveva già mangiato ed era fuori. In sala da pranzo c’era solamente Michael.
<<buongiorno Mike>> lo salutò Amy euforica.
Mike stava sorseggiando una tazza di caffè, e leggendo svogliatamente un giornale.
<<buongiorno Amy, allegra oggi?>> sorridendo vedendola diventare, piano piano completamente rossa in viso, quasi a mimetizzarsi con i capelli.
<<si, tu no?>> chiese Amy fissando la sua tazza di latte freddo.
<<no, oggi ho molto lavoro da fare>>
<<mike, oggi è una bellissima giornata, mi accompagneresti a fare una passeggiata?>>
<<mi spiace, ma devo lavorare davvero tanto, e non puoi andarci da sola>>
<<ma Mary dove è?>>chiese Amy
<<non lo so, pensavo che tu lo sapessi>> le rispose senza distogliere gli occhi dal giornale, ma senza leggere neanche una riga. Guardava il giornale, ma era chiaro che c’era qualcos’altro nella sua mente.
<<sicuro che non posso?>> chiese Amy riprendendo il discorso, facendo gli occhi talmente dolci che avrebbero potuto sciogliere anche un ghiacciaio.
Mike allora, alzò lo sguardo dolce sulla sorella <<non puoi fare una passeggiata da sola, ma...>>
<<ma?>> chiese Amy facendo luccicare una strana luce nei suoi occhi.
<<ma puoi andare a cercare Mary e fare un piccolissimo giro con lei, non sola, e tornate prima di pranzo>>
Amy buttò le braccia al collo del fratello e lo ringraziò:<< oh, grazie Mike, ti voglio bene, tornerò prestissimo>>gli disse mentre correva via.
Dove poteva essere Mary?
Stava camminando nella via principale, e vide, adiacente alla loro casa un giardino stupendo. La porta era aperta, e, dallo stato pietoso in cui era lasciato doveva essere stato abbandonato da parecchi anni.
La curiosità, in Amy, si fece forte e prepotente.
Solo un’occhiata, soltanto un’occhiata si disse Amy.
Gli alberi crescevano liberamente e alcuni fiori spontanei risplendevano all’ombra di un albero secolare. C’era un piccolo lago nelle vicinanze, era bellissimo, e ai raggi del sole sembrava uno specchio lucente della superba grazia.
Continuando ad esplorare quel giardino nascosto, Amy, notò una piccola altalena arrugginita.
Amy sorrise.
Quel gioco le fece ricordare cose che credeva fossero in un vecchio cassetto abbandonato della sua mente.
Ricordava due bambine sorridenti, un prato verde, ricoperto di fiori, un’altalena e ...
Suo padre.
*flash back*
<< Amy, Mary, venite qui fuori ho una sorpresa per voi >> un uomo dai capelli biondi e un perennemente scombinati, come la sua secondogenita,richiamava le figlie appena arrivate a casa dopo un noiosissima cena con dei colleghi del sig. Brown.
<< che cos... UN’ALTALENA! >> urlò una bambina dai splendenti capelli rossi, che aveva l’aria un po’ stanca, cosa che però scomparse alla vista dell’altalena.
<< Amy, vieni, ti spingo io >>le disse la sorella.
Qualche anno dopo...
<< Amy dove eri? Ti ho cercata dappertutto >> le chiese dolcemente Mary
Amy rimase nel suo mutismo mentre si dondolava lentamente nella loro altalena e fissava senza espressione la luna bianca che risplendeva nel cielo nero senza stelle.
<< Mary, a Lakewood la luna brillerà come qui? >>chiese Amy dopo molti minuti, non rispondendo a Mary.
Mary ci riffletè un po’ su e poi:<< no Amy, la luna non sarà come qui, perché a Lakewood la luna sarà più grande, perché su di essa ci sarà papà che veglierà su di noi >>
Sia Amy che Mary risero per quella buffa risposta, ma dopo Amy iniziò a piangere tra le lacrime.
* fine flash back *
Amy si lasciò dondolare dolcemente dai ricordi, quando sentì dei passi che si avvicinavano, e due occhi che la spiavano silenziosamente nella penombra di un albero, come se volessero imprimere nella propria memoria quelle immagini, che gli si presentava davanti agli occhi: solo guardandola poteva risentire la sua pelle liscia di pesca; ora che ci faceva caso anche il suo profumo era fresco come quello di una fresca da cogliere. E i capelli? Di una poteva andarne certo: non avrebbe mai potuto mangiare più quel frutto senza pensare a lei.
Amy non era sicura che ci fosse qualcuno, e si diede della pazza per averlo pensato
Ma una foglia secca calpestata da lui, ruppe quella strana magia che era nata.
<< chi è là? >> chiese Amy scendendo dall’altalena con voce rotta dalla paura.
Perché non era andata a cercare Mary?
Perché non aveva dato retta a suo fratello?
<< sono io Amy, sta tranquilla >>Amy si avvicinò al ragazzo che aveva parlato.
La voce chiara e profonda le era sconosciuta, ma lei si ricordò di lui grazie ai suoi occhi.
Amy si trovò ad osservarlo minuziosamente: era appoggiato ad un albero con le braccia conserte.
<< ci conosciamo? >> chiese Amy nonostante avesse capito chi fosse.
Ormai le era impossibile dimenticarsi di lui, era inconfondibile.
Eppure non conosceva il suo nome!
<< si, alla festa a casa vostra abbiamo ballato, se ne rammenta? >>
<< si, me ne ricordo. Eppure non so ancora il vostro nome, mentre lei sembra conoscere il mio >>
Lui abbozzò un sorriso nell’oscurità e le si avvicinò.
<< James >> si presentò lui porgendole la mano forte.
<< credo che lo sappia già, Amy >> disse stringendogli la mano
<< Amily Sarah Brown, sbaglio? >>
<< no, e lei? >>
<< mi sembra di averglielo già detto: James >>
<< scommetto che lei non è una persona molto loquace >>
<< non posso dire la stessa cosa per lei >>
Il sole alto accarezzava i capelli neri di lui, mentre il vento un po’ caldo li scompigliava.
Ma che ore erano?
Avrebbe fatto meglio ad andarsene, altrimenti Mike si sarebbe spaventato, e soprattutto arrabbiato!
E poi era stupido rimanere con quell’antipaticone a perdere tempo.
<< no, non lo può dire ... mi spiace, ma devo andare >>
<< nessuno la tiene >>
<< volevo solo salutarla! >>
<<arrivederci >>
<<ad.. buongiorno >> disse lei rossa dalla rabbia con i pugni serrati e gli occhi aperti come fessure, mentre usciva da quel giardino a passo sicuro.
 
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20 replies since 31/7/2008, 22:08   705 views
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